Secondo un sondaggio Ipsos per Erion, il 67% degli intervistati possiede oggetti come stampanti, monitor, microonde, tostapane, telefonini, chiusi nei cassetti o dimenticati nelle cantine. “È evidente che c’è ancora un lavoro di
Con l’entrata in funzione del digitale terrestre evoluto, saranno circa 15 milioni i dispositivi da rottamare – tra televisiori e decoder; Aura, azienda che opera nel settore del riciclo dei Raee, spiega come funziona il processo di lavorazione e di recupero di queste apparecchiature elettroniche La data dello swith-off, come si chiama tecnicamente il passaggio dal vecchio sistema di trasmissione televisiva al nuovo – il Dvb-T2 – sistema di digitale terrestre, più avanzato tecnologicamente, è stata spostata in avanti: dal 1° settembre a dopo il 15 ottobre.
Il nuovo sistema Dvb-T2, evoluzione del Dvb, Digital Video Broadcasting, attiverà tra l’altro l’alta definizione in 8K, permetterà di trasmettere un segnale più pulito e consentirà di coprire una distanza maggiore tra antenna e ricevitore.
Ma queste migliorie tecnologiche, per il consumatore finale, significano dover sostituire il proprio televisore o il decoder per la ricezione del digitale terrestre; le stime parlano di circa 15 milioni di apparecchi che dovranno essere rottamati e, di conseguenza, smaltiti.
Attraverso la filiera di smaltimento dei Raee di cui Aura, azienda che opera nel settore, ci spiega come funziona il processo di lavorazione e di recupero di queste apparecchiature elettroniche.
Digitale terrestre: il processo di smaltimento dei dispositivi elettronici e le date del passaggio
La data iniziale di passaggio, con una comunicazione del Ministero dello Sviluppo Economico dello scorso 27 luglio, è slittata dal 1° settembre 2021 – data in cui sarebbe entrata in vigore la sperimentazzione in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna – e non dovrebbe iniziare prima del 15 ottobre 2021. Di conseguenza, slitterà anche l’inizio della seconda fase della transizione tecnologica che si collocherà presumibilmente in un periodo da giugno 2022 al 1° gennaio 2023.
Il periodo di transizione allo standard Dvb-T2 Secondo quanto scrive Altroconsumo – in un articolo dettagliato che mostra tutte le conseguenze dell’adozione del nuovo sistema – le date del passaggio al nuovo digitale terrestre saranno le seguenti: fase 1 (passaggio allo standard Mpeg4): fissata prima al 1° di settembre, ora partirebbe dal 15 ottobre su base volontaria; ovvero un’emittente può decidere se continuare a usare il codec Mpeg2 o passare al Mpeg4.
Chi ha un televisore molto vecchio (acquistato prima del 2010 circa) potrebbe non essere più in grado di visualizzare alcuni canali mentre altri sì, in base al tipo di codec utilizzato dall’emittente fase 2 (spostamento delle frequenze): Sardegna a parte, slitta più in là nel tempo a partire da gennaio 2022. Cambiano quindi le date in cui sarà necessario risintonizzare il proprio Tv fase 3 (passaggio finale): slitta da giugno a gennaio 2023
Lavorazione e smaltimento dei dispositivi rottamati
Si stima che saranno oltre 15 milioni i televisori da rottamare nei prossimi 15 mesi, in conseguenza al passaggio al nuovo digitale terrestre. La necessità di continuare a vedere le trasmissioni televisive spingerà i consumatori a cambiare il decoder o l’intero televisore – questo perché dal 15 ottobre 2021 chi non avrà un apparecchio in grado di vedere le trasmissioni in alta definizione non potrà più vedere la Tv.
Un numero enorme di dispositivi elettronici che dovranno essere conferiti negli appositi centri di smaltimento – ci auguriamo che la civiltà dei nostri concittadini non faccia aumentare l’abbandono per strada di questi apparecchi – e che dovranno poi venire lavorati correttamente.
In che modo questo processo avverrà, lo spiega Aura, società specializzata nel riciclo del Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche.
Gli apparecchi che appartengono alla categoria R3 arrivano nello stabilimento Aura direttamente dalle isole ecologiche o da centri di recupero autorizzati, in contenitori specifici che vengono stoccati all’interno dell’area produttiva, in zone autorizzate.
Successivamente, operatori specializzati trasferiscono i rifiuti all’interno dell’area di smontaggio manuale dove i dispositivi subiscono, dapprima la rimozione delle parti plastiche posteriori e successivamente tutta la componentistica elettronica interna quale schede video, schede audio, schede di potenza e tutti i materiali destinati al recupero.
Il residuo del televisore viene inviato alla triturazione all’interno di un macchinario chiamato Blubox – ne esistono solo pochi esemplari in tutta Europa – dove un operatore inserisce manualmente, uno per volta, i monitor da trattare. Questo macchinario, che lavora sotto vuoto (procedimento necessario per evitare immissioni di sostanze nocive nell’ambiente, quali per esempio il mercurio), tritura e separa i materiali, restituendoli divisi in metalli, plastiche e vetro.
L’integrazione della fase manuale di separazione dei materiali con l’innovatività della Blubox, garantiscono un recupero della materia prima seconda in percentuali molto elevate, con una stupefacente purezza.
