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Al via la call to action di LCUE: iscrivete le vostre azioni di plogging o pulizia del territorio!

Dal 9 maggio al 28 novembre torna Let’s Clean Up Europe (LCUE), la campagna europea di sensibilizzazione contro l’abbandono dei rifiuti. Ecco le novità dell’edizione 2021.



















La campagna europea di pulizia Let’s Clean Up Europe è promossa dalla SERR (Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti), iniziativa nata all’interno del Programma LIFE+ della Commissione Europea, con l’obiettivo prioritario di generare coscienza collettiva sulla riduzione, sul riuso e sul riciclo dei rifiuti. L’edizione 2021 sarà caratterizzata da molte novità, innanzitutto a partire dal periodo: la call to action durerà infatti dal 9 di maggio fino alla fine di novembre. Per la prima volta sarà inoltre possibile organizzare azioni di plogging, pratica sportiva che coniuga la corsa e la raccolta dei rifiuti abbandonati per strada. Queste novità permetteranno di diffondere maggiormente il messaggio di LCUE, coinvolgendo un pubblico più vasto.

La segreteria organizzativa è affidata ad AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale) su mandato del Comitato Promotore Nazionale, composto da: Ministero della Transizione EcologicaRegione SicilianaCittà metropolitana di TorinoAnciUtilitaliaLegambiente e CNI Unesco.

Let’s Clean Up Europe, cornice europea all’interno della quale è possibile iscrivere le proprie azioni di pulizia, consente di usufruire di materiale comunicativo ed organizzativo utile alla progettazione di eventi di clean-up nel territorio. Le linee guida includono così indicazioni sugli strumenti necessari e sulle direttive da rispettare, affinché la cura del territorio sia accompagnata dalla sicurezza dei cittadini impegnati nella raccolta dei rifiuti in strada. I partecipanti dovranno individuare, raccogliere e differenziare il littering, termine con cui vengono indicati tutti quei piccoli oggetti lasciati a terra dall’uomo.

Il webinar di lancio della campagna

L’obiettivo è quello di ripulire il territorio, ma anche di prendere consapevolezza della quantità di littering presente e di quanto un’azione collettiva e coordinata possa fare la differenza. Per questi motivi, LCUE quest’anno dura da maggio fino alla fine di novembre, per permettere a tutti di organizzare eventi di pulizia, compatibilmente con le condizioni climatiche, le restrizioni dovute alla pandemia e le peculiarità della zona.

Tutti siamo quindi invitati a partecipare a questa call to action e a diffondere l’evento e le modalità di iscrizione ad associazioni, singoli, gruppi sportivi e di volontariato, perché unendo gli sforzi a livello comunitario, l’effetto raggiunto diventi tangibile e efficace.

fonte: www.envi.info

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Plastica, flacone vecchio 50 anni ripescato ad Ancona

Plastica, ripescato ad Ancona un flacone di detergente risalente a 50 anni fa: il prodotto è infatti uscito dal commercio negli anni '70.








Un flacone di plastica risalente agli anni ’70 è stato ripescato nel porto di Ancona, completamente intatto. È questa l’ultima dimostrazione dei danni ambientali che può causare questo materiale, noto per la sua estrema durata. La plastica più comune può richiedere infatti anche 500 anni per potersi degradare in Natura.

L’oggetto in questione veniva utilizzato per la distribuzione di un detergente domestico, famoso dagli anni ’50 agli anni ’70, quando poi la sua produzione è stata interrotta.

Plastica eterna nei mari

Il flacone in questione è stato rinvenuto nelle acque del porto di Ancona, così come già accennato. Il contenitore è stato intercettato da Pelikan, l’imbarcazione di Garbage Group pensata per la raccolta della plastica in mare, e ha destato subito allarme e curiosità.

Si tratta infatti di una confezione del Polivetro Sidol, un detergente a uso domestico uscito dal mercato negli anni ’70. Datare il flacone non è semplice, poiché questo prodotto è rimasto in commercio più di 20 anni, di conseguenza potrebbe essere addirittura più vecchio. In ogni caso, si presume siano almeno 50 anni che questo oggetto si trova abbandonato in mare.

Paolo Baldoni, CEO di Garbage Group, ha così commentato il rinvenimento:

La plastica è anche “capsula del tempo”, probabilmente la peggiore e più pericolosa di sempre proprio a causa della sua particolarissima durabilità. Ritrovare un flacone come questo può sembrare assurdo, ma la cosa ancora più grave è che un prodotto di questo genere può resistere tra i 400 e 500 anni in mare.

Baldoni, così come riferisce l’agenzia di stampa ANSA, ha anche rimarcato come l’inquinamento da plastica sia quasi sempre dovuto al comportamento non adeguato dei cittadini. Questi materiali possono essere infatti correttamente smaltiti e riciclati, purtroppo vengono invece spesso abbandonati nell’ambiente, per poi accumularsi nei mari e negli oceani. Una volta nelle acque, questo materiale minaccia la sopravvivenza di numerose specie marine, poiché scambiato per prede e ingerito per errore. Ancora, i frammenti di plastica – le cosiddette microplastiche – sono oggi il contaminante più diffuso, tanto da aver raggiunto le vette dell’Everest e le profondità della Fossa delle Marianne.


