Il rapporto annuale con i dati 2018, recentemente pubblicato da Arpa Veneto, conferma che l’impegno delle pubbliche amministrazioni dà risultati anche superiori a quelli previsti e in linea con il Piano regionale.
La produzione è pressoché costante e quella pro capite si avvicina ai 420 kg previsti dagli obiettivi del Piano regionale nonostante il PIL elevato e quasi 70 milioni di presenze turistiche annue.
Interessante è la produzione procapite di rifiuto residuo che, con un valore di 120 kg, si sta avvicinando all’obiettivo del Piano Regionale di 100 kg al 2020. In Veneto ben 399 Comuni su 571 (il 70%) hanno già raggiunto questo obiettivo e in molti casi i quantitativi prodotti sono di molto inferiori. L’impegno dei comuni capoluogo a attuare nuove politiche di gestione costituiranno l’ulteriore spinta per il raggiungimento di questo obiettivo.
La raccolta differenziata continua se pur di poco ad aumentare attestandosi a quota 73,8%, risultato ormai prossimo all’obbiettivo del 76% al 2020 previsto dal Piano.
Anche sotto l’aspetto economico la situazione è positiva con costi per la gestione dei rifiuti urbani che si attestano sui 143 € per abitante, a fronte dei risultati raggiunti e dei servizi resi al territorio. La diffusione di sistemi di tariffazione puntuale garantisce la riduzione della produzione di rifiuti e maggiore qualità delle raccolte differenziate ma è anche un elemento di trasparenze e di contenimento dei costi.
Il raggiungimento di questa situazione di eccellenza e l’attuazione di un modello di economia circolare nella gestione del servizio pubblico sono merito delle scelte di amministratori, gestori del servizio e cittadini, che hanno contribuito quotidianamente alla separazione domestica. Le principali caratteristiche che si riscontrano diffusamente nel territorio regionale, e che per questo possono in un certo senso far pensare ad un modello veneto, si possono identificare in:
capillare diffusione della raccolta separata della frazione organica raccolta secco-umido (oltre il 98% della popolazione);
capillare diffusione della raccolta domiciliare, anche spinta a tutte le frazioni (oltre il 70% della popolazione);
elevata presenza nel territorio di centri di raccolta (413 centri a servizio del 97% degli abitanti) dove si raccolgono oltre 700 mila t di rifiuti;
commisurazione del pagamento del servizio alla quantità di rifiuti prodotti dall’utenza (sistemi di tariffazione puntuale) in buona parte del territorio regionale (43% dei comuni);
sviluppo dell’industria del recupero/riciclo;
elevata diffusione della pratica del compostaggio domestico (attivo nel 92% dei comuni) e di iniziative di riduzione;
gestione prevalentemente pubblica del servizio;
informazione e sensibilizzazione costante dei cittadini (1 €/abitante del costo del servizio è in media dedicato a questa attività);
iniziative di riduzione della produzione, riuso e preparazione per il riutilizzo e la promozione degli acquisti verdi nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende.
La frazione organica raccolta in modo differenziato aumenta e rappresenta il 31% del totale della differenziata. È avviata ad un articolato ed evoluto sistema di impianti di compostaggio e digestione anaerobica permettendo non solo il recupero di materia, con l’ottenimento di compost di qualità, periodicamente controllato da Arpa Veneto, ma anche la produzione di biogas con generazione di energia elettrica, termica, e recentemente anche di biometano utilizzato come combustibile per alimentare gli stessi mezzi di raccolta dell’umido e consentendo una riduzione delle emissioni di CO2.
Le frazioni secche riciclabili raccolte (carta, vetro e imballaggi in plastica e metallo) rappresentano il 38% del rifiuto totale prodotto e sono avviate a impianti di selezione e valorizzazione presenti sul territorio regionale per la produzione di materie prime seconde. In Veneto operano anche numerose aziende che utilizzano questi flussi per la produzione di nuovi prodotti in carta, plastica, metalli e vetro. In questo settore il Veneto è stato e rimane una regione che importa rifiuti recuperabili da destinare ai cicli produttivi in particolare alle filiere di metalli, vetro e plastica selezionata.
Importanti risultano anche l’incentivazione e l’avvio di nuove filiere di recupero di particolari frazioni di rifiuti, ad esempio i prodotti assorbenti con i pannolini che costituiscono fino al 30% del rifiuto secco residuo, oli e tessili. Molto interessante l’esperienza avviata per il recupero della plastica PVC negli ecocentri. Attraverso la formazione degli operatori si procede alla separazione delle plastiche dure in PVC che vengono successivamente avviate ad un impianto che provvede al recupero tramite produzione di nuovo granulo per nuovi manufatti per il settore dell’edilizia.
