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Materiale riciclabile: le nuove frontiere di pizza e birra

Ogni anno, in Italia, vengono prodotti 6 milioni di pizze, molte delle quali da asporto. Si tratta di un’enorme quantità di rifiuti non riciclabili. L’azienda di birra Carlsberg propone così BetterBox, il primo cartone per la pizza composto dagli scarti di produzione della birra.



















Pizza e birra sono, da sempre, un connubio perfetto. E da oggi non solo per i nostri palati. La Carlsberg, una delle più importanti società produttrici di birra al mondo, ha presentato recentemente BatterBox, un cartone per la pizza fatto di materiale riciclabile, compostabile al 100% perché realizzato con gli scarti di produzione della birra.

Ogni anno, in Italia, vengono prodotte una media di 6 milioni di pizze, molte delle quali da asporto. I cartoni della pizza, però, non possono essere riciclati nella carta perché, molto spesso, sporchi di cibo. Si tratta, dunque, di un’enorme quantità di rifiuti che non può essere trasformata e re-immessa nel ciclo produttivo. Ma attraverso l’uso del materiale compostabile proveniente dalla produzione della birra, anche il cartone nella pizza può essere inserito nel circuito dell’economia circolare.

“Gli scarti di produzione della birra sono un’ottima risorsa per produrre i contenitori della pizza: si crea una mescola con agenti aggreganti naturali e si lascia essiccare l’impasto”, spiega Serena Savoca, responsabile del marketing di Carlsberg Italia, all’agenzia di stampa Adnkronos. “Crediamo che dalle materie prime, come il nostro lievito e orzo, si possa arrivare a realizzare innovazioni incredibili, sempre seguendo la filosofia del continuo miglioramento portata avanti dal nostro fondatore. La missione di Carlsberg è sempre stata quella di impegnarsi e lavorare per un oggi e un domani migliore”


Infatti, l’azienda ha annunciato di stare lavorando a un altro prodotto: la bottiglia fatta di carta. Si tratta di bottiglie composte da materiale riciclabile perché realizzate in fibre di legno, circondate da un sottile strato di bioplastica che permette di evitare la fuoriuscita del liquido dal contenitore. Per creare questo prodotto, chiamato Green Fiber Bottle, dal 2015 Carlsberg ha lavorato in stretta collaborazione con EcoXpac, azienda di packaging, la società di confezionamento BillerudKorsnäs e con i ricercatori dell’Università della Danimarca, supportati da Innovation Fund Denmark.

fonte: http://www.rinnovabili.it

Carlsberg adotta una politica sempre più sostenibile con l’utilizzo di imballaggi innovativi

Le soluzioni includono l’abbandono degli involucri di plastica a favore di gocce di colla. E’ così che il gigante della birra cerca di rendere la sostenibilità più “tangibile” per i clienti
















