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Cos'è e come funziona il deposito cauzionale per i rifiuti








Entrerà in vigore dopo il decreto attuativo che dovrebbe essere emanato il 5 dicembre. Ma “per oleare tutti gli ingranaggi, mettere in moto la macchina organizzativa e prendere il via ci vorranno

Lugo: operativo nuovo punto di raccolta della plastica, ogni tre bottiglie conferite sconto di 1 euro sulla spesa













Le bottiglie di plastica possono trasformarsi in una nuova occasione di risparmio e di aiuto alla sostenibilità. Per questo il Comune di Lugo, in collaborazione con il Ceas Bassa Romagna, Green Money, il gruppo Conad e LaBcc ravennate forlivese e imolese, ha voluto sostenere il progetto collocando in città un punto di raccolta della plastica che dà la possibilità ai cittadini di riciclare, aiutare l’ambiente e risparmiare, tutto con un semplice gesto. Davanti al Conad di via Ricci Curbastro è infatti ora a disposizione una postazione automatizzata che permette di conferire rifiuti PET (bottiglie o contenitori) e ottenere subito un risparmio. Il funzionamento del punto di raccolta, già operativo, è semplice: il cittadino può portare con sé i rifiuti PET e inserirli all’interno della macchina. Ogni tre rifiuti conferiti otterrà uno sconto di 1 euro da spendere all’interno del Conad di via Ricci Curbastro.

Il compattatore è stato inaugurato alla presenza dell’assessore all’Ambiente del Comune di Lugo Maria Pia Galletti, della direttrice del Conad di via Cubastro Marina Bergami, della capo area territoriale di Lugo di LaBcc ravennate forlivese e imolese Fabiana Turchi, della presidente del Comitato locale di Lugo e amministratrice Bcc ravennate, forlivese e imolese Emanuela Bacchilega, del preposto della filiale di Lugo via Mentana di Bcc ravennate, forlivese e imolese Elisabetta Maria Masoli e del direttore sviluppo Green Money Claudio Frigerio. Sono stati una gradita presenza anche alcuni ragazzi della scuola secondaria di I grado “Baracca” che insieme all’insegnante Arch. Silvana Capanni stanno portando avanti progetti di educazione civica e di sostenibilità.

“Questo punto raccolta dei rifiuti PET – spiega l’assessore Maria Pia Galletti – può essere una preziosa opportunità per tutti i cittadini di incrementare ulteriormente la raccolta differenziata e consentire così di recuperare e riciclare molti rifiuti. Abbiamo perciò convintamente sostenuto l’avvio di questo progetto che sta già ricevendo una positiva risposta da parte dei cittadini. Un gesto semplice come portare qualche bottiglia di plastica in questa postazione contribuisce a recuperare una grande quantità di rifiuti”.

“Una delle linee guida che la Bcc ravennate forlivese e imolese sta seguendo in questi anni è il tema dell’eco sostenibilità – aggiunge Emanuela Bacchilega di LaBcc ravennate forlivese e imolese -. Oggi l’Area di Lugo mette in campo un contributo in questa direzione sostenendo l’installazione del secondo ecocompattatore nel territorio dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. L’iniziativa si dimostra un ulteriore segnale di vicinanza alla comunità e al territorio da parte della BCC”.

Il compattatore permette così di recuperare una maggiore quantità di rifiuti PET (polietilene tereftalato), come le bottiglie che chiamiamo comunemente “di plastica”, stimolando nei cittadini una maggiore raccolta differenziata. Il PET è una resina termoplastica che si ottiene utilizzando combustibili fossili come il petrolio. Il costo effettivo dell’acqua contenuta nelle bottiglie rappresenta solo l’1% del costo di produzione totale dell’acqua in bottiglia, mentre la gran parte della spesa che viene annualmente sostenuta dalle famiglie per acquistare acqua minerale serve a sostenere i costi del contenitore in plastica. Risulta quindi molto utile per l’ambiente riuscire a riciclare il più possibile questo materiale. La collocazione davanti a un supermercato, inoltre, permette una maggiore visibilità dello strumento e dunque una maggiore facilità di accesso.


Si tratta del primo compattatore presente a Lugo, ma le macchine del circuito Green Money sono già presenti in molte città dell’Emilia-Romagna e delle Marche. Nei punti finora presenti, nel 2020 sono stati raccolti 4.800.000 pezzi di PET per un totale di quasi 21 tonnellate di plastica e 1.600.000 buoni risparmio emessi dal circuito.




fonte: www.ravennanotizie.it



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Addio plastica, anche i flaconi di detersivo passano alla carta

Le nuove bottiglia per sapone, realizzate con tecnologia Pulpex, debutteranno in Brasile all’inizio del 2022 con il marchio OMO di Unilever










Plastica addio: anche i flaconi di detersivo preferiscono la carta. La sperimentazione parte dal Brasile primo mercato dove Unilever introdurrà le nuove bottiglie Pulpex. Frutto della collaborazione tra la multinazionale, Diageo, Pilot Lite e altri membri del settore, l’innovativa tecnologia di imballaggio nasce con l’obiettivo di dare una mano all’economia circolare.

Polietilene e polietilentereftalato (PET) sono due dei polimeri termoplastici più ampiamente usati nel packaging dei saponi per il corpo e per la casa. Nonostante si tratti di polimeri riciclabili, non sempre gli impianti di trattamento di questi rifiuti operano in upcycling. Per la maggior parte dei casi, infatti, si tratta ancora di dowcycling. In altre parole il trattamento restituisce una materia prima seconda di qualità più bassa del polimero vergine. Trovare un nuovo eco-materiale per bottiglie e flaconi di detersivo potrebbe rendere più semplice il fine vita. E la tecnologia Pulpex offre un’alternativa in questo senso.

Tecnologia Pulpex, come funziona?

