Plastica boom: la produzione aumenta e il riciclo è una beffa
Le risorse del consorzio CIC: dalle nostre cucine alla terra
Il suo ruolo, fondamentale per la realizzazione di una filiera circolare, diventa importante anche all’interno del festival Circonomia, di cui è sostenitore. In quest’occasione abbiamo avuto modo di comprendere meglio il ruolo del Consorzio dialogando con Massimo Centemero, Direttore Generale di CIC.
Nel vostro campo il concetto di “economia circolare” è più che mai cruciale, non è così? Cosa significa per voi?
L’economia circolare è aumento dell’efficienza delle risorse; le risorse su cui le aziende del CIC operano sono i rifiuti organici (frazione umida, verde, fanghi di depurazione, scarti dell’agroindustria), che devono essere trasformate in nuovi prodotti di cui il mercato abbia necessità, che possano sostituire gli analoghi generati da nuove risorse prelevate dall’ambiente. La trasformazione di questi rifiuti deve rispondere innanzitutto a obiettivi di efficienza, che per noi significa massimizzazione delle raccolte differenziate, per poter gestire flussi “puliti” e valorizzabili come nuova materia, e minimizzazione degli scarti prodotti nel corso della trasformazione. Su questo secondo aspetto, devono concorrere il miglioramento continuo delle raccolte differenziate e l’ottimizzazione delle tecnologie di separazione delle frazioni estranee.

Qual è il vostro impegno nell’ambito della comunicazione ambientale?
Da sempre ci impegniamo in questo lungo tutta la filiera. Considerando che le materie prime su cui le nostre aziende operano derivano dalla raccolta differenziata dei rifiuti, un nostro costante impegno è quello di stimolare il miglioramento della qualità della raccolta differenziata. Lo facciamo attraverso le oltre 1.000 analisi merceologiche che svolgiamo ogni anno su tutto il territorio, che alimentano con dati concreti le campagne informative e gli strumenti di persuasione del cittadino al miglioramento dei propri comportamenti. Relativamente agli output, da 18 anni il CIC gestisce un programma di verifica della qualità del compost (Compost di qualità CIC) il cui obiettivo primario è quello di accrescere la fiducia degli agricoltori, principali utenti del prodotto, rispetto alla qualità di questo ammendante. Su entrambi i fronti, confermiamo l’intenzione a perseguire gli obiettivi rafforzando le campagne di comunicazione ambientale; citiamo ad esempio il nostro impegno verso la difesa del suolo e lo stimolo a mettere in atto buone pratiche per tutelarne la fertilità attraverso la campagna SOS Soil.
fonte: www.envi.info
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La raccolta differenziata in Italia sfiora il 62%, balzo del 3,5% a 6,5 mln di tonnellate

La raccolta differenziata in Italia è arrivata al 61,69%, con un balzo del 3,5% rispetto all’anno precedente; i materiali raccolti sono stati 6,5 milioni di tonnellate. Questo il dato principale che emerge dalla presentazione dei rapporti 2019 (pdf) – rimandato per via dell’emergenza Covid-19 – e 2020 dell’accordo Anci-Conai (il Consorzio degli imballaggi). Ne viene fuori che l’Italia è anche al secondo posto in Europa, dopo la Germania, in economia circolare per la capacità di intercettare i materiali.
Quasi tutti “i materiali hanno superato gli obiettivi previsti, soltanto plastica e legno necessitano di incrementi sia per la raccolta che per il riciclo. L’impennata negli ultimi anni c’è stata tra il 2018 e il 2019″. Inoltre “si è assottigliata differenza tra Nord e Sud”. Anche se al Sud rimane aperta la questione della carenza impiantistica.
Le quantità gestite dai consorzi di filiera registrano un aumento di oltre il 18% sul 2018 (6,4 milioni di tonnellate di materiali). Il confronto tra i due anni mette in evidenza un trend crescente delle quantità gestite da tutti i consorzi. I dati – si osserva – fanno riferimento agli anni 2018 e 2019 (periodo di vigenza dell’Accordo quadro Anci-Conai, 2014-2019) e dei relativi allegati tecnici, in termini di quantità di rifiuti di imballaggio raccolti, della loro qualità e dei corrispettivi economici riconosciuti ai convenzionati dai sei consorzi di filiera: CiAl (alluminio), Comieco (carta), Corepla (plastica), Coreve (vetro), Ricrea (acciaio) e Rilegno (legno). Il sistema Anci-Conai nel biennio 2018-2019 ha permesso di superare in alcune categorie gli obiettivi di preparazione per il riutilizzo e riciclo fissati al 2030. Che si possono considerare “sostanzialmente raggiunti a livello nazionale, con eccezione di carta e plastica”.
