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Lugo: operativo nuovo punto di raccolta della plastica, ogni tre bottiglie conferite sconto di 1 euro sulla spesa













Le bottiglie di plastica possono trasformarsi in una nuova occasione di risparmio e di aiuto alla sostenibilità. Per questo il Comune di Lugo, in collaborazione con il Ceas Bassa Romagna, Green Money, il gruppo Conad e LaBcc ravennate forlivese e imolese, ha voluto sostenere il progetto collocando in città un punto di raccolta della plastica che dà la possibilità ai cittadini di riciclare, aiutare l’ambiente e risparmiare, tutto con un semplice gesto. Davanti al Conad di via Ricci Curbastro è infatti ora a disposizione una postazione automatizzata che permette di conferire rifiuti PET (bottiglie o contenitori) e ottenere subito un risparmio. Il funzionamento del punto di raccolta, già operativo, è semplice: il cittadino può portare con sé i rifiuti PET e inserirli all’interno della macchina. Ogni tre rifiuti conferiti otterrà uno sconto di 1 euro da spendere all’interno del Conad di via Ricci Curbastro.

Il compattatore è stato inaugurato alla presenza dell’assessore all’Ambiente del Comune di Lugo Maria Pia Galletti, della direttrice del Conad di via Cubastro Marina Bergami, della capo area territoriale di Lugo di LaBcc ravennate forlivese e imolese Fabiana Turchi, della presidente del Comitato locale di Lugo e amministratrice Bcc ravennate, forlivese e imolese Emanuela Bacchilega, del preposto della filiale di Lugo via Mentana di Bcc ravennate, forlivese e imolese Elisabetta Maria Masoli e del direttore sviluppo Green Money Claudio Frigerio. Sono stati una gradita presenza anche alcuni ragazzi della scuola secondaria di I grado “Baracca” che insieme all’insegnante Arch. Silvana Capanni stanno portando avanti progetti di educazione civica e di sostenibilità.

“Questo punto raccolta dei rifiuti PET – spiega l’assessore Maria Pia Galletti – può essere una preziosa opportunità per tutti i cittadini di incrementare ulteriormente la raccolta differenziata e consentire così di recuperare e riciclare molti rifiuti. Abbiamo perciò convintamente sostenuto l’avvio di questo progetto che sta già ricevendo una positiva risposta da parte dei cittadini. Un gesto semplice come portare qualche bottiglia di plastica in questa postazione contribuisce a recuperare una grande quantità di rifiuti”.

“Una delle linee guida che la Bcc ravennate forlivese e imolese sta seguendo in questi anni è il tema dell’eco sostenibilità – aggiunge Emanuela Bacchilega di LaBcc ravennate forlivese e imolese -. Oggi l’Area di Lugo mette in campo un contributo in questa direzione sostenendo l’installazione del secondo ecocompattatore nel territorio dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. L’iniziativa si dimostra un ulteriore segnale di vicinanza alla comunità e al territorio da parte della BCC”.

Il compattatore permette così di recuperare una maggiore quantità di rifiuti PET (polietilene tereftalato), come le bottiglie che chiamiamo comunemente “di plastica”, stimolando nei cittadini una maggiore raccolta differenziata. Il PET è una resina termoplastica che si ottiene utilizzando combustibili fossili come il petrolio. Il costo effettivo dell’acqua contenuta nelle bottiglie rappresenta solo l’1% del costo di produzione totale dell’acqua in bottiglia, mentre la gran parte della spesa che viene annualmente sostenuta dalle famiglie per acquistare acqua minerale serve a sostenere i costi del contenitore in plastica. Risulta quindi molto utile per l’ambiente riuscire a riciclare il più possibile questo materiale. La collocazione davanti a un supermercato, inoltre, permette una maggiore visibilità dello strumento e dunque una maggiore facilità di accesso.


Si tratta del primo compattatore presente a Lugo, ma le macchine del circuito Green Money sono già presenti in molte città dell’Emilia-Romagna e delle Marche. Nei punti finora presenti, nel 2020 sono stati raccolti 4.800.000 pezzi di PET per un totale di quasi 21 tonnellate di plastica e 1.600.000 buoni risparmio emessi dal circuito.




fonte: www.ravennanotizie.it



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Plastica, magliette dalle bottiglie trovate sulle Alpi

Magliette realizzate con le bottiglie di plastica raccolte sulle Alpi, The North Face lancia la nuova collezione Bottle Source.