Attenzione all’impatto ambientale
Per il successo dell’iniziativa sarà necessario che il settore del trattamento Raee venga messo nelle condizioni di ricevere questo flusso straordinario di televisori e che i processi aziendali dei singoli operatori guardino sia alla massimizzazione delle materie prime seconde sia alla riduzione del conferimento dei rifiuti in discarica.
“I produttori di apparecchi elettronici che beneficieranno del Decreto Rottamazione dovranno – spiega Italo Soncini, managing director Alvarez & Marsal e presidente esecutivo di Aura – attraverso i consorzi fra gli stessi produttori che oggi gestiscono parte dello smaltimento Raee, concretamente e adeguatamente sostenere lo smaltimento dei televisori pagando quanto necessario a realizzare un processo di recupero in linea con i principi dell’economia circolare. Fino a oggi ciò non è accaduto ma, grazie al Governo Draghi e nell’interesse del sistema Italia, confido che una volta tanto dovrà accadere“.
fonte: www.greenplanner.it
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“Il ritardo dell’Italia rispetto ai target di raccolta dell’Unione Europea rende evidente l’urgenza di intervenire sulla filiera dei RAEE. Nel 2020 Erion ha gestito circa 270.000 tonnellate di RAEE, un risultato in crescita rispetto all’anno precedente. Eppure, non è abbastanza, se pensiamo che a livello complessivo l’Italia viaggia a circa 6 chilogrammi di RAEE raccolti per abitante quando dovrebbe essere arrivata già da due anni a più di 9 kg/abitante. Siamo ancora lontani dall’obiettivo fissato dall’Unione Europea del 65% dell’immesso sul mercato. C’è un gap da colmare…”. Lo afferma Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE. Erion è il più importante Sistema multi-consortile no profit di Responsabilità Estesa del Produttore operante in Italia per la gestione dei rifiuti associati ai prodotti elettronici e la valorizzazione delle materie prime che li compongono. Nato nel 2020 dalla fusione dei consorzi Ecodom e Remedia, Erion rappresenta attualmente oltre 2.400 aziende del settore dell’hi-tech e dell’elettronica di consumo.
Il Sistema Erion è composto da Erion WEEE, Erion Professional, Erion Energy ed Erion Packaging, quattro Consorzi di settore che assicurano ai produttori i servizi di conformità normativa e il coordinamento delle attività di gestione dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche domestici e professionali, dei Rifiuti di Pile e Accumulatori e di quelli di Imballaggi. “Da una parte, lo Stato sembra assolutamente impotente e non sta facendo nulla per migliorare le cose, dall’altra l’UE preme per risultati concreti e non credo tollererà ancora a lungo questa situazione – prosegue -. Come può migliorare la filiera dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche? Come incrementare la raccolta? Siamo convinti che l’unico modo per trovare e implementare soluzioni efficaci sia ascoltare le esperienze dei soggetti che da anni lavorano nel settore, le loro criticità, le ipotesi di miglioramento. E’ da questa riflessione, e dal confronto con i principali stakeholder della filiera, che nasce l’idea di un Libro Bianco dei RAEE: 64 proposte frutto dell’esperienza pluriennale maturata sul campo, che mirano a far crescere un settore fondamentale per un’evoluzione sostenibile della nostra economia. Rivolgiamo, quindi, un appello alle Istituzioni – Governo e Parlamento – affinchè aprano un tavolo di confronto con tutti coloro che ogni giorno si impegnano con passione e competenza affinchè i RAEE non siano più un problema ma un’opportunità”. Il Libro Bianco, che raccoglie i suggerimenti – non sempre coincidenti – di tutti gli attori del Sistema RAEE, contiene soluzioni di natura organizzativa e normativa che interessano tutta la filiera, suddivise in quattro le aree: riduzione della burocrazia tramite la semplificazione dei procedimenti autorizzativi relativi alla gestione dei RAEE; misure di incentivazione, sanzione e controllo; linee di intervento su settori specifici (come il riutilizzo), e comunicazione e informazione per i cittadini e gli utilizzatori. Tra le proposte più significative: introduzione di nuove modalità di raccolta dei RAEE – raccolta domiciliare, micro-centri, contenitori intelligenti – così da aumentare il numero di punti di raccolta, in particolare nell’area Centro-Sud, e ridurre il ritardo dell’Italia rispetto al raggiungimento dei target europei. In Italia, si contano circa 5.000 Punti di Raccolta, contro gli oltre 10.000 presenti negli altri stati europei (1 punto di raccolta ogni 12.000 abitanti); rafforzamento del sistema di controllo per contrastare i flussi illegali paralleli di RAEE, che intercettano circa la metà di questi rifiuti; realizzazione di impianti e centri che permettano la preparazione per il riutilizzo dei RAEE, area ancora totalmente scoperta nel nostro Paese; incremento di campagne di informazione sui temi specifici come il ritiro “uno contro uno”, “uno contro zero”, sulla necessità di separare le batterie dai RAEE e sulle tipologie di rifiuti che sono maggiormente soggette a scorretto conferimento; introduzione di meccanismi premianti per favorire il riciclo delle materie prime critiche (CRM) come cobalto, terre rare, silicio, platino e tungsteno.
fonte: ITALPRESS
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Il rapido processo di digitalizzazione degli ultimi anni ha innescato un incremento esponenziale nella produzione e nel consumo di apparecchi elettronici. Essendo ormai diventati parte essenziale della vita di miliardi di persone, lo smaltimento di questi dispositivi deve diventare una prerogativa di politiche industriali e governative che, nonostante le direttive, si sono sempre approcciate al problema in modo lineare (take, make, waste)”. Nonostante le complessità nelle varie fasi del processo di smistamento e riciclo dei rifiuti elettronici – specialmente nel caso di quelli tossici – il modello circolare propone di sfruttare a pieno il potenziale del riutilizzo, fino ad ora ancora inespresso.
