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La rete di comuni che combatte lo spreco istituendo un nuovo Centro del Riuso

Allungare il ciclo di vita dei beni con vantaggi per l'economia e per l'ambiente: nel cuneese è nato il Centro del Riuso, un servizio pubblico gratuito e accessibile a tutti che coinvolge una cinquantina di Comuni attraverso una rete diffusa. In questo modo chi possiede oggetti inutilizzati dona e chi ha bisogno preleva, rendendo il recupero una cultura sempre più condivisa.



Pensiamo alle decine di oggetti che popolano le nostre case e che finiamo per buttare nonostante siano ancora utilizzabili e in buono stato. In molti casi li sostituiamo con prodotti nuovi, liberandocene con soddisfazione e facendo terminare la loro vita in una discarica, senza pensare al reale utilizzo che potrebbero continuare ad avere. Questi oggetti “vecchi” però non hanno nulla da invidiare ai loro nuovi sostituti e rappresenterebbero invece un’occasione (e di certo una soluzione) per persone e famiglie che ne hanno bisogno e nelle cui mani potrebbero rinascere.

Da questa riflessione a Cuneo è nato il Centro del Riuso, un nuovo servizio per i cittadini di tutti i paesi che fanno parte del Consorzio Ecologico Cuneese: una cinquantina di Comuni che hanno preso parte a un progetto collettivo per contribuire insieme a una nuova cultura che vede nel riutilizzo di un oggetto, un processo da lineare a circolare.

Qui possono ritirare uno o più beni tutti i cittadini, a prescindere dal Comune in cui risiedono: così il centro diventa un luogo dove si possono consegnare e ritirare gratuitamente tutti quei beni usati che sono in buone condizioni di conservazione e che, scartati da alcuni, possono essere ancora utili per altri. «Si tratta di un progetto che coniuga la solidarietà sociale e il rispetto per l’ambiente. Promuovendo la cultura del riuso e rendendo più semplici e regolamentate le occasioni di scambio di oggetti usati fra i cittadini si allunga il ciclo di vita dei beni durevoli evitando che, ancora funzionanti ma magari inutilizzati, diventino rifiuti».

Al centro si accettano piccoli elettrodomestici, stoviglie, elementi di arredo, attrezzature sportive, giochi e oggetti per lo svago, apparecchi elettrici e da ufficio, accessori per l’infanzia e tanto altro ancora. La raccolta prevede il ritiro di massimo di 5 pezzi alla volta, con una frequenza non superiore a 4 prelievi al mese.



Ma come funziona? Coloro che hanno in casa un bene usato, ma che è ancora in buono stato e riutilizzabile, possono consegnarlo agli operatori del Centro, che ne verificheranno le condizioni e lo destineranno al riuso. I beni consegnati verranno poi messi a disposizione di altri cittadini che potranno visionarli anche consultando la vetrina virtuale disponibile sul sito del CEC.

Le finalità del Centro del Riuso sono anche la creazione di una struttura di sostegno per fasce sensibili della popolazione e di nuove opportunità di lavoro per persone disoccupate, disabili o svantaggiate. La sua istituzione è pensata, inoltre, per promuovere sul territorio una maggior sinergia tra i centri del riuso e i centri di raccolta dei rifiuti urbani, integrando e rafforzando la dimensione di circular economy.

Il progetto mostra così il suo forte impatto grazie alla costruzione di una rete che propone una soluzione economica alternativa e che, a livello di sistema, può concretamente diffondere una sensibilità ambientale. Così il Centro del Riuso di Cuneo diventa un esempio tangibile di economia non soltanto circolare, ma bensì solidale, innescando una strategia win-win dove, tra riuso e solidarietà, vinco io e vinci tu.

fonte: www.italiachecambia.org


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Viareggio: Apre il centro di riuso solidale Babordo

 














Il servizio si è costituito grazie ad una convenzione tra il Comune di Viareggio, iCare e Sea Risorse. Un progetto che mira a ridurre la produzione dei rifiuti urbani, in particolare quelli ingombranti, creando un circuito del riutilizzo.

Nella convenzione, iCare ha messo a disposizione l’immobile, mentre Sea Risorse ha predisposto le manifestazione d’interessa per la concessione. Concessione che è stata aggiudicata ad un aggregato di associazioni con capofila l’associazione Ascolta La Mia Voce.

Il Centro di Riuso Solidale costituirà inoltre luogo di svolgimento per stage, corsi di formazione anche per alunni delle scuole del territorio e momenti di incontro per la diffusione dell’idea del riuso nella logica di un’economia circolare e solidale e la crescita della sensibilità degli utenti dei servizi.



fonte: www.noitv.it


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Roma: firmati 6 protocolli d’intesa tra Ama e terzo settore per iniziative di riuso dei beni e riduzione dei rifiuti



L’Azienda e il Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale hanno firmato sei protocolli d’intesa della durata di 12 mesi con le organizzazioni iscritte all’albo istituito da AMA per gli enti del terzo settore che promuovono nella città di Roma progetti e iniziative con questi obiettivi





AMA, associazioni, cooperative sociali e organizzazioni di volontariato insieme per recuperare e riusare beni ed oggetti dismessi riducendo i rifiuti. L’Azienda e il Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale hanno firmato sei protocolli d’intesa della durata di 12 mesi con le organizzazioni iscritte all’albo istituito da AMA per gli enti del terzo settore che promuovono nella città di Roma progetti e iniziative con questi obiettivi. L’idea di fondo è creare una sorta di “centro del riuso” creativo e virtuale, composto da una serie di azioni su base gratuita e volontaria, per la prevenzione dei rifiuti.

Lo comunica AMA S.p.A. in una nota.

