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Pnrr, ripartenza e bonus 110%: attenzione ai rifiuti speciali




Presentati da Ispra i dati nazionali riferiti al 2019 per produzione e gestione dei rifiuti delle attività produttive.

Con 10,5 milioni di tonnellate in più prodotte nel 2019, in linea con la crescita del PIL, la produzione di rifiuti speciali in Italia sfiora la cifra di 154 milioni di tonnellate. Il 45,5% è costituito dai rifiuti provenienti dal settore delle costruzioni e demolizioni (oltre 70 milioni di tonnellate).



Molto bene il riciclo: si recupera materia dal 69 % dei rifiuti avviati a gestione, solo il 7,3% è smaltito in discarica. Il recupero è molto efficiente soprattutto su quelli da demolizione e costruzione, per i quali l’Italia con un 78,1% si attesta sopra l’obiettivo europeo di recupero (70% entro il 2020). Meno bene per i veicoli fuori uso: siamo al di sotto di quanto richiesto dall’Europa in termini di recupero totale del veicolo (84,2% a fronte di un target UE del 95%). La sfida per la nostra industria è diminuire la quantità di rifiuti speciali attraverso l’ottimizzazione dei cicli produttivi e la ecoprogettazione, applicando tecniche in grado di rendere i prodotti maggiormente riciclabili o facilmente smontabili.

A gestire e produrre la maggior parte dei rifiuti speciali in Italia sono le regioni del Nord dove il tessuto industriale è più sviluppato: 88,6 milioni di tonnellate (57,6% del dato complessivo nazionale) sono prodotti in quest’area del Paese e oltre la metà degli impianti di gestione operativi si trova al Nord. Soprattutto in Lombardia, dove sono localizzate 2.180 infrastrutture, il 20,1% del totale nazionale.

https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2021/06/PPT-ISPRA-Rifiuti-speciali.pdf


Quest’anno il Rapporto Rifiuti Speciali dell’Ispra giunge alla sua 20° edizione e si conferma lo strumento principe a livello nazionale attraverso il quale avere un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi. Il Rapporto, predisposto dal Centro Nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare di Ispra, in collaborazione con il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, esamina oltre 60 indicatori elaborati a livello nazionale, di macroarea geografica e regionale, nonché per attività economica e per tipologia di rifiuto.

I dati 2019 consentono di avere una fotografia completa della situazione pre-pandemia e di poter utilizzare queste cifre nella programmazione da mettere in campo in vista della ripartenza che attende il Paese grazie al Pnrr.



“Il Pnrr rappresenta un’ulteriore occasione per migliorare la nostra capacità di recupero dei materiali cercando di incrementare le prestazioni anche energetiche in campo edilizio – sottolinea il Direttore generale dell’Ispra Alessandro Bratti – Occorre potenziare e migliorare l’impiantistica per raggiungere gli obiettivi europei e per proporci sempre di più come leader a livello europeo nell’economia circolare”.

Online tutti i dati: https://www.catasto-rifiuti.isprambiente.it

fonte: www.snpambiente.it

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L'Austria rende le riparazioni più convenienti

 

Le cose si stanno muovendo velocemente per le riparazioni in Austria!


Negli ultimi mesi la coalizione di governo ha concordato una riduzione dell'IVA sulle “piccole riparazioni” di bici, abbigliamento e scarpe.

In concreto, l'IVA per questi tipi di riparazioni sarà ridotta dal 20% al 10%, rendendo più interessante dal punto di vista finanziario riparare questi prodotti piuttosto che buttarli via e acquistarne di nuovi. Lo “sgravio fiscale per piccoli servizi di riparazione e vendita di prodotti riparati” come viene chiamato era già incluso nel programma governativo (pubblicato a gennaio 2020). Il prossimo passo sarà trasformarlo in legislazione.

