Visualizzazione post con etichetta #Fise-Unicircular. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #Fise-Unicircular. Mostra tutti i post

Decreto semplificazioni? Per l’economia circolare solo un maquillage, mentre si agevola l’incenerimento













Si chiama decreto semplificazioni ma relativamente all’economia circolare contraddice il suo obiettivo e scontenta gli attori principali. Secondo chi se ne intende non tocca temi strategici, prevede modifiche che potrebbero addirittura complicare le procedure, e semplifica solo l’incenerimento (peraltro contro le linee guida della Commissione che esclude appunto l’incenerimento dai Pnrr).

Il decreto legge 31 maggio 2021, n. 77, approvato dal governo e affidato alla Camera per conversione (commissioni riunite Affari Costituzionali e Ambiente, dl 3146) dedica specificamente all’economia circolare due articoli: il 34 (Cessazione della qualifica di rifiuto) e il 35 (Misure di semplificazione per la promozione dell’economia circolare).
End of waste

Difficile orientarsi nel groviglio di taglia e incolla tipico della legislazione nazionale. Secondo la relazione illustrativa che accompagna il provvedimento del governo, l’articolo 34 “è volto a razionalizzare e semplificare la procedura in materia di end of waste (EoW) prevista dall’articolo 184 ter del Codice dell’ambiente, prevedendo in particolare che il rilascio dell’autorizzazione avvenga previo parere obbligatorio e vincolante dell’Ispra o dell’agenzia regionale di protezione ambientale territorialmente competente: in tal modo – afferma la relazione – la valutazione viene anticipata alla procedura all’esito della quale l’autorizzazione viene rilasciata da parte dell’autorità competente”. Insomma il controllo e il parere di Ispra o Arpa regionali arriva prima e diventa “obbligatorio e vincolante”.

Semplificazione solo apparente

“Oggi per emanare un provvedimento EoW occorrono almeno 5 anni, ma ogni anno vengono immessi nel mercato decine di nuovi prodotti che richiedono nuove tecnologie per poter procedere al loro riciclaggio. Semplificare è quindi fondamentale e per noi significa allineare i tempi della burocrazia a quelli dell’evoluzione tecnologica. Se ciò non avviene, la nostra sfida per la transizione ecologica è persa in partenza”, riflette Stefano Leoni della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Introdurre un parere obbligatorio e vincolante da parte dell’ISPRA e delle Agenzie regionali per l’ambiente addirittura appesantisce un percorso già irto di ostacoli e crea diversi dubbi ordinamentali. Rimane infatti in capo ad un organismo tecnico (ISPRA e agenzie) una funzione da amministrativa attiva come ad esempio la verifica della sussistenza di un mercato per determinati tipi di materiali. Oltre al fatto che Ispra o le Agenzie non sono in grado di valutarlo, così come il fatto che quel prodotto sia correttamente venduto e utilizzato all’estero Bisogna ricordare che la promozione dello sviluppo dei mercati è una funzione prettamente politica e quindi di amministrazione attiva”. In altri termini la disposizione presentata dal Governo, aggiunge ancora Leoni, “travalica le competenze tecniche di quegli istituti per entrare nelle competenze di un’amministrazione attiva, che è quell’amministrazione che ha il potere di rilascio dell’autorizzazione, ossia un’amministrazione che ha anche funzioni politiche, come Comuni e Regioni. Il suo conferimento a organismi tecnici apre la porta a futuri contenziosi forieri di ulteriori problemi e lungaggini. L’antitesi della semplificazione”.

In conseguenza dell’articolo 34, ragiona poi Leoni, “il potere discrezionale dell’ente amministrativo attivo, delle Regioni, non esiste più: sono infatti costrette a ratificare quello che dicono Ispra e Arpa regionale e farlo proprio”. Inoltre “visto che col parere vincolante questi istituti avranno una capacità decisionale determinante, non so quanto saranno disposti ad assumersi responsabilità”.

MiTe, passo indietro sui controlli

Parte del citato articolo 184 ter (articolo relativo all’end of waste) viene poi cancellata dal decreto semplificazioni: sono le norme che regolavano lo scambio di pareri, a valle dei controlli a campione, tra Ministero e ISPRA o Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente responsabili dei controlli stessi. Il ministero, questo stabiliva il 184 ter prima dello stralcio, in particolare “adotta proprie conclusioni, motivando l’eventuale mancato recepimento degli esiti dell’istruttoria […], e le trasmette all’autorità competente. L’autorità competente avvia un procedimento finalizzato all’adeguamento degli impianti, da parte del soggetto interessato”. Un sistema “macchinoso”, secondo Leoni.