Le bottiglie in carta nascono grazie alla pressurizzazione di polpa di legno, ottenuta da fonti certificate, all’interno di stampi. I contenitori vengono quindi polimerizzati in forni a microonde prima di essere spruzzati internamente con rivestimenti speciali, messi a punto per essere compatibili con i prodotti che contengono, respingendo l’acqua. Gli imballaggi Pulpex sono progettati per essere riciclati come carta e cartone. Ma nel caso in cui non venissero smaltiti correttamente, si biodegraderebbero in maniera naturale.

La capacità di confezionare prodotti liquidi in bottiglie a base di carta sarà un enorme risultato”, spiega Unilever in una nota stampa. “Ma prima che arrivino sugli scaffali, i nostri scienziati del packaging eseguiranno una serie di test per comprenderne il comportamento in situazioni reali, dal trasporto allo stoccaggio in ambienti umidi. È importante che soddisfino i nostri requisiti in termini di durata, esperienza dell’utente e riduzione dell’impatto ambientale”. Il prototipo in fase di sviluppo debutterà nei flaconi di detersivo a marchio OMO in Brasile all’inizio del 2022. Ma la società avverte di star già lavorando con la stessa tecnologia su bottiglie di shampoo.

fonte: www.rinnovabili.it


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In Irlanda una campagna scalda i motori per preparare i cittadini al sistema di deposito in arrivo

In partenza a brevissimo in Irlanda la campagna "Return For Change" lanciata dalla ong VOICE per garantire che la legislazione su un Deposit Return System (DRS) per i contenitori di bevande in fase di elaborazione sia abbastanza “potente” da fare davvero la differenza



La campagna si propone, a oltre un anno di anticipo dall’entrata in vigore di un sistema di deposito cauzionale in Irlanda, di preparare i cittadini al sistema in arrivo. Per informare sul suo funzionamento su come potrà contribuire a ridurre il problema dei rifiuti da imballaggio sprecati o dispersi nell’ambiente creando maggiore consapevolezza ambientale nei cittadini.

Anche in Irlanda come denuncia VOICE – acronimo che sta per “Voice of Irish Concern for the Environment”– con le restrizioni dovute al Covid-19 i problemi ambientale ed economici connessi ad un aumento dei rifiuti hanno raggiunto livello allarmanti, e in particolare per quanto riguarda imballaggi come i contenitori da asporto per cibo e bevande.

La ong ha stimato che nella sola Irlanda vengano immessi ogni anno circa 3 miliardi di bottiglie in plastica e oltre 582 milioni di lattine – di cui solo il 60-70% viene raccolto per il riciclaggio –, mentre il restante 30% circa finisce per essere smaltito in discariche/inceneritori o disperso nell’ambiente.

Ma una soluzione c’è: un moderno e solido sistema di DRS

Fortunatamente – precisa VOICE sul suo sito – una soluzione c’è come dimostrano le esperienze di successo già attive in Europa. La ong si dice felice che, dopo essersi spesa per quasi venti anni per l’adozione di un DRS in Irlanda il governo abbia finalmente intrapreso l’iter per l’approvazione del sistema, decisione arrivata anche sotto la spinta della direttiva europea Single Use Plastics, A guardare le esperienze dei paesi che hanno in vigore un DRS, scrive l’ong, l’obiettivo di raccolta del 90% al 2029 per le bottiglie in plastica previsto dalla SUP, non sarebbe un problema così come non lo sarebbe per le lattine.

VOICE – si legge ancora sul sito – accoglie con favore questa legislazione come un passo verso la promozione dell’uso efficiente delle risorse naturali e prevede che il sistema di deposito verrà implementato sino ad includere contenitori per bevande ricaricabili per consentire un’economia veramente circolare.

A che punto è l’iter legislativo per un DRS in Irlanda: obiettivo fine 2022

L’impegno di adottare un sistema di deposito per le bottiglie in plastica e lattine era stato anticipato dal governo sia nel programma “Our Shared Future” che nel “Waste Action Plan for a Circular Economy” con l’incarico conferito al Ministero all’Ambiente, Clima e Comunicazione di creare un quadro legislativo che potesse essere introdotto entro il terzo quadrimestre del 2022.

L’iter legislativo sul DRS ha superato la fase di consultazione pubblica lo scorso anno, con 364 osservazioni ricevute, che sono state recepite nella bozza di quadro legislativo pubblicata lo scorso primo aprile per raccogliere ulteriori osservazioni e pareri dai portatori di interesse (conclusasi il 7 maggio).
Le fasi della consultazione pubblica e della pubblicazione della bozza di quadro legislativo sono state precedute da una serie di incontri preliminari avvenuti tra i funzionari del Dipartimento all’ambiente con alcuni dei soggetti maggiormente interessati dal provvedimento tra cui: i produttori e rivenditori di bevande, gli operatori nel settore dei rifiuti ed esponenti del mondo ambientalista.

Quale modello per il deposito su cauzione

Il modello che esce dalla bozza – come si può leggere sul sito del governo – è quello di un sistema di deposito per contenitori di bevande che verrà gestito e finanziato dall’industria attraverso un operatore del sistema (senza scopo di lucro) che avrà la responsabilità di assistere l’Irlanda nel raggiungimento degli obiettivi particolarmente impegnativi delle direttive dell’UE in materia di rifiuti.

Il ministro all’ambiente Eamon Ryan, in occasione del lancio della consultazione pubblica sul modello di DRS per l’Irlanda, aveva così riassunto le motivazioni che hanno spinto il governo all’introduzione del sistema:

“Se vogliamo ottenere i benefici di un’economia circolare, dobbiamo adattare il nostro approccio a come utilizziamo e gestiamo le nostre risorse. Dobbiamo sforzarci di mantenere le risorse in circolazione il più a lungo possibile e l’introduzione di un DRS è un primo passo in questo percorso, permettendo di raccogliere e riciclare più bottiglie di plastica e lattine di alluminio. Un DRS ci aiuterà anche a ridurre la dispersione dei rifiuti e a garantire il raggiungimento di altri obiettivi dell’UE in arrivo in tema di rifiuti.”

