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Biglietti dell’autobus in cambio di bottiglie

L'iniziativa Ricicla e Viaggia è stata lanciata a Catania da Coripet e AMT. Con 20 bottiglie si ottiene un biglietto gratis valido 90 minuti.


















Coripet, Consorzio autonomo per la gestione diretta delle bottiglie in PET, ha raggiunto un accordo con AMT, l'azienda metropolitana trasporti di Catania, per incentivare il conferimento di bottiglie PET in cambio di biglietti gratis per il trasporto locale, iniziativa già sperimentata a Roma con successo.

L’iniziativa “Ricicla e Viaggia”, che coinvolge anche la società per la raccolta rifiuti Dusty e l’app MyCicero, prevede l’installazione di sei eco-compattatori di bottiglie in plastica presso altrettante zone del capoluogo etneo.

I cittadini, con l’ausilio delle app AMT, MyCicero e Coripet scaricate nei propri smartphone, possono accedere alla macchina, inserire le bottiglie vuote, (con tappo, etichetta e codice a barre leggibile) guadagnando così punti.

Più bottiglie vengono conferite, più punti si accumulano per avere diritto a buoni sconto per l’acquisto di biglietti di viaggio. Con 20 bottiglie si avrà diritto ad un credito per un biglietto da un euro, della durata di 90 minuti, mentre per ogni 50 conferimenti si otterrà un biglietto da 2,50 euro valido per l’intera giornata.

fonte: www.polimerica.it
 


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#Plasticfree. Il marmo al posto della plastica

La pietra che sostituisce la plastica. Un nuovo prodotto in marmo altamente ecologico.



Un nuovo prodotto da cucina e da pasticceria “altamente ecologico” potrebbe sostituire gli oggetti di plastica provenienti dalla Cina, per giunta “a prezzi molto più concorrenziali”.

È l’idea che da qualche mese sta portando avanti Nicola Dell’Erba, titolare della ditta “Petra” di Bronte (Catania), una decina di dipendenti ai piedi dell’Etna, specializzata nell’arte, nell’innovazione e nel design attraverso la lavorazione di qualsiasi tipo di pietra, dal marmo al basalto lavico.

“Dallo scorso dicembre – dice Dell’Erba – realizziamo oggetti di uso comune che sostituiscono le materie plastiche. Ci stiamo specializzando negli utensili usati quotidianamente in cucina e in pasticceria”. Quali? In primo luogo lo “spalmino” interamente in pietra, creato in vari colori e personalizzabile (il resto è top secret “per evitare – puntualizza Dell’Erba – che ci rubino l’idea”): “Serve a distribuire la crema , nei panettoni, nelle colombe, e sulle fette di pane, ma anche per raccoglierla dai contenitori”.

Il progetto si chiama “plaka”, dalla parola greca “piastra”, da cui deriva il nome del più antico quartiere di Atene. L’iniziativa ha incuriosito diverse aziende locali – anche grosse – impegnate nella lavorazione della crema al pistacchio (specialità brontese per antonomasia; ma anche alla fragola, alla nocciola, al cioccolato, all’arancia, eccetera), specie nella farcitura di panettoni e di colombe, e in pochi mesi stanno piovendo le richieste.

Economia circolare. “In poche parole”, spiega Dell’Erba, “ricicliamo gli scarti della pietra che provengono dall’industria marmifera e facciamo dei piccoli manufatti utilissimi a determinati scopi: a cominciare dall’industria agroalimentare, in quanto possono entrare a contatto con gli alimenti”

Basta recarsi nell’azienda di questo “artista della pietra” per capire di cosa stiamo parlando. L’intero primo piano è riservato al design. Su diversi fogli sparsi sui tavoli sono presenti gli schizzi con i quali si progetta l’oggetto: “Deve avere delle linee raffinate e al tempo stesso deve essere maneggevole, altamente resistente agli urti, molto leggero (non supera i 35 grammi)”. Al centro dello “spazio creativo” una strumentazione al laser per incidere perfettamente i contorni, “in modo da adattare l’oggetto alle singole esigenze”.

Al piano terra, immensi blocchi di pietra provenienti dall’Etna, dall’Italia e dall’estero, attendono di essere plasmati e lavorati dai potenti macchinari che si trovano nel capannone, per essere esportati in tutto il mondo: fra essi, gli ultimi prodotti della ditta Petra.

