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Firenze città circolare

Le nostre città sono grandi generatrici di rifiuti urbani ma bisogna iniziare a pensarle come vere “miniere urbane”, ovvero luoghi in cui sono presenti risorse importanti per l’economia ma sotto forma di rifiuti











L’attuale modello di sviluppo ci rende “produttori seriali” di rifiuti, nella sola città di Firenze, i suoi 380.000 abitanti producono circa 246.000 tonnellate di rifiuti, ogni anno, a cui contribuiscono turisti e pendolari.

Il problema esiste e va affrontato sia con politiche di prevenzione ma anche con una maggiore e migliore raccolta differenziata. Alia Servizi Ambientali SpA lancia il progetto Firenze Città Circolare, per rendere il capoluogo toscano una “miniera urbana": la città da grande produttrice di rifiuti a serbatoio di importanti risorse da impiegare in molteplici processi produttivi.

Il concetto di urban mining (miniera urbana), di cui si parla da qualche anno, riguarda tutte le attività ed i processi relativi al recupero di materia e energia da prodotti e rifiuti. In ottica di economia circolare, l’urban mining e il riciclaggio sono complementari e tese a garantire l’approvvigionamento in sostituzione delle materie vergini.


Per fare questo, abbiamo bisogno di trasformare le nostre città, ripensandole nell'ottica dell'economia circolare, quindi dobbiamo dfferenziare sempre di più e farlo in modo da garantire anche una buona qualità di quanto raccolto, che significa rifiuti omogenei e privi di impurità in grado di essere avviati ad un effettivo ed efficace recupero, riciclo e compostaggio.

Rifiuti come la carta, la plastica, il vetro, i RAEE, i metalli, gli scarti alimentari e tanto altro possono essere utili in diversi comparti industriali, che possono avvalersi di queste materie seconde al posto di quelle vergini. Questo comporta la costruzione di un solido rapporto con i settori industriali presenti sul territorio, in modo da costruire delle filiere corte, toscane, volte al riciclo...
Tutto questo va chiaramente nella direzione della transizione verde, che è tra gli obiettivi dell’Unione Europea, come chiaramente indicato nel New Green Deal, ma anche del nostro Paese, tanto da farne, di recente, uno dei pilastri del rilancio economico post Covid19, nel Piano governativo di ripresa e resilienza (PNRR).

Firenze non vuole perdere quest’opportunità e si candida ad essere una protagonista dello sviluppo industriale legato alla valorizzazione dei rifiuti, accelerando il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata contenuti nelle direttive UE sull’economia circolare.


Si tratta, in concreto, di adottare un diverso modello di raccolta dei rifiuti urbani, che abbandona l’accesso libero da parte degli utenti ai contenitori stradali.

Nelle aree collinari e a bassa densità abitativa, verrà introdotto il sistema di raccolta porta a porta, mentre nelle zone centrali della città, verranno collocati nuovi cassonetti, suddivisi per tipologia di rifiuto con la possibilità di apertura e conferimento esclusivamente per chi è iscritto a ruolo per la TARI o, per i soli utenti occasionali, tramite apposita App o un A-Pass temporaneo.

Il nuovo sistema porterà dei benefici, consistenti in aumento delle raccolte differenziate e raggiungimento anticipato degli obiettivi previsti dall’UE, in particolare, smaltimento in discarica ridotto a meno del 10% raggiunto al 2025 anziché al 2035, incremento della quantità (70%) e qualità della raccolta differenziata e raggiungimento degli obiettivi di riciclaggio previsti dalle direttive UE, diminuzione dei costi di smaltimento dell’indifferenziato miglioramento delle qualità delle raccolte differenziata con aumento dei ricavi dalle singole frazioni, ottimizzazione dei servizio di raccolta con minori oneri di gestione. riduzione CO2 prodotta dagli spostamenti dei mezzi per la raccolta differenziata.

Il sistema di riconoscimento dell'utenza fornisce inoltre la possibilità di introdurre sistemi premianti per i cittadini virtuosi e va nella direzione di responsabilizzare i cittadini e premiare chi mostra di essere attento all’ambiente e ai necessari cambiamenti richiesti dalla “rivoluzione verde”.

Alia ha, infine, previsto, anche dei servizi a supporto della qualità delle raccolte differenziate, prevedendo le ecotappe, gli ecofurgoni e i punti di raccolta di oli alimentari.

Per sapere “quanto e come” la zona di proprio interesse sarà coinvolta in questo processo di cambiamento, che terminerà nel 2023, è possibile consultare il sito www.firenzecittacircolare.it, inserendo il proprio indirizzo di casa e/o lavoro, si può già conoscere quando è previsto il cambiamento e quale servizio arriverà nella zona di proprio interesse.

Con questo progetto, si può affermare che Firenze entra a fare parte del gruppo di città che, in Europa, stanno sperimentando la “miniera urbana”, come Amsterdam, che ha vinto il premio World Smart Cities nel novembre 2017, e Bruxelles; in entrambe sono attive strategie circolari, che rispondono agli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 previsti dalle Nazioni Unite e che stiamo cercando di attuare anche nel nostro Paese.

Ulteriori informazioni su Firenze Città Circolare e anche sul sito Web del Comune di Firenze - Direzione Ambiente

fonte: www.arpat.toscana.it


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Cento per cento di differenziata

Novantasei anime, quarantasei nuclei familiari, cento per cento di raccolta differenziata.




