E le bottiglie in vetro?

“Peccato che il sistema irlandese non includa le bottiglie di vetro”. Lo ha affermato Lars Krejberg Petersen, amministratore delegato di Dansk Retursystem, che è la società che gestisce il sistema di restituzione dei depositi in Danimarca, nel corso di un recente webinar ritenendo fondamentale che le bottiglie di vetro siano incluse in qualsiasi schema di deposito per l’Irlanda. “Nessuno (in Danimarca) si sognerebbe di togliere il vetro dallo schema. Il vetro non rappresenta una grande fonte di reddito… ma includerlo comporta comunque un enorme miglioramento ambientale”.

Effettivamente a leggere i numeri riferiti al 2020 del sistema danese non si può che provare una sottile invidia.

Nel 2020 è intercettato il 94% delle bottiglie di vetro, il 96% delle bottiglie in PET e il 91% delle lattine rispetto all’immesso al consumo. Una performance che ha permesso di riciclare complessivamente 64.000 tonnellate tra vetro, alluminio e plastica con un risparmio di circa 178.000 tonnellate di anidride carbonica.

Klaus Rehkopff, amministratore delegato di Danske ØlEntusiaster, l’associazione degli appassionati di birra danesi, nel corso della stessa occasione ha affermato che la Danimarca ha pochi problemi di littering grazie al suo sistema di deposito perché le persone smettono così di considerare le bottiglie come rifiuti. “Ieri sono passato davanti a un parco, dove molti giovani si erano seduti all’inizio della giornata. Non c’erano rifiuti lì, niente bottiglie, niente. Questo perché il vetro è nel sistema di deposito”.

Purtroppo il panorama desolante di contenitori che si presenta il giorno seguente alle serate della movida e altri eventi che attirano pubblico in Italia è invece una realtà che la più performante delle raccolte differenziate non potrà mai combattere, purtroppo.

Il video promozionale di VOICE sul DRS

Il sito di Return for Change non è ancora online ma VOICE ha diffuso un video per raccontare come funziona un sistema di deposito, con immagini messe disposizione da Carrickmacross Tidy Towns illustrando quali vantaggi ambientale ed economici comporta. Si tratta di un programma attivo dall’ottobre del 2019 basato su un sistema di raccolta premiante dei contenitori affine a quello cauzionale con l’emissione di buoni da scalare sulla spesa.

Le campagne di VOICE

VOICE, organizzazione onlus che si finanzia con il contributo dei suoi membri, un misto tra enti pubblici e privati è insieme a Friends of the Earth Ireland una delle associazioni che hanno da tempo sostenuto l’introduzione di un DRS in Irlanda.

Oltre ad avere creato in Irlanda un fronte di soggetti a favore del DRS ha all’attivo anche diverse campagne incentrate sulla prevenzione dei rifiuti e il riutilizzo tra cui: Sick of Plastic, We Choose to Reuse di BFRP, Zero Waste Communities e Conscious Cup Campaign mirata alla promozione delle tazze riutilizzabili.

Silvia Ricci

fonte: economiacircolare.com

 

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Formula 1 contro il monouso

Bottiglie di plastica sostituite con borracce e pass per l'ingresso ai paddock in materiale riciclato post-consumo.



Pur non spiccando tra gli sport più sostenibili, avendo a che fare con motori e combustibili fossili, la Formula 1 si appresta ad introdurre un divieto a utilizzare bottiglie monouso in plastica che riguarderà l'intero staff; le bottiglie verranno rimpiazzate con borracce e contenitori riutilizzabili più volte.
A questo scopo, saranno anche installati punti di ricarica nei paddock durante i Gran Premi, a partire dai test prestagionali che si stanno tenendo in questi giorni nel Bahrain.
FIA ha anche precisato che gli operatori di telecamere e altro personale sul campo, riceveranno sacche contenenti acqua a sufficienza per l'intera giornata.

Inoltre, i pass per l'ingresso ai paddock rilasciati al personale della F1 e della FIA, ai team, ai giornalisti e agli ospiti verranno prodotti con PET riciclato ottenuto - si stima - da oltre 143.000 bottiglie di plastica usate.

L'obiettivo è eliminare tutta la plastica monouso dai Gran Premi di Formula 1 entro il 2025 e raggiungere l'obiettivo Net Zero Carbon entro il 2030.

fonte: www.polimerica.it


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Delabler rimuove automaticamente le etichette dalle bottiglie

 

Delabler è in grado di lavorare fino a nove tonnellate all’ora di bottiglie di plastica, riuscendo a rimuovere fino all’80% delle etichette. È caratterizzato da una robusta struttura complessiva ed è resistente alle impurità. 