Il gigante della birra danese Carlsberg ha intensificato la sua campagna per cercare di conquistare i consumatori millenial attenti all’ambiente, svelando una serie di innovazioni di packaging ecologico che, come afferma il CEO, aiuteranno a rendere la strategia di sostenibilità più “tangibile” per i clienti di tutti i giorni.
Tra le novità lanciate c’è il nuovo “Snap Pack“, il quale usa gocce di colla per tenere insieme le confezioni di lattine, eliminando la necessità di usare involucri di plastica. Carlsberg afferma che la mossa riduce del 76% l’uso della plastica usata e salverà l’equivalente di 60 milioni di sacchetti di plastica ogni anno.
L’amministratore delegato Cees’t Hart ha affermato che, il lavoro di Carlsberg per migliorare il proprio profilo ambientale è guidato dalla base di clienti millennial che, come dimostrato dai sondaggi, tendono a supportare le attività “con uno scopo”.
“Queste persone amano le imprese con uno scopo”, afferma il CEO. “La sfida per Carlsberg era di renderlo tangibile. Queste innovazioni sono una prova che l’azienda sta agendo su questioni ambientali” aggiunge l’amministratore delegato.
Carlsberg introduce anche nuovi involucri plastici realizzati con i rifiuti di imballaggio prodotti dalle proprie fabbriche, nel tentativo di raggiungere un mercato di riciclaggio di rifiuti di plastica e ridurre a zero il proprio impatto in discarica.
Altrove, le bottiglie di vetro riutilizzabili vendute nei mercati asiatici di Carlsberg saranno presto dotate di un rivestimento invisibile per prolungarne la durata. La pellicola ‘Kercoat‘ protegge le bottiglie, estendendo la loro durata a magazzino da circa 30 usi a 70, afferma l’azienda.
Carlsberg ha anche annunciato che è passato all’uso di un inchiostro ecocompatibile, che migliorerà la riciclabilità delle etichette delle sue bottiglie.
Ha inoltre rinnovato il suo marchio, per dare all’azienda uno spazio sulla confezione per parlare ai consumatori delle sue innovazioni ecologiche.
Queste innovazioni si inseriscono nella strategia “Together Towards Zero” di Carlsberg, la quale promette che il colosso della birra diventerà un’organizzazione che prevede “zero emissioni di CO2, zero sprechi di acqua, zero bere irresponsabile e una cultura zero incidenti” entro il 2030.
I cambiamenti sono progettati per iniziare a mettere la strategia “Together Towards Zero” – lanciata l’anno scorso – “nelle mani dei clienti di Carlsberg”, ha spiegato il direttore della sostenibilità Simon Boas Hoffmeyer.
“C’è una grande parte di responsabilità che brand come noi possono avere”, ha affermato Hoffmeyer “Non educare, ma coinvolgere il pubblico su ciò che è più sostenibile e cosa è meglio ai nostri occhi”.
Carlsberg non è affatto l’unico marchio di birra a livello globale che cerca di conquistare i clienti più giovani, mettendo in evidenza le sue credenziali ecologiche. Ad esempio, l’anno scorso Budweiser, di proprietà del gigante delle bevande ABInBev, ha annunciato che tutti i suoi birrifici negli Stati Uniti erano ora alimentati da fonti rinnovabili e che i prodotti sarebbero stati timbrati con un’etichetta speciale per avvisare i clienti del suo stato ecologico.
fonte: https://www.recyclingpoint.info

Inchnusa: arriva "Vuoto a buon rendere"

Storico marchio sardo di birra avvia una nuova campagna



















"Vuoto a buon rendere" è il nome del progetto con cui Ichnusa, storico marchio sardo di birra, rilancia il formato del vuoto a rendere. Grazie a una nuova veste grafica, a una campagna di comunicazione e nuovi investimenti a potenziamento della capacità di confezionamento dello storico birrificio di Assemini, il marchio lancia un messaggio chiaro: il vuoto a rendere è il formato su cui investire.
    In passato era consuetudine: quella del vuoto a rendere è infatti una pratica antica, una vecchia usanza che consisteva nel lasciare un deposito di poche lire al negoziante e di riottenere la "cauzione" alla riconsegna delle bottiglie di vetro, una volta utilizzate. Che contenessero latte, birra, acqua o vino poco importava; la procedura era la stessa per qualsiasi prodotto. A partire dagli anni '60 però, questa pratica virtuosa è andata a perdersi in Italia, dove le bottiglie riutilizzabili sono andate via via sostituite dal cosiddetto "vuoto a perdere", ovvero usa e getta. In Sardegna, il vuoto a rendere tutt'oggi resiste e può quasi essere definita una tradizione locale: sull'isola rappresenta infatti una pratica consolidata e virtuosa, sopravvissuta nel tempo a mode e cambiamenti culturali, ma che è oggi messa a rischio da nuove abitudini di consumo.
    In Sardegna il vuoto a rendere negli anni ha mutato forma.
    Ancora oggi gran parte delle acque minerali locali destinate alla ristorazione vengono commercializzate proprio col vuoto a rendere. Una pratica che anche Ichnusa, da sempre adopera. In questo modo, le bottiglie vengono riutilizzate anche per vent'anni; sono bottiglie che portano un peso speciale, quello del tempo che scorre. Le si riconosce dai segni che, orgogliosi come rughe su un volto, ne incorniciano il vetro e ne scandiscono il passare degli anni. Sono bottiglie che hanno una storia. Da oggi, con Ichnusa, queste bottiglie ci parlano e mandano un messaggio importante: quello del rispetto verso l'ambiente. E i sardi promuovono l'impegno di Ichnusa. Secondo una ricerca Doxa, realizzata su un panel di 400 persone rappresentativo della popolazione dell'isola, il 65% dei sardi sa che il vuoto a rendere è una pratica virtuosa tipica della regione. Il 98% giudica in maniera positiva l'iniziativa che Ichnusa sta per prendere nel rilanciare questa pratica e il 93,5% pensa di supportare fattivamente la campagna cercando e chiedendo, al bar o al ristorante, proprio l'Ichnusa tappo verde, perché ritiene giusto preservare l'ambiente e le bellezze della Sardegna.
    La nuova bottiglia continuerà a essere prodotta nei tre formati storici: 0,20, 0,33 e 0,66 cl. A renderla ancora più distintiva, il tappo verde con su scritto "Vuoto a buon rendere. Ichnusa per la Sardegna".