“La voglia di creare oggetti in pietra, alternativi alla plastica – afferma Dell’Erba– ha dato forza ed energia all’intero progetto. L’ecosostenibilità non deve in alcun modo creare oggetti sostitutivi alla plastica con qualità inferiori e costi maggiori. Questo oggi è possibile grazie alla robotica industriale e alla creatività degli artisti”.
L'azienda Nicola Dell'Erba Marmi

La storia della Nicola Dell'erba Marmi affonda le sue radici nei maestri Comacini, da dove ha origine la famiglia Dell'Erba, esperta nel′arte della lavorazione della pietra naturale.

Nome storico del settore dell′industria lapidea, oggi la Nicola Dell'Erba Marmi coniuga la consolidata tradizione artigianale di sette generazioni di scultori, scalpellini e artigiani di bottega con le più avanzate tecnologie per la lavorazione di marmo e pietra, producendo in particolare per gli ambiti artistico, architettonico e design.

Ciò che contraddistingue l’azienda è la capacità di capire le reali esigenze del cliente e tramutarle in realtà, esportando il made in Italy in tutto il mondo.

Locali produttivi dell'azienda sono di recente costruzione, nel rispetto di tutte le norme urbanistiche e di sicurezza sul lavoro.

Il lotto è di circa 2mila mq, distribuiti tra capannone, uffici spogliatoi, servizi e spazi di pertinenza. Il punto di forza e vero fiore all’occhiello, è rappresentato dalla tecnologia innovativa a disposizione. Tutte le macchine sono state acquistate tra il 2010 e 2015.

www.nicola-dellerba.com
plaka@plaka.it


capannone 31 zona Artigianale Bronte CT


fonte: www.alternativasostenibile.it/


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Microplastiche in frutta e verdura. Lo studio dell’Università Catania fa sorgere nuovi interrogativi. L’articolo di FreshCutNews


Riceviamo volentieri e pubblichiamo questa nota sulla presenza di microplastiche nel cibo pubblicata sul sito FreshCutNews insieme a una lunga intervista a una delle autrici della ricerca, Margherita Ferrante. È doveroso sottolineare che il riscontro di micro- e nanoplastiche nella frutta e nella verdura è importante, ma non bisogna essere allarmisti. Dopo avere appurato la presenza di queste particelle, il problema è fare una seria valutazione del rischio effettivo. La stessa autrice dello studio precisa che si deve ancora “dimostrare quale sia il reale danno che viene dalle microplastiche e, soprattutto, se questo danno ci sia”.

Come dire, noi le abbiamo trovate, ma fino a quando non ci sarà una valutazione del potenziale rischio non bisogna strumentalizzare la notizia. Ferrante precisa che è in corso uno studio sui pesci e che una ricerca simile è stata fatta tempo fa sull’acqua minerale riscontrando anche in quel caso la presenza di micro- e nanoplastiche. Un gruppo di ricercatori italiani ha trovato microplastiche all’interno di frutta e verdura



Un gruppo di ricercatori italiani ha trovato microplastiche all’interno di frutta e verdura


Uno studio, per la prima volta al mondo, riporta le concentrazioni di microplastiche (grandezza inferiore a 10 micrometri, ovvero 10 millesimi di millimetro) contenute in mele, pere, patate, carote, lattuga e broccoli. La scoperta sconcertante è che le microplastiche, una volta degradate dal terreno, sono assorbite dagli ortaggi, entrano nella parte edibile di frutta e verdura e vengono assunte dall’uomo. I dati raccolti dalla ricerca condotta dal gruppo del Laboratorio di Igiene ambientale e degli alimenti dell’Università di Catania, mostrano una contaminazione variabile. Con dimensioni medie da 1,51 a 2,52 micrometri, queste microplastiche degradate hanno una presenza media variabile da 223 mila a 52 mila particelle per grammo di vegetale in frutta e verdura. L’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha già chiesto alla Commissione Europea un primo passo verso una futura valutazione dei potenziali rischi per i consumatori derivanti dalla presenza di micro- e nanoplastiche negli alimenti.

“Abbiamo potuto realizzare questo studio – spiega Margherita Ferrante, docente di Igiene generale e applicata all’Università di Catania, nonché direttrice del laboratorio – grazie ad un nuovo metodo di analisi brevettato quest’anno, che ci permette di analizzare particelle piccolissime delle dimensioni inferiori ai 10 micrometri fino a 100 nanometri. Fino ad ora non si era riusciti ad osservare microplastiche di dimensioni più piccole del mezzo millimetro”. 