La macchina è equipaggiata con lame in acciaio ad alta resistenza, assicurate da un lato con oscillazione libera al rotore e fissate dall’altro alla parete interna dell’alloggiamento, ed è in grado di elaborare un flusso di materiale fino a nove tonnellate all’ora, a seconda della densità e purezza del flusso di bottiglie in ingresso.


 fonte: www.w-stadler.de


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La bottiglia di plastica rigenerata: come funziona il riciclo



Da come si schiaccia alla lavorazione che le restituisce nuova vita fino a farla tornare in tavola: ecco il viaggio del riciclo di un bottiglia di plastica. Fonte: Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi. Coordinamento editoriale Cecilia Greco; testi Gaia Scorza Barcellona; illustrazioni Eleonora Pepe; montaggio e animazione Francis J. D'Costa; speaker Silvia Scotti. Una produzione Gedi Visual 



fonte: video.greenandblue.it


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Ferrarelle arriva la nuova bottiglia in plastica riciclata. Ma il consumo di acqua minerale è sempre esagerato


















L’acqua minerale Ferrarelle da 1,5 litri è venduta in bottiglie ottenute con il 50% di un nuovo materiale denominato R-Pet. Si tratta di un plastica ricavata dalle bottiglie vuote recuperate dal circuito dei contenitori. La miscela che si ricava viene rilavorata e utilizzata per produrre nuove bottiglie. Alla fine si ottengono contenitori composti per la metà da questo materiale e per la rimanente quota da plastica nuova (la legge fissa come limite massimo di R-Pet il 50% del contenitore). L’azienda precisa che Le bottiglie in R-Pet sono completamente riciclabili per cui ogni bottiglia può essere riciclata infinite volte per diventare una bottiglia nuova è identica all’originale. Ma Ferrarelle non è l’unica azienda che ha migliorato la propria impronta ecologica, anche Acqua Frasassi, da settembre, metterà in vendita le bottiglie da 0,50 lt, sia naturale sia frizzante, realizzate per il 50% in R-Pet.

Il Fatto Alimentare per scelta redazionale non fa pubblicità all’acqua minerale, ritenendo esagerato il livello di consumo nazionale, così elevato da posizionare il nostro Paese quasi in cima alla classifica mondiale dei bevitori di acqua in bottiglia con oltre 200 litri pro capite (leggi qui). Ciò non toglie che riteniamo interessante questo passo in avanti dell’azienda che contribuisce in piccola parte a ridurre i consumi di plastica.


Ogni italiano beve 224 litri di acqua minerale l’anno

Capire perché ogni italiano beve 224 litri di acqua minerale l’anno, collocandosi al secondo posto nella classifica mondiale (*). È vero che i messicani arrivano a 234 litri, ma questo perché la rete dell’acqua potabile è inefficiente e spesso inesistente. L’altro fattore da considerare riguarda le bottiglie. Noi ne utilizziamo più o meno 11 miliardi di plastica e 2,45 miliardi in vetro (**), mentre in Messico l’acqua viene commercializzata prevalentemente in boccioni da 20 litri con vuoto a rendere e i numeri sono molto più bassi. Per rendersi conto basta dire che tutte queste bottiglie allineate formerebbero un serpentone di circa 4 milioni di km, pari a dieci volte la distanza che separa la terra dalla luna.

L’esagerato consumo di acqua minerale non piace ai media, che trattano questo problema solo una volta l’anno e in modo distratto, anche se i numeri sono da paura. Facendo i conti in tasca agli italiani, si scopre che le persone abituate a pasteggiare con la minerale spendono da 50/60 sino a 110 €/anno. C’è di più, il consumo non è collegato alla classe sociale, all’età, alla scolarità, al territorio; tutti i cittadini della penisola bevono in modo esagerato indipendentemente dalla qualità dell’acqua di rubinetto. Il settore è in crescita da 40 anni e siamo così affezionati all’acqua in bottiglia che, nonostante il calo del 10% dei consumi registrato negli anni 2008-2016, nello stesso periodo il settore ha registrato un incremento del 3% (Censis).

(*) Gli italiani consumano 29 litri ogni anno più dei tedeschi, 84 più dei francesi e 85 più degli spagnoli e 173 più dei residenti nel Regno Unito. Fonte Censis 2018

(**) Fonte Mineracqua ultima rilevazione anno 2017

fonte: www.ilfattoalimentare.it

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Olanda: in arrivo un sistema di deposito per le bottigliette di plastica

Entro il primo luglio 2021 anche le bottigliette di plastica saranno soggette ad un sistema di deposito e ad una cauzione di 15 cent. Ogni anno nei Paesi Bassi vengono vendute 1 miliardo di bottigliette di plastica di cui si stima finiscano nell’ambiente una quantità tra i 50 e 100 milioni di pezzi.
























In controtendenza con altri paesi dove la partenza di un sistema di deposito su cauzione per contenitori di bevande è stato posticipata (1) a causa della pandemia da Covid-19 l’Olanda ha deciso di implementare al 2021 l’attuale sistema di deposito in vigore per le bottiglie in plastica di formato superiore al litro includendo anche tutti i formati più piccoli.
Dietro a questa decisione annunciata il 24 aprile scorso c’è stato il lavoro ai fianchi del governo olandese da parte di alcune associazioni (ambientaliste e non solo) che per due decenni lo hanno spronato e bloccato quando nel 2015 stava per smantellare il sistema di deposito esistente per le bottiglie superiori al litro. Una sintesi sui decenni di resistenza dell’industria delle bevande e dei loro alleati, tra cui la GDO, ve lo abbiamo raccontato solo noi per l’Italia attraverso la pubblicazione di 3 articoli su questo sito.
Nel corso degli anni, i supermercati e i produttori di bevande olandesi, nel tentativo di evitare un’estensione del cauzionamento sono riusciti ripetutamente a rimandarlo accettando accordi quadro con il governo che prevedevano vari obiettivi tra cui una riduzione di bottiglie di plastica e lattine nei rifiuti stradali e l’aumento delle percentuali di riciclo. La strategia è stata quella di prendere tempo ben sapendo che non avrebbero mai potuto mantenere le promesse.