La decisione di supportare attività anche a carattere sociale in tema di prevenzione e riduzione dei rifiuti realizzate dagli enti del terzo settore si basa su quanto stabilito dalla Direttiva Europea sui rifiuti numero 98 del 2008 e dal Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti adottato dal Ministero dell’Ambiente nel 2013. In qualità di ente gestore del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani nella città di Roma e soggetto «pubblico», AMA ha stabilito dei criteri imparziali di selezione e agito con trasparenza mediante un avviso pubblicato sul proprio sito internet.

Le sei realtà associative senza scopo di lucro operanti sul territorio cittadino con cui AMA ha sottoscritto i protocolli sono: Libra, che sostiene, crea e coordina iniziative volte al benessere senza spreco tra cultura e stile di vita; i Ciclonauti, che recuperano e riparano le biciclette usate; la cooperativa sociale W.A.Y.S., che favorisce il collocamento delle persone diversamente abili nel mondo produttivo recuperando tappi di plastica, ricondizionando cellulari e personal computer; Joni&Friends, cheraccoglie e ricondiziona gli ausili dismessi per disabili (sedie a rotelle, ecc.) da donare ai più bisognosi; le associazioni culturali Nuova Acropoli Italia e Book-Cycle: la prima promuove lo scambio gratuito nel corso di eventi e attraverso le postazioni di book-crossing allestite sul territorio, la seconda si occupa di recupero, riutilizzo e ridistribuzione dei volumi raccolti in Italia e all’estero attraverso la collaborazione gratuita con altre associazioni.

“La firma dei protocolli d’intesa con le realtà del Terzo Settore iscritte all’albo aziendale – dichiara l’amministratore unico Stefano Zaghis – consentirà di avviare iniziative originali per il riutilizzo di oggetti usati, evitando che molti di essi divengano scarti e quindi rifiuti. È la conferma della volontà di AMA di stringere in maniera continuativa una forte collaborazione con il mondo dell’associazionismo e del volontariato ambientale per creare una rete tra cittadini e operatori del comparto con l’ulteriore obiettivo di sensibilizzare tutti a prestare maggiore attenzione ai temi dell’ambiente urbano e della prevenzione dei rifiuti”.

fonte: www.ecodallecitta.it


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Livorno - AAMPS: Centro del riuso creativo… si parte!

 

Si chiama “EVVIVA” ed il Centro del riuso creativo che ha aperto ufficialmente i battenti alla città di Livorno in via Cattaneo 81 nel quartiere La Rosa 

All’inaugurazione erano presenti per il Comune di Livorno Giovanna Cepparello, assessore all’Ambiente, Andrea Raspanti, assessore al Sociale, Raphael Rossi e Raffaele Alessandri, rispettivamente Amministratore Unico e Direttore Generale di AAMPS, Riccardo Bargellini della coop. “Brikke Brakke” e in rappresentanza delle tante associazioni e cooperative locali che hanno ottenuto in gestione la nuova struttura posizionata accanto al Centro di raccolta dei rifiuti.

“Grazie alle competenze espresse dai nostri uffici e quelli di AAMPS – commenta Cepparello – abbiamo concluso un iter amministrativo particolarmente complesso mettendo insieme numerose cooperative e associazioni che sul nostro territorio si occupano di riutilizzo e recupero di materia e solidarietà. Siamo finalmente giunti al traguardo e possiamo regalare alla città un servizio che valorizza lo scarto come risorsa utile a vivere un’esperienza creativa ed educativa nel rispetto dell’ambiente. Buttare un oggetto apparentemente inutile – continua Cepparello – è un gesto quotidiano che si compie ancora con troppa naturalezza. In realtà possiamo riutilizzare molto di ciò che gettiamo, facendoci contagiare dalla cultura del riciclo e del riuso che a Livorno si sta affermando con sempre maggiore forza”.

“Il Centro del riuso creativo – aggiunge Raspanti – ha un valore anche sul fronte della solidarietà. Gli operatori saranno infatti a disposizione delle famiglie e dei soggetti meno abbienti. Più nello specifico chi ne avesse la necessità potrà chiedere la consegna a titolo gratuito di uno o più oggetti riparati e rigenerati, come il mobilio, oppure il ritiro transitorio di un oggetto/utensile da riconsegnare una volta terminato il lavoro presso il proprio domicilio/giardino”.


“Questa struttura – afferma Rossi – ci permetterà di ridurre in modo considerevole la produzione dei volumi di rifiuti solidi urbani evitando che finiscano in discarica o indirizzati a un trattamento meno sostenibile perché difficilmente riciclabili. Coglieremo anche l’obiettivo di ‘allungare’ la vita dei beni durevoli che, trovando una nuova collocazione, rendono sostenibile l’intera filiera del riuso. Tutto questo in una struttura pubblica gestita da un insieme di associazioni e cooperative ben rappresentative del territorio a disposizione dei cittadini per avvicinarli e sensibilizzarli sull’importanza del riuso e, più in generale, sulla gestione virtuosa dei rifiuti”.

“Il nostro auspicio – spiega Bargellini – è che i livornesi frequentino il centro sia per portare oggetti di cui si vogliono disfare potenzialmente rigenerabili sia per partecipare ad attività ed eventi di valenza culturale e sociale che periodicamente andremo a realizzare. “Dudadé” sarà il contenitore che raccoglierà tutte queste iniziative a partire dalla primissima mostra, coordinata dalla cooperativa sociale “Brikke Brakke”, che ha coinvolto dieci creativi e designer che operano sul territorio livornese e che hanno rielaborato creativamente dieci armadi con scrittoio degli anni ‘60 donati per l’occasione da Arianna e Francesca Orlandi”.

La coop. sociale “Brikke Brakke”, in parternariato con “Arci Livorno”, ass. “Ippogrifo”, “Fondazione Caritas”, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”, invita i cittadini a visitare la mostra ed informa che è attiva la pagina facebook del Centro del riuso creativo dove si potranno visionare tutti gli oggetti donati, rigenerati e messi in vendita, avere informazioni sugli eventi in programma oppure chiedere informazioni sulle varie attività.

