Si vota a breve per tagliare l’Iva sulle
riparazioni e mettere il bastone tra le ruote a un’economia basata sugli
acquisti seriali.
Tra un paio di mesi il Paese scandinavo voterà se ridurre l’Iva sulle riparazioni dal 25 al 12%, su tutte le riparazioni: dai cellulari alle bici, dalle lavatrici ai giocattoli. In più, quanto speso dai consumatori (divenuti piuttosto riparatori) potrà essere detratto per la metà dalla dichiarazione dei redditi.
Secondo i calcoli dei democratici e ambientalisti svedesi, “questo è quanto serve per rendere economicamente vantaggiosa la riparazione degli oggetti rotti”. Lo ha dichiarato Per Bolund, il ministro delle Finanze svedese, in quota verdi. La cosa può darsi impatti sull’industria tradizionale, ma per Bolund farà da volano a un’altra industria, quella delle riparazioni, creando numerosi posti di lavoro accessibili con una formazione relativamente breve (perfetta ad esempio per gli immigrati e i profughi, che nel Paese rappresentano una discreta percentuale di senza lavoro).
Se leggendo la notizia state pensando che in Italia non succederà mai, potete tentare di reagire divenendo anche voi un po’ più “Maker” e aprendo per esempio un Repair Café. Da noi ne esiste uno solo a Roma e uno a Pavia, eppure trovare il modo di crearne un altro nella vostra città è relativamente facile. I Repair Café sono luoghi dove portare il tuo frullatore rotto ad aggiustare senza spendere (o spendendo molto poco). Sono nati in Olanda e sono diffusi in molte città del mondo. Funzionano grazie a gente capace di aggiustare che si offre di farlo gratuitamente, insegnando anche agli altri a mettere le mani in pasta. Così, per il gusto di non buttare via, per il piacere di creare e far funzionare, dando nuova vita alle cose rotte. Un sogno infantile e romantico, quello – guarda un po’ – dei Cercacose di Pippi Calzelunghe: una bimba inventata circa 70 anni fa, proprio in Svezia.
fonte: http://www.wired.it