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La Casa del Giocattolo Solidale: riuso e condivisione per fare felici i bambini

Economia del dono, solidarietà e seconda vita per gli oggetti usati si fondono in un progetto di mutuo aiuto rivolto ai più piccoli e alle loro famiglie. Partendo dalla distribuzione di giocattoli di seconda mano, un'associazione di Varese ha costruito una rete di vicinanza e appoggio morale e concreto per i nuclei familiari con difficoltà economiche.















Varese, Lombardia - Durante il primo lockdown a Varese è nata la Casa del Giocattolo Solidale per promuovere il benessere e il sostegno dell’infanzia all’interno di famiglie con situazioni e realtà più delicate. Il motto del progetto é “dona un giocattolo, regala un sorriso!”.

Perché i giocattoli? Quanto sono importanti per i bambini? Si può crescere facendone a meno? Attraverso il gioco il bambino acquista maggiore fiducia nelle proprie capacità, prende coscienza del fatto che possiede delle abilità e delle caratteristiche. Attraverso il gioco i bambini imparano e crescono scoprendo piano piano il proprio corpo.

L’attività ludica è funzionale e proporzionale allo sviluppo sensoriale e motorio, aiuta i bambini a mantenersi attivi e reattivi influenzando anche la creatività, la consapevolezza, l’apprendimento e la capacità di risolvere e superare gli ostacoli. Il rapporto che si instaura tra genitori e figli durante il gioco è determinante, è un momento importante di socializzazione che permette di migliorare anche la qualità della loro comunicazione e della loro relazione.

A seguito dell’emergenza sanitaria causata dal Covid, in molte famiglie le difficoltà economiche sono aumentate e le poche risorse economiche a disposizione sono state comprensibilmente dirottate tutte verso i beni di prima necessità; il gioco è stato un po’ trascurato. Tutto questo ha rafforzato la missione per cui è nata l’associazione: donare un giocattolo, ma essere anche vicini ai bambini e alle loro famiglie nei momenti più delicati e importanti della vita.

Sono tante le organizzazioni che si occupano di beni di prima necessità; al contrario, sono poche le associazioni che si occupano del gioco e ancora meno le realtà che mettono a disposizione di bambini cresciuti in contesti complicati e difficili spazi accessibili gratuitamente senza nessun costo per la famiglia.

L’associazione del Giocattolo Solidale di Varese infatti, è alla ricerca di un locale da trasformare in uno spazio di gioco dove le famiglie con più difficoltà possano aderire e partecipare ad attività ludiche e di laboratorio in maniera gratuita. «Sogniamo uno spazio dove tutti i bambini, anche se le loro famiglie non hanno risorse sufficienti, possano giocare spensierati». Un luogo dove poter festeggiare il compleanno o giocare in serenità.

Al momento la Casa del Giocattolo Solidale aiuta oltre 200 bambini – il 26,4% di loro è in età prescolare, il 40,6% frequenta la scuola primaria, il 33% è adolescente – dando loro la possibilità di avere dei sogni, delle ambizioni e degli obiettivi. Oltre ai giocattoli, infatti, l‘associazione cerca di ridurre le distanze fornendo materiale scolastico a chi non ha la possibilità economica per acquistarlo autonomamente e infondendo un senso di comunità tra le persone e i luoghi, rafforzando ogni giorno i contati.



La Casa del Giocattolo Solidale e Cuorieroi Per Bambini Eroi donano anche camerette e biciclette e grazie a “Un Sorriso per La Scuola”, progetto organizzato dall’associazione Pane di Sant’Antonio e La Casa del Giocattolo Solidale Varese, con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto e il patrocinio del Comune di Varese, tanti bambini e adolescenti andranno a scuola il prossimo anno con uno zaino nuovo e tutto il materiale scolastico necessario.

Aiutare senza sprecare! La Casa del Giocattolo Solidale ridà spesso una nuova vita a tutti quegli oggetti che vengono abbandonati nei cassetti, ma che possono avere un altro tipo di uso per chi ne ha bisogno, evitando lo spreco e ogni tipo di consumismo. Uniti si è sempre più forti, soprattutto quando a guidare le azioni sono il cuore e la voglia di regalare un sorriso a chi è un po’ meno fortunato.

La condivisione è la vera risorsa per superare le disparità economiche e sociali. Le realtà come la Casa del Giocattolo Solidale di Varese ci raccontano di altri mondi e di altri valori che possono fare la differenza.

fonte: www.italiachecambia.org



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Livorno - AAMPS: Centro del riuso creativo… si parte!

 

Si chiama “EVVIVA” ed il Centro del riuso creativo che ha aperto ufficialmente i battenti alla città di Livorno in via Cattaneo 81 nel quartiere La Rosa 

All’inaugurazione erano presenti per il Comune di Livorno Giovanna Cepparello, assessore all’Ambiente, Andrea Raspanti, assessore al Sociale, Raphael Rossi e Raffaele Alessandri, rispettivamente Amministratore Unico e Direttore Generale di AAMPS, Riccardo Bargellini della coop. “Brikke Brakke” e in rappresentanza delle tante associazioni e cooperative locali che hanno ottenuto in gestione la nuova struttura posizionata accanto al Centro di raccolta dei rifiuti.

“Grazie alle competenze espresse dai nostri uffici e quelli di AAMPS – commenta Cepparello – abbiamo concluso un iter amministrativo particolarmente complesso mettendo insieme numerose cooperative e associazioni che sul nostro territorio si occupano di riutilizzo e recupero di materia e solidarietà. Siamo finalmente giunti al traguardo e possiamo regalare alla città un servizio che valorizza lo scarto come risorsa utile a vivere un’esperienza creativa ed educativa nel rispetto dell’ambiente. Buttare un oggetto apparentemente inutile – continua Cepparello – è un gesto quotidiano che si compie ancora con troppa naturalezza. In realtà possiamo riutilizzare molto di ciò che gettiamo, facendoci contagiare dalla cultura del riciclo e del riuso che a Livorno si sta affermando con sempre maggiore forza”.

