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Coripet riduce il contributo di riciclo

 







Il taglio, a partire dal 2022, reso possibile dalla ripresa del valore di vendita ad asta delle bottiglie in PET post consumo. Novità anche per

Lugo: operativo nuovo punto di raccolta della plastica, ogni tre bottiglie conferite sconto di 1 euro sulla spesa













Le bottiglie di plastica possono trasformarsi in una nuova occasione di risparmio e di aiuto alla sostenibilità. Per questo il Comune di Lugo, in collaborazione con il Ceas Bassa Romagna, Green Money, il gruppo Conad e LaBcc ravennate forlivese e imolese, ha voluto sostenere il progetto collocando in città un punto di raccolta della plastica che dà la possibilità ai cittadini di riciclare, aiutare l’ambiente e risparmiare, tutto con un semplice gesto. Davanti al Conad di via Ricci Curbastro è infatti ora a disposizione una postazione automatizzata che permette di conferire rifiuti PET (bottiglie o contenitori) e ottenere subito un risparmio. Il funzionamento del punto di raccolta, già operativo, è semplice: il cittadino può portare con sé i rifiuti PET e inserirli all’interno della macchina. Ogni tre rifiuti conferiti otterrà uno sconto di 1 euro da spendere all’interno del Conad di via Ricci Curbastro.

Il compattatore è stato inaugurato alla presenza dell’assessore all’Ambiente del Comune di Lugo Maria Pia Galletti, della direttrice del Conad di via Cubastro Marina Bergami, della capo area territoriale di Lugo di LaBcc ravennate forlivese e imolese Fabiana Turchi, della presidente del Comitato locale di Lugo e amministratrice Bcc ravennate, forlivese e imolese Emanuela Bacchilega, del preposto della filiale di Lugo via Mentana di Bcc ravennate, forlivese e imolese Elisabetta Maria Masoli e del direttore sviluppo Green Money Claudio Frigerio. Sono stati una gradita presenza anche alcuni ragazzi della scuola secondaria di I grado “Baracca” che insieme all’insegnante Arch. Silvana Capanni stanno portando avanti progetti di educazione civica e di sostenibilità.

“Questo punto raccolta dei rifiuti PET – spiega l’assessore Maria Pia Galletti – può essere una preziosa opportunità per tutti i cittadini di incrementare ulteriormente la raccolta differenziata e consentire così di recuperare e riciclare molti rifiuti. Abbiamo perciò convintamente sostenuto l’avvio di questo progetto che sta già ricevendo una positiva risposta da parte dei cittadini. Un gesto semplice come portare qualche bottiglia di plastica in questa postazione contribuisce a recuperare una grande quantità di rifiuti”.

“Una delle linee guida che la Bcc ravennate forlivese e imolese sta seguendo in questi anni è il tema dell’eco sostenibilità – aggiunge Emanuela Bacchilega di LaBcc ravennate forlivese e imolese -. Oggi l’Area di Lugo mette in campo un contributo in questa direzione sostenendo l’installazione del secondo ecocompattatore nel territorio dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna. L’iniziativa si dimostra un ulteriore segnale di vicinanza alla comunità e al territorio da parte della BCC”.

Il compattatore permette così di recuperare una maggiore quantità di rifiuti PET (polietilene tereftalato), come le bottiglie che chiamiamo comunemente “di plastica”, stimolando nei cittadini una maggiore raccolta differenziata. Il PET è una resina termoplastica che si ottiene utilizzando combustibili fossili come il petrolio. Il costo effettivo dell’acqua contenuta nelle bottiglie rappresenta solo l’1% del costo di produzione totale dell’acqua in bottiglia, mentre la gran parte della spesa che viene annualmente sostenuta dalle famiglie per acquistare acqua minerale serve a sostenere i costi del contenitore in plastica. Risulta quindi molto utile per l’ambiente riuscire a riciclare il più possibile questo materiale. La collocazione davanti a un supermercato, inoltre, permette una maggiore visibilità dello strumento e dunque una maggiore facilità di accesso.


Si tratta del primo compattatore presente a Lugo, ma le macchine del circuito Green Money sono già presenti in molte città dell’Emilia-Romagna e delle Marche. Nei punti finora presenti, nel 2020 sono stati raccolti 4.800.000 pezzi di PET per un totale di quasi 21 tonnellate di plastica e 1.600.000 buoni risparmio emessi dal circuito.




fonte: www.ravennanotizie.it



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Coripet passa l'ultimo esame

Il Consorzio autonomo per il riciclo delle bottiglie PET ha ottenuto il riconoscimento definitivo dal MiTE a cinque anni dall'avvio dell'iter autorizzativo.



