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Livorno - AAMPS: Centro del riuso creativo… si parte!

 

Si chiama “EVVIVA” ed il Centro del riuso creativo che ha aperto ufficialmente i battenti alla città di Livorno in via Cattaneo 81 nel quartiere La Rosa 

All’inaugurazione erano presenti per il Comune di Livorno Giovanna Cepparello, assessore all’Ambiente, Andrea Raspanti, assessore al Sociale, Raphael Rossi e Raffaele Alessandri, rispettivamente Amministratore Unico e Direttore Generale di AAMPS, Riccardo Bargellini della coop. “Brikke Brakke” e in rappresentanza delle tante associazioni e cooperative locali che hanno ottenuto in gestione la nuova struttura posizionata accanto al Centro di raccolta dei rifiuti.

“Grazie alle competenze espresse dai nostri uffici e quelli di AAMPS – commenta Cepparello – abbiamo concluso un iter amministrativo particolarmente complesso mettendo insieme numerose cooperative e associazioni che sul nostro territorio si occupano di riutilizzo e recupero di materia e solidarietà. Siamo finalmente giunti al traguardo e possiamo regalare alla città un servizio che valorizza lo scarto come risorsa utile a vivere un’esperienza creativa ed educativa nel rispetto dell’ambiente. Buttare un oggetto apparentemente inutile – continua Cepparello – è un gesto quotidiano che si compie ancora con troppa naturalezza. In realtà possiamo riutilizzare molto di ciò che gettiamo, facendoci contagiare dalla cultura del riciclo e del riuso che a Livorno si sta affermando con sempre maggiore forza”.

“Il Centro del riuso creativo – aggiunge Raspanti – ha un valore anche sul fronte della solidarietà. Gli operatori saranno infatti a disposizione delle famiglie e dei soggetti meno abbienti. Più nello specifico chi ne avesse la necessità potrà chiedere la consegna a titolo gratuito di uno o più oggetti riparati e rigenerati, come il mobilio, oppure il ritiro transitorio di un oggetto/utensile da riconsegnare una volta terminato il lavoro presso il proprio domicilio/giardino”.


“Questa struttura – afferma Rossi – ci permetterà di ridurre in modo considerevole la produzione dei volumi di rifiuti solidi urbani evitando che finiscano in discarica o indirizzati a un trattamento meno sostenibile perché difficilmente riciclabili. Coglieremo anche l’obiettivo di ‘allungare’ la vita dei beni durevoli che, trovando una nuova collocazione, rendono sostenibile l’intera filiera del riuso. Tutto questo in una struttura pubblica gestita da un insieme di associazioni e cooperative ben rappresentative del territorio a disposizione dei cittadini per avvicinarli e sensibilizzarli sull’importanza del riuso e, più in generale, sulla gestione virtuosa dei rifiuti”.

“Il nostro auspicio – spiega Bargellini – è che i livornesi frequentino il centro sia per portare oggetti di cui si vogliono disfare potenzialmente rigenerabili sia per partecipare ad attività ed eventi di valenza culturale e sociale che periodicamente andremo a realizzare. “Dudadé” sarà il contenitore che raccoglierà tutte queste iniziative a partire dalla primissima mostra, coordinata dalla cooperativa sociale “Brikke Brakke”, che ha coinvolto dieci creativi e designer che operano sul territorio livornese e che hanno rielaborato creativamente dieci armadi con scrittoio degli anni ‘60 donati per l’occasione da Arianna e Francesca Orlandi”.

La coop. sociale “Brikke Brakke”, in parternariato con “Arci Livorno”, ass. “Ippogrifo”, “Fondazione Caritas”, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”, invita i cittadini a visitare la mostra ed informa che è attiva la pagina facebook del Centro del riuso creativo dove si potranno visionare tutti gli oggetti donati, rigenerati e messi in vendita, avere informazioni sugli eventi in programma oppure chiedere informazioni sulle varie attività.