fonte: www.ansa.it

Glifosato: tracce in diverse birre austriache, lo studio















Un’indagine condotta dal Konsument svela che le birre austriache sono piene di glifosato, ovvero contengono tracce del pesticida tossico forse più noto e sotto accusa al mondo, che entra nell’amata bevanda attraverso il grano.

Lo studio è stato condotto da un laboratorio straniero specializzato in analisi degli inquinanti. Su un totale di 13 birre analizzate al microscopio, di cui 11 provengono da birrifici austriaci e due dall’estero, sono stati trovato residui di glifosato in cinque birre austriache (Gösser Märzen, Gösser Gold, Ottakringer Gold Fassl Special Beer, Wieselburger Gold, Ottakringer Helles Beer) e nella Pilsner Urquell. In quantità per nulla trascurabili, dato che secondo quanto rilevato oscillano da 0,7 a 12 microgrammi per chilo.

Già nel 2016 aveva suscitato scalpore un’indagine del German Environmental Institute di Monaco, che aveva saputo dimostrare come il pesticida sia presente nelle 14 birre tedesche più popolari.
Un problema comune, dunque, anche se il test in Austria è stato condotto su un campione ristretto di birre e mancano marchi forti, come Budweiser, Becks, Schwechater, Stiegl, Heineken, peraltro venduti anche in Italia. Occorrerebbero dunque altri test per capire con certezza quali siano tutte le birre contenenti glifosato, ma indubbiamente quanto emerso finora non è rassicurante.
fonte: http://www.greenstyle.it

Birra alla spina: il riuso non va dismesso ma implementato

Sino a qualche tempo fa chi sceglieva di bere una birra alla spina poteva pensare di eliminare l’impatto di imballaggi, seppur riciclabili come bottiglie e lattine. In futuro le cose potrebbero cambiare.
Come abbiamo argomentato nel precedente articolo il sistema di spillatura DraughtMaster brevettato e introdotto sul mercato da Carlsberg Italia che impiega fusti in plastica (PET) a perdere al posto dei fusti in acciaio lavabili e riutilizzabili si sta rapidamente espandendo nel nostro paese e va alla conquista dei mercati esteri.




