“Come Associazione abbiamo garantito il rispetto delle condizioni previste dall’accordo quadro Anci-Conai appena concluso, e faremo lo stesso per il nuovo accordo 2020-2024, firmato lo scorso anno – mette in evidenza Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale dell’Anci – tuttavia per perseguire i benefici dell’economia circolare serve uno sforzo congiunto visto che dai rapporti emerge a livello nazionale, la convivenza di due macroaree: Nord e Centro-Sud. La prima continua ad avere ottimi livelli di raccolta sia quantitativa che qualitativa, il centro ha fatto passi avanti mentre il Sud sconta carenze e ritardi. Per Bianco “colmare il gap non è solo possibile ma necessario al sistema Paese: auspichiamo che il Pnnr con le sue risorse, su questa misura 52,7 miliardi di euro, contribuisca a colmare il divario. Con questi interventi si potrà recuperare il gap di impianti che aggrava la distanza tra le due macroaree”.
Dai due rapporti emerge anche un aumento dei corrispettivi riconosciuti dai consorzi di filiera: nel 2019 sono stati in tutto oltre 601 milioni di euro, con un incremento del 15,49% rispetto al 2018. Oltre il 61% del totale degli importi è stato riconosciuto per le raccolte della plastica, mentre il maggiore incremento dei corrispettivi fatturati rispetto all’anno precedente si ha per la carta.
Conferma per la diffusione capillare dell’accordo Anci-Conai: i Comuni coperti da almeno una convenzione sono stati 7.839 nel 2018 e 7.847 nel 2019, rispettivamente pari al 98,55 e al 99,15% del totale e per una popolazione complessiva di 59.524.019 abitanti nel 2019. Al 2019, il 62% dei Comuni è coperto da 5 o 6 Convenzioni, mentre nel 2018 si attestava a poco più del 56%. La gestione dei materiali all’interno del sistema dei consorzi è molto più frequente nelle regioni del Nord rispetto al resto del Paese.
“I numeri danno nuova conferma dell’importanza del sistema consortile nel suo ruolo di sussidiarietà al mercato – afferma Luca Ruini, presidente Conai – permettendo all’economia circolare italiana di mantenere un ruolo di leadership nel panorama europeo. Conai e Anci continuano a collaborare con risultati che portano da sempre grande beneficio al Paese. Uno su tutti: oggi sette imballaggi su dieci hanno una seconda vita. Uno dei nostri obiettivi principali, del resto, è migliorare in qualità e in quantità la raccolta differenziata, sostenendo soprattutto il percorso che molti Comuni del Sud stanno facendo per arrivare a risultati paragonabili a quelli del Nord del Paese. Aiutandoli non solo a intercettare le risorse in arrivo dall’Europa, ma anche a sviluppare competenze adeguate”.
fonte: www.rinnovabili.it
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Ecolamp: raccolte 3.446 tonnellate di RAEE nel 2020

Sono 3.446 le tonnellate di RAEE raccolte e trattate dal consorzio Ecolamp nel 2020. Di queste il 47% sono sorgenti luminose esauste (R5) mentre il 53% appartiene alla categoria dei piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo e apparecchi di illuminazione giunti a fine vita (R4). Il tasso di recupero tra materia ed energia che supera il 95%.
Sebbene l’emergenza Coronavirus abbia portato a un rallentamento della raccolta differenziata, anche nel periodo del primo lockdown totale Ecolamp ha continuato a garantire i propri servizi senza interruzioni. Dopo l’entrata in vigore delle misure di contenimento, lo scorso mese di marzo, si è assistito a una flessione della raccolta fino all’80%. Tuttavia, già dal mese di maggio è intervenuta una forte ripresa grazie alla riapertura della maggior parte delle attività e dei centri di raccolta.