Col decreto semplificazioni, spiega Maria Letizia Nepi, Segretario generale Fise Unicircular, che unisce le imprese del recupero dei rifiuti, “viene stralciato il palleggio tra Ministero e ISPRA o Agenzia regionale ai fini del controllo. Ci si ferma semplicemente alla fase del controllo a campione, quella svolta ex post rispetto all’autorizzazione per verificare la conformità sulla modalità di gestione dell’impianto e su tutte le condizioni autorizzative e normative”. Conformità valutata seguendo le linee guida dell’ISPRA. Per la aziende questo stralcio è “un passo avanti verso la semplificazione e la certezza del titolo autorizzativo fatto con la salvaguardia del controllo e della trasparenza nell’ottica di una semplificazione e velocizzazione”. Quelle norme infatti, prosegue Nepi, “rappresentano una trafila farraginosa. Una trafila che abbiamo sempre criticato e che metteva in discussione da una parte le competenze dell’autorità autorizzatrice; dall’altra la certezza del diritto acquisito da un’azienda di vedersi riconosciuto un titolo autorizzativo senza che questo potesse essere messo in discussione”. Parliamo però, precisa, di una trafila che ad oggi è “totalmente accademica, irrealistica e inapplicabile”. Quindi una “minaccia” finora solo sulla carta.

L’economia circolare: ceneri vulcaniche, rifiuti pirotecnici, incenerimento

Oltre a modifiche di carattere formale (almeno apparentemente) e di adeguamento della terminologia utilizzata (come per i rifiuti urbani), tra le novità che riguardano i rifiuti pirotecnici, quelli sanitari e le ceneri vulcaniche, alcuni passaggi dell’articolo 35 (Misure di semplificazione per la promozione dell’economia circolare) sono interessanti. Anche se va premesso quanto afferma ancora Leoni: “Se si parla di semplificazioni ci si aspettano delle semplificazioni, se si parla di economia circolare ci si spetta che si affronti l’economia circolare. Purtroppo tutto questo nel decreto non c’è. Mi aspettavo qualcosa sulla simbiosi industriale, una spinta sulla ricerca, il riciclo chimico della plastica che nel Pnrr è appena accennato. Invece non c’è nulla”. Sembra, sorride, “che il problema dello sviluppo dell’economia circolare in Italia siano i rifiuti da prodotti pirotecnici o le ceneri vulcaniche”.
CSS, tana libera tutti

Eccoci finalmente a delle semplificazioni tangibili, anche se non sono certo quelle che avremmo preferito. E non sono quelle che avrebbe voluto la Commissione europea, che all’inizio dell’anno ha pubblicato gli orientamenti tecnici per la preparazione dei Pnrr in cui esclude esplicitamente l’incenerimento o comunque l’incremento dell’incenerimento dei rifiuti, in quanto contrario all’obiettivo ambientale dell’economia circolare.

I commi 2 e 3 dell’articolo 35 del decreto semplificazioni e governance del Pnrr, infatti, “recano disposizioni inerenti alla sostituzione di combustibili tradizionali con CSS-combustibile (combustibile solido prodotto da rifiuti che non sia più qualificabile come rifiuto) che rispetti le condizioni di utilizzo del medesimo e i limiti di emissione”, riferisce il servizio studi di Camera e Senato. Potranno sostituire combustibili tradizionali con CSS tutti gli impianti o installazioni che siano o no autorizzati alle “operazioni di recupero dei rifiuti mediante la loro utilizzazione principalmente come combustibile o come altro mezzo per produrre energia (operazioni R1)”. E questa sostituzione non costituisce “variante o modifica sostanziale” all’impianto, a condizione che non comporti un aumento della capacità produttiva autorizzata né un superamento dei limiti di emissioni.

Questo cambiamento richiederà la sola comunicazione dell’intervento di modifica all’autorità competente (per gli impianti autorizzati) o il solo aggiornamento del titolo autorizzatorio (per gli impianti non autorizzati R1). Province e le città metropolitane dovranno verificare la sussistenza dei requisiti di legge, e dopo queste verifiche le operazioni potranno partire.