Nel frattempo, diversi stati federali austriaci (Stiria, Alta Austria, Bassa Austria e Salisburgo) e la città di Graz hanno implementato un "bonus di riparazione" che si è rivelato un grande successo. Questo bonus finanzia fino al 50% del costo totale di una riparazione, fino a un massimo di 100 €. Questo vale solo per gli elettrodomestici grandi e piccoli di stabilimenti commerciali. I consumatori devono richiedere il rimborso una volta che la riparazione è stata effettuata e una fattura è stata pagata.

A Vienna, il governo locale ha appena approvato un programma di finanziamento per la riparazione di 1,6 milioni di euro per il periodo dal 2020 al 2023 in collaborazione con Repair Network Vienna, RepaNet e l'Istituto austriaco di ecologia.

A partire dal 21 settembre, sarà possibile per i consumatori registrarsi sul sito web di una città, scaricare un voucher e utilizzarlo direttamente presso una delle organizzazioni membri di Repair Network Vienna che partecipano al programma di finanziamento.

Analogamente ad altre regioni, il programma finanzierà il 50% del costo di una riparazione fino a un massimo di 100 €. Se una riparazione non è possibile, sarà coperto il 100% dei costi stimati, fino a 45 €.

Questa iniziativa si applica a tutti i prodotti che necessitano di fissaggio, indipendentemente dalla residenza del consumatore. Gli unici criteri per le organizzazioni da coinvolgere nella rete di riparazione sono che il 50% della loro forza lavoro deve essere riparatori e che forniscono riparazioni per una vasta gamma di marchi.

Questa serie di incentivi finanziari e sgravi fiscali mostra che la riparazione è in cima all'agenda politica in Austria e che la legislazione sul diritto alla riparazione può assumere molte forme per rendere la riparazione tradizionale e accessibile.

fonte: repair.eu


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Auto elettriche, obbligatorie in Massachusetts dal 2035

Auto elettriche, dal 2035 sarà obbligatoria la vendita in Massachusetts: ad annunciarlo è il governatore dello stato a stelle e strisce.



Le auto elettriche saranno obbligatorie in Massachusetts a partire dal 2035. È quanto ha annunciato il Governatore Charlie Baker lo scorso 31 dicembre, seguendo il percorso già tracciato da altri stati a stelle e strisce. Anche la California, ad esempio, nelle scorse settimane ha deciso di dotarsi di una normativa analoga.
Il nuovo piano prevede la vendita esclusiva di vetture elettriche entro il 2035, così come già accennato. I possessori di un’automobile a motore termico, tuttavia, potranno continuare a sfruttare il veicolo fino al termine naturale del suo ciclo di vita. 
L’iniziativa del Massachusetts sulle auto elettriche fa parte di un piano più ampio di “ decarbonizzazione”, così come lo stesso Governatore l’ha definita. Lo stato americano vuole infatti diventare il capostipite di una nuova era di sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di compensare tutta l’anidride carbonica prodotta.

Così, entro il 2035 tutti i concessionari dello stato dovranno abbandonare la vendita di vetture diesel e benzina, favorendo invece le 100% elettriche. Come già specificato, i proprietari di una vettura a motore termico potranno continuare ad avvalersi del veicolo fino al termine del suo ciclo di vita. Tuttavia, verranno nel tempo implementati bonus e incentivi per rottamare le vecchie auto inquinanti e passare alla nuova mobilità a prezzi vantaggiosi.

Charlie Baker ha inoltre rinnovato l’obiettivo di raggiungere la piena compensazione dell’anidride carbonica prodotta entro il 2050, con interventi a tutto campo. La “2050 Decarbonization Roadmap”, così come è stata ribattezzata, oltre ai veicoli elettrici incorporerà piani per l’efficientamento energetico dei palazzi sia pubblici che privati, l’eliminazione di sistemi di riscaldamento e raffreddamento inquinanti, l’ampliamento delle aree boschive e la riduzione della dipendenza dalla plastica.

Le persone in Massachusetts stanno sperimentando siccità record, un aumentato rischio di incendi, condizioni meteorologiche avverse e allagamenti. Il costoso impatto del cambiamento climatico è ormai evidente, è necessario prendere azioni mirate.