Tutto il mondo scientifico ci avverte che la sfida ambientale che abbiamo di fronte non si potrà affrontare se tutti i soggetti che possono giocare un ruolo si limiteranno al fare “meno male” invece del “ meglio possibile” da subito. Condividendo questa posizione, abbiamo inviato come associazione un appello a Carlsberg Italia (e alla aziende interessate dal nuovo sistema) affinché non dismettesse il sistema di fusti riutilizzabili.
La proposta che continueremo a rinnovare all’industria che commercializza birra alla spina, e non solo, si articola in due azioni:
1) Mantenere il sistema riutilizzabile per il settore Horeca. Progettare un nuovo sistema riutilizzabile che possa migliorare l’impatto dei fusti in acciaio e mantenere i vantaggi del nuovo sistema di spillatura valutando anche altri materiali e tecnologie;
2) Organizzare e soprattutto sostenere finanziariamente da subito, in virtù del principio della responsabilità estesa del produttore, un sistema di raccolta a fine vita. Tale sistema, se non non può essere da subito riutilizzabile, deve dare vita ad un riciclo bottle to bottle (da fusto a fusto) per mantenere il valore del materiale. Tale sistema dovrebbe, come per gli altri imballaggi industriali riutilizzabili, prevedere un deposito su cauzione sui fusti in PET che ne garantisca la restituzione una volta vuoti.
Questo impegno nel take back è anche in un certo senso “dovuto” in quanto i fusti, come imballaggi industriali, godranno dal gennaio 2018 un contributo ambientale agevolato. Questo perché, teoricamente, gli imballaggi utilizzati nei circuiti commerciali dovrebbero usufruire di un circuito di raccolta pagato dalle aziende e non confluire nelle raccolte differenziate del rifiuto urbano. Da quanto ci risulta questi fusti finiscono invece o nell’indifferenziato o nella raccolta della plastica con costi che ricadono sulla filiera post consumo e sulle comunità.
La nostra proposta è perfettamente allineata con gli obiettivi e i target contenuti dalle direttive europee in materia di rifiuti e rifiuti da imballaggio (in fase di revisione) e del pacchetto Economia Circolare con una roadmap dedicata per una Strategia sulla plastica in via di definizione.

In particolare in un’Europa povera di materie prime i paesi membri devono adottare misure volte ad aumentare l’efficienza nell’uso dei materiali attraverso l’innalzamento di target più stringenti per riuso e riciclo. Ma è soprattutto sulla prevenzione dei rifiuti che vanno concentrati gli sforzi perché diventi nella prassi l’azione prioritaria.
Venendo al soggetto che deve accollarsi i costi del fine vita degli imballaggi, in virtù del principio europeo della responsabilità estesa del produttore (1), ad oggi per gli imballaggi vige in Italia un sistema di responsabilità condivisa sui costi generati a fine vita, che ha fatto sì che l’80% dei costi della raccolta e avvio al riciclo degli imballaggi ricadesse sulle comunità e in minima parte sui produttori.

La proposta di direttiva ambientale che modifica la direttiva europea sui rifiuti ( 2008/98 CE) contenuta all’interno del pacchetto sull’economia circolare propone l’introduzione dell’articolo 8-bis in materia di responsabilità estesa del produttore. In particolare, il comma 4 dell’art. 8-bis demanda agli Stati Membri l’adozione delle misure necessarie ad assicurare che i contributi finanziari versati dai produttori in adempimento ai propri obblighi derivanti dalla responsabilità estesa del produttore coprano la totalità dei costi di gestione dei rifiuti per i prodotti che sono immessi sul mercato dell’Unione......CONTINUA A LEGGERE >>