Con il Decreto n. 44 del 28 luglio 2021, il Ministero della Transizione Ecologica (MiTE) ha riconosciuto in via definitiva Coripet come sistema volontario e autonomo per la gestione diretta degli imballaggi in PET per liquidi alimentari, in linea con l’applicazione delle direttive europee sull’EPR (responsabilità estesa del produttore).

L'iter per l'avvio del nuovo consorzio era iniziato nella primavera del 2016 con l’istanza di riconoscimento come sistema autonomo e la presentazione del progetto di attività di Coripet da parte dei sei soci fondatori.

Il riconoscimento definitivo - spiega Coripet in una nota - giunge grazie ai risultati positivi di ogni verifica sulle attività del Consorzio, di cui è stata riconosciuta “l’effettiva operatività e la rilevanza, quale nuovo attore della filiera del PET".

Decisione accolta con soddisfazione dal Presidente Corrado Dentis: "Il risultato raggiunto non è un punto di arrivo, bensì una nuova spinta per ampliare ulteriormente il nostro circuito di raccolta e avvio a riciclo e in particolare il modello selettivo di riciclo bottle to bottle: la prima filiera italiana chiusa per il riciclo del PET si conferma un valido sistema di economia circolare che sa rispondere agli obiettivi della Direttiva packaging 94/62/CE e della Direttiva SUP 2019/904 e contribuisce in modo fattivo alla messa in atto dell’Agenda Onu 2030”.

Forte di una cinquantina di aziende, Coripet opera sul recupero “da bottiglia a nuova bottiglia” con l'obiettivo di arrivare a raccogliere, riciclare, recuperare il 90% delle bottiglie di plastica PET immesse sul mercato dai produttori consorziati.

fonte: www.polimerica.it


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In rPET, riciclabile e riutilizzabile

L'austriaca Alpla sta mettendo a punto per Vöslauer una bottiglia in PET riutilizzabile più volte, leggera e dal design accattivante.



Alpla sta collaborando con il fornitore austriaco di acque minerali Vöslauer allo sviluppo di una nuova bottiglia in PET con il 30% di riciclato e al tempo stesso riciclabile a fine vita, pensata anche per essere riutilizzata più volte.

Sugli scaffali nella primavera del prossimo anno, la nuova bottiglia avrà un peso di 55 grammi, quindi il 90% più leggera di una in vetro con la stessa funzionalità. La principale sfida è stata progettare una bottiglia riutilizzabile dalle forme aggraziate e leggera, al tempo stesso stabile e infrangibile.

La quota di riciclato, inizialmente pari al 30%, sarà progressivamente aumentata al fine di ridurre l'impronta di carbonio dell'imballaggio. In questo modo, Vöslauer ha stimato di poter eliminare circa 420 tonnellate di emissioni di carbonio ogni anno. La fonte austriaca era già passata tre anni fa al 100% rPET per le bottiglie monouso.

Se passa attraverso dodici cicli, la bottiglia può rimanere in circolazione anche per tre o quattro anni. Rispetto alle bottiglie riutilizzabili in vetro, l'impronta di carbonio di quelle in plastica, sempre riutilizzabili, è valutata in circa il 30 percento in meno.

fonte: www.polimerica.it


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Riciclo di PET in Indonesia

Indorama costruirà un nuovo impianto sull'isola di Giava per contribuire alla riduzione del marine litter.



Il produttore thailandese di poliestere Indorama Ventures ha in programma di avviare un nuovo impianto di riciclo a Karawang, nell'isola di Giava, capace di trattare ogni anno due miliardi di bottiglie PET, supportando il piano lanciato dal governo indonesiano per ridurre l'inquinamento degli oceani.

L'infrastruttura sarà avviata nel 2023 creando 217 nuovi posti di lavoro. L'impianto tratterà le bottiglie post-consumo fornendo materiale in scaglie che, una volta rigenerato, sarà utilizzato dalla stessa Indorama per applicazioni a contatto con alimenti.

Il piano nazionale avviato dal governo indonesiano per contrastare il marine litter punta a ridurre del 70% i rifiuti in plastica dispersi nell'ambiente rispetto ai livelli 2017.