Ricordiamo, infine, come la promozione degli Acquisti Verdi (GPP) possa fungere da leva per il mercato dei materiali provenienti dal recupero/riciclo dei rifiuti, sensibilizzando enti pubblici e aziende all’utilizzo dei CAM approvati, indirizzandoli verso la green economy.
Rifiuti, grazie ai nuovi progetti finanziati l’Ato Toscana Costa punta al 71% di differenziata
Finanziati 13 interventi con 5 milioni di euro, che si sommano ai 12 milioni di euro del 2018
Secondo gli ultimi dati certificati disponibili (anno 2017) nei Comuni
che compongono l’Ato Toscana Costa – ovvero quelli delle province di
Livorno (esclusi i Comuni di Campiglia Marittima, Castagneto Carducci,
Piombino, San Vincenzo, Sassetta, Suvereto), Lucca, Massa Carrara e Pisa
– il dato medio della raccolta differenziata dei rifiuti è fermo al
58,64%, ancora distante rispetto al target del 65% stabilito dalla
normativa nazionale per il 2012, sebbene il dato sia più alto della
media toscana (53,9%); la rotta per migliorare ulteriormente è però già
stata tracciata, e punta al 71,8%.
L’Ato
ha infatti approvato la graduatoria dei nuovi finanziamenti erogati
dalla Regione Toscana per l’incremento della raccolta differenziata: si
tratta di 13 progetti per un finanziamento complessivo di circa 5
milioni di euro (pari al 47% dei costi d’investimento previsti),
proposti dai Comuni di Porto Azzurro, Monteverdi Marittimo, Camaiore e
Altopascio, oltre che da Rea spa, Asmiu, Ascit spa, Aamps spa e Geofor
spa.
«Tali
progetti – spiegano dall’Ato – riguardano in particolare l’introduzione
ed il miglioramento delle raccolte differenziate porta a porta, di
prossimità e con cassonetti ad accesso controllato, anche tramite
tariffa puntuale, e la realizzazione di nuovi centri di raccolta o il
potenziamento di quelli esistenti». Con l’attivazione di tutti i
progetti approvati, sia quelli appena finanziati che quelli finanziati
nel 2018 per ulteriori 12 milioni di euro, l’Autorità d’ambito prevede
di raggiungere «il 71,8% di raccolta differenziata a livello di area
vasta». Spetterà all’Ato – ovvero ai Comuni che lo compongono, in
definitiva – il controllo e il monitoraggio per la corretta esecuzione
dei progetti.
Senza
dimenticare che, oltre al quantitativo di rifiuti intercettati dalla
raccolta differenziata, sarà necessario incrementare anche la qualità di
quanto raccolto e l’infrastruttura industriale per la conseguente
gestione e valorizzazione: la differenziata è infatti un necessario
passaggio intermedio, ma il fine ultimo è l’effettivo riciclo e
re-immissione sul mercato dei rifiuti separati dai cittadini. fonte: www.greenreport.it
Cambia la normativa di riferimento: oltre ai grandi e piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, sorgenti luminose e schermi, andranno gestiti – ad esempio – fusibili, chiavette usb, spine, morsettiere e prolunghe
Basta un tratto di penna per cambiare intere filiere produttive e di gestione post-consumo, cambiamento che rischia di diventare però drammatico in mancanza della necessaria chiarezza da parte del legislatore. La dimostrazione plastica arriva dal cosiddetto “open scope”, una novità introdotta dal Decreto legislativo 49 del 2014 che diventerà però operativa dal 15 agosto 2018: si tratta dell’estensione della normativa Raee – i rifiuti elettrici ed elettronici – ad una serie di altri prodotti prima non inseriti. Di fatto, l’open scope atteso tra pochi mesi estende la definizione di Aee (apparecchiature elettriche ed elettroniche) ad una serie di altri oggetti che finora non erano considerati. Accanto ai grandi e piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, sorgenti luminose e schermi, andranno così ad affiancarsi – ad esempio – fusibili, chiavette usb, spine, morsettiere e prolunghe.
«Parliamo di tutte le apparecchiature elettriche per le quali la legge non prevede una specifica esclusione – spiega Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, uno dei maggiori consorzi nazionali per la gestione dei rifiuti elettronici – secondo le prime stime si dovrebbe andare verso un raddoppio dei quantitativi di Aee immessi sul mercato. Il che porterà ad un raddoppio anche dei Raee da gestire. Questo, tenendo presente anche che siamo davanti ad una tipologia di rifiuti che cresce con un tasso maggiore rispetto a tutte le altre».