Tra i vegetali analizzati, la lattuga è quella con la minore concentrazione di microplastiche

Già con un livello di osservazione più approssimativo, era stato accertato che ingeriamo microplastiche per l’equivalente del peso un bancomat a settimana (5 grammi circa alla settimana, circa 21 grammi al mese). “Con questa nuova ricerca apprendiamo che la plastica che ingeriamo è anche di dimensioni finora non esplorate se si considerano le particelle più degradate e quindi quasi invisibili – precisa Margherita Ferrante – Tra gli ortaggi e la frutta analizzata, le mele sono quelle che ne assorbono una maggior quantità. Per ogni grammo di frutta ci sono 3 microgrammi di plastica. La lattuga, per contro, è quella che presenta meno microplastiche nella sua composizione: 0,7 microgrammi per ogni grammo di prodotto. Adesso stiamo cercando di calcolare il peso effettivo della materia inerte sul totale del prodotto vegetale e stiamo per chiudere anche una ricerca analoga sulle specie ittiche che prospetta risultati sicuramente interessanti”.

Tra le plastiche più presenti rinvenute dentro gli ortaggi analizzati, ci sono il polietilene e il polistirolo che sono i materiali più usati in agricoltura, nelle serre, ad esempio, per le pacciamature, o ancora, nei vivai. La ricerca è stata pubblicata nei giorni scorsi con il titolo “Micro and nano-plastics in edible fruit and vegetables. The first diet risks assessment for the general population” sulla rivista di settore Environmental Research (Elsevier).

Articolo di Mariangela Latella publicato su FreshCutNews

fonte: www.ilfattoalimentare.it


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Uno studio ha accertato la presenza di microplastiche in frutta e verdura

La ricerca è stata condotta dal gruppo del laboratorio di igiene ambientale e degli alimenti dell'Università di Catania




Per la prima volta uno studio indica le concentrazioni di microplastiche contenute nella parte edibile di alcuni dei frutti e delle verdure più consumati in Italia. La ricerca è stata condotta dal gruppo del laboratorio di igiene ambientale e degli alimenti dell'Università di Catania porta la firma dei ricercatori Gea Oliveri Conti, Margherita Ferrante, Claudia Favara, Ilenia Nicolosi, Antonio Cristaldi, Maria Fiore e Pietro Zuccarello dell'ateneo catanese insieme con Mohamed Banni del Laboratoire de Biochimie et Toxicologie Environnementale di Sousse in Tunisia ed è stata pubblicata nei giorni scorsi nell'articolo "Micro- and nano-plastics in edible fruit and vegetables. The first diet risks assessment for the general population" sull'importante rivista di settore Environmental Research (Elsevier).

Nello studio del Laboratorio etneo, diretto dalla professoressa Margherita Ferrante, sono pubblicati i dati derivanti dall'applicazione del brevetto catanese su vegetali edibili (tra la frutta mele e pere, mentre tra le verdure patate, carote, lattuga e broccoli) aprendo uno scenario mai prima d'ora ipotizzato. I dati mostrano una contaminazione variabile con dimensioni medie delle microplastiche da 1,51 a 2,52 microns e un range quantitativo medio da 223mila (52.600-307.750) a 97.800 (72.175-130.500) particelle per grammo di vegetale rispettivamente in frutta e verdura.

"Il gruppo di lavoro - spiegano la professoressa Margherita Ferrante e la ricercatrice Gea Oliveri Conti - sta, inoltre, ampliando gli alimenti investigati. Attualmente è in fase di elaborazione un ulteriore articolo sui dati derivanti dai filetti eduli di pesce. L'articolo riporta, inoltre, le Estimated Daily Intakes (Assunzioni giornaliere stimate) per adulti e bambini, divenendo di fatto il primo studio che quantifica l'esposizione a microplastiche inferiori ai 10 microns della popolazione generale mediante l'ingestione di tali alimenti".

