I dati raccolti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale, derivati dalle osservazioni di circa 1100 stazioni di
monitoraggio
La notizia di un gigantesco iceberg da mille miliardi di tonnellate di ghiaccio,
distaccatosi dall’Antartide per andare a sciogliersi nell’oceano, è
rimbalzata sui media di tutto il mondo – italiani compresi – come un
sussulto della coscienza collettiva di fronte all’avanzata dei
cambiamenti climatici. L’evento sensazionale, per quanto sideralmente
lontano dalle nostre comode case, scala le classifiche dei rotocalchi
rischiando però di alimentare un disdicevole equivoco: i cambiamenti
climatici non sono un fenomeno lontano, ma incidono già oggi sulla
nostra vita. Cambiando anche il clima italiano, dove anzi il
riscaldamento corre più veloce della media globale.
Ancora una volta a fornirne la più accurata testimonianza è l’Ispra, attraverso il rapporto Gli indicatori del clima in Italia nel 2016,
pubblicato in questi giorni. I dati raccolti dall’Istituto superiore
per la protezione e la ricerca ambientale, derivati dalle osservazioni
di circa 1100 stazioni di monitoraggio meteoclimatico sparse per il
Paese, mostrano che in Italia «il 2016 è stato il sesto anno più caldo
dall’inizio delle osservazioni», mentre per il mondo nel suo complesso
«nel 2016, per il terzo anno consecutivo, la temperatura media annua
globale ha segnato il nuovo record».
Con una differenza importante: in media, sulla terraferma del mondo
l’anomalia della temperatura rispetto al valore normale 1961-1990 è
stata di +1.31 °C, mentre nel nostro Paese il termometro del
riscaldamento globale ha segnato +1.35 °C. L’Italia bolle già più del resto del mondo.
Lo stesso si può dire osservando la temperatura superficiale dei mari
italiani, dove l’Ispra segnala «un’anomalia media di +0.99°C rispetto
al periodo di riferimento 1961-1990», con il 2016 che si colloca dunque
«al 4° posto della serie, dopo il 2015, il 2012 e il 2014». L’incedere
dei cambiamenti climatici oscilla, ma avanza inesorabile su terra e
mare, con peculiarità che variano in base a stagione e latitudine.
«La stagione invernale – spiega infatti l’Ispra – è stata quella con
anomalia termica più marcata, con un valore medio nazionale di +2.15°C.
Tutti i mesi del 2016 sono stati più caldi della norma, ad eccezione di
ottobre al Nord. Il mese più caldo rispetto alla norma è stato dicembre
al Nord (+2.76°C), febbraio al Centro (+3.02°C) e aprile al Sud e sulle
Isole (+2.99°C)».
Le conseguenze in termini di siccità e bombe d’acqua sono già
evidenti. «Nel 2016 non sono mancati eventi di forte intensità, anche
prolungati, come quelli che hanno colpito la Liguria e il Piemonte nella
terza decade di novembre. Tuttavia, la caratteristica più rilevante del
2016 è stata forse la persistenza di condizioni siccitose», con «le
precipitazioni cumulate annuali del 2016 in Italia sono state
complessivamente inferiori alla media climatologica del 6% circa», con
un incredibile record di giorni asciutti – ovvero con precipitazione
inferiore o uguale a 1 mm – registrato a Capo Bellavista (NU) con 334
giorni. Quasi un anno senza pioggia.
Questi sono gli effetti dei cambiamenti climatici già arrivati a
incidere sul territorio e la vita del nostro Paese, e altri seguiranno,
inevitabili. Ciò che possiamo (e dobbiamo) ancora fare è invece
limitarne gli effetti negativi investendo da una parte nella resilienza
dei territori, dall’altra riducendo le emissioni di gas serra in modo da
non alimentare più il riscaldamento globale. Su questo punto rimane
ancora molto da lavorare per l’Italia, dato che anche nell’ultimo anno
le emissioni di CO2eq nazionali sono tornate a crescere (+9,7 milioni di tonnellate), nonostante gli impegni internazionali siglati.
fonte: www.greenrport.it