Comma 2 e 3, se non ci rassicurano sull’idea che di economia circolare e transizione ecologica hanno governo e MiTe, quantomeno mostrano che se la volontà di semplificare c’è, i risultati arrivano.

Quello che non c’è

Sarà pure il nome (decreto semplificazioni) che dà luogo ad aspettative facili da deludere, ma sull’economia circolare, ci dicono gli interessati, si poteva fare di più.

“Per le attività di recupero, riciclaggio e preparazione al riutilizzo esiste una procedura semplificata voluta dall’Unione europea. Mi chiedo perché non adottarla anche per l’end of waste”, si chiede Stefano Leoni, additando una delle possibili semplificazioni da mettere in campo.

“Di economia circolare nel decreto non c’è n’è molta”, ribadisce Nepi: “Il settore ha altre esigenze, ha bisogno dell’effettiva velocizzazione delle procedure e della certezza dei tempi”. Si tratta “certamente di una materia complessa – ammette – però ci sono tantissime cose che si possono fare. Come ad esempio chiarire cosa significa ‘variante sostanziale’ rispetto ad una autorizzazione: da nessuna parte è spiegato cosa significhi. E una volta chiarito si deve rendere più veloce tutto quello che variante sostanziale non è”.

fonte: economiacircolare.com


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

#Iscriviti QUI alla #Associazione COORDINAMENTO REGIONALE UMBRIA RIFIUTI ZERO (CRU-RZ) 


=> Seguici su Blogger 
https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram 
http://t.me/RifiutiZeroUmbria
=> Seguici su Youtube 

10 dicembre verrà presentata: L’Italia del Riciclo 2020

Il prossimo 10 dicembre, verrà presentata l’undicesima edizione dell‘Italia del Riciclo 2020

L’Italia del Riciclo 2020, il rapporto annuale sul riciclo e il recupero dei rifiuti, realizzato dalla FONDAZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE e FISE UNICIRCULAR, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e di Ispra.











Il Rapporto, presentato da Edo Ronchi sarà l’occasione per aprire un confronto con i rappresentanti istituzionali sui trend del settore, gli effetti della pandemia, le misure adottate e sulle proposte per rendere il riciclo sempre più protagonista del rilancio economico del nostro paese.

Per i Consorzi e le imprese, infatti, la priorità nei mesi di emergenza e nei successivi è stata quella di garantire il ritiro dei rifiuti su tutto il territorio nazionale e continuare ad avviarli a riciclo cercando di evitare la saturazione degli impianti e la crisi del sistema, ma tra gli effetti a medio termine dell’epidemia ci sono sicuramente i ritardi, i rallentamenti e i tagli degli investimenti programmati nel settore dei rifiuti.


Servono quindi azioni di stimolo per il riciclo e per l’economia circolare di cui si parlerà durante l’evento, in un confronto con Roberto Morassut, Sottosegretario di Stato all’Ambiente, Elio Catania, Consigliere Politiche Industriali del Ministero Sviluppo Economico, Antonio Scino, Capo del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica (DIPE) – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alessandro Bratti, Direttore Generale ISPRA, Alessia Rotta, Presidente, Commissione Ambiente, Camera dei Deputati e Gianni Girotto, Presidente, Commissione industria, Senato della Repubblica.

Al seguente link potete consultare il programma:
Programma | Link

Per ricevere maggiori info, iscriversi al seguente link:
Registrazione online | Link

L’appuntamento è il 10 dicembre 2020, dalle ore 10.00 alle ore 12.30, sui seguenti canali:
Ricicla Tv
– pagina facebook @fondazionesvilupposostenibile
– sul nostro sito web – www.fondazionesvilupposostenibile.org


fonte: https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria 

End of waste, tra luci e ombre


















I decreti end of waste servono a stabilire quando, al termine di un processo di trasformazione, i rifiuti diventano nuova materia prima, o meglio materia prima secondaria, pronta per essere reimmessa nei cicli produttivi in sostituzione dei materiali vergini. Sono in sostanza la veste giuridica del riciclo, un’attestazione della qualità dei processi di recupero. Ma a che punto è la disciplina italiana sulla cessazione della qualifica di rifiuto? E basta il solo end of waste a tenere in piedi le filiere italiane del riciclo?