La ricerca dimostra che l'impatto dei rifiuti plastici presenti nei mari e nei corsi d'acqua sugli habitat naturali e sulla fauna selvatica rappresenta un problema emergente di livello globale e l'Efsa (European Food Safety Autority), di concerto con la Commissione europea, ha già richiesto un primo passo verso una futura valutazione dei potenziali rischi per i consumatori derivanti dalla presenza di microplastiche e nanoplastiche negli alimenti, in particolare nei prodotti ittici. Questa tematica era stata oggetto nel 2019 di una inchiesta svolta dal giornalista Luca Ciliberti dal titolo "Che cosa mangiamo" con la partecipazione del Laboratorio di Igiene ambientale e degli alimenti dell'Università di Catania e anche di una interrogazione sulla presenza di microplastiche e relative contaminazioni nei vegetali presentata a Bruxelles dall'europarlamentare Ignazio Corrao. Nell'aprile dello scorso anno l'allora vicepresidente Jyrki Katainen a nome della Commissione europea aveva risposto all'interrogazione che la presenza di microplastiche negli ortaggi, dimostrata dallo studio etneo, costituisce un elemento di assoluta novità.

fonte: www.agi.it


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Microplastiche: dall’UniCt un brevetto per scovarle

Il metodo dell’ateneo catanese supera i limiti delle tecniche finora utilizzate per l’individuazione delle microparticelle di plastica, basate principalmente su meccanismi di filtraggio e di “selezione dimensionale”. Il brevetto rende il LIAA l’unico laboratorio al mondo in grado di individuare le microplastiche con dimensioni inferiori a 10 micrometri.


















Quando si parla di microplastiche, una delle questioni più problematiche riguarda non solo /*/la nostra capacità di eliminarle dall’ambiente ma, prima ancora, la stessa possibilità di riuscire a vedere e individuare questi minuscoli materiali inquinanti. Per questo motivo, un’enorme importanza assume la ricerca condotta dall’Università di Catania, che ha permesso di brevettare un metodo per scovare e quantificare, per quasi tutte le tipologie di plastica, le microparticelle inferiori a 10 micrometri.

Il brevetto, dal titolo “Metodo per l’estrazione e la determinazione di microplastiche in campioni a matrici organiche e inorganiche”, è frutto del lavoro del Laboratorio di Igiene Ambientale e degli Alimenti (LIAA) dell’ateneo catanese, che ha recentemente visto accettate tutte le 10 rivendicazioni avanzate in fase di deposito (inerenti alla novità del metodo, all’inventiva e all’applicabilità industriale), vale a dire le richieste che consentono di ottenere una tutela su specifici aspetti di un prodotto (sia esso uno strumento e un metodo).

Nello specifico, l’originalità di questa metodologia consiste nell’aver superato le attuali tecniche di individuazione delle microplastiche, che mostrano dei limiti proprio nell’identificazione e nella determinazione delle particelle inferiori ai 10 micrometri. Ad oggi, infatti, le metodologie di estrazione si basano principalmente su un processo di filtrazione per la raccolta delle microparticelle e delle microfibre plastiche, un processo che procede grazie ad un’esclusiva “selezione dimensionale” che, in quanto tale, non consente di riconoscere le particelle con diametro inferiore ai pori del filtro utilizzato. In questo modo, e necessariamente, rilevanti quantità di micro e nanoplastiche possono andare perse.
Il brevetto, che era già stato ottenuto in Italia ottenendo successivamente l’estensione a livello internazionale, rende il LIAA l’unico laboratorio in grado di individuare le microplastiche con dimensione inferiore ai 10 micrometri a livello mondiale, permettendo così all’Università di Catania di siglare collaborazioni scientifiche con altri atenei italiano e con centri di ricerca in Tunisia e Austria.

fonte: www.rinnovabili.it

Un’opera d’arte realizzata con rifiuti plastici recuperati dal mare

Il simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto realizzato a Catania con plastiche recuperate dal mar Mediterraneo. Si apre così un ciclo di eventi organizzati dalla fondazione OELLE con l'obiettivo di sensibilizzare i siciliani sul tema dell'inquinamento marino utilizzando il linguaggio dell'arte.


















Grazie a Fondazione OELLE Mediterraneo antico, per la prima volta in Italia sarà eseguito in mare il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto in un Progetto-evento a Catania che unisce impegno per l’ambiente, cultura e arte contemporanea per un Mediterraneo da valorizzare e difendere dal plastic littering.

L’opera collettiva Terzo Paradiso, ammirata in tutto il mondo, sarà la prima creata con rifiuti di plastica recuperati in mare e realizzata in acqua, portando alla ribalta il tema dell’inquinamento marino da rifiuti plastici e dell’emergenza ambientale per il futuro dell’umanità.

