La sinergia tra impianti del territorio (Lonzi e
Scapigliato) permette di operare in modo sostenibile, e avviare a
riciclo il 25-30% dei materiali conferiti
Il 10 settembre per Livorno resterà per sempre una data tragica.
L’alluvione che ha disastrato interi quartieri della città e ucciso otto
persone, lasciandone tantissime altre senza una casa, non dovrà mai
essere dimenticata. Fondamentale è ora saper gestire il dopo, superare
l’emergenza e porre le basi per far sì che anche in caso di condizioni
climatiche (sempre meno) “eccezionali” si sia in grado di affrontarle
nel migliore dei modi possibili: un aspetto entro il quale rientra
appieno anche la gestione dell’ingente quantità di rifiuti che si
vengono a creare in seguito a una calamità naturale.
Nel post-alluvione a Livorno tutti avranno notato la quantità di
rifiuti che si sono dovuti accumulare in varie zone della città, zuppi
di fango (come si vede nella foto a fianco, ndr). Migliaia di
tonnellate di rifiuti ingombranti (mobili, materassi, letti, divani,
etc), Raee (Rifiuti elettrici ed elettronici), vestiti, oggetti di ogni
tipo, giocattoli. Anche la gestione di questi rifiuti non è affatto
banale, come non lo è tutto il resto. Averli stoccati nelle varie zone
della città ritenute più idonee è stato solo il primo passo. Il secondo è
stato quello di individuare chi potesse gestirli in modo corretto:
serviva e serve una piattaforma in grado di selezionare questi rifiuti
(urbani e speciali) in modo da poter trattare e inviare in discarica
tutto ciò che non è recuperabile – come previsto per legge, in quanto
non si possono portare all’impianto i rifiuti “tal quali” non si possono
–, e avviare a riciclo quello che invece lo è.
A Livorno dal 1997 è attivo il selezionatore della Lonzi Metalli di
via del Limone che, in base al contratto in essere con Aamps Spa, ha
così ricevuto rifiuti ingombranti alluvionati, per un quantitativo pari a
150-200 tonnellate al giorno. Tra questi rifiuti c’è di tutto, e per
far fronte all’emergenza (e vista la particolarità del rifiuto
ingombrante) sono state dedicate alle operazioni due baie specifiche
dove, a seconda della qualità merceologica dei rifiuti, questi sono
stati sottoposti a una cernita e seguente triturazione, oppure inviati
all’impianto di selezione: la percentuale di recupero fino ad adesso
stimata è del 25-30% sul totale dei rifiuti conferiti (metallo e
materiale legnoso).
Nei primi 10 giorni circa successivi all’alluvione i rifiuti
ingombranti derivati dalla calamità e conferiti all’impianto Lonzi
Metalli ammontano a oltre 600 tonnellate. I rifiuti quali sfalci e
potature sono stati portati da Avr all’impianto di Guidonia, vicino
Roma. La discarica utilizzata da Lonzi è invece quella di Scapigliato
(Rosignano), di proprietà della Rea Impianti.
Grazie a questa capacità di fare rete sul territorio creata vent’anni
fa, almeno da questo punto di vista Livorno è riuscita (sta riuscendo) a
gestire in modo ottimale la situazione, anche dal punto di vista della
sostenibilità ambientale. Non solo perché i rifiuti (i nostri) hanno
così dovuto percorrere pochi chilometri, non solo perché almeno il
20-30% si è potuto avviare a riciclo, ma anche perché così sappiamo
anche esattamente dove i (nostri) rifiuti sono stati trattati e smaltiti
in modo trasparente. Una cosa non banale nel nostro Paese. Oggi più che
mai appare chiaro come avere impianti che gestiscono rifiuti sia una
ricchezza per un territorio: la loro assenza infatti non migliora la
gestione della spazzatura, ma la sposta solo altrove – con aggravio di
inquinamento da trasporto e costi.
fonte: www.greenreport.it