fonte: https://www.ricicla.tv/

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz 
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria 

Piattaforme del riciclo allo stremo. 5 proposte per evitare il blocco delle raccolte differenziate

L’allarme lanciato al termine dell’Assemblea Pubblica delle piattaforme di trattamento dei rifiuti riciclabili
















Siamo in piena emergenza e a breve saremo costretti a rifiutare nuovi conferimenti di rifiuti da avviare a riciclo. Chiediamo a Governo e Parlamento di attivare quanto prima un tavolo tecnico di confronto tra istituzioni e piattaforme del riciclo per superare l’attuale fase di empasse e scongiurare il concreto e diffuso rischio di blocco delle raccolte differenziate”.
E’ questa la richiesta emersa al termine dell’Assemblea Pubblica delle piattaforme di trattamento dei rifiuti riciclabili, tenutasi presso la sede di FISE Unicircular (l’Associazione delle imprese dell’economia circolare) e che ha visto la partecipazione delle Associazioni APEC (Associazione piattaforme economia circolare) e ASSOPIREC (Associazione delle piattaforme di recupero) e di numerose altre imprese di selezione e recupero, alla presenza delle aziende AMA SpA ed Hera Ambiente SpA.
La situazione di emergenza per questo settore è diventata oggi esplosiva a causa di diversi fattori: la mancanza di sbocchi per il “blocco” dell’export in Cina, Indonesia e altri paesi del Far East, e la riduzione della capacità di assorbimento delle industrie utilizzatrici dei materiali di recupero (cartiere, vetrerie, produttori di pannelli in legno, industrie di trasformazione della plastica, ecc.) hanno causato difficoltà nel collocamento dei materiali recuperati e il crollo generalizzato dei prezzi di questi ultimi sul mercato; l’auspicato aumento quantitativo delle raccolte differenziate non è sempre accompagnato da un aumento qualitativo, proprio mentre oggi la domanda di materie prime secondarie si sta concentrando in maniera crescente su materiali più "puri" e con elevati standard qualitativi.
E’ diventato pertanto sempre più strategico nel ciclo di gestione dei rifiuti il ruolo delle piattaforme di selezione, trattamento e recupero, ad oggi non sufficientemente rappresentate nei e dai consorzi per il recupero, anche nell'ambito degli accordi nazionali con l’ANCI.
Le Associazioni e le imprese riunite in un’Assemblea aperta hanno deciso così di inviare a Ministero dell’Ambiente, Parlamento e Regioni la richiesta formale di attivazione di un tavolo di lavoro per superare questa emergenza, che metta a confronto le istituzioni con gli operatori su misure concrete da avviare urgentemente. Cinque le proposte operative avanzate per uscire dall’emergenza:
  1. promuovere l'adeguamento e il miglioramento tecnico degli impianti con incentivi agli investimenti per aumentare la qualità dei processi e dei materiali/prodotti ottenuti dal riciclo;
  2. avviare a soluzione il problema della carenza degli sbocchi di mercato attraverso: l’agevolazione e lo snellimento delle procedure per l’esportazione dei materiali selezionati; il coinvolgimento, in base al principio della responsabilità del produttore, del CONAI e dei relativi consorzi per individuare e promuovere sbocchi aggiuntivi; la promozione dell’applicazione dei CAM e nuove misure di sostegno all'acquisto o all’utilizzo delle materie/prodotti provenienti dal riciclo (es. IVA ridotta) in modo da evitare o colmare il divario concorrenziale tra questi ultimi e le materie naturali/vergini;
  3. facilitare lo smaltimento degli scarti di lavorazione delle aziende del riciclo privilegiandoli, nell’applicazione delle relative tariffe, rispetto al conferimento delle frazioni indifferenziate; al contempo, rispondere al crescente fabbisogno impiantistico di smaltimento attraverso la creazione di nuovi impianti o l’ampliamento di quelli esistenti con procedure più snelle e tempi certi;
  4. in via straordinaria ed urgente per questo periodo di transizione, fare fronte alle limitazioni autorizzative degli stoccaggi presso gli impianti per evitare il blocco dei conferimenti e, di conseguenza, delle raccolte differenziate;
  5. prevedere una congrua rappresentanza degli operatori del settore negli organi di governo del sistema nel suo complesso e delle singole filiere (come peraltro previsto dalle norme di settore).
fonte: www.ecodallecitta.it

Dagli imballaggi ai RAEE: viaggio nelle filiere del riciclo in Italia

Recuperati in anno 12 milioni di tonnellate di materie prime seconde. Sono i numeri del Rapporto di FISE UNICIRCULAR e Fondazione Sviluppo Sostenibile “L’Italia del Riciclo 2019”.


