Promosso da Fondazione OELLE con il patrocinio del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e di associazioni ambientaliste, la collaborazione di molti operatori del settore prenderà il via da metà maggio culminando l’8 giugno, rientrando tra le iniziative del Festival dello Sviluppo Sostenibile.

Secondo il Ministero dell’ambiente la plastica rappresenta l’85% dei rifiuti marini trovati in Italia lungo coste e mare. Una minaccia per la vita del Mediterraneo dove, secondo stime più globali, si deposita il 7% di tutta la microplastica rilasciata nel mondo e in generale degli oceani che, entro il 2050, potrebbero contenere più plastica che pesci.

Denunciare l’inquinamento da rifiuti plastici marini nel Mediterraneo, celebrare il potere trasformativo dell’arte come gesto di responsabilità collettiva, affermare una visione alternativa del mare Mediterraneo non più solo associata ai flussi migratori, ma come cuore della nostra civiltà e finestra dell’Europa sul mondo.

Questi in sintesi gli obiettivi di un grande progetto-evento che si terrà a giugno a Catania grazie alla Fondazione OELLE Mediterraneo antico, nel quadro della Giornata Mondiale dell’Ambiente del 5 giugno e delle numerose iniziative di mobilitazione e sensibilizzazione che stanno interessando il nostro Paese e coinvolgendo giovani di tante parti del mondo nei confronti dell’emergenza ambientale. Tra le più gravi a livello globale, insieme al cambiamento climatico, c’è infatti quella legata all’inquinamento marino, in massima parte causato dal cosiddetto plastic o marine litter, i rifiuti plastici.

Il Progetto è promosso da Fondazione OELLE Mediterraneo antico, a cui dal 2017 l’imprenditrice Ornella Laneri con una nuova governance dà il proprio imprinting allo scopo di valorizzare il patrimonio storico, artistico, culturale e ambientale del Mediterraneo attraverso i linguaggi dell’arte, il recupero della memoria civica e la responsabilità sociale d’impresa.

Cuore del progetto-evento sarà Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto a cura di Cesare Biasini Selvaggi e Carmelo Nicosia, presentato per la prima volta alla Biennale di Venezia del 2005, poi divenuto famoso in tutto il mondo. Una grande opera collettiva che, da allora, ha coinvolto migliaia di persone delle città di ogni continente – dagli spazi antistanti il Louvre di Parigi a piazza Duomo a Milano, dalla sede dell’ONU a Ginevra all’isola di Cuba – per proporre un messaggio di rispetto verso la natura e gli spazi urbani, attraverso un coinvolgimento creativo che pone l’arte al centro della trasformazione sociale responsabile.
terzo paradiso catania
A Catania Terzo Paradiso sarà per la prima volta realizzato in mare e con rifiuti di plastica recuperati dall’ambiente marino: sarà, quindi, di particolare impronta scenografica e con un forte impatto visivo, grazie anche alle sue dimensioni, circa 20 metri di lunghezza. Un progetto che si propone di stimolare in ciascuno di noi delle riflessioni. Al riguardo, commenta Pistoletto: “Quale azione deve ognuno fare perché la plastica non finisca in mare?”. Non solo è necessario pulire, ma assumersi la responsabilità di non inquinare.
                                 
Il progetto-evento prenderà il via da fine maggio fino a fine giugno con un percorso articolato di iniziative sul territorio, rivolte in particolare ai giovani. Negli ultimi giorni di maggio è stato realizzato il simbolo del Terzo Paradiso (due cerchi ricongiunti da un terzo centrale) riutilizzando i rifiuti recuperati in mare o abbandonati nell’ambiente con la partecipazione di cittadini, associazioni, istituzioni e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Catania.

La mattina del 7 giugno Michelangelo Pistoletto terrà una lectio magistralis presso l’Accademia di Belle Arti di Catania, ricevendo la laurea honoris causa in arti visive. La mattina dell’8 giugno il Terzo Paradiso sarà ultimato da Pistoletto presso la Passeggiata del molo Foraneo di Levante del Porto di Catania, collocato su un “pontone” galleggiante, una piattaforma di 800 mq, dove resterà esposto fino al 15 luglio.