Indorama è presente nel paese con sei impianti produttivi. Il gruppo thailandese si è impegnato, a livello mondiale, a riciclare almeno 750.000 tonnellate annue di PET entro il 2025, investendo in questo programma fino a 1,5 miliardi di dollari. A maggio, la società aveva annunciato interventi per potenziare il riciclo di PET in India e negli Stati Uniti (leggi articolo)

fonte: www.polimerica.it



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Svelati i primi mattoncini LEGO fatti con plastica riciclata

La LEGO ha presentato un nuovo prototipo creato a partire dal riciclo delle bottiglie in PET. L’azienda continuerà a testare e sviluppare la formulazione per un anno, valutando quindi se passare alla fase di produzione pilota



La celebre azienda danese di costruzioni in scatola vuole alleggerire la sua impronta ambientale. E per farlo presenta oggi i primi mattoncini LEGO in plastica riciclata. Non si tratta ancora di un prodotto fatto e finito, ma il prototipo rappresenta indubbiamente un sensibile passo avanti per la strategia di sostenibilità adottata dal Gruppo. E già oggi il risultato è in grado di soddisfare molti dei requisiti di qualità, sicurezza e gioco essenziali ai fini delle vendita.

Frutto di tre anni di studi e ricerche da parte di un nutrito gruppo di chimici e ingegneri, i nuovi mattoncini LEGO sono figli di uno dei rifiuti plastici più diffusi: le bottiglie in PET o polietilene tereftalato. Per arrivare a questo prototipo, le oltre 150 persone che stanno lavorando su nuove soluzioni sostenibili per l’azienda, hanno testato più di 250 varianti di materiali PET e centinaia di altre formulazioni. Un impegno premiato ora dal risultato. I prototipi sono stati realizzati a parte da polietilene tereftalato riciclato proveniente da fornitori statunitensi che utilizzano processi approvati dalla Food & Drug Administration e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). L’innovativo processo, oggi in attesa di brevetto, utilizza una tecnologia di composizione su misura per mescolare il polimero riciclato con additivi rinforzanti.

In media, una bottiglia di plastica da un litro fornisce materia prima seconda sufficiente per dieci mattoncini LEGO 2 x 4 (dimensioni 11.4mm x 31.8mm). Ma, per ora, parlare di mercato è prematuro. L’azienda si è data ancora un anno per migliorare e testare la formula. Quindi valuterà se passare o meno alla fase di produzione pilota.

La strategia di sostenibilità della LEGO

Nel frattempo, però, la più ampia strategia di sostenibilità procede spedita. Nel 2018 il Gruppo ha iniziato a produrre alcuni elementi, come foglie, cespugli e alberi giocattolo, in biopolietilene (bio-PE). Il polimero è ottenuto da canna da zucchero di provenienza sostenibile e certificata, ma attualmente non risulta adatto a creare pezzi più duri e forti come gli iconici mattoncini LEGO.

Due anni più tardi la società ha annunciato la progressiva rimozione della plastica monouso dalle sue scatole, annunciando l’investimento di 400 milioni di dollari per accelerare le iniziative di sostenibilità e responsabilità sociale fino 2023. “Ci impegniamo a fare la nostra parte nella costruzione di un futuro sostenibile per generazioni di bambini”, ha commentato vicepresidente della responsabilità ambientale di LEGO Group, Tim Brooks. “Vogliamo che i nostri prodotti abbiano un impatto positivo sul pianeta, non solo con il gioco che ispirano, ma anche con i materiali che utilizziamo. Abbiamo ancora molta strada da fare per il nostro viaggio, ma siamo soddisfatti dei progressi compiuti”.

fonte: www.rinnovabili.it


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L'Olanda allarga il deposito su cauzione

Da luglio il sistema sarà esteso anche alle bottiglie PET con capacità inferiore al litro. Poi toccherà alle lattine.















Dal prossimo 1° luglio il deposito su cauzione viene esteso in Olanda anche alle bottiglie PET di piccolo formato, inferiore al litro di capacità. Rispetto a quello per le bottiglie più grandi, già in vigore nel paese, sarà di importo più basso, ovvero 15 centesimi di euro contro 25 centesimi.

La raccolta delle bottiglie, con restituzione del corrispettivo, avverrà nei supermercati, punti vendita presso le stazioni ferroviarie e le stazioni di servizio sulle autostrade. Saranno invece esentati alberghi, bar, ristoranti e piccole attività commerciali. Scuole e società sportive potranno aderire su base volontaria.
Nel complesso i punti di raccolta saranno circa 12mila in tutto il paese.

La gestione del sistema di deposito su cauzione è affidata ai produttori di bottiglie. La decisione di estenderlo anche al formato inferiore al litro è frutto del fallimento di un accordo volontario siglato tre anni fa dal governo con le associazioni imprenditoriali e quella dei comuni olandesi che si proponeva di ridurre tra il 70% e il 90% il volume di contenitori dispersi nell'ambiente. Secondo il ministero dell'ambiente olandese, delle 900 milioni di bottigliette PET immesse al consumo, circa 100 milioni finiscono nell'ambiente, mentre il sistema di deposito consentirà di recuperare il 90% delle bottiglie di plastica, piccole e grandi.