Continua a crescere il riciclo in Italia, tra modelli d’eccellenza e filiere zoppicanti. Dal 2006 al 2016 la produzione nazionale di rifiuti è riuscita a mantenersi quasi stabile passando da 155 a 164 Mt (un aumento del 6 per cento), alimentando nel contempo una buona gestione sul territorio. Al punto che, nello stesso decennio, le attività di riciclaggio sono passate da 76 Mt a 108 Mt (più 42 per cento) di rifiuti trattati. I numeri appartengono “L’Italia del Riciclo 2019”, la decima edizione del report realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da FISE UNICIRCULAR (l’Unione Imprese Economia Circolare). Il documento, presentato a Roma, offre un quadro esaustivo del settore. Da un lato ci sono le eccellenze nazionali come nel caso della raccolta degli oli minerali usati, ormai vicina al 100%, o dei tassi di riciclo imballaggi che fanno meritare al Belpaese un terzo posto su scala europea, dopo Germania e Spagna. Dall’altro ci sono le filiere più lente, quelle che si scontrano anche con difficoltà d’approccio culturale, come nel caso dei rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE). Ma, nel complesso, il comparto del riciclo in Italia ottiene buoni voti, permettendoci oggi di recuperare ben 12 milioni di tonnellate di materie prime seconde l’anno.
Alla vigilia del recepimento di nuove direttive europee il sistema del riciclo in Italia è, in generale, già ben predisposto”, ha sottolineato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. “Oggi occorre quindi intervenire con precisione per mantenere le posizioni conquistate, superare le carenze che ancora permangono e compiere ulteriori progressi”. Come? Non puntando solo sull’incremento della quantità ma anche su quello della qualità della raccolta differenziata e adeguando l’impiantistica, ancora oggi non in grado di coprire tutto il territorio per alcuni settori.

Le filiere del riciclo in Italia

Sono i settori ad aver raggiunto buon risultati: gli imballaggi (carta, vetro, alluminio, legno, acciaio e plastica) oggi hanno un tasso di riciclo rispetto all’immesso al consumo del 67 per cento, perfettamente in linea con la media europea e in anticipo sull’obiettivo 2025. nel dettaglio, diamo una seconda vita all’81 per cento dei rifiuti in carta, al 76 per cento di quelli in vetro, al 45 per cento della plastica, al 63 per cento del legno e ben l’80 per cento dell’alluminio  e  al 79 per cento dei rifiuti in acciaio.

Dal packaging ai pneumatici fuori uso: il report mostra  come, sul totale dei PFU gestiti, la percentuale di quelli avviati al riciclo ha raggiunto il 58 per cento. A livello nazionale – sottolinea tuttavia il rapporto – è ancora difficile vendere sia le materie prime seconde che i manufatti provenienti da questo comparto a causa dei ritardi nell’approvazione del decreto End of Waste.

Sul fronte RAEE, nonostante una crescita praticamente continua della filiera, l’Italia registra un ritardo in termini (siamo ad un 42 per cento rispetto al 65per cento richiesto dall’UE). Per questo motivo gli autori consigliano di implementare la rete e soprattutto di contrastare lo smaltimento e il commercio illegale di questi rifiuti. In ritardo anche pile e accumulatori portatili, di alcuni punti percentuali sotto l’obiettivo UE. “Per raggiungere i target imposti è necessario garantire una rete di raccolta omogenea sul territorio e investire sull’informazione e la sensibilizzazione dei cittadini per ridurre il conferimento delle pile in maniera indifferenziata”.
Sul fronte oli minerali usati il riciclo in Italia vanta una vera e propria filiera d’eccellenza, grazie anche al lavoro svolto in questi anni dal CONOU. La raccolta sfiora il 100%  ma per il futuro il rapporto raccomanda il rafforzamento degli obblighi derivanti dalla Responsabilità Estesa del Produttore, attraverso un maggiore coinvolgimento del detentore iniziale del rifiuto.

