Visualizzazione post con etichetta #LeggeDiBilancio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #LeggeDiBilancio. Mostra tutti i post

Il 2020 italiano parte già in ritardo su clima, energia e capitale naturale

Entro il 1 gennaio avrebbero dovuto essere pronti la “Strategia di lungo termine per la riduzione dei gas a effetto serra al 2050”, il “Piano nazionale energia e clima 2030” e il terzo “Rapporto sullo stato del capitale naturale”: che fine hanno fatto?




















Dopo una legge di Bilancio che ha in larga parte disatteso le promesse sul Green new deal avanzate a partire dall’insediamento del Governo Conte bis, neanche l’arrivo del 2020 ha portato un cambio passo in direzione della transizione ecologica: non c’è infatti traccia della “Strategia di lungo termine per la riduzione dei gas a effetto serra al 2050”, del “Piano nazionale energia e clima 2030” e del terzo “Rapporto sullo stato del capitale naturale”, tutti documenti di grande rilievo attesi dal Governo entro il 1 gennaio, dei quali però nessuna fonte istituzionale ha dato ancora notizia.
Il ministero dell’Ambiente, in coordinamento con quelli dello Sviluppo economico, delle Politiche agricole e delle Infrastrutture, ha avviato da tempo i lavori per produrre la “Strategia di lungo termine per la riduzione dei gas a effetto serra al 2050”, un documento pensato per «delineare una transizione verso l’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra entro il 2050, che sia equa sul piano sociale ed efficiente in termini di costi». Lo scorso ottobre il ministero dell’Ambiente spiegava che «l’Italia deve predisporre e inviare alla Commissione europea entro il 1° gennaio 2020, come previsto dall’accordo di Parigi e dalle normative europee», ma di fatto dopo la consultazione pubblica avviata sul testo – e conclusa lo scorso 4 novembre – dal dicastero non sono arrivate altre novità.
Il Piano nazionale energia e clima 2030 (Pniec), definito come «uno strumento fondamentale per cambiare la politica energetica e ambientale del nostro Paese verso la decarbonizzazione» attende di essere esaminato dalla Commissione europea: la prima bozza del documento (inviata all’Ue lo scorso gennaio, sempre in ritardo) è stata sottoposta in questi mesi ad una lunga trafila, fino all’approvazione da parte della Conferenza unificata prima di Natale, in tempo utile «per l’invio del Piano alla Commissione europea entro fine 2019», come spiegava a fine novembre il ministero per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli: «Successivamente al parere della Conferenza, si conta di dare approvazione formale al Piano con un decreto dei tre ministeri che lo hanno predisposto (ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il ministero dell’Ambiente e con il ministero delle Infrastrutture)». Dall’ok in Conferenza unificata, però, del testo non si hanno più notizie; è noto comunque che l’Italia punta a tagliare le proprie emissioni di gas serra del 37% circa al 2030, mentre la nuova strategia proposta dalla Commissione Ue punta ad un taglio del 50-55%. Peggio ancora va sul fronte della resilienza alla crisi climatica in corso: il “Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”, la cui bozza è stata sottoposta a consultazione pubblica nel 2017, da allora è sempre rimasto chiuso all’interno dei cassetti ministeriali.
Infine, il terzo “Rapporto sullo stato del capitale naturale”, che nella prima versione pubblicata nel 2017 documentava il valore complessivo stimato per i servizi ecosistemici in Italia (stimato in 338 miliardi di euro): il ministero dell’Ambiente, che ne cura la pubblicazione, spiegava a metà novembre scorso che «sarà pronto nella versione definitiva entro la fine dell’anno», ma anche in questo caso non è nota la sua pubblicazione. Peggio ancora è andata alla terza edizione del “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e dei sussidi ambientalmente favorevoli”, altro report che a norma di legge (art. 68 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221) dovrebbe essere aggiornato entro il 30 giugno di ogni anno; in questo caso il ministero dell’Ambiente ha pubblicato a luglio 2019 l’edizione prevista per il 2018 – che individua 19,3 miliardi di euro spesi ogni anno in sussidi ambientalmente dannosi –, affermando che la terza edizione «dovrebbe essere ultimata entro giugno 2019». Il testo però risulta ancora oggi mancante.
fonte: www.greenreport.it

