Il ritmo letale del consumismo

Ventimila metri quadrati di teli termici per proteggere dai raggi del sole il ghiacciaio che alimenta in Svizzera il fiume Rodano, sembra una barzelletta ma non lo è affatto. E poi il Columbia, uno dei principali ghiacciai del Nordamerica che continua ad arretrare in modo impressionante. Avanza invece verso il Canada il corteo di iceberg che hanno lasciato la Groenlandia. Il riscaldamento del pianeta produce effetti stupefacenti, sempre più visibili e repentini, la rassegna delle notizie selezionate in aprile  da Alberto Castagnola lo mostra con chiarezza. Secondo l’antropologo indiano Amitav Ghoshi, il cambiamento climatico è un po’ come la morte: si finge di esorcizzarlo evitando di parlarne. Intanto le frane causate dalle piogge torrenziali uccidono 4600 persone l’anno, come dimostra l’ecatombe di fango che ha colpito la Colombia. E quando non si viene seppelliti dal fango ci pensa la spazzatura: nello Sri Lanka è venuta giù una montagna di mondezza alta 91 metri. Ci salveranno gli scrittori cessando di nascondere la realtà?
 
 
 
 
 
 
 
Introduzione
Ad ogni rassegna ho la sensazione che sia sempre più difficile far emergere i fenomeni più significativi legati al rapido progredire del riscaldamento globale, che anche i più esperti forse non riescono a cogliere in tutta la complessità del clima di un intero pianeta. ma è uno sforzo necessario, se vogliamo far maturare delle scelte e delle politiche adeguate. Pur essendo conscio della limitatezza del tentativo, credo emergano almeno tre aspetti carichi di implicazioni. Il primo riguarda i ghiacciai, da un lato cominciano a pervenire informazioni di dettaglio su particolari ghiacciai, quello svizzero dal quale nasce il Rodano (oggetto di un tentativo di copertura con appositi teli termici che farebbe sorridere se non fosse dettato dalla disperazione) e quello chiamato Columbia, situato in Alaska. E ancora, colpisce il corteo di iceberg staccatisi dalla Groenlandia e diretta in Labrador, Canada, sempre più anticipati, numerosi e di maggiori dimensioni. Il secondo aspetto riguarda i crolli di monti di spazzatura, verificatisi prima ad Addis Abeba e poi a Colombo; forse due casi (che pure ricordano quanta gente vive sugli scarichi di rifiuti e ora ne diventa pure vittima) non sono sufficienti per formulare delle analisi, eppure la sensazione è che siano state superate certe soglie quantitative nella produzione di rifiuti e che le tecnologie non siano sufficienti a fronteggiare i ritmi del consumismo. Infine, è importante che qualche ricercatore cominci ad ipotizzare dei limiti nelle emissioni, in particolare di gas serra, se si intende realmente invertire  il processo di riscaldamento planetario. In altre parole, è sempre più urgente  bloccare a monte i fenomeni dannosi per l’ambiente, se vogliamo che abbiano dei risultati in tempi utili le politiche che i paesi maggiori inquinatori tardano ad applicare.

Alberto Castagnola
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fonte: http://comune-info.net