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Aamps, compostaggio condominiale: via al progetto ecologico

 











Compostiere gratuite e realizzate in plastica riciclata che potranno essere richieste da tutti coloro interessati a produrre compost di qualità. Prevista una riduzione della 

Livorno - AAMPS: Centro del riuso creativo… si parte!

 

Si chiama “EVVIVA” ed il Centro del riuso creativo che ha aperto ufficialmente i battenti alla città di Livorno in via Cattaneo 81 nel quartiere La Rosa 

All’inaugurazione erano presenti per il Comune di Livorno Giovanna Cepparello, assessore all’Ambiente, Andrea Raspanti, assessore al Sociale, Raphael Rossi e Raffaele Alessandri, rispettivamente Amministratore Unico e Direttore Generale di AAMPS, Riccardo Bargellini della coop. “Brikke Brakke” e in rappresentanza delle tante associazioni e cooperative locali che hanno ottenuto in gestione la nuova struttura posizionata accanto al Centro di raccolta dei rifiuti.

“Grazie alle competenze espresse dai nostri uffici e quelli di AAMPS – commenta Cepparello – abbiamo concluso un iter amministrativo particolarmente complesso mettendo insieme numerose cooperative e associazioni che sul nostro territorio si occupano di riutilizzo e recupero di materia e solidarietà. Siamo finalmente giunti al traguardo e possiamo regalare alla città un servizio che valorizza lo scarto come risorsa utile a vivere un’esperienza creativa ed educativa nel rispetto dell’ambiente. Buttare un oggetto apparentemente inutile – continua Cepparello – è un gesto quotidiano che si compie ancora con troppa naturalezza. In realtà possiamo riutilizzare molto di ciò che gettiamo, facendoci contagiare dalla cultura del riciclo e del riuso che a Livorno si sta affermando con sempre maggiore forza”.

“Il Centro del riuso creativo – aggiunge Raspanti – ha un valore anche sul fronte della solidarietà. Gli operatori saranno infatti a disposizione delle famiglie e dei soggetti meno abbienti. Più nello specifico chi ne avesse la necessità potrà chiedere la consegna a titolo gratuito di uno o più oggetti riparati e rigenerati, come il mobilio, oppure il ritiro transitorio di un oggetto/utensile da riconsegnare una volta terminato il lavoro presso il proprio domicilio/giardino”.


“Questa struttura – afferma Rossi – ci permetterà di ridurre in modo considerevole la produzione dei volumi di rifiuti solidi urbani evitando che finiscano in discarica o indirizzati a un trattamento meno sostenibile perché difficilmente riciclabili. Coglieremo anche l’obiettivo di ‘allungare’ la vita dei beni durevoli che, trovando una nuova collocazione, rendono sostenibile l’intera filiera del riuso. Tutto questo in una struttura pubblica gestita da un insieme di associazioni e cooperative ben rappresentative del territorio a disposizione dei cittadini per avvicinarli e sensibilizzarli sull’importanza del riuso e, più in generale, sulla gestione virtuosa dei rifiuti”.

“Il nostro auspicio – spiega Bargellini – è che i livornesi frequentino il centro sia per portare oggetti di cui si vogliono disfare potenzialmente rigenerabili sia per partecipare ad attività ed eventi di valenza culturale e sociale che periodicamente andremo a realizzare. “Dudadé” sarà il contenitore che raccoglierà tutte queste iniziative a partire dalla primissima mostra, coordinata dalla cooperativa sociale “Brikke Brakke”, che ha coinvolto dieci creativi e designer che operano sul territorio livornese e che hanno rielaborato creativamente dieci armadi con scrittoio degli anni ‘60 donati per l’occasione da Arianna e Francesca Orlandi”.

La coop. sociale “Brikke Brakke”, in parternariato con “Arci Livorno”, ass. “Ippogrifo”, “Fondazione Caritas”, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”, invita i cittadini a visitare la mostra ed informa che è attiva la pagina facebook del Centro del riuso creativo dove si potranno visionare tutti gli oggetti donati, rigenerati e messi in vendita, avere informazioni sugli eventi in programma oppure chiedere informazioni sulle varie attività.

Giorni/orari di apertura al pubblico: dal martedì al sabato dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00 (la consegna del materiale potrà avvenire fino alle 17.00).


fonte: www.aamps.livorno.it


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Aamps Livorno. Centro del riuso: ultimati i lavori e affidata la gestione del servizio

 

La struttura presente in via Cattaneo sarà presto aperta alla cittadinanza. Importanti benefici per l’ambiente e non solo.


Disfarsi di un bene usato, come un mobile ammaccato, un elettrodomestico rumoroso oppure un tappeto sfilacciato, sarà presto ancora più facile per i livornesi ed assumerà una particolare valenza non solo ambientale ma anche economica e sociale.

I lavori per la costruzione del primo Centro del riuso in via Cattaneo sono da poco terminati e si è resa disponibile una superficie coperta complessiva di 690 mq. Di questi 275 mq. saranno destinati all’esposizione interna dei beni riutilizzabili, 150 mq. all’esposizione esterna e la restante superficie verrà destinata ai laboratori didattici e a quelli per la riparazione delle biciclette, dei mobili, degli abiti-tessuti e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

I cittadini potranno accedere alla struttura sia per la consegna dei beni sia per visitare le aree espositive e acquistare prodotti. Le famiglie socialmente svantaggiate, che verranno segnalate dai servizi sociali dell’amministrazione comunale, potranno chiedere i beni riutilizzabili e riceverli in dono. Nello spazio “biblioteca degli oggetti” saranno rese disponibili varie attrezzatture che potranno essere chieste e riportate dopo l’uso.

Ad occuparsi della gestione del nuovo Centro del riuso sarà un pool di associazioni e cooperative sociali individuato da AAMPS a seguito di un bando pubblico: coop. “Brikke Brakke” (capofila), Arci Livorno, ass. Ippogrifo, Fondazione Caritas, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”.

Si tratta di soggetti con esperienze e attitudini diversificate il cui progetto, con il supporto di personale qualificato (17 soci lavoratori, 5 soci volontari), punta a cogliere i seguenti obiettivi:
ridurre la quantità dei rifiuti promuovendo il riutilizzo dei beni e prolungandone il ciclo di vita oltre le necessità del primo utilizzatore
sostenere la cultura del riuso dei beni a vantaggio della tutela ambientale e della solidarietà sociale
educare e sensibilizzare al superamento della cultura dell’«usa e getta»
consentire alle fasce più deboli di ottenere gratuitamente una certa quantità di beni usati ma ancora funzionanti

“Siamo molto soddisfatti – commenta Raphael Rossi, amministratore unico di AAMPS – per aver portato a termine il percorso di affidamento di un importante servizio pubblico a favore della collettività e dell’ambiente. Con l’assessorato all’Ambiente del Comune di Livorno puntiamo a ridurre progressivamente i volumi dei rifiuti solidi urbani con varie iniziative e azioni concrete. Il nuovo Centro del riuso permetterà che ingenti quantitativi di beni vengano riutilizzati e si eviterà che diventino rifiuti destinati a trattamenti meno sostenibili perché difficilmente riciclabili. La prevenzione e riduzione dei rifiuti – conclude Rossi – è il primo passo nella gestione degli stessi”.