Il passo successivo sarà introdurre il deposito su cauzione anche per le lattine, che entrerà in vigore se entro l'autunno il numero di contenitori di alluminio dispersi in ambiente non verrà ridotto del 70-90%.

fonte: www.polimerica.it


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San Benedetto sale al 100% di rPET

La bottiglia Ecogreen 1L Easy sarà prodotta interamente con PET riciclato con un risparmio fino a 300 tonnellate annue di polimero vergine.





La bottiglia Ecogreen 1L Easy di Acqua Minerale San Benedetto passa dal 50% al 100% di PET rigenerato (rPET), approfittando dell'eliminazione del limite risalente al 1973, superato con l'ultima Legge Bilancio. In questo modo, la società prevede di ridurre di 300 tonnellate il consumo annuo di polimero vergine.

La distribuzione delle nuove bottiglie è prevista entro qualche mese.

Nel corso della conferenza stampa di presentazione del percorso di sostenibilità ambientale del Gruppo, il CEO Enrico Zoppas ha sottolineato come la nuova bottiglia sia anche la prima referenza carbon neutral sul mercato, ovvero con emissioni di CO2 azzerate (compensate).

Nel 2014, Acqua Minerale San Benedetto aveva già aumentato la percentuale di rPET nelle bottiglie Ecogreen 1L Easy dal 30% al 50%, il massimo consentito dalla normativa fino all'inizio di quest'anno. Utilizzando materiale rigenerato, dal 2013 al 2020 la società ha ridotto del 15% le sue emissioni di CO2 (25% per le sole bottiglie Easy) con un risparmio complessivo di materie prime vergini pari a 5.160 tonnellate annue.

“La costante ricerca e capacità innovativa ci ha portato a questo lancio che rappresenta una pietra miliare nel nostro percorso verso una piena economia circolare e l’impatto zero - ha dichiarato Zoppas -. Un percorso che passa anche attraverso il maggior utilizzo di rPET e per questo ringrazio il senatore Andrea Ferrazzi (presente all'incontro) che è stato tra gli artefici della modifica legislativa grazie alla quale oggi presentiamo la nostra prima bottiglia Ecogreen 1L Easy 100% rPET”. "L'utilizzo di PET riciclato - ha aggiunto Zoppas - consentirà di calmierare le forti oscillazioni dei prezzi della resina vergine, in questi mesi in sensibile rialzo".

“La transizione ecologica deve tenere insieme la sostenibilità ambientale a quella economica e sociale ha spiegato Ferrazzi -. Con la mia norma abbiamo semplicemente colmato il divario che c'era tra un esempio di eccellenza industriale sostenibile e un sistema normativo vecchio e con un impatto negativo sia sull'ambiente che sull'economia. La bottiglia riciclata al 100 per cento è un segno tangibile di cosa vuol dire davvero economia circolare”.
Ferrazzi ha accennato anche al recepimento in Italia della Direttiva SUP, di cui è relatore al Senato (legge ora in discussione alla Camera). "In Senato abbiamo recepito la Direttiva in modo integrale, ma anche innovativo - ha dichiarato - abbiamo specificato che riguarda i bicchieri, ma allo stesso tempo esenta le bioplastiche compostabili, nell'ottica di non porre solo divieti, ma favorire la transizione green agevolando le aziende che in questi anni hanno investito in questo senso".


Sulla scia del successo del formato da 1L Easy introdotta nel 2010, San Benedetto ha presentato due anni più tardi la Linea Ecogreen, un’intera generazione di bottiglie - dal mezzo litro a 1L Easy fino ai formati famiglia da 1,5L e 2L - realizzate con plastica riciclata fino al 50% e con il 100% delle emissioni di CO2eq compensate attraverso l’acquisto di crediti per finanziare progetti di riduzione dei gas effetto serra. Ecogreen è stata anche la prima linea di prodotti in Italia a ricevere dal Ministero dell’Ambiente la validazione nel Programma per la valutazione dell’impronta ambientale.

L'annuncio di Acqua Minerale San Benedetto segue di pochi giorni quello di Levissima, che ha iniziato la produzione di bottiglie di acqua minerale in 100% di PET rigenerato nei formati da 0,75 e da 1 litro non gasata (leggi articolo).

fonte: www.polimerica.it


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Coca-Cola 100% rPET negli USA

Sviluppata anche una nuova bottiglia da 0,4 litri. L'obiettivo è ridurre del 20% il consumo di polimero vergine in Nord America.