Più in dettaglio, il campo di applicazione della normativa Raee viene esteso andando a interessare oltre 6.000 nuove aziende, che andrebbero ad aggiungersi alle circa 7.000 già oggi interessate dalla normativa Raee. Il principio alla base è sempre lo stesso: chi inquina paga. Ovvero, produttori, importatori e i distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono chiamati a organizzare e finanziare il sistema di raccolta e recupero dei Raee – attraverso i consorzi nazionali dedicati – che derivano dai prodotti immessi sul mercato.
Questo, mentre è necessario tener di conto che l’introduzione dell’open scope si inserisce in un contesto più ampio di novità. «Il nuovo obiettivo europeo per la raccolta dei Raee che prevede entro il 2019 un tasso minimo del 65% del peso medio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti, o in alternativa l’85% dei rifiuti elettronici generati, è un traguardo che attende il sistema Italia. Attualmente ci attestiamo poco sopra il 40%: gli sforzi da parte delle imprese, dei consorzi e dei cittadini dovranno quindi essere intensificati per dare un contributo fattivo alla costruzione di una vera economia circolare, come del resto l’Europa ci indica. Sono nuovi impegni che possono trasformarsi anche in opportunità». Per cogliere le quali servono però norme chiare e, è evidente, disponibilità di impianti sul territorio dedicati a concretizzare l’economia circolare.
Il problema è che, tre anni dopo la pubblicazione del Decreto legislativo 49 del 2014, ancora è in corso un dibattito acceso tra le imprese per comprendere chi e cosa sarà interessato dalla normativa. Eppure non si tratta di un cambiamento da poco. «Con l’open scope – aggiunge Dezio – molti altri prodotti una volta giunti a fine vita dovranno seguire un processo di raccolta differenziata e specifiche operazioni di trattamento come previsto per i Raee. Questo comporta per le imprese produttrici di farsi carico della gestione dei rifiuti che ne deriveranno», ma all’interno della norma «ci sono ancora alcuni punti che necessitano dei chiarimenti. Come serve una più dettagliata definizione delle apparecchiature che rientrano nel campo di applicazione. Sono passaggi indispensabili – conclude Dezio – per dare delle risposte alle moltissime aziende che, in vista del prossimo 15 agosto, necessitano di adeguarsi alla normativa».
Coreve: «Situazione paradossale con possibili problemi di decoro e
ordine pubblico in molte città, Roma compresa». A rischio la gestione di
oltre 27mila tonnellate di materiali
«Il recupero e riciclo della raccolta di rifiuti di imballaggi in
vetro nella città di Roma e in molte aree del Centro–Sud rischia di
entrare in crisi – dettaglia Franco Grisan, Presidente Coreve –
L’aumento della raccolta delle aree in ritardo, l’estate calda e il
grande afflusso turistico hanno aumentato la raccolta, che nei primi
dieci mesi è cresciuta nel Mezzogiorno di quasi il 14%, con punte di
oltre il 50% in Sicilia, 45% in Basilicata, 23% in Calabria. Questa
crescita ha anticipato le quantità affluite allo stabilimento Vetreco di Supino (Frosinone), saturando prematuramente la capacità produttiva autorizzata dalla Provincia di Frosinone». L’impianto di Supino è stato inaugurato nel 2013 da tre realtà
industriali di primaria importanza nel mondo del vetro, Ardagh Glass,
Saint Gobain Vetri e Zignago Vetro con l’obiettivo di “migliorare
l’attività di reimpiego di rottame di vetro nella propria produzione”, e
oggi rappresenta uno dei più importanti impianti nel suo genere in
Italia: qui conferiscono rifiuti da imballaggi in vetro provenienti da
788 comuni (ad esempio il 54% dei rifiuti raccolti a Roma) e da 6
regioni del Centro e Sud Italia (Lazio, Campania, Calabria, Abruzzo,
Basilicata e Puglia), per una popolazione totale servita di oltre 10
milioni di persone. Il ciclo è più che virtuoso, considerato che il
vetro è un materiale riciclabile al 100% e all’infinito. Ora però questo
stesso stabilimento, “vittima” del crescente successo nella raccolta
differenziata del vetro nel Centro-Sud Italia, ha informato che, siccome
nei mesi di novembre e dicembre potrà ricevere solo 18.700 tonnellate
(mentre dovrebbe accogliere, se i conferimenti dovessero mantenere i
ritmi di ottobre, 46.000 tonnellate), continuerà a ricevere i rifiuti di
imballaggi in vetro finché gli è possibile, dopo dovrà fermarsi.