Kathleen Theoharides, responsabile degli Affari Energetici e Ambientali dello Stato, ha aggiunto:

Sappiamo che raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050 richiederà un duro lavoro e la collaborazione in tutti i settori dell’economia. Ma il piano mostra la via per raggiungere degli obiettivi climatici in un modo efficiente dal punto di vista dei costi e fornisce benefici significativi per tutti i residenti, soprattutto per coloro che vivono nelle comunità più vulnerabili.

Fonte: Clean Technica

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Incentivi auto 2021 dal 1 gennaio, cosa c’è da sapere

Approvati anche dal Senato i nuovi incentivi auto 2021, ecco cosa c'è da sapere e quali sono le vetture che possono usufruire del bonus.




Dal 1 gennaio 2021 sono scattati i nuovi incentivi auto per il 2021. Sono 420 milioni di euro i fondi stanziati per la nuova tornata di bonus, destinati in buona parte, ma non esclusivamente, all’acquisto di auto elettriche o ibride. Questo perché potranno usufruire del sistema incentivante anche coloro che sceglieranno vetture alimentate a benzina o diesel, purché rientranti nel limite massimo di emissioni indicato nella legge di Bilancio.

Saranno tre le fasce nelle quali rientreranno le vetture incentivate, alle quali si aggiungeranno ulteriori 50 milioni destinati ai veicoli commerciali leggeri. Ogni gruppo prevederà una diversa quota, a cominciare dai 120 milioni di incentivi auto 2021 destinati alle fasce meno inquinanti (da 0 a 20 e da 21 a 60 grammi di CO2 per chilometro percorso). Gli ulteriori 250 milioni stanziati andranno ai veicoli che emettono oltre 61 grammi di CO2/km. Attesi nei prossimi giorni i decreti attuativi per il via libera definitivo al bonus.
Incentivi auto 2021 dal 1 gennaio, cosa c’è da sapere
Incentivi auto 2021, bonus per l’acquisto di vetture a zero o basse emissioni
Bonus per i veicoli a benzina e diesel, maglie ancora più larghe
Incentivi auto 2021, bonus per l’acquisto di vetture a zero o basse emissioni

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Ammontano a 120 milioni di euro i fondi destinati all’acquisto di auto con emissioni di CO2 fino a 60 grammi per km percorso. In questa fascia figurano tutte le auto elettriche e diversi modelli catalogati come ibridi plug-in.

All’interno di questa categoria figurano due ulteriori gruppi: quello delle vetture con emissioni fino a 20 grammi e quello dei veicoli che emettono da 21 a 60 grammi di CO2/km. Alla prima “sotto-fascia” appartengono quasi esclusivamente le auto elettriche, per le quali si potranno ottenere fino a 10mila euro di incentivi. Questo il meccanismo:
5.000 euro statali + 1.000 del concessionario in assenza di rottamazione contestuale di un veicolo immatricolato prima del 1 gennaio 2011;
8.000 euro + 2.000 in presenza di rottamazione di un vecchio veicolo inquinante.

Questo bonus non è cumulabile con quello rivolto esclusivamente alle famiglie con ISEE inferiore ai 30mila euro. Chi rientra in questa seconda agevolazione (fondo di 20 milioni di euro, rifinanziabile) potrà acquistare un veicolo elettrico (costo massimo 30mila euro IVA esclusa) usufruendo di uno “sconto” pari al 40% del valore della vettura.

Tornando agli incentivi auto con quota fissa, la seconda “sotto-fascia” comprende perlopiù veicoli ibridi. In questo caso si potranno ottenere fino a 6.500 euro, secondo questo schema:
2.500 euro statali + 1.000 del concessionario senza rottamazione di un vecchio veicolo (pre 2011);
4.500 euro + 2.000 con rottamazione di una vetture pre 2011.
Bonus per i veicoli a benzina e diesel, maglie ancora più larghe

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Farà inevitabilmente discutere la decisione di allargare le maglie relative ai bonus per le vetture a benzina o diesel. Se nella precedente tornata il limite massimo di CO2 per km percorso era di 110 grammi, ora tale soglia viene innalzata a 135 (comprendendo quindi anche veicoli più inquinanti di quelli oggetto degli incentivi 2020).