Giorni/orari di apertura al pubblico: dal martedì al sabato dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00 (la consegna del materiale potrà avvenire fino alle 17.00).


fonte: www.aamps.livorno.it


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La tassa rifiuti del 2018? Che paghi solo chi inquina












Ormai in tutti i Comuni d’Italia è scaduta l’ultima rata della tassa dei rifiuti, l’augurio è che sia l’ultima volta che paghiamo indipendentemente da quanti rifiuti produciamo. Pochi sanno, infatti, che l’Italia ha davanti a sé l’occasione di diventare la nazione migliore al mondo per raccolta differenziata.
Gli ultimi dati ci collocano con il 52% di raccolta differenziata tra i primi 10 nel mondo, ma se prendessimo il Nord Italia saremmo al64% più di Austria o Germania. Saremmo già i migliori del mondo, anche se molti comuni del Sud Italia hanno segnato dei veri e propri exploit.
La Provincia di Benevento ad esempio arriva al 71% e la Campania, ad esempio, con il suo 51,6% supera regioni come il Lazio, la Liguria, la Puglia o la Toscana, regioni frenate dalla politica delle discariche e degli inceneritori, che obbliga gli amministratori a rinunciare a riciclare i rifiuti per sfamare questi mega impianti.
Ed è proprio questo il punto di svolta, il fatto di essere partiti in ritardo con la costruzione degli inceneritori in confronto con i paesi dell’Europa Centrale, ci consente oggi di scegliere un futuro senza rifiuti, massimizzando il riciclo e il recupero di materie seconde, attraverso l’applicazione della tariffazione puntuale.
L’Europa ci considera, quindi, un’avanguardia attribuendoci addirittura un riconoscimento ufficiale, come capitato la scorsa settimana, quando sono stato a Vienna con Alessio Ciacci per ricevere il premio europeo “Innovazione nella politica”, proprio per la tariffazione puntuale e il percorso verso Rifiuti Zero intrapreso dal Comune di Capannori, di cui Alessio Ciacci, da assessore all’Ambiente, è stato principale artefice a partire dal 2012.
Tale riconoscimento mi obbliga quindi a specificare meglio in che cosa consiste la tariffazione puntuale, quali risultati stia apportando e quali prospettive potrebbe aprire rispetto allo sviluppo dell’economia circolare.
A Capannori sono stato il progettista tecnico insieme ad Attilio Tornavacca, abbiamo studiato le sperimentazioni avviate dagli anni 90, in Italia in Nord Est e all’estero in Germania, e sviluppato un piano che oggi è considerato una best practice internazionale. Da una parte i bidoni e i sacchi distribuiti alle utenze hanno un microchip collegato al codice fiscale, dall’altra i camion di piccola dimensione hanno dei sistemi di lettura a bordo che leggono ogni sacchetto di rifiuti indifferenziato.
È necessario ovviamente che sia una raccolta a porta a porta, evitando di mescolare i sacchetti nei cassonetti stradali, perché il sistema deve essere affidabile per la bollettazione dell’utente. Si misura il volume dei sacchetti in termini di litri, visto che non si può misurare il peso perché è difficile farlo con precisione e poi perché è corretto che si paghi ogni volta che si espone il sacchetto e si richiede il prelievo dell’operatore.
A un meccanismo tutto sommato semplice corrisponde però una vera e propria rivoluzione. Si paga quanto s’inquina: la terra se il sacchetto va in discarica, l’aria se va in inceneritore. Si stabilisce finalmente un contatore dei rifiuti, perché produrre rifiuti vuol dire consumare ambiente. È proprio un cambiamento di mentalità che serve a responsabilizzare le persone sulle conseguenze dei propri gesti. Ben presto il concetto viene assimilato alle altre utenze domestiche, prevedendo così un costo ogni volta che apro il rubinetto dell’acqua, accendo la caldaia a gas oppure utilizzo il servizio di raccolta dei rifiuti.
A volte mi è stato sottoposto il problema delle famiglie più numerose che ovviamente producono più rifiuti. In questi casi vale la pena considerare che la tariffa puntuale può prevedere una parte fissa e una parte variabile come capita in tutti i contesti in cui è stata applicata.
Parma, ad esempio, il 92% delle persone ha speso meno e solo un 8% ha visto aumentare la sua tariffa, in casi estremi di cinque volte. La cosa, però, non ha destabilizzato più di tanto, perché è come quando lasciamo accesa la luce tutto il giorno e la compagnia elettrica ci manda una bolletta più alta. Con la tariffazione puntuale si guadagna in consapevolezza, spesso in termini monetari, sempre come effetti sull’ambiente.
Dagli ultimi dati ufficiali a Capannori siamo all’86%, a Trento il 78%, a Parma e a Formia oltre il 70%: sono le città in cui ho contribuito personalmente alla progettazione tecnica del sistema di raccolta differenziata puntuale.
In questo momento, in cui non ci sono inceneritori in costruzione in Italia, anche se con il decreto Sblocca Italia si prevede un maggiore uso degli stessi, possiamo fare dell’Italia lo Stato mondiale del riciclo. Non dobbiamo sfamare a tutti i costi questi mega impianti e possiamo costruire velocemente un sistema nazionale di gestione dei rifiuti votato alla raccolta differenziata e alla tariffazione puntuale. Ne gioverebbe anche l’economia circolare perché ci consentirebbe di raggiungere posizioni d’avanguardia anche in questo settore, chiedendo alle aziende di sperimentare dei prodotti che possano essere riciclati totalmente proprio per non far crescere la tariffazione puntuale.
L’Italia così scoprirebbe una sua antica vocazione, visto che siamo un paese povero di materie prime e che dal 1200, ad esempio,ricicliamo la carta.
È l’augurio che faccio a tutti gli italiani invitandoli a chiedere agli amministratori locali di essere puntuali e di non ritardare neppure di un anno questa semplice rivoluzione.
Raphael Rossi
fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it/