Lo stesso copione si è ripetuto sino ad oggi considerato che i soggetti prima citati non hanno centrato obiettivi similari contenuti nell’ultimatum ricevuto anche da Stientje van Veldhoven (D66) attuale Ministro all’Ambiente e Segretario di Stato per le infrastrutture e la gestione delle risorse idriche (2017-2019).
In una lettera inviata al parlamento del marzo del 2018 Van Veldhoven aveva ribadito che qualora non fosse stato raggiunto per le bottigliette in plastica l’obiettivo di riciclo del 90% sull’immesso al consumo, abbinato ad una riduzione del 70-90% delle bottigliette disperse nell’ambiente ( ndr.di seguito littering) avrebbe annunciato nell’autunno del 2020 (senza ulteriori deroghe) la partenza di un sistema di deposito,
Nei due anni di rilevamento sulla presenza di contenitori per bevande nel littering , affidato nel 2018 a Rijkswaterstaat (la direzione generale per i Lavori pubblici e la gestione delle risorse idriche), è emerso che le bottigliette sono aumentate del 7% e le lattine del 16% .
Questa situazione ha fatto si che in una successiva lettera al parlamento del 27 settembre 2019, il segretario di stato dichiarasse di voler anticipare alla primavera del 2020 la decisione sull’entrata in vigore di un deposito basandosi sui dati poco confortanti del terzo rilevamento. Alla luce dei dati in negativo anche per il quarto rilevamento effettuato di Rijkswaterstaat lo scorso febbraio, il governo non ha potuto fare altro che confermare l’entrata in vigore di un sistema di deposito per le bottigliette a partire dal 1 luglio 2021. All’industria è stato così concesso poco più di un anno che corrisponde all’arco di tempo che la stessa industria aveva quantificato come necessario per organizzare un sistema di deposito.

Va detto che i nuovi target di raccolta/riciclo per le bottigliette previsti dalla Direttiva Single Use Plastic (77% al 2025 e 90% al 2029) che rendono inevitabile il ricorso ai sistemi di deposito, hanno avuto un peso importante in questa decisione.
Tuttavia nonostante nell’ultimo anno la maggioranza del Parlamento olandese si fosse espressa a favore di un’estensione del deposito alle lattine, il Ministro Van Veldhoven ha deciso (nuovamente) di concedere un anno di tempo all’industria per raggiungere gli stessi obiettivi che l’industria ha mancato per le bottigliette ( 90% di riciclo sull’immesso e riduzione del 70/90% delle lattine nel littering).

Intanto il Ministro ha chiesto agli organi competenti di predisporre le necessarie misure legali per essere in grado di rispettare le tempistiche previste per un eventuale deposito anche per le lattine.
Ci sono pochi dubbi sul fatto che le lattine possano sfuggire ad un cauzionamento poiché l’evidenza sull’impatto ambientale delle lattine è arrivata al Parlamento forte e chiara attraverso due mozioni (2). Gli stessi parlamentari ritengono la misura indispensabile per evitare che i produttori di bevande passino dall’impiego di bottiglie alle lattine più di quanto non stiano già facendo.


Credit: Zwerfinator

I dati di vendita confermano una crescita per le lattine in Olanda. Nel 2018 sono state vendute 1,5 miliardi di lattine 155 milioni di pezzi in più rispetto al 2016 secondo l’organizzazione Recycling Netwerk

Tutti i rilevamenti compiuti da Rijkswaterstaat hanno riscontrato che la quantità di lattine nel littering è mediamente oltre il doppio di quella delle bottigliette.

In Olanda è operativo dal settembre del 2016 Dirk Groot un’attivista dal nome di battaglia Zwerfinator che ha raccolto e registrato le tipologie di contenitori di bevande trovate disperse nell’ambiente in 45 comuni. Le elaborazioni effettuate da Zwerfinator sulla base di questi rilevamenti sono state incluse negli ultimi rapporti governativi per la loro attendibilità accanto ai rilevamenti ufficiali .

Dall’inizio della sua attività sino al primo trimestre del 2020 Zwerfinator ha raccolto 51.331 pezzi percorrendo un totale di 1414 km dai quali emerge che la quantità di lattine nel littering è 2,7 volte quella delle bottiglie.



Rappresentazione grafica riferita alla media di bottiglie (in blu) e lattine (in giallo) trovate per ogni km percorso nei semestri riferiti a 3 anni di raccolta e catalogazione.

RIFIUTI DA IMBALLAGGIO E COSTI PER I COMUNI

Secondo lo studio di KplusV che ha indagato sulle dimensioni e costi del fenomeno finiscono nell’ambiente dai 100 a 150 milioni di lattine ogni anno. Infine anche le lattine, come la plastica, quando abbandonate nei campi o sui cigli delle strade possono diventare armi letali per gli animali da pascolo. Una volta che finiscono sotto le lame dei taglia erba le lattine vengono tagliate e i frammenti nascosti nell’erba vengono ingeriti accidentalmente dagli animali.
Uno studio commissionato da Recycling Netwerk Benelux un’organizzazione tra le più attive nella promozione dei sistemi di deposito in Olanda e Belgio a Robin van der Bles ricercatore della Wageningen University ha quantificato in 12.000 capi le mucche ferite ogni anno a seguito dell’ingestione di frammenti di alluminio, di cui 4.000 circa non sopravvivono.
Recycling Netwerk è stata cofondatrice nel 2017 della Statiegeld Alliantie (Deposit Return System Alliance) un’iniziativa che ha contribuito ad aggregare in Belgio e Olanda un vasto fronte di soggetti a sostegno del sistema e permesso di arrivare all’attuale traguardo in Olanda. L’alleanza è cresciuta molto rapidamente e oggi conta 1055 soggetti aderenti tra Enti Locali ( il 98% dei comuni olandesi), ONG, associazioni dei consumatori, associazioni aziendali del settore agricolo e dell’allevamento e un’ampia varietà di altri enti e organizzazioni.

Secondo uno studio del 2010 commissionato a Deloitte l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente in Olanda costa 250 milioni di euro all’anno. Il 95,6 % di questo importo dovuto al solo littering, ovvero 239 milioni di euro , viene sborsato dai comuni e dalle aziende (principalmente autorità pubbliche) che gestiscono i rifiuti a livello locale.