Manovra 2020, le novità per l’energia nelle legge di bilancio

La Camera ha provato il provvedimento nella notte tra il 23 e 24 dicembre, dopo che il governo aveva chiesto la fiducia per evitare modifiche del testo




















La manovra 2020 incassa l’ultimo sì dell’anno e dell’iter parlamentare: la Camera dei deputati ha votato questa notte la fiducia (312 voti a favore e 153 contrari), facendo quindi passare la legge di bilancio nella versione approvata dal Senato.
Nessuna modifica dell’ultimo momento dunque, ma solo una conferma del ricco corpus normativo uscito da Palazzo Madama la scorsa settimana. Nel complesso il testo riporta diverse misure sul fronte energetico ed ambientale che entreranno in vigore il prossimo anno.
A partire da quelle inserite nel capitolo “Investimenti Enti territoriali”. L’articolo 8 prevede infatti che lo stanziamento di 500 milioni di euro totali, per ciascuno degli anni dal 2020 al 2024, per aiutare i comuni investire sulle opere pubbliche com­presi interventi efficientamento del­l’illuminazione pubblica, di risparmio ener­getico negli edifici della PA e in quelli di edilizia residenziale di installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile.Con questi fondi potranno anche essere incentivate misure in materia di mobilità sostenibile, di adegua­mento e messa in sicurezza di scuole, edi­fici pubblici e patrimonio comunale e di abbattimento delle barriere architettoniche.
Nello stesso articolo la legge di bilancio introduce, a partire dal 1° gennaio 2020, per gli interventi di ristrutturazione importante delle parti comuni degli edifici condominiali con importi di 200.000 euro o più, la possibilità di optare al posto dell’ecobonus di un contributo diretto sotto forma di sconto sui lavori (opzione originariamente proposta per tutti gli ecobonus). Per questi interventi la scadenza è prorogata al 2021 mentre l’aliquota rimane del 70-75%.
Rimanendo in ambito detrazioni Irpef in edilizia, la manovra 2020 proroga al 31 dicembre del prossimo anno la scadenza delle riqualificazioni energetiche o ecobonus 65% (ma l’aliquota che scende al 50% per alcuni interventi) e al 31 dicembre 2021 il sisma bonus. Introduce poi il nuovo Bonus Facciate: “Per le spese documentate, sostenute nell’anno 2020, relative agli interventi, ivi inclusi quelli di sola pulitura o tinteggia­tura esterna, finalizzati al recupero o re­stauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati in zona A o B […] spetta una detrazione dall’imposta lorda pari al 90 per cento”.
Dal testo è escluso qualsiasi riferimento al Bonus Verde che finisce invece nel Milleproroghe, licenziato lo scorso sabato in Consiglio dei ministri.
Novità anche in campo del biogas tra le “Misure per favorire l’economia circolare del territorio”. L’articolo 60 della legge introduce un nuovo sistema incentivante per il comparto, legato all’utilizzo di rifiuti e deiezioni prodotti dagli allevamenti.
Nel dettaglio la norma prevede che gli impianti di produzione di elettrica esistenti alimentati a biogas ed en­trati in esercizio entro il 31 dicembre 2007, “con l’obbligo di utilizzo di almeno il 40% in peso di effluenti zootecnici, e che riconvertano la loro pro­duzione giornaliera secondo un nuovo regime programmabile”, possano godere di nuovi sussidi.
Ovviamente l’erogazione dell’incentivo è subordinata al via libera della Commissione europea in base alle norme sugli aiuti di Stato. Il testo spiega anche che toccherà ad ARERA definire le modalità con cui le risorse per tale regime troveranno copertura, tramite le componenti tariffarie dell’energia elettrica. Nell’articolo successivo vengono invece definite nome e condizioni per l’Utilizzazione agronomica del “digestato equiparato”, ossia di quel prodotto ottenuto dalla digestione anaerobica la cui azione sul suolo può essere equiparata a quella di elementi di origine chimica. La legge di bilancio 2020 dà a tutte le aziende la possibilità di valorizzare il digestato equiparato in funzione dalla possibilità, grazie al riconosciuto potere fertilizzante e ai suoi nutrienti, di ridurre il ricorso ai concimi di sintesi.