Fonte: ANSA

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Plastica, magliette dalle bottiglie trovate sulle Alpi

Magliette realizzate con le bottiglie di plastica raccolte sulle Alpi, The North Face lancia la nuova collezione Bottle Source.














The North Face produrrà magliette dalle bottiglie di plastica raccolte sulle Alpi. L’azienda ha lanciato la collezione “Bottle Source“, realizzata riciclando i 18mila chilogrammi di materiali plastici abbandonati e recuperati lungo i tratti alpini. “Recover Tee” che vuole testimoniare sia la volontà di un approccio più etico all’esplorazione, ma anche sensibilizzare verso i rischi legati all’abbandono di rifiuti in natura.

Le magliette realizzate con la plastica saranno disponibili sia a manica corta che a manica lunga. Si tratta di t-shirt di colore bianco, sulle quali figura il logo di The North Face. Quest’ultimo sarà disponibile nei colori verde, blu o rosa. La collezione è presente sui siti dell’azienda o nei negozi a marchio.

L’iniziativa prevede anche un ulteriore passo a favore dell’ambiente. Oltre al riutilizzo della plastica raccolta, The North Face donerà alla Summit Foundation 1 euro per ogni maglietta venduta. La fondazione ha come scopo finale quello di “preservare le montagne come straordinaria meta per l’esplorazione”, supportando a tal proposito programmi per la pulizia delle Alpi e a tutela dell’ambiente.
Plastica, rifiuti anche sullo Stelvio

L’inquinamento da plastica è un problema che sta coinvolgendo sempre più anche le località più remote del Pianeta. Non fanno eccezione le Alpi, mentre a sorprendere è l’arrivo di questi inquinanti anche ad alta quota, ad esempio sulle cime dello Stelvio. La sorpresa è legata soprattutto ai quantitativi rinvenuti, come sottolineato dagli esperti dell’Università di Milano e della Milano-Bicocca.

All’interno del Ghiacciaio dei Forni i ricercatori hanno rinvenuto livelli preoccupanti di microplastiche, stimate tra i 131 e i 162 milioni di particelle. Hanno dichiarato gli studiosi:

Tra le sfide più grandi quella di campionare il sedimento sul ghiacciaio evitando la contaminazione di particelle di plastica, che costituiscono la quasi totalità dei materiali tecnici dell’abbigliamento di montagna: per farlo i ricercatori hanno indossato tessuti di cotone al 100% e usato zoccoli di legno per le calzature.


fonte: www.greenstyle.it


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La Fase 2 fa male all’ambiente: il pericoloso ritorno dell’usa e getta (e della plastica)




Con la riapertura dei bar o comunque la possibilità di asporto, torna anche il monouso. Dal caffè alla brioche, tutto viene imballato e per evitare tonnellate di rifiuti, è necessario che i gestori si dotino di materiali compostabili e biodegradabili.

La pandemia da coronavirus ha sicuramente sconvolto le nostre abitudini e il modo di vivere, mettendo anche in discussione, i modelli di consumo e lo smaltimento dei rifiuti. Si è tornati al monouso e alla plastica, per questo è necessario che nella Fase 2, si pensi a un’economia più sostenibile e circolare.

Gli scienziati lo dicono da tempo, se si continua così nel 2050 ci sarà in mare più plastica che pesci. Questo avvertimento era già inquietante prima dell’emergenza coronavirus, adesso lo è ancor di più, perché le misure anti-contagio prevedono produzione di rifiuti. Di guanti e mascherine abbiamo già parlato, adesso il problema riguarda caffè e cibi d’asporto.

In questo periodo di lockdown, il mondo si è messo in stand-by e la conseguenza positiva è stata la riduzione delle emissioni di gas serra, del traffico e dell’inquinamento. Ma con il ritorno pian piano alla normalità tutto questo sta scomparendo. E sono bastati pochissimi giorni per vanificare tutti i benefici dello stop dell’umanità.

Abbiamo visto le immagini degli animali impigliati nelle mascherine disperse nell’ambiente, così come quelle del fiume Sarno tornato nero solo al primo giorno di riavvio delle attività…

E quando riapriranno altre attività, come ad esempio i parrucchieri, sarà anche peggio:

Ora più che mai è necessario ripensare ad un’economia circolare per non vanificare gli sforzi fatti.

C’è da dire comunque che, secondo il dossier di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile “Pandemia e sfide green del nostro tempo”, il coronavirus ha provocato un’impennata di rifiuti di carta e plastica dovuti principalmente ad acquisti online e servizio d’asporto. Molta più plastica, quindi, provocata da packaging, delivery e grande distribuzione.

“Consumando, ci limitiamo solo a vedere i prodotti finiti e gli oggetti che usiamo, ma difficilmente riflettiamo sul fatto che questi prodotti e oggetti sono fatti con materiali prelevati in grandi quantità in diverse parti del mondo. Il consumo di materiali nel mondo è cresciuto ad un ritmo doppio di quello della popolazione. Dal 1970 al 2017 la popolazione mondiale è aumentata di 2 volte: da 3,7 7,5 miliardi. Dal 1970 al 2017 il consumo mondiale di materiali è aumentato di ben 4 volte: da 26,6 a 109Gt. Il consumo di materiali pro-capite è raddoppiato: da 7,2t nel 1970, a 14,5t nel 2017”, si legge nel dossier.

