Conai, in collaborazione con Vogue Talents, ha lanciato Upcycling Challenge, iniziativa dedicata ai ...
Riciclo e moda nel segno dell'upcycling
Conai, in collaborazione con Vogue Talents, ha lanciato Upcycling Challenge, iniziativa dedicata ai ...
The Upcycling Challenge, il progetto che sostiene i creativi sostenibili
“The Upcycling Challenge” è il progetto dedicato ai creativi che con la loro visione riescono a cogliere le infinite possibilità dei materiali riciclati e a trasformarli in abiti e accessori innovativi e di stile
“The Upcycling Challenge” è il progetto dedicato ai...A scuola di transizione ecologica
Il corso avrà la durata di otto settimane, dal 15 ottobre fino al 10 dicembre 2021, suddiviso in 4 unità tematiche da 2 settimane ciascuna per un totale di 128 ore di attività formativa in modalità e-learning, con l'obiettivo di integrare saperi diversi e sviluppare nuovi strumenti per guidare le strategie aziendali verso uno sviluppo innovativo e sostenibile nelle principali industrie.
A completamento del percorso, durante la prossima edizione di Ecomondo e Key Energy (Fiera di Rimini, 26-29 ottobre 2021) sono previste attività in presenza per offrire momenti di integrazione culturale e operativa tra fiera e università.
La Scuola di Alta Formazione per la Transizione Ecologica è inserita in un progetto avviato l'anno scorso dall’ateneo bolognese per dare risposta alle numerose richieste di formazione continua raccolte dalle aziende. “Negli ultimi anni - afferma il Rettore Francesco Ubertini - l’economia circolare e la transizione ecologica sono state al centro di numerosi progetti nazionali ed internazionali, in stretta collaborazione con le imprese. Anche riguardo all’offerta didattica, questi temi caratterizzano sempre più i nostri corsi, con un approccio che coniuga interdisciplinarità ed innovazione. Per questo ci fa molto piacere attivare questa Scuola di Alta Formazione, in collaborazione con IEG ed altri soggetti istituzionali ed imprenditoriali, con i quali abbiamo una consolidata interazione, in particolare grazie all’esperienza di Ecomondo”.
Per informazioni e iscrizioni: Safte
fonte: www.polimerica.it
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AMBIENTE & VELENI “Tra i rifiuti differenziati la plastica è solo il 7,8%. E appena il 5% tra quelli avviati a riciclo”: lo studio dell’Ispra sulle falle della filiera
Produzione, raccolta differenziata e riciclo. In ogni passaggio della filiera di gestione dei rifiuti di plastica qualcosa si perde e, ad oggi, tende ancora a concentrarsi nel rifiuto indifferenziato. Le ragioni sono diverse e gli effetti delle falle del sistema sono descritti in un’analisi effettuata da Ispra e illustrata da Andrea Lanz, responsabile dell’area tematica Contabilità Rifiuti dell’Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale nel corso del convegno ‘La filiera della plastica nella gestione dei rifiuti urbani: confronto tra best practices a livello internazionale’ svoltosi nell’ambito di Ecomondo. I dati sono quelli dell’ultimo rapporto dell’Istituto sui rifiuti urbani, ma il focus è proprio sulla filiera dei rifiuti in plastica. “Il risultato fa capire quanto sia importante migliorare tutti i passaggi della filiera – spiega Lanz a ilfattoquotidiano.it – dalla progettazione di imballaggi con meno plastica alla raccolta, fino al riciclo e al riuso che oggi vedono ancora troppi ostacoli, di diversa natura, proprio per la plastica”.

Nella raccolta differenziata finisce solo un terzo – Il primo passaggio è quello della raccolta differenziata. La percentuale di raccolta differenziata sulla produzione nazionale di rifiuto urbano nel 2018 è del 58,1% (ossia 17,5 milioni di tonnellate) con una crescita di 2,6 punti rispetto al 2017. Al Nord si sale al 67,7%, al Centro è al 54,1% e al Sud 46,1%. Solo che i numeri della plastica sono diversi. Perché quando si passa dalla torta dei rifiuti urbani prodotti a quella dei rifiuti differenziati, quelli plastici rappresentano solo il 7,8 per cento del totale. Nel 2018 la frazione plastica della raccolta differenziata è stata pari a poco più di 1,3 milioni di tonnellate. È il 7,4% in più rispetto al 2017, ma circa un terzo della produzione totale. C’è da sottolineare che il 94% di questi rifiuti plastici raccolti in modo differenziato è costituito da imballaggi. “La raccolta differenziata è prevalentemente presente nella filiera degli imballaggi – ha spiegato Lanz – perché lì è presente un sistema EPR (di responsabilità estesa del produttore, ndr) e di corrispettivo ai Comuni per i maggiori oneri di raccolta differenziata”.