Raccolta sorgenti luminose
Per quanto riguarda le lampadine (R5), il principale raggruppamento in cui opera Ecolamp, nell’ultimo anno il consorzio ne ha avviato agli impianti di trattamento specializzati 1.611 tonnellate. Di queste, il 41% è stato conferito da installatori e manutentori, attraverso i servizi volontari di raccolta che da sempre Ecolamp mette a disposizione del canale professionale. Il 59% arriva, invece, dai centri di raccolta comunali e dai luoghi di raggruppamento della distribuzione dedicati alla raccolta dei privati cittadini.
Raccolta piccoli elettrodomestici
Nel 2020 piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo e apparecchi di illuminazione giunti a fine vita hanno costituito il 53% della raccolta del consorzio. Si tratta di 1.835 tonnellate di RAEE raccolte e trattate.
L’andamento sul territorio
Sono cinque le regioni italiane a trainare il 65% della raccolta di lampadine, per un totale di 1.042 tonnellate gestite dal consorzio. Al primo posto si conferma, anche per il 2020, la Lombardia con 372 tonnellate. E’ seguita da Veneto (206), Lazio (172), Emilia Romagna (164) e Piemonte (128).
Per quanto riguarda le province, il podio va quest’anno a Milano con 99 tonnellate. Seguono Roma (93) e Bergamo (71). Queste prime tre province totalizzano il 16% della raccolta complessiva di lampadine del consorzio. Dati positivi per Latina, che entra quest’anno nella top ten delle province con 69tonnellate, e per Napoli (30 ton), che si conferma prima tra le province del Sud Italia.
“La flessione della raccolta Ecolamp registrata nei primi mesi dell’anno a causa della pandemia non ha influito significativamente sulla raccolta complessiva. La forte ripresa registrata già prima dell’estate, infatti, ha consentito ad Ecolamp di chiudere il 2020 in linea con i numeri dello scorso anno – dichiara Fabrizio D’Amico, Direttore Generale del consorzio Ecolamp – Per il 2021 ci aspettiamo che le restrizioni per il contenimento della pandemia non influiscano eccessivamente sulla raccolta differenziata dei RAEE, alimentata anche dal costante incremento delle vendite di prodotti elettrici ed elettronici. Auspichiamo inoltre che, la crescente sensibilità verso le buone pratiche a tutela dell’ambiente e a sostegno di un’economia più circolare e sostenibile, portino ad un aumento del numero di chi smaltisce correttamente questi rifiuti“.
fonte: www.recoverweb.it
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Francia, via il punto verde dagli imballaggi: “Crea confusione”. Come orientarsi nella selva di simboli ambigui sul riciclo
Il simbolo della freccia verde che si avvolge a una freccia più chiara è molto comune sulle confezioni di prodotti alimentari e non solo. Quello che in molto non sanno è che il “punto verde” non indica che la confezione che si ha in mano è riciclabile, o fatta con materiale riciclato, ma indica soltanto l’adesione del produttore al sistema di contributi nei confronti dei consorzi di riciclo. Proprio per evitare questa confusione, la Francia ha deciso di abbandonare il punto verde. La legge sull’economia circolare del 10 febbraio 2020 prevede infatti che “i segni e le marcature che possono indurre confusione sulla norma di cernita o conferimento dei rifiuti dal prodotto sono colpiti da ‘una sanzione che non può essere inferiore all’importo del contributo finanziario richiesto per la gestione dei rifiuti ”. A partire dal 1 aprile, un produttore che si ostina ad apporre il punto verde vedrebbe raddoppiare il suo contributo all’eco-organizzazione. “Sufficientemente dissuasivo perché si possa sperare in una rapida scomparsa, anche se le scorte prodotte prima di questa data possono ancora essere vendute fino a ottobre 2022” scrive Que Choisir che combatte contro il punto verde da anni: “Questo pagamento è stato simboleggiato dal punto verde, ma non ha nulla a che fare con il fatto che l’imballaggio che lo reca è riciclabile. Non fornisce alcuna informazione utile al consumatore e quindi non ha motivo di apparire sui prodotti. Solo gli imperativi di marketing spiegano perché è sopravvissuto”.