fonte: www.rinnovabili.it

Che fine ha fatto il Green new deal? La legge di Bilancio vista dal Wwf

«Le risorse realmente disponibili per il Green new deal al 2020 sono complessivamente 1.688 milioni di euro»



















Il disegno di legge di Bilancio 2020-2022 ha iniziato il suo iter parlamentare (qui il testo approdato al Senato), e una volta varato le ambizioni del tanto annunciato Green new deal italiano potranno finalmente iniziare a essere misurate: nel frattempo sono già arrivate le osservazioni al ddl del Wwf, che si è concentrato su otto punti nel corso dell’audizione svoltasi alla commissione Bilancio del Senato. Osservazioni che spaziano dalla plastic tax al Green new deal, abbracciando la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione urbana, la tutela del capitale naturale, i sussidi ambientalmente dannosi, l’efficientamento energetico degli edifici e l’imponibile sui veicoli aziendali inquinanti.
Per quanto riguarda uno dei provvedimenti più discussi della legge di Bilancio, ovvero la plastic tax sui manufatti in plastica monouso,  secondo il Wwf – in accordo con quanto già affermato nei giorni scorsi da altre associazioni ambientaliste, come Legambiente – occorre «distinguere gli oggetti riciclabili e non riciclabili con una tassazione differenziata che incentivi le produzioni virtuose. Analogo incentivo andrebbe previsto anche per tutti quegli oggetti realizzati con percentuali consistenti di materiale riciclato, mentre la norma presentata al Senato premia solo quelli realizzati in plastica riciclata al 100%».  Il Panda nazionale suggerisce inoltre di ampliare la plastic tax «anche a quegli oggetti che non sono necessariamente imballaggi ma che fanno parte della nostra vita quotidiana (cancelleria, penne, spazzolini da denti, rasoi, etc.) e che ad oggi non sono avviati al riciclo», in quanto proprio non essendo imballaggi esulano sin dalla fase di raccolta differenziata.
Uno dei punti più importanti affrontati dall’associazione ambientalista al Senato riguarda poi il Green new deal, che dovrebbe improntare la quarta rivoluzione industriale. In attesa che venga redatto uno dei 23 collegati alla legge di Bilancio che – come preannunciato dal NaDef approvato a ottobre dal Governo giallorosso – sarà dedicato nello specifico al tema, dall’esame della legge di Bilancio emerge che «le risorse realmente disponibili per il Green new deal al 2020 sono complessivamente 1.688 milioni di euro (685 milioni di cui all’art. 7; 500 milioni di cui all’art. 8, c. 1; 470 milioni di cui all’art. 11, c. 1; 33 milioni di cui all’art. 11, c. 12)».
Secondo gli stessi articoli di legge il grosso dei finanziamenti arriverà più lontano negli anni: «Il complesso delle risorse assegnate ai nuovi fondi o al rifinanziamento di vecchi o a contribuiti per il Green new deal, ad un orizzonte massimo del 2034 è di 29.404 milioni di euro». Dal Wwf lo definiscono «un impegno estremamente rilevante, che andrà confermato nei prossimi anni che però risulta essere sensibilmente diverso da quanto annunciato nel NaDef con riguardo all’istituzione di due fondi di investimento quindicennali da 50 miliardi di euro, assegnati rispettivamente allo Stato (confermato) e agli Enti locali (da confermare)». Una differenza non da poco, dato che al momento si misura in oltre 30 miliardi euro in meno rispetto a quanto inizialmente annunciato, che pone l’Italia in una condizione di minoranza rispetto a quanto messo in campo ad esempio dalla Germania (che prevede una carbon tax e investimenti da 54 miliardi di euro entro il 2030 contro i cambiamenti climatici).
Rispetto alla manutenzione del territorio e al rischio idrogeologico, il Wwf segnala invece che per il 2020 «saranno disponibili solamente 85 milioni di euro (mentre negli anni successivi, fino al 2034, sono previsti investimenti per oltre 12 miliardi di euro) che risultano oggi assolutamente insufficienti in un Paese, come l’Italia, dove nel 2013 il ministero dell’Ambiente aveva calcolato che fossero necessari 40 miliardi di euro in 15 anni per mettere in sicurezza il nostro territorio».
Da sottolineare infine come sia «praticamente assente la valorizzazione e tutela del nostro capitale naturale», con il Wwf a denunciare che «per la difesa dei beni naturali (difesa mare, aree protette, commercio di specie a rischio, controlli ambientali) nel disegno di legge di Bilancio per il 2020 siano stati al momento stanziati soltanto 232 milioni di euro, equivalenti allo 0,8% dell’ammontare complessivo della manovra». Se dunque qualcosa di positivo per la sostenibilità è arrivato in legge di Bilancio, rimane ancora molto da migliorare.
fonte: www.greenreport.it