The North Face produrrà magliette dalle bottiglie di plastica raccolte sulle Alpi. L’azienda ha lanciato la collezione “Bottle Source“, realizzata riciclando i 18mila chilogrammi di materiali plastici abbandonati e recuperati lungo i tratti alpini. “Recover Tee” che vuole testimoniare sia la volontà di un approccio più etico all’esplorazione, ma anche sensibilizzare verso i rischi legati all’abbandono di rifiuti in natura.

Le magliette realizzate con la plastica saranno disponibili sia a manica corta che a manica lunga. Si tratta di t-shirt di colore bianco, sulle quali figura il logo di The North Face. Quest’ultimo sarà disponibile nei colori verde, blu o rosa. La collezione è presente sui siti dell’azienda o nei negozi a marchio.

L’iniziativa prevede anche un ulteriore passo a favore dell’ambiente. Oltre al riutilizzo della plastica raccolta, The North Face donerà alla Summit Foundation 1 euro per ogni maglietta venduta. La fondazione ha come scopo finale quello di “preservare le montagne come straordinaria meta per l’esplorazione”, supportando a tal proposito programmi per la pulizia delle Alpi e a tutela dell’ambiente.
Plastica, rifiuti anche sullo Stelvio

L’inquinamento da plastica è un problema che sta coinvolgendo sempre più anche le località più remote del Pianeta. Non fanno eccezione le Alpi, mentre a sorprendere è l’arrivo di questi inquinanti anche ad alta quota, ad esempio sulle cime dello Stelvio. La sorpresa è legata soprattutto ai quantitativi rinvenuti, come sottolineato dagli esperti dell’Università di Milano e della Milano-Bicocca.

All’interno del Ghiacciaio dei Forni i ricercatori hanno rinvenuto livelli preoccupanti di microplastiche, stimate tra i 131 e i 162 milioni di particelle. Hanno dichiarato gli studiosi:

Tra le sfide più grandi quella di campionare il sedimento sul ghiacciaio evitando la contaminazione di particelle di plastica, che costituiscono la quasi totalità dei materiali tecnici dell’abbigliamento di montagna: per farlo i ricercatori hanno indossato tessuti di cotone al 100% e usato zoccoli di legno per le calzature.


fonte: www.greenstyle.it


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Se la plastica riciclata in Europa, giace in fondo all’oceano

Dove finisce la plastica raccolta con la differenziata? Circa la metà viene esportata per il riuso fuori dall’UE. Parte di questa – come emerge da un’analisi sui detriti plastici oceanici – va dritta in fondo al mare. Migliaia di tonnellate e danni incalcolabili ogni anno

















Due notizie: una buona ed una cattiva. Quella buona (e nota da tempo), è che l’Europa ricicla più e meglio di chiunque altro. La cattiva è che una parte dei rifiuti frutto della raccolta differenziata del vecchio continente, si libbra nelle acque oceaniche del Sud-est asiatico. A rivelarlo è uno studio della National University of Ireland (Galway), appena pubblicato sulla rivista scientifica Environment International. I risultati del lavoro – avvertono gli autori – non devono diminuire l’impegno dei singoli nelle buone pratiche del riciclo, ma serviranno a stimolare le istituzioni europee a meglio vigilare sull’intera filiera.

“A finire in mare circa il 7% della plastica riciclata in UE”

Se è vero che l’Europa è ormai leader mondiale nella quota di rifiuti destinati al riciclo (il 46% degli scarti urbani totali e addirittura il 67% del packaging), allo stesso tempo circa la metà della plastica raccolta nei cassonetti europei viene esportata al di fuori dei suoi confini. Che significa? Piatti, contenitori, buste e sacchetti, una volta svuotato il cestino, viaggiano per migliaia di chilometri. Meta: Paesi del Sud-est asiatico dotati di sistemi di gestione dei rifiuti meno sviluppati, che li reimpiegano come materie prime.
Nulla di male fin qui, se non fosse che parte di questa plastica frutto dell’opera di certosina differenziazione compiuta dai cittadini europei, una volta entrata in Cina, India, Viet Nam e Thailandia, finisce dritta in mare. Lo ha scoperto per la prima volta uno studio irlandese sull’origine delle microplastiche nelle acque globali. Incrociando le banche dati del commercio internazionale con i database locali dei sistemi di gestione dei rifiuti, i ricercatori hanno ricostruito ‘la sorte’ che attende la plastica UE, dal momento in cui la gettiamo nel cassonetto. Il dato che emerge ha sorpreso perfino loro: addirittura il 7% di tutta quella ‘riciclata’ in Europa finirebbe in fondo al mare.