Il punto verde non il solo problema: gran parte dell’etichettatura del riciclaggio della plastica è “confusa e incoerente”, secondo una valutazione globale del riciclo e della sostenibilità di etichettatura curata dal programma delle Nazioni Unite per l’ambiente e la rete Consumers International dello scorso maggio. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite, “È necessario fare molto di più” per passare a modelli di consumo e produzione sostenibili”Mappatura globale di standard, etichette e dichiarazioni
Secondo Helena Leurent, direttore generale di Consumers International, “Spesso i consumatori guardano gli imballaggi al fine di trovare informazioni su come smaltire correttamente il prodotto. Fornire informazioni chiare, accessibili e affidabili sulla sostenibilità degli imballaggi in plastica dei prodotti può aiutare a informare il consumatore e rendere la sostenibilità la scelta facile e contribuire a ridurre i rifiuti di plastica non necessari nell’ambiente”. Secondo i loro risultati, il 19% delle 31 etichette mondiali valutate ha ottenuto un punteggio negativo dagli esperti, il 19% era positivo e il resto ha ottenuto risultati contrastanti o neutri.
I giudizi sui loghi

Il logo “punto verde” crea confusione
L’etichetta “Punto verde”, che significa che per tale imballaggio, un contributo finanziario è stato versato a un’organizzazione nazionale competente per il recupero degli imballaggi, è stata negativamente ricevuta.
Biobased o biodegradabile?
Ci sono poi comuni confusioni sulle spiegazioni stampate sulle confezioni. L’affermazione “Realizzata in plastica riciclata”, continua FoodNavigator citando il rapporto, ad esempio, può essere confusa con l’affermazione “Riciclabile”. “Biobased” può essere erroneamente interpretato come “biodegradabile” dai consumatori e l’affermazione “compostabile e biodegradabile” è “potenzialmente insignificante”. Questo perché “solo una percentuale molto piccola” di persone ha accesso all’infrastruttura appropriata per compostare il materiale. “L’etichettatura sugli imballaggi in plastica, comprese le bevande e altri prodotti alimentari, non sempre fornisce informazioni chiare e fruibili per i consumatori”, ha dichiarato Helena Leurent, aggiungendo: “Insieme alla mancanza di coerenza tra marchi e paesi, ciò crea confusione in termini di sostenibilità, riciclabilità e altre caratteristiche del packaging.”
fonte: ilsalvagente.it/
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10 dicembre verrà presentata: L’Italia del Riciclo 2020
L’Italia del Riciclo 2020, il rapporto annuale sul riciclo e il recupero dei rifiuti, realizzato dalla FONDAZIONE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE e FISE UNICIRCULAR, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e di Ispra.
Il Rapporto, presentato da Edo Ronchi sarà l’occasione per aprire un confronto con i rappresentanti istituzionali sui trend del settore, gli effetti della pandemia, le misure adottate e sulle proposte per rendere il riciclo sempre più protagonista del rilancio economico del nostro paese.
Per i Consorzi e le imprese, infatti, la priorità nei mesi di emergenza e nei successivi è stata quella di garantire il ritiro dei rifiuti su tutto il territorio nazionale e continuare ad avviarli a riciclo cercando di evitare la saturazione degli impianti e la crisi del sistema, ma tra gli effetti a medio termine dell’epidemia ci sono sicuramente i ritardi, i rallentamenti e i tagli degli investimenti programmati nel settore dei rifiuti.
Servono quindi azioni di stimolo per il riciclo e per l’economia circolare di cui si parlerà durante l’evento, in un confronto con Roberto Morassut, Sottosegretario di Stato all’Ambiente, Elio Catania, Consigliere Politiche Industriali del Ministero Sviluppo Economico, Antonio Scino, Capo del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica (DIPE) – Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alessandro Bratti, Direttore Generale ISPRA, Alessia Rotta, Presidente, Commissione Ambiente, Camera dei Deputati e Gianni Girotto, Presidente, Commissione industria, Senato della Repubblica.