Elezioni Roma 2016: come il nuovo sindaco dovrebbe risolvere il problema dei rifiuti

Elezioni Roma 2016: come il nuovo sindaco dovrebbe risolvere il problema dei rifiuti
Visto che mi è stato chiesto da più parti di esprimere un parere sulla questione dei rifiuti a Roma (e nel Lazio), vorrei provarci, non con la presunzione di possedere la verità, ma sulla base di un’esperienza diretta, derivante da quasi 20 anni di lavoro sul campo. Peraltro, da un anno e mezzo sono l’amministratore unico dell’azienda pubblica di servizi ambientali di Formia e ho avuto modo di conoscere e approfondire ancora meglio il settore nel contesto laziale. Mentre negli anni, prima con il Comune e poi con la Provincia di Roma, ho potuto fare esperienza diretta anche della gestione dei rifiuti a Roma, in particolare gestendo l’attivazione della raccolta differenziata nei quartieri di Colli Aniene, Decima e Massimina e poi l’attivazione in numerosissimi comuni della provincia.
Erano gli ultimi anni della giunta Veltroni e il successo del “porta a porta” fu travolgente. Nel primo quartiere, Colli Aniene, superammo il 65% di raccolta differenziata. Con Alemanno tutto questo si fermò e, nonostante speranze e promesse, l’amministrazione si concentrò sulla sostituzione dei vecchi contenitori che i romani chiamano “secchioni” con altri nuovi, studiati apposta per Roma, ma che avevano solo un nuovo look ma nessun elemento innovativo per la Rd. Con il sindaco Marino, i sistemi avanzati di raccolta differenziata ripresero piede e, pur con molti errori tecnici e strategici, furono estesi su parte della città. Il merito grande di Marino fu di chiudere la discarica di Malagrotta che da decenni accoglieva i rifiuti romani.
Un merito ma anche un limite, in quanto non fu realizzato nulla in sostituzione e quindi fece precipitare la città (e la regione) in una fase di “quasi emergenza rifiuti”. Nei mesi scorsi il problema era sotto i riflettori anche per la mobilitazione di persone note come Alessandro Gassman e l’iniziativa #Romasonoio che spronava i romani a occuparsi in prima persona della propria città e della sua pulizia. Ora, per come la vedo io, sono tre sono le questioni cui occorre trovare risposta: cosa sia questa “quasi emergenza”, su quali siano i rischi e quali le possibilità di uscirne.
La quasi emergenza rifiuti
La chiusura di Malagrotta da un giorno all’altro ha determinato un forte aumento delle tariffe di smaltimento, pesando in modo molto rilevante sul bilancio della città di Roma. Il problema però non è solo economico, i rifiuti di Roma impegnano moltissimo gli impianti della regione (perlopiù discariche) e, in alcuni casi, di regioni limitrofe. La definisco “quasi emergenza rifiuti” perché, nei primi mesi, i romani hanno visto peggiorare il decoro della città proprio a causa della difficoltà a conferire i rifiuti in impianti lontani. I rischi di ulteriore peggioramento sono dietro l’angolo.
I rischi per il futuro
Il rischio che Roma e il Lazio corrono nei prossimi mesi ed anni è che la situazione rimanga in bilico, con impianti distanti centinaia di chilometri, con costi colossali e con un sistema rifiuti nel quale un qualunque impedimento potrebbe lasciare rifiuti a terra. Un rischio estremo poi è che gli impianti (perlopiù discariche) che stanno ospitando i rifiuti di Roma vadano via via esaurendosi e che facciano precipitare l’intera regione in una situazione di emergenza vera e propria.
Le prospettive per uscirne
Il tema rifiuti è uno dei più importanti per la nuova amministrazione capitolina. A mio avviso occorre muoversi su tre direttrici concrete e una ideale. Da un punto di vista pratico, penso, prima di tutto, allo sviluppo della Rd che i due Marino, il sindaco Ignazio e l’assessora all’Ambiente Estella, svilupparono su una parte della città, proseguendo nell’estensione di modelli virtuosi e nella correzione degli errori commessi. In secondo luogo, occorre investire subito ed efficacemente sull’impiantistica per il riciclaggio, soprattutto per ciò che riguarda il compostaggio. Il Lazio è infatti drammaticamente carente di impianti di compostaggio, cioè impianti che trasformano la raccolta differenziata dell’umido in compost. La terza è relativa alla azienda deputata alla gestione dei rifiuti, l’Ama, gravata da molteplici problemi.
Qualcuno ha pensato di risolverli con le esternalizzazioni, invocando il minor costo del lavoro ma poi ci si è trovati dentro Mafia Capitale. Peggio sarebbero le privatizzazioni. Ritengo invece che la gestione pubblica sia la migliore per Roma, così come per altre grandi città italiane; occorre però ridiscutere struttura e dimensioni anche attraverso un ruolo più protagonista dei municipi e dei territori per impostare servizi condivisi. Occorre aumentare la trasparenza e partecipazione popolare, aprire la gestione ai comitati e alle associazioni, rilanciare educazione ambientale e civica. La sfida è la differenziata ma anche il decoro. Nelle periferie bisogna portare il porta a porta ma anche le spazzatrici e le lavastrade.
La prospettiva ideale pone invece un nuovo punto di vista: la crisi economica che abbiamo attraversato non è passeggera, è anzi una crisi costituente dalla quale usciremo cambiati. L’economia di domani sarà solo o principalmente economia “verde”, cioè un’economia che dovrà essere legata alla valorizzazione del territorio e delle sue risorse: penso a turismo, agroalimentare, energie rinnovabili, e a un approccio sistemico e alla cosiddetta “economia circolare”.  Su ognuno di questi temi e sui molti che da questi si sviluppano sarà opportuno lavorare per una corretta gestione ambientale a Roma. La nuova amministrazione si trova davanti a una sfida decisiva e strategica che richiede però un necessario cambio di paradigma rispetto ai modelli di gestione ambientale cui siamo abituati: forse Roma non deve “tornare a essere Roma”, ma deve “diventare” (una nuova) Roma.