Coca-Cola sta lanciando sul mercato nordamericano una nuova bottiglia PET da 13.2-oz (0,4 litri) prodotta interamente con plastica riciclata, iniziando - già da questo mese - a distribuire in California e Florida i prodotti a marchio (Coke, Diet Coke, Coke Zero Sugar, Coca-Cola Flavors), per poi estendere l'ambito di utilizzo anche ad altre bevande gasate nel corso dell'estate e raggiungere nuovi stati. La bottiglia, la prima in rPET prodotta da Coca-Cola negli Stati Uniti, è stata ridisegnata per utilizzare meno materiale, anche grazie al formato ridotto, ritenuto idoneo per un consumo fuori casa e occasionale.

Il passaggio al PET riciclato interesserà, nel corso dell'anno, anche le bottiglie da 20 once (0,6 litri) per bevande e acque minerali a marchio Coca-Cola, Dasani e Smartwater. Il marchio Sprite introdurrà una bottiglia trasparente da 13.2-oz in 100% rPET a New York, in California e in Florida a partire da questo mese. Entro la fine del 2022, inoltre, tutti le bottiglie Sprite passeranno a imballaggi trasparenti (ora sono colorati), più facili da riciclare in ottica bottle-to-bottle.
Per aumentare la consapevolezza dei consumatori verso un fine vita sostenibile, tutte le bottiglie in PET riciclato riporteranno sull'etichetta il cliam “Recycle Me Again” (Riciclami ancora).

L'iniziativa comporterà, a regime, una riduzione del 20% del consumo di plastica vergine rispetto ai livelli del 2018, con un risparmio di 10.000 tonnellate annue di emissioni di gas serra.


La multinazione statunitense ha già avviato da tempo in Europa un programma di sostituzione delle bottigle in PET con quelle in r-PET (leggi articolo).

Tutte queste iniziative rientrano nel più ampio programma World Without Waste lanciato tre anni fa dal colosso di Atlanta, con l’obiettivo di rendere riciclabili tutte le confezioni entro il 2025, utilizzare almeno il 50% di PET riciclato nelle bottiglie a livello globale entro il 2030 e raccogliere e riciclare entro il 2030 l’equivalente di ogni bottiglia o lattina venduta.

fonte: www.polimerica.it


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Rifiuti in auto

Ogni anno i produttori trasformano in inserti insonorizzanti tappetini e tessuti miliardi di bottiglie in Pet e reti di pesca abbandonate in mare oltre ad altri scarti industriali











È passato il periodo in cui le plastiche riciclate venivano utilizzate solo per la produzione di componentistica elettrica e meccanica del vano motore e comunque in zone non visibili all’occhio. Il concetto di plastica riciclata fino ad ora aveva ricoperto un ruolo marginale, nonostante gli sforzi e le sensibilità che si sono affermate nello scorrere del tempo. È l’uso di quest’ultimo elemento che le aziende, anche del settore premium, intendono far leva per presidiare quella fetta di mercato attenta alla sostenibilità ambientale.

L’uso dopo l’abbandono

L’impegno delle case automobilistiche nel riciclo degli scarti di materiale plastico è molto apprezzabile. Trasformare una bottiglia di Pet o una rete da pesca di nylon abbandonata in mare in tappetini, tessuti o protezioni antirumore è un procedimento molto costoso: bisogna recuperare, pulire, smistare, analizzare, trattare, triturare (in gergo depolimerizzare) e convertire in filato. Si tratta di iniziative che contribuiscono alla soluzione di un problema del quale i produttori non hanno una responsabilità diretta, visto che le componenti di plastica delle vetture seguono da anni processi di smaltimento rigorosi.

A queste iniziative si affiancano quelle di raccolta dei rifiuti abbandonati negli oceani. A tale proposito riveste importanza quanto realizzato dalla divisione Marina della Suzuki che sta sviluppando il primo motore fuoribordo in grado di aspirare la microplastica dispersa nei mari. Da dove sono recuperate anche le reti da pesca che, assieme a quelle buttate via dagli allevamenti ittici, alle plastiche industriali ed agli scarti della fabbriche tessili diventano un filato, l’Econyl, con il quale la Jaguar-Land Rover realizzerà tappetini.

Impegno e ricerca

Econyl è un marchio registrato dalla Aquafil, società leader nel settore delle fibre sintetiche dal 1965 ad Arco, in provincia di Trento, che oggi ha filiali in tutto il mondo. Un’eccellenza italiana che ogni anno elimina e tratta circa 40 mila tonnellate di rifiuti riducendo l’impatto ambientale del nylon del 90% rispetto a quello derivato dal petrolio.

Per il marchio britannico Jaguar-Land Rover, il tessuto Kvadrat rappresenta un’altra tappa nel percorso verso un modello di lusso sostenibile che la Casa considera una valida alternativa alla pelle. In tale processo trovano una seconda vita almeno una cinquantina di bottiglie di plastica per macchina.