Giorni/orari di apertura al pubblico: dal martedì al sabato dalle 8.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00 (la consegna del materiale potrà avvenire fino alle 17.00).


fonte: www.aamps.livorno.it


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DACCAPO - Riuso Solidale (Progetto CARITAS)









DACCAPO è un centro di riuso solidale nel quale è possibile donare gli oggetti che non servono più, farli riparare, trasformare e ricollocarli su un mercato solidale. E' un progetto le cui finalità sono la salvaguardia dell'ambiente, aiuto a persone in gravi condizioni economiche e sociali e formazione per il mondo del lavoro. DACCAPO è un'iniziativa della Caritas Diocesana di Lucca e dell'Associazione Ascolta La Mia Voce Onlus ed ha trovato collaborazione con il Comune di Lucca, Comune di Capannori, Sistema Ambiente e Ascit.


https://www.sistemaambientelucca.it/it/attivita/centro-di-riuso/daccapo/


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Inaugura l’Officina di Comunità T-Riparo, dove poter riparare insieme le cose a cui siamo più legati

Diverse associazioni modenesi promuovono il laboratorio che si è insediato in via Nobili di fianco all'Isola Ecologica Leonardo



Sabato 30 gennaio ha aperto a Modena T-Riparo - Officina di Comunità, uno spazio di riparazione condivisa situato all'interno del centro comunale del riuso Tric e Trac. T-Riparo sarà aperto tutti i sabati dalle ore 9.30 alle 12.30, in via Nobili 380/a, di fianco all'Isola Ecologica Leonardo. Nata con l’intento di migliorare il potenziale del centro ma soprattutto creare un luogo nuovo che possa favorire la coesione sociale attraverso la manualità, T-Riparo Officina di Comunità è aperta ai cittadini che potranno andare a riparare gli oggetti propri o destinati al centro del riuso, aiutati dal personale presente. Non si tratta di un servizio di riparazione, ma di uno spazio di condivisione, nel quale portare, oltre agli oggetti, anche le proprie competenze, per metterle al servizio degli altri utenti. Il modello di riferimento è quello dei “Repair-Cafè”, iniziative sociali diffuse in tutto il mondo dove le persone si aiutano a vicenda nella riparazione di oggetti di uso quotidiano, al fine di ridurre la produzione di rifiuti e imparare insieme.

«Quante volte abbiamo portato un oggetto a riparare e ci siamo sentiti rispondere "non ne vale la pena"? Ora a Modena esiste un'ultima alternativa alla discarica, dove poter riparare le cose a cui siamo più legati o almeno provarci – spiega il coordinatore del progetto Riccardo Tavernari - L'apertura di T-Riparo avviene a conclusione del progetto "Facciamo Circolare l'Economia", promosso da una rete di associazioni composta da Insieme in Quartiere per la Città (Tric e Trac Modena), Porta Aperta Modena, Collettivo Amigdala, Porta Aperta al Carcere, Progetto Insieme, TSM - TuttoSiMuove e Arca Lavoro».

Il progetto è finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e ha permesso di organizzare, durante il 2020, diversi corsi tecnici di formazione per l'economia circolare (Restauro, Elettrotecnica, Ciclomeccanica, Falegnameria, Sartoria) allo scopo di allargare il numero e le competenze dei volontari dei centri del riuso, coinvolgendo allo stesso tempo soggetti fragili a cui fornire competenze nuove.


Sono previste nuove edizioni di corsi nel 2021, per rimanere aggiornati è sufficiente seguire i canali social di T-Riparo - Officina di Comunità oppure andare a visitare lo spazio di persona. Tutti i volontari che vogliono contribuire sono ben accetti, a prescindere dalle loro competenze tecniche. L'ingresso ai locali sarà contingentato e dovrà avvenire in osservanza delle normative anti-Covid in vigore.

fonte: www.modenatoday.it

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Aamps Livorno. Centro del riuso: ultimati i lavori e affidata la gestione del servizio

 

La struttura presente in via Cattaneo sarà presto aperta alla cittadinanza. Importanti benefici per l’ambiente e non solo.


Disfarsi di un bene usato, come un mobile ammaccato, un elettrodomestico rumoroso oppure un tappeto sfilacciato, sarà presto ancora più facile per i livornesi ed assumerà una particolare valenza non solo ambientale ma anche economica e sociale.

I lavori per la costruzione del primo Centro del riuso in via Cattaneo sono da poco terminati e si è resa disponibile una superficie coperta complessiva di 690 mq. Di questi 275 mq. saranno destinati all’esposizione interna dei beni riutilizzabili, 150 mq. all’esposizione esterna e la restante superficie verrà destinata ai laboratori didattici e a quelli per la riparazione delle biciclette, dei mobili, degli abiti-tessuti e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

I cittadini potranno accedere alla struttura sia per la consegna dei beni sia per visitare le aree espositive e acquistare prodotti. Le famiglie socialmente svantaggiate, che verranno segnalate dai servizi sociali dell’amministrazione comunale, potranno chiedere i beni riutilizzabili e riceverli in dono. Nello spazio “biblioteca degli oggetti” saranno rese disponibili varie attrezzatture che potranno essere chieste e riportate dopo l’uso.

Ad occuparsi della gestione del nuovo Centro del riuso sarà un pool di associazioni e cooperative sociali individuato da AAMPS a seguito di un bando pubblico: coop. “Brikke Brakke” (capofila), Arci Livorno, ass. Ippogrifo, Fondazione Caritas, coop. “Cuore”, coop. “Pegasonetwork”, coop. “Ulisse”, ass. “Il Mandolino”.

