Il glifosato,
l’erbicida più velenoso al mondo (e anche il più diffuso), può e deve
avere delle alternative. Potente diserbante brevettato dalla
multinazionale Monsanto Company e oggi di libera produzione, il
glifosato è stato classificato come probabile cancerogeno dallo Iarc,
l’Agenzia di ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, e si trascina con sé tutta una serie di buone ragioni per cui
varrebbe la pena abbandonarlo.
In
una catena che pare non avere una fine, il glifosato si rivela
pericoloso non soltanto per gli agricoltori che lo utilizzano e per le
persone che vivono nei pressi di campi coltivati, ma molto probabilmente
anche per noi consumatori di cibi che potrebbero contenerne traccia.
Ma è davvero lontana l’ipotesi che
questo diserbante chimico e altri prodotti fitosanitari pericolosi per
l’ambiente possano essere superati da nuove tecnologie? Bio-tecnologie basate su funghi, batteri
ma anche una rimodulazione dei giardinieri e una loro una maggiore
professionalità e responsabilità potrebbero aprire nuove strade
decisamente più rispettose anche nei confronti della nostra salute. Vediamo insieme cos’è nello specifico il
glifosato, gli studi che ne dimostrano la pericolosità e le possibili
alternative proposte da Giardinieri BioEtici, un marchio nato nel 2015
mettendo insieme l’esperienza di diversi giardinieri e sperimentando alternative ai metodi “convenzionali” e all’uso dei diserbanti.
Cos’è il glifosato

Il glifosato, o glifosate,
in inglese glyphosate (N-(fosfonometil)glicina, C3H8NO5P), è un analogo
aminofosforico della glicina, inibitore dell’enzima 3-fosfoshikimato
1-carbossiviniltransferasi (EPSP sintasi). Ciò vuol dire che è una
molecola simile all’amminoacido glicina, ma modificata con un gruppo a
base di fosforo.
È generalmente noto come erbicida totale, cioè non selettivo,
che viene assorbito per via fogliare (prodotto sistemico), ma poi
“traslocato” in ogni altra posizione della pianta. È per questo che il
glifosato ha la caratteristica principale di essere in grado di devitalizzare anche gli organi di conservazione ipogea delle erbe infestanti, come i rizomi.
L’assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, e il disseccamento della vegetazione è visibile in genere dopo 10-12 giorni. Il glifosato fu scoperto nel 1950 dal
chimico Henry Martin che lavorava per la svizzera Cilag, ma non fu
oggetto di pubblicazione. Solo negli anni ‘70 i chimici della Monsanto
Company ne scoprirono le proprietà in modo indipendente.
Oggi è utilizzato in 130 Paesi
e l'Environmental Protection Agency (EPA) ha stimato solo negli Stati
Uniti un impiego di 750milioni di chilogrammi di glifosato nell’annata
2006/2007. Oltre che in agricoltura, il glifosato e i formulati
commerciali contenenti glifosato sono diffusi in ambienti urbani e
domestici. È utilizzato da molte amministrazioni comunali per la pulizia
dei margini stradali, delle massicciate ferroviarie e del verde
pubblico ed è presente anche in prodotti da giardinaggio e per
l’hobbistica. Secondo dati parziali dell'Agenzia Regionale per la
Protezione dell'Ambiente del Veneto (ARPAV), ad esempio, si sa che nel
2007, nella sola provincia di Treviso sono stati impiegati 55mila chili
di glifosato.
In Italia la sostanza, monitorata solo
in Lombardia, è stata trovata nel 68,2% dei punti delle acque
superficiali e il metabolita AMPA nel 92% dei punti, quasi sempre in
concentrazioni superiori ai limiti (ISPRA, 2013). Glifosate e AMPA sono
le sostanze che determinano il maggior numero di superamenti degli
Standard di Qualità Ambientale (SQA) nelle acque superficiali: AMPA in
70 punti, corrispondenti al 79,5% del totale, Glifosate in 37 punti, 42%
del totale.
Qui di seguito il grafico con la
frequenza di superamenti degli Standard di Qualità Ambientale (SQA) di
pesticidi nelle acque correnti (ISPRA, 2013):