Per informazioni: 800031266 (da rete fissa), 0586416348 (da rete mobile), info@aamps.livorno.it, www.aamps.livorno.it, facebook/app (“Aamps Livorno”).

fonte: www.aamps.livorno.it


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Buone pratiche, strumenti ed azioni pilota del progetto GRRinPort

Postazioni di raccolta degli oli vegetali usati prodotti sulle imbarcazioni, App per geolocalizzare le aree di raccolta dei rifiuti differenziati presso i moli e banchine dedicate al diporto a Cagliari, Livorno ed Ajaccio ed azioni pilota per lo sviluppo di metodi innovativi per il trattamento dei sedimenti portuali in un'ottica di economia circolare











Porti puliti e zero rifiuti sono gli obiettivi del progetto GRRinPORT per migliorare la qualità delle acque marine nei porti limitando l’impatto dell’attività portuale e del traffico marittimo sull’ambiente.

Il progetto, finanziato dal Programma Interreg Italia-Francia Marittimo 2014-2020, è arrivato alla seconda annualità ed insieme ai porti di Bastia e Cagliari il porto di Livorno è uno degli scenari pilota dove lo scorso 17 settembre 2020 si è svolta una iniziativa di sensibilizzazione e informazione nei confronti degli utenti portuali sulla corretta gestione degli oli vegetali usati.

L’evento è stato organizzato dalla collaborazione tra ISPRA - Centro Nazionale per la caratterizzazione ambientale e la protezione della fascia costiera, la climatologia marina e l'oceanografia operativa che ha sede a Livorno presso la Dogana d’Acqua, partner del progetto GRRinPort e il gruppo Azimut Benetti.


Durante l'iniziativa sono state consegnate agli equipaggi apposite taniche per contenere gli oli vegetali usati per alimenti prodotti sulle imbarcazioni che potranno essere conferiti a terra in un contenitore dedicato alla raccolta differenziata e lo stoccaggio di questi specifici oli vegetali.

Il contenitore, acquisito come le taniche nell'ambito del progetto GRRinPort, è stato ufficialmente consegnato da ISPRA al gruppo Azimut Benetti che si è reso disponibile a posizionarlo su una banchina, all'interno del cantiere, dove i grandi yatch sono ormeggiati per le operazioni di manutenzione e riparazione.

ll Direttore della divisione Lusven del gruppo Azimut Benetti, Riccardo Lari, ha precisato che il cantiere ha accolto molto favorevolmente questa proposta di ISPRA frutto del progetto GRRinPort, perchè è una buona pratica che può essere adottata anche dai grandi yatch dai 50 ai 100 metri che per settimane o mesi, specie in inverno, rimangono ormeggiati per lavori di manutenzione o riparazione con l'equipaggio che spesso rimane a bordo utilizzando la cucina; da qui l'importanza di un corretto smaltimento degli oli per alimenti, 
come avviene per le grandi navi ed i traghetti, evitando potenziali danni ambientali dovuti a pratiche di gestione degli oli non corrette.


 

Si auspica la diffusione di questa buona pratica, come avviene a terra per le utenze domestiche, anche per la diportistica ed alcuni porti turistici in Italia si sono già organizzati per fornire questo servizio.


La stazione di raccolta è stata posizionata all'interno del cantiere Azimut Benetti sulla banchina davanti agli yatch ed è costituita da due contenitori in polietilene ad alta densità, inseriti uno all’interno dell’altro; il contenitore esterno, di capacità pari a 800 L, funge da vasca di contenimento. Il contenitore interno, di capacità pari a 500 L, è dotato di bocca per il recupero dell'olio esausto, chiusa ermeticamente tramite un tappo a vite completo di apposita guarnizione di tenuta. Il sistema è dotato di un indicatore di livello, di sfiato e filtro anti-odore e di serratura con chiave cifrata.

La stazione è dotata di sistemi per evitare urti o ribaltamenti accidentali anche in caso di vento o piogge di forte intensità, e di pedana grigliata antiscivolo, per dare maggiore sicurezza all'utente durante il conferimento dell’olio esausto. Le taniche, di capacità pari a 1.6 L, sono dotate di griglia filtrante.

L'inquinamento delle acque, principale effetto negativo dell'attuale sistema di gestione dei rifiuti e reflui in ambito portuale, deriva anche dalla scarsa informazione e sensibilizzazione dei fruitori del porto, dalla carenza o assenza di infrastrutture di conferimento di rifiuti e reflui nei porti, ma anche dalla necessità per i fruitori di doversi adattare a regole e procedure diverse in ogni porto sia del nostro paese che in paesi diversi.

Per questo l'approccio di cooperazione transfrontaliera Italia- Francia messo in atto con questo progetto diventa importante ed eco-innovativo come hanno spiegato per ISPRA, partner del progetto GRRinPort, Andrea La Camera e Fabiano Pilato: "la finalità del progetto è anche quella di definire un set di buone pratiche per la gestione dei rifiuti e reflui nelle aree portuali e mettere insieme quelle procedure anche di "moral suasion" per sensibilizzare le utenze portuali e per agevolare i gestori delle aree portuali; buone pratiche che potranno essere estese a tutti i porti dell’area del Programma e, in prospettiva, a tutto il bacino del Mediterraneo per ottenere un riposizionamento delle strutture portuali in un contesto eco-sostenibile."

La buona pratica presentata a Livorno è già operativa nel porto di Cagliari e a breve in quello di Ajaccio e si colloca quindi tra gli obiettivi e gli strumenti del progetto dedicati allo 
sviluppo di strategie di gestione integrata e transfrontaliera dei rifiuti nei porti; tra questi la App GRRinPORT che permette di geolocalizzare le zone dei porti in cui i diportisti possono conferire i rifiuti prodotti a bordo della propria imbarcazione, sia quelli solidi urbani (carta e cartone, plastica, carta, vetro e alluminio), che quelli potenzialmente dannosi (quali spray, pile, ecc.) e di individuare gli spazi per conferire per batterie usate e filtri sporchi, oli minerali usati e anche le aree attrezzate per il conferimento delle acque reflue e di sentina.


  

In particolare come ha spiegato Daniela Spiga del Dipartimento ingegneria civile, ambientale e architettura – Università di Cagliari, nel secondo Webinar del Progetto GRRinPORT, tenutosi qualche giorno dopo l'evento di Livorno, illustrando gli obiettivi e le attività previste, per il Porto di Cagliari, la App segnalerà anche l'area attrezzata per l’aspirazione, trattamento e il convogliamento dei reflui prodotti dalle imbarcazioni da diporto; si tratta sostanzialmente di un innovativo sistema di aspirazione sottovuoto di acque nere e di un serbatoio di stoccaggio fuori terra in previsione del collettamento al sistema fognario.

Oltre a questa sono previste altre azioni pilota per migliorare nei porti la gestione dei reflui prodotti dal traffico marittimo e dall'attività portuale; è stato prodotto uno specifico Rapporto con le informazioni relative alla caratteristiche idrodinamiche e qualitative delle acque dei bacini portuali di Livorno, Cagliari e Bastia al fine di definire la qualità iniziale delle acque e di individuare eventuali condizioni di criticità sulla base dei dati pregressi disponibili.