“Il Centro del riuso creativo – aggiunge Raspanti – ha un valore anche sul fronte della solidarietà. Gli operatori saranno infatti a disposizione delle famiglie e dei soggetti meno abbienti. Più nello specifico chi ne avesse la necessità potrà chiedere la consegna a titolo gratuito di uno o più oggetti riparati e rigenerati, come il mobilio, oppure il ritiro transitorio di un oggetto/utensile da riconsegnare una volta terminato il lavoro presso il proprio domicilio/giardino”.


“Questa struttura – afferma Rossi – ci permetterà di ridurre in modo considerevole la produzione dei volumi di rifiuti solidi urbani evitando che finiscano in discarica o indirizzati a un trattamento meno sostenibile perché difficilmente riciclabili. Coglieremo anche l’obiettivo di ‘allungare’ la vita dei beni durevoli che, trovando una nuova collocazione, rendono sostenibile l’intera filiera del riuso. Tutto questo in una struttura pubblica gestita da un insieme di associazioni e cooperative ben rappresentative del territorio a disposizione dei cittadini per avvicinarli e sensibilizzarli sull’importanza del riuso e, più in generale, sulla gestione virtuosa dei rifiuti”.

“Il nostro auspicio – spiega Bargellini – è che i livornesi frequentino il centro sia per portare oggetti di cui si vogliono disfare potenzialmente rigenerabili sia per partecipare ad attività ed eventi di valenza culturale e sociale che periodicamente andremo a realizzare. “Dudadé” sarà il contenitore che raccoglierà tutte queste iniziative a partire dalla primissima mostra, coordinata dalla cooperativa sociale “Brikke Brakke”, che ha coinvolto dieci creativi e designer che operano sul territorio livornese e che hanno rielaborato creativamente dieci armadi con scrittoio degli anni ‘60 donati per l’occasione da Arianna e Francesca Orlandi”.

La coop. sociale “Brikke Brakke”, in parternariato con “Arci Livorno”, ass. “Ippogrifo”, “Fondazione Caritas”, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”, invita i cittadini a visitare la mostra ed informa che è attiva la pagina facebook del Centro del riuso creativo dove si potranno visionare tutti gli oggetti donati, rigenerati e messi in vendita, avere informazioni sugli eventi in programma oppure chiedere informazioni sulle varie attività.

Giorni/orari di apertura al pubblico: dal martedì al sabato dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00 (la consegna del materiale potrà avvenire fino alle 17.00).


fonte: www.aamps.livorno.it


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Food Pride Torino: la rete antispreco che si unisce per ridare vita agli scarti!

A Torino è nato Food Pride, un progetto di contrasto allo spreco alimentare composto da enti e associazioni che insieme collaborano per il diritto al cibo. Cosa fanno? Organizzano laboratori di cucina sociale antispreco, raccolgono eccedenze nei negozi di quartiere e nei mercati rionali, redistribuiscono gli alimenti che andrebbero buttati a persone che vivono in condizione di marginalità e… tanto altro ancora!




“Buone pratiche per ridare dignità agli scarti” è lo slogan di Food Pride Torino, che racconta in una frase le loro iniziative. Infatti, Food Pride è soprattutto un progetto di recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari invendute nei mercati rionali e nei negozi di prossimità. Ma la ricetta per combattere lo spreco alimentare ha anche altri ingredienti. Se il cibo è al centro, l’acronimo P.R.I.D.E. riprende tutte le azioni portate avanti: Partecipare, Recuperare, Integrare, Distribuire, Educare.

Si costituisce formalmente nel 2019 grazie al sostegno di Compagnia di San Paolo, ma nasce da una rete di enti ed associazione già attivi nel capoluogo piemontese e in aree limitrofe, che hanno qui unito le forze. Come si legge dal loro sito, l’obiettivo generale è la riduzione della povertà alimentare attraverso il recupero e la distribuzione di eccedenze e scarti alimentari e il loro “riutilizzo sociale” in favore delle fasce deboli della popolazione.

Gli scarti diventano risorse riutilizzabile, riacquistano valore, ribaltando il sistema valoriale che si dava al cibo-scarto. Questo è reso possibile tramite una serie di azioni di sensibilizzazione ed educazione, sviluppando solidarietà e comunità grazie alla partecipazione dei volontari e alla logica del dono del cibo invenduto, poiché tutto avviene senza scopo di lucro.

I protagonisti sono i Food Priders, i volontari la cui azione passa da diverse tappe: utilizzando la bicicletta come mezzo di trasporto, si occupano di recuperare il cibo e le eccedenze, nei mercati (qui l’elenco di chi aderisce all’iniziativa) e nei negozi aderenti, in cui i commercianti offrono cibo prossimo alla scadenza o con dei difetti, ma ancora commestibile, ricevendo in cambio il “marchio di qualità” di Food Pride, con il logo del progetto.

I volontari sono tanti e diversi tra loro, come testimoniano le foto della pagina facebook; tra questi anche ragazzi del progetto EVS – Servizio Volontario Europeo. 




Ma il contrasto allo spreco alimentare non si arresta alla raccolta: parte dei prodotti recuperati vengono utilizzati nei laboratori di cucina sociale, coordinati da Associazione EUfemia, in cui i partecipanti, appartenenti a fasce deboli della popolazione senza fissa dimora, diventano protagonisti della realizzazione di piatti creativi e merende condivise. Alle attività pratiche si alternano momenti informativi, per aumentare la conoscenza dei prodotti ortofrutticoli, la loro stagionalità e le possibili preparazioni, per un uso più efficace ed efficiente delle risorse e la loro corretta conservazione. L’ultimo laboratorio di cucina sociale è partito il 12 ottobre, con Associazione EUfemia e Aeris Cooperativa Sociale, in via Marsigli.

