Scapigliato
rappresenta già oggi la discarica più grande della Toscana, un tassello
strategico dunque per la gestione dei rifiuti sul territorio. Come
migliorarlo?
«Oggi
abbiamo una discarica dove ogni anno vengono smaltite 460mila
tonnellate di rifiuti, per circa il 20% di derivazione urbana e per il
rimanente speciali non pericolosi; una ripartizione che rispecchia in
gran parte la produzione toscana, fatta per 2,25 milioni di
tonnellate/anno di rifiuti urbani e per quasi 10 milioni di
tonnellate/anno di rifiuti speciali. Di fronte a questi numeri si
capisce che la buona gestione dei rifiuti speciali riveste un ruolo
determinante, non solo sotto il profilo ambientale ma anche per favorire
o meno la competitività delle aziende sul territorio: quando non vi
sono impianti di prossimità, i rifiuti speciali prodotti dalle attività
economiche locali devono essere spediti altrove, con costi – di
trasporto e ambientali – crescenti.
Detto
ciò, partiamo dalla necessità di guardare alle discariche con una
logica di tendenziale superamento. Da ormai più di un anno abbiamo
imboccato la progettualità per trasformare – progressivamente ma con una
certa celerità – Scapigliato in un impianto di selezione,
trasformazione, recupero e potenziale re-immissione sul mercato del
rifiuto come nuovo prodotto. La base per lo sviluppo di una nuova
economia, circolare».
A che punto è questa trasformazione?
«Quest’anno
avremo un’accelerazione, entro la fine del mese presenteremo
formalmente l’intero progetto alla Regione facendo partire l’iter
autorizzativo, sia per quanto riguarda la Valutazione d’impatto
ambientale (Via) sia per l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)».
Con quali obiettivi?
«In
primo luogo vogliamo realizzare un biodigestore anaerobico per ricavare
biometano dalla Forsu (Frazione organica dei rifiuti solidi urbani); in
una prima fase realizzeremo un impianto da 45mila tonnellate/anno che
arriveranno poi in un secondo step a 90mila, ottimizzando la struttura.
Confidiamo che in un anno possa chiudersi il processo autorizzativo, in
modo da far partire i lavori per il biodigestore da 45mila tonnellate
all’inizio del 2018. Lavori che in 18 mesi – arrivando dunque a metà
2019 – dovrebbero poter chiudere questo primo step. Ad oggi il
fabbisogno di trattamento di Forsu pianificato nell’ambito dei 100
comuni che costituiscono l’Ato Toscana Costa supera le 200mila
tonnellate, ma – impianti di compostaggio tradizionali a parte – non vi
sono sul territorio impianti moderni, in grado di trasformare i rifiuti
organici in energia e biometano come sarà in grado di fare Scapigliato;
non a caso parallelamente sta sorgendo un altro impianto, con
tempistiche e capacità di conferimento simili al nostro, progettato da
Geofor a Pontedera».
Con il biodigestore come cambierà il profilo di Scapigliato?
«Con
il biodigestore da Scapigliato arriva e arriverà sempre più energia,
calore, compost, CO2. Già oggi produciamo compost ed energia elettrica:
attraverso 250 pozzi utili alla captazione del biogas da discarica
abbiamo prodotto l’anno scorso energia per circa 25 milioni di KWh,
equivalente al fabbisogno residenziale di un Comune come Rosignano
Marittimo. Per il biometano che sarà prodotto dal biodigestore di
Scapigliato realizzeremo un impianto di distribuzione a valle – nelle
immediate vicinanze, a 150 metri di distanza dall’impianto –, in modo da
poter fornire direttamente biometano di qualità ai veicoli che vorranno
approvvigionar visi a condizioni vantaggiose: energia a chilometro zero
per il territorio. La parte eccedente del biometano la immetteremo
nella rete Snam, che passa a pochi centinaia di metri dall’impianto in
adiacenza all’autostrada».
Ci saranno anche delle ricadute occupazionali per Rosignano?
«Guardando
complessivamente a tutto l’investimento industriale previsto, stimiamo
un aumento dell’occupazione (tra diretta e indiretta) pari a 40-50
addetti in fase di realizzazione, che per un 50% rimarranno anche a
regime».
E l’attività della discarica come cambierà?
«Vogliamo
che i conferimenti diminuiscano anno per anno. Al 2021 arriveremo a una
diminuzione di oltre il 20% rispetto al 2015, quando i conferimenti di
rifiuti ammontavano a 480mila tonnellate. Già nel 2016 siamo scesi a
430mila, quest’anno saranno 410mila; nel 2021 ci attesteremo attorno
alle 360-370mila tonnellate. Ovvero, un calo complessivo di circa
100mila tonnellate. Nel contempo, lo sviluppo degli investimenti
previsti ci renderà in grado di diversificare l’attività di Scapigliato:
non vogliamo diminuire il quantitativo di rifiuti in ingresso, a calare
saranno quelli destinati alla discarica. Lo scopo è quello di aumentare
il recupero e la trasformazione del rifiuto in nuovo prodotto: questo è
l’obiettivo strategico».