Dati sul riciclo preoccupanti
Secondo il rapporto del Global E-waste Monitor 2020 prodotto dalle Nazioni Unite, nel 2019 sono state generate 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici in tutto il mondo, con un aumento del 21% in soli cinque anni. Il documento prevede anche che i rifiuti elettronici globali – prodotti scartati con una batteria o una spina – raggiungeranno i 74 milioni di tonnellate il 2030, quasi un raddoppio dei rifiuti elettronici in soli 16 anni.
Nel 2019 durante la raccolta e il riciclo sono state riciclati solo 9,3 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, pari al 17,4% dei prodotti generati. Un dato che, rispetto al 2014, è cresciuto di 1,8 milioni di tonnellate. Ciò significa che oro, argento, rame, platino e altri materiali recuperabili di alto valore, valutati attorno ai 57 miliardi di dollari USA, sono stati per lo più buttati in discarica o bruciati piuttosto che raccolti per il trattamento e riutilizzo. Per capire meglio la portata del problema, i rifiuti elettronici dello scorso anno – si legge nel report – pesavano sostanzialmente più di tutti gli adulti europei, ovvero fino a 350 navi da crociera delle dimensioni della Queen Mary.
I Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – siglati RAEE – includono una vasta gamma di materiali che includono: metalli preziosi e di base, (il ferro conta per il 46%), materie prime – come vetro, ceramica indio, gallio, cobalto – plastica (22%) e sostanze pericolose per la salute e l’ambiente per via degli additivi tossici o sostanze pericolose come il mercurio. Secondo la ricerca Emergency Challenges of Waste Management in Europe commissionata dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, dei RAEE in Europa solo il 37% viene riciclato. L’Italia occupa uno degli ultimi posti con il 26%, mentre la Svezia, poco sotto la Croazia e il Liechtenstein, si conferma uno dei Paesi più virtuosi riciclando il 66% dei rifiuti elettronici.
Dispositivi elettronici, verso il 100% del riuso
La Svezia è uno dei Paesi più virtuosi nel processo di smaltimento dei rifiuti elettronici ma il suo segreto non è solo nel riciclo. Per esempio l’azienda svedese Inergo acquista computer, smartphone e apparecchi elettronici di seconda mano dalle aziende di tutto il mondo, che vengono testati, ricondizionati e reinventati da un team di tecnici esperti. L’apparecchiatura poi viene rivenduta a prezzi competitivi che invogliano il cliente ad acquistare i prodotti. Proprio sul tema del riuso, Inergo, su commissione dell’Unione Europea, ha presentato la conferenza “Circular electronics – Towards 100% reuse” coinvolgendo in un meeting virtuale altri attori virtuosi – operanti nei Paesi scandinavi e baltici – della filiera delle telecomunicazione che stanno adottando soluzioni interessanti per risolvere il problema dei rifiuti elettronici.
“Il flusso di rifiuti cresce rapidamente, vengono prodotti globalmente 15 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici all’anno – spiega Alexandra Wu, project manager dell’istituto di ricerca svedese Svenska Miljöinstitutet – Si dovrebbe iniziare a minimizzare la perdita di materiale nella forma del rifiuto e le perdite per inefficienza”. Il termine centrale che viene menzionato spesso durante il webinar è “product life extension”, che indica quanto tempo un prodotto o un articolo può essere utilizzato, con l’obiettivo finale di massimizzarne il tasso di “utilizzo” e quindi il ciclo vita.
I vantaggi e le problematiche del riuso
“Riparare è logisticamente più efficiente di riciclare perché salta alcune lunghe fasi del riciclo come lo smistamento dei materiali e la logistica del trasporto – aggiunge Alexandra Wu – Riutilizzare è importante, soprattutto nei Paese ad altro reddito pro capite come la Svezia”. Le persone però solitamente sono sempre alla ricerca di un prodotto migliore e in questo la comunicazione svolge un ruolo fondamentale. “La percezione e le abitudine del consumatore nei confronti di un dispositivo di seconda mano rappresenta sempre un grande interrogativo – aggiunge Wu – Una ricerca ha calcolato che il 22% delle famiglie svedesi tende a tenere i vecchi telefonini, anche se questi hanno un ottimo potenziale di riutilizzo”.
Spesso è lo stesso prezzo a rendere più conveniente il nuovo rispetto che l’usato. “Comprare un prodotto è più conveniente di riparlo – spiega Henrik Lampa, Head of Sustainability alla Dustin. C’è ancora una grave mancanza di politiche a sostengo della riparazione. Queste politiche oggi si concentrano maggiormente sul riciclo e il risparmio energetico. I consumatori sono ancora troppo legati alla nozione di possedere. Il cambio di mentalità sta andando a rilento, più di quanto pensassimo”. In media, in Svezia riutilizzare o riparare un computer può evitare di emettere 289 kg di emissioni derivanti dal reperimento materie prime, produzione e trasporto.
fonte: economiacircolare.com
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Norme inefficaci e poca incisività nella lotta all’illegalità rischiano di allontanare l’Unione europea dagli obiettivi di raccolta e riciclo dei RAEE. L’analisi della Corte dei Conti.