Tre numeri per fotografare Minazzana, frazione collinare del Comune di Seravezza (LU), protagonista negli ultimi sei mesi di un inatteso quanto positivo exploit: la perfezione nel conferimento dei rifiuti. Lo ha certificato Ersu (la società consortile che gestisce il servizio di raccolta)  e l’Amministrazione comunale ha sottolineato la circostanza tributando un doveroso plauso alla piccola comunità paesana. Nei giorni scorsi in consiglio comunale due rappresentanti della virtuosa frazione seravezzina hanno ritirato dalle mani del sindaco Riccardo Tarabella una targa di ringraziamento per l’impegno profuso dal paese nella raccolta differenziata.
Ersu ha compiuto un monitoraggio per verificare il livello di accuratezza nel conferimento dei rifiuti in alcune zone del Comune. A Minazzana in sei mesi non sono state riscontrate sbavature. Cioè, ogni singolo utente ha sempre conferito correttamente le diverse frazioni di rifiuto (il vetro con il vetro, la plastica con la plastica, l’organico con l’organico e così via). Nessuna commistione fra materiali diversi. Mai un errore. Impegno e attenzione sempre al massimo.
«L’esempio di Minazzana è significativo perché ci fa capire, a noi amministratori e a tutti i cittadini di Seravezza, che raggiungere certi obiettivi non è impossibile e che con impegno e perseveranza possiamo migliorare ulteriormente i già ottimi risultati conseguiti a livello comunale», dice l’assessore all’ambiente Dino Vené. «I residenti di Minazzana hanno compiuto qualcosa di veramente eccezionale, che merita di essere rimarcato pubblicamente. Un impegno dei singoli che va a vantaggio della collettività. Un comportamento eticamente giusto che produce anche un risparmio economico e positivi riflessi ambientali».
I portavoce di Minazzana intervenuti in consiglio comunale per ritirare il riconoscimento hanno donato al sindaco il calendario 2020 realizzato dalla Pubblica Assistenza del paese. Una pubblicazione semplice ma speciale, con tante belle foto del borgo e dei monti circostanti e, soprattutto, con il calendario della raccolta differenziata in bella evidenza, affinché in ogni famiglia si sappia giorno per giorno cosa e come conferire attraverso il porta a porta.
Il Comune di Seravezza ha ottenuto nel 2015 il riconoscimento di Comune più Virtuoso d’Italia. La percentuale di raccolta differenziata si attestava all’epoca intorno al 70%. L’Amministrazione ha esteso il porta a porta a tutto il territorio comunale, inclusa l’area collinare in cui si trova il paese di Minazzana, ha avviato una serrata lotta all’abbandono dei rifiuti anche con l’utilizzo di telecamere mobili ed ha introdotto il conferimento premiante, meccanismo che prevede sensibili sconti sulla Tari per i cittadini che conferiscono i materiali differenziati direttamente ai centri di raccolta. La differenziata ha raggiunto nell’anno in corso l’82,2% (dato ufficiale pubblicato sul sito web Ersu). La più recente proiezione indica tuttavia che a fine anno sarà abbattuta la soglia dell’84%.
fonte: https://comunivirtuosi.org

Raccolta domiciliare degli oli esausti, il progetto pilota a Pordenone

Conoe e Utilitalia lanciano l’iniziativa finalizzata a testare differenti modalità di raccolta degli oli vegetali presso le famiglie e verificare quella più efficiente. Si inizia da Pordenone per continuare in altre sei provincie dell’Italia Centro Nord




Parte dalla provincia di Pordenone il nuovo esperimento dell’economia circolare italiana. Il territorio è stato scelto infatti per avviare un progetto pilota dedicato alla raccolta domiciliare degli oli vegetali esausti da destinare alla produzione di biodiesel. L’iniziativa, avviata dal Conoe – Consorzio nazionale di raccolta e trattamento degli oli e dei grassi vegetali ed animali esausti – e promossa da Utilitalia – la Federazione delle imprese dei servizi idrici, energetici e ambientali – è in realtà solo il primo passo di una strategia più ampia.

Il piano prevede, infatti, la sperimentazione di differenti modalità di raccolta degli oli vegetali presso le famiglie al fine di individuare quella più efficiente. Per questo motivo, nei prossimi mesi saranno lanciati progetti simili in altre sei province del Centro-Nord, sperimentando quattro diverse tipologie di raccolta: contenitori riutilizzabili, contenitori usa e getta, raccolta presso condomini e stazioni ecologiche itineranti (servizio ecomobile).

A Pordenone e in tutto il bacino dei Comuni gestiti da GEA – Gestioni Ecologiche e Ambientali SpA – è previsto il potenziamento dei contenitori stradali esistenti (chiamati “Olivie”) da 200 litri, per portare il conferimento di tale rifiuto a 2 kg per abitante, a fronte degli attuali 0,58: un obiettivo importante che promuove la crescita dell’economia circolare e scongiura impatti dannosi sull’ambiente e sulla salute.

Basta infatti un chilo di olio vegetale esausto a inquinare una superficie d’acqua di 1.000 metri quadrati, perché impedisce l’ossigenazione compromettendo l’esistenza della flora e della fauna sottostanti; se invece smaltiti nella rete fognaria, come spesso avviene nell’utilizzo domestico, gli oli vegetali esausti pregiudicano il buon funzionamento della rete stessa intasando condutture e depuratori: la depurazione delle acque inquinate da questo rifiuto richiede costi quantificabili in 1,10 euro al chilogrammo.

“L’accordo siglato oggi a Pordenone è il primo passo per un impegno concreto di tutti i soggetti coinvolti nella filiera del recupero degli oli vegetali esausti, primo fra tutti il CONOE – ha dichiarato il Presidente del Consorzio, Tommaso Campanile – che sarà seguito da progetti specifici di recupero sistematico degli oli alimentari esausti in altre importanti città italiane. Gli oli vegetali esausti rappresentano una enorme risorsa se oggetto di pratiche di recupero corrette, consapevoli e costruttive. È un dovere prioritario procedere a costruire intorno a questa tematica una coscienza collettiva improntata ai principi della salvaguardia ambientale che inizia, in prima battuta, con la sottrazione di questo rifiuto a pericolose pratiche di dismissione incontrollata per arrivare ad una riconversione in biodiesel, con conseguenze positive in termini di emissioni di gas serra”.