13 ragioni per andare oltre il glifosato
Perché bisogna trovare un’alternativa al glifosato? Ci sono almeno 13 buone ragioni per abbandonare questa tecnologia:
1) Si tratta di un diserbante non selettivo, per cui, in totale contrapposizione con il giardinaggio bioetico - che tutela la biodiversità e guida le consociazioni tra vegetali, microrganismi, insetti e animali - risulta tossico
per ogni specie vegetale, riuscendo a devitalizzare ogni tipo di
pianta. In pratica, un enzima chiave della fotosintesi clorofilliana
viene “disattivato”, così come il processo vitale di tutte le piante.
Nel 2001 la Monsanto ha ri-registrato il Glifosato come “anti biotico”,
cioè come fitofarmaco “anti vita”.
2) Il glifosato è una molecola di sintesi,
registrata e di proprietà della multinazionale Monsanto fino al 2001
quando è diventata di libero utilizzo. Questa azienda non ragiona per il
bene comune ma per il profitto e sta portando avanti una politica
globale di trasformazione agricola che integra OGM, diserbanti,
fitofarmaci, meccanizzazione. La Monsanto, lo sappiamo, ha migliaia di
cause legali per danni ambientali, alterazione di dati scientifici e
lobbing.
3) La Monsanto è la principale produttrice mondiale del diserbante “Roundup” e produce il 90% dei semi geneticamente modificati
a livello mondiale. È stata produttrice un tempo degli ormai fuorilegge
DDT e dell'Agente Orange durante la guerra del Vietnam.
Il suo uso intensivo in agricoltura è collegato alla sementi geneticamente modificate (OGM) di soia, mais e colza, il cui DNA è stato alterato per renderli resistenti all’erbicida, che quindi può essere applicato in dosi sempre più elevate, accumulandosi com’è ovvio nel prodotto finale. Soia, mais e colza OGM sono ampiamente impiegati come mangimi per animali. Anche in questo modo, sostanze come il glifosato entrano inevitabilmente nella catena alimentare.
Il suo uso intensivo in agricoltura è collegato alla sementi geneticamente modificate (OGM) di soia, mais e colza, il cui DNA è stato alterato per renderli resistenti all’erbicida, che quindi può essere applicato in dosi sempre più elevate, accumulandosi com’è ovvio nel prodotto finale. Soia, mais e colza OGM sono ampiamente impiegati come mangimi per animali. Anche in questo modo, sostanze come il glifosato entrano inevitabilmente nella catena alimentare.
4) Il glifosato comporta gravi danni alla salute umana:
irritazioni intestinali, indebolimento del sistema immunitario,
cefalee, danni agli occhi, tumori, sterilità maschile, leucemie,
deformazioni fetali. Il glifosato è, inoltre, il fitofarmaco che fa
segnalare più casi al mondo di intossicazione tra gli utilizzatori
professionali.
5) Si sta cominciando a documentare sviluppo di piante spontanee resistenti al glifosato, in particolare varietà di lolium. Ciò a dimostrazione del fatto che questa tecnologia verrà presto superata dallo sviluppo stesso delle piante spontanee.
6) Questo genere di tecnologie,
economiche ed immediate, unite a soluzioni pronto effetto negli
allestimenti del verde, a concimi dopanti, meccanizzazione spinta,
massiccio uso di fitosanitari distrugge la professionalità di veri
giardinieri e riduce la necessità di conoscere e rispettare l'andamento
climatico, i cicli delle piante, la qualità delle realizzazioni (dal
progetto alla scelta dei materiali).
7) Tutti gli habitat naturali terrestri e
acquatici caratterizzati da piante vascolari che si trovano nelle
vicinanze dei campi irrorati possono essere danneggiati e contaminati
dal glifosato. Residui vengono frequentemente ritrovati negli alimenti e
nell'ambiente ed è tra le sostanze maggiormente diffuse nelle acque superficiali.
8) Anche la biodiversità del suolo (batteri, funghi, detritivori) viene gravemente danneggiata, con ripercussioni negative sulla funzionalità dell’ecosistema.
9) Nell'ambiente agricolo, il glifosato influenza negativamente un certo numero di specie che sono predatori benefici di parassiti
delle colture. In uno studio sperimentale l'esposizione al Glifosate ha
ucciso più dell’80 per cento delle popolazioni di coleotteri predatori e
il 50% di vespe parassitoidi, coccinella e afidi predatori (Hassan et
al., 1988).
10) Il glifosato può essere presente
nell’ambiente durante tutto il periodo di foraggiamento determinando
un’elevata esposizione delle api. Essendo persistente e cumulativo può accumularsi nel nettare e negli altri prodotti vegetali utilizzati dalle api.
11) Nell'ambiente, il glifosato può
persistere legandosi alle particelle del suolo e, a seconda della
composizione chimica del suolo stesso, può contaminare le falde
acquifere sotterranee e le acque di superficie.
12) Il glifosato è tra i prodotti più segnalati come causa di avvelenamento accidentale. In questo documento
trovate le differenze tra dichiarazioni dei produttori sul Glifosate e
ricerche indipendenti (dati da: Buffin & Jewell, 2001).
13) Il glifosato è tossico a dosi minime e gli esseri umani sono regolarmente esposti a piccole quantità
di residui di glifosate in alimenti di prima necessità come pane,
cereali o lenticchie. Residui di glifosato nei cereali sono aumentati
recentemente a causa della crescente pratica di essiccazione prima del
raccolto. L’USDA (US Department of Agriculture) nel suo riepilogo
annuale 2011 ha pubblicato i dati sui residui di glifosato rinvenuti
negli alimenti negli Stati Uniti: nei campioni di soia destinati
all’alimentazione umana è stato trovata nel 90,3% dei campioni mentre
AMPA, suo prodotto di degradazione, nel 95,7% .