Laboratori di apprendimento ed educativi vengono proposti anche alle scuole primarie e secondarie, con moduli quali lotta agli sprechi, recupero creativo di cibo, riduzione dei rifiuti, dieta bilanciata e sostenibilità ambientale.

L’assistenza alle fasce svantaggiate si è rivelata particolarmente importante durante il periodo di lockdown. Infatti, l’emergenza COVID-19 ha evidenziato difficoltà nel reperimento di cibo per persone con marginalità economiche. Food Pride è stato in grado quindi di rivedere le proprie attività e rendersi attivo in diverse iniziative di aiuto ai più deboli. Innanzitutto, rispondendo alla chiamata della rete di solidarietà nata durante la quarantena, ha progettato la preparazione e il trasporto dei pasti per i servizi di ospitalità notturna.



Grazie alla disponibilità di ristoratori e cuochi solidali, come la Gastronomia Veg di Raffaella Goria, ha consegnato, dal 9 marzo al 2 maggio 2020, 140 pasti al giorno per 3 case di ospitalità notturna per persone senza fissa dimora. Il gusto del Mondo, partner di Food Pride, assieme a Cucine Confuse, ha promosso la campagna #GuardaOltre consegnando circa 600 pasti settimanali alle persone che vivono in strada e che, durante l’emergenza, non potevano accedere ai servizi di mensa della Città di Torino.

Inoltre, Food Pride, insieme ad Associazione EUfemia, ha lanciato l’iniziativa solidale di quartiere Aggiungi un pAsto a tavola, per aiutare i cittadini in difficoltà di Circoscrizione 3 Torino, consegnando pacchi alimentari gratuiti a 200 famiglie, nell’ambito della rete #TorinoSolidale.

È stato proprio in questo contesto che è stato girato “A letto con la cena – storie di solidarietà durante l’emergenza Covid 19”, cortometraggio per cui Food Pride ha raccolto interviste e storie di volontari, operatori, ristoratori e cuochi che hanno dimostrato solidarietà nell’emergenza, preparando pasti caldi e offrendo sostegno concreto. Questo è stato anche inserito nelle proiezioni di Cinemambiente e Terra Madre Salone del Gusto.



La potenza di Food Pride è anche data dal mettersi in rete e passare dalla dimensione di quartiere a quella metropolitana, con un modello però replicabile anche in altri contesti. Questa capacità è particolarmente vera nelle iniziative di mappatura attivate. Già da febbraio 2020 era stata realizzata una mappa, in continuo aggiornamento su OpenStreetMap, delle realtà che a Torino hanno messo in campo azioni contro lo spreco alimentare, che includesse non solo le organizzazioni, ma anche i luoghi di raccolta delle eccedenze e i punti di distribuzione con tutte le caratteristiche e modalità di accesso.

È però con l’iniziativa denominata “Rete 29 Settembre” che l’operazione di mappatura acquista una scala nazionale. Il 29 settembre è la “Giornata internazionale della Consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari”, e per l’occasione Food Pride ha organizzato un incontro online con tavoli tematici, per discutere di temi legati alla sovranità alimentare e al contrasto allo spreco.



Ma “Rete 29 Settembre – verso il Pride del Cibo” è un’iniziativa più ampia, nata dalla crisi emersa dall’emergenza Covid e dalla profonda riflessione sull’urgenza di un sistema che garantisca uguaglianza sociale nell’accesso alle risorse. E’ quindi nata un’iniziativa dal basso, apartitica, aconfessionale, aperta e inclusiva, per richiamare gli enti che su scala nazionale promuovono il cibo sul territorio come strumento per favorire società inclusive e democratiche. Gli enti che hanno aderito rispondendo al questionario, oltre a essere sponsorizzati sulla pagina facebook di Food Pride, sono anche inclusi nella mappa, che mostra le tante realtà attive.

Non è tardi per far parte del cambiamento e dare vita al Pride del Cibo: si può contattare Food Pride all’indirizzo email o attraverso la pagina facebook.

fonte: www.italiachecambia.org


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Dalla decrescita al benvivere

Una società che dispone di meno deve decidere cosa privilegiare: la priorità va data ai bisogni fondamentali: acqua, cibo, alloggio, energia, sanità, scuola, comunicazione, trasporti. Vanno garantiti in maniera gratuita, perché appartenenti alla fascia dei diritti e dunque di esclusiva competenza dell’economia pubblica, che – funzionando sul principio della solidarietà collettiva – è l’unica forma organizzativa che può praticare la gratuità. Per questo un serio progetto di ridimensionamento deve depotenziare il mercato e rafforzare l’economia pubblica, smettendo di concepirla come una struttura parassitaria che succhia ricchezza. Bisogna saper ripensare il lavoro, il ruolo del mercato, la funzione dell’economia pubblica, le forme di contribuzione all’economia collettiva, l’intreccio fra economia locale e economia globale, il ruolo e il governo della moneta

Foto tratta dal Fb di Semi di Comunità – CSA Roma

Non so se l’idea che mi sono fatto della decrescita sia la stessa dei suoi teorici, ma vi scorgo tre messaggi importanti. 1. Non si può perseguire la crescita infinita in un pianeta dalle risorse limitate. 2. La corsa dietro ai consumi compromette la qualità della vita per strangolamento delle relazioni. 3. Se vogliamo garantirci un futuro dobbiamo ridurre consumo di materia e produzione di rifiuti.

Ma enunciati i principi spuntano i nodi. Ad esempio in un mondo squilibrato come quello in cui viviamo, l’invito a ridurre non può valere per tutti, ma solo per gli opulenti, quelli che consumano 100 chili di carne all’anno, che possiedono più di un’auto ogni due persone, che producono più di 500 chili di rifiuti all’anno.