Il 15% dell’indifferenziato è plastica – Tale quota è stata stimata da Ispra sulla base delle analisi merceologiche effettuate sul rifiuto urbano indifferenziato in ingresso agli impianti di trattamento meccanico biologico, di discarica e di incenerimento, che hanno evidenziato mediamente la presenza di circa il 15% di plastica. Rispetto al totale di rifiuti plastici prodotti, solo il 40% viene avviato ad operazioni di riciclaggio (il 31% di rifiuto di imballaggio e un altro 9% di altri rifiuti in plastica). Tanto che la percentuale di riciclaggio dei soli rifiuti di imballaggio supera gli obiettivi finora previsti, ma non quelli del 50% fissati al 2025 dalla direttiva 2018/852/Ue, recepita nell’ordinamento nazionale. Tra ciò che non arriva al riciclo c’è anche la plastica esportata all’estero, prima in Cina, ora in altri Paesi del Sud-Est Asiatico, ma anche d’Europa. Sono diverse le criticità riconosciute a livello globale: dai bassi livelli di riutilizzo e di riciclaggio di plastiche a fine vita, soprattutto in confronto ad altri flussi di materiali (come carta, vetro o metalli), alle percentuali di smaltimento in discarica e negli inceneritori, ancora troppo elevate, fino alla scarsa domanda sul mercato di plastiche riciclate. “L’attuale sistema di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio individua la Responsabilità estesa del produrre (Epr) – ha spiegato Lanz – attraverso lo strumento economico del contributo ambientale, quale sostegno dei costi di raccolta e trattamento. E il recepimento delle direttive del pacchetto Economia circolare, prevedendo la possibilità di estendere il principio di Epr ad ulteriori flussi di rifiuti, rappresenta un’opportunità per creare un circuito di valorizzazione anche per le plastiche non da imballaggio”.
fonte: www.ilfattoquotidiano.it
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Ecco il Manifesto per lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia

Lo sviluppo dell’eolico offshore in Italia è uno dei tasselli fondamentali del PNIEC, il Piano contenente gli obiettivi nazionali 2030 su clima ed energia. Il documento governativo ha previsto infatti per quella data la realizzazione di almeno di 900 MW eolici nelle acque mediterranee. “Almeno” perché, tra nuove tecnologie e target UE di decarbonizzazione rivisti al rialzo, tutte le rinnovabili dovranno impegnarsi di più. Per garantire che anche i futuri aerogeneratori in mare partecipino alla transizione energetica mantenendo alta la sostenibilità complessiva, nasce il Manifesto sviluppo dell’eolico offshore in Italia. Lanciato nel corso di Key Energy – Ecomondo 2020, il manifesto riporta le firme e l’impegno di ANEV (l’associazione nazionale dei produttori eolici), Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club.
Le quattro realtà hanno messo nero su bianco la decisione di avviare azioni comuni di sostegno all’eolico marino attraverso le loro differenti attività, impegnandosi a supportare uno sviluppo tecnologico rispettoso dell’ambiente e del paesaggio. Ma chiedono anche che sia garantita la massima trasparenza e informazione intorno ai progetti.
“Le attenzioni progettuali – si legge nel Manifesto – dovranno includere la minimizzazione delle modifiche dell’habitat bentonico in fase di cantiere e di esercizio, il ripristino degli ambienti alterati nel corso dei lavori di costruzione e la restituzione alla destinazione originaria delle aree di cantiere, nonché la possibilità di individuare all’interno dei parchi aree di ripopolamento di flora e fauna“. Un focus particolare dovrà essere riservato secondo i firmatari alla presenza degli “habitat prioritari” riportati nell’allegato I della Direttiva Habitat (Dir. n. 92/43/CEE), come ad esempio le praterie di Posidonia Oceanica; stesso discorso per le aree corridoio per l’avifauna migratoria interessate da flussi costanti nei periodi primaverili e autunnali, le Aree Marine Protette ed quelle archeologiche.
“È un segnale importante quello dato dalle principali associazioni ambientaliste che insieme all’ANEV firmano un Manifesto che rappresenta una svolta epocale per il settore eolico” ha dichiarato Simone Togni, Presidente dell’ANEV “Finalmente si prende atto del potenziale dell’energia del vento nei mari italiani. Il settore eolico offshore italiano è pronto a portare in Italia i benefici connessi con la propria attività, seguendo come di consueto i protocolli e le regole di tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio e offrendo in più, a fronte del potenziale di 900 MW installati, energia pulita pari a 2,38 TWh all’anno e 1.200 nuovi posti di lavoro”.
fonte: www.rinnovabili.it
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Ecomondo e Key Energy 2020: le novità di quest’anno

Mancano ormai poche settimane al ritorno di Ecomondo e Key Energy. Quelle 2020 saranno edizioni che vedranno alternarsi la presenza in loco con la partecipazione all’evento tramite piattaforme digitali. Diverse le novità in programma, come annunciato da Italian Exhibition Group (IEG). Tra i punti fermi l’attenzione internazionale verso l’economia circolare e le energie rinnovabili.