Le ombre sull’intera filiera del riciclo 

“Abbiamo individuato un’ulteriore componente che genera detriti plastici marini – sottolinea George Bishop, lead-author dello studio – una via mai documentata prima, i cui impatti ambientali e sociali già stanno colpendo l’ecosistema marino e le comunità costiere”. Chili e chili di plastica che invece di ricevere una seconda vita e diventare nuovi prodotti, vengono dispersi tra Oceano Indiano e Pacifico. Quanti? Gli studiosi di Galway stimano un range piuttosto ampio (dalle 32 alle 180 mila tonnellate), ma la cifra più probabile si aggira attorno alle 80. E non è tutto.
“Il nostro studio suggerisce che la ‘reale’ porzione dei rifiuti destinati al riciclo si discosti in alcuni casi anche significativamente da quella che viene comunicata dalle amministrazioni locali e nazionali in Europa”, spiega David Styles, esperto di Life Cycle Assessment, e coautore dello studio. Stando alle conclusioni del lavoro infatti, circa il 31% di tutta la plastica differenziata in UE ed esportata per il riciclo in altri Paesi, non viene riciclata per niente. Nella migliore delle ipotesi, giace nelle discariche di Cina ed India; nella peggiore, fa compagnia a pesci e molluschi. Un’immagine impietosa che getta ombre sulla catena di gestione del riciclo europea.
Attenzione però: quella del riciclaggio continua ad essere la strada migliore per trattare i rifiuti e per questa ragione – si legge nello studio – “i dati che emergono non devono in alcun modo scoraggiare i cittadini a fare la differenziata”. Gli scienziati al contrario ribadiscono l’importanza della transizione verso un’economia circolare più attenta alla sostenibilità del processo produttivo. Per farlo, secondo Piet Lens, professore di Nuove Tecnologie Energetiche a Galway, le amministrazioni locali europee così come le loro aziende di gestione dei rifiuti “dovranno rispondere dell’intera filiera del riciclo, dal cassonetto alla seconda vita del prodotto”. Insomma, continuiamo a fare la raccolta differenziata, in attesa però di una presa di coscienza seria dei decisori politici.
fonte: www.rinnovabili.it


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Tevere, un successo per la barriera anti plastica: in un mese 500kg di rifiuti raccolti













Grande successo per la barriera anti plastica installata alla foce del Tevere: raccolti in un mese quasi 500 chili di rifiuti. Il progetto è stato finanziato dalla Regione Lazio, in collaborazione con Castalia Operations Srl, che ha ideato il sistema.




Grazie alla nuova diga sono stati rimossi dal Tevere quasi 500 kg di plastica e rifiuti nel primo mese di sperimentazione. Da una prima analisi su un campione di 114 kg, i tecnici hanno scoperto che gli imballaggi costituiscono una percentuale del 46,27% dei rifiuti raccolti, mentre il resto è formato da frazioni varie: come i seggiolini da auto per i bambini, giacche, palloni, sedie a sdraio.

Si tratta di rifiuti molto grandi che l’Ama definirebbe ingombranti, abbandonati in discariche improvvisate sugli argini e poi le piene e la corrente li hanno fatti arrivare al fiume.

“La quantità di rifiuti rinvenuti nel Tevere è molto significativa, soprattutto alla luce dell’analoga sperimentazione sul Po, dove in 4 mesi sono stati raccolti 300 kg di immondizia. Prorogheremo l’esperimento – dichiara Cristiana Avenali, responsabile Piccoli comuni e Contratti di fiume della Regione che ha voluto la sperimentazione impegnando 40mila euro.

Il sistema di intercettazione, realizzato da Castalia Operations srl, la stessa che ha installato le dighe sul Po, consiste in barriere in polietilene che bloccano i rifiuti galleggianti accumulandoli in un’area specifica, dalla quale vengono successivamente raccolti.

“Il Po e il Tevere – spiega Lorenzo Barone, direttore tecnico di Castalia – sono fiumi completamente diversi. Riguardo al Po abbiamo avuto problemi con i tronchi portati dalla corrente, che hanno sganciato le barriere”. Ad occuparsi del prelievo e dell’avvio a riciclo della plastica recuperabile sarà Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi di plastica.

“Ci sono caschi, scarpe, bottiglie, legni, le cose che vediamo raccolte da questo sistema raccontano quanto questo progetto sia importante perché interviene sui cattivi comportamenti dell’uomo – ha spiegato Nicola Zingaretti – già il progetto con i pescherecci ha portato a raccogliere quindici tonnellate di plastica. L’80% del materiale plastico che arriva in mare proviene dai fiumi, se questo progetto funzionerà avremo messo una pietra miliare per la pulizia del Tevere”.