Il settore dei rifiuti organici (umido domestico e verde urbano) è forse quello con la crescita più sensibile degli ultimi anni ma l’Italia deve necessariamente accelerare adeguando la rete impiantistica – in particolare nel Centro e nel Sud Italia – alla crescita futura di questo rifiuto e aggiornando gli impianti esistenti alla produzione di biometano (leggi anche Rifiuti organici: Italia terza in Europa per trattamento)

fonte: www.rinnovabili.it

A Bergamo il primo impianto per il riciclo della vetroresina

















L’azienda italiana ha messo a punto un processo termochimico innovativo brevettato a livello mondiale, in grado di recuperare dalla vetroresina a fine vita non solo la fibra di vetro, ma anche la parte organica, che può essere reimmessa nella stessa filiera produttiva di partenza, per produrre poi nuovi oggetti in vetroresina.

Parte a Bergamo il primo impianto con processo brevettato Korec.

Un grande traguardo è stato raggiunto da Korec Srl, l’azienda italiana che ha messo a punto un processo termochimico innovativo brevettato a livello mondiale, in grado di recuperare dalla vetroresina a fine vita non solo la fibra di vetro, ma anche la parte organica, che può essere reimmessa nella stessa filiera produttiva di partenza, per produrre poi nuovi oggetti in vetroresina.


liquido uscente dal processo


L’impianto, che sarà realizzato in partnership con la società austriaca KVT Process Technology, sarà operativo entro l’estate del 2020 presso lo stabilimento di Bergamo della Società Rivierasca spa, azienda che opera nel settore della vetroresina dal 1963, il cui direttore tecnico, dott. Giacomo Bonaiti, punto di riferimento a livello europeo per lo sviluppo di tecnologie sostenibili per il riciclo dei rifiuti in vetroresina, ha fin da subito accolto con entusiasmo le grandi potenzialità che porta in dote il processo Korec.

La Korec però non si ferma qui.

“Il nostro obiettivo – commenta la dott.ssa Laura Saviano, amministratore unico della società – è diffondere questa tecnologia mediante la realizzazione di impianti in più aree, non solo in Italia, ma anche all’estero. È un orgoglio per noi poter dare il nostro contributo, in una logica di economia circolare, al settore della vetroresina, che ormai da tempo soffre della mancata riciclabilità di questo materiale”.

FISE UNICIRCULAR esprime grande soddisfazione per il traguardo raggiunto dalla sua associata e per questa nuova squadra che dimostrerà come il brevetto innovativo della Korec possa consentire di coniugare sostenibilità ambientale ed economica, nel rispetto dell’economia circolare.

fonte: https://www.raccoltedifferenziate.it

End of waste, neanche il decreto Semplificazione semplifica l’economia circolare

Fise Unicircular: «È paradossale che il M5S che fa a parole dell’economia circolare una sua bandiera nei fatti distrugga il tanto di buono realizzato in questi anni in Italia»