Rifiuti nella Legge di Bilancio 2019: come cambia la normativa

La Legge di Bilancio 2019 introduce diverse novità di carattere ambientale, rinnovando gli ecoincentivi e dichiarando guerra alle plastiche monouso.
























La Legge di Bilancio 2019 introduce diverse novità nella gestione dei rifiuti e del riciclo che vanno nella direzione di un’economia circolare e che coinvolgono sia i privati, sia le aziende. Uno dei focus principali è riservato alla plastica, in particolare alle materie plastiche monouso, grave causa di inquinamento ambientale a livello globale.
La formula dell’incentivo sarà adottata come strumento nella lotta contro l’utilizzo irresponsabile di plastiche e materiali non riciclabili. Saranno previsti infatti sgravi fiscali pari al 36% delle spese sostenute dalle imprese per l’acquisto di materiali realizzati a partire dal riciclo di plastica, carta e alluminio. L’obiettivo che ci si pone di raggiungere è lo sviluppo delle attività di riciclo e di recupero di materiali di scarto e di abbattere le possibilità di dispersione nell’ambiente di imballaggi non riciclabili.
Lo scopo è quello di incrementare il riciclaggio delle plastiche miste e degli scarti non pericolosi dei processi di produzione industriale e della lavorazione di selezione e di recupero dei rifiuti solidi urbani, in alternativa all’avvio al recupero energetico, nonché al fine di ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e il livello di rifiuti non riciclabili derivanti da materiali da imballaggio.



Un incentivo di pari entità è previsto inoltre per l’acquisto di imballaggi biodegradabili e compostabili, secondo quanto previsto dalla normativa Uni En 13432:2002, oppure derivanti dal riciclo di carta e di alluminio. Il credito d’imposta copre un importo massimo annuale di 20mila euro per ogni beneficiario, fino a un milione di euro annui complessivi, ed è utilizzabile in compensazione a partire dal 1 gennaio del periodo d’imposta successivo rispetto al momento dell’acquisto.
L’articolo 226 della Legge di Bilancio 2019 prevede inoltre che ci sia un impegno da parte dei produttori di plastiche nel limitare la diffusione di prodotti monouso. Purtroppo non si tratta di un obbligo, piuttosto un invito rivolto alle aziende produttrici affinché sperimentano e si evolvano, per fare in modo che la composizione dei loro prodotti veda una riduzione della quantità di plastiche fossili in favore di biopolimeri che possano essere compostabili.
In particolare, le aziende sono invitate in via sperimentale fino al 31 dicembre 2023 ad adottare modelli di raccolta differenziata e riciclo con una crescente reintroduzione della materia prima recuperata nel ciclo produttivo, lasciando sempre più spazio nella produzione e nell’uso ai biopolimeri per le stoviglie monouso, per sostituire in modo massivo le plastiche realizzate a partire da fonti fossili.
D’altra parte esiste già una legge europea in base alla quale a partire dal 2021 saranno poste forti limitazioni all’utilizzo di plastiche monouso: tutto questo quindi non può che essere quindi uno stimolo per un rapido cambio di rotta.