Si tratta di una rete in polietilene che trattiene i rifiuti, in particolare la plastica, disposta a Capo due Rami, vicino alla foce. Un sistema ideato per restare nel fiume a lungo, resistente a pioggia e corrente, senza interferire con l’ecosistema circostante.







“Il primo progetto di questo tipo partì nel 1988 sul fiume Sarno – ha spiegato Carmen Di Penta, Direttore Generale di Marevivo – fu un grande successo ma l’installazione durò un tempo troppo breve per vederne i risultati”.

“Nel 1992 invece – ha aggiunto – riuscimmo ad installare, per alcuni giorni, delle panne per bloccare e raccogliere le tonnellate di detriti che navigavano nelle acque del fiume di Roma. Già allora sul fiume scorreva di tutto, dalla plastica ai frigoriferi e materassi. Ci auguriamo che questa barriera possa durare più a lungo per valutarne l’efficacia. Serve la collaborazione di tutti, in particolare dei cittadini che dovranno essere protagonisti evitando l’abbandono dei rifiuti lungo gli argini del fiume”.

“Il fiume salva il mare, è questo il messaggio – ha concluso Carmen Di Penta – che Marevivo lanciò, ad aprile 2018, in occasione dell’incontro organizzato alla sua sede galleggiante sul Tevere per chiedere l’installazione della barriera. Oggi finalmente il progetto è partito e la Regione Lazio ha investito per liberare dalla plastica il fiume della città di Roma, quello più conosciuto al mondo”.




fonte: www.teleambiente.it

Cibo per cani e gatti randagi in cambio di bottiglie di plastica! A Istanbul le macchine dispenser amiche di ambiente e animali

















A Istanbul se ricicli la plastica, dai cibo e acqua gratis ai randagi grazie a un sistema semplice che da un lato incentiva la raccolta differenziata e lo smaltimento di rifiuti, dall’altro aiuta gli amici a quattro zampe.

In molte zone della città, da tempo esistono delle macchine che sono sia dispenser di cibo per animali che deposito di bottiglie di plastica in attesa di riciclo. E l’esperimento sembra andare a gonfie vele. L’operazione è facile: quando qualcuno deposita le proprie bottiglie, viene rilasciato del cibo per cani e gatti randagi.





Secondo le statistiche a Istanbul ci sono oltre 150mila animali che vivono per strada e questo causa seri problemi di igiene pubblica e sicurezza, così diverse associazioni hanno fatto rete e creato questo sistema che per evitare una strage di cani e gatti.

Il tutto non ha alcun costo per i cittadini, mentre il cibo viene fornito direttamente dalla società di smaltimento rifiuti. Non è la prima volta che parliamo di Istanbul come città amica dei animali, nei giorni di gelo ad esempio alcuni centri commerciali aprono le loro porte per dare spazio a cani e gatti o ancor,a esiste un sistema gratuito, il Vetbus dove un equipe di veterinari cura gratuitamente gli animali di strada.




Questo piano si chiama, invece, Pugedon ed è della società JSC Yucesan che ha installato distributori nei parchi e nei giardini pubblici in un’ottica che incoraggia le persone a prendersi cura dei randagi, ma anche li educa a tutelare l’ambiente.Sempre per non sprecare nulla, prima del riciclo, le persone possono versare l’acqua residua dalle loro bottiglie negli abbeveratoi degli animali.


Ma non solo, la macchina funziona a energia solare e come dicevamo le crocchette vengono acquistate dalla società con i fondi ricavati dal deposito della plastica. In Italia per adesso abbiamo i distributori che riciclano la plastica e offrono ticket o buoni in cambio, un esempio è quello di Roma che ha già riciclato oltre 11mila bottiglie di plastica.

fonte: www.greenme.it

Adozione definitiva da parte dell'Unione Europea delle nuove norme in materia di plastica monouso

Il Consiglio dell'UE ha adottato le misure ambiziose proposte dalla Commissione per affrontare il problema dei rifiuti marini provenienti dai 10 prodotti di plastica monouso rinvenuti più spesso sulle spiagge europee





