Si tratta di soggetti con esperienze e attitudini diversificate il cui progetto, con il supporto di personale qualificato (17 soci lavoratori, 5 soci volontari), punta a cogliere i seguenti obiettivi:
ridurre la quantità dei rifiuti promuovendo il riutilizzo dei beni e prolungandone il ciclo di vita oltre le necessità del primo utilizzatore
sostenere la cultura del riuso dei beni a vantaggio della tutela ambientale e della solidarietà sociale
educare e sensibilizzare al superamento della cultura dell’«usa e getta»
consentire alle fasce più deboli di ottenere gratuitamente una certa quantità di beni usati ma ancora funzionanti

“Siamo molto soddisfatti – commenta Raphael Rossi, amministratore unico di AAMPS – per aver portato a termine il percorso di affidamento di un importante servizio pubblico a favore della collettività e dell’ambiente. Con l’assessorato all’Ambiente del Comune di Livorno puntiamo a ridurre progressivamente i volumi dei rifiuti solidi urbani con varie iniziative e azioni concrete. Il nuovo Centro del riuso permetterà che ingenti quantitativi di beni vengano riutilizzati e si eviterà che diventino rifiuti destinati a trattamenti meno sostenibili perché difficilmente riciclabili. La prevenzione e riduzione dei rifiuti – conclude Rossi – è il primo passo nella gestione degli stessi”.

Per informazioni: 800031266 (da rete fissa), 0586416348 (da rete mobile), info@aamps.livorno.it, www.aamps.livorno.it, facebook/app (“Aamps Livorno”).

fonte: www.aamps.livorno.it


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Rifiuti, a Coronata il primo negozio Amiu per riuso e riparo

 



Una compravendita di mobili e arredi e un laboratorio per il riparo. E' stato inaugurato oggi, a Coronata, il primo centro surpluse di Amiu, la municipalizzata per la gestione del ciclo dei rifiuti a Genova. Il centro sarà gestito attraverso un patto di collaborazione tra la stessa azienda, il municipio medio ponente e un pool di associazioni e sarà aperto dal lunedì al mercoledì, dalle 15.30 alle 18. Si tratta del primo centro del riuso e del riparo di una rete che si diffonderà nei prossimi anni nel capoluogo ligure, grazie ai finanziamenti del progetto europeo force, per cui Genova ha ottenuto 2,2 milioni dedicati alla promozione dell'economia circolare nella filiera del legno. Il secondo centro, che sarà anche il più grande della rete, aprirà nel 2022 all'ex mercato di via Bologna."Attraverso i centri del riuso e del riparo surpluse, vogliamo promuovere la prevenzione della produzione di rifiuti, allungando la vita degli oggetti, prima regola dell'economia circolare", spiega il direttore generale di Amiu, Tiziana Merlino. "Entro il 2030 dobbiamo ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclo e il riutilizzo- aggiunge l'assessore comunale all'ambiente, Matteo Campora- ci stiamo attivando per rendere i cittadini attori principali di questo processo, dandogli gli strumenti per orientare le loro azioni verso l'economia circolare. Se riutilizzare è facile, avremo più cittadini che collaborano".
Nella rete surpluse sono già entrati il "centro di vico Angeli", gestito dall'associazione sc'art e di proprietà Amiu, e alcuni piccoli negozi di seconda mano aperti dalla parrocchia delle Vigne: "mani d'oro" in vico canneto il curto, "secondo tempo" nella zona delle Vigne e "libratevi" in Sottoripa, dedicato ai libri usati.

fonte: https://genova.repubblica.it



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GROSSOMODO: aperture settembre centro

 




Le nuove date di apertura del centro! Eccole ! SETTEMBRE è sempre un buon inizio!

Per entrare troverai la classica procedura NO covid! Se non vuoi attendere prenota prima il tuo ingresso a bidone.crc@gmail.com.
Ti aspettiamo.

BI-done
www.grossomodocentroriuso.it


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Remida, a Torino il Centro di Riuso Creativo che ridà valore agli scarti

Remida è il primo Centro di riuso creativo che a Torino recupera materiali di scarto provenienti dalle aziende del territorio per dare loro nuova vita, mettendoli a disposizione di scuole e associazioni attraverso attività artistiche e didattiche. È un progetto culturale improntato alla sostenibilità, per trasmettere ai bambini un modo propositivo di vivere l’ecologia valorizzando l’esistente e costruendo insieme a loro il cambiamento.















Entrare nel magazzino del Centro Remida di Torino è come scoprire un mondo fantastico fatto di oggetti colorati, tessuti variopinti, scatoloni colmi dei materiali più disparati e rimanenze di lavorazioni industriali dalle diverse forme e consistenze .
Carta e cartone, materiali naturali come juta, stoffe, legno, sughero ma anche tubi, ingranaggi, metalli, rame, alluminio, gomma o plastica: si tratta di un luogo così singolare che farebbe venir voglia a chiunque di ritornare bambino. Si, perché in questo centro quelli che comunemente vengono considerati scarti riprendono vita e si trasformano, diventando risorse preziose e uniche nel loro genere.

Mi racconta il progetto Antonella Marchesin, responsabile del centro. «È un progetto culturale di sostenibilità, creatività e ricerca sui materiali di recupero, che promuove il concetto che lo scarto e l’imperfetto siano portatori di un messaggio etico e di sostenibilità».
L'obiettivo di Remida è coinvolgere il mondo delle imprese per sensibilizzare la cittadinanza e costruire comunità consapevoli in un’ottica di economia circolare. Per far ciò il centro recupera scarti di produzione delle aziende della provincia di Torino che vengono individuati e raccolti per lo svolgimento di attività didattiche e culturali all'interno del centro.
Si tratta di materiali fallati, fondi di magazzino o eccessi di produzione che le aziende mettono a disposizione e che, in alternativa, sarebbero stati destinati allo smaltimento. Materiali che all'interno del magazzino creano un labirinto creativo in cui perdersi e mandano un chiaro messaggio: "le risorse non sono infinite ed essere scarto non vuol dire essere un materiale povero".