Tornando al problema rifiuti, le problematiche sono anche legate a difficoltà organizzative e logistiche, in particolare dovute alla carenza di personale – esposto al rischio di contagio e anche contagiato – alle difficoltà delle aziende a fornire prontamente al personale la dotazione dei necessari dispositivi di protezione individuale.

La Fase 2 è appena iniziata ma, secondo la Coldiretti, è già il trionfo del take away. Più di 1 italiano su 3 (37%) acquista cibo da asporto, grazie anche alla ripresa del lavoro per 4,4 milioni di italiani. Per questo, è fondamentale fare scelte responsabili a favore dell’ambiente, scegliendo sia prodotti biodegradabili e compostabili che conferendo correttamente i rifiuti.

Insomma, non abbiamo imparato proprio niente…

Fonte: Dossier Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile


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Il Keep Clean and Run è rimandato a settembre ma lancia due iniziative solidali

l KCR – Keep clean and Run – si sposta a settembre, ma nell’attesa eccovi due proposte solidali.



Keep Clean and Run, la corsa e campagna di comunicazione di Roberto Cavallo, quest’anno alla sesta edizione, nata per sensibilizzare contro l’abbandono dei rifiuti, si sposta a settembre e aggiunge alle motivazioni ambientali un messaggio e un contributo di solidarietà per chi è stato più duramente colpito dall’epidemia del Covid19.

Appuntatevi le nuove date: dal 3 al 10 settembre 2020. Il percorso resta lo stesso già presentato il 5 marzo scorso, salvo restrizioni da parte delle autorità slovene (ma in questo caso verrà ritracciato completamente in Italia) e partirà quindi da Cortina per arrivare a Trieste toccando Veneto e Friuli e i luoghi della prima guerra mondiale.

In coerenza con il nuovo slogan “Keep Clean And Run for Peace” due sono le possibilità di contribuire concretamente utilizzando la sensibilizzazione dei cittadini a non abbandonare i rifiuti (comprese le mascherine e i guanti che purtroppo stiamo vedendo nelle nostre città!):
La prima è la possibilità di vedere in streaming direttamente a casa propria il docufilm “Immondezza – la bellezza salverà il mondo” (2018) – https://vimeo.com/ondemand/immondezza- per la regia di Mimmo Calopresti vincitore, tra gli altri, dell’Awarness Festival di Los Angeles, che racconta la corsa di Roberto Cavallo tra il Vesuvio e l’Etna. Per ogni visualizzazione AICA donerà 2 euro.
La seconda è rivolta a tutti i runner (e camminatori) che, nella settimana dal 3 al 10 settembre, vorranno accompagnare virtualmente Roberto, correndo nella propria zona di residenza o dove si troveranno in quella settimana, raccogliendo i rifiuti che troveranno sul loro percorso e diventando così testimonial della manifestazione. Per ogni km percorso, documentato con uno screenshot dell’APP usata per monitorare il proprio tracciato e con una foto dei rifiuti raccolti, AICA si impegna a devolvere 1 euro al progetto solidale, detratti dal budget raccolto dagli sponsor dell’iniziativa (UNICREDIT, Greentire, Mercatino srl, Sartori Ambiente, Idealservice, Tetra Pak, Utilitalia, AlbaFisio, CONAI e i Consorzi di Filiera Comieco, Corepla, Coreve, Cial, Ricrea).

I fondi raccolti saranno destinati alla Caritas Italiana che sosterrà uno o più progetti di attenzione per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile.

Per i dettagli e per capire come diventare testimonial e vedere il docufilm “Immondezza” è sufficiente collegarsi al sito www.keepcleanandrun.it dove si troveranno tra l’altro anche altre possibilità per donare e sostenere l’iniziativa.



Come ricorda Roberto Cavallo, eco-atleta e protagonista del KCR: “L’impego di tutti in questo momento, anche con modalità a distanza, è per noi la priorità, così come la sensibilizzazione verso comportamenti nuovi e più rispettosi dopo questa fase di pandemia. Il mondo dopo deve essere più pulito e noi possiamo fare molto per contribuire a sensibilizzare e diffondere una nuova modalità di fruizione anche divertendoci e tornando a correre e raccogliere appena possibile. Per questi ringrazio anche i primi 36 testimonial che hanno aderito a oggi con entusiasmo a questa mia proposta”.

Mimmo Calopresti, regista di Immondezza, a sostegno di KCR ricorda che: “Immondezza è un piccolo film che racconta un modo diverso di vivere il territorio con cura e rispetto dell’ambiente. In questo momento difficile è bello che diventi anche portatore di un messaggio di solidarietà verso chi è più in difficoltà. Guardatelo, godetevi la bellezza e così facendo date anche un piccolo aiuto alla Caritas Italiana per sostenere chi è in difficoltà e sviluppare un nuovo progetto per il futuro”.