L’Unione europea rappresenta una delle realtà più avanzate nel mondo quando si tratta di gestire i rifiuti elettrici ed elettronici. Le politiche e gli obiettivi comunitari fissati in questi anni hanno dato, infatti, una forte accelerazione alla “circolarità” degli Stati membri. Nonostante ciò, il Blocco rischia di non essere all’altezza dell’ambizione prefissata. A rivelarlo è un’analisi condotta dalla Corte dei conti europea in materia raccolta e riciclo dei RAEE.
Attualmente l’Ue ricicla circa il 40% di tutti i rifiuti elettrici e elettronici prodotti; il resto finisce nell’indifferenziata. Ovviamente le pratiche variano da paese a paese. Nel 2017, la Croazia ha riciclato l’81% di tutti i suoi RAEE, mentre a Malta appena il 21%.
Per aumentare le percentuali, a marzo 2020 la Commissione Europea ha presentato un nuovo piano d’azione per l’economia circolare che ha come priorità la riduzione dell’e-waste. La proposta delinea specificamente obiettivi immediati come, ad esempio, la creazione del “diritto alla riparazione” e il miglioramento della riutilizzabilità in generale. E sarà seguita nell’ultimo trimestre del 2021 da una “Iniziativa per una elettronica circolare”, scritta ad hoc dall’esecutivo.
Ma molti dei problemi che frenano il settore non riguardano la normativa UE, quanto la capacità nazionale di farla rispettare. “Nel tempo la raccolta e il recupero dei rifiuti elettrici ed elettronici sono migliorati nell’UE”, ha dichiarato Joëlle Elvinger, il Membro della Corte responsabile dell’analisi. “Tuttavia, la raccolta, il riciclaggio e il riutilizzo di questi rifiuti non sono realizzati con pari efficacia in tutti gli Stati membri e potrebbero aumentare ancora. Sono state constatate alcune sfide anche nel modo in cui l’UE contrasta la gestione irregolare dei rifiuti elettrici ed elettronici, le spedizioni illegali e altre attività criminose”.
L’analisi ha evidenziato una certa difficoltà da parte di alcuni Stati membri a far rispettare le norme sui rifiuti elettrici ed elettronici: ad esempio, secondo la Corte, si possono verificare casi di gestione irregolare del trattamento di tali rifiuti (come la rimozione e il disinquinamento di sostanze potenzialmente tossiche o di altri componenti), spesso riconducibili a ispezioni e controlli sporadici o scadenti. Alcuni Stati membri non dispongono delle risorse necessarie per ispezionare adeguatamente gli operatori e le spedizioni di rifiuti al di fuori dell’UE. Gli incentivi economici per la gestione illegale o non corretta dei rifiuti sono ingenti, mentre è generalmente modesto il rischio di essere scoperti. “Il contrasto all’attività criminosa costituisce quindi una sfida notevole nella gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici”.
fonte: www.rinnovabili.it
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Quanti rifiuti elettrici ed elettronici vengono prodotti in Toscana ? e quanti nel mondo ?
Il consumo di apparecchi elettrici ed elettronici (AEE) è in continuo aumento, questo è dovuto al sempre più diffuso sviluppo economico su scala globale e alla spinta verso la digitalizzazione delle nostre vite, che rende questi strumenti imprescindibili nelle società moderne. Se questi prodotti spesso agevolano la nostra vita quotidiana, per la loro produzione, però, sono necessarie molte risorse naturali e, alla fine del loro ciclo di vita, si pone il problema della loro gestione come rifiuti.
Di recente, il Rapporto Annuale 2020 del Centro di Coordinamento RAEE ha reso noto i dati relativi ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) raccolti nella nostra regione, la Toscana, dove, nel 2020, il quantitativo ammonta a 29.372 tonnellate, quantità pressochè invariata rispetto al 2019 .
Dando uno sguardo ai singoli territori, emerge che la provincia di Firenze è quella dove viene raccolto il maggiore quantitativo di questa tipologia di rifiuti; con circa un milione di abitanti, quest'area risulta quella con la maggiore produzione, pari a 7.366 tonnellate, in crescita del 2,1% rispetto al 2019.
Prato, invece, si attesta al primo posto per dato pro capite, con 13,76 kg per abitante, con un dato complessivo pari a 3.417 tonnellate.
Oltre alle province di Firenze e Prato, anche quelle di Livorno e di Lucca, seppure con percentuali diverse, crescono. Livorno raggiunge 3.043 tonnellate, con un incremento del 6,4%,concentrato in particolare su grandi bianchi (+18,4%), mentre Lucca totalizza 3.416 tonnellate, segnando un più 2%, anche in questo caso l'aumento si concentrata nella raccolta dei grandi bianchi (+7,8%)
Al contrario, la provincia di Pistoia perde complessivamente 1000 tonnellate (-38,1%), scendendo così a 1.644 tonnellate raccolte, con una riduzione dei volumi comune a tutti i raggruppamenti. Stessa sorte per le province di Arezzo e Grosseto. La prima riduce leggermente i volumi di raccolta, attestandosi a 2.443 tonnellate, mentre la provincia di Grosseto perde un totale di 1.911 tonnellate (-3,7%).