Quanto ai tre miliardi di miseri, hanno diritto a mangiare di più, vestirsi di più, studiare di più, curarsi di più, viaggiare di più, ma potranno farlo solo se gli opulenti accettano di sottoporsi a cura dimagrante perché c’è competizione per le risorse scarse. Dunque tutto bene con lo sviluppo avviato in Cina, India o Sudafrica? Non proprio considerato che agli impoveriti arrivano solo le briciole sotto forma di consumismo spazzatura.

La verità è che sia il Nord che il Sud hanno bisogno di un nuovo modello economico più orientato all’equità, con il Nord in posizione di maggiore difficoltà perché deve fare due operazioni in una: ridurre e riequilibrare.

Premesso che l’efficienza tecnologica non è sufficiente a realizzare il miracolo, la domanda che si pone per chi si occupa non solo di ambiente, ma anche di sopravvivenza delle persone, è come operare la trasformazione senza mietere vittime.

Non a caso fra gli oppositori alla decrescita ci sono i sindacati preoccupati per i posti di lavoro in un sistema dove la forma prevalente di lavoro è quella salariata fortemente ancorata alla crescita dei consumi.

In fin dei conti il grande punto interrogativo è se sia possibile coniugare sobrietà con piena occupazione e sicurezza sociale, concetti che sarebbe meglio ribattezzare piena partecipazione lavorativa e vita sicura per tutti.

La risposta è sì, che si può, precisando che la battaglia vera non è per la riduzione tout court del Pil, ma per una ristrutturazione di produzione e consumo ben sapendo che il sistema in cui viviamo ha sovraprodotto per il consumo privato e sottoprodotto per il consumo pubblico. 



Forse la parola giusta è spostamento a significare che dovremo ridurre certi settori e ampliarne altri: meno automobili più treni e autobus, meno strade più ferrovie, meno acqua in bottiglia più acquedotti, meno centrali a carbone più pannelli solari, meno case di nuova costruzione più ristrutturazione di quelle esistenti, meno pubblicità più scuola, minor uso di materie prime più recupero di rifiuti, meno importazione di .cibo più agricoltura locale.

Di sicuro una società che dispone di meno deve decidere cosa privilegiare e personalmente non ho dubbi che la priorità va data ai bisogni fondamentali: acqua, cibo, alloggio, energia, sanità, scuola, comunicazione, trasporti.

Bisogni da garantire in maniera gratuita perché appartenenti alla fascia dei diritti e proprio per questo di esclusiva competenza dell’economia pubblica, che funzionando sul principio della solidarietà collettiva è l’unica forma organizzativa che può praticare la gratuità.

Per questo credo che un serio progetto di ridimensionamento deve depotenziare il mercato e rafforzare l’economia pubblica, smettendo di concepirla come una struttura parassitaria che succhia ricchezza.

Al contrario deve viverla come uno spazio produttivo comune che oltre a garantire i bisogni fondamentali, garantisce un’occupazione minima per tutti.

Certo, per raggiungere un obiettivo tanto ambizioso, in un contesto di economia rallentata, bisogna inventarsi altri modi di fare funzionare l’economia pubblica, che non sia più quello fiscale.

Potrebbe essere il servizio civile obbligatorio, la tassazione del tempo in alternativa alla tassazione del reddito, il lavoro comunitario in cambio di un reddito di cittadinanza.

Le soluzioni tecniche alla fine si trovano, il problema è culturale. Bisogna saper ripensare il lavoro, il ruolo del mercato, la funzione dell’economia pubblica, le forme di contribuzione all’economia collettiva, l’intreccio fra economia locale e economia globale, il ruolo e il governo della moneta.

Questi sono i nodi da affrontare per una società del benvivere, termine più appropriato per una società che dopo avere superato la fase di dimagrimento, cerca la giusta dieta per mantenere il peso forma. Dunque politica alta per la decrescita, tenendo a mente l’avvertimento di Langer: “la conversione ecologica avverrà solo se sarà socialmente desiderabile”.

Articolo pubblicato anche sul quotidiano l’Avvenire

fonte: www.comune-info.net

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Il Keep Clean and Run è rimandato a settembre ma lancia due iniziative solidali

l KCR – Keep clean and Run – si sposta a settembre, ma nell’attesa eccovi due proposte solidali.



Keep Clean and Run, la corsa e campagna di comunicazione di Roberto Cavallo, quest’anno alla sesta edizione, nata per sensibilizzare contro l’abbandono dei rifiuti, si sposta a settembre e aggiunge alle motivazioni ambientali un messaggio e un contributo di solidarietà per chi è stato più duramente colpito dall’epidemia del Covid19.

Appuntatevi le nuove date: dal 3 al 10 settembre 2020. Il percorso resta lo stesso già presentato il 5 marzo scorso, salvo restrizioni da parte delle autorità slovene (ma in questo caso verrà ritracciato completamente in Italia) e partirà quindi da Cortina per arrivare a Trieste toccando Veneto e Friuli e i luoghi della prima guerra mondiale.

In coerenza con il nuovo slogan “Keep Clean And Run for Peace” due sono le possibilità di contribuire concretamente utilizzando la sensibilizzazione dei cittadini a non abbandonare i rifiuti (comprese le mascherine e i guanti che purtroppo stiamo vedendo nelle nostre città!):
La prima è la possibilità di vedere in streaming direttamente a casa propria il docufilm “Immondezza – la bellezza salverà il mondo” (2018) – https://vimeo.com/ondemand/immondezza- per la regia di Mimmo Calopresti vincitore, tra gli altri, dell’Awarness Festival di Los Angeles, che racconta la corsa di Roberto Cavallo tra il Vesuvio e l’Etna. Per ogni visualizzazione AICA donerà 2 euro.
La seconda è rivolta a tutti i runner (e camminatori) che, nella settimana dal 3 al 10 settembre, vorranno accompagnare virtualmente Roberto, correndo nella propria zona di residenza o dove si troveranno in quella settimana, raccogliendo i rifiuti che troveranno sul loro percorso e diventando così testimonial della manifestazione. Per ogni km percorso, documentato con uno screenshot dell’APP usata per monitorare il proprio tracciato e con una foto dei rifiuti raccolti, AICA si impegna a devolvere 1 euro al progetto solidale, detratti dal budget raccolto dagli sponsor dell’iniziativa (UNICREDIT, Greentire, Mercatino srl, Sartori Ambiente, Idealservice, Tetra Pak, Utilitalia, AlbaFisio, CONAI e i Consorzi di Filiera Comieco, Corepla, Coreve, Cial, Ricrea).