Al seguente link potete consultare il programma:
Programma | Link
Per ricevere maggiori info, iscriversi al seguente link:
Registrazione online | Link
L’appuntamento è il 10 dicembre 2020, dalle ore 10.00 alle ore 12.30, sui seguenti canali:
– Ricicla Tv
– pagina facebook @fondazionesvilupposostenibile
– sul nostro sito web – www.fondazionesvilupposostenibile.org
fonte: https://www.fondazionesvilupposostenibile.org/
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Il Giro d’Italia evita l’emissione di quasi 200.000 kg di CO2
L’analisi si basa sulle ultime cinque edizioni del Giro, quelle in cui è stato realizzato anche il progetto di sostenibilità. Sono stati analizzati indicatori come la riduzione dei rifiuti, l’utilizzo di materiali riciclati e la raccolta differenziata grazie a Eurosintex e GreenTire, l’avvio al riciclo dei materiali separati grazie a Corepla e Ricrea, i trasporti ecologici con auto ibride, l’utilizzo di energia rinnovabile per l’alimentazione delle strutture.
In dettaglio, 1 chilogrammo di carta e cartone avviato a riciclo permette di evitare 1,31 kg di CO2 (dati Comieco), mentre 1 chilogrammo di plastica evita 1,5 kg di CO2 (secondo i dati diffusi da Plasticeurope); 1 chilo di vetro evita 1,1 kg di CO2, 1 kg di alluminio evita ben 6,3 kg di CO2 e 1 kg di acciaio ne evita 1,1 kg di secondo i dati del Politecnico di Milano. Questi dati, combinati con le quantità di materiali raccolti e avviati al riciclo durante le prime cinque edizioni di Ride Green, considerata la diminuzione complessiva dei rifiuti prodotti, l’utilizzo di contenitori Plastica Seconda Vita, solo nella gestione dei materiali ha fatto risparmiare poco meno di 200.000 chili di CO2 per edizione.
Se a questo dato si aggiunge la riduzione ottenuta grazie all’introduzione di 43 mezzi ibridi per la carovana con un ulteriore risparmio di quasi 6mila chili di CO2.
In pratica le emissioni assorbite annualmente da 10mila alberi!
“Anche quest’anno siamo fieri di prendere parte al progetto di RCS Sport e di Cooperativa Erica, che si pone l’obiettivo di raccogliere e differenziare tutti i rifiuti prodotti durante la nuova edizione della corsa rosa-dichiara Annalisa Lazzari, Amministratore Delegato di Eurosintex-. Per vincere questa sfida ambiziosa abbiamo donato oltre 1200 dei nostri contenitori in Plastica Seconda Vita a tutti i Comuni che faranno da tappa al Giro. I contenitori hanno il corpo nero e il coperchio colorato anche per aumentare la durata di vita, il minor consumo di risorse e ottimizzare il processo produttivo del prodotto proprio come chiede la nuova direttiva sull’economia circolare. Tra i pionieri dell’economia circolare già oltre venti anni fa, quando l’idea che i rifiuti potessero diventare una risorsa non era diffusa, Eurosintex è stata la prima azienda a produrre contenitori per la raccolta utilizzando materie plastiche riciclate e rigenerate, certificate oggi dal marchio Plastica Seconda Vita”.
“Greentire ha scelto di affiancare questo evento di portata internazionale per diffondere un messaggio di educazione ambientale sulle attività di raccolta e riciclo che riguardano gli pneumatici a fine vita. Ride Green non solo sensibilizza in merito alla raccolta differenziata, ma anche sull’abbandono dei rifiuti, tra cui purtroppo le gomme delle auto-sottolinea Roberto Bianco, Presidente Greentire-. É un vero spreco perché gli pneumatici a fine vita hanno numerose possibilità per ritornare utili sotto forma di granulato di gomma, e il lavoro di Greentire garantisce la loro seconda vita. Abbiamo scelto il binomio ambiente-sport per condividere con il grande pubblico del Giro d’Italia, tra appassionati e addetti ai lavori, qualità come il lavoro di squadra, la solidarietà, il valore delle cose in comune. Conosciamo bene la forza di volontà generata dallo stesso obiettivo e noi, insieme a Ride Green, speriamo di portare in ogni tappa quello della tutela dell’ambiente”.