La provincia di Siena, con 1.903 tonnellate e quella di Massa Carrara con 1.086 risultano stabili.
Per quanto riguarda il dato pro capite: Prato si attesta al 13,76 kg/ab Livorno raggiunge 9,07 kg/ab (+6,19%) Lucca, 8,79 kg/ab Grosseto, 8,65 kg/ab Pisa, 7,60 kg/ab Firenze, 7,46 kg/ab (+4,6%) Siena, 7,29 kg/ab Arezzo 7,10 kg/ab.
Pistoia si contraddistingue per la contrazione più elevata all' interno della regione (-34,6%) con un crollo del dato pro capite da 9,08 kg/ab. a 5,94 kg/ab. All’Ultimo posto, troviamo Massa Carrara con 5,45 kg/ab, in calo del 2,5%.
Raccogliere in modo corretto e riciclare risulta imprescindibile, infatti questi rifiuti contengono sostanze che possono risultare dannose per l’ambiente e per l’uomo, se gestite in modo non corretto.Al tempo stesso, il riciclaggio consente di recuperare le sostanze contenute in molte apparecchiature elettriche e elettroniche, garantendo un minore depauperamento delle materie prime con un concreto vantaggio ambientale ma anche anche etico. Questi materiali, infatti, provengono da paesi dove, per lo più, non vengono rispettati i diritti umani e dove l’acquisto incauto, cioè non attento, di certi minerali rari può contribuire a finanziare guerre e conflitti, poichè l’estrazione in molte zone è nelle mani dei cosiddetti “signori della guerra”.
Al momento, le stime, che riguardano il riciclaggio di RAEE in Europa, ci dicono che meno del 40% dei rifiuti elettronici viene riciclato.
l’Asia ha generato la più alta quantità di rifiuti elettronici pari a 24,9 Mt l’America raggiunge 13,1 Mt, l'Europa ne ha prodotti 12 Mt.
Valori minori sono registrati in Oceania (2,9 mt) e in Africa (0,7 mt).
Questi dati, se tradotti in produzione pro capite, portano i cittadini europei in testa alla classifica con un ammontare pari a 16,2 kg in Europa, seguiti da quelli dell’Oceania con 16,1 e dell’America con 13,3 kg, chiudono la classifica l’Asia con 5,6 kg e l’Africa con 2,5 kg pro capite.
Sempre a livello mondiale, i dati ufficiali, riferiti al 2019, parlano di 9,3 milioni di tonnellate di RAEE raccolti e riciclati, ovvero il 17,4% dei rifiuti elettronici prodotti.
Rispetto al 2014 si registra un aumento annuale di 2 milioni di tonnellate. Il continente con il più alto livello di raccolta e riciclaggio è l’Europa che raggiunge la percentuale del 42,5, seguita dall’Asia con l’11,7%, dall’America e dall’Oceania che si attestano entrambe intorno al 9%, chiude la classifica l’Africa con un tasso di riciclo che non raggiunge l’1%.
Purtroppo il destino dell’82,6% dei rifiuti elettrici ed elettronici prodotti risulta incerto, non si sa dove vengano smaltiti. Nei paesi ad alto reddito, in genere, sono presenti impianti per il riciclaggio dei rifiuti, infatti, l’8% dei rifiuti sono destinati discarica o incenerimento, soprattutto i piccoli pezzi. In altri casi, invece, questi prodotti vengono resi nuovamente funzionanti e riusati. Spesso accade che vengano spediti in paesi meno ricchi dove sono destinati al mercato dell’usato, anche se non sempre le esportazione sono legali.
Nei paesi più poveri, invece, le strutture per la raccolta e il riciclaggio non sono organizzate, in alcuni casi sono addirittura assenti quindi l’e waste (cioè i rifiuti elettrici e elettronici) è gestito senza troppe formalità, questo crea problemi di salute non solo agli operatori del settore ma anche alle persone comuni, in particolare i bambini, che vivono, lavorano e giocano vicino a queste attività, spesso discariche a cielo aperto.
Quali sono gli impatti ambientali dei RAEE ?
I RAEE contengono diversi additivi e sostanze pericolose, come ad esempio il mercurio, i ritardanti di fiamma, i clorofluorocarburi o idroclorofluorocarburi. Se queste sostanze vengono gestite correttamente non creano grossi problemi per l'ambiente ma se questo non avviene, possono nascere grossi problemi ambientali, come sottolinea il report E - Global waste 2020, che parla di 59 tonnellate di mercurio e 71 Kt di plastica rinvenuti, ogni anno, in flussi di rifiuti elettrici ed elettronici non tracciati e destinati ad essere dispersi nell’ambiente.