Si tratta di uno scopo che una realtà aziendale come la vostra può perseguire in autonomia?
«La
nostra è solo una parte di un percorso più ampio. Possiamo essere tutti
molto bravi nella trasformazione del rifiuto – e del resto in Italia,
come testimoniano i dati, siamo degli ottimi recuperatori –,
ma se poi non siamo in grado di generare percorsi per la valorizzazione
economica di questi materiali, inserendoli in nuovi processi
produttivi, il problema rimane: limitarci a riempire piazzali di materie
riciclate non basta, andare oltre è un passaggio fondamentale su cui
tutti dobbiamo concentrarci.
Perché
questo obiettivo strategico sia realizzabile dobbiamo lavorare su due
fronti. Uno è quello della modalità di conferimento: più un rifiuto è
integro più è recuperabile. Il secondo aspetto è quello di far sì che
tali percorsi di conferimento siano finalizzati a veri e propri progetti
di economia circolare; se infatti i prodotti riciclati non sono
realizzati con un design e una qualità del prodotto attraenti per il
mercato non può competere con i prodotti realizzati con materiale
vergine. E l’anello dell’economia circolare non si chiude».
Come pensate di contribuire per progredire su questi fronti?
«Per
quanto riguarda le modalità di conferimento, già oggi Rea Impianti
possiede a Cecina un impianto di selezione e recupero materiale (dalle
plastiche al legno, dai Raee agli ingombranti, etc) con un potenziale di
24mila tonnellate, ad oggi impiegato solo per 13mila. Nei prossimi 2-3
anni vogliamo utilizzarlo al pieno delle possibilità, anche come
meccanismo propedeutico alla realizzazione di un nuovo grande impianto
di selezione da circa 200mila tonnellate qui a Scapigliato – presente
nel progetto complessivo per il Polo, anche se non è inserito nel
pacchetto che formalmente presenteremo a fine mese alla Regione – la cui
configurazione dal punto di vista tecnologico è interamente subordinata
a ciò che riusciremo a definire in termini di valutazione di mercato e
strategica nel prossimo anno e mezzo»».
Perché un nuovo impianto di selezione?
«Procediamo
nell’ottica di continuare la diminuzione progressiva dei rifiuti da
conferire in discarica anche oltre il 2021, sia per quanto riguarda la
frazione residua di Rsu che già oggi è in ingresso a Scapigliato, sia
soprattutto per quanto riguarda i rifiuti speciali non pericolosi. Oggi
arriva a Scapigliato materiale che è quasi impossibile poter recuperare:
le trasformazioni che vengono effettuate dai soggetti intermedi –
presenti con abbondanza – tra chi produce e chi smaltisce fanno sì che
questo materiale non abbia più le caratteristiche per divenire poi nuovo
prodotto, in quanto contaminato o triturato in modo poco efficiente».
E
per quanto riguarda i progressi sull’altro fronte, quello che contempla
la necessità di migliorare qualità e design dei prodotti riciclati?
«Stiamo
investendo risorse importanti per rendere possibile la realizzazione – a
Scapigliato – di un Centro di cooperazione regionale per lo sviluppo di
un’economia circolare. A questo proposito insieme al Comune di
Rosignano Marittimo abbiamo fatto un accordo con la Scuola Superiore
Sant’Anna di Pisa, il Cnr, l’Anci Toscana, la Cispel Toscana e la Camera
di Commercio della Maremma e del Tirreno. Il Centro partirà nei
prossimi mesi, presumibilmente con un primo laboratorio proposto e
progettato dal professor Paolo Dario per il disassemblaggio di rifiuti
“complessi”: in concreto, robot che coadiuvati dall’operatore umano
siano in grado di realizzare un’operazione opposta a quella che già
avviene per l’assemblaggio dei prodotti, nelle grandi case
automobilistiche come in molte altre industrie. Lì abbiamo robot che
montano, che costruiscono; qui ne avremo in grado di scomporre le
diverse tipologie di materiali che compongono un sistema complesso, che
sia una un’automobile o una moto o un frigorifero. Un’operazione cioè
meno grossolana del disassemblaggio così come viene fatto oggi, magari
tramite una pressa o sistemi di fusione.
Noi
con quest’operazione ci preoccupiamo di mettere a punto una filiera che
a Scapigliato diminuisca i conferimenti di rifiuti in discarica,
aumenti il livello di selezione e recupero del materiale, e infine
favorisca la sua reimmissione sul mercato. Quest’ultimo punto non lo
facciamo solo per Rea Impianti e Rit, naturalmente; sosteniamo dei costi
non banali per favorire la nascita e la crescita di una piattaforma che
sia in grado di dare una mano a tutto il sistema, sperimentando
soluzioni valide per l’economia di tutta la Regione».
fonte: www.greenreport.it