“La performance alla base del Progetto intende sottolineare la responsabilità collettiva verso la salute del mare e un ruolo del Mediterraneo come luogo di diffusione e transito di culture millenarie che guardano al futuro in positivo, con una visione alternativa al percepito delle cronache esclusivamente problematiche, in particolare associate al tema dei flussi migratori e in cui la Sicilia e il territorio catanese sono snodo. – ha commentato la presidente della Fondazione OELLE Mediterraneo antico, Ornella Laneri – Come Fondazione che punta a rilanciare la ricchezza culturale, i valori storici, sociali e ambientali del territorio italiano, a partire dalla Sicilia dove noi operiamo, siamo convinti che il linguaggio dell’arte contemporanea sia il più adatto per accendere i riflettori sulle grandi questioni ambientali che oggi devono essere al centro della responsabilità sociale d’impresa, dell’azione delle istituzioni e della coscienza collettiva, in particolare dei giovani”.
terzo paradiso catania 2
Il cosiddetto marine litter è tra i principali nemici della biodiversità marina e una grave minaccia per il Mediterraneo, dove si concentra il 7% della microplastica dispersa a livello globale, e dove i materiali plastici, secondo il Ministero dell’ambiente, rappresentano l’85% dei rifiuti trovati in mare e lungo le coste. Si stima che ogni anno finiscano in mare almeno 8 milioni di tonnellate di plastica e che, entro il 2050, gli oceani potrebbero contenere più plastica che pesci, secondo la Fondazione Ellen MacArthur.

Il progetto si avvale del Patrocinio del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle associazioni ambientaliste: Fondazione Cetacea, Cittadinanzattiva Sicilia, Italia Nostra Catania, Legambiente, Marevivo, WWF. Collaboreranno operatori e istituzioni del territorio, tra cui Guardia Costiera, Capitaneria di Porto, Autorità Portuale Catania, Accademia di Belle Arti di Catania. Tra i media partner c’è anche Italia Che Cambia.

Il progetto-evento rientra tra le iniziative della terza edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, organizzato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS).

fonte: www.italiachecambia.org

Festival della Felicità Interna Lorda - Catania - 29_30Nov 1_2Dic 2018

Si è svolta a Catania la quarta edizione del FIL Fest

















Il tema centrale di questa edizione è stato il Tempo.
Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è certamente importante ma non sarebbe necessario anche considerare il FIL, la Felicità Interna Lorda? Cos’è il Capitale umano e quanto conta? Quanto conta il nostro Tempo?






fonte: https://www.peopleforplanet.it

Nasce a Catania la "fabbrica" interculturale ecosostenibile del riuso

FIERI (Fabbrica interculturale ecosostenibile del riuso) è il primo centro di riuso siciliano, nato dal basso su iniziativa di 13 tra associazioni e cooperative sociali. E ora, con il supporto di Banca Etica e Arci, sta raccogliendo fondi per ristrutturare un casolare e strutturarsi come vera e propria attività sociale.





IERI è oggi già uno spazio in cui i cittadini possono recarsi per smaltire gli oggetti che non utilizzano più, sapendo che lì diventeranno qualcosa di nuovo, un’officina di creatività e un piccolo negozio a metà tra un rigattiere e uno shop di design.

Le tredici associazioni e cooperative sociali che lo hanno costituito hanno inteso creare un patrimonio culturale che si intrecci con il sapere artigianale. Sono anche in fase di attivazione i laboratori in cui si potrà imparare a riparare e riciclare vari tipi di materiali per creare oggetti belli e funzionali da materie che non si utilizzano più.

All’interno di FIERI trovano un’opportunità di lavoro sia i giovani catanesi appassionati di riuso, artigianato e innovazione sia i migranti.

Ora questa realtà cerca di strutturarsi e di aprirsi a una vocazione imprenditoriale che mantenga una dimensione sociale. FIERi diventerà infatti un’ officina di creatività e un piccolo negozio a metà tra un rigattiere e uno shop di design. Ma per ristrutturare il casolare che ospiterà tutte le attività occorre denaro ed è per questo che il gruppo ha avviato una raccolta fondi, con il supporto di Banca Etica e Arci.

Per contribuire QUI tutte le info

Si tratta di un progetto definito “esemplare”, che la Fondazione con il Sud ha anche selezionato all’interno della propria Iniziativa Immigrazione, un bando del 2014.