Le norme relative agli articoli di plastica monouso e agli attrezzi da pesca prevedono misure diverse da applicare a prodotti diversi e collocano l'UE in prima linea nella lotta globale contro i rifiuti marini. Se esistono alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili, saranno esclusi dal mercato i prodotti di plastica monouso come le posate, i piatti e le cannucce. Per altri tipi di prodotto, se ne limiterà l'uso riducendo il consumo a livello nazionale, introducendo prescrizioni in materia di progettazione e etichettatura e imponendo obblighi di smaltimento e bonifica per i produttori.
Le nuove regole sono proporzionate e concepite per ottenere i migliori risultati, in quanto a prodotti diversi si applicheranno misure diverse. Le nuove regole introducono:
  • la messa al bando dei prodotti in plastica monouso per i quali esistono alternative sul mercato - bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande, aste per palloncini, ma anche tazze, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e tutti i prodotti in plastica oxodegradabile;
  • misure volte a ridurre il consumo di contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica e marcatura ed etichettatura specifiche di alcuni prodotti;
  • regimi di responsabilità estesa dei produttori riguardanti i costi di rimozione dei rifiuti, applicati a prodotti come i filtri dei prodotti del tabacco e gli attrezzi da pesca;
  • un obiettivo di raccolta separata delle bottiglie di plastica del 90 % entro il 2029 (77 % entro il 2025) e l'introduzione di prescrizioni di progettazione per garantire che i tappi rimangano fissati alle bottiglie, ma anche l'obiettivo di integrare il 25 % di plastica riciclata nelle bottiglie in PET a partire dal 2025 e il 30 % in tutte le bottiglie di plastica a partire dal 2030. 
Prossime tappe
Alla decisione del Consiglio dell'UE farà seguito la pubblicazione dei testi nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. La direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione. Gli Stati membri disporranno di due anni per recepire la legislazione nel loro diritto nazionale.
La direttiva ha fissato date differenziate per il recepimento di alcune misure:
  • le messe al bando e gli obblighi di marcatura dovranno essere attuati due anni dopo l'entrata in vigore;
  • l'obbligo di fissare i tappi e i coperchi ai recipienti per bevande fino a 3 litri dovrà essere recepito al più tardi cinque anni dopo l'entrata in vigore della direttiva;
  • a seconda del prodotto, tra gennaio 2023 e il 31 dicembre 2024 occorrerà soddisfare gli obblighi aggiuntivi in materia di responsabilità estesa dei produttori.
La direttiva sulla plastica monouso è un elemento essenziale del piano d'azione per l'economia circolare della Commissione Juncker e rientra nella strategia dell'UE sulla plastica - la strategia più completa al mondo che adotta un approccio basato sul ciclo di vita specifico dei materiali per affrontare il problema dei rifiuti di plastica che comportano sprechi e danni, a sostegno di una visione di un'industria della plastica intelligente, innovativa e sostenibile.
La direttiva segue un approccio analogo a quello, rivelatosi vincente, della direttiva del 2015 sulle borse di plastica che ha di fatto modificato rapidamente il comportamento dei consumatori. Se attuate, le nuove misure comporteranno benefici sia ambientali che economici, come ad esempio:
  • si eviterà l'emissione di 3,4 milioni di tonnellate di CO2 equivalente;
  • si scongiureranno danni ambientali per un costo equivalente a 22 miliardi di € entro il 2030;
  • si genereranno risparmi per i consumatori dell'ordine di 6,5 miliardi di €.
Per ulteriori informazioni
fonte: http://www.arpat.toscana.it

I ragazzi di Hawassa e la loro lotta contro i rifiuti: dalle associazioni ai flash mob

Nella città turistica a Sud di Addis Abeba ci sono decine di associazioni di collector per il progetto Cifa “Cento per cento plastica”

















Sono cinque ragazzi laureati, chi in economia, un altro in management sportivo, gli altri in letteratura, hanno tra i 23 e i 25 anni e una gran voglia di un mondo diverso e di un lavoro. «Ma si sa come è qui, lo sanno anche i nostri genitori: qui in Etiopia il lavoro devi creartelo da solo». Insomma non molto diverso dai giovani italiani. 

Se Piero ingegnere fa il cameriere e Paola laureata in scienze politiche la rider portando la pizza casa per casa qui ad Hawassa, Addissu che ha 25 anni, raccoglie bottiglie di plastica usate e gettate nel lago che porta il nome della città turistica a Sud di Addis Abeba.  