“Oggi più che mai – dichiara il Direttore di Caritas Italiana don Francesco Soddu -, di fronte all’emergenza della pandemia, risuonano attuali le parole di Papa Francesco nella Laudato si’: «Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo». È necessario dunque unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale. Da qui l’invito a un’azione pedagogica, per creare una “cittadinanza ecologica” che non si limiti a informare ma riesca a far maturare e a cambiare le abitudini in un’ottica di responsabilità“.



fonte: https://www.envi.info/


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Striscia la Notizia lancia la campagna “No mozziconi a terra”

A quasi due mesi dal lancio della campagna “No mozziconi a terra” contro il diffuso malcostume di gettare per strada uno dei rifiuti più inquinanti al mondo, sono già 35 i comuni italiani (da Nord a Sud) che hanno aderito alla campagna nazionale di Striscia la notizia.

Firmare un accordo

La campagna nasce da un’idea di a Max Laudadio che, insieme a tutti gli inviati del Tg satirico di Antonio Ricci, sta chiedendo a tutti i Sindaci dei Comuni d’Italia di firmare un accordo che li impegni ufficialmente ad applicare la normativa, già in vigore dal 2016 (legge 28 dicembre 2015, n. 221, art. 40) che prevede una multa dai 60 ai 300 euro per i trasgressori, ma che quasi nessun comune fa rispettare.


Un gesto ormai automatico, per la maggior parte dei fumatori, quello di lanciare il mozzicone fuori dal finestrino delle auto o a terra come se l’ambiente fosse un grande cestino, senza rendersi conto che i mozziconi di sigarette una delle principali cause di inquinamento da plastica nel mondo perché contengono oltre 4000 sostanze tossiche.
Si tratta di materiali altamente cancerogeni che, se non correttamente smaltiti, finiscono inevitabilmente per contaminare il suolo e, quindi, la catena alimentare. Sono stati, infatti, anche analizzati gli effetti sulla vegetazione rivelando che la presenza di filtri di sigarette nel terreno riduce il successo della germinazione dei semi e dello sviluppo delle piante.

Iniziative contro il littering

Da non sottovalutare anche il fatto che buttare mozziconi a terra non fa che alimentare il littering e che tutto, inevitabilmente, arriva poi a inquinare i nostri mari. Fortunatamente, in Italia sono tantissimi gli eventi organizzati per contrastare questo fenomeno, come ad esempio il nostro Keep Clean and Run, il plogging più lungo d’Italia.

Se proprio non si riesce a smettere di fumare almeno si può evitare di buttare la cicca per terra!




fonte: www.envi.info

Cento per cento di differenziata

Novantasei anime, quarantasei nuclei familiari, cento per cento di raccolta differenziata.




















Tre numeri per fotografare Minazzana, frazione collinare del Comune di Seravezza (LU), protagonista negli ultimi sei mesi di un inatteso quanto positivo exploit: la perfezione nel conferimento dei rifiuti. Lo ha certificato Ersu (la società consortile che gestisce il servizio di raccolta)  e l’Amministrazione comunale ha sottolineato la circostanza tributando un doveroso plauso alla piccola comunità paesana. Nei giorni scorsi in consiglio comunale due rappresentanti della virtuosa frazione seravezzina hanno ritirato dalle mani del sindaco Riccardo Tarabella una targa di ringraziamento per l’impegno profuso dal paese nella raccolta differenziata.
Ersu ha compiuto un monitoraggio per verificare il livello di accuratezza nel conferimento dei rifiuti in alcune zone del Comune. A Minazzana in sei mesi non sono state riscontrate sbavature. Cioè, ogni singolo utente ha sempre conferito correttamente le diverse frazioni di rifiuto (il vetro con il vetro, la plastica con la plastica, l’organico con l’organico e così via). Nessuna commistione fra materiali diversi. Mai un errore. Impegno e attenzione sempre al massimo.
«L’esempio di Minazzana è significativo perché ci fa capire, a noi amministratori e a tutti i cittadini di Seravezza, che raggiungere certi obiettivi non è impossibile e che con impegno e perseveranza possiamo migliorare ulteriormente i già ottimi risultati conseguiti a livello comunale», dice l’assessore all’ambiente Dino Vené. «I residenti di Minazzana hanno compiuto qualcosa di veramente eccezionale, che merita di essere rimarcato pubblicamente. Un impegno dei singoli che va a vantaggio della collettività. Un comportamento eticamente giusto che produce anche un risparmio economico e positivi riflessi ambientali».
I portavoce di Minazzana intervenuti in consiglio comunale per ritirare il riconoscimento hanno donato al sindaco il calendario 2020 realizzato dalla Pubblica Assistenza del paese. Una pubblicazione semplice ma speciale, con tante belle foto del borgo e dei monti circostanti e, soprattutto, con il calendario della raccolta differenziata in bella evidenza, affinché in ogni famiglia si sappia giorno per giorno cosa e come conferire attraverso il porta a porta.
Il Comune di Seravezza ha ottenuto nel 2015 il riconoscimento di Comune più Virtuoso d’Italia. La percentuale di raccolta differenziata si attestava all’epoca intorno al 70%. L’Amministrazione ha esteso il porta a porta a tutto il territorio comunale, inclusa l’area collinare in cui si trova il paese di Minazzana, ha avviato una serrata lotta all’abbandono dei rifiuti anche con l’utilizzo di telecamere mobili ed ha introdotto il conferimento premiante, meccanismo che prevede sensibili sconti sulla Tari per i cittadini che conferiscono i materiali differenziati direttamente ai centri di raccolta. La differenziata ha raggiunto nell’anno in corso l’82,2% (dato ufficiale pubblicato sul sito web Ersu). La più recente proiezione indica tuttavia che a fine anno sarà abbattuta la soglia dell’84%.
fonte: https://comunivirtuosi.org

Quanti e quali paesi nel mondo hanno adottato misure per limitare l’inquinamento da plastiche usa e getta?

