«Conta innanzitutto la capacità di avviare a riciclo quantitativi più o meno elevati di rifiuti»
Analizzando l’offerta di servizi pubblici e le tariffe dei Comuni, nel suo Rapporto 2017 sul coordinamento della finanza pubblica
la Corte dei conti pone la gestione dei rifiuti urbani tra i migliori
casi analizzati, in un quadro generale a tinte ben più fosche.
Negli ultimi anni, l’erogazione dei servizi pubblici ha «risentito
delle difficoltà finanziarie degli enti locali che, da un lato, hanno
cercato di limitare la spesa e, dall’altro, hanno tentato di accrescere
le entrate diverse dai trasferimenti, tra le quali un peso non
secondario è legato ai proventi incassati come corrispettivo per i
servizi offerti. I risultati che emergono dall’analisi condotta per il
Rapporto e che copre un arco pluriennale ampio, indicano una contrazione
dell’offerta ed un ampliamento dei divari territoriali».
In particolare «per il trasporto locale, si assiste ad una
diminuzione media del servizio reso superiore al 7 per cento fra il 2008
e il 2014 (in termini di posti/1000km), quale risultato di una
sostanziale stabilità nelle Regioni settentrionali e di una contrazione
di circa il 15 per cento nel Meridione. Parallelamente si assiste ad una
contrazione della domanda (-28 per cento al Sud a fronte del -2 per
cento al Nord)».
Giudizio complessivamente negativo anche per il servizio idrico, che
«vede nel periodo una perdita di efficienza – su tutto il territorio
nazionale – in termini di erogazione dell’acqua e un limitato progresso
nella regolarità della fornitura che, ancora una volta, penalizza alcune
Regioni del Sud».
«Anche l’offerta di servizi sociali – osserva la Corte dei Conti –
misurata dalla spesa pro-capite reale, subisce una contrazione negli
anni della crisi, particolarmente penalizzante proprio per la tipologia
di servizi offerti (dall’assistenza domiciliare, sia socio assistenziale
che integrata con i servizi sanitari, a trasferimenti in denaro o
voucher, assegni di cura e buoni sociosanitari, all’assistenza presso
strutture residenziali) e degli utenti cui sono rivolti. Peraltro la
spesa sociale delle Amministrazioni locali in Italia, oltre ad avere
un’incidenza limitata sulla spesa complessiva, è anche tra le più basse
in Europa: circa lo 0,7 per cento del prodotto nel 2015, contro un
valore prossimo al 2 per cento nella media dell’Area Euro a 11 Paesi».
L’unica performance in controtendenza tra quelle esaminate dalla
Corte sembra quella inerente la gestione dei rifiuti urbani. «Diverse le
considerazioni nel caso della gestione dei rifiuti: rilevata una
riduzione della produzione degli stessi di circa il 9 per cento tra il
2007 e il 2014 – conseguente alla crisi economica e alla ridotta
dinamica dei consumi che ne rappresentano la principale determinante –
si evidenziano i progressi in termini di quota di rifiuti oggetto di
riciclo, che nel periodo in esame aumenta dal 30 al 45 per cento.
Miglioramento che riguarda tutte le aree territoriali, comprese le
Regioni meridionali, che passano dal 10 per cento della metà degli anni
duemila al 31,3per cento del 2014».
Al netto dell’inquinamento lessicale purtroppo perpetuato – i dati proposti, che costituiscono una stima dei quantitativi reali, riguardano “l’avvio al riciclo” e non il riciclo effettivo
–, la Corte evidenzia un interessante parallelo con i costi relativi
alla gestione dei rifiuti raccolti: «La contrazione del volume dei
rifiuti prodotti dovrebbe avere contribuito a contenere la dinamica dei
costi di raccolta e smaltimento. D’altra parte, l’attività dei Comuni
non è rappresentata soltanto dall’attività di raccolta in sé, quanto dal
miglioramento delle modalità di tale raccolta. Conta innanzitutto la
capacità di avviare a riciclo quantitativi più o meno elevati di
rifiuti, in modo da limitare l’impatto ambientale dell’intero ciclo dei
prodotti. Inoltre, un altro elemento cruciale per il decoro urbano è la
frequenza della raccolta».
Anche se da stime ufficiali i rifiuti urbani prodotti dagli italiani
calano, non è dunque
lecito attendersi che altrettanto facciano i costi
di gestione. Come più volte evidenziato su queste pagine,
servizi più complessi – come la raccolta differenziata porta a porta –
portano vantaggi ambientali ma non a tasse più basse: a essere contenuti
sono semmai gli aumenti di costi che complessivamente sarebbero
avvenuti rimanendo a modalità più arretrate di raccolta.
fonte: www.greenreport.it