Anche l’Audi riutilizza il Pet in varie componenti della quarta generazione di Audi A3 e annuncia che in futuro prossimo tutti i suoi rivestimenti tessili saranno realizzati in materiali riciclati.

L’impegno delle case automobilistiche in questo ambito sta diventando sempre maggiore, anche perché consapevoli che sempre più clienti considerano i fattori di sostenibilità e rispetto dell’ambiente tra le motivazioni che orientano l’acquisto. Tale tendenza risulta essere trasversale e coinvolge anche marchi generalisti come Fiat.

Per approfondimenti https://www.seaqual.org/

fonte: www.arpat.toscana.it


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Quasi 100% di riciclo bottiglie PET in Germania

Uno studio della tedesca GVM fa il punto sulla gestione delle bottiglie in plastica per bevande e il riutilizzo di PET riciclato.










Secondo uno studio condotto dalla società tedesca GVM, che si occupa di ricerche di mercato ("Aufkommen und Verwertung von PET-Getränkeflaschen in Deutschland 2019”, emergenza e riciclo di bottiglie PET in Germania nel 2019), il modello tedesco sembra essere in grado di fornire una risposta al recupero delle bottiglie PET per bevande, anche grazie all'introduzione del deposito su cauzione ('pfandsystem').

Dallo studio emerge infatti che il 94% di tutte le bottiglie per bevande in PET immesse al consumo viene recuperato e il tasso di riciclo è pari al 97,5% che sale al 99,9% considerando anche il recupero energetico.

fonte: www.polimerica.it


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Coca-Cola, nuove bottiglie con il 50% di plastica riciclata

Arriva sul mercato italiano il packaging che punta al sostegno di un’economia circolare. Le prescelte sono le bottiglie da 450ml di Coca-Cola Original Taste e Coca-Cola Zero Zuccheri.



Coca-Cola introduce sul mercato italiano bottiglie realizzate con il 50% di plastica riciclata (rPET) confermando l’impegno verso un’economia circolare e facendo un ulteriore passo avanti nel ridurre l’utilizzo di materie prime: oltre ad essere già al 100% riciclabili, negli ultimi dieci anni bottiglie e lattine hanno visto ridursi la quantità di plastica, vetro e alluminio rispettivamente del 20%, 25% e 15%. Per rendere ancora più visibile questo impegno, le etichette delle bottiglie da 450ml di Coca-Cola Original Taste e Coca-Cola Zero Zuccheri abbandonano temporaneamente l’iconico colore rosso a favore di una etichetta bianca con il messaggio “Riciclami Ancora”, un invito che vuole sensibilizzare e incoraggiare i consumatori al riciclo.

«Siamo orgogliosi di mettere a disposizione la forza del nostro brand per comunicare un così importante messaggio sul riciclo, affinché nessuna bottiglia venga sprecata ma possa tornare a nuova vita - commenta Giuliana Mantovano, direttore marketing Coca-Cola Italia - in quest’ottica ci auguriamo che venga rimosso il limite sulla quantità di plastica riciclata al 50%, presente solo in Italia, così da poter proseguire nel rendere realtà il concetto di economia circolare».

La scelta di introdurre sul mercato bottiglie con il 50% di plastica riciclata è infatti solo uno degli impegni che Coca-Cola sta da tempo portando avanti per ridurre i materiali impiegati nella produzione dei propri imballaggi, investendo costantemente in ecodesign e studiando nuove tecnologie che permettano di ottimizzare gli imballaggi attraverso la cosiddetta “sgrammatura”. Sono realizzate con il 50% di plastica riciclata (rPET) tutte le bottiglie di Coca-Cola, Coca-Cola Zero Zuccheri, Coca-Cola Senza Caffeina, Coca-Cola Light Taste, Coca-Cola Gusto Limone Zero Zuccheri da 450 ml, Fanta Original da 450 ml e FUZETEA da 400 ml.

Solo nell’ultimo anno in Italia, sono stati attuati una serie di interventi con l’obiettivo di avere packaging sempre più sostenibili:
• la bottiglia in PET da 1.5L è più stretta e alta: il suo peso è stato ridotto del 4%, passando da 38g a 36,5g;
• la plastica utilizzata nelle etichette dei prodotti FUZETEA è stata ridotta del 16%, evitando l’emissione in atmosfera di 73t di CO2 in un anno;
• con la rimozione del colore dalle bottiglie di Fanta Original miglioriamo la qualità del PET in circolazione, che potrà essere riciclato più facilmente in una nuova bottiglia trasparente;
1 soglia massima attualmente consentita dalla normativa italiana Classified - Confidential
• sono stati ridotti, o eliminati se possibile, gli imballaggi secondari in plastica. Nei prossimi mesi verrà implementata l’esclusiva tecnologia “Keel Clip”, un innovativo sistema di imballaggio che permetterà di eliminare completamente la plastica nelle confezioni di lattine.