L’abbandono dei rifiuti, soprattutto in plastica usa e getta, è uno dei problemi ambientali più sentiti, infatti, ogni anno più di 8 milioni di tonnellate di rifiuti in plastica finiscono negli oceani creando problemi all’habitat marino, ai pescatori e al turismo, con un danno all’ecosistema stimato in 8 bilioni di dollari




















Gli scienziati stanno iniziando a trovare evidenze del danno causato dalle plastiche, che,  deteriorandosi, si frantumano in piccoli frammenti, micro o nano plastiche, finendo nei mari ma anche nella catena alimentare.
Gli studiosi hanno trovato questi piccoli frammenti di plastica non solo in mare ma anche nel terreno, nei corsi d’acqua, nell’acqua potabile e persino nell’aria che respiriamo.
Il problema sta divenendo sempre più evidente e non è più possibile ignorarlo.
Le fonti più rilevanti per quanto riguarda l’inquinamento da plastica sono rappresentate da
  • borse in plastica usa e getta
  • oggetti e prodotti in plastica usa e getta, per lo più contenitori per bevande e alimenti ma anche cannucce e posate
  • micro e nano plastiche, spesso aggiunte ad altri prodotti, come quelli per la cura della persona, o per le pulizie della casa o dell'automobile.
Il report dell'Unep "Legal Limits on Single-Use Plastics and Microplastics" fornisce una panoramica su come i paesi stanno cercando, attraverso la normativa, di regolare la produzione, l’importazione, l’uso della plastica usa e getta e delle microplastiche, che, come detto, sono tra le principali fonti di inquinamento dei nostri mari e oceani. Infatti, il rapporto analizza
  • gli strumenti legali (divieti, restrizioni, tasse ed altro ancora)
  • i sistemi di gestione dei rifiuti (sia smaltimento che riuso o riciclo)
  • le soluzioni adottate per sostituire i prodotti in plastica, in particolare quelli usa e getta.
Il rapporto prende in esame:
  • il modo in cui vengono applicati i divieti alla fabbricazione, uso, distribuzione, importazione-esportazione dei prodotti in plastica monouso, se coinvolgono i prodotti e/o i processi produttivi o solo l’utilizzo in alcune catene produttive, come quella alimentare, dove si fa molto uso di prodotti in plastica usa e getta
  • il tipo di incentivi e disincentivi fissati e come vengono applicati alla fase di produzione, consumo e smaltimento
  • la modalità con cui, a livello nazionale, la normativa sulla gestione dei rifiuti e sul riciclo incide sui prodotti in plastica monouso
  • le misure volontarie che limitano l’uso di microplastiche.
A Luglio 2018, la situazione si presentava come segue.
Paesi che hanno adottato una normativa per la riduzione della plastica usa e getta127 paesi su 192 avevano adottato una qualche misura a livello legislativo tendente a regolare le buste in plastica usa e getta. Le prime norme, in questo ambito, sono state introdotte all’inizio del 2000 e poi incrementate nel corso del decennio successivo. La normativa sulle buste in plastica comprende le limitazioni sulla produzione, sulla distribuzione, sull’uso e sul commercio delle stesse, sulle tasse ed imposte e su disposizioni post consumo. Le norme che disciplinano questo tema sono varie ma hanno un elemento comune e molto diffuso che riguarda le limitazioni nel commercio.
mappa paesi con normativa che limita prodotti in plastica monouso27 paesi hanno introdotto divieti su specifici prodotti (piatti, tazze, cannucce ed imballaggi) o sui quantitativi di produzione.
mappa paesi con misure contro buste in plastica monouso27 hanno previsto tasse nella fase di produzione delle buste in plastica mentre 30 sulla fase di consumo, prevedendo un costo per il consumatore.
43 paesi hanno inserito nella legislazione la responsabilità del produttore per quanto riguarda le buste in plastica.
63 hanno previsto di inserire varie misure che vanno dalla responsabilità del produttore a target di riciclo ma anche cauzioni.
Per quanto riguarda le microplastiche, invece, hanno introdotto divieti normativi 192 paesi, tra questi troviamo: Canada, Francia, Italia, Repubblica di Corea, Nuova Zelanda, Svezia, Gran Bretagna e Stati Uniti d’America. Belgio, Brasile, India e Irlanda hanno proposto nuove norme e/o disposizioni che prevedono divieti di utilizzo di microplastiche. Lo stesso ha fatto l’Unione Europea.
Dei 7 paesi che hanno disciplinato le microplastiche solo la Nuova Zelanda ha previsto una disciplina complessiva (cura della persona, detersivi, prodotti per il lavaggio e la manutenzione dell’auto) mentre gli altri hanno introdotto limiti nell’uso delle microplastiche nei prodotti per la cura della persona.
fonte: http://www.arpat.toscana.it

Lotta al mozzicone: posacenere e drink gratuiti a Firenze

IL PREMIO - RECIPIENTI PER LA CENERE A DOMICILIO, CONTRO I TAPPETI DI SIGARETTE LASCIATE IN STRADA. IN RIVA ALL’ARNO LA RICOMPENSA VINCE SUL CASTIGO: 80 MILA FUMATORI RICEVERANNO UN REGALO




La “c” è aspirata ma il risultato non cambia. A Firenze, come in altre città d’Italia, i mozziconi (o “mozzihoni”) di sigaretta stanno diventando un problema soprattutto con l’invasione estiva di turisti per le vie del centro. E per questo il Comune ha deciso di correre ai ripari. Ma, a differenza di altre città, non con le sanzioni per gli incivili che gettano i filtri per le vie più belle del centro: quelle ci sono già da tempo.