“La Direttiva 2009/28/CE – ha spiegato il Vice Presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini – ha fissato un obiettivo al 2020 pari al 10% di fonti rinnovabili nel settore dei trasporti. L’Italia ha messo in campo misure incentivanti per la produzione di biodiesel da oli vegetali, premiando in misura sensibilmente maggiore le produzioni a partire da rifiuti: il progetto pilota va esattamente in questa direzione. Le nostre aziende sono già pronte alla sfida e abbiamo esempi virtuosi che aspettano solo di essere replicati su scala nazionale. Come sistema siamo impegnati anche nel campo della produzione del biometano da rifiuti, a dimostrazione del ruolo fondamentale di questo settore nella transizione energetica”.

fonte: www.rinnovabili.it

Alea Ambiente: dopo un mese di avvio tocca 80% raccolta differenziata

Paolo Contò: Dopo tanta fatica arrivano i risultati! Alea Ambiente dopo un mese di avvio tocca 80% raccolta differenziata e riduce di 50k tonn anno a incenerimento


fonte: 
 

Ato Toscana Costa punta al 71 per cento di differenziata

Rifiuti, grazie ai nuovi progetti finanziati l’Ato Toscana Costa punta al 71% di differenziata
Finanziati 13 interventi con 5 milioni di euro, che si sommano ai 12 milioni di euro del 2018














Secondo gli ultimi dati certificati disponibili (anno 2017) nei Comuni che compongono l’Ato Toscana Costa – ovvero quelli delle province di Livorno (esclusi i Comuni di Campiglia Marittima, Castagneto Carducci, Piombino, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto), Lucca, Massa Carrara e Pisa – il dato medio della raccolta differenziata dei rifiuti è fermo al 58,64%, ancora distante rispetto al target del 65% stabilito dalla normativa nazionale per il 2012, sebbene il dato sia più alto della media toscana (53,9%); la rotta per migliorare ulteriormente è però già stata tracciata, e punta al 71,8%.


L’Ato ha infatti approvato la graduatoria dei nuovi finanziamenti erogati dalla Regione Toscana per l’incremento della raccolta differenziata: si tratta di 13 progetti per un finanziamento complessivo di circa 5 milioni di euro (pari al 47% dei costi d’investimento previsti), proposti dai Comuni di Porto Azzurro, Monteverdi Marittimo, Camaiore e Altopascio, oltre che da Rea spa, Asmiu, Ascit spa, Aamps spa e Geofor spa.


«Tali progetti – spiegano dall’Ato – riguardano in particolare l’introduzione ed il miglioramento delle raccolte differenziate porta a porta, di prossimità e con cassonetti ad accesso controllato, anche tramite tariffa puntuale, e la realizzazione di nuovi centri di raccolta o il potenziamento di quelli esistenti». Con l’attivazione di tutti i progetti approvati, sia quelli appena finanziati che quelli finanziati nel 2018 per ulteriori 12 milioni di euro, l’Autorità d’ambito prevede di raggiungere «il 71,8% di raccolta differenziata a livello di area vasta». Spetterà all’Ato – ovvero ai Comuni che lo compongono, in definitiva – il controllo e il monitoraggio per la corretta esecuzione dei progetti.


Senza dimenticare che, oltre al quantitativo di rifiuti intercettati dalla raccolta differenziata, sarà necessario incrementare anche la qualità di quanto raccolto e l’infrastruttura industriale per la conseguente gestione e valorizzazione: la differenziata è infatti un necessario passaggio intermedio, ma il fine ultimo è l’effettivo riciclo e re-immissione sul mercato dei rifiuti separati dai cittadini.

fonte: www.greenreport.it

Confronto costi di gestione Rifiuti Urbani Emilia-Romagna 2017-2018


In tutti i Comuni regionali il Porta a Porta con Tariffa Puntuale risulta avere il minor costo sia per abitante residente che equivalente

Confronto costi di gestione Rifiuti Urbani Emilia-Romagna 2017-2018

fonte: https://rifiutizeroer.blogspot.com

Forli Rifiuti, Alea dà i dati del primo mese: "Secco calato più della metà"

Rifiuti, Alea dà i dati del primo mese: "Secco calato più della metà"
Diminuzione del rifiuto secco e aumento della raccolta differenziata. E' il trend che viene individuato da Alea a un mese dall’avvio del sistema porta a porta con tariffa puntuale