Non soltanto vetture con alimentazione ibrida non rientranti nella precedente categoria, ma anche veicoli alimentati esclusivamente da combustibili fossili. In questo caso vige l’obbligo della rottamazione e il bonus che è possibile ottenere raggiunge i 3.500 euro (1.500 statali + 2.000 euro del concessionario). Inoltre le auto acquistate non dovranno costare più di 40mila euro (IVA esclusa).

fonte: www.greenstyle.it


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Bonus Tari 2020, arriva lo sconto in bolletta sui rifiuti: requisiti e come richiederlo

















Arriva il bonus Tari che prevede uno sconto in bolletta sui rifiuti per gli utenti domestici in condizioni di disagio economico, esattamente come avviene per luce, gas e acqua. Lo stabilisce l’articolo 57 bis, comma 2, del decreto 124/2019, in materia di condizioni tariffarie agevolate per la fornitura del servizio di gestione integrato dei rifiuti urbani:
“Al fine di promuovere la tutela ambientale in un quadro di sostenibilità sociale, l’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente assicura agli utenti domestici del servizio di gestione integrato dei rifiuti urbani e assimilati in condizioni economico-sociali disagiate l’accesso alla fornitura del servizio a condizioni tariffarie agevolate”.
Sarà l’Arera, Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, a stabilire le modalità attuative del bonus entro il 23 aprile, tramite apposito provvedimento. Quindi bisognerà aspettare quella data per sapere quando presentare la domanda e scoprire quale sarà l’importo del bonus.

Quali saranno i requisiti

Per richiedere il bonus sussistono gli stessi requisiti validi per il bonus idrico, luce e gas, ovvero:
  • nucleo familiare con Isee non superiore a 8.265 euro, cifra che è aumentata dal primo gennaio 2020, prima era 8.107,5;
  • famiglie con almeno 4 figli a carico e Isee non superiore a 20 mila euro;
  • nucleo titolare di reddito/pensione di cittadinanza oppure famiglie in cui una grave malattia costringa uno dei componenti all’utilizzo di apparecchiature mediche alimentate con l’energia elettrica (elettromedicali) indispensabili per il mantenimento in vita.
Potrà quindi richiederlo anche chi percepisce il reddito di cittadinanza o la pensione di cittadinanza.

Dove e come andrà presentata la domanda

La domanda andrà presentata al Comune di residenza o a un ente designato dal Comune, per esempio il Caf, tramite due moduli appositi, disponibili sul sito dell’Autorità.
Serviranno anche carta di identità e attestazione dell’Isee in corso di validità. I titolari di reddito o pensione di cittadinanza dovranno inoltre indicare numero di protocollo o attestazione che documenti la titolarità di Rdc o Pdc.

Bonus fognatura in arrivo e altre novità

A proposito di bonus luce, gas e acqua, dal primo gennaio 2021 saranno riconosciuti in automatico ai soggetti potenzialmente beneficiari, ovvero con Isee entro le soglie fissate.
E a breve potrebbe arrivare anche il bonus fognatura, purché si rispettino determinati requisiti. Sarà sempre l’Arera a stabilire le modalità di quantificazione, riconoscimento ed erogazione del bonus, che farà parte dell’agevolazione sul servizio idrico.
fonte: https://www.greenme.it

Manovra 2020, le novità per l’energia nelle legge di bilancio

La Camera ha provato il provvedimento nella notte tra il 23 e 24 dicembre, dopo che il governo aveva chiesto la fiducia per evitare modifiche del testo




