Uno studio condotto da CE Delft del 2010 per conto del governo olandese ha stimato quanto potrebbe valere la riduzione dei costi a carico degli enti pubblici conseguente all’introduzione di un sistema di deposito per bottiglie e lattine. Lo studio ha quantificato in 80 milioni di euro all’anno il risparmio di cui beneficerebbero ogni anno gli enti locali. La necessità di ridurre i costi di gestione degli imballaggi monouso spiega perché il 98% dei comuni olandesi , tutte le 12 province e i 21 bacini idrici si schierino compatti nel chiedere al governo olandese di introdurre un deposito su bottiglie e lattine. Un sondaggio del 2018 aveva rilevato che il 78% degli olandesi sarebbe a favore di un sistema di deposito per bottiglie e lattine.




Contenitori bevande nel littering in % : azzurro=lattine, arancione=bottiglie di plastica, grigio=altri contenitori Credit : Zwerfinator

Uno studio commissionato dalle autorità olandesi nel 2017 a CE Delft per valutare l’impatto economico e ambientale di un sistema di deposito, ha prodotto dei risultati molto convincenti. In ogni scenario prospettato nello studio i benefici netti stimati per le imprese superano i costi di gestione . Per dare qualche numero un cauzionamento per contenitori di bevande in plastica e lattine in Olanda permetterebbe un risparmio pari a 5,5 – 8 milioni di euro che corrisponde ai costi di raccolta e gestione degli stessi imballaggi attraverso i sistemi di raccolta attuali (3). Per quanto riguarda invece i costi a carico dei comuni derivanti dai costi di pulizia ambientale incluso gli svuotamenti dei cestini e contenitori su suolo pubblico si potrebbero risparmiare tra gli 83 e 90 milioni di euro.
Una variabile che aiuta a comprimere tali costi è rappresentata dalla riduzione del 70-90% stimata dallo studio nella quantità di contenitori per bevande (coperti dal sistema) presenti nel rifiuto stradale e dispersi nell’ambiente, che andrebbero invece ad aumentare in modo significativo i tassi di riciclaggio di bottiglie di plastica e lattine. La stima è stata calcolata sulla base dei dati riferiti all’abbandono di rifiuti nell’ambiente tra bottiglie di plastica e lattine, come lo studio KplusV prima citato (e altri rilevamenti), e le quantità degli stessi contenitori immessi al consumo che verrebbero coperti da un cauzionamento.

PERCHE’ IL CASO OLANDESE E’ INTERESSANTE PER L’ITALIA?

Il caso studio olandese è interessante per più di un motivo. Innanzitutto perché sarà uno degli esempi europei più recenti e più vicini alla nostra realtà tra gli oltre 40 tra stati e regioni che hanno adottato tali sistemi, a cui l’Italia potrà ispirarsi per disegnare un modello di cauzionamento adatto per il nostro paese. Anche l’Italia dovrà pur centrare i target di raccolta e riciclo al 2025 e 2029 per le bottiglie di plastica previste dalla Direttiva SUP, no? Lo stesso ripensamento dovrà investire gli attuali modelli di raccolta per gli imballaggi che non sono più in linea con i tempi e i nuovi modelli di consumo. Anche per quanto riguarda la ripartizione dei costi generati da imballaggi e altri articoli usa e getta a fine vita le nuove direttive chiedono di superare ( e ribaltare) l’attuale situazione in cui sono i cittadini a pagare oltre i due terzi delle spese dovute al loro avvio a riciclo o smaltimento.



NB. Posticipata di un anno l’entrata in vigore del sistema per la Scozia e la Slovacchia.

Come hanno dimostrato casi studio recenti di successo come quello della Lituania non esistono altri strumenti efficaci quanto i sistemi di deposito per raggiungere in poco più di un anno percentuali di intercettazione superiori all’80% che salgono ad oltre il 90% lavorando su variabili come l’importo del deposito e l’efficientamento dei processi lungo tutta la filiera.

Lo ha ribadito recentemente in una video-intervista il vicepresidente esecutivo della nuova Commissione europea, Frans Timmermans che ha il doppio ruolo di coordinare il green deal europeo e gestire le azioni politiche legate al clima.

Infine il caso olandese, se avrete la pazienza di leggere i post citati in apertura del post, ha dimostrato che le iniziative dal basso quando si coalizzano in uno sforzo comune, come è avvenuto per l’alleanza costituitasi in Olanda, riescono a tenere testa alle lobby industriali e ai loro appoggi politici.

Chissà che anche in un paese come l’Italia, dove ognuno si muove in ordine sparso per portare acqua al proprio mulino, non si arrivi a creare un fronte collaborativo su questi temi che vada oltre al firmare qualche documento e petizione rivolta al governo.

Come associazione comuni virtuosi aderiamo alla piattaforma Reloop per la promozione dei sistemi di deposito e dei modelli di economia circolare basati sul riuso e condivisione dei beni. Personalmente sono una grande sostenitrice dei sistemi di deposito in quanto strumento straordinario di logistica inversa che può avere infiniti campi di applicazione. Sono diventata, pertanto un membro (entusiasta) del network internazionale per la promozione dei questi sistemi che si riunisce ogni due anni in un summit che avrà luogo nel settembre prossimo (stavolta in formula virtuale ).

Silvia Ricci

(1) Tra i quali la Scozia, Slovacchia e lo stato dell’Australia Occidentale.

(2) Le mozione dei parlamentari Dik – Faber (2018) e Paternotte (2019) hanno delineato proposte su modalità e tempistiche per l’introduzione di un sistema di cauzionamento che sono state prese in considerazione nella stesura dell’atto legislativo.

(3) L’importo indicato, che esprime il risparmio complessivo dei costi di gestione qualora fosse adottato un sistema di deposito, si ottiene moltiplicando 0.2 cent per il numero totale di contenitori di bevande gestiti attraverso un cauzionamento. Partendo dal presupposto che ogni contenitore quando gestito dai sistemi di raccolta convenzionali porta a porta o similari costi 0,2 cent in più.


fonte: https://comunivirtuosi.org


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Micro2, alla ricerca della bottiglia perduta















Dopo il successo del video “Micro, l’incredibile viaggio di tre rifiuti”, arriva “Micro2, alla ricerca della bottiglia perduta”, un altro minidoc realizzato da ARPA FVG in collaborazione con La Cappella Underground di Trieste per la regia di Diego Cenetiempo.
Micro2 è un video dal tono leggero e ironico, nel quale il protagonista segue, tra mille ostacoli, il percorso di una semplice bottiglietta di plastica, cercando di dare risposta a domande che ci siamo posti molte volte: dove va a finire la bottiglia di plastica quando entra nella raccolta differenziata, in che cosa si trasforma, che viaggio deve fare?
Dal bidone al camion, dal sofisticato impianto di selezione delle plastiche a quello di trasformazione finale, il tutto per osservare da dietro le quinte il mondo della raccolta differenziata.
Il video va ad arricchire le produzioni audiovisive del progetto www.mediatecambiente.it e sarà utilizzato per attività educative, condiviso via web, TV e in eventi pubblici.
fonte: https://www.snpambiente.it/

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Affidare l’economia circolare alle macchinette mangia plastica non è la soluzione

Ipersemplificare il problema puntando sulla cauzione per le bottiglie in Pet sposta solo il problema più a valle: la risposta sta a monte, nell’ecodesign



Mentre i vari think tank ambientalisti si arrabattano per organizzare convegni virtuali sulla sostenibilità post coronavirus, con l’incognita del rinvio della plastic tax all’orizzonte, il Corriere della Sera intervista chi ha trovato la quadratura del cerchio: «La svolta della sostenibilità, cominciamo dalle bottiglie» è il titolo dell’intervista a tutta pagina al presidente di Acqua Sant’Anna, Alberto Bertone, secondo il quale, appunto la soluzione è introdurre la cauzione sulla plastica.

Facciamo un passo indietro per far luce sul primo, gravissimo errore, che è di parallasse. Dire che introdurre la cauzione con le bottigliette mangia plastica è la soluzione equivale a ipersemplificare il problema e a guardare solo alla puntina dell’iceberg.

Le bottiglie di plastica infatti sono solo una delle poche tipologie di imballaggio che sono facilmente riciclabili e il cui riciclo vale davvero qualcosa, ovvero: riciclandole non si aiuta soltanto l’ambiente, ma si ottiene un plus economico. Per questo motivo l’industria del riciclo del Pet di cui sono fatte le bottiglie è un’industria che lavora a pieno regime e che nel nostro Paese è all’avanguardia.

Se per assurdo domani una bacchetta magica mettesse ad ogni angolo di strada una macchinetta mangia plastica con cauzione avremmo come conseguenza quella di cancellare e perdere milioni di investimenti che l’industria del riciclo ha fatto in questi anni negli impianti di selezione, perdendo anche centinaia di migliaia di posti di lavoro. Poco male, si dirà: tanto serviranno manutentori per le macchinette (ne servono parecchi, e potrei suggerire al Corriere della Sera di andare a intervistare qualche sustainability manager di centri commerciali dove le macchinette sono durate sì e no un anno), inservienti che facciano la spola continua tra macchinetta e scarrabili per portare i sacchi pieni di bottiglie, consulenti informatici per gestire la telemetria delle macchinette, tutor che spieghino pazientemente ai cittadini come farle funzionare, ecc.

Ma siccome le bacchette magiche non esistono, in questa fase (per la verità già da alcuni anni) le macchinette vengono messe qua e là ogni tanto, per iniziativa dei centri commerciali che le utilizzano come leve di marketing o da qualche comune che così potrà fregiarsi di essere ancora più plastic free (esisterà ancora questo slogan alla fine dell’emergenza coronavirus?). Essendo a macchia di leopardo e resistendo di solito un annetto o due prima di essere abbandonate (perché il marketing manager deve pur dimostrare di servire a qualcosa, e quindi avrà trovato qualcosa di nuovo, più stimolante e magari anche più utile) i sacchetti pieni di bottiglie vanno a finire nello stesso impianto di selezione dove vanno a finire tutti gli altri imballaggi di plastica raccolti nelle campane o porta a porta, senza quindi alcun risparmio di tempo o di energia.

Mi si dirà: “Eh ma da qualche parte bisogna pur cominciare, Roma non è stata fatta in un giorno e i soldi della cauzione ce li metterà lo Stato!” D’accordo. Ma a parte il fatto che dal punto di svista di un ambientalismo scientifico è diseducativo far credere al cittadino che una bottiglietta in Pet valga 30 centesimi anziché zero-virgolazeroqualcosa, io mi chiedo: se da qualche parte bisogna cominciare investendoci denaro pubblico, perché cominciare proprio da una parte di una parte di una parte del problema, che oltretutto è l’unica parte che vanta un’industria del riciclo (ancorché la quantità di bottiglie raccolte possa e debba aumentare, questo nessuno lo mette in dubbio) che funziona e che rende?

“Ok signor Sotutto. Qual è allora la soluzione?” Primo: non esiste mai una sola soluzione (la famigerata bacchetta magica!), esistono una serie di azioni che possono contribuire a migliorare la situazione complessiva aggredendo il problema vero, che non sono le bottiglie e non è nemmeno la plastica in senso lato, che peraltro in questi giorni di igienizzazione forzata all’ennesima potenza ha dimostrato tutta la sua imprescindibilità.