Rifiuti, Alea dà i dati del primo mese: "Secco calato più della metà"
Diminuzione del rifiuto secco e aumento della raccolta differenziata. E' il trend che viene individuato da Alea a un mese dall’avvio del sistema porta a porta con tariffa puntuale. Secondo Alea, si sarebbe verificato un alo significativo del secco residuo rispetto alla media dei primi 8 mesi, - 55% (in termini assoluti 270 tonnellate in meno in un mese). I Comuni partiti il 3 settembre sono Castrocaro Terme e Terra del Sole, Modigliana, Dovadola, Rocca San Casciano, Tredozio, Portico e San Benedetto e sono oltre 8mila le utenze interessate in questo primo mese dalla nuova raccolta differenziata.
“L’andamento positivo, rispetto la media dei primi otto mesi, si registra anche nelle altre frazioni: la raccolta degli imballaggi leggeri cresce del +22%; il vetro registra un +5%. Da segnalare anche l’aumento medio di conferimenti presso gli Ecocentri rispetto ai primi 8 mesi, pari a +32%, e una proporzionale crescita di aumento di utenti che hanno conferito (+40%). Aumenta sensibilmente, inoltre, la percentuale di umido rispetto alla media dei primi 8 mesi pari a +123%”, sempre la nota di Alea.
“I dati sono confortanti e confermano l’efficacia del modello che Alea Ambiente, azienda nata pochi mesi fa, ha introdotto nei primi sei comuni del forlivese partiti con il Porta a Porta a Tariffa Puntuale – dichiara il Direttore di Alea Ambiente, Paolo Contò – Un ringraziamento è rivolto sicuramente a tutti quei cittadini che si stanno impegnando a differenziare correttamente, dimostrando così di voler contribuire alla tutela dell’ambiente, dimostrandolo con fatti concreti. Siamo tutti consci che il porta a porta rappresenta per molti una nuova “cultura” di gestione dei rifiuti, è necessario del tempo per prendere familiarità col sistema che poi diventerà una abitudine quotidiana".
Un altro numero importante è l'aumento delle richieste di compostaggio: +122%; il direttore di Alea Ambiente, Contò sottolinea come “in linea con la filosofia del modello di raccolta differenziata e con le prospettive dell’economia circolare, Alea Ambiente ha sempre incoraggiato l’uso del compostaggio domestico attraverso il composter, fornito gratuitamente dall’azienda, oppure con metodi naturali. Tant’è che abbiamo proposto ai comuni soci che dovranno adottare il regolamento tariffario una riduzione sulla quota variabile della Tariffa per chi fa compostaggio domestico - e chiude Contò - Infine, un altro dato positivo, grazie al lavoro svolto capillarmente sul territorio durante il censimento delle utenze, è che sono stati aperti più di 800 nuovi contratti, rispetto al numero di partenza".

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fonte: https://www.forlitoday.it

A CAPANNORI STRADE IN PLASTICA RICICLATA: IL COMUNE VUOLE DARE IL VIA ALLA SPERIMENTAZIONE

La plastica riciclata dai cittadini capannoresi potrebbe presto essere impiegata per produrre uno speciale asfalto ecologico, più resistente di quello tradizionale, da utilizzarsi sulle strade del territorio. È il progetto che l’amministrazione Menesini sta portando avanti assieme all’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria. Un progetto pilota che vederebbe Capannori essere la prima città in Italia a dare il via a una sperimentazione di questo tipo, finora attuata in alcune capitali mondiali come Londra.




L’idea potrebbe concretizzarsi presto. Il progetto, denominato Source-separated Collection For Climate change adaptation & mitigation through intelligent recycling «C4C», è giunto alla fase finale della selezione per essere finanziato nell’ambito del Programma di cooperazione transfrontaliera ENI - CBC   “Mediterranean Sea Basin” (2014-2020) dell’Unione Europea. Nel caso che l’esito sia positivo, è pronto a essere attivato a inizio del 2019.

“Siamo pronti a dare il via a questo progetto che unisce il tema dell’economia circolare a quello della sicurezza e delle manutenzioni stradali – commenta il sindaco, Luca Menesini -. Un asfalto più duraturo e prodotto con materiali di scarto a ‘chilometri zero’ ridurrebbe i costi di intervento e renderebbe meno frequenti le manutenzioni, con importanti benefici. Vogliamo profondamente attuare questa sperimentazione nella città di Capannori, forti dell’eccellente esperienza dei ‘Rifiuti Zero’, di cui questo progetto rappresenta un’evoluta estensione. Per mettere a disposizione dei cittadini questa innovazione sono necessarie competenze e professionalità molto specifiche che solo grazie a programmi europei, che portano risorse, strategie e azioni congiunte possiamo attuare. Ringrazio quindi i nostri partner per l’importante lavoro che stiamo compiendo”.
È già stata individuata la strada del territorio comunale di Capannori dove sarà sperimentato l’eco-asfalto: un tratto di via di Carraia. Questa è tra le viabilità comunali più transitate, perché è utilizzata non solo dai residenti ma anche per l’attraversamento del territorio e per accedere ad alcune attività produttive. Per questo è spesso interessata da interventi di manutenzione. L’asfalto ecologico che si vuole sperimentare ha la particolarità di utilizzare materie plastiche provenienti dalla raccolta “porta a porta” di Capannori. Una bottiglietta che un cittadino getta nell’apposito bidoncino potrebbe quindi trasformarsi in una risorsa a disposizione di tutti.
L’eco-asfalto, essendo composto in parte da materiale plastico, è inoltre più resistente all’usura rispetto a quello di tipo tradizionale. Per lo stesso motivo relativo alla sua composizione fa un minor uso di petrolio e quindi è più rispettoso dell’ambiente. 
Il progetto «C4C», vede capofila l’Università di Reggio Calabria e ha fra i partner, oltre al Comune di Capannori, Al Manar University Of Tripoli (Libano) - Faculty of Engineering, IT & Maritime Studies, Arab Academy for Science & Technology & Maritime Transport di Alessandria d’Egitto (Egitto), Research Business Association Technological Construction Center of Murcia Region (Spagna), Città di Reggio Calabria - Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, delle Infrastrutture e dell'Energia Sostenibile,  ARPAT-Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, Ayuntamiento de Alcantarilla, Comune di Motta San Giovanni (Reggio Calabria), Zero Waste Italy e Municipality of Tripoli (Libano).
fonte: http://www.comune.capannori.lu.it