Rimarrebbero fuori dal computo oltre 27mila tonnellate di rifiuti che,
inevitabilmente, rimarrebbero lungo le strade di Roma e di molte città
del Centro-Sud. Un rischio, questo, nato – come spiegano da Coreve – dalle differenti
posizioni espresse da organi diversi della pubblica amministrazione:
l’impianto, infatti, a suo tempo aveva ricevuto l’autorizzazione da
parte della Regione Lazio per raccogliere 400.000 tonnellate all’anno di
rifiuti di imballaggi in vetro, mentre quella ricevuta dalla Provincia
di Frosinone lo abilitava a trattare soltanto poco più di 200.000
tonnellate. Un limite questo che, visti i buoni risultati di raccolta al
Sud e i consumi prolungati dovuti al protrarsi della stagione calda, è
stato già quasi raggiunto a distanza di più di un mese dalla chiusura
dell’anno. «Il paradosso di questa situazione – sottolinea Grisan – è che la
valutazione di impatto ambientale fatta dalla Regione Lazio
permetterebbe allo stabilimento di ricevere quasi il doppio delle
quantità attuali e che queste potrebbero tranquillamente aumentare del
50% semplicemente passando da una organizzazione a 2 turni ad una
stabile a 3 turni a parità di impianto, fra l’altro con aumento della
manodopera impiegata sia nell’impianto che nell’indotto. Questa
situazione ha dell’assurdo e potrebbe avere conseguenze molto gravi. Da
anni abbiamo messo in campo uno sforzo notevole per incrementare la
raccolta del vetro al Centro-Sud e ora uno dei più importanti
stabilimenti preposti al trattamento non può svolgere al meglio la
propria funzione per incomprensibili vincoli burocratici. Se chi di
dovere non farà quanto in suo potere per evitare il collasso del sistema
di raccolta, ci troveremo di fronte ad un possibile problema di decoro e
di ordine pubblico in molte città del Centro-Sud, Roma compresa». Con il risultato che se la Provincia non dovesse rispondere
tempestivamente al sollecito ricevuto da parte di CoReVe (prima il 24
ottobre e poi il 3 novembre scorsi) e intervenire con le azioni
correttive necessarie, la conseguenza cui si andrà incontro nel giro di
pochi giorni sarà la necessaria interruzione del servizio pubblico di
raccolta in molte parti d’Italia. Un Paese dove il riciclo s’invoca ma
si ignora nelle sue dinamiche industriali, concentrandosi – quando va
bene – sulla sola raccolta differenziata senza domandarsi dopo
cosa accade. Un “equilibrio” precarissimo d’ignavia e disinteresse che
ad ogni scossone rischia di andare in frantumi, proprio come il vetro.
Dimenticate il tradizionale contenitore giallo per la raccolta degli abiti usati al centro di scandali
negli anni passati, oggi ha assunto una nuova forma: quella di un
grande cuore rosso, pronto ad accogliere le donazioni ma anche a erogare
premi e a dialogare con il cittadino attraverso un touch screen
interattivo che permette di ottenere informazioni relative al
conferimento dei vestiti.
Una vera e propria innovazione nel modo
di raccogliere abiti e scarpe usati presentata da Eurven in occasione di
Ecomondo2017 che si sta svolgendo a Rimini Fiera proprio in questi
giorni (7 al 10 novembre). Il nuovo contenitore completamente
digitalizzato, per la raccolta dei vestiti usati realizzato per il
progetto Clothes For Love a cura dell’organizzazione umanitaria HUMANA
People to People Italia e in collaborazione con Auchan Retail Italia, le
principali Amministrazioni Comunicali lombarde e una ricca rete di
partner locali.
Questi nuovi raccoglitori rossi e dalla
forma a cuore sono stati progettati dall’Istituto Europeo di Design e
completata dal progetto grafico di Re.rurban Studio, ad evidenziare la
generosità che accompagna la donazione degli indumenti così come
l’attenzione all’ambiente.
Il contenitore presenta un display touch
screen digitale da cui il cittadino otterrà informazioni relative al
conferimento dei vestiti, alla filiera di HUMANA, al
progetto beneficiario e ai partner. Il vano d’inserimento non presenta
la classica maniglia basculante ma un’apertura di più facile utilizzo ma
soprattutto antintrusione e manomissione. All’interno la presenza di
sensori volumetrici e un dispositivo di pesatura interna.