La manovra 2020 incassa l’ultimo sì dell’anno e dell’iter parlamentare: la Camera dei deputati ha votato questa notte la fiducia (312 voti a favore e 153 contrari), facendo quindi passare la legge di bilancio nella versione approvata dal Senato.
Nessuna modifica dell’ultimo momento dunque, ma solo una conferma del ricco corpus normativo uscito da Palazzo Madama la scorsa settimana. Nel complesso il testo riporta diverse misure sul fronte energetico ed ambientale che entreranno in vigore il prossimo anno.
A partire da quelle inserite nel capitolo “Investimenti Enti territoriali”. L’articolo 8 prevede infatti che lo stanziamento di 500 milioni di euro totali, per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, per aiutare i comuni investire sulle opere pubbliche com­presi interventi efficientamento del­l’illuminazione pubblica, di risparmio ener­getico negli edifici della PA e in quelli di edilizia residenziale di installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile.Con questi fondi potranno anche essere incentivate misure in materia di mobilità sostenibile, di adegua­mento e messa in sicurezza di scuole, edi­fici pubblici e patrimonio comunale e di abbattimento delle barriere architettoniche.
Nello stesso articolo la legge di bilancio introduce, a partire dal 1° gennaio 2020, per gli interventi di ristrutturazione importante delle parti comuni degli edifici condominiali con importi di 200.000 euro o più, la possibilità di optare al posto dell’ecobonus di un contributo diretto sotto forma di sconto sui lavori (opzione originariamente proposta per tutti gli ecobonus). Per questi interventi la scadenza è prorogata al 2021 mentre l’aliquota rimane del 70-75%.
Rimanendo in ambito detrazioni Irpef in edilizia, la manovra 2020 proroga al 31 dicembre del prossimo anno la scadenza delle riqualificazioni energetiche o ecobonus 65% (ma l’aliquota che scende al 50% per alcuni interventi) e al 31 dicembre 2021 il sisma bonus. Introduce poi il nuovo Bonus Facciate: “Per le spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggia­tura esterna, finalizzati al recupero o re­stauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati in zona A o B […] spetta una detrazione dall’imposta lorda pari al 90 per cento”.
Dal testo è escluso qualsiasi riferimento al Bonus Verde che finisce invece nel Milleproroghe, licenziato lo scorso sabato in Consiglio dei ministri.
Novità anche in campo del biogas tra le “Misure per favorire l’economia circolare del territorio”. L’articolo 60 della legge introduce un nuovo sistema incentivante per il comparto, legato all’utilizzo di rifiuti e deiezioni prodotti dagli allevamenti.
Nel dettaglio la norma prevede che gli impianti di produzione di elettrica esistenti alimentati a biogas ed en­trati in esercizio entro il 31 dicembre 2007, “con l’obbligo di utilizzo di almeno il 40% in peso di effluenti zootecnici, e che riconvertano la loro pro­duzione giornaliera secondo un nuovo regime programmabile”, possano godere di nuovi sussidi.
Ovviamente l’erogazione dell’incentivo è subordinata al via libera della Commissione europea in base alle norme sugli aiuti di Stato. Il testo spiega anche che toccherà ad ARERA definire le modalità con cui le risorse per tale regime troveranno copertura, tramite le componenti tariffarie dell’energia elettrica. Nell’articolo successivo vengono invece definite nome e condizioni per l’Utilizzazione agronomica del “digestato equiparato”, ossia di quel prodotto ottenuto dalla digestione anaerobica la cui azione sul suolo può essere equiparata a quella di elementi di origine chimica. La legge di bilancio 2020 dà a tutte le aziende la possibilità di valorizzare il digestato equiparato in funzione dalla possibilità, grazie al riconosciuto potere fertilizzante e ai suoi nutrienti, di ridurre il ricorso ai concimi di sintesi.