Petrosino. Droni, transponder, spot e una RD da primato

















Petrosino. Un piccolo Comune costiero della provincia di Trapani di poco più di 8000 abitanti. Da poco ha implementato, con l’assistenza tecnica di ESPER,  un nuovo servizio di raccolta che ha portato il Comune da un sostanziale 0% di raccolta differenziata ad un 80% con una crescita costante.
Ne parliamo con il Sindaco Gaspare Giacalone
Sindaco, come sta andando il nuovo servizio di raccolta rifiuti a Petrosino?
Gradualmente negli ultimi mesi abbiamo iniziato questa nostra rivoluzione implementando quello che è un servizio fortemente innovativo. Per la nostra comunità, nel profondo Sud, rappresenta un cambiamento molto forte. Ricordo che la nostra esperienza va inquadrata nella realtà siciliana che vive costantemente in emergenza. Le cose che in altre parti del mondo appaiono normali, da noi diventano un po’ più che straordinarie. Fatta questa premessa, seguendo il progetto redatto da ESPER, abbiamo esteso il porta a porta a tutto il territorio comunale ed è iniziata una raccolta differenziata spinta. Ho preso un Comune che aveva completamente abbandonato la raccolta differenziata registrando un non proprio virtuoso 0%, oggi abbiamo raggiunto quota 80%, in pochissimo tempo. Quindi abbiamo raggiunto risultati straordinari con una crescita costante, grazie anche ad un’azione di comunicazione continua e, aggiungo, ad un’azione di repressione piuttosto forte.
Quando parla di repressione immagino si riferisca all’azione forte che la sua amministrazione sta portando avanti contro gli abbandoni.
Sì. da quando sono sindaco abbiamo sempre cercato di intervenire su questo problema. In Sicilia, e in buona parte del meridione, c’è la cattiva abitudine di abbandonare i rifiuti un po’ ovunque. E su questo noi abbiamo deciso di intervenire con risolutezza in maniera quotidiana. In particolare, oltre all’uso già sperimentato in passato delle telecamere e all’azione di squadre di vigili urbani che, accompagnati dagli operatori, vanno ad aprire i sacchetti abbandonati individuandone la provenienza ed andando a sanzionare i responsabili, secondo legge, quest’ anno abbiamo modificato il regolamento della videosorveglianza ed abbiamo dato il via ad un nuovo progetto sperimentale con l’utilizzo di un drone. Con scrupolo e nel rispetto totale della normativa, andremo davvero a dare battaglia a chi abbandona i rifiuti.
Io sono comunque soddisfatto: il mio Comune è pulito. Ma è una di quelle conquiste che vanno difese. Non abbassiamo la guardia e continuiamo quotidianamente a lavorare su questo fronte. Proprio in questi giorni abbiamo diffuso un video  che nel giro di 24 ore ha ricevuto migliaia di visualizzazioni. È uno spot contro gli abbandoni. Forte, provocatorio, ma anche ironico e divertente. Abbiamo scelto di dedicare una parte della nostra comunicazione istituzionale alla lotta contro gli abbandoni, cercando per una volta di far apparire chi ha questi comportamenti incivili non come il furbetto di turno, magari da guardare con un sorriso di comprensione, ma come un idiota da mettere in ridicolo.
Ci parlava di droni. Che ruolo riveste la tecnologia nel nuovo servizio?
Abbiamo dotato tutti i contenitori distribuiti alle utenze domestiche e commerciali di trasponder che ne permettono l’identificazione nel momento della raccolta, per monitorare il numero di svuotamenti relativo ad ogni contenitore.
Ma voglio essere chiaro: la filosofia non è quella del controllo da parte della Amministrazione.
Fino ad ora ho parlato delle politiche repressive e degli strumenti che abbiamo implementato per perseguire chi trasgredisce le norme. Ma quello che ci interessa è un meccanismo premiale, perché vogliamo che quei cittadini che gestiscono al meglio i propri rifiuti, siano premiati. Non solo, ma il piano redatto con la collaborazione di ESPER, prevede premialità non solo per i cittadini, ma anche per gli operatori e perfino per l’impresa che con noi collabora sul rinnovato servizio di raccolta rifiuti. L’obiettivo finale è quello di attivare ad una tassazione puntuale, parametrando la bolletta TARI sulla reale produzione di rifiuti di ogni utenza.
La raccolta a Petrosino però non è solo porta a porta: ci sono forme di flessibilità come le Isole Ecologiche. Come vengono utilizzate?
Abbiamo già un’isola ecologica che è abbastanza attrezzata e devo dire piuttosto moderna nel concetto e nelle forme di recepimento dei rifiuti. Tuttavia questo non è il nostro punto di arrivo: il punto d’arrivo è un ecocentro. Anche in questo caso stiamo parlando di un concetto comune in altre parti d’Italia, mentre in Sicilia il nostro sarà probabilmente il primo o quantomeno tra i primi ad essere costruito. Abbiamo presentato un progetto bellissimo che è stato già non solo approvato dalla Regione Sicilia, ma già finanziato. Sarà un posto accogliente per i cittadini e per i loro rifiuti.
“Un posto per ogni cosa” questo è il nostro motto
Un motto ed un’azione che hanno portato a risultati di eccellenza assoluta!
La bellissima notizia di oggi è che il Comune di Petrosino ha raggiunto l’80% di raccolta differenziata! Lo abbiamo fatto in piena estate quando la popolazione presente sul territorio comunale aumenta di altre 3 mila unità e quando nel resto della Sicilia si parla di emergenza rifiuti. È questo il risultato di un grande lavoro di prevenzione, informazione e repressione che ha portato velocemente a raggiungere risultati straordinari. Campagna di sensibilizzazione, distribuzione di nuovi contenitori, nuovo calendario per la raccolta, sistema di video sorveglianza, uso del drone con perlustrazione aerea, appostamenti dei vigili urbani. E poi, parafrasando il nostro video spot, abbiamo fatto la festa ad oltre 100 simpaticoni con multe salatissime per chi butta rifiuti fuori dai luoghi, dagli orari e dagli appositi contenitori. Petrosino: buone pratiche e risultati eccellenti!