Collaborano poi Mani Tese Sicilia e Rifiuti Zero, realtà associative che promuovono da tempo la cultura dell’ecologia e della sostenibilità e che avevano già, in passato, avanzato al Comune richiesta di locali per la realizzazione di un centro di riuso.

Partecipano anche Officina Zero Nove, impegnata a diffondere la cultura della bicicletta anche mediante il restauro, la riparazione e la creazione di questi strumenti di mobilità e la cooperativa Al Revès con la sua esperienza di sartoria sociale e di sostegno all’imprenditorialità.

Il Comitato territoriale dell’Arci fa da capofila ma ci sono anche altri circoli Arci, ognuno con la sua specificità, che da tempo si occupano di immigrazione e di riciclo creativo.

L’Association des Immigrants Mauriciens de la Province de Catane è l’Organizzazione di Immigrati partner del progetto, mentre altre associazioni contribuiscono con competenze formative di carattere trasversale, tra cui quelle relative al teatro sociale con persone disabili (Mettiamoci in gioco) e alla gestione delle officine (Risorti Migranti).








La Fabbrica Interculturale Ecosostenibile del Riuso sarà, dunque, innanzi tutto uno spazio fisico dove realizzare laboratori di formazione tecnica: sartoria, riparazione biciclette, falegnameria e restauro del legno, riparazione apparecchiature elettriche e elettroniche, eco-bijoux, serigrafia, saponificazione. Anche migranti portatori di conoscenze tecniche e culturali metteranno a disposizione le proprie competenze “nell’ottica della peer education”.

Previsti inoltre laboratori finalizzati allo sviluppo della persona, dai corsi di lingua al teatro sociale, dall’educazione alla cittadinanza attiva a percorsi di ‘auto-imprenditorialià’. Con un’attenzione ai “bisogni” dell’impresa, per “rendere sostenibile sul mercato la produzione e commercializzazione dei prodotti dell’upcycling”.

Oltre alle opportunità di lavoro temporaneo all’interno (cooperativa sociale) è prevista una mediazione verso attività esterne, con un accompagnamento all’inserimento lavorativo realizzato in particolare da un altro partner, Cooperativa Prospettiva.

L’inserimento lavorativo ha l'ulteriore scopo di ridurre il numero di stranieri sfruttati nel lavoro sommerso e di quelli, spesso i più giovani, coinvolti in attività criminali.

Beneficiari del progetto saranno anche donne, minori stranieri non accompagnati in prossimità del compimento del diciottesimo anno d’età e disabili fisici e/o psichici.

Oltre che un presidio permanente di accoglienza, integrazione e dialogo interculturale, quello che sta nascendo nella nostra città anche è un’esperienza pilota di contrasto al degrado urbano ed ambientale.

Lo spazio fisico per la realizzazione di tutto ciò è stato offerto dal partner istituzionale, il Comune, che ha concesso una struttura in comodato d’uso per nove anni, rinnovabili per altri nove. Un comodato gratuito, a condizione che vengano effettuati i lavori di ristrutturazione dell’edificio, situato in via Palermo, un bene comune che verrà così recuperato e restituito alla città.

Un impegno oneroso quello della ristrutturazione, visto che per i lavori, già in corso, serviranno circa 100.000 euro, quasi la metà della somma finanziata dalla Fondazione, che si aggira sui 220.000 euro. Si tratta dell’80% del costo complessivo del progetto, stimato in 280.000 euro. Il restante 20%, deve essere cofinanziato dai partner.


fonte: www.ilcambiamento.it

“Le bibite in plastica sono tossiche”: a Catania l’allarme del Codacons

Denuncia alla Procura per avvelenamento: “Abbiamo esaminato 18 bottiglie di varie bevande e sono tutte contaminate da microplastiche”