Limitandosi per motivi di spazio ed attenzione a ragionare dei soli imballaggi (che sono anch’essi una parte di una parte della questione), il problema è rappresentato dagli imballaggi che pur essendo raccolti in modo differenziato non possono essere riciclati, per una serie di motivi: per esempio perché sono fatti con materiali poliaccoppiati e non separabili, oppure perché sono fatti con polimeri non riciclabili, o infine perché sono fatti con materiali fintamente riciclabili: ovvero ecodesign. Ma che sia eco davvero, perché non basta mettere il prefisso eco o bio affinché una bottiglia lo sia per davvero, anche se magari poi si aggiunge il claim “la prima bottiglia al mondo biodegradabile e compostabile negli appositi siti di compostaggio industriale”.

A livello legislativo le armi per riorientare in senso ecologico il product design ci sono: per esempio tassando maggiormente gli imballaggi o i prodotti più difficili da riciclare. E se la plastic tax sembra destinata ad essere rinviata sine die per evitare l’ennesima mazzata sull’industria, la speranza la dobbiamo riporre sulla direttiva europea sugli imballaggi monouso, che si spera vengano tassati a prescindere dalla natura del polimero, ma piuttosto in base alla loro effettiva riciclabilità. E a quel punto non basterà avere il prefisso bio davanti a bottle.

fonte: www.greenreport.it


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Plastica, il sindaco di New York vieta la vendita di bottiglie monouso in città

Il sindaco di New York Bill de Blasio ha approvato l’ordine che prevede l’eliminazione di tutte le bottiglie di plastica monouso dalle proprietà della città, inclusi i luoghi pubblici come Central Park.













Il sindaco di New York Bill de Blasio ha firmato un ordine esecutivo che vieta la vendita di bottiglie di plastica monouso nelle proprietà della città e quelle in affitto. Il divieto inoltre impedisce inoltre alle agenzie cittadine di acquistare o vendere bevande confezionate in bottiglie di plastica monouso.
Attraverso l’ordine verranno eliminate circa un milione di bottiglie monouso che la città acquista ogni anno ma l’effetto potrebbe essere anche maggiore visto che la città possiede oltre 17,000 proprietà. Questo include anche i parchi della città e di conseguenza anche le due piste di pattinaggio della Trump Organization a Central Park e i campi da golf al Ferry Point Park nel Bronx.
“Prendi questo Trump” ha commentato il consigliere Ben Kallos, che ha presentato nel 2018 le due proposte di legge per fermare la vendita di bottiglie di plastica monouso. Kallos sta ancora facendo pressione affinché il consiglio municipale trasformi la proposta in legge, in caso un altro sindaco dopo de Blasio cercasse di ritirare l’ordine: “Possiamo cambiare quello che è considerato normale e aver un futuro più sostenibile. Non abbiamo scelta per via dell’emergenza climatica e possiamo mostrare a Trump il modo giusto di farlo”.
Nel 2017 Donald Trump ha rimosso il limite sulla vendita delle bottiglie d’acque di plastica nei parchi nazionali, entrato in vigore nel 2011. Tuttavia non ci sono stati commenti da parte presidente sull’ordine di de Blasio. Il divieto entrerà in vigore il 1° gennaio 2021 e sarà applicato per le bottiglie da 66 ml o inferiori. È però fondamentale considerare che l‘acqua del rubinetto di New York City è potabile, il che rende la transizione verso contenitori riutilizzabili più facile rispetto a luoghi come Flint, nel Michigan, dove l’acqua del rubinetto è stata collegata a problemi salutari dei residenti.


fonte: https://www.teleambiente.it

Boccioni di acqua: una moda sempre più diffusa. Si risparmiano plastica e soldi

















Bottigliette di plastica del distributore? L’alternativa sempre più diffusa sono i boccioni di acqua di sorgente o del sindaco collocato in uffici e aziende. La colonnina ormai presente in molti luoghi pubblici o di lavoro dà la possibilità alle persone di bere acqua fredda con o senza bollicine, oppure di scegliere quella a temperatura ambiente o calda per preparare tisane o tè. Il boccione suscita sempre di più l’interesse di aziende grandi e piccole e anche di enti pubblici disposti a offrire gratis un bicchiere di acqua a dipendenti e agli ospiti senza sprecare inutilmente plastica.

“Il sistema è arrivato in Italia nel 1998 – spiega Maria Mariotti presidente dell’associazione di categoria Watercoolers Italia – e ha avuto un grande successo, tanto che in molte situazioni veniva affiancato ai distributori automatici di cibi e bevande. I costi di ogni contenitore da 19 litri è di circa 7 euro (circa 0,35 €/l). La cifra comprende il servizio di consegna a domicilio e il ritiro del vuoto, mentre la manutenzione e la sanitizzazione dell’impianto sono incluse nel noleggio annuale (70 €)”.

Con i boccioni di acqua si possono usare bicchieri in carta, di plastica, oppure riempire la borraccia

Alcune aziende propongono contenitori monouso che vengono ritirati e smaltiti nel circuito della plastica, altre preferiscono quelli di plastica riutilizzabile fino a 30 cicli.

Negli ultimi anni c’è stata un’ulteriore crescita del settore degli erogatori d’acqua dovuta all’adozione di nuovi erogatori collegati alla rete idrica. In questo caso si usa l’acqua del rubinetto che viene raffreddata, addizionata di bollicine, oppure servita a temperatura ambiente o riscaldata. I costi sono inferiori (0,10 €/litro), mentre il noleggio dell’erogatore e la manutenzione costa in media 30 euro al mese. Resta la questione dei bicchieri che possono essere in carta oppure di plastica, anche se è sempre possibile riempire la borraccia. L’appuntamento per gli interessati è ad Acquafair in programma a Milano il 4 marzo.

fonte: https://ilfattoalimentare.it