Un mondo senza sprechi
La sostenibilità si conferma parte integrante della filosofia di Coca-Cola, che si riflette in ogni aspetto legato al business. Nel 2018 Coca-Cola ha comunicato la propria visione “World Without Waste”, che include chiari obiettivi globali per eliminare lo spreco:
• Entro il 2025 tutte le confezioni prodotte a livello globale da The Coca-Cola Company saranno completamente riciclabili: in Italia questo obiettivo è già stato raggiunto e sono tutte 100% riciclabili.
• Inoltre, entro il 2030, per ogni bottiglia o lattina vendute, indipendentemente da che azienda verrà prodotta, The Coca-Cola Company si impegna a favorirne la raccolta e il riciclo.
• Sempre entro il 2030, a livello mondiale The Coca-Cola Company produrrà bottiglie costituite per il 50% da materiale riciclato (rPET). In Italia, Coca-Cola ha iniziato a introdurre nel mercato bottiglie che utilizzano una parte di PET riciclato (rPET) nel 2018: l'obiettivo è quello di sostituire entro il 2025 il 35% della quantità totale di PET immessa nel mercato, fino ad arrivare a sostituirne almeno il 50% entro il 2030.

fonte: www.italiaatavola.net

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Porre fine alla produzione e all’imbottigliamento in vuoti a perdere di plastica.

I grandi produttori resistono alle pressioni per eliminare i vuoti a perdere in Pet (Polietilentereftalato), ma il timore per l’effetto inquinante delle microplastiche sull’ambiente marino si è ormai consolidato e le imprese in realtà si organizzano per alternative.
































fonte: https://www.rete-ambientalista.it


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Affidare l’economia circolare alle macchinette mangia plastica non è la soluzione

Ipersemplificare il problema puntando sulla cauzione per le bottiglie in Pet sposta solo il problema più a valle: la risposta sta a monte, nell’ecodesign



Mentre i vari think tank ambientalisti si arrabattano per organizzare convegni virtuali sulla sostenibilità post coronavirus, con l’incognita del rinvio della plastic tax all’orizzonte, il Corriere della Sera intervista chi ha trovato la quadratura del cerchio: «La svolta della sostenibilità, cominciamo dalle bottiglie» è il titolo dell’intervista a tutta pagina al presidente di Acqua Sant’Anna, Alberto Bertone, secondo il quale, appunto la soluzione è introdurre la cauzione sulla plastica.

Facciamo un passo indietro per far luce sul primo, gravissimo errore, che è di parallasse. Dire che introdurre la cauzione con le bottigliette mangia plastica è la soluzione equivale a ipersemplificare il problema e a guardare solo alla puntina dell’iceberg.

Le bottiglie di plastica infatti sono solo una delle poche tipologie di imballaggio che sono facilmente riciclabili e il cui riciclo vale davvero qualcosa, ovvero: riciclandole non si aiuta soltanto l’ambiente, ma si ottiene un plus economico. Per questo motivo l’industria del riciclo del Pet di cui sono fatte le bottiglie è un’industria che lavora a pieno regime e che nel nostro Paese è all’avanguardia.

Se per assurdo domani una bacchetta magica mettesse ad ogni angolo di strada una macchinetta mangia plastica con cauzione avremmo come conseguenza quella di cancellare e perdere milioni di investimenti che l’industria del riciclo ha fatto in questi anni negli impianti di selezione, perdendo anche centinaia di migliaia di posti di lavoro. Poco male, si dirà: tanto serviranno manutentori per le macchinette (ne servono parecchi, e potrei suggerire al Corriere della Sera di andare a intervistare qualche sustainability manager di centri commerciali dove le macchinette sono durate sì e no un anno), inservienti che facciano la spola continua tra macchinetta e scarrabili per portare i sacchi pieni di bottiglie, consulenti informatici per gestire la telemetria delle macchinette, tutor che spieghino pazientemente ai cittadini come farle funzionare, ecc.