L’appuntamento è come ogni anno presso la Fiera di Rimini. Ecomondo e Key Energy 2020 si svolgeranno dal 3 al 6 novembre. Importante la risposta alle nuove esigenze poste dall’emergenza Coronavirus, come confermato da Lorenzo Cagnoni, presidente IEG:
Abbiamo reagito al massimo delle nostre energie, come sappiamo fare. Ed eccoci qui, grazie alla fiducia degli espositori e delle aziende che hanno voluto confermare la loro partecipazione. Ecomondo e Key Energy mostreranno quanto il sistema fieristico sia essenziale per il business e le aziende. Lo abbiamo sperimentato recentemente sul campo a VOICE, l’evento per l’oreficeria e la gioielleria che si è svolto nel quartiere fieristico di Vicenza con la convinta soddisfazione di tutti gli operatori.
Ecomondo 2020 e Key Energy punteranno in maniera chiara sull’innovazione, ha sottolineato l’amministratore delegato di IEG Corrado Peraboni. Anche in termini di sicurezza:
Una parola che abbiamo imparato a declinare in questi mesi è innovazione. Noi abbiamo introdotto una forte dose di innovazione per organizzare queste manifestazioni. Abbiamo lavorato su differenti protocolli di sicurezza, dal montaggio degli stand al catering, per rendere sicura l’esperienza anche prima di entrare in fiera.
IEG ha preso in carico tutti i costi dello sforzo organizzativo per i protocolli di sicurezza, perché i nostri espositori possano pensare solo a incontri di business e conoscenza. Ecomondo e Key Energy saranno manifestazioni ibride: in presenza e con un nostro canale digitale finalizzato al b2b.
Ecomondo 2020 tra Green Deal e obiettivi climatici
Si conferma stretto il rapporto tra Ecomondo e la Green Economy, mentre occhi puntati quest’anno sul Green Deal. Come sottolineato da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile:
Il Green Deal si configura come chiave fondamentale per l’utilizzo dei 209 miliardi del Recovery Fund, un’occasione storica per il cambiamento del modello di sviluppo. Perciò l’edizione di quest’anno degli Stati Generali della green economy dovrà contribuire a cogliere questa opportunità.
Se pensiamo al nuovo target europeo di riduzione delle emissioni al 55%, potete immaginare il cambiamento nel sistema energetico. Poi la mobilità sostenibile, la qualità ecologica del sistema alimentare, i temi climatici, ma anche la qualità della vita. Le politiche di green economy hanno efficacia se riescono a insediarsi nelle città.
Inevitabile anche una profonda riflessione sul ruolo delle rinnovabili in relazione agli obiettivi climatici. A sottolinearlo Gianni Silvestrini, presidente del Comitato scientifico di Key Energy:
La scelta europea di alzare gli obiettivi climatici ci obbliga ad accelerare moltissimo su rinnovabili, efficienza e mobilità elettrica. È una grande opportunità per questa manifestazione, se pensiamo solo al potenziale di crescita del settore fotovoltaico, mercato destinato a decuplicare la potenza annua installata grazie al combinato disposto di riduzione dei prezzi e del nuovo traguardo proposto dalla Commissione. Elementi che fanno sperare solidamente nella crescita di settore e di una manifestazione che ha i suoi capisaldi nelle rinnovabili, l’efficienza energetica e la mobilità elettrica e la smart city.
Ha concluso Fabio Fava, presidente del Comitato scientifico di Ecomondo, riferendosi alla crescente centralità dell’economia circolare:
Questa edizione parte con una buona notizia, e cioè che l’economia circolare è al centro delle strategie dell’Europa e del nostro Paese. L’impatto del Covid19 sulle filiere e sull’innovazione delle stesse, come la digitalizzazione industriale, nei servizi e la rigenerazione ambientale, saranno fattori decisivi nell’implementazione di questo paradigma.
fonte: www.greenstyle.it
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Assorbenti e pannolini diventano sedie in plastica
Ciclo dei rifiuti, end of waste ed economia circolare
L’Italia non sa dove mettere (almeno) 2,1 milioni di tonnellate di rifiuti speciali l’anno
A causa della carenza impiantistica i costi di smaltimento sono cresciuti del 40% negli ultimi due anni, con aggravi da 1,3 miliardi di euro che finiranno per colpire i prezzi dei prodotti acquistati dalle famiglie e l’occupazione
fonte: www.greenreport.it