«Proprio come gli oggetti toccati dal mitico Re Mida, i materiali all'interno del magazzino si trasformano in preziose risorse che saranno a disposizione di scuole e associazioni per il loro riutilizzo e per la valorizzazione del loro significato e delle loro qualità intrinseche» si legge dalla descrizione del progetto.
La struttura è parte di una rete più ampia che coinvolge quattordici centri di cui otto in Italia e i rimanenti all’estero, facenti capo al Centro di Reggio Emilia. Ed è proprio qui che nel 1996 nasce il primo punto di riferimento sul riciclaggio creativo della città, a cui ha aderito anche Torino nel 2001, dalla collaborazione tra Iter – Istruzione Torinese per una Educazione Responsabile e il Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, attuale Museo d’arte contemporanea.
«Il progetto Remida rappresenta un modo propositivo di vivere l’ecologia e di costruire il cambiamento, valorizzando i materiali di scarto e gli oggetti apparentemente senza valore, per promuovere nuove possibilità di comunicazione e creatività in una logica di rispetto dell’oggetto, dell’ambiente, della persona».


Ogni centro ha la sua personale connotazione. Quello di Torino ha una funzione prevalentemente artistica, dove il materiale recuperato viene utilizzato nei laboratori di arti visive, grafica, pittura, ceramica, scultura, fotografia e per le attività coi più piccoli. L’obiettivo? Insegnare loro l’ecologia e l'immenso valore che un materiale di scarto assume, specialmente tra le mani di un bambino, poichè, con la sua fantasia, è capace di trasformarlo in una piccola opera d'arte.
All’interno del centro operano insegnanti ed educatrici del nido e della scuola dell’infanzia, proprio come Maria Cristina Deorsola e Laura Negarville che mi accompagnano in questo magico mondo, raccontandomi l’importanza che assume insegnare ai bambini il riuso e il riciclo, trasmettendo loro il messaggio che anche piccole azioni salvaguardano il mondo in cui viviamo.
In questo senso, all’interno dei laboratori di Remida, il contatto con materiali di recupero diventa osservazione ed esplorazione ed inoltre arte e creatività diventano il tramite di una nuova cultura ambientale.


All'interno del magazzino possono accedere scuole di ogni ordine e grado di Torino e dell’area metropolitana ma anche le associazioni e i servizi educativi e culturali che possono così prelevare i materiali che il centro mette a disposizione da utilizzare presso i propri istituti, per una nuova educazione che metta al centro il pensiero ecologico e sostenibile.

fonte: http://piemonte.checambia.org

San Casciano: il Centro del Riuso di Canciulle diventa modello nazionale

















È stato studiato e preso a esempio da un team di esperti e tecnici ministeriali. Il ricavato dell’attività serve a finanziare progetti di solidarietà e cooperazione internazionale.

SAN CASCIANO VAL DI PESA (Fi) – Un modello virtuoso per allungare la vita agli oggetti che non servono più. È il Centro del Riuso di Canciulle, nato nella stazione ecologica di San Casciano. Qui decine di volontari, coordinati dall’associazione Mani Tese, sono all’opera tutti i sabati per gestire lo spazio che investe sulla buona pratica del riuso. L’obiettivo è triplice: tutelare l’ambiente, evitando agli oggetti di trasformarsi in rifiuti; aiutare le persone in difficoltà, offrendo la possibilità di acquistare a prezzi modestissimi mobili, vestiti, accessori, libri, giocattoli, casalinghi, elettrodomestici in buono stato; sostenere progetti di solidarietà e cooperazione locale e internazionale.

L’attività del centro, che fa parte di un progetto più ampio sulla riduzione dei rifiuti promosso dai Comuni del Chianti denominato Wasteless in Chianti , è stata osservata da un team di esperti, tecnici ministeriali e rappresentanti della Regione Liguria che in questi giorni hanno partecipato a un workshop nella sala consiliare del Comune prendendo a modello nazionale le buone pratiche ambientali di San Casciano, in particolare quelle messe in atto dal Centro del Riuso solidale.

La gestione del Centro è affidata a Mani Tese Firenze Onlus, coordinata da Federico Preti. L’associazione di volontariato è attiva da anni sui temi della solidarietà internazionale e della proposta di stili di vita sostenibili, in collaborazione con altre realtà come Mato Grosso e Forum Cittadini Insieme. Il ricavato va a finanziare progetti di Mani Tese e Mato Grosso in America Latina (Guatemala, Ecuador, Bolivia) e del Forum Cittadini Insieme sul territorio di San Casciano.

E’ possibile anche concordare con le associazioni il ritiro degli oggetti a domicilio. Chi desidera acquisire un oggetto lasciato in esposizione in conto donazione può prenotarlo e passare a ritirarlo nelle giornate organizzate nel corso dell’anno, dove sarà possibile anche prendere visione dei progetti e delle iniziative delle associazioni che saranno finanziate con i proventi delle donazioni.

“Chi regala al Centro del Riuso fa un conto donazione – spiega l’assessore all’Ambiente Consuelo Cavallini – e sa che il proprio oggetto, prima di diventare rifiuto, potrà rinascere, entrare in un’altra casa e tornare utile se non necessario a una famiglia in difficoltà. Chi compra fa un favore all’ambiente e alle proprie tasche, risparmia in maniera considerevole, dato che le varie categorie merceologiche in vendita hanno prezzi modestissimi. E offre un piccolo ma importante contributo per alimentare progetti di solidarietà e cooperazione internazionale”.

