Emergenza nell’area metropolitana torinese














Emergenza nell’area metropolitana
Discariche esaurite: rifiuti in Toscana e Lombardia
L’accusa delle aziende di raccolta: “Così i costi aumentano del 40%”

I rappresentanti di una ventinadi aziende private che raccolgono rifiuti speciali non pericolosi dal terziario (ipermercati, grandi mense, imprese agricole) sono sul piede di guerra. Perché? Semplice. Con i clienti delle circa 5 mila aziende servite in Piemonte avrebbero stipulato un certo tipo di contratto, per un fatturato complessivo di oltre 120 milioni di euro l’anno con lo smaltimento di 400mila tonnellate di scarti. «Contratti che, adesso, con la “crisi” attuale delle discariche sono stravolti visto che siamo costretti a trasportare l’immondizia negli impianti fuori regione con costi che lievitano del 30-40%, se va bene», si lamenta Fabrizio Zandonatti, oggi presidente di Nexeco (ditta di «intermediazione» nella gestione dei rifiuti), ma già Ad di Cidiu e presidente di Trm e Axel.
Discariche esaurite
Nei giorni scorsi, i responsabili delle ditte private – dove lavorano circa 400 dipendenti e altri 600 «indiretti», hanno incontrato i vertici del settore Ambiente della Città Metropolitana per fare un quadro della situazione. «Nel Torinese ci sono un termovalorizzatore e cinque discariche – illustra ancora Zandonatti – quella di Pinerolo è quasi esaurita, quella di Torrazza è di privati che la utilizzano per i loro rifiuti. Poi Vespia di Castellamonte è chiusa per problemi di autorizzazioni, Druento ha contingentato gli accessi, quella di Grosso Canavese è stracolma e Collegno è ancora chiusa anche se sarà usata da Iren, come ha detto il suo presidente Paolo Peveraro». E così l’immondizia deve essere trasportata in impianti di Toscana e Lombardia con un notevole incremento dei costi.
Anche solo di viaggio, visto che un bilico consuma circa un litro di gasolio per percorrere trechilometri. «Con i nostri clienti ci siamo impegnati a ritirare, valorizzare, smaltire i loro rifiuti a una tariffa che teneva conto dei costi di smaltimento contrattualmente definiti con gli impianti, evidenzia ancora Zandonatti. Ora, a seguito delle ordinanze, tali impianti però non ritirano più i nostri rifiuti con un incremento dei costi del 40% che non può essere ribaltato al cliente iniziale servito».
Pronto un piano
«Ne discuteremo in Consiglio la settimana prossima, proprio in questi giorni sto studiando un piano per i rifiuti speciali –annuncia l’assessore regionale all’Ambiente Alberto Valmaggia – anche se il settore è in mano a soggetti privati, mentre noi e la Città Metropolitana ci limitiamo a trattare la gestione dei rifiuti pubblici urbani».

fonte: www.lastampa.it