“Anche quest’anno Corepla conferma la sua partecipazione a Ride Green, e raddoppia il suo impegno supportando il progetto BiciScuola per trasmettere agli adulti di domani una cultura fondata sui valori della tutela dell’ambiente e del corretto riciclo delle risorse– afferma il Presidente di Corepla, Giorgio Quagliuolo– Crediamo nella sostenibilità di questo grande evento a cui offriamo il nostro impegno concreto per avviare a riciclo bottiglie, stoviglie e altri imballaggi in plastica che verranno raccolti nelle 21 tappe di questa edizione. Gli imballaggi in plastica sono fondamentali nella nostra vita quotidiana e ci accompagnano spesso nelle attività che svolgiamo fuori casa e noi di Corepla siamo impegnati nella ricerca continua di soluzioni per renderli sempre più sostenibili e riciclabili. Quest’anno il Giro d’Italia ha raggiunto un altro importante traguardo: la maglia rosa realizzata per la prima volta in PET riciclato, a sottolineare che i rifiuti in plastica, se ben gestiti, si trasformano in nuovi oggetti belli e utili”.
“L’acciaio è un metallo che si ricicla al 100% e all’infinito –spiega Roccandrea Iascone, responsabile comunicazione di RICREA-, e grazie alla raccolta differenziata può tornare a nuova vita sotto forma di nuovi prodotti: in tema di ciclismo ad esempio con il riciclo di scatolette e barattoli si può realizzare il telaio in acciaio di una bicicletta, con quello di fusti e bombolette una rastrelliera, con il riciclo di tappi corona una chiave inglese. Gli imballaggi in acciaio che da rifiuto diventano nuove risorse rappresentano un esempio concreto di economia circolare, e siamo felici di sostenere il progetto “Bici Scuola” per raccontarlo alle nuove generazioni”.
fonte: www.envi.info
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Biorepack, arriva il settimo consorzio Conai
Costituito a Roma il 26 novembre 2018 da sei tra i principali produttori e trasformatori di bioplastiche – Ceplast, Ecozema-Fabbrica Pinze Schio, Ibi plast, Industria Plastica Toscana, Novamont e Polycart – Biorepack si occuperà della gestione a fine vita degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile che possono essere riciclati con la raccolta della frazione organica dei rifiuti e trasformati, con specifico trattamento industriale, in compost o biogas.
“Siamo estremamente soddisfatti – commenta Marco Versari, presidente di Biorepack (oltre che di Assobioplastche) - perché con l’approvazione dello Statuto viene riconosciuta la specificità di un materiale con un fine vita del tutto peculiare rispetto a quello degli altri presidiati dagli attuali sei consorzi di filiera del Conai. Essere il primo consorzio europeo per il riciclo organico degli imballaggi in bioplastica significa fare un passo avanti senza confronti nel campo del riconoscimento del valore del riciclo biologico e consentire al nostro Paese di rafforzare la sua leadership nel settore della bioeconomia circolare".
"Siamo pronti sin da subito a collaborare con Conai, con gli altri consorzi e con ANCI per coordinare e ottimizzare la gestione del riciclo, affinché i cittadini possano conferire correttamente nella raccolta dell’umido domestico gli imballaggi in bioplastica e l’Italia incrementare i risultati di riciclo”, conclude Versari.
fonte: www.polimerica.it
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Green deal per l’Italia: la gestione circolare dei rifiuti

Come sostenere la crescita nazionale senza abbandonare le sfide ambientali e climatiche? A dare una risposta, nella maniera più esaustiva possibile, è oggi la maratona digitale “Green deal per l’Italia” organizzata organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. L’evento, in streaming su Raiplay da questa mattina alle 10, è un lungo confronto tra politici, protagonisti dell’industria italiana, intellettuali, artisti e rappresentanti delle istruzioni su idee e soluzioni per la rinascita green del Paese.
Uno dei temi necessariamente affrontati durante la maratona è stata la questione rifiuti. Oggi il nuovo Green Deal Europeo, voluto da Ursula von der Leyen, ha definito una precisa tabella di marcia con azioni volte a promuovere l’economia circolare. Una roadmap che si fa forte delle ultime direttive sul riciclo ma che sposta ancora più in alto l’asticella dell’ambizione. Su questo fronte l’Italia vanta già ottime prestazioni. Sono diverse le realtà nazionali in grado offrire oggi risultati maggiori a quelli richiesti da Bruxelles. Nonostante ciò i problemi non mancano e la crisi del COVID-19 ha rimarcato ulteriormente le sfide che il comparto vive quotidianamente.