fonte: www.rinnovabili.it

Pasta, latte e vino si comprano sfusi come nell’Italia degli anni Sessanta

Il boom economico ha gradualmente introdotto i prodotti di marca e il packaging












E’ stato il boom economico degli anni ’60 a decretare la graduale fine della vendita dei prodotti sfusi nel nostro paese. La nascita dei primi supermercati all’«americana» e le popolarissime réclame di Carosello fecero scoprire agli italiani la fascinazione dei prodotti di marca, la magia dei lunghi banconi carichi di scatole di cartone e flaconi di plastica. Ma per molti anni nel Belpaese tutto (dalla frutta all’olio, al vino e alle sigarette) si vendeva sfuso: niente plastica o cellophane, ma cartocci confezionati dai negozianti con carta paglia, carta pane, carta oleata, carta da zucchero. Per i liquidi, come vino ed olio, ci pensavano i clienti a portarsi le bottiglie da casa. E dai grandi sacconi di tela o juta sgorgavano legumi e grani. Poi, la Rivoluzione del commercio, l’infatuazione per le Grandi Marche (che comunque facevano pagare ai consumatori il costo del packaging e della pubblicità), la «igienizzazione» dello smercio dei prodotti alimentari hanno cambiato tutto. Fino ad oggi: complice la crescente attenzione di cittadini e famiglie per l’ambiente, ma soprattutto per il devastante costo economico ed ambientale del packaging (a cominciare dalla ormai tenutissima plastica) la tendenza si è invertita. E lo «sfuso» sta gradualmente riconquistando spazi, trovando consumatori sempre più interessati e molte catene commerciali pronte a rispondere alla domanda di prodotti sfusi, che consentono agli acquirenti di comprare quantità «libere» e risparmiando sul costo del confezionamento.
Una tendenza colta anche dal governo, che nel progettato decreto clima ha previsto un bonus per chi compra sfuso. Vero è che per adesso i prodotti non confezionati sono ancora una Cenerentola negli acquisti. Lo dimostrano le 2,1 milioni di tonnellate di plastica usate per gli imballaggi ogni anno in Italia, di cui secondo i dati Wwf il 76% appartengono al settore Food & Beverage.
Eppure, secondo uno studio della Coldiretti il 44% degli italiani si vuole impegnare nella lotta al cambiamento climatico anche riducendo gli acquisti di prodotti con imballaggi eccessivi. Per adesso, trovando però un’offerta ancora piuttosto modesta di negozi pronti a soddisfare questa domanda, che rifiuta il modello dominante di «mono-miniporzioni» per single, gli imballaggi ingombranti, i sette strati di cellophane in cui sono avvolti i cibi, le bottigliette d’acqua da 33 cl, con plastica per sole quattro sorsate.
Fatto sta che dal Nord al Sud sono sempre di più i punti vendita che vendono almeno una parte dei prodotti sfusi, tra cui andrebbero contati anche i banchi dei mercati rionali, le drogherie e i negozi etnici. Qualche nome: Mamma Natura e l’Angolo DiVino a Milano, Verde Sfuso a Genova, Mille Bolle a Mantova (detersivi); Sacco Matto a Torino; Effe Corta a Milano, Padova, Capannori e Prato (dove c’è anche Fuori dalle Scatole); Ettogrammo a Verona; Verde Serre a Reggio Emilia; Bio al sacco a Pisa; Pesonetto a Pesaro; Saponando a Roma, ProSud a Napoli; Tutto Sfuso ad Altamura; La Bottega del Pulito a Potenza; Quanto Basta a Spezzano della Sila.
Un esempio virtuoso e più «organizzato» è quello degli imprenditori torinesi di Negozio Leggero – premiati anche come #GreenHeroes dell’economia sostenibile dall’attore Alessandro Gassmann e da La Stampa-Tuttogreen – che dal 2010 a Torino vendono caramelle, caffè, cereali, farine, legumi, pasta, spezie, vini, detergenti, prodotti per l’igiene personale e trucchi. Tutto sfuso, con un successo commerciale clamoroso che ha portato - da Palermo a Parigi - all’apertura di 15 punti vendita. Oppure, la catena di prodotti biologici NaturaSì, che dopo aver eliminato le bottiglie di acqua in plastica dagli scaffali, aver scelto i sacchetti riutilizzabili per l’ortofrutta, e avviato la vendita sfusa di detersivi certificati ICEA, ha cominciato a vendere nei suoi supermercato bio oltre 22 prodotti - riso, farro integrale, quinoa, avena, miglio, fagioli, ceci, lenticchie rosse, piselli spezzati, zuppe, mandorle sgusciate, nocciole sgusciate, muesli, fiocchi d’avena, semi misti, frutta secca - senza confezioni tradizionali, ma con appositi erogatori per lo sfuso. Un’operazione che costa - e non poco - all’azienda, ammette il presidente di EcorNaturaSì Fabio Brescacin. Ma che elimina più di 6.500 chili l'anno di plastica per le piccole confezioni, riduce il consumo di acqua e le emissioni, e soprattutto fa risparmiare il 10 per cento sul prezzo dei prodotti senza confezione ai consumatori. Che possono trasportare gli alimenti erogati alla spina in sacchetti lavabili e riutilizzabili per sfusi, realizzati in cotone bio con trattamenti ecologici del tessuto.
fonte: www.lastampa.it