Raphael Rossi

fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Formia Rifiuti Zero, bilancio 2015 chiuso in attivo

Formia Rifiuti Zero, bilancio 2015 chiuso in attivo
FORMIA – L’assemblea dei soci della “Formia Rifiuti Zero” ha approvato il bilancio consuntivo 2015 che evidenzia per la società un utile di circa 50.000 euro. Al netto delle imposte, l’attivo è di 7mila euro.
“Si tratta – commenta l’Assessore alla Sostenibilità Urbana Claudio Marciano – di un risultato economico e gestionale molto importante, ottenuto nonostante l’azienda abbia avviato l’attività solo a maggio 2015, percependo pertanto solo otto mensilità su dodici, e abbia dovuto assorbire i costi di start up con il canone ordinario. L’equilibrio economico del primo esercizio era un obiettivo dell’azienda e siamo soddisfatti che sia stato raggiunto. Nonostante le difficoltà, sono stati salvaguardati i livelli occupazionali, è stata migliorata la qualità di servizi come spazzamento e pulizia dei quartieri ed è cresciuto ulteriormente il dato della raccolta differenziata, salita oltre la quota del 65%”.
I dettagli del bilancio saranno pubblicati sul sito della ‘Formia Rifiuti Zero’ insieme alla relazione del collegio dei revisori dei conti.
“Il lavoro finora svolto dall’azienda è soddisfacente – dichiara il Sindaco Sandro Bartolomeo – anche se dobbiamo migliorare ancora su molti fronti. Il terreno di prova di quest’anno sarà l’acquisto della flotta mezzi in proprietà, grazie all’aumento di capitale deliberato dal Consiglio Comunale nella seduta di bilancio. Confermo la fiducia nell’Amministratore Unico Raphael Rossi e la stima nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori della Formia Rifiuti Zero che si sta affermando in Provincia come una delle gestioni più virtuose del comprensorio.”

fonte: http://www.temporeale.info