Le informazioni raccolte sono servite nel mese di luglio 2020 per individuare nel porto di Cagliari l'area in cui verrà attuata l'azione pilota, con la simulazione di uno sversamento accidentale di inquinanti in mare in un'area attrezzata per l'utilizzo di panne in tessuto geotessile, ricavato da fibre naturali di lana a basso costo e ridotto impatto ambientale, per il contenimento e la rimozione di inquinanti rilasciati in mare. Verranno effettuati campionamenti dello stato acque prima e dopo l'applicazione delle panne geotessili per verificare il potenziale servizio che possono fornire rispetto alle classiche panne assorbenti utilizzate in caso di sversamento accidentale.

Isabella Pecorini (DESTEC - Università di Pisa) è intervenuta nel secondo Webinar per illustrare anche l'altro obiettivo del progetto dedicato allo sviluppo di strategie di gestione e trattamento dei sedimenti di dragaggio contaminati; in particolare il progetto GRRinPort sperimenta tre tecniche di trattamento dei sedimenti di dragaggio contaminati:
Lavaggio e separazione granulometrica (sediment washing, SW)
Trattamento elettrocinetico (EK)
Enhanced landfarming (EL)

La sperimentazione è stata allestita prima in laboratorio e poi in scala pilota, su 4 campioni con diverse caratteristiche chimico-fisiche e livelli di contaminazioni, prelevate dai fondali dei porti di Piombino e Livorno.

Le prove di soil washing del progetto GRRinPort sono svolte da ISPRA in collaborazione con UNIPI al fine di separare le differenti frazioni granulometriche presenti nei sedimenti (sabbia, limo, pelite). UNIPI svolgerà prove di elettrocinesi (peliti) e Landfarming (sabbie e limo) sui campioni pretrattati in soil washing.


Con l'ausilio di un video, Andrea La Camera e Fabiano Pilato (ISPRA - Sezione sperimentale per la valutazione del rischio ecologico marino costiere afferente al CN-COS, Livorno) hanno mostrato il funzionamento dell’impianto pilota di pretrattamento dei sedimenti di dragaggio contaminati prelevati dalla vasca di colmata del porto di Livorno istallata nell'area sperimentale di ISPRA a Livorno, autorizzato dalla Regione Toscana ai sensi dell'art. 211 del D.Lgs 152/06.

L'impianto pilota dopo la separazione dei sedimenti attraverso un vibrovaglio con maglie a 2 mm in diverse frazioni granulometriche (ghiaie, sabbie e peliti) ha lo scopo di "lavare" i sedimenti portuali con la tecnica del soil-washing concentrando gli inquinanti in volumi ristretti in modo da ridurre i costi di smaltimento in discarica del rifiuto e di riutilizzare le frazioni depurate per altri scopi in un'ottica di economia circolare, come ad esempio il riempimento delle due vasche di colmata che contribuiranno all'ambizioso progetto Darsena Europa nel porto di Livorno.

Presso il DESTEC- Università di Pisa è stato allestito il primo banco prova per effettuare le prove di elettrocinesi sui sedimenti marini prelevati dal porto di Piombino.

Una volta decontaminati i sedimenti possono essere riusati come materiali di recupero nei cantieri e nei manti stradali, piste ciclabili e dare quindi una possibilità di recupero della materia. Il risultato atteso, specialmente per le prove di elettrocinesi che sono ancora in corso, è quello di raggiungere livelli di decontaminazione dei metalli superiore al 90%.

fonte: http://www.arpat.toscana.it

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Economia circolare: accordo tra Scuola Sant’Anna e Area Science Park

Lo scopo è accellerare lo sviluppo di progetti congiunti tra mondo scientifico, imprese e società per favorire la salvaguardia ambientale e l’aumento di competitività dei sistemi produttivi.




Creare un network che contribuisca alla realizzazione di un’economia circolare e alla transizione verso un modello economico e sociale sostenibile dal punto di vista ambientale, sviluppando progetti congiunti. Sono gli obiettivi principali dell’accordo quadro triennale sottoscritto tra l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Area Science Park di Trieste per svolgere in maniera congiunta attività di ricerca, di supporto alle imprese e di diffusione della conoscenza sui temi dell’economia circolare. Si tratta di un obiettivo ambizioso e che, secondo i promotori, appare necessario, nella consapevolezza che una transizione non sia possibile senza avviare una collaborazione su larga scala con la comunità scientifica internazionale, con i professionisti, con i manager e con i “policy makers”, ovvero i “decisori politici”.

Da questo accordo triennale è atteso un contributo originale per sviluppare nuova conoscenza, progettare, valorizzare a livello scientifico e diffondere approcci innovativi, metodi e strumenti per rendere “circolari” quanto più possibile le organizzazioni, anche quando siano in connessione, come nel caso di filiere, di aree industriali, di distretti.

L’economia circolare è al centro delle attività condotte da docenti e ricercatori dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha tra i propri compiti la valorizzazione delle attività di ricerca interdisciplinari e l’innovazione nel campo del management, a ogni livello. In questo senso, all’interno dell’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il riferimento va al gruppo SUM (acronimo di “Sustainability Management”), che opera in connessione – per gli aspetti più legati all’innovazione – con il gruppo MAIN (acronimo di “Management dell’Innovazione”). I successi e le esperienze della Scuola Superiore Sant’Anna e, nel caso specifico del suo Istituto di Management, si uniscono a quella di Area Science Park, Ente pubblico nazionale di ricerca, che ha trova la sua mission nella promozione dell’attività di ricerca e nel trasferimento dell’innovazione al settore produttivo.

“Lo sviluppo di strumenti di valutazione dell’impatto in termini di resilienza delle imprese permetterà di rafforzare la gestione dei nuovi rischi, tra cui rientrano di sicuro quelli di natura sanitaria, di cui ne è un esempio l’attuale pandemia da Covid-19, come quelli legati al cambiamento climatico e al depauperamento del capitale naturale. Si tratta di un contributo importante e necessario per la realizzazione di un modello economico sostenibile e circolare”, come sottolinea Natalia Marzia Gusmerotti, coordinatrice operativa delle attività di ricerca condotte nell’ambito dell’accordo e coinvolta in prima persona, insieme a Marco Frey, responsabile scientifico di questo accordo per l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna.

“Un primo esempio concreto di collaborazione, al quale stiamo già lavorando insieme – spiega Fabio Morea, responsabile dell’ufficio Studi di Area Science Park – è l’analisi degli elementi critici per la competitività e per la resilienza delle imprese. Unendo le nostre due esperienze vogliamo sviluppare una metodologia basata su dati e sul rapporto diretto con le imprese”.

fonte: http://www.livorno24.com


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Bombe sanitarie

Taranto, Terra dei Fuochi, Brescia, Livorno, Sicilia, Bussi e tanti altri. Il quinto rapporto Sentieri e quello dell'INAIL sulle malattie professionali nei siti di interesse nazionale documentano la mappa di un’Italia avvelenata e devastata in cui aumentano le malattie più gravi




Il 26 febbraio scorso moltissimi tarantini sono tornati in piazza, ad un anno di distanza dalla precedente analoga manifestazione, per chiedere la tutela della salute e una svolta vera e concreta sull’ex Ilva e l’inquinamento della città.

«Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino»: questo striscione sintetizza tutto il dramma e la voce di Taranto. Uno dei SIN (siti di interesse nazionale) più inquinati in Italia.

Quasi un anno fa è stato pubblicato il quinto rapporto Sentieri: inequivocabili le statistiche del dramma tarantino: «risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, per mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne», «l’inquinamento di origine industriale è risultato inoltre associato, nella coorte dei residenti, a un aumento del rischio di mortalità per tumori nel loro complesso e tumori della vescica, del pancreas, e leucemie», «nei sottogruppi di età infantile-giovanile, si evidenziano alcuni elementi di rilievo, quali gli eccessi in età pediatrica di tumori del sistema linfoemo-poietico totale e in particolare linfomi non Hodgkin e di sarcomi dei tessuti molli e altri extra ossei. In età giovanile si evidenzia un eccesso del 70% per l’incidenza dei tumori della tiroide al quale contribuisce soprattutto il genere femminile», «eccesso di incidenza per tutti i tumori maligni infantili pari a circa il 30%», «Neoplasie, malattie cardiache, respiratorie e digerenti tendono a concentrarsi nei quartieri prossimi al polo industriale», questi sono solo alcuni dei passaggi di un capitolo dedicato alla città. Il Rapporto INAIL 2019 relativo alle malattia professionali nei SIN, su Taranto viene rilevato che le percentuali maggiori sono negli uomini di malattie dell'orecchio interno, tumori maligni dell'apparato respiratorio e organi intratoracici, malattie della pleura, tumore maligno di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti ed eczemi e disturbi legati a stress e somatoformi.

Queste «bombe sanitarie» sono legate all’inquinamento, alla presenza di grandi industrie devastanti per l’ambiente e senza alcuno scrupolo nel distruggere la salute pubblica, ai traffici delle mafie con i rifiuti e a tanto altro. Il nostro viaggio non può che soffermarsi sulla «terra dei fuochi» campana, ma risalendo lo Stivale si trovano dati allarmanti e terribili anche nel cuore del nord.

Nel capitolo sul «Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano» si afferma che: «la mortalità generale e per tutte le principali cause è in eccesso in entrambi i generi, rispetto alla media regionale» ed evidenzia «un eccesso del tumore del fegato in entrambi i generi», «eccessi di mortalità in entrambi i generi per cirrosi» e per epatite virale, «eccessi del tumore della mammella nelle donne», «le analisi condotte in questo studio su sottogruppi di età evidenziano un eccesso di ricoverati per linfoma non Hodgkin in età pediatrica. Sono presenti eccessi in entrambi i generi della mortalità per le malattie respiratorie nel loro complesso», «il tumore della vescica è in eccesso come causa di decesso e di ricovero nei soli uomini», «il tumore dello stomaco, è in eccesso in entrambi i generi, nelle analisi della mortalità». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, malattie polmonari da agenti esterni, malattie dell'orecchio interno, tumore maligno dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di disturbi dell'apparato nervoso e delle malattie della pleura.

Il capitolo sull’«Area Litorale Vesuviano» inizia sottolineando che «la mortalità generale e quella per tutti i principali gruppi di cause risultano in eccesso, rispetto alla popolazione regionale, in entrambi i generi» ed è clamoroso che siano state riscontrate carenze delle certificazioni. «Si segnala un eccesso di decessi per tumori del sistema emolinfopoietico e in particolare di leucemia linfoide tra i giovani adulti. Seppur con maggior incertezza, si osservano eccessi anche per l’intera classe delle leucemie e dei linfomi, inclusi i sottogruppi del linfoma di Hodgkin e dei linfomi non Hodgkin». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie polmonari da agenti esterni, altre malattie della pleura, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e nelle donne delle malattie della pleura, delle malattie polmonari da agenti esterni e dei disturbi dei tessuti molli.

A Gela «il rischio complessivo per i tumori è in eccesso in entrambi i generi, negli uomini con stima incerta», incertezze e carenze che clamorosamente si ripetono ovunque a dimostrazione che sarebbe necessaria un’attenzione e mezzi molto più attrezzati sui più delicati e drammatici fronti sanitari italiani, «i casi totali di malformazioni congenite risultano superiori al numero di casi attesi definito su base regionale. Si osservano eccessi di malformazioni congenite della parete addominale, dei genitali, dell’apparato urinario e degli arti». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini frequenze maggiori di malattie dell'orecchio interno, malattie della pleura, malattie croniche delle basse vie respiratorie e delle malattie polmonari da agenti esterni.

A Milazzo «sono stati osservati eccessi di incidenza dei mesoteliomi tra gli uomini, e dei tumori del polmone e dell’ovaio tra le donne», «la mortalità per mesotelioma pleurico è risultata in eccesso tra gli uomini» e «si rileva un eccesso dell’incidenza del tumore del rene negli uomini e nelle donne (in queste ultime, su stima incerta) come l’eccesso dei ricoverati di genere maschile per malattie urinarie, della mortalità per malattie dell’apparato urinario e per insufficienza renale cronica in entrambi i generi. Un dato che si ritiene opportuno evidenziare sono gli eccessi dell’incidenza e dei ricoverati di entrambi i generi per tumori maligni della tiroide». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, dell'orecchio interno e polmonari da agenti esterni e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di malattie della pleura.

Nelle aree industriali di Porto Torres per la mortalità «eccessi per tutte le cause, tutti i tumori e le malattie respiratorie negli uomini e nelle donne» e nelle analisi dei ricoveri «eccessi per tutte le cause naturali e per le malattie dell’apparato respiratorio», il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze per gli uomini delle malattie dell'orecchio interno, dei disturbi dell'apparato nervoso, di dorsopatie e disturbi dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi, disturbi dell'apparato nervoso e dei tessuti molli. Nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese «la mortalità per le principali cause è in eccesso per le malattie dell’apparato respiratorio in uomini e donne» e «l’analisi dei ricoverati per le principali cause mostra un eccesso per le malattie dell’apparato urinario in entrambi i generi». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie.

Soffermandoci sul centro Italia, riportiamo solo alcuni dati della Valle del Sacco nel Lazio, Bussi in Abruzzo, Piombino e Livorno in Toscana.

Valle del Sacco: «tra gli uomini la mortalità generale è in eccesso. In entrambi i generi si segnala un eccesso per patologie dell’apparato cardiovascolare», «non sono disponibili dati di incidenza oncologica per tutte le età in quanto il sito non è coperto da un registro tumori», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali è in eccesso nel primo anno di vita, in linea con l’atteso in età pediatrica e pediatrico-adolescenziale, e in difetto tra i giovani adulti. Nel primo anno di vita l’eccesso di ricoverati riguarda anche le condizioni morbose di origine perinatale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie, malattie dell'orecchio interno, della pleura e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli mentre nelle donne di dorsopatie, disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso.