Ad Hawassa abitano circa 150 mila persone, l’età media è piuttosto bassa, i giovani sono tanti e molti sono innamorati delle loro strade e del loro lago. Questi cinque Addissu lenbebo, Adane Yosef, Alaser Girum, Rebel Mellese e Fasil Joseph seminano il futuro e hanno fondato l’associazione Feya Folle, che in aramaico significa qualcosa simile a “Una vita meravigliosa per un futuro di orgoglio”, una della decine di associazioni di collector (letteralmente raccoglitori) “ufficiali” per il progetto Cifa “Cento per cento plastica”. L’orgoglio di questi ragazzi pulitori del lago è tangibile nella fatica che fanno ogni giorno.  




Sono eroi senza saperlo: si sono costruiti una specie di zattera fatta di sacchi pieni di vecchie bottiglie che tiene a galla tre o quattro assi. “Navigano” lungo le coste del lago aiutandosi con un lungo bastone. Avete presente i gondolieri, ecco con molta meno poesia forse ma hanno il panorama del Lago della loro città: una paradiso di biodiversità tra una bottiglia e l’altra. In Etiopia, come in altri paesi africani - per esempio il Senegal che da anni ha dichiarato guerra ai sacchetti di plastica trasformandoli in ciotole per la casa - i rifiuti sono diventati un problema, ma le idee ci sono: i ragazzi più giovani e molte famiglie hanno deciso di trasformare la spazzatura in opportunità. 

Bethlem Environ è ingegnere ambientale ha 27 anni e ci ha messo del suo a convincere l’Università a non bruciare la plastica per eliminarla: adesso le bottiglie degli studenti e dei professori prendono la strada del riciclo. «È ancora difficile convincere le persone a non bruciare i rifiuti - racconta Bethlem - si è sempre fatto così. Le bottiglie ora si riesce a riciclarle ma l’altra plastica? E gli altri rifiuti? Sarà un percorso lungo convincere sempre più persone a differenziare e riusare».  


Bethlem ha anche inventato un nuovo materiale metà plastica fusa metà sabbia, l’ha realizzato nella cucina di casa «è più duro del cemento - racconta orgogliosa - ma devo trovare qualcuno che lo realizzi a livello industriale. Intanto ho la mia fabbrica 
di mattoni che gestisco con altri amici». Ma anche l’Etiopia non è stata risparmiata dalla crisi dell’edilizia. Ora le nuove generazioni si stanno organizzando, sono molto coinvolte nella difesa dell’ambiente tanto che Paola Galassi (operatrice di Social Comunity theatre) ha organizzato flash mob e spettacoli teatrali proprio sul tema plastica, gestisce un gruppo di una quarantina di ragazzi giovani e adolescenti ma non solo. Venerdì lungo la strada verso il lago i ragazzi di Paola hanno ballato tra la gente gridando «liberiamo il mondo dalla plastica». Arrivati al lago di sono legati con una rete da pesca fitta di bottiglie: sono rimasti lì come imprigionati, solo togliendo le bottiglie si poteva togliere anche la rete. 

Il responsabile della società di navigazione che organizza gite turistiche - un signore sui 50 anni - li ha prima guardati con sospetto, poi ha detto loro «mi avete dato da pensare. Farò i compiti a casa».  

“Questo documento è stato prodotto con il contributo finanziario dell’Unione europea. Il contenuto di questo documento è di esclusiva responsabilità di Cifa Onlus e non riflette necessariamente la posizione dell’Unione Europea”  

Il progetto “Message from a bottle” è finanziato attraverso il Consorzio delle Ong Piemontesi da Frame, Voice, Report! con il contributo dell’Unione Europea  

fonte: https://www.lastampa.it/

E la plastica raccolta nel fiume diventa un'isola verde per la città

E' grande 140 metri quadri il parco acquatico di Rotterdam, ideato e realizzato dai giovani della Recycled Island Foundation. Prima hanno installato in acqua trappole per la raccolta e il riciclo dei rifiuti, hanno costruito esagoni che si incastrano. Con fioriere, panchine e piante di ogni genere














QUANDO un’anatra si è fermata a riposare sull’isolotto di plastica riciclata che avevano appena creato, i giovani di Rotterdam hanno esultato, convinti di aver finalmente trasformato il problema in soluzione. Come avviene negli oceani di tutto il mondo, i cittadini olandesi osservavano infatti da anni la costante crescita dell’inquinamento da plastica nel Mare del Nord, senza sapere come arginarlo. Così i ragazzi della no profit Recycled Island Foundation, notando centinaia di rifiuti scaricati dai canali della città e diretti al mare, hanno deciso di agire prima che fosse troppo tardi, andando direttamente alla fonte: dovevano impedire ai detriti di arrivare fino al grande blu. Nell’arco di diciotto mesi hanno tirato via 9mila chili di detriti di plastica dai fiumi, li hanno riciclati e infine trasformati in un parco galleggiante costruito con i materiali recuperati – il Recycled Park appena inaugurato – che potrebbe contribuire a salvare l’ecosistema fluviale cittadino.
«Il progetto è durato cinque anni – spiega il coordinatore del team Ramon Knoester – per realizzarlo hanno dovuto affinare la tecnica». Coinvolgendo studenti dell’Università di Rotterdam, Comune, governo e dozzine di sponsor, il primo passo è stato quello di realizzare delle trappole.