fonte: http://comunivirtuosi.org

Non c’è economia circolare senza riuso: anche per la birra



















L’industria della birra del settore artigianale indipendente, più attento alle esigenze dei propri territori, sta rivalutando il sistema del vuoto a rendere con bottiglie in vetro riutilizzabili in varie parti del mondo. Come abbiamo raccontato ci sono progetti in corso e altri che stanno per partire, e anche di un certo ordine di grandezza, come nel caso dell’Oregon, oppure ci sono birrifici che si stanno pubblicamente schierando per un’adozione del deposito su cauzione come avviene in Scozia.
Come ci ha insegnato la storia del declino dell’imballaggio riutilizzabile nei suoi diversi casi studio, il deposito su cauzione è una prerogativa importante sia nel mantenimento di un sistema di refill che in una sua introduzione ex novo (1).
SCOZIA
In Scozia sette produttori di birra tra cui marche leader del settore indipendente come Barney’s Beer, Black Isle Brewery e Williams Brothers Brewing hanno espresso sostegno ad una introduzione del deposito su cauzione che il Governo Scozzese sta valutando da almeno un paio di anni. Oltre 66 membri del Parlamento Scozzese ( la maggioranza) sono a favore di un cauzionamento “ben progettato”.
Anche se non è ancora detta l’ultima parola,  è proprio in Scozia che la Coca Cola non ha escluso la possibilità di collaborare, invece che fare opposizione come fa solitamente,  qualora si decidesse per un’adozione del cauzionamento da parte del governo.
L’associazione ambientalista APRS, Association for the Protection of Rural Scotland ha ottenuto un grande seguito con la campagna Have You Got The Bottle? che ha promosso il cauzionamento per contenitori di bevande come lattine e bottiglie di plastica e vetro.
John Mayhew, direttore di APRS, ha dichiarato: “Siamo ottimisti sul fatto che i ministri scozzesi ascoltino una richiesta che arriva da birrifici grandi e piccoli, che si sono uniti ad una coalizione sempre più partecipata di imprese, organizzazioni non governative, autorità locali e altri soggetti a sostegno di un sistema di deposito su cauzione. Il cauzionamento non si limita solamente ad innalzare la performance di riciclaggio e a ridurre drasticamente il littering, ma apporta benefici concreti a tutti i soggetti del settore delle bevande: produttori, rivenditori, bar, ecc. Considerato che il governo scozzese è impegnato nel raggiungimento di un‘economia più circolare, il deposito su cauzione è il passo successivo più ovvio nella gestione degli imballaggi.
BRASILE
In Brasile la marca Ambev ha annunciato recentemente che investirà altre risorse per l’ampliamento del proprio sistema di riutilizzo con recupero automatizzato delle bottiglie in vetro. Si tratta di un investimento di 1,5 milioni di dollari destinati all’acquisto di 500 nuove macchine per la raccolta automatizzata tramite Reverse Vending Machine (RVM) delle sue bottiglie. Le nuove RVM verranno posizionate nei principali supermercati delle più importanti città del Brasile e si aggiungeranno alle 900 già operative.





Il riutilizzo delle bottiglie ha rivelato Amber, oltre che vantaggi ambientali, produce minori costi di produzione che si riflettono sui prezzi applicati per questa linea a rendere che sono mediamente più bassi del 20/30%.
Ambev ha rivelato che lo scorso anno le vendite di questa linea riutilizzabile sono aumentate del 64%. Da un sondaggio effettuato sui consumatori è risultato che il 70% degli intervistati è consapevole che la birra in bottiglia riutilizzabile è l’opzione più economica e che il 21% preferisce questo tipo di bottiglia perché ne apprezza la maggiore sostenibilità.
Dopo aver rilevato da un sondaggio commissionato tra i consumatori che il 35% degli intervistati trovava problematico il trasporto delle bottiglie vuote da casa alle postazione automatiche, Ambev ha sviluppato una cassetta portabottiglie (nella foto) che si trova in vendita nelle grandi catene della GDO.
Nonostante il riutilizzo degli imballaggi sia l’opzione vincente sotto l’aspetto ambientale come diversi studi di impatto ambientale LCA hanno certificato, e anche per le bottiglie di vetro, è indispensabile per contrastare il declino dei sistemi riutilizzabili che vengano stabiliti per legge a livello Europeo degli obiettivi vincolanti di riutilizzo.(2)





Per rendere il mercato degli imballaggi in plastica più circolare una delle tre strategie del piano The New Plastics Economy : Catalysing Action è incentrata sul riuso che può diventare un’opzione economicamente interessante per almeno il 20% degli imballaggi in plastica.
Purtroppo le notizie che arrivano da un’indagine effettuata a livello europeo dall’ European Environmental Bureau (EEB), Friends of the earth Europe e Zero waste Europe per valutare se e quali proposte sosterranno del pacchetto per l’Economia Circolare, non sono per nulla incoraggianti. Le proposte in discussione – ricordano le associazioni – rientrano in tre principali direttive Ue: la Direttiva sui rifiuti, la Direttiva sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio e la Direttive sulle discariche. L’Italia è a favore di un obiettivo di riciclo del 65% (per sommo paradosso l’Italia è l’unico Paese Ue ad aver fissato al 65% l’obiettivo di raccolta differenziata senza dare obiettivi di riciclo, ndr), ma non supporterà, o non ha ancora preso posizione, rispetto a obiettivi importanti come la preparazione al riutilizzo, il riutilizzo per il 10% degli imballaggi e l’adozione target di prevenzione per i rifiuti. Come si può vedere navigando sulla mappa interattiva disponibile alla pagina dell’iniziativa condotta in Italia da Legambiente.
Mentre l’opzione del riciclo, che è solamente la terza come ordine di priorità nella gerarchia di gestione dei rifiuti viene più facilmente presa in considerazione (anche se mai abbastanza) dall’industria, la prevenzione e il riuso -azioni cardine dei modelli economici circolari-, stentano a decollare. Siccome non è possibile fare a meno di queste due strategie, imprescindibili ai fini di un disaccoppiamento tra consumo di risorse e crescita economica, se i Governi non si impegnano con urgenza a varare misure legislative e fiscali in tal senso non potrà verificarsi alcuna reale transizione verso l’economia circolare.

(1)Nello studio Policy Instruments to Promote Refillable Beverage Containers prodotto dalla Piattaforma Reloop vengono infatti individuati tre strumenti legislativi che, se applicati in tandem, possono promuovere il sistema refill per le bottiglie : 1) deposito su cauzione obbligatorio; 2) applicazione di “green levies” oppure contributi ambientali  per la gestione del fine vita degli imballaggi; 3) determinazione di obiettivi di riutilizzo da perseguire per l’industria.
(2) Environmental Action Germany (Deutsche Umwelthilfe – DUH), European Association of Beverage Wholesalers (CEGROBB), Association of Small and Independent Breweries in Europe (S.I.B.) e la Piattaforma Reloop hanno promosso un appello per un rafforzamento dei sistemi di riutilizzo all’interno delle misure previste dal pacchetto economia circolare e in misura nettamente superiore a quanto avvenuto in passato.

fonte: http://comunivirtuosi.org

I birrifici più sostenibili ritornano alla bottiglia riutilizzabile

Il riuso è una delle strategie più efficaci per ridurre il consumo di risorse, i rifiuti, il littering e le emissioni di Co2, anche per gli imballaggi. I produttori artigianali di birra stanno rivalutando il sistema del vuoto a rendere con il riutilizzo delle bottiglie di vetro. In Oregon così come in Bretagna ci si sta organizzando in tal senso.




















The Oregon Beverage Recycling Cooperative (OBRC), che già gestisce nello stato un programma di deposito su cauzione per gli imballaggi a perdere , ha recentemente annunciato la partenza di un programma che reintroduce il sistema di refill per le bottiglie in vetro di birra. Il programma coinvolge alcuni birrifici artigianali locali.
L’Oregon è stato il primo stato americano ad introdurre il deposito su cauzione per i contenitori di bevande in vetro, plastica e lattine nel lontano 1971 per incrementare il riciclo.
A partire dal 2018 il cauzionamento interesserà tutti i contenitori per bevande eccetto liquori, vino e latticini.
Con aprile 2017 il deposito di 5 cent verrà portato a 10 cent, in linea con quello del Michigan, uno degli 11 stati americani ad avere adottato un Bottle Bill allo scopo di incrementare l’intercettazione dei contenitori per il riciclo. Il raddoppio del deposito è stato deciso per incrementare il tasso di intercettazione che è rimasto sotto l’80%.



