Di questi problemi e delle soluzioni da attivare ne hanno parlato Herambiente e i principali consorzi del riciclo italiano assieme al giornalista Marco Frittella.
“I risultai nazionali sono spesso importanti e lusinghieri e ci mettono ai vertici di molte classifiche europee – commenta Frittella – ma non possiamo nascondere i problemi esistenti: carenza degli impianti, una raccolta differenziata a macchia di leopardo soprattutto al Sud, il carattere barocco delle norme, ma anche la pervasività della criminalità organizzata”.
La pandemia e le misure di blocco attivate per contrastarla hanno in molti casi solo esasperato criticità già presenti come ricorda Filippo Brandolini, Presidente Herambiente, citando la chiusura delle frontiere cinesi all’import di rifiuti esteri. Lo stop imposto dalla Repubblica Popolare alla spazzatura occidentale dal 2018, ha scosso profondamente mercato, creando in Europa vie parallele di smaltimento o pericolosi stoccaggi.
Una delle prime necessità per il Belpaese, sono dunque le strutture di trattamento e riciclo rifiuti, compresi gli scarti del riciclo stesso e quelli che non possono essere più recuperati. “L’Italia fa troppo ricorso a impianti collocati all’estero o a filiere produttive che con il lockdown non poteva accogliere i nostri rifiuti e le materie prime seconde”, spiega Brandolini. “Servono dunque sistemi impiantistici resilienti, con capacità di riserva, flessibili, e che consentano di coprire tutte le parti della filiera”. In questo senso una delle maggiori difficoltà riguarda le tempistiche autorizzative, su cui qualcosa potrebbe già fare il prossimo decreto Semplificazioni. Basti pensare, sottolinea il Presidente Herambiente, che “il 50% del tempo richiesto per realizzare un impianto è legato all’iter autorizzato e gare d’appalto”.
In questi mesi il settore ha dovuto fare i conti anche con un calo della domanda di materie prime seconde. “Durante il lockdown gran parte delle industrie italiane erano ferme, per cui tutto quello che veniva raccolto dai cittadini e selezionato dai centri di riciclo non trovava sbocco”, ha aggiunto Antonello Ciotti, Presidente Corepla. Accanto alla fame di impianti c’è dunque anche la necessità di un mercato finale che accetti le materie prime seconde generate dalla raccolta differenziata. Come? Ad esempio, stabilendo una quantità minima di materiale riciclato da impiegare nei nuovi prodotti.
In Italia era stato definito a livello normativo un contributo quantitativo minimo negli acquisti verdi della PA, ma sono mancati decreti attuativi. “Gli appalti verdi sono fermi (su questo fronte) perché non viene definita con attenzione e precisione cosa debba esservi presente”, ha commentato Ciotti. “Tutto il mercato che abbiamo sviluppato si basa sulla forza del nostro sistema industriale, sulla buona volta delle imprese”.
Uno degli strumenti richiesti dal comparto per favorire il nuovo modello circolare è la leva fiscale per il consumo privato di risorse riciclate. Come spiega Giorgio Quagliuolo, Presidente Conai, in un futuro non troppo lontano avremo sul mercato comunitario un’offerta di materia prima seconda “esorbitante”, anche per effetto delle nuove direttive UE. “Questo materiale dovrà trovare un’utilizzazione all’interno dei confini europei perché i paesi asiatici, tradizionalmente destinatari di quei rifiuti che non trovavano sbocco nell’UE, oggi hanno chiuso le frontiere”. I provvedimenti utili ad affermare l’economia circolare, aggiunge Quagliuolo, “non sono tanti”. Parliamo dei “decreti End of Waste che stanno dormendo da tempo immemore, il Green public procurement che dovrebbe divenire obbligatorio per le amministrazioni e l’incentivazione fiscale per chi utilizza le materie prime seconde da riciclo al posto di quelle vergini”.
Nei mesi di pandemia, le difficoltà non sono mancate neppure per un’eccellenza dell’economia circolare italiana come il CONOU. Nonostante il lockdown, il consorzio è riuscito a garantire sia il servizio di raccolta che le attività di rigenerazione degli oli minerali usati, anche se in presenza di una consistente riduzione dei volumi. E il calo delle quantità raccolte è stato sorprendentemente minore rispetto alle aspettative.