Tre speciali piattaforme fluttuanti, costate 50 mila euro l’una, in grado di fungere da filtri, piazzate dai volontari in posizioni strategiche sull’importante fiume Mosa, 950 chilometri d’acqua che scorrono dalla Francia sino ai Paesi Bassi. Le piattaforme bloccavano grandi quantità di bottiglie, sacchetti, contenitori per detersivi e pezzi di polimeri di ogni tipo. La plastica catturata, grazie all’aiuto dei giovani ricercatori dell’università di Wageningen, è stata poi trasformata in grandi blocchi esagonali, da due metri per lato, unibili fra loro tramite bulloni in un sistema a “nido d’ape”, come fossero mattoncini di Lego. L’importante era non sprecare nulla della plastica recuperata, ma usarla tutta: per la parte superiore della piattaforma, ad esempio, è stata utilizzata una pellicola profilata di polistirolo; per il corpo centrale – dovendo galleggiare – polistirolo espanso, polipropilene per la scocca e infine, per la parte a contatto con l’acqua, una struttura ruvida ottenuta con altri polimeri. I primi di luglio queste isole esagonali green sono state piazzate sul fiume Nieuwe Maas dando vita agli iniziali 140 metri quadri (in totale saranno 1500) del primo parco galleggiante cittadino. Un processo circolare e sostenibile che ha del meraviglioso: da pericolosi scarti inquinanti i detriti sono diventati strutture che potranno fungere da panchine o luoghi di incontro per le persone, ma anche da “case” per preservare l’ecosistema.

«Hanno diversi usi – spiega Knoester – e sono molto adattabili: in superficie, come fossero vasi, sono state piantate negli esagoni diverse specie di piante e fiori in grado di attrarre api e insetti, mentre nel lato subacqueo, tramite uno speciale materiale ruvido, i pesci potranno trovare punti in cui deporre le uova». Secondo gli ideatori contribuiranno a mantenere la biodiversità del fiume e fungeranno da riparo per «microrganismi, uccelli, alghe, larve, lumache. Così ricicliamo e preserviamo l’habitat in un colpo solo». Tenendo conto che secondo le stime il 90% della plastica degli oceani proviene proprio dai fiumi (dieci in tutto il mondo ma in particolare la maggior parte della plastica proviene da quelli dell’Asia) l’idea dei ragazzi di Rotterdam ha subito entusiasmato altre paesi decisi a lottare contro lo stesso problema. «Se questo prototipo funzionerà, potremmo adattarlo ovunque». In Indonesia, ad Ambon, il team olandese sta già piazzando nuove trappole per cominciare a inghiottire rifiuti. Ad agosto invece toccherà a Bruxelles e poi ad Amsterdam. «Tutti possiamo fare qualcosa per l’ambiente, in primo luogo riciclare. Ma se ormai il danno è fatto, ricordiamoci sempre una cosa: recuperare i rifiuti nei fiumi, prima che arrivino in mare aperto, è molto più facile che catturarli dopo, quando diventano microplastiche invasive e letali».


fonte: www.repubblica.it

Wasted, Amsterdam premia il riciclo della plastica con monete speciali e sconti















700 famiglie hanno aderito a Wasted ad Amsterdam, progetto che incentiva il riciclo della plastica con sconti e monete speciali da spendere nei negozi affiliati.

Nel quartiere Noord di Amsterdam è nato Wasted, un progetto pilota che vede coinvolti singoli cittadini, aziende e negozi locali. La logica è semplice, la matrice è ambientale: favorire e ampliare il riciclo premiando questa pratica con monete verdi e sconti da utilizzare nei negozi, birrifici, bar e ristoranti del quartiere.
Per ogni sacco di plastica raccolto i cittadini che aderiscono al progetto ricevono un gettone verde come ricompensa. I gettoni si possono spendere nei negozi e nei locali della zona in modo, anche, da favorire un senso di comunità. Più di 700 famiglie a distanza dalla nascita del progetto a inizio 2015 hanno già preso parte all’iniziativa e oltre 30 commercianti accettano le preziose monete verdi realizzate, naturalmente, con materiali riciclati.