Auto elettriche: bonus fiscale per le colonnine di ricarica private

La Manovra varata dal Governo prevede dei bonus fiscali per chi decide di installare una colonnina di ricarica in una propria area privata.















Il Governo Conte intende agevolare la diffusione di auto elettriche e ibride e per farlo non ha previsto solamente l’erogazione di incentivi a chi sceglie un veicolo a impatto ambientale dirotto, ma anche un bonus fiscale per chi decide di installare una colonnina per la ricarica privata.
Ad annunciare la misura contenuta nella Legge di Stabilità 2019 è stato il Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli. Il titolare del dicastero in questione ha diffuso la notizia per mezzo dei social network spiegando che:
La rivoluzione della mobilità green è iniziata, e per questo Governo è uno degli ingredienti fondamentali di quel cambio di paradigma che deve vedere le rinnovabili al centro del rilancio del Paese. Il primo passo è disseminare le nostre autostrade con colonnine di ricarica elettriche. In Manovra abbiamo poi previsto un bonus fiscale per chi installa colonnine a uso privato. Lavoriamo per una rinascita all’insegna della crescita sostenibile e di qualità.
L’ente che gestisce gran parte della rete viaria italiana sta infatti portando avanti un progetto che prevede la presenza di colonnine per la ricarica elettrica sulle principali autostrade, tra cui la A2, l’Autostrada del Mediterraneo, la A19 che collega Palermo e Catania, la A90 sul Grande Raccordo Anulare e la A91 “Roma-Aeroporto di Fiumicino”.
fonte: www.greenstyle.it

Auto elettrica, in Germania si compra con un bonus fino a 5mila euro

Tremila euro invece l’incentivo previsto per chi acquista un modello con tecnologia ibrida. Il governo punta in alto: vuole un’automobile elettrica ogni cinque in circolazione entro il giugno del 2018.
Auto elettrica, in Germania si compra con un bonus fino a 5mila euro 

BONUS ACQUISTO AUTO ELETTRICHE -

La Germania spinge sull’acceleratore dell’auto elettrica. Convinta sostenitrice del nuovo paradigma della mobilità automobilistica, la Cancelliera Angela Merkel ha ricevuto dal suo ministro per le Finanze un piano molto dettagliato per finanziare, con generosi incentivi, gli acquisti da parte degli automobilisti tedeschi, di auto con tecnologia elettrica o, al massimo, ibrida.

LE DUE TIPOLOGIE DI BONUS -

Il piano prevede due fasce di bonus, per tipologia di auto e per periodo di acquisto. Le auto elettriche avranno incentivi fino a 5mila euro, quelle ibride fino a 3mila euro. Soldi freschi che possono essere ricevuti per acquisti fatti entro il mese di giugno del 2018. Da quella data, i premi andranno a scendere, toccando la quota dei 3mila euro per le auto elettriche e 2mila per le ibride.
L’intera operazione ha un costo non certo basso, la stima è di 1 miliardo e 200 milioni di euro, ma il governo è pronto a finanziarla attraverso il Fondo per l’Energia e il Clima e con il contributo dei gruppi produttori di automobili. L’obiettivo è di vedere sulle strade della Germania, entro il giugno del 2018, un’automobile elettrica su cinque.

fonte: http://www.nonsprecare.it