Quello che rende particolare il contenitore è inoltre il suo sistema incentivante:
dopo la donazione, infatti, è possibile selezionare dal monitor un
buono sconto, che viene stampato in tempo reale, per l’acquisto di
prodotti sostenibili come alimentari bio, lampadine a basso consumo o
prodotti e servizi di piccoli riparatori e botteghe aderenti. A questo
buono se ne aggiunge un secondo di “benvenuto” da parte di HUMANA, come
ulteriore riconoscimento al donatore; ma soprattutto, donando i propri
indumenti i cittadini potranno supportare le attività d’inserimento
scolastico di HUMANA nella zona di Chilangoma in Malawi.
“Con il progetto Clothes for love,
HUMANA People to People Italia vuole farsi ancora una volta promotore
del cambiamento culturale che dobbiamo sforzarci di perseguire nel
nostro Paese. È inoltre una testimonianza diretta di come l’applicazione
delle nuove tecnologie possa contribuire alle finalità solidali ed
essere un fattore di raccordo e dialogo con i cittadini che sempre più
chiedono di essere coinvolti in prima persona nelle attività che
investono la loro vita” sottolinea Karina Bolin, Presidente di HUMANA People to People Italia.
Ad ora, i contenitori Clothes For Love
sono stati posizionati a Milano (presso il punto vendita Simply di Viale
Corsica 21) e Vimodrone (presso il Centro Commerciale Auchan) e
andranno in tour fino a fine gennaio 2018 nelle principali città
lombarde.
E come sottolinea Carlo Alberto Baesso, General Manager di Eurven: “Rifiuto
significa risorsa: ogni piccolo gesto virtuoso da parte dei cittadini
va premiato e incentivato. In questo modo sarà più facile stimolarli a
fare la raccolta differenziata e a prendersi cura ogni giorno
dell’ambiente”.
In due supermercati Coop di Milano, oltre ai cassonetti per la raccolta dell’olio di frittura, ci sono anche quelli per il RAEE
Il problema di come smaltire correttamente piccoli
elettrodomestici e olio di frittura utilizzato in cucina è molto diffuso
tra le famiglie. Non tutti sanno dove gettare lo sbattitore elettrico
che non funziona o l’olio di frittura delle patatine. La catena di
supermercati Coop per venire incontro alle esigenze dei consumatori ha
avviato un progetto sperimentale a Milano. In prossimità dell’entrata di
due punti vendita – quello di via Palmanova e il centro commerciale La
Torre in via Gozzoli – è iniziata la raccolta sperimentale di
apparecchiature elettriche ed elettroniche, come smartphone e ferri da
stiro, utilizzando cassonetti progettati per questo tipo di rifiuto.
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Amsa, l’azienda milanese
per la raccolta dei rifiuti, ed Ecodom, il
consorzio che si occupa del recupero dei RAEE (rifiuti di
apparecchiature elettriche ed elettroniche) ed è responsabile per
l’Italia del progetto “Critical Raw Material Closed Loop Recovery”,
finanziato dall’Unione europea, per incrementare il recupero di
‘materiali critici’. L’idea è quella di rendere più semplice lo
smaltimento di questi rifiuti domestici, portando il punto di raccolta
più vicino ai luoghi maggiormente frequentati dai consumatori. Il
sistema sembra funzionare. Dal momento dell’installazione (lo scorso 14
giugno 2017), i due cassonetti speciali sono già stati riempiti tre
volte. La fase di raccolta sperimentale nei supermercati terminerà nel
dicembre 2017, a quel punto toccherà al Comune di Milano insieme ad Amsa
e Coop decidere se continuare e farsi carico dello smaltimento dei
rifiuti elettronici e di valutare l’eventuale estensione del progetto.
Oggi i piccoli elettrodomestici da buttare via
possono anche essere conferiti presso le isole ecologiche oppure nei
punti di raccolta rifiuti che però in genere si trovano lontano dai
centri abitati e sono pochi. In alternativa, possono essere consegnati
nei negozi di elettrodomestici ed elettronica al momento dell’acquisto
di un apparecchio dello stesso tipo. Quando si acquista un nuovo robot
da cucina è possibile restituire il vecchio: il negoziante ha l’obbligo
di legge a ritirarlo e occuparsi dello smaltimento. Nei grandi negozi
(dai 400 mq di superficie) il ritiro avviene anche senza acquisto. La raccolta dei RAEE è fondamentale non solo per
evitare di disperdere nell’ambiente sostanze inquinanti, ma anche per il
recupero di alcuni metalli preziosi e sostanze utili per le industrie.