fonte: http://esper.it

Rifiuti di Roma, Montanari: 'Avanti senza discarica, ad ottobre si sblocca la nuova impiantistica'

L'assessora all'Ambiente di Roma: "Continuiamo a lavorare per le fabbriche dei materiali quale soluzione per raggiungere gli obiettivi al 2021: estensione del porta a porta in tutti i municipi, il 70% di differenziata e la diminuzione della la spazzatura complessiva di Roma di 200mila tonnellate"






Nella difficile situazione che Roma sta vivendo sul fronte dei rifiuti, l'amministrazione Raggi decide di andare avanti per la sua strada e proseguire con la strategia Rifiuti Zero, rinunciando a qualsiasi ipotesi di nuova discarica – neppure una momentanea discarica di servizio come auspicato dalla Regione Lazio – e puntando sulla massimizzazione della raccolta differenziata attraverso la diffusione del porta a porta e sulla nuova impiantistica, che a breve dovrebbe ricevere il via libera. Abbiamo raggiunto per telefono l'assessora all'Ambiente Pinuccia Montanari.

Assessora conferma che l'ipotesi di una discarica è esclusa?
Per la discarica a Roma non ci sono siti disponibili. E poi la città ha già dato su questo fronte, per cui continuiamo a lavorare per le fabbriche dei materiali quale soluzione per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissi al 2021, che sono l'estensione del nuovo modello di raccolta porta a porta in tutti i municipi, il 70% di differenziata e la diminuzione della la spazzatura complessiva di Roma di 200mila tonnellate.

Un impianto di recupero di materia dal rifiuto residuo (RUR), detto volgarmente Fabbrica dei Materiali, costituisce il mezzo migliore per evitare di ricorrere a discariche, gassificatori e inceneritori. Come ci spiegava qualche anno fa Enzo Favoino proprio a proposito di Roma e del Lazio, questo impianto è costituito da due sezioni parallele di trattamento: in una viene lavorata la frazione residua (sottovaglio) che contiene ancora componenti fermentescibili. Questa viene resa “inerte” attraverso un processo di “stabilizzazione” (del tutto analogo al compostaggio) in modo da minimizzarne gli impatti relativi alla collocazione a discarica. Nell’altra sezione (che tratta il sopravvallo) viene fatto invece il recupero dei materiali, attraverso una combinazione di varie separazioni sequenziali (ad esempio separatori balistici, magnetici, lettori ottici) analogamente a quanto avviene nelle piattaforme di selezione dei materiali da raccolta differenziata.

A proposito delle fabbriche dei materiali, lei ha detto che per i primi impianti state per depositare gli atti in giunta. Che tempi ci sono?
Guardi si tratta del piano industriale di Ama che è pronto ed è già stato discusso con la commissione ambiente. Lo presenteremo prima alla sindaca e poi alla maggiornza e poi si potrà partire. Io credo che ottobre al'incirca sarà il mese decisivo.

Da quali impianti si partirà?
In sostanza faremo così. Abbiamo i due impianti per l'organico che sono già stati depositati in Regione e sono in attesa di VIA. Contemporanemante Ama sta lavorando al piano industriale suddetto che partirà dall'intercettazione di frazioni importanti come ingombranti, materassi, raee e altri, che possono creare un mercato interessante. Stiamo cercando di dedicarci a tutte le filiere.

Per quanto riguarda i due impianti di tmb, Salario e Rocca Cencia, quale sarà il loro futuro?
Sempre secondo il piano Ama l'obiettivo è quello di renderli più efficienti e trasformarne almeno uno dei due in fabbrica di materiali e sarà Rocca Cencia quasi sicuramente, mentre per il Salario è prevista la chiusura delle attività nel 2019. Ma anche a questo proposito io ribadisco che il nostro obiettivo fondmentale è quello del 2021. Gli obiettivi intermedi sono più obiettivi da cronoprogramma, quello su cui dobbiamo misurarci è l'obiettivo ultimo e fino ad ora devo dire che Ama è in linea con la tabella di marcia.

A proposito del decentramento dell'azienda, può spiegare meglio in cosa consisterà?
Si tratta proprio di un nuovo modello gestionale, che è stato già testato, e che consiste nel collocare una struttura di Ama in ogni municipio, che effettuerà tutte le attività di gestione della raccolta rifiuti e dello spazzamento stradale relative a quel territorio in maniera più controllata. Questo consentirà anche ai lavoratori di svolgere le proprie mansioni facendo riferimento unicamente alla struttura del loro municipio.


fonte: www.ecodallecitta.it

Vi spiego il modello Forlì: produce la metà dei rifiuti

L’intervista al direttore generale di Alea Ambiente, la società pubblica per la raccolta, che ha spezzato il monopolio Hera





















È il modello Forlì, quello che tutti vogliono copiare. Dove la raccolta dei rifiuti è separata dallo smaltimento e affidata ad una società pubblica. Quella fondata dai 13 comuni del forlivese si chiama Alea Ambiente e ha mutuato dalla sua gemella trevigiana, Contarina Spa, le pratiche più virtuose d'Italia: raccolta porta a porta, cassonetti personali per gli utenti e una tariffa che varia in base all'indifferenziata prodotta. Un sistema che, rispetto al precedente, assicura il direttore generale di Alea Paolo Contò, 54 anni, di Treviso, «manda in smaltimento la metà dei rifiuti».

Direttore, quando nasce Alea Ambiente?
«La costituzione, ossia l’atto dal notaio, è stato fatto il 6 giugno 2017, circa un anno fa, ma era una società solo sulla carta che aveva bisogno di tutto, anche della concessione del servizio pubblico da parte dell'autorità preposta. E quindi, per prima cosa, abbiamo lavorato per ottenere l'affidamento del servizio nei 13 Comuni che avevano scelto questa forma di gestione, ossia quello di una società pubblica. Dal primo gennaio è diventata operativa».