Bussi: «mortalità per malattie respiratorie, in eccesso nei soli uomini, e per le malattie dell’apparato digerente nelle sole donne», «sono risultati in eccesso in entrambi i generi i tumori maligni dello stomaco, anche se negli uomini la stima è incerta, e del colon retto nelle sole donne, anch’essa sulla base di una stima incerta», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali risulta in eccesso rispetto all’atteso in tutte le clas-si di età analizzate compreso il primo anno di vita, sottogruppo nel quale si osserva un eccesso anche per le condizioni morbose di origine perinatale», «si segnala un eccesso di ricoverati per linfomi non Hodgkin tra i giovani adulti, sebbene caratterizzato da incertezza nella stima», «tra le ospedalizzazioni si segnala, con stima incerta, l’eccesso del tumore della mammella fra gli uomini», «il linfoma non Hodgkin è risultato in eccesso come causa di de-cesso in entrambi i generi, anche se sulla base di stime incerte».

A Piombino «il numero complessivo di nati residenti nel periodo 2002-2015 è stato di 3.332; nello stesso periodo sono stati osservati 109 casi con malformazione congenita (MC), con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale. Sono risultate superiori all’atte-so le anomalie congenite del cuore, dei genitali e degli arti», «si segnala un numero di decessi per pneumoconiosi negli uo-mini di 5 volte superiore all’atteso regionale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie dell'orecchio interno, polmonari da agenti esterni e della pleura e di tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi e dei disturbi dell'apparato nervoso.

A Livorno «eccessi si osservano negli uomini e nelle donne per tutti i tumori, mentre la mortalità per le malattie del sistema circolatorio e dell’apparato digerente ri-sulta in eccesso nelle sole donne», «si osserva un eccesso di mortalità per il tumore del polmone e per il mesotelioma pleurico in entrambi i generi» e «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali e per tutti i tumori maligni è in eccesso in entrambi i generi; un eccesso di ricoverati si osserva per le malattie dell’apparato digerente nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e di malattie della pleura e nelle donne di malattie dell'apparato nervoso. Da Livorno è nato il progetto di un coordinamento dei comitati attivi nei SIN italiani - le Magliette Bianche - che chiedono con forza la bonifica e il risanamento dei territori e una svolta nelle politiche ambientali e industriali italiane.

Nel profondo nord non rimane fuori da questa Spoon River sanitaria neanche la regione più piccola d’Italia, la Valle d’Aosta, con Emarese dove si segnalano miniere, amianto e discariche. «La mortalità generale, anche se con stime incerte, mostra una tendenza all’aumento».

In Piemonte è d’obbligo citare Casale Monferrato, legata alla presenza di Eternit e ad una battaglia giudiziaria, dove «la mortalità generale, quella per tutti i tumori e quella per le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso in entrambi i generi» e per l’ospedalizzazione «si osservano eccessi per tutte le cause, per tutti i tumori e per le malattie dell’apparato digerente e un difetto per le malattie dell’apparato urinario. Le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, di malattie polmonari da agenti esterni, dorsopatie, malattie dell'orecchio interno e altri disturbi dei tessuti molli mentre nelle donne di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli.

Tanti sono gli altri ma quest’articolo non si può che chiudere con Brescia, nel cuore della Pianura Padana, dove da decenni si staglia l’ex Caffaro. Tre anni la commissione parlamentare ecomafie scrisse che «l’inquinamento si propaga da anni e si sta espandendo sempre di più verso i siti esterni dello stabilimento, interessando ad oggi anche aree esterne alla perimetrazione del SIN Brescia – Caffaro» e «l’acqua della falda acquifera emunta dallo stabilimento non è adeguatamente decontaminata e lo scarico di tali acque sta, a sua volta, contaminando sia le acque, sia i sedimenti delle rogge acquifere circostanti». Il rapporto Sentieri riporta, tra le altre statistiche, che «nel primo anno di vita si osserva un aumento della mortalità per le condizioni morbose di origine perinatale; tra gli adolescenti si rileva un aumento di decessi per tutti i tumori rispetto all’atteso», «un eccesso di tumori del sistema linfoemopoietico in età adolescenziale nel genere femminile» e «un eccesso di tumori delle cellule germinali e trofoblastici e gonadici in età giovanile, caratterizzato però da un grado di incertezza che ne limita l’interpretazione». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di dorsopatie, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, delle malattie croniche delle basse vie respiratorie e nelle donne di dorsopatie.

Nella parte iniziale il quinto rapporto Sentieri cita i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento atmosferico, sempre sottovalutato e il cui contrasto viene sempre sacrificato alle ragioni del PIL, della crescita economica e degli interessi delle lobby industriali. Secondo le stime dell’organismo internazionale l’inquinamento atmosferico causa «nel mondo circa 3,7 milioni di decessi all’anno, 800.000 solo in Europa; esso è responsabile di 6,3 milioni di anni di vita persi e del 3% della mortalità cardio-respiratoria». Nelle pagine successive leggiamo che «negli ultimi cinquant’anni, nei Paesi industrializzati serviti da registri tumori, si è assistito a un incremento dell’incidenza dei tumori maligni della mammella femminile, prostata, testicolo, ovaio e tiroide. Anche se molteplici fattori possono avere contribuito a questa tendenza, la rapidità con cui è avvenuto l’incremento non può essere spiegata solo in termini di genetica, miglioramento delle tecniche diagnostiche e cambiamenti degli stili di vita. Attualmente, si sta rafforzando l’ipotesi che l’incremento di queste neoplasie possa essere parzialmente correlato all’esposizione a inquinanti ambientali, alcuni dei quali con proprietà di interferenza endocrina».

Ognuna di queste statistiche è frutto di storie, vicende, lotte, giustizia mai arrivata, drammi di popolazioni che da troppi decenni subiscono l’avvelenamento e la devastazione ambientale. E’ un dramma che quotidianamente si sta consumando accanto a noi, nella totale indifferenza. In queste settimane l’Italia ha scoperto gli effetti nefasti dei tagli alla sanità (ma anche della corruzione e del clientelismo imperanti), l’importanza della salute e che anche nel 2020 le malattie uccidono.

fonte: https://www.wordnews.it

Tecnologie “smart” per tagliare i consumi del 70%: il progetto Enea per Livorno

Lampioni a led intelligenti, semafori telecontrollati, sensori e telecamere e altre soluzioni, per tagliare spese e CO2.


