Tra i vari impatti ambientali, dovuti alla gestione impropria dei rifiuti elettrici e elettronici, c'è anche il contributo al cambiamento climatico. Il mancato riciclaggio dei materiali contenuti nei RAEE, non andando a sostituire le materie prime vergini, non può contribuire alla riduzione delle emissioni di gas effetto serra derivanti dalle fasi di estrazione e lavorazione delle materie prime, con un evidente impatto peggiorativo sui cambiamenti del clima. A questo si aggiunge il problema dei refrigeranti che si trovano in alcune apparecchiature di scambio termico, che sono gas ad effetto serra, il report parla di 98 Mt di CO2 equivalente rilasciata in atmosfera da frigoriferi e condizionatori d’aria gettati o non gestiti correttamente.
I RAEE costituiscono una miniera urbana, in quanto contengono metalli di vario tipo che, se riciclati nel giusto modo, sostituiscono le materie prime vergini. Questo patrimonio nascosto tra i rifiuti, rappresentato in prevalenza da ferro, rame e oro, ha un valore economico importante, purtroppo, con l’attuale livello di raccolta e riciclaggio, che si attesta al 17,4%, non si raggiungono i risultati sperati; il giro di affari è inferiore a quello stimato, si immettono nel mercato solo 4 Mt di materie derivanti dal riciclo e si riducono le immissioni in atmosfera di una quota molto inferiore rispetto a quella che si potrebbe raggiungere, stimata fino a 15 Mt di CO2 equivalente.
Certamente una corretta gestione di questi apparecchi elettrici ed elettronici, una volta divenuti rifiuti, non è facile. Si tratta di rifiuti talvolta veramente complessi, che possono contenere più di 69 elementi della tavola periodica, inclusi i metalli preziosi (oro, argento, rame platino, palladio, rodio ecc), i materiali rari (cobalto, indio, antimonio ecc) e quelli non rari come il ferro e l’alluminio.
Va fatto uno sforzo per potenziare la raccolta e il riciclo in tutto il mondo, nonostante il settore del riciclaggio debba fare i conti con alti costi e con difficoltà di riciclo di alcuni materiali, come il germanio e l’indio. Dall’altra parte, vi sono anche vantaggi, alcuni metalli anche preziosi (come ad esempio l’oro) hanno una concentrazione relativamente alta in alcuni cellulari e PC (personal computers), pari talvolta a 280 gr per tonnellata di RAEE.
Ferro, alluminio e rame sono i materiali maggiormente recuperati. La domanda di questi metalli per la produzione di nuovi prodotti elettronici, nel 2018, è stata approssimativamente di 39 Mt. In uno scenario ideale, secondo quanto riportato dal report, si potrebbero recuperare 14 Mt di materiali estraendoli dai rifiuti elettrici ed elettronici, ma rimarrebbe, comunque, un divario fra quanto è possibile recuperare e quanto è necessario per la produzione di nuovi apparecchi su larga scala.
Rimanendo concentrati solo su ferro, alluminio e rame, il riciclaggio avvenuto nel 2019 ha consentito non solo di risparmiare materie prime vergini ma anche di ridurre le emissioni in atmosfera fino a 15 Mt di emissioni equivalenti.
Questi rifiuti contengono anche molte sostanze pericolose, solitamente metalli pesanti come mercurio, cadmio, piombo e sostanze chimiche come clorofluorocarburi (CFC), idriclorofluorocarburi (HCFC) e ritardanti di fiamma. Non tutto è facilmente riciclabile, ad esempio, la plastica contenente BFR, i ritardanti di fiamma, è particolarmente complessa da riciclare a causa dei costi legati alla separazione delle plastiche contaminate dalle altre plastiche, inoltre i materiali contenenti alcuni inquinanti particolarmente pericolosi non possono essere riutilizzati per produrre altri prodotti e possono solo essere inceneriti in condizioni controllate per evitare il rilascio di diossine e furani.
Che rapporto esiste tra i rifiuti elettrici ed elettronici e gli obiettivi di Agenda 2030 dell'ONU ?
I rifiuti elettronici ed elettrici (e-waste) sono strettamente legati anche gli obiettivi di Agenda 2030, fissati dalle Nazioni Unite nel 2015. I dati e la gestione dei RAEE sono in grado di influenzare alcuni obiettivi dell’Agenda 2030, in particolare: l’obiettivo 8, che promuovere una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, la piena occupazione e il lavoro dignitoso per tutti. Una crescita economica sostenibile non può avvenire a scapito dell'ambiente. l’obiettivo 11, che riguarda le città e le comunità sotenibili, infatti, se più della metà della popolazione, nel prossimo futuro, vivrà nelle città sarà necessario organizzare un'efficiente raccolta dei rifiuti, compresa quella dei rifiuti elettronici, visto che la maggior parte di questa particolare tipologia di rifiuti viene prodotta nelle città, è importante raccogliere in modo adeguato questo flusso di rifiuti e soprattutto riciclarli, riducendo la possibilità che prendano destinazioni non legali per lo smaltimento. l’obiettivo 12, che afferisce ai consumi e modelli di produzione sostenibili, sappiamo che, dal punto di vista della produzione, entro il 2030, dobbiamo raggiungere la sostenibilità attraverso la gestione dei prodotti chimici e dei rifiuti partendo dallo studio del ciclo di vita, riducendo tutti gli impatti sulle diverse matrici, mentre, per quanto riguarda i consumi, è necessario aumentare nelle persone la consapevolezza del valore della sostenibilità, quindi i cittadini devono conoscere l’impatto ambientale generato dagli strumenti elettrici ed elettronici che utilizzano quotidianamente e devono essere molto attenti alla loro gestione post consumo.