La strategia è diversa e innovativa: a fine agosto agli 80 mila fumatori fiorentini (12/13 sigarette al giorno è la media cittadina) saranno consegnati altrettanti posacenere portatili così da non inquinare e non creare la tentazione di gettare il mozzicone per strada in mancanza di cestini che lo includano. L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi da parte dell’assessore all’ambiente di Palazzo Vecchio, Alessia Bettini, rispondendo ad un’interrogazione in consiglio comunale: “Non possiamo mettere un cestino con un posacenere ad ogni angolo della città – ha spiegato – perché ha dei costi e non è possibile farlo”. E allora? A fine agosto il Comune organizzerà una giornata in cui gli studenti delle università americane cittadine e gli “Angeli del Bello” (il movimento di volontari per il decoro e la cura di Firenze) consegneranno ai fumatori fiorentini i posacenere portatili. Lo stesso farà nelle prossime settimane Alia, la municipalizzata del Comune che si occupa di raccolta dei rifiuti. “Il tema è chiedere ai fumatori che non smettono di fumare di munirsi di un posacenere – conclude Bettini – e noi li regalaremo. Poi ovviamente aumenteremo anche le sanzioni per chi continuerà a gettare i mozziconi per strada”. Ma Palazzo Vecchio non si sta muovendo solo in questa direzione, per combattere l’abbandono di sigarette per strada: presto il Comune incontrerà i responsabili dei locali della movida (e non solo) per incentivare il mantenimento del decoro urbano legato al fumo.

L’idea è quella di ottenere un impegno serio da parte dei locali cittadini: questi dovranno offrire un drink analcolico ai clienti che raccolgono in un bicchiere i mozziconi abbandonati per strada. La campagna del Comune di Firenze contro i mozziconi di sigarette è il risultato di una nuova consapevolezza emersa negli ultimi mesi, soprattutto da quando (un anno fa) il rapporto di Nbc News ha messo in evidenza come i filtri dei 5,6 mila miliardi di sigarette prodotte ogni anno nel mondo impieghino dai dieci anni in su per decomporsi (sono fatti di acetato di cellulosa).

La battaglia contro i mozziconi abbandonati per strada del Comune di Firenze segue quella relativa al verde pubblico: negli ultimi cinque anni in città sono stati piantati 13mila nuovi alberi e nati nove tra nuovi parchi e giardini. Per “avvicinare i fiorentini ai loro alberi” Palazzo Vecchio ha deciso anche di dedicare, con una targhetta, le piante cittadine a chi si ama o a una persona cara.

fonte: www.ilfattoquotidiano.it


Spiagge senza filtro nelle Marche, campagna contro i mozziconi



















Lanciata la campagna di sensibilizzazione #spiaggesenzafiltro da parte di Arpa Marche, assieme a Regione Marche, ANCI e Marche Tourism, per sensibilizzare i cittadini sul tema della nocività dei mozziconi delle sigarette in modo che gli stessi non vengano abbandonati sulle spiagge.
Oltre a non essere biodegradabili, i mozziconi di sigaretta gettati a terra possono essere fonte di inquinamento per il suolo, oltre che per l’acqua, a causa della fuoriuscita di nicotina e catrame rimasti all’interno del filtro.
I mozziconi dei circa 80 milioni di chilogrammi di sigarette fumate in Italia ogni anno dai 13 milioni di fumatori italiani hanno un peso di oltre 20 mila tonnellate, poche rispetto ai quasi 35 milioni di tonnellate dei rifiuti solidi urbani, ma moltissime se si pensa al potenziale inquinante di tali mozziconi, dispersi dovunque.
D’altra parte l’abbandono incontrollato dei rifiuti (ed i mozziconi di sigaretta lo sono), oltre che un gesto di inciviltà che danneggia l’ambiente e noi stessi, è un reato che ( ai sensi del D.Lgs. 152/2006) prevede una sanzionzione amministrativa da 30 a 150 euro per rifiuti di piccolissime dimensioni (es. scontrini, fazzoletti di carta e gomme da masticare) abbandonati sul suolo, nelle acque, nelle caditoie e negli scarichi.
La sanzione è aumentata fino al doppio in caso di mozziconi dei prodotti da fumo.
Il rapporto Beach Litter 2019 di Legambiente ha collocato i mozziconi di sigaretta al 4° posto per oggetti rilevati nelle nostre spiagge, ben 77 ogni 100 metri.
Anche il monitoraggio ufficiale, effettuato dal Snpa ai sensi della Strategia Marina dell’UE, prevede il censimento dei rifiuti spiaggiati (modulo 4) e fra questi i mozziconi di sigaretta (IT32).
Quando si pensa all’inquinamento da plastica, raramente si associa quello che effettivamente è l’oggetto più inquinante di tutti: i filtri di sigarette. Questi, per la loro composizione e per il diffusissimo malcostume di gettarli per terra, sono diventati un problema da risolvere urgentemente.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i mozziconi di sigaretta hanno effetti tossici su diversi microrganismi, sugli insetti e soprattutto sugli organismi acquatici, inclusi i pesci. In particolare sul tema si segnala il rapporto “Tobacco and its environmental impact: an overview” pubblicato nel 2017 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