Rame, argento, oro e platino, cobalto e grafite sono solo alcuni dei
materiali recuperati. Nonostante gli sforzi, però, si stima che i due
terzi dei rifiuti elettronici vengano gestiti in maniera inappropriata,
se non addirittura dannosa per l’ambiente44
Per recuperare correttamente l’olio di frittura e
quello presente negli alimenti, come ad esempio nel tonno in scatola e
nei carciofini, a Milano ci sono 25 supermercati delle insegne
Carrefour, Simply e anche Coop (qui la lista completa)
attrezzati per questa operazione. La modalità è molto semplice. Basta
raccogliere l’olio in una bottiglia di plastica, chiuderla bene e
inserirla nell’apposito raccoglitore posizionato all’ingresso del
supermercato quando si va a fare la spesa settimanale. Simili iniziative
sono presenti anche in altre città e regioni italiane. Gli oli alimentarinon
devono assolutamente essere dispersi nell’ambiente, svuotando barattoli
e pentole nel lavandino, ma vanno raccolti in un contenitore – alcuni
comuni e aziende dei rifiuti forniscono delle taniche apposite – e
conferiti nei centri di raccolta. Chi non è così fortunato da avere un
cassonetto dell’olio alimentare nel supermercato, può rivolgersi alla
più vicina isola ecologica o centro di raccolta. In mancanza di centri
di smaltimento, come estrema soluzione si può gettare il contenitore ben
chiuso nei bidoni dei rifiuti indifferenziati. In Italia ogni anno vengono prodotti 5 kg di olio
alimentare pro capite. Recuperando gli oli prodotti dalle famiglie,
dall’industria e della ristorazione, e trattandoli adeguatamente, si
possono produrre lubrificanti, biodiesel, saponi, tensioattivi,
inchiostri e molto altro, per un valore stimato di 180 milioni di euro.
Alla fine dei conti, recuperandoli correttamente, l’olio delle patatine
fritte e il vecchio cellulare dimenticato nel cassetto possono
trasformarsi da rifiuto a risorsa.
La qualifica di una ecopiazzola come centro di raccolta è subordinata alla presentazione da parte di tale area delle "caratteristiche morfologiche e funzionali" normativamente individuate dal Dm 8 aprile 2008. Sulla base di tale principio, la Corte di Cassazione (sentenza 19594/2017) ha respinto il ricorso presentato dal Sindaco di un Comune piemontese contro la sentenza di condanna per deposito incontrollato di rifiuti (articolo 256, comma 2, Dlgs 152/2006), inflittagli dal Tribunale di Novara. Da un lato, la Suprema Corte ha confermato che le aree prive di pavimentazione e di sistemi di captazione delle acque meteoriche, in cui i rifiuti sono accatastati alla rinfusa senza alcuna protezione dalle intemperie, non possono essere qualificate come centro di raccolta ai sensi del Dm 8 aprile 2008. Dall'altro, pur riconoscendo la distinzione tra i poteri di indirizzo e controllo politico amministrativo del Sindaco e i poteri di gestione dei dirigenti, il Giudice ha sottolineato come "spetta al Sindaco un potere di attivazione e di controllo sul corretto esercizio delle attività gestite in sede comunale".
documenti di riferimento Area Normativa / Rifiuti / Giurisprudenza Sentenza Corte di Cassazione 26 aprile 2017, n. 19594 Rifiuti - Ecopiazzole - Qualifica come centro di raccolta - Caratteristiche morfologiche e funzionali normativamente individuate - Dm 8 aprile 2008 - Violazione - Deposito incontrollato - Articolo 256, comma 2, Dlgs 152/2006 - Sanzionabilità Area Normativa / Rifiuti / Normativa Vigente Dlgs 3 aprile 2006, n. 152 Norme in materia ambientale - Stralcio - Parte IV - Gestione dei rifiuti, imballaggi e bonifica dei siti inquinati Area Normativa / Rifiuti / Normativa Vigente Dm Ambiente 8 aprile 2008 Disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato - Articolo 183, comma 1, lettera cc) del Dlgs 152/2006 Area Normativa / Rifiuti / Commenti e Approfondimenti La disciplina dei centri di raccolta di rifiuti urbani
Il piano prevede che si "stringa un patto
con i cittadini per andare nella direzione di un cambiamento culturale.
In questo piano è richiesta una piena collaborazione ai cittadini - ha
aggiunto Raggi - ma è fondamentale anche la riorganizzazione di
Ama". Uno dei punti centrali della riorganizzazione di Ama è lo
sviluppo dell'Ama di Municipio. "La vecchia concezione prevedeva che
affrontassimo il problema rifiuti soltanto con discariche e inceneritori
- ha spiegato Montanari - La direttiva europea prevede
invece di rovesciare questo approccio e partire dalla riduzione della
produzione dei rifiuti".
"Realizzeremo tre impianti per i rifiuti organici in diverse zone di
Roma per trattare circa 120.000 tonnellate. Non saranno vicino ai centri
abitati, né a Rocca Cencia né al Tmb Salaria e non aumenteremo
Maccarese". Aggiunge Montanari. "I tre siti ci sono
stati segnalati dai Municipi e saranno in aree verdi, queste zone sono
state già inserite nel piano industriale di Ama che sarà presentato
entro aprile. Una volta ottenute tutte le autorizzazioni - conclude - ci
vorrà un anno, un anno e mezzo, per vederli
realizzati".
"In ogni Municipio ci saranno i centri per il riuso creativo, sul
modello di quelli esistenti a Genova e un'isola ecologica. In questi
centri Cric di riciclo - ha poi spiegato l'assessora all'Ambiente -
tutti gli oggetti potranno essere usati e riparati,
anche in modo artistico. Poi abbiamo le domus ecologiche, luoghi
recintati riservati ai cittadini con utenze dedicate con accesso tramite
card dalla quale si potrà calcolare l'utenza a consumo, stiamo
realizzando la prima, sarà pronta a breve"
La banca del riciclo è un progetto in avanzato stato di attivazione nel comune virtuoso di Latronico (PZ). In pratica, come ci racconta l’Assessore Vincenzo Castellano, l’idea è questa: “L’ecopoint
raccoglierà i rifiuti plastici, di alluminio e di HDPE che i cittadini
del paese vorranno conferire. In cambio riceveranno 0,08 € ad ogni
singolo imballo conferito, che potranno poi spendere negli esercizi
commerciali di Latronico che hanno aderito all’iniziativa”.
L’idea è semplice, e riprende una vecchia e gran bella abitudine che
dovremmo reintrodurre in tutta Italia: il vuoto a rendere. Grazie a
questo “gioco di comunità” si riescono infatti a raggiungere diversi
risultati concreti. I cittadini sono invogliati e incentivati a
differenziare i materiali post consumo (non chiamiamoli più rifiuti, per
favore) e a non disperderli nell’ambiente. In questo modo ottengono un
risparmio sull’acquisto di beni di ogni tipo (spesa, parrucchiere, ecc,
in base agli esercizi commerciali che aderiranno spontaneamente al
progetto). Questa concatenazione di eventi virtuosi porterà le persone a
fare più acquisti sul territorio, stimolando l’economia locale a km
zero. L’intero progetto creerà un effetto educativo perché consente di
toccare con mano l’idea astratta che i rifiuti non sono qualcosa da
demonizzare bensì una ricchezza da sfruttare per ridurre il nostro
impatto sull’ambiente.
“Quello che di solito abbiamo visto solo nei servizi televisivi di paesi stranieri sarà presto realtà anche a Latronico”.
Così scrive un giustamente orgoglioso Vincenzo Castellano sul suo
profilo FB. Ora la palla passa ai cittadini virtuosi del piccolo comune
lucano.
Lo scorso 15 dicembre è stato pubblicato il nuovo Bando finalizzato alla realizzazione, allo sviluppo e all’adeguamento dei Centri di Raccolta (CdR) dei Raee, che potranno beneficiare dello speciale Programma di contributi ("Fondo 13 Euro/tonnellata premiata") previsto dall’Accordo di Programma tra Anci, Centro di Coordinamento Raee (CdC Raee), Produttori di Aee e Associazioni delle aziende della raccolta. Il nuovo Bando si articola in quattro misure. Oltre che per interventi già ultimati o non ancora realizzati i Comuni potranno infatti presentare la domanda per richiedere contributi per la realizzazione di sistemi per la raccolta continuativa dei Raee domestici sul territorio e per la realizzazione di nuovi centri di raccolta. Novità del Bando "Fondo 13 Euro/tonnellata premiata" 2016 è infatti l’introduzione di una specifica “Misura 4”, riservata unicamente ai soggetti che non hanno un CdR esistente registrato al CdC Raee sul territorio comunale, per finanziarne la realizzazione.
Le Misure previste dal Bando
Il nuovo Bando si articola nelle seguenti quattro Misure, delle quali come detto la numero 4 rappresenta una assoluta novità: — Misura 1 — realizzazione di opere presso il CdR e/o acquisto di beni per l’operatività del CdR, già effettuati entro i 12 mesi precedenti la pubblicazione del Bando; — Misura 2 — realizzazione di opere presso il CdR e/o acquisto di beni per l’operatività del CdR, che non siano già stati effettuati al momento della pubblicazione del Bando (da ultimare però entro 12 mesi); — Misura 3 — realizzazione di sistemi per la raccolta continuativa dei Raee domestici sul territorio (ad es: sistemi innovativi per il ritiro domiciliare, per la raccolta puntuale dei Raee presso scuole, centri commerciali); — Misura 4 — interventi finalizzati alla realizzazione di nuovi CdR.
Per le Misure 1, 2 e 3 potranno fare richiesta dei contributi unicamente i Sottoscrittori registrati al portale del CdC Raee che, al momento della pubblicazione del Bando, risultino aver iscritto almeno un CdR. Per la Misura 4 potranno fare richiesta, previa registrazione del richiedente sul sito del CdC Raee (www.cdcraee.it), i soggetti che intendano realizzare un CdR in un territorio comunale dove non ne esistano altri già registrati al CdC Raee. Saranno prese in considerazione solo le richieste di contributo predisposte e trasmesse compilando, esclusivamente on-line, l’apposito “Modello di Domanda” disponibile nell’area riservata ai Sottoscrittori del portale del CdC Raee (www.cdcraee.it); sempre mediante l’applicativo online andrà inoltre fornita la ulteriore documentazione prevista. Le domande di ammissione al contributo, a pena di esclusione, dovranno pervenire Centri di raccolta Raee, entro le ore 17.00 del 16 febbraio 2017. Per le Misure 1, 2 e 3 nella richiesta di finanziamento il Sottoscrittore deve evidenziare, a pena di attribuzione di un punteggio nullo, che l’intervento proposto riguarda specificatamente la gestione dei Raee nel Centro di Raccolta per il quale si richiede il contributo. Per le Misure 1 e 2 non saranno ammesse alla valutazione le domande relative a CdR che hanno già beneficiato di un contributo nei due Bandi precedenti. Il testo del Bando è presente sui portali web del CdC Raee (www.cdcraee.it ) e di Anci (www.anci.it ). Qualsiasi chiarimento potrà essere richiesto fino alle ore 17.00 del 16 febbraio 2017 alla Segreteria Tecnica del Bando tramite l’indirizzo e-mail info@raee.anci.it oppure telefonando al Numero Verde 800 090 187, attivo dal lunedì al venerdì dei giorni feriali dalle ore 9.30 alle ore 13.30 e dalle 14.30 alle 18.00. Valutazione delle domande di ammissione Per la valutazione delle domande pervenute e la formazione della graduatoria che verrà pubblicata sui siti internet di Anci e del CdC, la Commissione si atterrà agli elementi di valutazione, e relativi punteggi, precisati nelle tabelle di seguito riportate:
Finanziamento del bando e contributi erogabili I contributi destinati al finanziamento del bando vengono raccolti attraverso la costituzione, da parte dei Sistemi collettivi presso il CdC Raee, di un apposito Fondo (“Fondo 13 Euro/tonnellata premiata”) con una contribuzione pari a 13 euro per ogni tonnellata di Raee ritirata dai Centri di Raccolta (CdR) iscritti al CdC Raee e premiata ai sensi dell’articolo 9 dell’Accordo di Programma. La dotazione del Fondo è pari a 1.555.523 € (comprensivi delle risorse economiche avanzate dai precedenti Bandi Raee). Il 50% del fondo finanzierà l’ammodernamento di CdR esistenti (Misure 1, 2 e 3), mentre il restante 50% sarà destinato alla realizzazione di nuovi CdR (Misura 4). Per quanto riguarda i contributi erogabili: — Misura 1 — il contributo è pari all’85% del costo totale dell’intervento, fino a un importo massimo pari a 20.000 €; — Misura 2 — il contributo è pari all’85% del costo totale dell’intervento, fino a un importo massimo pari a 25.000 €; — Misura 3 — il contributo è pari all’85% del costo totale dell’intervento, fino a un importo massimo pari a 20.000 €; — Misura 4 — il contributo è di 75.000 € per interventi di realizzazione di un nuovo CdR, purché aperto al conferimento dei Raee da almeno 2 Comuni, altrimenti, se aperto ad un unico Comune, il contributo scende a 50.000 €.