fonte: www.arpat.toscana.it/
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Il progetto europeo, durato due anni e mezzo , mira a recuperare attraverso il riciclo degli apparecchi elettrici ed elettronici quelle materie prime come il cobalto, il litio o le terre rare, definite “critiche” dalla Commissione Europea perché caratterizzate da un elevato rischio di approvvigionamento
Un nuovo schema di certificazione volontaria per la raccolta, il trasporto e il trattamento dei RAEE, rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, e delle batterie a fine vita contenenti i CRM, Critical Raw Materials. Questo l’obiettivo raggiunto da CEWASTE, il progetto europeo durato due anni e mezzo che si è concentrato su quelle materie prime come il cobalto, il litio o le terre rare, definite “critiche” dalla Commissione Europea, perché fondamentali per l’economia dell’Unione, ma caratterizzate da un elevato rischio di approvvigionamento.I risultati del programma, con un focus su gestione, sostenibilità, tracciabilità e requisiti tecnici per la raccolta e le strutture logistiche coinvolte, sono stati illustrati in un evento online il 24 marzo a cui hanno partecipato i principali esperti che hanno preso parte al progetto.
I risultati
Laptop, tablet, schede a circuiti stampati da computer, cellulari, batterie agli ioni di litio e batterie al piombo. Questi i dispositivi e i componenti chiave contenenti i CRM selezionati per la stesura dello schema di certificazione Cewaste, come spiegato da Otmar Deubzer dell’Università delle Nazioni Unite. E nell’analisi di oltre 60 documentazioni normative, il principale ostacolo e gap da colmare nei prossimi anni è risultato essere l’assenza di requisiti tecnici specifici per la raccolta e il trasporto funzionali al riciclaggio dei CRM.
L’approccio
Per ciò che riguarda, invece, l’approccio generale seguito e i principi che hanno guidato lo sviluppo dei requisiti – come illustrato da Sonia Valdivia del World Resources Forum – fattibilità tecnologica ed economica, verificabilità, raccolta, smistamento e rimozione ottimale dei componenti CRM, sono stati fattori centrali insieme a tracciabilità dei RAEE con i più alti rischi ambientali e sociali.
La struttura dei requisiti
Per quanto concerne le caratteristiche manageriali e di sostenibilità, sono stati analizzati i requisiti legali, il risk management, monitoraggio e ancora comunicazione e sensibilizzazione. I requisiti strettamente tecnici hanno riguardato invece le precondizioni necessarie a livello strutturale, ovvero ricezione, gestione e stoccaggio presso strutture di raccolta e trattamento, trasporto, bonifica, rimozione dei componenti con CRM e trattamento finale.
Il sistema di controllo
Yifaat Baron dell’Oeko-Institut ha invece mostrato gli strumenti creati per controllare l’adeguatezza ai requisiti richiesti per la certificazione. Lo schema Cewaste prevede essenzialmente due parti: il sistema di garanzia, che specifica regole e procedure da seguire per i vari attori coinvolti nell’implementazione dello schema; il sistema di verifica, sviluppato invece per supportare i processi affrontati all’interno del sistema di garanzia, dalla verifica degli impianti non rispondenti ai requisiti richiesti da CEWASTE, alla preparazione degli operatori per questi audit.
Il sistema di garanzia a sua volte opererà su tre livelli: quello delle regole, ovvero il quadro di funzionamento dello schema e degli organismi di certificazione Cewaste; quello dei processi, ovvero le regole, i modelli e le linee guida che supporteranno l’audit degli impianti nel corso della certificazione; quello della valutazione, ovvero le regole e i modelli per la revisione dei risultati dell’audit e degli esiti sulla certificazione.
Scenari futuri
Federico Magalini, amministratore delegato di Sofies UK, ha illustrato il potenziale scenario dopo l’implementazione di Cewaste, dichiarando che “a livello legislativo potrebbe essere interessante l’introduzione di un obbligo legale per il recupero e il riciclo dei CRM insieme ad un incentivo economico che ne garantisca la fattibilità per gli operatori”.
La presentazione dell’approccio seguito da Cewaste, progetto finanziato da Horizon 2020 e portato avanti da Erion e il WEEE Forum, l’associazione europea dei Sistemi Collettivi di gestione dei RAEE, è disponibile a questo link.
fonte: economiacircolare.com
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Sostenibilità dell’economia e salvaguardia ambientale sono due temi “caldissimi”: a sottolinearlo è giunta la recentissima approvazione della normativa europea sul diritto alla riparazione per i prodotti elettronici, entrata in vigore in tutti i 27 Paesi dell’UE il 1° marzo di quest’anno. Le aziende che producono apparecchiature tecnologiche ed elettroniche dovranno garantire la possibilità di riparazione dei loro prodotti – e dunque la disponibilità dei pezzi di ricambio – per un periodo di 7-10 anni dal momento della vendita. L’obiettivo, dichiarato, è ridurre la quantità dei cosiddetti Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), particolarmente difficili da smaltire, assicurando al contempo lo sviluppo di una forte economia circolare, in ottica di sostenibilità ambientale.
Insomma, la Comunità Europea si è schierata contro la logica dell’obsolescenza programmata, e propone norme volte a promuovere una vita più lunga per i prodotti tramite riutilizzo e riparazione.