Dopo un intenso lavoro delle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici del Senato il ddl di conversione in legge del decreto Semplificazione sta per approdare in aula, ma le norme più attese dal mondo dell’economia circolare italiana – quelle sull’end of waste, necessarie per stabilire quando un rifiuto può tornare sul mercato come prodotto al termine di un processo di recupero – non ci saranno: entrambi gli emendamenti sul tavolo, avanzati da M5S e Lega e di natura praticamente opposta, sono stati ritirati.
A darne notizia sono direttamente gli imprenditori di settore, riuniti all’interno dell’associazione Fise Unicircular, che già nel novembre scorso avevano protestato mettendo in chiaro che «senza end of waste l’economia circolare è una bufala», ricevendo in cambio le rassicurazioni del ministro dell’Ambiente: «Abbiate solo il tempo di aspettare i passaggi tecnici». Dopo quasi tre mesi il problema non ha ancora trovato soluzione, ma anzi ha alimentato nuovi paradossi.
Dopo aver scampato il pericolo rappresentato da un complicatissimo e dannoso emendamento che il Governo aveva presentato in legge di Bilancio e poi saggiamente ritirato a seguito dell’azione di sensibilizzazione di associazioni di categoria, Regioni e mondo ambientalista avevamo riposto grande fiducia nell’emendamento a firma dei senatori leghisti Arrigoni e Briziarelli, che ha trovato però la contrapposizione di un emendamento a Cinque stelle ritenuto però del tutto inadeguato.
«Il settore – commenta Andrea Fluttero, presidente Fise Unicircular – aspetta da quasi un anno una piccola e semplice modifica normativa che risolva il problema creatosi con la sentenza del Consiglio di Stato del 28 febbraio dello scorso anno (la n.1229, ndr). Il mondo produttivo che crede nell’economia circolare apprende con sorpresa, disappunto e grande contrarietà che il Movimento 5 Stelle impone alla Lega di abbandonare l’ottima soluzione proposta e che dunque il tema esce dal decreto Semplificazione lasciando irrisolto il problema. È  paradossale che il M5S che fa a parole dell’economia circolare una sua bandiera nei fatti distrugga il tanto di buono realizzato in questi anni in Italia. Non risolvere il problema end of waste porta alla chiusura di impianti di riciclo, perdita di posti di lavoro, fuga all’estero di investimenti innovativi e di fatto alla riduzione dei quantitativi di rifiuti riciclati con l’aumento esponenziale dello smaltimento in discarica e negli inceneritori».


fonte: www.greenreport.it

Bilancio, End Of Waste: Salta L'emendamento Anti-Riciclo

Ritirato dalla legge di bilancio il criticato emendamento sull'end of waste. Plauso delle associazioni di categoria: “Adesso lavorare a un tavolo comune sull'economia circolare”.






















fonte: https://www.ricicla.tv

End Of Waste, La Strada Verso La Semplificazione















Con una controversa sentenza della scorsa primavera, il Consiglio di Stato ha stabilito che solo il Ministero dell'Ambiente e l'Unione Europea hanno il potere di definire criteri di cessazione della qualifica di rifiuto. Ovvero i cosiddetti criteri "end of waste", quelli che servono per stabilire se, al termine di un trattamento, i rifiuti sono stati effettivamente riciclati, cioè trasformati in nuovi prodotti pronti per essere immessi sul mercato. Se prima della sentenza questi criteri potevano essere stabiliti "caso per caso" anche da enti come provincie e regioni all'atto del rilascio delle autorizzazioni agli impianti, oggi invece questo non è più possibile. Tanto che il mondo del riciclo in Italia è di fatto paralizzato, nessuna nuova autorizzazione viene rilasciata mentre è a rischio il rinnovo di quelle già in essere e in via di scadenza. 




fonte: https://www.ricicla.tv

19 dicembre 2018, Roma, L'Italia del Riciclo 2018




















La presentazione del Rapporto "L'Italia del Riciclo 2018", nona edizione del report annuale sul riciclo ed il recupero dei rifiuti, realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Fise Unicircular, è in programma a Roma mercoledì 19 dicembre 2018, dalle 9.00 alle 13.30, presso la Sala Nazionale Spazio Eventi, Via Palermo 10.

Durante l'incontro verrà presentato il quadro complessivo aggiornato sul riciclo dei rifiuti in Italia, sulle tendenze in atto e sulle dinamiche europee e internazionali. Verrà inoltre illustrato un approfondimento sulla movimentazione dei rifiuti all’interno del territorio nazionale e verso l’estero, vista come un’opportunità per chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti.
Il Rapporto segnala una situazione di allarme che rischia di bloccare il settore: il blocco delle autorizzazioni per la cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste). I dati presentati non mostrano ancora l’effetto di questo recente rallentamento delle attività di riciclo ma le analisi contenute in questa edizione consentono di mettere in evidenza i nodi che dovranno essere affrontati e risolti dal decisore politico per passare a un’economia circolare ormai normata a livello europeo dalle direttive del Pacchetto circular economy pubblicate a maggio 2018. L’Italia che si appresta a recepire le nuove direttive deve infatti cogliere l’opportunità di affrontare la sfida dell’evoluzione e trasformazione dal riciclo di rifiuti tipico di un’economia lineare ad un compiuto sistema di economia circolare.
La partecipazione all'evento è aperta e gratuita. Per confermare la propria presenza è necessario registrarsi.
Info: www.fondazionesvilupposostenibile.org/
fonte: https://www.oggigreen.it