L’associazione Mani Tese e i volontari che gestiscono il Centro sono disponibili ogni sabato dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18.30.

fonte: https://www.toscanachiantiambiente.it

Bergamo: Laboratorio del Riuso, 25 mila pezzi raccolti in un anno

















Oltre 25 mila pezzi raccolti in un anno dal Laboratorio del Riuso , all'interno della Piattaforma Ecologica di via Goltara: mobili, libri, scarpe, cd , lampade, quadri e cornici, piatti e giocattoli. Inaugurato nel 2017, nato da un accordo tra Comune , Aprica e Comunità Ruah il laboratorio ha lo scopo di far rivivere oggetti destinati ad essere gettati via in una logica solidale e di cooperazione con progetti nel sud del mondo.




fonte: https://www.ecodibergamo.it

Il Banco del Riuso a cura di Fondazione Cogeme



Una volta si chiamava baratto, ossia scambio beni, merci o servizi praticato in assenza di moneta. Oggi, nell’epoca dell’interazione digitale, prende il nome di “sharing” (condivisione) o “swapping” (scambio). Sulla base di questa premessa, è nato a Febbraio 2018 lo spazio “RIUSO3 – Banco del riuso in Franciacorta”. Il Banco, attualmente, aggrega attivamente i comuni di Rovato, Castegnato, Cazzago San Martino, Paderno Franciacorta, Passirano, Castrezzato e Cologne. Coordinato dalla Fondazione Cogeme Onlus il progetto si avvale del supporto tecnico di Linea Gestioni, gestore della raccolta differenziata, e della Cooperativa Sociale CAUTO, esperta nel settore. Lo spazio si trova in via XXV Aprile 146 a Rovato (BS).


Come funziona?

All’interno del Banco ogni operazione di scambio, che esclude sia l’uso di denaro che la gratuità, si basa sull’assegnazione standardizzata di un punteggio denominato Felicità Interna Lorda (FIL).
Finalità?

Attivare una serie di politiche orientate alla riduzione dei rifiuti attraverso proposte di scambio e recupero di beni materiali ancora in buono stato o servizi. L’obiettivo è quello di promuovere il miglioramento nella gestione del ciclo dei rifiuti tramite la prevenzione allo scarto in un contesto di: Recupero; Risparmio; Rete.

ATTIVITÀ di SCAMBIO:

L’attività del Banco durante la mattinata di sabato 31 agosto prevede l’organizzazione di un gioco-scambio per i bambini dai 6 ai 10 anni dove simuleremo con immagini/carte le varie tipologie di scambio che si possono effettuare presso il Banco e i valori che ne stanno alla base. L’attività verrà svolta con i materiali recuperati presso il Banco e che verranno portati in Fiera in questa occasione.

Sarà inoltre possibile, per i bambini e le loro famiglie, portare un qualsiasi oggetto (libro, gioco, disegno) per poter partecipare agli scambi.

Tramite il gioco racconteremo quali sono le figure presenti al Banco e i valori di attenzione e accoglienza verso l’altro.

fonte: https://www.nuovaorceania.it/

Nasce a Catania la "fabbrica" interculturale ecosostenibile del riuso

FIERI (Fabbrica interculturale ecosostenibile del riuso) è il primo centro di riuso siciliano, nato dal basso su iniziativa di 13 tra associazioni e cooperative sociali. E ora, con il supporto di Banca Etica e Arci, sta raccogliendo fondi per ristrutturare un casolare e strutturarsi come vera e propria attività sociale.





IERI è oggi già uno spazio in cui i cittadini possono recarsi per smaltire gli oggetti che non utilizzano più, sapendo che lì diventeranno qualcosa di nuovo, un’officina di creatività e un piccolo negozio a metà tra un rigattiere e uno shop di design.

Le tredici associazioni e cooperative sociali che lo hanno costituito hanno inteso creare un patrimonio culturale che si intrecci con il sapere artigianale. Sono anche in fase di attivazione i laboratori in cui si potrà imparare a riparare e riciclare vari tipi di materiali per creare oggetti belli e funzionali da materie che non si utilizzano più.

All’interno di FIERI trovano un’opportunità di lavoro sia i giovani catanesi appassionati di riuso, artigianato e innovazione sia i migranti.

Ora questa realtà cerca di strutturarsi e di aprirsi a una vocazione imprenditoriale che mantenga una dimensione sociale. FIERi diventerà infatti un’ officina di creatività e un piccolo negozio a metà tra un rigattiere e uno shop di design. Ma per ristrutturare il casolare che ospiterà tutte le attività occorre denaro ed è per questo che il gruppo ha avviato una raccolta fondi, con il supporto di Banca Etica e Arci.

Per contribuire QUI tutte le info

Si tratta di un progetto definito “esemplare”, che la Fondazione con il Sud ha anche selezionato all’interno della propria Iniziativa Immigrazione, un bando del 2014.

Collaborano poi Mani Tese Sicilia e Rifiuti Zero, realtà associative che promuovono da tempo la cultura dell’ecologia e della sostenibilità e che avevano già, in passato, avanzato al Comune richiesta di locali per la realizzazione di un centro di riuso.

Partecipano anche Officina Zero Nove, impegnata a diffondere la cultura della bicicletta anche mediante il restauro, la riparazione e la creazione di questi strumenti di mobilità e la cooperativa Al Revès con la sua esperienza di sartoria sociale e di sostegno all’imprenditorialità.

Il Comitato territoriale dell’Arci fa da capofila ma ci sono anche altri circoli Arci, ognuno con la sua specificità, che da tempo si occupano di immigrazione e di riciclo creativo.

L’Association des Immigrants Mauriciens de la Province de Catane è l’Organizzazione di Immigrati partner del progetto, mentre altre associazioni contribuiscono con competenze formative di carattere trasversale, tra cui quelle relative al teatro sociale con persone disabili (Mettiamoci in gioco) e alla gestione delle officine (Risorti Migranti).








