Birra alla spina: il riuso non va dismesso ma implementato

Sino a qualche tempo fa chi sceglieva di bere una birra alla spina poteva pensare di eliminare l’impatto di imballaggi, seppur riciclabili come bottiglie e lattine. In futuro le cose potrebbero cambiare.
Come abbiamo argomentato nel precedente articolo il sistema di spillatura DraughtMaster brevettato e introdotto sul mercato da Carlsberg Italia che impiega fusti in plastica (PET) a perdere al posto dei fusti in acciaio lavabili e riutilizzabili si sta rapidamente espandendo nel nostro paese e va alla conquista dei mercati esteri.




















Tutto il mondo scientifico ci avverte che la sfida ambientale che abbiamo di fronte non si potrà affrontare se tutti i soggetti che possono giocare un ruolo si limiteranno al fare “meno male” invece del “ meglio possibile” da subito. Condividendo questa posizione, abbiamo inviato come associazione un appello a Carlsberg Italia (e alla aziende interessate dal nuovo sistema) affinché non dismettesse il sistema di fusti riutilizzabili.
La proposta che continueremo a rinnovare all’industria che commercializza birra alla spina, e non solo, si articola in due azioni:
1) Mantenere il sistema riutilizzabile per il settore Horeca. Progettare un nuovo sistema riutilizzabile che possa migliorare l’impatto dei fusti in acciaio e mantenere i vantaggi del nuovo sistema di spillatura valutando anche altri materiali e tecnologie;
2) Organizzare e soprattutto sostenere finanziariamente da subito, in virtù del principio della responsabilità estesa del produttore, un sistema di raccolta a fine vita. Tale sistema, se non non può essere da subito riutilizzabile, deve dare vita ad un riciclo bottle to bottle (da fusto a fusto) per mantenere il valore del materiale. Tale sistema dovrebbe, come per gli altri imballaggi industriali riutilizzabili, prevedere un deposito su cauzione sui fusti in PET che ne garantisca la restituzione una volta vuoti.
Questo impegno nel take back è anche in un certo senso “dovuto” in quanto i fusti, come imballaggi industriali, godranno dal gennaio 2018 un contributo ambientale agevolato. Questo perché, teoricamente, gli imballaggi utilizzati nei circuiti commerciali dovrebbero usufruire di un circuito di raccolta pagato dalle aziende e non confluire nelle raccolte differenziate del rifiuto urbano. Da quanto ci risulta questi fusti finiscono invece o nell’indifferenziato o nella raccolta della plastica con costi che ricadono sulla filiera post consumo e sulle comunità.
La nostra proposta è perfettamente allineata con gli obiettivi e i target contenuti dalle direttive europee in materia di rifiuti e rifiuti da imballaggio (in fase di revisione) e del pacchetto Economia Circolare con una roadmap dedicata per una Strategia sulla plastica in via di definizione.

In particolare in un’Europa povera di materie prime i paesi membri devono adottare misure volte ad aumentare l’efficienza nell’uso dei materiali attraverso l’innalzamento di target più stringenti per riuso e riciclo. Ma è soprattutto sulla prevenzione dei rifiuti che vanno concentrati gli sforzi perché diventi nella prassi l’azione prioritaria.
Venendo al soggetto che deve accollarsi i costi del fine vita degli imballaggi, in virtù del principio europeo della responsabilità estesa del produttore (1), ad oggi per gli imballaggi vige in Italia un sistema di responsabilità condivisa sui costi generati a fine vita, che ha fatto sì che l’80% dei costi della raccolta e avvio al riciclo degli imballaggi ricadesse sulle comunità e in minima parte sui produttori.

La proposta di direttiva ambientale che modifica la direttiva europea sui rifiuti ( 2008/98 CE) contenuta all’interno del pacchetto sull’economia circolare propone l’introduzione dell’articolo 8-bis in materia di responsabilità estesa del produttore. In particolare, il comma 4 dell’art. 8-bis demanda agli Stati Membri l’adozione delle misure necessarie ad assicurare che i contributi finanziari versati dai produttori in adempimento ai propri obblighi derivanti dalla responsabilità estesa del produttore coprano la totalità dei costi di gestione dei rifiuti per i prodotti che sono immessi sul mercato dell’Unione......CONTINUA A LEGGERE >>

fonte: http://comunivirtuosi.org