L’Istat ha pubblicato il consueto aggiornamento dell’Annuario statistico italiano, il documento che offre di anno in anno un articolato ritratto dell’Italia e della sua evoluzione su 24 settori, dalla territorio alla finanza.
Un capitolo è tradizionalmente dedicato ad ambiente ed energia.
Dalla lettura integrata dei fenomeni in atto, emerge un contesto
energetico in lento ma progressivo cambiamento dal 2009 al 2014. La
crisi mantiene i suoi effetti negativi sul mercato energetico nazionale,
determinando una nuova contrazione dei consumi, di entità superiore a quella riscontrata lo scorso anno e il fotovoltaico
si conferma risorsa trainante per la crescita delle rinnovabili in
Italia, ma nel 2014 si ridimensiona la forte espansione registrata nel
2013.
L’aspetto forse più interessante è tuttavia legato alla dipendenza energetica nazionale.
In Italia le importazioni concorrono in misura consistente al
fabbisogno energetico nazionale, a causa della complessiva limitata
disponibilità di risorse energetiche primarie del nostro sottosuolo. Nel
bel paese l’import netto 2014 ha coperto il 75,9 per cento del consumo
interno lordo, di fronte ad una media europea del 53,5 per cento. Il
dato tuttavia è in progressivo calo dal 2009 quando
segnava oltre l’80%. Ed è in calo a fronte di un profilo medio Ue 28
stabile e in controtendenza rispetto a paesi quali la Germania e,
soprattutto, il Regno Unito.
“Il tendenziale maggiore contributo
della produzione interna di energia primaria si evidenzia, per l’Italia,
anche in relazione alla capacità di soddisfare il fabbisogno energetico
nazionale (espresso dal consumo interno lordo di energia primaria)”, spiega l’Istat. Nel periodo 2009-2014, il rapporto tra produzione totale di energia primaria
e consumo interno lordo di energia primaria è cresciuto dal 18,2 per
cento al 24,4 per cento, mentre nella media dell’Ue 28 è restato
sostanzialmente stabile. “La contrazione dei consumi energetici
osservata nel nostro Paese si riscontra anche a livello europeo, come
mostrato dall’andamento dei consumi finali di energia nell’arco
temporale considerato” ma “per i principali paesi europei si tratta comunque di un andamento discontinuo”.
fonte: http://www.rinnovabili.it