I fondi raccolti saranno destinati alla Caritas Italiana che sosterrà uno o più progetti di attenzione per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile.

Per i dettagli e per capire come diventare testimonial e vedere il docufilm “Immondezza” è sufficiente collegarsi al sito www.keepcleanandrun.it dove si troveranno tra l’altro anche altre possibilità per donare e sostenere l’iniziativa.



Come ricorda Roberto Cavallo, eco-atleta e protagonista del KCR: “L’impego di tutti in questo momento, anche con modalità a distanza, è per noi la priorità, così come la sensibilizzazione verso comportamenti nuovi e più rispettosi dopo questa fase di pandemia. Il mondo dopo deve essere più pulito e noi possiamo fare molto per contribuire a sensibilizzare e diffondere una nuova modalità di fruizione anche divertendoci e tornando a correre e raccogliere appena possibile. Per questi ringrazio anche i primi 36 testimonial che hanno aderito a oggi con entusiasmo a questa mia proposta”.

Mimmo Calopresti, regista di Immondezza, a sostegno di KCR ricorda che: “Immondezza è un piccolo film che racconta un modo diverso di vivere il territorio con cura e rispetto dell’ambiente. In questo momento difficile è bello che diventi anche portatore di un messaggio di solidarietà verso chi è più in difficoltà. Guardatelo, godetevi la bellezza e così facendo date anche un piccolo aiuto alla Caritas Italiana per sostenere chi è in difficoltà e sviluppare un nuovo progetto per il futuro”.

“Oggi più che mai – dichiara il Direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu -, di fronte all’emergenza della pandemia, risuonano attuali le parole di Papa Francesco nella Laudato si’: «Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo». È necessario dunque unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale. Da qui l’invito a un’azione pedagogica, per creare una “cittadinanza ecologica” che non si limiti a informare ma riesca a far maturare e a cambiare le abitudini in un’ottica di responsabilità“.



fonte: https://www.envi.info/


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L’economia solidale condominiale

Sono molte le iniziative di solidarietà e mutuo aiuto che stanno nascendo nei territori. La rete di economia sociale e solidale romana lancia una campagna che va incontro alle esigenze delle persone in quarantena e al tempo stesso supporta i piccoli produttori locali. La proposta è semplice fare una spesa collettiva solidale, biologica e a filiera corta, autorganizzata con il vicinato per sostenere chi è stato escluso dal business della grande distribuzione



In questi tempi di emergenza, si moltiplicano le iniziative di solidarietà promosse da attivisti e gruppi e associazioni di volontariato – anche in collaborazione con i servizi sociali dei Municipi – nei confronti delle persone e delle famiglie più in difficoltà per consegnare cibo e medicine ad anziani soli o fragili o a persone in crescenti difficoltà economiche, avvalendosi della Grande Distribuzione Organizzata.

Contemporaneamente, però, molti piccoli produttori locali e cooperative sociali, a causa della chiusura dei mercati contadini e di molti mercati rionali, non hanno più sbocchi commerciali e spesso vedono distrutta la propria produzione, biologica e di qualità.

Per rispondere a questo problema e – allo stesso tempo – a quello delle persone costrette a fare lunghissime file davanti ai supermercati, la Rete Romana di Economia Sociale e Solidale (Ress) ha lanciato una campagna per attivare “Gruppi d’Acquisto Condominiali!”.

L’idea è semplice: sostenere le economie virtuose dei piccoli produttori biologici a filiera corta disponibili a fare consegne a domicilio collegandoli a gruppi di famiglie di un condominio o vicini di casa o di quartiere che si autorganizzano per ordinare insieme la spesa settimanale che arriverà loro, secondo le norme di distanziamento sociale, con cassette o pacchi distinti

Questa iniziativa è stata pensata per raggiungere tre semplici obbiettivi: aiutare le persone che, responsabilmente, hanno risposto all’appello #io resto a casa; garantire a tutti il diritto al buon cibo a filiera corta e biologico; sostenere i piccoli produttori aggregando le zone di consegna.




Sul sito della Ress Roma[1] https://ressroma.wordpress.com è on-line una piattaforma dove sono registrati oltre quaranta produttori disponibili alle consegne a domicilio. È anche online un vademecum per i cittadini e le famiglie che vorranno aderire a questa iniziativa, dove si spiega come avviare Gruppo di Acquisto Condominiali (vedi qui), se possibile anche con il supporto dei Gruppi d’Acquisto Solidale diffusi capillarmente sul territorio romano che sono rimasti attivi anche in questo periodo (vedi qui).

Questa emergenza ha cambiato ritmi e abitudini, ma questo “tempo sospeso” può essere un’occasione per riscoprire forme di mutuo aiuto e solidarietà che permetteranno di ridare forza alle nostre comunità nel costruire un modello di economia capace di mettere al centro le persone, l’ambiente e le relazioni umane.

In questi giorni i promotori della campagna stanno contattando anche diversi Municipi affinché questa iniziativa possa contribuire a supportare e allargare quelle già in atto e contribuire ad evitare il collasso di economie virtuose più fragili che si riveleranno preziose per una ripresa economica e sociale all’insegna dello sviluppo locale sostenibile e per diffondere le economie trasformative. Per contatti: ressroma@gmail.com; 3355769531 (Riccardo Troisi) 3483361685 (Soana Tortora).


fonte: https://comune-info.net/

Nella capitale inglese nasce London Power, la società dell’energia solidale

Il sindaco Sadiq Khan inaugura la nuova società energetica verde che fornirà ai londinesi elettricità “a prezzi equi” e da fonti rinnovabili. I profitti incassati dal Comune saranno investiti in progetti comunitari per combattere emissioni e povertà energetica



















Una azienda energetica che sia sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. Questa è l’idea del sindaco di Londra, Sadiq Khan che, ieri, ha presentato la sua London Power, società di distribuzione nata sotto la bandiera dell’energia solidale. In collaborazione con la  britannica Octopus Energy, London Power venderà energia elettrica ai londinesi “a prezzi equi” e solo da fonti rinnovabili. E parte dei ricavati saranno destinati a finanziare la lotta cittadina alla fuel poverty.

Stando ai dati diffusi dall’ufficio dell’amministrazione londinese, infatti, 1 londinese su 10 non è in grado di sostenere il peso economico della fornitura energetica. Per una città con quasi 9 milioni di abitanti, ciò significa avere circa 1 milione di cittadini in condizioni di povertà energetica. “E’ una vergogna che molti cittadini paghino cifre elevate per riscaldare e illuminare la loro casa“, ha dichiarato il sindaco Khan in una nota spiegando come London Power nasca proprio per dare a tutta la popolazione l’accesso ad una fornitura migliore e più sicura. E la certezza di non ritrovarsi una tariffa più alta alla scadenza del contratto. 

Nel dettaglio la società offrirà energia a prezzi più equi a tutti i londinesi, aiutando in particolare le famiglie in difficoltà attraverso tariffe fisse di 12 mesi a prezzi agevolati e formule in grado di garantire la permanenza all’interno di un determinato piano economico anche una volta scaduto il contratto. Per una famiglia media, il risparmio annuo dovuto alla sottoscrizione di un contratto con London Power potrebbe raggiungere le 300 sterline.

La nuova realtà sarà gestita in collaborazione con la società britannica Octopus Energy e genererà elettricità esclusivamente da fonti rinnovabili, solare ed eolico in primis. Inoltre, la parte dei profitti incassati dal Comune di Londra sarà investita in progetti comunitari di energia solidale per combattere la povertà energetica e in misure di contrasto ai cambiamenti climatici, al fine di raggiungere l’obiettivo della capitale britannica di diventare carbon neutral entro il 2050.

Octopus Energy”, ha dichiarato il  cofondatore e direttore finanziario, Stuart Jackson, è stata fin dall’inizio in prima linea nel campo dell’energia verde a prezzi ragionevoli. Non potremmo essere più felici di lanciare London Power in collaborazione con il sindaco, di offrire ai londinesi un’alternativa conveniente, che fa bene al pianeta e che reinveste i profitti del municipio in progetti comunitari volti a creare una città sempre più carbon neutral”. 

London Power incarna il futuro delle compagnie energetiche nel Regno Unito”, ha aggiunto Nina Skorupska, CEO della Renewable Energy Association. “Adottando questo modello, il City Hall ha dimostrato di essere pioniere nella transizione verso un futuro a zero emissioni”. 

fonte: http://www.rinnovabili.it

San Casciano: il Centro del Riuso di Canciulle diventa modello nazionale

















È stato studiato e preso a esempio da un team di esperti e tecnici ministeriali. Il ricavato dell’attività serve a finanziare progetti di solidarietà e cooperazione internazionale.

SAN CASCIANO VAL DI PESA (Fi) – Un modello virtuoso per allungare la vita agli oggetti che non servono più. È il Centro del Riuso di Canciulle, nato nella stazione ecologica di San Casciano. Qui decine di volontari, coordinati dall’associazione Mani Tese, sono all’opera tutti i sabati per gestire lo spazio che investe sulla buona pratica del riuso. L’obiettivo è triplice: tutelare l’ambiente, evitando agli oggetti di trasformarsi in rifiuti; aiutare le persone in difficoltà, offrendo la possibilità di acquistare a prezzi modestissimi mobili, vestiti, accessori, libri, giocattoli, casalinghi, elettrodomestici in buono stato; sostenere progetti di solidarietà e cooperazione locale e internazionale.

L’attività del centro, che fa parte di un progetto più ampio sulla riduzione dei rifiuti promosso dai Comuni del Chianti denominato Wasteless in Chianti , è stata osservata da un team di esperti, tecnici ministeriali e rappresentanti della Regione Liguria che in questi giorni hanno partecipato a un workshop nella sala consiliare del Comune prendendo a modello nazionale le buone pratiche ambientali di San Casciano, in particolare quelle messe in atto dal Centro del Riuso solidale.

La gestione del Centro è affidata a Mani Tese Firenze Onlus, coordinata da Federico Preti. L’associazione di volontariato è attiva da anni sui temi della solidarietà internazionale e della proposta di stili di vita sostenibili, in collaborazione con altre realtà come Mato Grosso e Forum Cittadini Insieme. Il ricavato va a finanziare progetti di Mani Tese e Mato Grosso in America Latina (Guatemala, Ecuador, Bolivia) e del Forum Cittadini Insieme sul territorio di San Casciano.

E’ possibile anche concordare con le associazioni il ritiro degli oggetti a domicilio. Chi desidera acquisire un oggetto lasciato in esposizione in conto donazione può prenotarlo e passare a ritirarlo nelle giornate organizzate nel corso dell’anno, dove sarà possibile anche prendere visione dei progetti e delle iniziative delle associazioni che saranno finanziate con i proventi delle donazioni.

“Chi regala al Centro del Riuso fa un conto donazione – spiega l’assessore all’Ambiente Consuelo Cavallini – e sa che il proprio oggetto, prima di diventare rifiuto, potrà rinascere, entrare in un’altra casa e tornare utile se non necessario a una famiglia in difficoltà. Chi compra fa un favore all’ambiente e alle proprie tasche, risparmia in maniera considerevole, dato che le varie categorie merceologiche in vendita hanno prezzi modestissimi. E offre un piccolo ma importante contributo per alimentare progetti di solidarietà e cooperazione internazionale”.

L’associazione Mani Tese e i volontari che gestiscono il Centro sono disponibili ogni sabato dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

fonte: https://www.toscanachiantiambiente.it

Tre anni di legge anti-sprechi: così le eccedenze diventano circolari

Presente e futuro della legge che ha facilitato e semplificato il meccanismo delle donazioni in Italia. La deputata Maria Chiara Gadda: «Grazie alle legge 166/2016 possiamo reimmettere in un circuito virtuoso, quello della solidarietà e dell'economia circolare, una serie di beni che sono perfettamente consumabili e che possono essere messi a disposizione a favore della comunità»





Il 14 settembre 2016 entrava in vigore la legge 166. Il provvedimento, conosciuto anche come 'legge anti-sprechi', ha facilitato e semplificato il meccanismo delle donazioni, aumentandone sia la quantità (+25%) che la varietà dei prodotti sottratti allo spreco. Il tutto con una finalità di «solidarietà sociale» come sottolinea la prima firmataria del provvedimento, Maria Chiara Gadda.

Intervenuta al convegno “The Dark Side of the Food”, la deputata ha fatto il punto della situazione su presente e futuro del provvedimento: «Oggi possiamo dire che abbiamo sperimentato tante buone pratiche». Maria Chiara Gadda si concentra su una parola: eccedenza. «È normale, capita anche nella nostra vita che si generino delle eccedenze, come accade nella filiera produttiva. La domanda a cui risponde la legge 166 è questa: che fine possono fare queste eccedenze? Attraverso un sistema di semplificazione burocratica, e anche di agevolazione fiscale, le eccedenze oggi, grazie alla legge anti-sprechi, possono diventare un bene per qualcun'altro, per le tante associazioni di volontariato impegnate sul territorio a favore di quelle persone che fanno fatica a fare la spesa».






«La cosa fondamentale è pensare al benessere della persona» afferma la deputata, che sottolinea il diritto ad una dieta sana ed equilibrata per tutti. «È bene recuperare, come dice la legge, non solo i beni a lunga conservazione ma anche quelli freschi e freschissimi, come la frutta, la verdura e i prodotti cotti: pensiamo a quante eccedenze si possono generare in una mensa scolastica, piuttosto che in un banchetto di nozze. Le legge rende possibile anche il recupero di questi beni. E poi – aggiunge Maria Chiara Gadda - prevede altri prodotti da recuperare, perché la povertà non è solo alimentare nel nostro Paese, ma anche sanitaria e legata alle condizioni di vita della persona: il benessere, infatti, si consegue anche se posso vivere in un ambiente pulito, idoneo e se posso pensare alla mia igiene personale». Nel solco di questo filosofia, il raggio d'azione del provvedimento è stato esteso successivamente. Oggi la legge 166 non riguarda soltanto il cibo, ma anche i farmaci, i prodotti di cartoleria e cancelleria, i prodotti di igiene per la persona e per la casa. «La legge – aggiunge la deputata - dà nuova vita a questi prodotti che altrimenti la perderebbero. Dobbiamo reimmettere in un circuito virtuoso, quello della solidarietà e dell'economia circolare, questa serie di beni che sono perfettamente consumabili e che possono essere messi a disposizione a favore della comunità».







In questi tre anni di legge “anti-sprechi” si sono anche concretizzate a livello territoriale esperienze di aggregazione sul tema. Da Torino arriva l'esempio di “Food PRIDE, Partecipare, Recuperare, Integrare, Distribuire, Educare”. Intorno a queste parole d'ordine, che sono anche la sigla del progetto, una quindicina di enti e associazioni del capoluogo e della città metropolitana, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, si sono messe in rete contro lo spreco alimentare sul territorio. Tra le azioni intraprese, un innovativo sistema di recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari invendute nei mercati rionali e nei negozi di prossimità, realizzato con l'ausilio dei FOOD PRIDErs, fattorini con biciclette e cargo bike che trasportano il cibo verso i punti di raccolta e distribuzione.

I primi risultati del progetto testimoniano che la sinergia funziona. «Solo nei mesi di giugno e luglio, grazie alla disponibilità dei commercianti e alla presenza di collaboratori e volontari, abbiamo recuperato e distribuito più di 20.000 kg di alimenti ancora edibili. Inoltre - evidenzia Sonia Migliore, referente del progetto Food Pride - il progetto attua attività di educazione alimentare e contro lo spreco di cibo tramite laboratori di cucina sociale in cui i partecipanti diventano protagonisti nella realizzazione di piatti creativi, nella preparazione di pasti condivisi per “alimentare” momenti conviviali di quartiere, nei festival e nelle attività didattiche». Infine, un’ulteriore azione del progetto prevede momenti di formazione sulla legge anti-sprechi. «Un provvedimento fondamentale - conclude Sonia Migliore - i cui effetti positivi possono crescere ancora di più se la legge viene compresa a fondo da tutti gli attori coinvolti nel processo».
GIUSEPPE IASPARRA


fonte: https://www.lastampa.it

Re-Use with love: donare è un atto d’amore

A Bologna esiste una boutique solidale gestita da circa 100 volontarie, tutte donne, che da diversi anni danno nuova vita ai capi d’abbigliamento usati distribuendoli a chi ne ha bisogno. Si chiama Re-Use with love e siamo andati a visitarla.




È nato tutto circa otto anni fa da un gruppo di amiche che si scambiavano i vestiti dei loro figli man mano che questi crescevano. Era un modo per dare valore e nuova vita a oggetti che generalmente vengono ritenuti buoni per il macero. Il passo successivo è stato organizzare mercatini il cui ricavato veniva donato di volta in volta a progetti benefici differenti. Il primo mercatino fruttò circa 1500 euro. Oggi gli eventi realizzati da Re-Use with love consentono di raccogliere fino a 80000 euro, che vengono reinvestiti nell’attività dell’associazione.

Per capire come è stata possibile una crescita così decisa è sufficiente lasciarsi contagiare dall’entusiasmo di Lisa e Micaela, le due volontarie del progetto che ci accolgono nella boutique di Re-Use alle porte del centro storico di Bologna.

«Lo spazio è stato messo a disposizione dal Comune», raccontano. «Era un immobile in disuso che noi abbiamo riqualificato e di cui ci prendiamo cura. È una sinergia fra il cittadino attivo che vuole fare qualcosa e l’istituzione che lo mette nelle condizioni di poterla fare». È il cuore pulsante dell’attività di Re-Use, il luogo dove vengono conferiti, smistati e poi consegnati agli utenti i capi d’abbigliamento – ma anche gli accessori, i libri, i giocattoli – che prenderanno vita per una seconda volta. Chi arriva qui ha bisogni primari e impellenti, come quello di vestirsi. Gli utenti sono indirizzati qua dai servizi sociali del Comune, ma anche da associazioni con cui nel tempo si sono instaurate sinergie positive, come la Casa delle Donne, che accoglie donne vittime di violenza.

La particolarità della boutique è la modalità di funzionamento. Lisa ci spiega perché: «Per prima cosa cerchiamo di salvaguardare la dignità dell’essere umano. Gli utenti vengono qui come se fossero in un negozio: le volontarie li accolgono e li aiutano a scegliere, ma soprattutto parlano con loro, perché sono persone che hanno bisogno di vestirsi ma soprattutto di essere ascoltate».

Il motore dell’associazione sono le circa cento donne che contribuiscono al funzionamento delle varie attività. Arrivano da molti canali, per esempio dai social. Molte sono figlie di volontarie che una volta cresciute vogliono seguire questa strada. Ma ci sono anche alcune utenti che per ricambiare l’aiuto ricevuto partecipano alle attività di Re-Use.

La crescita del progetto è stata esponenziale, come dimostrano anche le cifre raccolte in occasione degli ultimi mercatini. «All’inizio abbiamo fatto fatica a inserirci nei vari circuiti, ma oggi collaboriamo con cooperative sociali e con i servizi sociali del Comune, vengono ragazze dalla Casa delle Donne, insomma stiamo ampliando tantissimo il nostro bacino e il nostro unico limite sono gli spazi che abbiamo a disposizione, che sono molto ridotti. Ci sono privati, negozi e aziende di abbigliamento che sono disposti a darci tantissimo materiale, ma non sappiamo dove metterlo».

Quello che per altri è un rifiuto, per le donne di Re-Use with love è un valore: «Cerchiamo di dare una cura all’oggetto. L a cura è essenziale. Questo di fatto è “solo” un posto dove distribuiamo abbigliamento usato, però abbiamo voluto abbellirlo e metterci cuore e amore, che rimangono poi impregnati nei tessuti che vengono donati alle persone che frequentano il nostro spazio». Questa cura viene riconosciuta dagli utenti e consente la creazione di un legame molto forte: «C’è chi ci porta le torte, chi ci fa conoscere i propri figli, alcune ragazze della Casa delle Donne sono venute qui a cercare un abito per sposarsi. Il valore aggiunto del dono come atto d’amore è ciò che arricchisce la nostra esperienza».



Oltre a dare un aiuto concreto a centinaia di persone, Re-Use with love svolge un’altra funzione sociale fondamentale: testimonia come chi si attiva in prima persona unendosi a un gruppo con cui condivide valori e obiettivi possa davvero innescare un cambiamento diffuso. «L’Italia che cambia – conclude Lisa – è un atto di partecipazione che spinge ognuno di noi a fare la propria parte perché il gesto di ciascuno può essere un’onda irrefrenabile».

fonte: http://www.italiachecambia.org

MAURIZIO PALLANTE - MOVIMENTO DECRESCITA FELICE - "SOSTENIBILITA', EQUITA', SOLIDARIETA'.. UN MANIFESTO POLITICO E CULTURALE"





MAURIZIO PALLANTE, saggista nonchè fondatore del Movimento per la Decrescita Felice di cui attualmente è il Presidente onorario, ai microfoni di CRESCERE INFORMANDOSI per parlare del suo ultimo libro "Sostenibilità, equità, solidarietà. Un manifesto politico e culturale". Un libro per spingere la gente a rendersi conto della crisi che stiamo attraversando da ormai molti anni sperando che ciò faccia scaturire finalmente la voglia di percorre una strada totalmente nuova rispetto a quelle percorse finora.... Un progetto politico importante, che dovrebbe partire da quella rivoluzione culturale da tanti annunciata e promessa ma ad oggi da nessuno realizzata. La correlazione tra sostenibilità ambientale e progresso tecnologico risulta essere la chiave di lettura di questo ambizioso programma.... La crescita economica, è vista, come strategia per consumare ancora più risorse ambientali, con conseguenti ulteriori danni irreparabili, oltre che come freno all'aumento dell'occupazione e quindi causa di crisi economica. Molte le criticità, trattate nel libro, che si dovranno superare per raggiungere l'obiettivo. Nel corso di questa chiacchierata, noi in particolare affrontiamo quelle legate alle ideologie di destra e sinistra ed al problema dell'immigrazione.

Crescere Informandosi