Lampioni a led intelligenti, semafori telecontrollati, sensori e telecamere per la gestione del traffico e della sosta dei veicoli, ma anche per il monitoraggio ambientale.
Sono alcune delle tecnologie messe in campo da Enea nel programma di riqualificazione in chiave smart della città di Livorno, che – secondo quanto anticipato in una nota stampa dell’agenzia – consentirà risparmi energetici totali fino al 70%, oltre a un taglio della CO2 di oltre 1.400 tonnellate annue.
Queste attività, si spiega, rientrano nell’ambito del progetto ES-PA – Energia e Sostenibilità per la Pubblica Amministrazione, coordinato dall’Enea, per rafforzare le competenze degli amministratori pubblici sui temi energetici e della sostenibilità e costruire modelli replicabili in tutta Italia.
“Insieme all’amministrazione comunale stiamo predisponendo soluzioni che, oltre ai benefici economici e ambientali, avranno un impatto positivo anche sulla vita dei cittadini”, evidenzia Stefano Pizzuti, responsabile del laboratorio Enea.
“Oltre che nelle strade, i sistemi illuminanti ad altissima efficienza con regolazione del flusso luminoso saranno installati anche nei parchi e nei monumenti”, aggiunge Pizzuti.
Il piano di trasformazione di Livorno in chiave smart prevede anche torrette di ricarica elettrica e per il pronto soccorso, sensori per il controllo dell’allagamento di sottopassi, la riqualificazione delle linee elettriche, sistemi di video sorveglianza wi-fi urbano e fibra ottica, il tutto coordinato da una piattaforma urbana che raccoglie e redistribuisce i dati secondo principi di interoperabilità definiti da Enea. Questo primo modello di smart city su scala urbana prevede inoltre lo sviluppo e l’applicazione di strumenti e procedure standard per ottimizzare l’utilizzo delle soluzioni presenti sul mercato.
“Nell’ambito del progetto abbiamo sviluppato una piattaforma informatica, denominata PELL cioè Public Energy living Lab, che permette di monitorare e misurare le prestazioni dell’intera infrastruttura digitale”, sottolinea Nicoletta Gozo della divisione Enea “Smart Energy”.
“Grazie a questa piattaforma, per la prima volta in Italia in una gara per l’affidamento dell’illuminazione pubblica è stato possibile adottare l’istituto del dialogo competitivo, caratterizzato da modalità più flessibili che riescono a conciliare la prestazione di un servizio pubblico con la capacità innovativa delle imprese”, aggiunge Gozo.
“Questo modello rappresenta la combinazione vincente di innovazione, rispetto per l’ambiente e risparmio economico; infatti gli investimenti necessari per introdurre le soluzioni tecnologiche concordate tra Enea, Comune ed aziende saranno sostenute interamente dalle imprese stesse, mentre i costi di investimento saranno recuperati attraverso i risparmi energetici che le soluzioni stesse garantiranno”, sottolinea Mauro Annunziato responsabile della divisione Enea “Smart Energy”.
“Non solo il Comune di Livorno non dovrà effettuare nessun investimento, ma i costi di gestione dell’intero nuovo sistema smart saranno inferiori del 20% rispetto a quanto il Comune paga attualmente per la sola illuminazione pubblica. In questo senso il ‘modello Livorno’ può essere generalizzato in una policy nazionale che consente di risparmiare risorse energetiche, ambientali ed economiche per dare al cittadino molti più servizi e migliorare la qualità della vita e la sicurezza”, conclude Annunziato.
fonte: www.qualenergia.it

Raccolta differenziata plastica: bonus in arrivo con i Ricicla Point



















Il riciclo della plastica diventa un guadagno anche a Livorno dove sono stati istallati due Ricicla Point, i cestini intelligenti che convertono i rifiuti in plastica in buoni sconto.  Gli innovativi eco-compattatori da 2,5 metri cubi e 900 litri di capienza per la raccolta di bottiglie, flaconi e lattine destinate al riciclo.
I due compattatori non si limiteranno però a contenere la plastica, ma regaleranno “punti ambiente” convertibili in buoni spesa per effettuare acquisti nei negozi convenzionati. I due Ricicla Point dotati di “mangia-bottiglie” sono stati collocati a Livorno in via Machiavelli (angolo via Cattaneo) e in piazza Saragat (angolo via Gobetti).


A ogni inserimento di bottiglie in PET, flaconi in HDPE (detersivi, shampoo, etc.) e lattine in alluminio l’eco-compattatore rilascerà uno scontrino con indicati i “punti ambiente” appena raccolti e immediatamente utilizzabili come buoni sconto, a fronte di una spesa minima di 40 euro, nei negozi convenzionati. In alternativa, inserendo la tessera sanitaria, i punti di volta in volta accumulati saranno “memorizzati” per essere utilizzati in un secondo momento, stampando un unico scontrino con la somma dei bonus ottenuti. Per ogni singolo “pezzo” inserito si ottiene un punto ambiente del valore di 10 centesimi.


L’eco-compattatore non è utilizzabile per lo smaltimento di bottiglie in vetro, scatole di pelati/conserve, scatolame (cibo per animali), sacchetti di plastica, tetrapak.. L’assessore all’ambiente di Livorno Giuseppe Vece commenta l’iniziativa dicendo:
I rifiuti smetteranno di essere considerati un costo e diventeranno una fonte di guadagno per i cittadini. Chi ha problemi di spazio nella propria abitazione ora avrà un motivo in più per utilizzare questi eco-compattatori.

fonte: www.greenstyle.it 

In 4 mesi i “pescatori spazzini” di Livorno hanno pulito il mare da 16 quintali di rifiuti

La sperimentazione è quasi conclusa: Regione Toscana, Legambiente e Unicoop Firenze chiedono a Governo e Parlamento una legge nazionali che incentivi a non ributtare in acqua le plastiche pescate





















Sei i pescherecci coinvolti, con una media di sei chili al giorno per ogni barca: finora i “pescatori spazzini” di Livorno coinvolti al progetto Arcipelago pulito, lanciato la scorsa primavera, hanno tirato su con le loro reti 16 quintali di rifiuti, issati accidentalmente sulle proprie barche durante le battute di pesca. In media, ogni giorno il 6% del pescato è rappresentato da spazzatura, o meglio da rifiuti speciali.
Attualmente la normativa nazionale prevede che un pescatore che raccoglie questi rifiuti con le reti ne diventa poi responsabile, e ne debba dunque pagare lo smaltimento, se vuole riportarli a terra anziché lasciarli a inquinare il mare: un’occasione mancata alla quale il progetto Arcipelago pulito sta sopperendo, davanti alla coste livornesi, grazie a un protocollo d’intesa siglato a marzo tra Regione Toscana, ministero dell’Ambiente, Unicoop Firenze, Legambiente, Guarda costiera, Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Settentrionale, la società Labromare che gestisce la raccolta dei rifiuti nel porto, Revet che ricicla quanto possibile (i primi dati parlano di un 20% dei rifiuti pescati, il resto non può essere riciclato), la cooperativa Cft e i pescatori appunto.
Se infatti i primi protagonisti del progetto sono i pescatori, che hanno attrezzato le barche con appositi sacchi stivati a bordo dove raccogliere i rifiuti issati con le reti, c’è Labromare che periodicamente svuota i cassoni in porto, Cft che li trasporta e Revet che li analizza e classifica per poi destinarli al riciclo o allo smaltimento. La Guardia costiera vigila in mare sul corretto svolgimento delle operazioni, Unicoop destina al progetto, come incentivo ai pescatori, parte del ricavato del centesimo che soci e clienti pagano per legge dall’inizio del 2018 per le buste in mater-b dell’ortofrutta (ma racconta anche il progetto nei propri spazi, provando ad educare in consumatori), mentre Legambiente offre il proprio contributo in termini di esperienza scientifica e sensibilizzazione.
I risultati finora inanellati sono più che incoraggianti, ma adesso la sperimentazione toscana di sei mesi sta per concludersi e serve una legge nazionale: l’appello in particolare è rivolto al ministro Costa, che due mesi fa aveva annunciato la sua disponibilità a lavorare ad una norma in tal senso (e nel mentre la deputata LeU Rossella Muroni ha già depositato una proposta di legge in tal senso).