I mozziconi sono costituiti in gran parte dal filtro, un insieme di fibre di acetato di cellulosa disposte in modo da offrire un ostacolo alle sostanze trascinate dal fumo delle sigarette verso la bocca e i polmoni dei fumatori. Il colore bruno dei mozziconi è dovuto alle sostanze trattenute, principalmente nicotina e un insieme di composti che rientrano nel nome generico di “catrame”: metalli tossici fra cui cadmio, piombo, arsenico e e i pericolosissimi idrocarburi aromatici policiclici, alcuni altamente cancerogeni, acido cianidrico, ammoniaca, acetaldeide, formaldeide, benzene, fenoli.
Il filtro è composto di un materiale chimico sintetico che è molto resistente. Dunque, in condizioni normali, saranno necessari dai 5 ai 12 anni di tempo per distruggere il filtro che, in questo periodo, potrebbe non solo sporcare la spiaggia ma anche provocare effetti dannosi su terreni e microrganismi.
Dal punto di vista numerico, i mozziconi di sigaretta sono il rifiuto singolo più abbondante sulla Terra: su scala globale, ogni giorno, ne vengono dispersi nell’ambiente più di 10 miliardi. Il problema è che poi impiegano anni a decomporsi.
fonte: http://www.snpambiente.it/

Toscana plastic free, al via la campagna #spiaggepulite














E’ partita la campagna “Toscana plastic free” e #spiaggepulite. Un kit composto da due pannelli, in materiale riciclabile, e sei locandine arriveranno a tutti i concessionari degli stabilimenti balneari toscani attraverso le amministrazioni comunali: in italiano e in inglese. Pannelli e locandine saranno installati anche nelle spiagge libere. E poi ci saranno cartoline, adesivi, una pagina web (www.plastic-free.toscana.it) e cover per personalizzare i propri profili facebook, perché la campagna sarà naturalmente anche social e soprattutto, nelle intenzioni, partecipata.
Una campagna in linea anche con quella “Plasticfree” lanciata dal Ministero dell’Ambiente, ma che in questo caso si lega ad un provvedimento normativo già efficace che bandisce l’uso dei prodotti di plastica monouso.
L’obiettivo è quello informare e sensibilizzare turisti e residenti che il 25 giugno il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una legge che bandisce, prima che nel resto d’Europa (come prevede la Direttiva Europea recentemente varata in via definitiva),  stoviglie ed oggetti di plastica ‘usa e getta’ in spiaggia e negli stabilimenti balneari che vi si affacciano.
Un divieto, certo: ma anche e soprattutto un buon esempio di istituzioni e operatori economici e un invito a tutti, partecipato, a mantenere spiagge e mare puliti, contribuendo a risolvere insieme e alla radice il problema delle plastiche abbandonate o disperse in acqua. 


Tutti i comuni della costa coinvolti
Sono 34 le amministrazioni comunali che riceveranno dalla Regione il kit; quindi saranno i Comuni a distribuire pannelli e locandine a loro volta agli stabilimenti balneari: 1.405 in tutto (e 63 spiagge libere), tutta la costa toscana dal confine con la Liguria fino a quello con il Lazio, nessuno escluso.

La convinzione delle associazioni: “un percorso culturale”

La plastica mono-uso costituisce il maggior fattore di inquinamento degli arenili e del mare. Per questo Toscana ha deciso, assieme agli operatori economici, di mettere subito al bando questi oggetti. Chi li aveva già acquistati potrà smaltire le scorte di magazzino. Non sono moltissime, pare. Poi posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti, mescolatori per bevande, tazze e bicchieri dovranno rigorosamente essere di materiale compostabile, quelli ad esempio derivati dal mais che si trovano già da tempo in commercio. Addio dunque fin da questa estate a stoviglie ‘usa e getta’ nei lidi e su tutte le spiagge del demanio marittimo. 
E chi non lo farà rischia, magari non da subito, una multa. Rischiano i cittadini che continueranno ad utilizzarle: la sanzione sarà determinata dal Comune, che potrebbe tener conto della maggiore o minore delicatezza di una spiaggia rispetto ad un’altra.
Rischia l’esercente che somministrerà cibi e bevande con prodotti in plastica mono-uso, con multe in questo caso già indicate da 1.032 a 3.098 euro. Fatto salvo, naturalmente, quanto previsto dalla norma transitoria per lo smaltimento delle scorte.
Rifiuti e mozziconi
La campagna toscana “Spiagge pulite” ricorda anche che è reato, oltre che un gesto di inciviltà, abbandonare i rifiuti:  pure in spiaggia o in mare, chiaramente. Le sanzioni vanno, in questo caso, da 30 a 150 euro per oggetti di piccole dimensioni  – dagli scontrini e i fazzoletti di carta alle gomme da masticare – e da 300 a 3000 per quelli più grandi.
Ci sono poi i mozziconi di sigaretta. Chi li getta a terra o in acqua è passibile di una multa da 60 a 300 euro.  La norma è nazionale. I singoli Comuni stanno ragionando se optare per il divieto di fumo in spiaggia – in altre regioni, in alcuni paesi dell’Adriatico, qualcuno l’ha già fatto –  oppure se installare contenitori ermetici per evitare l’abbandono delle cicche.
fonte: http://www.snpambiente.it

Spiagge nuove discariche: l’80% dei rifiuti è plastica

L'inquinamento da plastica sta trasformando le spiagge italiane in discariche a cielo aperto: i dati ISPRA sui rifiuti a terra e in mare.