Il problema? Il prodotto recuperato – nuove basi lubrificanti e gasolio – ha trovato un mercato decisamente più contenuto, sia come richiesta (le immissioni sono scese del 42%) che sul fronte prezzi (calati del 25% rispetto alla valutazione internazionale dell’olio base). “Tutto il sistema è andato in crisi e il Consorzio è intervento”, afferma il presidente Paolo Tomasi. “Ovviamente non era la prima che ci trovavamo di fronte ad una situazione di questo tipo, basti pensare alla crisi del 2009”. In risposta all’emergenza CONOU ha aumentato gli stoccaggi e concordato un sostegno alla rigenerazione ma il problema, spiega Tomasi, potrebbe aggravarsi se la crisi dovesse continuare.
fonte: www.rinnovabili.it
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Raccolta differenziata, dalle lampadine agli scontrini: i 10 errori più comuni da evitare
Pranzo della domenica, pasticcini in tavola: ma il vassoio poi, dove si butta? E lo scontrino della pasticceria? E un bicchiere di cristallo rotto? Fino a che si tratta di riconoscere vetro, carta e plastica è tutto semplice, ma nella vita quotidiana può capitare di essere in dubbio di fronte ai bidoni della spazzatura. “Il cittadino spesso è confuso sulla raccolta differenziata anche perché ogni Comune ha le sue regole”, spiega Antonello Ciotti, presidente di Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica. “I Comuni ricevono circa 350 milioni ogni anno come ricompensa per il loro impegno. La cosa più importante è la sensibilizzazione del cittadino: se le persone non sono motivate a fare bene la differenziata, noi facciamo il doppio del lavoro. Differenziare correttamente i rifiuti può essere impegnativo, ma è il primo passo necessario per far partire l’economia circolare”. Guida pratica ai dieci errori da evitare.
Alogene, a basso consumo, led – le lampadine sono tutte diverse, ma hanno una cosa in comune: non vanno gettate con il vetro. Ognuna, per via dei suoi componenti, ha una catalogazione diversa e segue un diverso percorso: per evitare di sbagliare, si può consultare il sito di Ecolamp o del centro di coordinamento RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche). In particolare, le lampadine a risparmio energetico (led compresi) non vanno smaltite neppure nell’indifferenziato: vanno riportate nei punti vendita o alle isole ecologiche.
Il cartone della pizza si butta nel contenitore di carta e cartone solo se è completamente pulito, avverte Comieco, il consorzio che si occupa della raccolta della carta.
Ma è difficile che la pizza non lasci macchie: bisogna allora verificare cosa prevede il proprio Comune, che stabilisce se il cartone sporco vada nell’indifferenziato o nell’organico. Stesso discorso per il cartoccio del fritto e il sacchetto in carta dei pop corn. A proposito di peccati di gola: il vassoietto dorato dei pasticcini può essere gettato nel bidone della carta senza sensi di colpa (se non per la linea).
Sono i falsi amici del vetro: viene spontaneo associarli a bottiglie e vasetti, ma hanno caratteristiche chimiche diverse e quindi non devono essere mischiati. Il Pyrex è un vetro borosilicato trasparente con cui vengono fatte pirofile e teglie da forno: avendo una più alta resistenza al calore crea difetti nelle operazioni di fusione per ridare forma al vetro. Si dice che rompere uno specchio porti sfortuna, di sicuro gettarne i pezzi nel bidone del vetro fa male all’ambiente. Stesso discorso per il cristallo, che, come spiega il consorzio per il riciclo del vetro Coreve, è più brillante e sonoro del vetro per via del suo alto contenuto di piombo, metallo pesante che può essere pericoloso se disperso nell’ambiente.
Quella di gettare le lenti a contatto nello scarico del lavandino è un’abitudine tanto diffusa quanto dannosa. Essendo morbide e molto flessibili, difficilmente vengono ‘trattenute’ nelle operazioni di filtraggio delle acque reflue e finiscono spesso in mare. Qui, come succede con tutto l’inquinamento da plastica e microplastiche, i frammenti – che spesso funzionano da spugne e assorbono altri inquinanti a cui sono stati esposti – possono essere ingeriti dai pesci e entrare nella catena alimentare.
fonte: www.ilfattoquotidiano.it