«L’esperimento che in questi mesi stiamo facendo ci dice che i pescatori possono dare un contributo importante per pulire il mare – spiega l’assessore alla Presidenza della Regione Toscana, Vittorio Bugli – e come Regione siamo pronti a mettere a disposizione l’esperienza fatta ed avanzare proposte normative. Fino al 20 agosto i pescatori di Livorno coinvolti hanno raccolto 1.590 chilogrammi di rifiuti e poco meno di un quarto delle plastiche raccolte sono risultate riciclabili: se moltiplichiamo questo dato per tutti i pescherecci presenti in Italia possiamo comprendere il contributo che allargare questo progetto darebbe alla salvaguardia dell’ambiente e allo sviluppo di un’economia collaborativa».

fonte: www.greenreport.it

Rifiuti, a Livorno il porta a porta funziona





















A Livorno l'azienda Aamps, in concordato preventivo, ha chiuso il bilancio 2017 con un utile di quasi 9 milioni di euro, grazie anche all'estensione della differenziata porta a porta. Il porta a porta, dunque, si va sempre più consolidando anche nelle grandi città della toscana. Manca la realtà più complessa, Firenze.























fonte: http://www.rainews.it

Senza il riciclo la raccolta differenziata non serve: i Comuni lo sanno?

Anche quando le amministrazioni pubbliche riescono a investire in arredi urbani, a essere snobbati sono i beni prodotti con materiali riciclati. Con tanti saluti all’economia circolare





















Ci risiamo. Anche quando si prende la giusta strada si fanno le cose a metà, guarda caso dimenticandosi sempre la stessa metà: il riciclo.
Prendiamo ad esempio il comune di Livorno (solo perché la notizia è di questi giorni e perché è la città che ospita la nostra redazione). L’incipit del comunicato stampa è euforico: “Aumentano gli spazi gioco disponibili in città dove i bambini potranno divertirsi in totale sicurezza, godendo delle giornate all’aria aperta specialmente nella bella stagione. L’Amministrazione comunale ha deciso infatti di investire complessivamente 445 mila euro in progetti che riguardano la manutenzione del verde delle scuole e la riqualificazioni di parchi urbani, con predisposizione in entrambi i casi di attrezzature gioco da esterno”. Benissimo, tanto di capello al Comune, che al giorno d’oggi riesce a trovare quasi mezzo milione da spendere per i parchi giochi e le aree verdi.
Anche se il bravi è solo a metà perché, incredibilmente, il Comune che in appena un paio d’anni punta a passare interamente il proprio territorio alla raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti fregiandosi sul petto la stelletta di Comune a “rifiuti zero”, dimentica che senza il riciclo (e senza qualcuno che riacquista prodotti in materiale riciclato) la raccolta differenziata non serve a nulla.
Bastava inserire nel bando per i nuovi arredi un obbligo (o anche solo una premialità) per chi avesse proposto arredi urbani e giochi in materiale riciclato. Come fanno tantissimi comuni in Italia e come a maggior ragione avrebbe potuto fare il Comune di Livorno, che controlla al 100% il gestore dei servizi di igiene urbana Aamps, che è cliente e addirittura socio – seppur con una percentuale irrisoria – di una delle pochissime aziende italiane che riciclano il plasmix, producendo profili in plastica riciclata con cui si fanno gli arredi urbani (Revet).
Roba da teatro dell’assurdo. Eppure c’è anche di peggio: eh sì, perché la Revet (una trentina di chilometri da Livorno) ha il suo stabilimento nel Comune di Pontedera. Il quale un anno fa non solo non ha inserito alcun cenno all’utilizzo di materiali riciclati nel suo ultimo bando per arredi urbani e parchi giochi, ma ha addirittura richiesto esplicitamente che gli arredi fossero in acciaio: un po’ come se il comune di Siena offrisse il dolce ai suoi cittadini e invece di dargli il panforte gli servisse solo cassatine siciliane.
Per dovere di cronaca, ricordiamo che l’attuale giunta comunale di Livorno a cui sta tanto a cuore la strategia “rifiuti zero” ma – a quanto pare – non il riciclo è targata 5 Stelle, mentre il Comune di Pontedera è a guida Pd. Ma il problema non è certo circoscritto ai due Comuni o al territorio della Toscana, che anzi spesso esercita un ruolo-guida a livello nazionale in fatto di politiche ambientali. Il problema è di tutto il Paese, come mostrano Assorecuperi e Fise Unire, che recentemente hanno sottolineato come in Italia la domanda di prodotti riciclati cresca più lentamente dell’offerta; una parte consistente di questo deficit è attribuibile proprio alle amministrazioni pubbliche, che dovrebbero attuare quanto previsto dalla normativa sul Green public procurement (Gpp) realizzando “acquisti verdi”.

Così non è, purtroppo. A testimonianza di come ogni schieramento politico possa e debba migliorare ancora molto nella concreta promozione del riciclo e dell’economia circolare, a partire dai territori dove esercitano forza di governo; la recentissima introduzione in legge di Bilancio di incentivi – seppur dall’importo modesto – per l’acquisto di prodotti e arredi derivanti dal riciclo del plasmix potrebbe essere un buon modo per iniziare a fare sul serio.

fonte: www.greenreport.it

Livorno, ecco come sono gestiti i rifiuti post-alluvione

La sinergia tra impianti del territorio (Lonzi e Scapigliato) permette di operare in modo sostenibile, e avviare a riciclo il 25-30% dei materiali conferiti 


