Come si è arrivati alla costituzione dell’in-house?
«Negli anni precedenti ci sono stati dei provvedimenti dell’autorità che hanno portato all'identificazione del bacino, distinguendolo da quello precedente dove operava Hera. Si tratta di un'area di 1.000 km quadrati, abitata da 183 mila persone, tutti i comuni forlivesi ad eccezione di Premilcuore e Santa Sofia. Successivamente è stato presentato un progetto per il servizio, fatto dall'azienda per l'ambiente trevigiana Contarina. Ottenuta la concessione del servizio ad ottobre, ci siamo poi preparati di corsa all'avvio dell'attività il 2 gennaio».

Qual è il vostro rapporto con Contarina?
«C'è un accordo di cooperazione, ovvero un accordo di diritto pubblico, che generalmente coinvolge gli enti e cioè, in questo caso, l'unione dei comuni del forlivese e l'ente pubblico proprietario di Contarina. Nell'accordo i due enti hanno coinvolto le società figlie. Nell'interesse pubblico che perseguono, le società collaborano tra di loro, mettendosi reciprocamente a disposizione. Non è un rapporto commerciale. Le due società non hanno finalità di utili. Alea ha persino il divieto di fare dividendi per statuto».

Cos'è, quindi, il modello Forlì?
«È un sistema dove la raccolta è separata dallo smaltimento. I due interessi sono distinti. Alea fa solo la raccolta, differenziata in particolare, altre società si occupano dello smaltimento. Una delle motivazioni dei soci era sciogliere quel legame, caratterizzato da due interessi contrapposti. Da una parte chi raccoglie tende a diminuire il rifiuto, dall'altra chi smaltisce tende ad alimentare i propri impianti. In questo senso si può parlare di modello Forlì. Il modello dei servizi, invece, è stato mutuato dall'esperienza di Treviso».

Cioè?
«Abbiamo da 18 anni a Treviso la tariffa puntuale, legata al rifiuto indifferenziato prodotto dall'utente. Nella raccolta porta a porta, ogni utente ha il suo contenitore con microchip che assicura la misurazione automatica delle quantità prodotte. La vecchia tassa è stata sostituita da una nuova tariffa, composta da una quota fissa per servizi come lo spazzamento o le pulizie che riguardano il territorio e una quota, quella più importante, che dipende dalla quantità di indifferenziata prodotta. Gli utenti, cittadini o aziende che siano, saranno, quindi, stimolati al comportamento virtuoso. È un sistema indicato nel contratto di Governo come modello. Motivo per cui io da trevigiano sono stato chiamato a portarlo a regime industriale a Forlì».

Questo sistema di raccolta è meno costoso del precedente?
«La raccolta in senso stretto costa di più, perché ha bisogno di più persone, e quindi, di più mezzi perché raggiunge tutte le abitazioni della città. Costa meno come smaltimento perché va a minimizzare la quantità di rifiuti indifferenziati prodotti. Addirittura qui a Forlì è previsto meno della metà dei costi, una riduzione drastica. A Treviso siamo ad un terzo rispetto al precedente. Complessivamente i costi tra raccolta, trasporto, smaltimento e gestione sono più che concorrenziali rispetto ai precedenti. C'è un vantaggio economico per il cittadino, non solo per l’ambiente».

Ma un bilancio dei costi di Alea non è prematuro?
«I costi sono tutti identificati nel progetto presentato, nel piano industriale e anche nel contratto di servizio. Le autorità per darci l'affidamento in-house hanno avuto l'obbligo di verificare che fosse conveniente al cittadino, sia per qualità che dal punto di vista economico».

E quanto costa al cittadino?
«I cittadini fanno la loro tariffa. Più riciclano, meno indifferenziato producono, meno pagano. Diventano in questo modo attori del costo complessivo, oltre a quello proprio. Differenziando di più, inoltre, si ottengono quantità maggiori di riciclabile che possono essere vendute, anche perché con la raccolta domiciliare aumenta la qualità e si riducono gli scarti. Oggi abbiamo tariffe diverse per tutti i 13 comuni. In media nel bacino, la previsione è di un costo di 135 euro ad abitante, sempre che non vengano richiesti servizi straordinari di spazzamento. Forlì dovrebbe essere 170».

Secondo l’annuale rapporto Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale dell’Emilia-Romagna, nel 2016 una tonnellata di spazzatura raccolta e smaltita a Bologna è costata 16,43 centesimi, Forlì riesce a fare meglio?
«Il costo a tonnellata è un’unità di misura criticabile, perché fa sembrare basso il costo di chi produce tanti rifiuti. In realtà, quello che a noi interessa è la cifra che gli abitanti pagano all'anno e non il costo dei rifiuti al chilo».

La gestione dei rifiuti, secondo lei, è un business redditizio?
«Nell'immaginario collettivo ha la nomea di utilità elevata. Questo però avviene soprattutto nel trattamento. Chi gestisce gli impianti, e sono pochi operatori, ha una posizione dominante e i prezzi possono essere tenuti a una marginalità maggiore. Gli operatori che fanno solo raccolta, invece, non hanno molti margini, anche perché impiegano più risorse tra uomini e mezzi».

fonte: https://incronaca.unibo.it/

Rifiuti, la raccolta differenziata porta a porta costa oltre il doppio rispetto a quella stradale

In totale i costi operativi diretti sono passati da 2,6 miliardi di euro del 2007 a 3,4 miliardi di euro nel 2016