Ma siccome le bacchette magiche non esistono, in questa fase (per la verità già da alcuni anni) le macchinette vengono messe qua e là ogni tanto, per iniziativa dei centri commerciali che le utilizzano come leve di marketing o da qualche comune che così potrà fregiarsi di essere ancora più plastic free (esisterà ancora questo slogan alla fine dell’emergenza coronavirus?). Essendo a macchia di leopardo e resistendo di solito un annetto o due prima di essere abbandonate (perché il marketing manager deve pur dimostrare di servire a qualcosa, e quindi avrà trovato qualcosa di nuovo, più stimolante e magari anche più utile) i sacchetti pieni di bottiglie vanno a finire nello stesso impianto di selezione dove vanno a finire tutti gli altri imballaggi di plastica raccolti nelle campane o porta a porta, senza quindi alcun risparmio di tempo o di energia.

Mi si dirà: “Eh ma da qualche parte bisogna pur cominciare, Roma non è stata fatta in un giorno e i soldi della cauzione ce li metterà lo Stato!” D’accordo. Ma a parte il fatto che dal punto di svista di un ambientalismo scientifico è diseducativo far credere al cittadino che una bottiglietta in Pet valga 30 centesimi anziché zero-virgolazeroqualcosa, io mi chiedo: se da qualche parte bisogna cominciare investendoci denaro pubblico, perché cominciare proprio da una parte di una parte di una parte del problema, che oltretutto è l’unica parte che vanta un’industria del riciclo (ancorché la quantità di bottiglie raccolte possa e debba aumentare, questo nessuno lo mette in dubbio) che funziona e che rende?

“Ok signor Sotutto. Qual è allora la soluzione?” Primo: non esiste mai una sola soluzione (la famigerata bacchetta magica!), esistono una serie di azioni che possono contribuire a migliorare la situazione complessiva aggredendo il problema vero, che non sono le bottiglie e non è nemmeno la plastica in senso lato, che peraltro in questi giorni di igienizzazione forzata all’ennesima potenza ha dimostrato tutta la sua imprescindibilità.

Limitandosi per motivi di spazio ed attenzione a ragionare dei soli imballaggi (che sono anch’essi una parte di una parte della questione), il problema è rappresentato dagli imballaggi che pur essendo raccolti in modo differenziato non possono essere riciclati, per una serie di motivi: per esempio perché sono fatti con materiali poliaccoppiati e non separabili, oppure perché sono fatti con polimeri non riciclabili, o infine perché sono fatti con materiali fintamente riciclabili: ovvero ecodesign. Ma che sia eco davvero, perché non basta mettere il prefisso eco o bio affinché una bottiglia lo sia per davvero, anche se magari poi si aggiunge il claim “la prima bottiglia al mondo biodegradabile e compostabile negli appositi siti di compostaggio industriale”.

A livello legislativo le armi per riorientare in senso ecologico il product design ci sono: per esempio tassando maggiormente gli imballaggi o i prodotti più difficili da riciclare. E se la plastic tax sembra destinata ad essere rinviata sine die per evitare l’ennesima mazzata sull’industria, la speranza la dobbiamo riporre sulla direttiva europea sugli imballaggi monouso, che si spera vengano tassati a prescindere dalla natura del polimero, ma piuttosto in base alla loro effettiva riciclabilità. E a quel punto non basterà avere il prefisso bio davanti a bottle.

fonte: www.greenreport.it


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Coripet, ok anche dal Consiglio di Stato
















Nuovo e importante passo in avanti per il Consorzio Coripet, riconosciuto il 24 aprile 2018 da parte del Ministero dell’Ambiente, verso una piena operatività sul mercato della raccolta, recupero e riciclo delle bottiglie in PET. Dopo il Tar del Lazio, cui si è rivolto Corepla per chiedere la sospensione delle misure cautelari disposte nei suoi confronti da Antitrust lo scorso novembre, anche il Consiglio di Stato segue la scia del giudice amministrativo di primo grado e respinge con un’ordinanza l’appello cautelare di Corepla.
L’ordinanza cautelare riconosce il “rischio generale di pregiudizio per la concorrenza” ove venisse impedita l’operatività del sistema Coripet e rileva l’intervenuta eliminazione delle clausole di esclusiva nei rapporti con gli altri operatori del settore, che dunque possono oggi liberamente instaurare rapporti anche con Coripet.
Afferma Corrado DentisPresidente Coripet: “Siamo lieti che anche il Consiglio di Stato, in sede cautelare, abbia confermato le misure dell’Antitrust nella direzione del superamento del monopolio e dell’operatività del consorzio Coripet, che da gennaio sta finalmente gestendo e avviando a riciclo i volumi di propria competenza. Anche questa ordinanza – prosegue Dentis – va nella direzione di rendere concreto il ciclo “da bottiglia a nuova bottiglia”, ed arrivare a intercettare e recuperare il 90% delle bottiglie di plastica PET immesse sul mercato dalle aziende produttrici consorziate.”
fonte: http://esper.it