EET e CoreParts
In EET, attraverso il brand CoreParts, si è delineata già da anni una politica a favore di pezzi di ricambio e riciclo, contribuendo a prolungare la vita dei molti dispositivi che utilizziamo per lavoro o per svago ogni giorno. A partire da computer, tablet e smarthophone fino alle apparechiature professionalli: sostituire la lampada, la batteria o un display scheggiato equivale a raddoppiarne la durata.
Coreparts offre un catalogo di oltre 20.000 parti di ricambio ed elementi elettronici in tantissimi settori: parti per Server e Computer (batterie, memorie, schermi LCD di ricambio, cartucce rigenerate per stampanti); soluzioni Pro AV (lampade per videoproietori, batterie per cuffie professionali…); Sicurezza e Sorveglianza (registratori, cablaggi e adattatori); Networking (connettori, card di memoria ecc.); e infine tantissimi accessori per i device personali, dalle custodie alle pellicole protettive, dalle penne attive agli elementi per le headset.
Per orientarsi nel sito Web e all’interno del catalogo, un tool di ricerca permette di digitare il codice o la tipologia del pezzo di ricambio che si sta cercando, che potrà essere facilmente ordinato e utilizzato per aggiornare l’apparecchiatura anziché aggiungerla al già enorme cumulo di Raee da smaltire.
Insomma, EET si conferma in prima linea nel sostenere le necessità di salvaguardia dell’ambiente senza rinunciare a un ciclo economico virtuoso e redditizio, che non sacrifichi né le esigenze dei produttori né, tantomeno, quelle degli acquirenti e dei consumatori. A sottolineare l’impegno dell’azienda, anche l’annuncio di una strategia per limitare l’impatto ambientale: ogni cinque spedizioni di materiale EET farà piantare un albero, per un totale stimato di 220.000 alberi a fronte del milione e oltre spedizioni annuali.
EET centra così in un colpo solo una serie di obiettivi molto ambiziosi, dalla riduzione dei rifiuti alla salvaguardia del lavoro, con tutta una filiera di aziende e di addetti che si occupa di far funzionare il riciclo su vasta scala, fino ad approdare al risparmio offerto al consumatore, che può acquistare prodotti di buona qualità che facciano durare più a lungo le apparecchiature elettroniche già in suo possesso.
CoreParts è un brand che fa parte integrante del gruppo EET.
fonte: www.rinnovabili.it
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Cresce la raccolta di rifiuti elettrici ed elettronici nel 2020 e nonostante la pandemia fa segnare un +6% rispetto all'anno precedente. Ma più del virus a minacciare la filiera e ostacolare il raggiungimento dei target Ue sono traffici illeciti e gestioni abusive
In Francia, Thales e Veolia stanno sviluppando una carta per telefoni cellulari prodotta con plastica da RAEE.
Ogni anno vengono prodotte nel mondo 4,5 miliardi di schede SIM, utilizzate nei telefoni cellulari, il cui supporto è realizzato in materiale plastico. Per contribuire a ridurre l'utilizzo di materie prime vergini, le francesi Thales e Veolia hanno realizzato una scheda in plastica riciclata ottenuta dai rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE), con l'obiettivo di arrivare a produrne 5mila tonnellate l'anno.
Il recupero e riciclo avverrà in un impianto francese di Veolia. Thales ha contribuito al progetto mettendo a punto un processo in grado di utilizzare il materiale rigenerato per produrre schede SIM capaci di soddisfare i requisiti degli operatori di telefonia mobile.
Le SIM card così ottenute possiedono un'impronta di carbonio neutra poiché anche le emissioni di CO2 legate al processo di produzione e ai componenti elettronici integrati nella scheda vengono compensate da Thales.
fonte: www.polimerica.it
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Cinque giovani influencer sono i protagonisti della nuova campagna di comunicazione promossa dal Centro di Coordinamento RAEE, di cui Erion è parte attiva, per la corretta raccolta dei RAEE.
Il film di lancio racconta della nascita di una nuova generazione, la RAEE Generation, sensibile e attenta alle tematiche ambientali e di sostenibilità, informata sulle buone pratiche di conferimento dei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.
L’invito agli spettatori è quello di unirsi a Thomas Asueni, Ivano Chinali, Cesca Tamburini, Charlie Moon e SayRevee, i cinque TikToker che rappresentano questa neonata generazione, per promuovere la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile.
La comunicazione multi-canale, che spazia dalle emittenti radiofoniche alla tv fino ai social network, ha come obiettivo quello di coinvolgere un target sempre più ampio, che includa anche i giovanissimi e gli operatori, per aumentare la consapevolezza sull’importanza di conferire correttamente i rifiuti elettronici e incrementare i loro volumi di raccolta.
Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE ha commentato: “abbiamo scelto di realizzare una campagna per la corretta gestione dei RAEE che prevede un impegno rinnovato da parte dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche per l’educazione ambientale. Sui temi dell’educazione ambientale e dei comportamenti corretti, non dobbiamo fermarci a barriere generazionali. Bisogna parlare soprattutto ai più giovani dato che sono grandi consumatori di prodotti elettronici e che saranno i protagonisti del mondo di domani. E a loro dobbiamo ricordare che i comportamenti di oggi saranno quelli che determineranno la situazione futura”.
fonte: erion.it
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