CATANIA – Il Codacons siciliano ha esaminato 18 bottiglie tra cola, tè, gassosa, aranciata, acqua tonica, “pescando da varie marche, e tutte sono risultate contaminate da microplastiche”. L’associazione ha deciso di depositare una denuncia alla Procura di Catania, alla luce delle ipotesi di reato di avvelenamento, adulterazione e commercio di sostanze alimentari nocive e di delitto colposo contro la salute pubblica.
“E’ ormai accertato che le microplastiche sono dei veicoli portatori di veleni, legando alla propria superficie batteri patogeni, vibrioni e sostanze cancerogene e interferenti endocrini e che li rilascino nell’organismo umano. Il pericolo delle microplastiche, questa la definizione delle particelle solide insolubili in acqua di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, riguarda tutti i polimeri di maggior uso, come polietilene, polipropilene, polistirene, poliammide, polietilene tereftalato, polivinilcloruro, acrilico, polimetilacrilato, e si trovano in molti prodotti alimentari. Le stesse sono state rilevate anche nei soft drink con concentrazioni preoccupanti”, rileva il Codacons.
I marchi finiti sotto la lente d’ingrandimento hanno fornito un responso univoco: la presenza di microplastiche non ha risparmiato alcun prodotto, tutte e 18 le bottiglie analizzate sono risultate contaminate, con valori che vanno da un minimo di 0,89 mpp/l (microparticelle per litro) a un massimo di 18,89 mpp/l.
fonte: http://www.lasiciliaweb.it/

Catania, car sharing elettrico per i turisti




















In servizio 10 nuove auto elettriche presso l’aeroporto Fontanarossa di Catania per il servizio di car sharing elettrico dedicato al turismo sostenibile.
Si tratta di Nissan Leaf , grazie ad un accordo tra Nissan e Adduma Car, che stanno aprendo nuovi punti per il noleggio dedicato ai turisti nell'ambito dell'iniziativa “Italy Green Tour”, partita dalla Sicilia con RagusaIS, rete d’impresa che crea sinergie tra i diversi operatori del settore turistico della Sicilia Orientale. Per noleggiare le vetture basta scaricare l’App di Adduma Car sul proprio smartphone e registrarsi al servizio.
L'obiettivo è quello di estendere il progetto in tutta Italia.

Con l’avvio di questo nuovo progetto, continua la collaborazione con Adduma Car già operativa dallo scorso anno con 4 veicoli commerciali elettrici e-NV200 per le consegne nel territorio fiorentino.
fonte: www.oggigreen.it

FIERi - Fabbrica Interculturale Ecosostenibile del Riuso












E’ un progetto che coinvolge diverse realtà associative Catanesi tra cui Arci, Manitese e Rifiuti Zero ed ha preso vita quando ero presidente di Rifiuti Zero Sicilia. Sarà la prima fabbrica del Riuso interculturale della Sicilia, un progetto importante che mette insieme la sostenibilità ambientale con l’integrazione interculturale condividendo arti e mestieri con la cultura mauriziana nell’ottica del riuso di oggetti che in genere chiamiamo “rifiuto”.

FIERi coinvolge uomini e donne migranti che vivono a Catania. Un patrimonio culturale che vogliamo si intrecci con il nostro sapere artigianale. Attiveremo laboratori in cui imparare a riparare e riciclare vari tipi di materiali per creare oggetti belli e funzionali da materie che non utilizziamo più.
FIERi sarà uno spazio in cui i cittadini potranno venire a smaltire gli oggetti che non utilizzano più, sapendo che qui diventeranno qualcosa di nuovo. FIERi diventerà un’officina di creatività e un piccolo negozio a metà tra un rigattiere e uno shop di design. FIERi sarà un'opportunità di lavoro sia per i migranti che per giovani catanesi appassionati di riuso, artigianato e innovazione.
Sostieni FIERi e diventa protagonista di un progetto che risponde ai problemi di esclusione, occupazione e rifiuti creando integrazione, lavoro e rispetto dell’ambiente e del territorio.
A tutti coloro (persone fisiche, aziende o altre entità giuridiche) che effettueranno una donazione per sostenere FIERi verrà rilasciata, su richiesta, una ricevuta valida ai fini delle detrazioni o delle deduzioni fiscali previste dalle leggi vigenti per erogazioni liberali a favore di associazioni di promozione sociale. Per richiedere la ricevuta: catania@arci.it 

Il caso ha poi voluto che attraverso il progetto www.fareconmeno.it anche nel Comune di Augusta dove sono assessore è prevista la realizzazione di un centro di riuso vicino al CCR comunale.
Ma di questo ve ne parlerò magari più avanti!

Per il momento FIERi ha bisogno del nostro sostegno!

Il progetto è articolato. Vi riporto qui il link dellapagina Facebook ed il link del sito produzionidalbasso.it su cui è lanciata la campagna di donazioni.

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Danilo Pulvirenti
Chimico - Libero Professionista
www.progettoambiente.org
www.augustasidifferenzia.it
www.fareconmeno.it


fonte: Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero