Che fine fanno computer, telefonini e televisori quando non li usiamo più? Come vengono smaltite le loro componenti più tossiche? E quanti di questi apparecchi possono essere recuperati almeno in parte? Queste le domande da cui è partito oggi Eta Beta, il programma radiofonico di Radio Rai 1 dedicato ai fermenti innovativi che investono la società.
La nuova puntata fa incursione nel mondo
dell’economia circolare affrontando uno dei temi su cui si stanno
scatenando oggi startup, aziende e ricerca: la seconda vita dei rifiuti tecnologici. Partendo dai recenti dati del report Remedia, il Sistema Collettivo italiano che gestisce i Raee, il conduttore, Massimo Cerofolini, e il direttore di Rinnovabili.it, Mauro Spagnolo,
hanno ricostruito il quadro nazionale, portando alla luce alcune delle
migliore pratiche innovative in tema di rifiuti tecnologici e non solo. “Il
quadro è estremamente positivo, ancora una volta la nostra bisfrattata
Italia si riconosce come paese dell’eccellenza in campo ambientale.
Basti pensare che nel 2016 rispetto al 2015 la raccolta dei rifiuti
elettronici è cresciuto del 68%”, spiega Spagnolo.
Un virtuosismo a cui oggi la ricerca italiana collabora a tempo pieno. Ne è un esempio ROMEO (Recovery
Of MEtals by hydrOmetallurgy) tecnologia brevettata dall’ENEA per
recuperare materiali preziosi, tra cui oro e argento, da rifiuti di
apparecchiature elettriche ed elettroniche. L’innovativo processo si
affida all’idrometallurgia e grazie alla sua flessibilità e scalabilità
può essere utilizzato per il recupero di materiale da piccole quantità
di rifiuti e da diverse matrici come monitor, catalizzatori e lampade.
Un progetto fondamentale nell’ottica dello sfruttamento della cosiddetta urban mining,
la miniera urbana nascosta negli apparecchi elettrici ed elettronici
che impieghiamo ogni giorno. Una volta giunti a fine vita, questi
dispositivi possono essere trattati come rifiuti e costituire come tali
un rischio ecologico se dispersi nell’ambiente, o essere considerati una
risorsa ed entrare pertanto nella filiera dell’economia circolare. Solo
prendendo in considerazione l’attività svolta da Remedia, lo scorso
anno abbiamo risparmiato 24 milioni di euro nelle importazioni di
materie prime attraverso il riciclo di RAEE.
Una lezione che ha imparato bene anche
l’industria. Da queste premesse, infatti, è nata in Sicilia la prima
centrale per il trattamento dei tubi catodici della tv.
Fino a ieri i vecchi televisori venivano disassemblati con operazioni
per lo più manuali che permettono però il recupero solo di una parte del
vetro cono. L’impianto siciliano, dal consorzio Raecycle, grazie ad un brevetto made in Italy permette di recuperare completamente i dispositivi, ricavando materie prime a valore.
Non sempre, però, il riciclo dei vecchi
apparecchi è la prima soluzione da mettere in campo. In un’epoca di
sfrenato usa e getta e obsolescenza programmata, un prodotto non più
funzionante ha un solo destino: essere buttato. A meno che non vi
imbattiate nei Restarter, comunità di riparatori
volontari che attraverso il web condividono gratuitamente le loro
conoscenze. In Italia esistono già cinque gruppi attivi,
a Milano, Torino, Firenze, Aosta e in provincia di Cuneo. S’incontrano
sui social o attraverso eventi reali – i Restarter party – durante i
quali le persone più competenti aiutano gli altri a riparare i loro
oggetti elettrici ed elettronici guasti o mal funzionanti.
C’è chi poi è voluto andare anche oltre. Parliamo del progetto RI-GENERATION di Astelav, che come fa intuire il nome, si occupa della rigenerazione di lavatrici e lavastoviglie dismesse. L’iniziativa prevede di rimettere in funzione i RAEE, per poi poterli rivendere a condizioni vantaggiose. Il primo negozio del progetto ha aperto da poco a Torino.
fonte: www.rinnovabili.it