Il quartiere Noord di Amsterdam. ©https://wastedlab.nl/
Il quartiere Noord di Amsterdam, dove ci sono 10.000 case
© Wasted lab

Come funziona Wasted

Per utilizzare Wasted è necessario iscriversi sul sito. Successivamente, a ogni iscritto viene inviato un apposito kit con delle buste di plastica etichettate con un codice Qr dentro le quali raccogliere tutti i rifiuti di plastica. Questo sistema permette agli organizzatori di calcolare il credito di monete accumulato da ogni famiglia ogni volta che vengono consegnati i sacchi.


wasted amsterdam
Le monete verdi del progetto Wasted

Questi ultimi possono essere portati dalle famiglie stesse in alcuni punti di recupero oppure raccolti direttamente dagli addetti comunali. In base alla quantità di plastica consegnata vengono date delle monete verdi, i “wasted friends”, che offrono sconti ai partecipanti. I materiali plastici raccolti vengono impiegati per realizzare panchine, tavoli, mobili, parco giochi per bambini e cestini per rifiuti. L’obiettivo è incentivare le persone al riciclo, premiandole e allo stesso tempo insegnando loro a usare meno plastica. Il tutto con un senso di comunità virtuosa, in cui tutti ci “guadagnano”: cittadini, commercianti e soprattutto l’ambiente.


wasted-plastic-upcycling-initiative-amsterdam-noord
Per utilizzare il servizio Wasted basta seguire questi semplici passi
© Wasted lab

Il progetto di Cities foundation

Wasted è nata come iniziativa nell’ambito di Cities foundation, un’organizzazione con base ad Amsterdam che si occupa di progettare soluzioni locali a problemi urbani globali attraverso processi di co-creazione. È costituita da un gruppo motivato di cittadini che lavorano quotidianamente per introdurre sistemi di circolarità nelle città attraverso l’innovazione. La diffusione ancora bassa della pratica del riciclo ad Amsterdam è ciò che ha spinto l’organizzazione a sperimentare Wasted. Pertanto la sfida è stata quella di innescare un cambio di mentalità, trasformando la concezione di raccolta differenziata da un dovere a un piacere.


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Wasted stimola i cittadini a promuovere iniziative innovative
per affrontare problemi globali come la crisi ambientale
© Wasted lab

Come sta andando il progetto

Secondo un sondaggio svolto di recente tra gli aderenti al progetto Wasted, il 52 per cento degli intervistati ha dichiarato di aver migliorato le proprie abitudini di raccolta differenziata e il 23 per cento di aver ridotto il consumo di plastica. “La gente comincia a rendersi conto di quanti rifiuti vengono prodotti, rimanendone impressionata”, spiega la milanese Francesca Miazzo, co-fondatrice del progetto. Solo nel 2015 il piccolo quartiere olandese di Noord è riuscito a raccogliere circa 16,5 tonnellate di rifiuti di plastica, un risultato eccellente se pensiamo che sono otto milioni le tonnellate che ogni anno finiscono in mare.


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Ogni anno si stima che otto milioni di tonnellate di plastica, 
per un valore di 19,5 miliardi di euro, finiscano negli oceani.
L’80 per cento dei rifiuti oceanici proviene dalla terra
fermamentre il restante 20 per cento arriva dalle navi

Obiettivi futuri

L’obiettivo principale rimane quello di incentivare la raccolta differenziata estendendo questa realtà anche in altri quartieri di Amsterdam o in altre città, motivando un numero sempre più elevato di cittadini e famiglie a praticare il riciclo, premiandoli e allo stesso tempo sensibilizzandoli.




Tra gli obiettivi c’è anche quello di sviluppare un progetto simile in Italia. “Stiamo digitalizzando il sistema che aprirà anche a vetro, carta e tessuti. Forse la moneta verde diventerà digitale, per essere ‘green’ al massimo”, svela Miazzo. La buona riuscita del progetto Wasted fa ben sperare in un’attenzione sempre maggiore al corretto smaltimento dei rifiuti. Introducendo un sistema che valorizzi il riciclo Wasted abbatte le abitudini insostenibili rafforzando inoltre le relazioni sociali all’interno di un quartiere e quindi accelerando il passaggio verso una società più ecologica.

fonte: www.lifegate.it