Il 10 settembre per Livorno resterà per sempre una data tragica. L’alluvione che ha disastrato interi quartieri della città e ucciso otto persone, lasciandone tantissime altre senza una casa, non dovrà mai essere dimenticata. Fondamentale è ora saper gestire il dopo, superare l’emergenza e porre le basi per far sì che anche in caso di condizioni climatiche (sempre meno) “eccezionali” si sia in grado di affrontarle nel migliore dei modi possibili: un aspetto entro il quale rientra appieno anche la gestione dell’ingente quantità di rifiuti che si vengono a creare in seguito a una calamità naturale.
Nel post-alluvione a Livorno tutti avranno notato la quantità di rifiuti che si sono dovuti accumulare in varie zone della città, zuppi di fango (come si vede nella foto a fianco, ndr). Migliaia di tonnellate di rifiuti ingombranti (mobili, materassi, letti, divani, etc), Raee (Rifiuti elettrici ed elettronici), vestiti, oggetti di ogni tipo, giocattoli. Anche la gestione di questi rifiuti non è affatto banale, come non lo è tutto il resto. Averli stoccati nelle varie zone della città ritenute più idonee è stato solo il primo passo. Il secondo è stato quello di individuare chi potesse gestirli in modo corretto: serviva e serve una piattaforma in grado di selezionare questi rifiuti (urbani e speciali) in modo da poter trattare e inviare in discarica tutto ciò che non è recuperabile – come previsto per legge, in quanto non si possono portare all’impianto i rifiuti “tal quali” non si possono –, e avviare a riciclo quello che invece lo è.
A Livorno dal 1997 è attivo il selezionatore della Lonzi Metalli di via del Limone che, in base al contratto in essere con Aamps Spa, ha così ricevuto rifiuti ingombranti alluvionati, per un quantitativo pari a 150-200 tonnellate al giorno. Tra questi rifiuti c’è di tutto, e per far fronte all’emergenza (e vista la particolarità del rifiuto ingombrante) sono state dedicate alle operazioni due baie specifiche dove, a seconda della qualità merceologica dei rifiuti, questi sono stati sottoposti a una cernita e seguente triturazione, oppure inviati all’impianto di selezione: la percentuale di recupero fino ad adesso stimata è del 25-30% sul totale dei rifiuti conferiti (metallo e materiale legnoso).
Nei primi 10 giorni circa successivi all’alluvione i rifiuti ingombranti derivati dalla calamità e conferiti all’impianto Lonzi Metalli ammontano a oltre 600 tonnellate. I rifiuti quali sfalci e potature sono stati portati da Avr all’impianto di Guidonia, vicino Roma. La discarica utilizzata da Lonzi è invece quella di Scapigliato (Rosignano), di proprietà della Rea Impianti.
Grazie a questa capacità di fare rete sul territorio creata vent’anni fa, almeno da questo punto di vista Livorno è riuscita (sta riuscendo) a gestire in modo ottimale la situazione, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Non solo perché i rifiuti (i nostri) hanno così dovuto percorrere pochi chilometri, non solo perché almeno il 20-30% si è potuto avviare a riciclo, ma anche perché così sappiamo anche esattamente dove i (nostri) rifiuti sono stati trattati e smaltiti in modo trasparente. Una cosa non banale nel nostro Paese. Oggi più che mai appare chiaro come avere impianti che gestiscono rifiuti sia una ricchezza per un territorio: la loro assenza infatti non migliora la gestione della spazzatura, ma la sposta solo altrove – con aggravio di inquinamento da trasporto e costi.

fonte: www.greenreport.it

Aamps, al via l’Operazione (non nel mio) Pratino

Il sindaco a Cinque Stelle di Livorno annuncia lo spegnimento del termovalorizzatore cittadino a partire dal 2021

















L’Operazione Pratino è l’ultima novità espressa dall’amministrazione a cinque stelle del Comune di Livorno, tenuta «assolutamente segreta all’interno di tutto il percorso di Giunta» e svelata dal sindaco Filippo Nogarin sulla sua pagina Facebook per poi essere rilanciata direttamente all’interno del blog di Beppe Grillo. Un’operazione che «prevede lo spegnimento dell’inceneritore di Livorno, lo smantellamento dello stesso, la bonifica dell’area. Al posto di tutto questo realizzeremo un pratino all’inglese».
Quando? Il “piano industriale” presentato dalla municipalizzata Aamps lo scorso luglio e recentemente confermato dal cda prevede di mantenere ben acceso l’impianto di termovalorizzazione cittadino almeno fino al 2021, ovvero ben oltre l’attuale mandato del sindaco. Ad oggi rappresenta infatti l’unico asset impiantistico in dote all’azienda in grado di generare introiti economici; a regime si prevede brucerà 25mila tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati provenienti dalla città, e altre 53mila dal bacino dell’Ato Costa.
Come? «L’operazione prato è iniziata nel 2017 accumulando – dichiara l’assessore al Bilancio del Comune di Livorno, Gianni Lemmetti – le risorse necessarie affinché quando si deciderà di spengerlo (il termovalorizzatore, ndr) ci sono i soldi per fare la bonifica di tutta l’area e ricreare eventualmente un parco pubblico». Secondo quanto affermato dal sindaco, ad oggi sono stati accantonati allo scopo 650mila euro, mentre il costo del servizio di igiene urbana, che la legge impone di coprire integralmente con gli introiti della tariffa, «nel 2017-2021 passerà da 35 milioni di euro a 27 milioni di euro», pur a fronte di servizi più onerosi (ovvero l’estensione della raccolta porta a porta dei rifiuti a tutta la città). Quel che è certo è per ora l’aumento della Tari per la cittadinanza dovuto a quei crediti Tia dichiarati unilateralmente inesigibili e ribaltati in tariffa per 11,4 milioni di euro; un aumento della tariffa indispensabile alla sostenibilità finanziaria del piano di concordato portato avanti “senza mettere le mani in tasca ai cittadini”. Un’operazione che si teme possa riproporsi in futuro: anche nel 2016, informa l’assessore Lemmetti, «dei 35,7 milioni di euro più Iva» di Tari dovuta, ovvero «circa 39 milioni» complessivi «sono stati incassati intorno ai 30 milioni». Rimane dunque un (nuovo) buco di 9 milioni di euro.
A sollevare dubbi, prima ancora dei flussi finanziari, sono quelli di materia. «Oggi i livornesi producono circa 50mila tonnellate l’anno di rifiuti che vanno in inceneritore – scrive il sindaco Nogarin su Facebook – Grazie al porta a porta nel 2021 scenderemo a 25. Da oggi in poi azienda e comune lavoreranno per un piano alternativo per capire dove conferire questi rifiuti nella maniera migliore. Proprio come accade in tutte le città che non hanno un inceneritore». Ovviamente, ovunque si portino quei rifiuti si dovranno pagare gli impianti che li ricevono.
Come mostra lo stesso “piano industriale” prodotto da Aamps, non ha senso oggi costruire un termovalorizzatore a servizio di una singola città come quella di Livorno. Difatti i rifiuti affluiscono da tutto l’Ato Costa. Le città che non sono sede d’impianto inviano semplicemente i loro rifiuti indifferenziati altrove: o a termovalorizzazione o ancora in discarica. E in quelle città dove la percentuale di raccolta differenziata è elevatissima? Anche arrivasse al 100% e fosse fatta benissimo – ovvero in chiave puramente teorica – i materiali dovrebbero poi confluire in impianti adeguati per essere riciclati (l’acciaio in acciaieria, la carta in cartiera, etc). A valle del riciclo, come dopo ogni processo industriale, ci sarebbero nuovi rifiuti da gestire: per 1 kg di carta 0,50 kg di rifiuto, per 1 kg di acciaio 0,30 kg di rifiuto, etc. E limitiamo qui l’analisi ai soli rifiuti urbani, che rappresentano circa ¼ dei rifiuti tutti (il resto sono rifiuti speciali derivati dalle attività industriali, commerciali e di servizio). Per non parlare dei pericolosi, che sono sia urbani sia speciali.
A meno che non si decida di dotarsi di tutti questi impianti (dalla discarica alla cartiera, alla acciaieria, ecc) lo scenario per Livorno sembra avviato verso il “non nel mio pratino”. Con quali bilanci economici e ambientali sarà tutto da verificare.
fonte: www.greenreport.it