La Fabbrica Interculturale Ecosostenibile del Riuso sarà, dunque, innanzi tutto uno spazio fisico dove realizzare laboratori di formazione tecnica: sartoria, riparazione biciclette, falegnameria e restauro del legno, riparazione apparecchiature elettriche e elettroniche, eco-bijoux, serigrafia, saponificazione. Anche migranti portatori di conoscenze tecniche e culturali metteranno a disposizione le proprie competenze “nell’ottica della peer education”.

Previsti inoltre laboratori finalizzati allo sviluppo della persona, dai corsi di lingua al teatro sociale, dall’educazione alla cittadinanza attiva a percorsi di ‘auto-imprenditorialià’. Con un’attenzione ai “bisogni” dell’impresa, per “rendere sostenibile sul mercato la produzione e commercializzazione dei prodotti dell’upcycling”.

Oltre alle opportunità di lavoro temporaneo all’interno (cooperativa sociale) è prevista una mediazione verso attività esterne, con un accompagnamento all’inserimento lavorativo realizzato in particolare da un altro partner, Cooperativa Prospettiva.

L’inserimento lavorativo ha l'ulteriore scopo di ridurre il numero di stranieri sfruttati nel lavoro sommerso e di quelli, spesso i più giovani, coinvolti in attività criminali.

Beneficiari del progetto saranno anche donne, minori stranieri non accompagnati in prossimità del compimento del diciottesimo anno d’età e disabili fisici e/o psichici.

Oltre che un presidio permanente di accoglienza, integrazione e dialogo interculturale, quello che sta nascendo nella nostra città anche è un’esperienza pilota di contrasto al degrado urbano ed ambientale.

Lo spazio fisico per la realizzazione di tutto ciò è stato offerto dal partner istituzionale, il Comune, che ha concesso una struttura in comodato d’uso per nove anni, rinnovabili per altri nove. Un comodato gratuito, a condizione che vengano effettuati i lavori di ristrutturazione dell’edificio, situato in via Palermo, un bene comune che verrà così recuperato e restituito alla città.

Un impegno oneroso quello della ristrutturazione, visto che per i lavori, già in corso, serviranno circa 100.000 euro, quasi la metà della somma finanziata dalla Fondazione, che si aggira sui 220.000 euro. Si tratta dell’80% del costo complessivo del progetto, stimato in 280.000 euro. Il restante 20%, deve essere cofinanziato dai partner.


fonte: www.ilcambiamento.it

Riuso a Verona: alla scoperta di Mattaranetta

Abbiamo intervistato Aldo Barbini, responsabile tecnico della cooperativa Mattaranetta di Verona, importante realtà che opera nell’ambito del riuso





Eco dalle Città ha intervistato Aldo Barbini, responsabile tecnico della cooperativa Mattaranetta di Verona, importante realtà che opera nell’ambito del riuso:


Quando nasce la vostra esperienza?

Esistiamo da 10 anni. Tuttavia, tutto parte da lontano. Dagli anni Settanta, quando qui esisteva una comunità Emmaus. In quegli anni loro si occupavano di materie prime seconde, ferro e carta. L’attività sul riuso si è innestata dopo e negli anni Novanta nacque un mercatino dell’usato, il primo di Verona. Poi vennero i mercatini in conto vendita con la nascita di Mercatino srl e l’evoluzione di Mercatopoli. Tutto qui a Verona, una città con una forte tradizione in questo campo.

Da cosa è alimentata la vostra attività sul riuso?

Fin dall’origine la nostra attività è stata alimentata dalle donazioni. Questo è un luogo dove la gente viene da 40 anni a portare cose che gli dispiace buttare. Se negli anni Settanta i cittadini portavano la carta, tempi in cui non esisteva la raccolta differenziata, oggi portano cose che si possono riusare.

Oltre alle filone storico delle donazioni, c’è il canale degli sgomberi. Si tratta di una tipologia di attività svolta storicamente in modo informale. Qui a Verona, invece, noi lo facciamo in maniera più organizzata, raggiungendo una quantità significativa di interventi, circa 1.000 all’anno. E se prima erano piccoli sgomberi, oggi molti interventi richiedono lo sgombero di interi appartamenti.

Vi occupate anche di attività legate ai rifiuti?

Sì, ultimamente si è aggiunto un terzo filone. Ma per descrivere questo, faccio un breve passo indietro. Insieme all’attività sul riuso, a partire da fine anni ‘90, abbiamo iniziato a lavorare anche sui rifiuti con le raccolte porta a porta e la gestione di stazioni ecologiche. Una si trova nel comune di Verona ed è stata costruita di fianco a noi. Altre si trovano nei comuni limitrofi. In una di queste abbiamo introdotto una novità: abbiamo installato un “container del riuso” dove le persone possono depositare oggetti ancora utilizzabili. Molti cittadini, infatti, si disfano delle cose ma ritengono che queste potrebbero servire a qualcun’altro. Con questo box diamo l’opportunità a chi porta questi beni, di depositarli all’interno della stazione ecologica senza farli diventare rifiuti.

Cosa fate presso la vostra struttura?

Ci occupiamo della selezione degli oggetti. Per i componenti d’arredo (ad esempio le stoviglie) abbiamo un servizio di igienizzazione prima della vendita. Per le parti elettriche abbiamo un laboratorio, non inteso come riparazione, ma come test di sicurezza e funzionamento dei prodotti. Abbiamo inoltre un laboratorio per le bici. Avevamo anche una falegnameria che oggi non è più attiva in quanto il mobile non è più un mercato sostenibile in termini economici.

Per quanto riguarda invece la vendita abbiamo due mercatini. Uno, più spartano, presso la nostra sede. Un’altro più grande, dall’atmosfera più elegante, che abbiamo aperto nel 2014. In questo nuovo negozio facciamo anche compravendita con l’acquisto-vendita in conto proprio di beni riusabili. Si tratta di beni che acquistiamo direttamente oppure attraverso contratti estimatori (formula che prevede nel caso di mancata vendita la restituzione del bene al proprietario).