Con un organico di 275 dipendenti e un budget annuale di 34 milioni di dollari, OBRC gestisce in tutto lo stato la raccolta e l’avvio al riciclo di tutti i contenitori per bevande, dal vetro, all’alluminio alla plastica. Questa posizione, come evidenziato dalla stessa cooperativa, facilita l’attuazione di un programma di refill che sarà completato entro due anni. In primo luogo OBRC può infatti contare sulle relazioni già consolidate con tutta la filiera della birra tra birrifici, distributori, rivenditori.
Poi ci sono anche altri interlocutori e le strutture che già lavorano con la cooperativa per la gestione del deposito su cauzione da poter essere coinvolte nel programma : dal network di BottleDrop (i depositi che gestiscono stoccaggio e rimborsi dei contenitori) alla flotta di camion che opera nello stato. Inoltre la cooperativa già dispone di strutture che possono ospitare impianti di lavaggio.
L’industria artigianale della birra in Oregon si avvia con questo programma di riutilizzo a sostenere il Bottle Bill e a compiere un importante passo avanti nella gestione responsabile delle risorse” ha dichiarato John Andersen, presidente di OBRC. Il programma potrebbe raggiungere un numero di adesioni interessanti se si considera che le vendite di birra artigianale costituiscono in Oregon, rispetto a qualsiasi altro stato, la quota maggiore del mercato totale della birra. Per di più oltre il 22% di tutta la birra bevuta in Oregon viene prodotta nello stato e solamente nell’area metropolitana di Portland, si contano più di 100 birrifici.
Attualmente OBRC sta lavorando alla creazione di una rete di centri BottleDropstandalone” adatti a gestire le bottiglie riutilizzabili che sono più pesanti e robuste di quelle monouso. L’iniziativa partirà con una prima fase pilota che interesserà solamente le bottiglie più grandi e alcuni birrifici ma che arriverà a movimentare sino a due milioni di bottiglie all’anno.

SERVONO OBIETTIVI DI RIUSO OBBLIGATORI PER LEGGE
I programmi di refill sono oggi una rarità negli Stati Uniti nonostante il sistema fosse ampiamente in voga nei primi decenni del XX secolo. Il Container Recycling Institute  (CRI) ha registrato il graduale declino dei sistemi di refill sin dal 1947 quando l’86% del mercato della birra e il 100% del mercato delle bibite si serviva di bottiglie riutilizzabili. Nel 1998 il mercato era già sceso al 3,3 % del mercato della birra e allo 0,4% del mercato dei soft drink. Tuttavia, come ha rilevato il CRI, ci sono misure economiche come il deposito su cauzione che permettono al sistema riutilizzabile  di competere con il consumo a perdere dei contenitori di bevande. Questa tesi viene ripresa anche da Reloop la piattaforma europea che promuove il riuso e l’economia circolare. Nello studio Policy Instruments to Promote Refillable Beverage Containers prodotto da Reloop vengono individuati tre strumenti legislativi che, se applicati in tandem, possono promuovere il sistema refill per le bottiglie : 1) deposito su cauzione obbligatorio; 2) applicazione di “green levies” oppure contributi ambientali  per la gestione del fine vita degli imballaggi; 3) determinazione di obiettivi di riutilizzo da perseguire per l’industria.
La piattaforma Reloop insieme a Environmental Action Germany (Deutsche Umwelthilfe – DUH), all’European Association of Beverage Wholesalers (CEGROBB) e all’Association of Small and Independent Breweries in Europe (S.I.B.) hanno presentato un position paper congiunto per rafforzare il ruolo che i sistemi di riutilizzo possono giocare, anche all’interno del pacchetto per l’economia circolare. Secondo i promotori del position paper è necessario che vengano definiti degli obiettivi vincolanti di riduzione dei rifiuti che, oltre a ridurre il consumo di risorse, hanno la potenzialità di innescare misure di prevenzione come, ad esempio, il riuso anche per il packaging. Senza dimenticare l’erogazione della birra alla spina con fusti riutilizzabili e approvvigionamento possibilmente a corto raggio.
Per i promotori, inoltre, la produzione annuale procapite di rifiuti da imballaggio dovrebbe scendere a 120 kg nel 2025 e 90 kg nel 2030. Ad oggi il consumo di imballaggi si attesta su una media europea di 160 kg con l’Italia in cima alla classifica con oltre 200 Kg procapite!. Per raggiungere questi obiettivi è necessario cambiare il sistema di calcolo separando gli obiettivi di riuso da quelli di riciclo. L’attuale obiettivo aggregato non garantisce il rispetto della gerarchia europea per la gestione dei rifiuti da parte delle aziende che “saltano” le opzioni ambientalmente più sostenibili come prevenzione e riuso (al primo posto della gerarchia)  e focalizzano il riciclo che viene solamente prima delle opzioni termovalorizzazione e discarica. 

Continua

fonte: http://comunivirtuosi.org