I provvedimenti introdotti dalla Legge di Bilancio 2019 in materia di rifiuti si inseriscono inoltre in un percorso nazionale già intrapreso con precedenti disposizioni e normative, come il bando dei cotton fioc in plastica non compostabile entrato in vigore a partire da gennaio di quest’anno, mentre per il 1 gennaio 2020 è già previsto il bando di tutti i prodotti cosmetici da risciacquo o detergenti contenenti microplastiche.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it

Credito d'imposta del 36% per acquisto prodotti realizzati con imballaggi riciclati

















Nella Legge di Bilancio pubblicata in Gazzetta il 2 gennaio 2019 è stato inserito un credito d’imposta del 36% delle spese sostenute dalle imprese per l’acquisto di prodotti realizzati con materiali provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, nonché per l’acquisto di imballaggi biodegradabili e compostabili o derivati dalla raccolta differenziata della carta e dell'alluminio.
L'obiettivo, come recita il comma 73 del maxiemendamento, è quello di "incrementare il riciclaggio delle plastiche miste e degli scarti non pericolosi dei processi di produzione industriale e della lavorazione di selezione e di recupero dei rifiuti solidi urbani, in alternativa all’avvio al recupero energetico, nonché al fine di ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e il livello di rifiuti non riciclabili derivanti da materiali da imballaggio".
Ci sono comunque dei limiti di fruizione (pari a 20.000 euro per ciascun beneficiario e, complessivamente, a 1 milione di euro annui per gli anni 2020 e 2021); definite anche le modalità di applicazionedel credito d’imposta, rinviandone la disciplina ad un apposito decreto ministeriale, che deve definire anche i requisiti tecnici e le certificazioni idonee ad attestare la natura ecosostenibile dei prodotti e degli imballaggi ai fini della fruizione del credito medesimo.
73. Al fine di incrementare il riciclaggio delle plastiche miste e degli scarti non pericolosi dei processi di produzione industriale e della lavorazione di selezione e di recupero dei rifiuti solidi urbani, in alternativa all’avvio al recupero energetico, nonché al fine di ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi e il livello di rifiuti non riciclabili derivanti da materiali da imballaggio, a tutte le imprese che acquistano prodotti realizzati con materiali provenienti dalla raccolta differenziata degli imballaggi in plastica ovvero che acquistano imballaggi biodegradabili e compostabili secondo la normativa UNI EN 13432:2002 o derivati dalla raccolta differenziata della carta e dell’alluminio è riconosciuto, per ciascuno degli anni 2019 e 2020, un credito d’imposta nella misura del 36 per cento delle spese sostenute e documentate per i predetti acquisti.
74. Il credito d’imposta di cui al comma 73 è riconosciuto fino a un importo massimo annuale di euro 20.000 per ciascun beneficiario, nel limite massimo complessivo di un milione di euro annui per gli anni 2020 e 2021.
75. Il credito d’imposta di cui al comma 73 è indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di riconoscimento del credito. Esso non concorre alla formazione del reddito né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917. Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e non è soggetto al limite di cui al comma 53 dell’articolo 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244. Il credito è utilizzabile a decorrere dal 1° gennaio del periodo d’imposta successivo a quello in cui sono stati effettuati gli acquisti dei prodotti di cui al comma 73.
Ai fini della fruizione del credito d’imposta, il modello F24 è presentato esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, pena il rifiuto dell’operazione di versamento. I fondi occorrenti per la regolazione contabile delle compensazioni esercitate ai sensi del presente comma sono stanziati su apposito capitolo di spesa dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, per il successivo trasferimento alla contabilità speciale « Agenzia delle entrate – Fondi di bilancio ».
76. Con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono definiti i requisiti tecnici e le certificazioni idonee ad attestare la natura ecosostenibile dei prodotti e degli imballaggi secondo la vigente normativa europea e nazionale, nonché i criteri e le modalità di applicazione e di fruizione del credito d’imposta di cui ai commi da 73 a 75, anche al fine di assicurare il rispetto dei limiti di spesa annui di
cui al comma 74.
fonte: www.oggigreen.it