Quali sono le dimensioni fisiche dei vostri spazi?

Si tratta di superfici di vendita di circa 2.000 metri quadrati, 300 mq per quanto riguarda i laboratori e altri 300 occupati dagli spazi per la selezione.

Quali sono le ricadute occupazionali della vostra attività?

Tutta la cooperativa include poco più di trenta persone. Per quanto riguarda le attività sul riuso ne lavorano circa 15 persone. Tra queste, essendo noi una cooperativa sociale, ci sono 5 lavoratori svantaggiati. Altri, tuttavia, provengono da percorsi di inclusione sociale che terminato il periodo sono rimasti a lavorare con noi.









fonte: www.ecodallecitta.it

Gaudats, la “junk band” che fa suonare i rifiuti















L’idea di costruire e far suonare chitarre, tubofoni , sassofoni e batterie da materiali “spazzatura” (junk, in inglese) destinati ai rifiuti è di Daniele Guidotti da Capannori, in provincia di LuccaIl paese dove fonda la Gaudats Junk Band ovvero nove componenti che riescono a mettere insieme note e fare musica dagli scarti. Fondamentale l’incontro con Rossano Ercolini, vincitore del Goldman Environmentale Prize – il “Premio Nobel dell’Ambiente” – che sposa subito la loro causa. Il collettivo di musicisti, tra l’altro, è a “chilometro zero”: si tratta infatti di amici che abitano tutti a Capinnori e dintorni, dove la cultura del trattamento ecologico dei rifiuti è molto avanzata…


D) Daniele, ormai da anni vi chiamano a fare concerti in tutta Italia e riscuotete sempre un ottimo successo. Da dove e come siete partiti in questa insolita avventura ambiental-musicale?
R) Io sono musicista, artigiano e appassionato dell’ambiente: è stato semplice unire le tre linee. Ma soprattutto abito a Capannori, dove da 12 anni vengono adottate politiche sul riciclo piuttosto spinte e il seme ha trovato terreno fertile nel mio cervello… E’ stato facile avere l’idea, la traduzione concreta non è poi però così semplice. Bisogna ottenere la musica dagli scarti. Non sono un lituaio, quindi ho studiato perché mi piaceva la sfida. All’inizio sono stati vari i tentativi e pure i fallimenti. Devo dire grazie agli amici musicisti che mi hanno aiutato in questo sogno folle: avere una band corposa, con ben nove elementi!
D) La musica è una passione, ma nella vita professionale sappiamo che fai anche altro. Sempre comunque legato agli “scarti”, al riuso, al recupero…
R) Sì, sono direttore del “Centro del Riuso” di Capinnori. E’ uno di quei posti dove i cittadini danno una seconda vita agli oggetti. Recuperiamo tutto: dai mobili agli elettrodomestici, ma è un’attività che ci da la possibilità di “recuperare” non solo oggetti ma pure persone… Ci sono volontari, ma abbiamo fatto anche sei assunzioni: persone spesso ai margini: per esempio se a 50 anni hai perso il lavoro è molto difficile trovare occupazione. Oltre a curare questo aspetto insegniamo dei mestieri attraverso laboratori pratici.
D) E’vero che Capannori ha come obiettivo “rifiuti zero”?
R) Nel Centro di Ricerca sui rifiuti zero, si cercano soluzioni alternative perché gli oggetti non diventino rifiuti. Obiettivo rifiuti zero è forse un’utopia, ma la strada è quella che conta. A Capannori la raccolta differenziata è molto spinta, si arriva già al 90%. Noi lavoriamo su quel 10% che resta. Per esempio se rileviamo un packaging “sbagliato” scriviamo una lettera all’azienda produttrice…
D) Sei quindi riuscito ad unire tutte le tue passioni e l’impegno sociale. Trovare però altri otto appassionati e convincerli della bontà della proposta non dev’essere stato facile…
R) Li ho contaminati… diciamo che ha pesato la stessa influenza territoriale e culturale perché abitiamo nello stesso luogo. Con la musica è possibile veicolare un grande messaggio: il tema del riuso, del riciclo, della lotta allo spreco prende più forza. Siamo educativi. Ci chiamano le scuole, siamo parte dell’educazione al riuso.
D) E come si declina, in concreto, la vostra pedagogia del riuso?
R) Agli studenti faccio proprio costruire degli strumenti, è un fare gioioso. Ed è più facile conservare l’attenzione rispetto al dare delle nozioni. La musica è sempre interessante.
D) Eppure mi dicono che tu non hai avuto un buon rapporto con il mondo delle sette note…
R) Io odiavo la musica a scuola, era troppo seriosa all’epoca. Non è un caso che ci sono poche persone che suonano uno strumento. Quando chiedo, negli incontri, quanti sanno suonare su 200 alzano la mano in cinque o sei!
D) Ma suonare i vostri strumenti è più difficile di un “normale” strumento musicale?
R) Ammetto che è difficile farli suonare. Abbiamo uno strumento fatto con uno scolapasta, un altro con una cassetta di vino. Partiamo dal minimo per dare il massimo. La musica comunque “prende”. Tra l’altro applichiamo la nostra filosofia del risparmio anche ad altri aspetti. Per esempio abbiamo prodotto un “disco” casalingo: la copertina è fatta con cartoncino riciclato e scritta a mano.
D) A Soliera, nel modenese, recentemente avete suonato su un palco illuminato dalle bici. E’ una costante delle vostre esibizioni?
R) Quella è stata la prima volta, ci abbiamo provato spesso ma non si sono mai create le condizioni giuste. A Soliera ci siamo riusciti. E’ stato molto bello, le persone che hanno pedalato non hanno mai smesso, lo hanno fatto per 1 ora e mezza, alimentando il palco. Una cosa diversa dal solito…




fonte: http://esper.it