Tenere pulita casa propria costa, e lo stesso vale per una città: a maggior ragione se le operazioni di “pulizia” si fanno via via più articolate. Lo studio annuale sulla raccolta differenziata italiana sviluppato da Utilitalia (la Federazione che riunisce le aziende operanti nei servizi pubblici dell’acqua, dell’ambiente, dell’energia elettrica e del gas) in collaborazione con Bain & Company Italy dà un’immagine precisa di questi costi: da un lato la raccolta differenziata per la prima volta in Italia ha superato (nel 2016) il 50% del totale della produzione rifiuti, con un incremento di quasi 4 milioni di tonnellate negli ultimi 5 anni. Dall’altro lato, a fronte di questo incremento i costi operativi diretti della raccolta sono passati da 2,6 miliardi di euro del 2007 a 3,4 miliardi di euro nel 2016, per un valore medio unitario per singola tonnellata che oggi ammonta a 126 euro a tonnellata. E se il sistema di raccolta stradale rappresenta ancora il 62% dei volumi, la modalità porta a porta è ormai al 38%, con un aumento del 12% dal 2007 ad oggi.

Com’è collegato questo andamento con quello dei costi? L’aumento della raccolta differenziata porta a porta «è particolarmente rilevante – ricapitolano da Utilitalia – per comprendere le dinamiche di evoluzione dei costi. Questo sistema di raccolta infatti si conferma molto più oneroso rispetto a quello stradale: il porta-a-porta si attesta a 190 euro a tonnellata contro i 74 euro a tonnellata dello stradale (ovvero la raccolta differenziata da campane e cassonetti filo strada, ndr). Il costo medio della raccolta differenziata è di 126 euro per tonnellata. Si tratta di un valore che cambia molto a seconda delle diverse categorie merceologiche: si passa dai 321 euro della plastica (qui è disponibile l’approfondimento condotto l’anno scorso su questa frazione merceologica, ndr) ai 191 della carta, dai 148 della frazione organica ai 90 del rifiuto residuo». Non è una sorpresa: il porta a porta abbisogna di maggiori mezzi e di un più ampio numero di lavoratori (creando dunque occupazione), che naturalmente vanno pagati. A sorprendere sono piuttosto le promesse di molti amministratori pubblici, che promettono al contempo elevate percentuali di raccolta differenziata, magari da raggiungersi col 100% di raccolta porta a porta, e Tari in calo per tutti.

Secondo quanto riporta l’analisi, in ogni caso «l’incremento dei costi è stato mantenuto a livelli inferiori rispetto ad una loro evoluzione inerziale, con un efficientamento complessivo a livello di sistema superiore ai 400 milioni di euro all’anno». Sono gli obiettivi ambientali che si fanno – giustamente – di anno in anno più sfidanti: il nuovo pacchetto normativo Ue sull’economia circolare che entrerà in vigore dal 4 luglio impone ad esempio che entro il 31 dicembre 2025 almeno il 65% in peso dei rifiuti da imballaggio debba essere riciclato (riciclato e non differenziato, il primo è il fine mentre la raccolta differenziata porta a porta o meno è un mezzo per raggiungerlo). Uno sforzo comune che non fa bene “solo” all’ambiente ma anche alla nostra economia: come ricorda oggi infatti Paola Ficco sul Sole 24 Ore, grazie all’applicazione dell’intero pacchetto normativo, secondo «la Commissione europea nel 2025 il risparmio di materie prime per l’industria europea potrebbe essere di circa 400 miliardi di euro (il 14% a parità di produzione) e 12 miliardi di euro per l’Italia».

Per raggiungere questi guadagni la collettività deve però sopportare alcuni costi, come nel caso della Tari con cui si finanziano i servizi di igiene urbana. E il rapporto Utilitalia ne dà ampio conto: il campione nello studio è pari a oltre 180 Comuni, rappresentativi del 29% del totale dei rifiuti urbani prodotti, con una copertura geografica che va da nord a sud del Paese.

Proprio partendo da questo ampio spettro di dati, il rapporto evidenzia anche una significativa variabilità dei costi sul territorio, con differenze «che possono arrivare anche al 300% a seconda della diversità del contesto – per esempio raccolte più onerose nei grandi centri urbani rispetto ai piccoli Comuni – e del tipo di modelli organizzativi. Guardando alle filiere del trattamento, invece, emerge che solo il 30% del totale dei flussi sono avviati, come prima destinazione, in impianti di proprietà delle stesse aziende che effettuano la raccolta, con un 70% destinato in impianti di terzi».

Perché lo scopo della raccolta differenziata – che sia stradale o porta a porta – è sempre e solo uno: provare a raccogliere i rifiuti che produciamo in categorie omogenee, di qualità sufficientemente elevata per poi avviarle in primis a riciclo. E se non esiste un metodo di raccolta in assoluto migliore rispetto a un altro, dipendendo fortemente dal contesto del territorio locale, è sempre vero che non ha senso fare la raccolta differenziata senza poi re-immettere sul mercato come materie prime seconde i rifiuti raccolti a fronte di costi elevati. Il che significa anche, naturalmente, dotarsi degli impianti industriali (di selezione, di riciclo, di recupero energetico e di smaltimento finale) per gestire questi flussi.

«C’è un crescente impegno delle imprese per il miglioramento qualitativo e quantitativo della raccolta differenziata, per la sostenibilità ambientale – commenta al proposito Filippo Brandolini, vicepresidente di Utilitalia – per la piena attuazione dei principi dell’economia circolare e per la riduzione delle frazioni non utilmente riciclabili. I risultati sono importanti soprattutto proprio nell’ottica del Pacchetto dell’economa circolare che indica target ambiziosi da raggiungere non soltanto con una buona raccolta differenziata ma anche grazie a un adeguato sistema di impianti per il riciclo e recupero. È per questo che continua a preoccupare l’insufficiente dotazione di impianti in alcune aree del Paese, in particolare per la frazione organica».

fonte: www.greenreport.it