Bilancio, Tutte Le Novità Su Ambiente E Rifiuti














Credito d'imposta per imballaggi, nuovi fondi per la bonifica dei siti orfani e maxiconcorso al Ministero. Queste alcune delle novità in campo ambientale della manovra finanziaria del governo gialloverde. Critica Legambiente: “Solita manovra senza tagli alle fonti fossili”.






fonte: https://www.ricicla.tv/

Bilancio, End Of Waste: Salta L'emendamento Anti-Riciclo

Ritirato dalla legge di bilancio il criticato emendamento sull'end of waste. Plauso delle associazioni di categoria: “Adesso lavorare a un tavolo comune sull'economia circolare”.






















fonte: https://www.ricicla.tv

Manovra 2019: ok a incentivi auto elettriche, ibride e a gas

Approvato un emendamento alla legge di Bilancio 2019 che introduce un bonus per l’acquisto di veicoli ecologici e rincari fiscali sulle nuove auto a benzina e diesel



















Non è solo la micro-mobilità elettrica a fare la sua comparsa nella Legge di Bilancio 2019. Nel testo della Manovra finanziaria, attualmente nelle mani della Camera, finiscono anche nuovi incentivi auto, dedicati ai mezzi elettrici, ibridi plug-in e alimentati a gas. Tra gli emendamenti approvati al testo, infatti, – su cui il Governo si è già riservato la possibilità di porre la fiducia – appare anche la proposta di introdurre un sistema bonus-malus di prova basato sulle emissioni delle nuove autovetture immatricolate. Nello specifico l’emendamento, a firma Lega-M5S, introduce un Articolo 79-bis che disciplina, in via sperimentale, uno schema di incentivi auto elettriche, ibride e a gas con importi che variano da 1.500 fino ai 6.000 euro.
Si legge nel testo della proposta: “a chi acquista, anche in locazione finanziaria, e immatricola in Italia, negli anni 2019, 2020 e 2021, un veicolo di categoria M1 nuovo di fabbrica, è riconosciuto un contributo parametrato al numero dei grammi di biossido di carbonio emessi per chilometro secondo gli importi di cui alla seguente tabella”:
CO2g/kmImposta (euro)
0-206.000
20-703.000
70-901.500


Il contributo sarà corrisposto dal venditore agli acquirenti mediante sconto sul prezzo di acquisto a partire dal 1° gennaio 2019 al 31 dicembre 2021. Le case produttrici rimborseranno al venditore l’importo del sussidio, recuperando il contributo sotto forma di credito di imposta. Per provvedere all’erogazione dei nuovi incentivi auto elettriche e ibride è istituito “nello stato di previsione della spesa del Ministero dello sviluppo economico” un fondo con una dotazione di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021. “Le eventuali entrate eccedenti l’importo di 300 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021  – si legge nel testo – affluiscono su apposito capitolo di entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate al Fondo […] Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare le occorrenti variazioni di bilancio”. 


Accanto al bonus auto, un malus: tutte le nuove immatricolazioni diesel e a benzina dovranno invece pagare un’imposta calcolata sulla base delle emssioni di CO2 del veicolo. Nessun rincaro fiscale è previsto per le autovetture che emettono meno di 11o g di CO2 per km.

 CO2g/kmImposta (euro)
110-120150
120-130300
130-140400
140-150500
150-1601.000
160-1751.500
175-1902.000
190-2502.500
>2503.000

Critica l’ANFIA, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, secondo cui la classificazione proposta, “non tiene conto dell’attuale situazione regolamentare, ovvero della transizione dalla procedura per il rilievo delle emissioni di CO2 NEDC a quella WLTP obbligatoria a partire dal 1° settembre 2018, che ha l’obiettivo di fornire ai clienti dati che rispecchiano maggiormente l’uso reale del veicolo e presenta valori notevolmente più elevati per il medesimo veicolo”.



Leggi qui gli incentivi auto elettriche, ibride e gas proposte nella Legge di Bilancio 


fonte: www.rinnovabili.it