La plastica sta trasformando le spiagge in vere e proprie discariche. Anche quelle italiane secondo quanto reso noto dall’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che ha presentato i risultati di uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente. Nello specifico tale materiale rappresenterebbe l’80% dei rifiuti rinvenuti lungo i litorali.

Stando ai dati ISPRA ogni 100 metri di spiaggia in Italia si troverebbero intorno ai 770 rifiuti, dei quali l’80% sarebbe costituito da plastica. Un materiale che non sempre risulta riciclabile e che in diversi casi è sottratto alla filiera della raccolta differenziata attraverso l’abbandono nell’ambiente. Un danno gravissimo per gli ecosistemi, inclusi quelli marini: a rischio non soltanto la qualità delle acque, ma anche la sopravvivenza di varie specie animali e vegetali. Senza dimenticare la possibilità che tali frammenti plastici arrivino fino alle tavole attraverso il pescato.


I dati ISPRA provengono da analisi svolte su oltre 60 spiagge in Italia tra il 2015 e il 2017. Tra i rifiuti plastici maggiormente presenti bottigliette e sacchetti, solo per citare quelli a più alto numero di ritrovamenti. Se sulla terraferma il bilancio è poco rassicurante, la situazione non migliora di molto per quanto riguarda i fondali marini.
I fondali dei mari italiani contengono fino a 99 oggetti per chilometro quadrato di fondale: di questi il 77% è composto da plastica. Preoccupante anche lo stato della superficie marina, sulla quale galleggiano circa 3 rifiuti plastici per km quadrato. Senza contare la presenza di circa 28 miliardi di micro-rifiuti.


Contro questo crescente livello di inquinamento da plastica hanno deciso di muoversi alcuni governi, istituzioni, ma anche personaggi noti dello spettacolo. Tra questi virale il video diffuso da Jason Momoa, attore hawaiano celebre per aver interpretato personaggi come Khal Drogo (Trono di Spade) e Arthur Curry/Aquaman (Justice League), nel quale si rasa la barba per sostenere l’utilizzo dell’alluminio al posto del più inquinante materiale d’origine fossile.

fonte: www.greenstyle.it

LET’S CLEAN UP EUROPE: c’è tempo fino al 15 giugno per registrare la propria azione di clean-up!

C’è ancora tempo per iscrivere la propria azione e partecipare alla sesta edizione di Let’s Clean Up Europe, la campagna europea contro il littering e l’abbandono dei rifiuti (http://www.ewwr.eu/lets-clean-up-europe) che si terrà fino al 30 giugno 2019 con un focus di date centrali comprese tra il 10 e il 12 maggio. A darne notizia è il coordinatore della campagna, l’Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale (AICA) insieme al Comitato Promotore italiano composto da Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Utilitalia, CNI Unesco, Anci, Città Metropolitana di Torino, Città Metropolitana di Roma Capitale, Regione Sicilia e Legambiente.
Fino al 15 giugno, tutti coloro che vorranno proporre e organizzare, sull’intero territorio nazionale, azioni di raccolta e pulizia straordinaria dei rifiuti, hanno tempo per iscrivere la propria azione. Partecipare a Let’s Clean Up Europe è semplicissimo: basta visitare il sito https://www.envi.info/lcue-2019/ e cliccare sul link per accedere alla scheda di registrazione, che da diversi anni è esclusivamente on-line.
A Let’s Clean Up Europe possono aderire istituzioni ed enti locali, associazioni di volontariato, scuole, gruppi di cittadini, imprese e ogni altra tipologia di enti. Gli organizzatori sono invitati a raccogliere immagini o video dei volontari in azione anche attraverso i social network (Let’s Clean Up Europe è su Twitter e Facebook, hashtag #cleanupeurope).
Quest’anno le azioni si concentreranno dal 10 al 12 maggio, con la possibilità di organizzare attività per tutto il periodo compreso tra il 1 marzo e il 30 giugno, per garantire la massima partecipazione possibile.
L’Italia è uno dei paesi europei che aderiscono all’iniziativa grazie al coordinamento del Ministero dell’Ambiente e al Comitato Promotore italiano che organizza la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti da ormai 10 anni.
In Italia LCUE è resa possibile grazie al contributo di CONAI, Comieco, Ricrea, Cial, Coreve e Corepla.
L’anno scorso l’Italia ha registrato 378 azioni di pulizia straordinaria del territorio sotto il cappello di LCUE: un ottimo risultato che l’edizione 2019 spera però di superare!
Per ulteriori informazioni: serr@envi.info

fonte: www.envi.info