Eppure la Monsanto dice che…
La molecola di degraderebbe velocemente
senza troppi problemi. Il RoundUp sarebbe poco pericoloso per la salute
umana, non è cancerogeno, non causa danni al sistema riproduttivo, ma è
mortale per tutte le forma di vita vegetale, comprese le api che entrano
in contatto con piante trattate entro 48 ore, i lombrichi, le forme di
vita acquatiche.
Il prodotto che la Monsanto dichiara “rapidamente degradabile”
è stato smentito da diversi studi, riassunti dalla nota ISPRA: si
tratta sia studi mirati che di studi comparativi statistici che ci
avrebbero dovuto portare almeno ad un ragionevole dubbio sui rischi del
Glifosato e quindi ad applicare il principio di precauzione ed avviare
studi indipendenti mirati.
Le alternative al glifosato e al diserbo chimico

La Commissione Europea dovrebbe decidere – speriamo a breve – di dire stop alla vendita dell’erbicida Roundup
in Italia e in tutta l’Unione europea. Intanto noi cittadini possiamo
già stabilire di fare a meno dei prodotti a base di glifosato per
eliminare le erbacce negli orti e nei giardini.
Dal 2015 esiste un marchio dal nome di Giardinieri BioEtici
che si batte per trovare alternative all'uso dei diserbanti e mirare
alla loro massiccia riduzione e che organizza anche corsi di formazione
sul tema e offre consulenza professionale a privati e ad amministrazioni
pubbliche che vogliano alternative al glifosato.
Tecniche agronomiche contro le erbe indesiderate
Erbe spontanee accettasi! Il diserbo
chimico riduce la necessità di conoscere e rispettare l’andamento
climatico, i cicli delle piante, la qualità delle realizzazioni, ma il
verde però può essere progettato in modo da ridurre al minimo gli spazi
liberi per la proliferazioni di piante non desiderate. Per esempio, con
la previsione e la messa in opera della pacciamatura si forma un’alternativa efficace e durevole al diserbo. La tecnica è insomma inserire l'uso di piante tappezzanti per poi avere spazi altrimenti “pericolosamente” liberi e colonizzabili dalle erbe spontanee.
Uso di mezzi meccanici contro le erbe indesiderate
Le lavorazioni meccaniche e il rispetto
dei tempi di impianto, semina, trasemina possono governare prati e
aiutarci a preparare i fondi con pochi semi (falsa semina, sovescio). È
sempre possibile nei piccoli spazi la scerbatura, che
riguarda la ripulitura a mano di un campo dalle erbacce, o l’uso di
sarchiatori, grufolatori o zappe a mano. Lavorazioni meccaniche del
terreno, arature e la stessa altezza di taglio dei tosaerba possono
essere organizzate per combattere le erbe non desiderate. La pulizia
delle pavimentazioni può essere fatta con un decespugliatore o delle spazzolatrici a filo metallico.
Utilizzo di acidi contro le erbe indesiderate
I Giardinieri BioEtici hanno messo alla prova due diversi tipi di acido: quello acetico e quello pelargonico.
Il vantaggio degli acidi è che si spruzzano con la pompa e colpiscono
immediatamente, per contatto e il loro effetto è quindi veloce ma non
vengono traslocati alle radici, inoltre danneggiano tutte le piante che
colpiscono ed eventualmente altri esseri e materiali suscettibili alla
corrosione. L’acido acetico cambia l’acidità del terreno, per cui c’è il
rischio di rendere la vita difficile a nuove piante. L’acido
pelargonico si degrada velocemente e la sua origine naturale (estratto
dal geraneo, pelargonium spp.) lo certifica.
I costi però sono un po’ più elevati alti rispetto al prodotto chimico ed è sempre necessario programmare una serie di interventi per eliminare completamente le erbe infestanti che sono in grado di ripartire da gemme basali o stoloni.
I costi però sono un po’ più elevati alti rispetto al prodotto chimico ed è sempre necessario programmare una serie di interventi per eliminare completamente le erbe infestanti che sono in grado di ripartire da gemme basali o stoloni.
Pirodiserbo contro le erbe indesiderate
Il pirodiserbo è il diserbo tramite
fiamma: la fiamma ha origine dalla combustione di GPL e viene passata
velocemente per scottare e non bruciare le piante da trattare facendo
esplodere le membrane cellulari con una lessatura visibile in pochi
minuti. Anche in questo caso è sempre necessario programmare una serie
di interventi per eliminare del tutto le erbe infestanti che sono in
grado di ripartire da gemme basali o stoloni.

Il
pirodiserbo, inoltre, ha anche il potere di ridurre funghi, muffe e
batteri, riducendo anche eventuali cattivi odori da deiezioni animali.
Altre alternative al diserbo abbiamo i Giradinieri BioEtici le spiegano in questo video:
Giardinieri BioEtici non è un’associazione di categoria ma un marchio di qualità che offre formazione e promozione, da conseguire tramite selezione ed esame di conferma dopo un anno. L'accesso al marchio facilita la collaborazione con gli altri membri certificati per creare una rete di lavoro e di scambio tra pari impegnati a vivere questo mestiere con principi etici.
fonte: www.greenme.it