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Le risorse del consorzio CIC: dalle nostre cucine alla terra















Il Consorzio Italiano Compostatori è un’organizzazione senza fini di lucro che si occupa di promuovere e valorizzare le attività di riciclo della frazione organica dei rifiuti per produzione di compost e biometano. Il Consorzio, che conta più di 130 consorziati, riunisce e rappresenta soggetti pubblici e privati interessati alle attività di produzione di fertilizzanti organici.

Il suo ruolo, fondamentale per la realizzazione di una filiera circolare, diventa importante anche all’interno del festival Circonomia, di cui è sostenitore. In quest’occasione abbiamo avuto modo di comprendere meglio il ruolo del Consorzio dialogando con Massimo Centemero, Direttore Generale di CIC.

Nel vostro campo il concetto di “economia circolare” è più che mai cruciale, non è così? Cosa significa per voi?

L’economia circolare è aumento dell’efficienza delle risorse; le risorse su cui le aziende del CIC operano sono i rifiuti organici (frazione umida, verde, fanghi di depurazione, scarti dell’agroindustria), che devono essere trasformate in nuovi prodotti di cui il mercato abbia necessità, che possano sostituire gli analoghi generati da nuove risorse prelevate dall’ambiente. La trasformazione di questi rifiuti deve rispondere innanzitutto a obiettivi di efficienza, che per noi significa massimizzazione delle raccolte differenziate, per poter gestire flussi “puliti” e valorizzabili come nuova materia, e minimizzazione degli scarti prodotti nel corso della trasformazione. Su questo secondo aspetto, devono concorrere il miglioramento continuo delle raccolte differenziate e l’ottimizzazione delle tecnologie di separazione delle frazioni estranee.


Qual è il vostro impegno nell’ambito della comunicazione ambientale?

Da sempre ci impegniamo in questo lungo tutta la filiera. Considerando che le materie prime su cui le nostre aziende operano derivano dalla raccolta differenziata dei rifiuti, un nostro costante impegno è quello di stimolare il miglioramento della qualità della raccolta differenziata. Lo facciamo attraverso le oltre 1.000 analisi merceologiche che svolgiamo ogni anno su tutto il territorio, che alimentano con dati concreti le campagne informative e gli strumenti di persuasione del cittadino al miglioramento dei propri comportamenti. Relativamente agli output, da 18 anni il CIC gestisce un programma di verifica della qualità del compost (Compost di qualità CIC) il cui obiettivo primario è quello di accrescere la fiducia degli agricoltori, principali utenti del prodotto, rispetto alla qualità di questo ammendante. Su entrambi i fronti, confermiamo l’intenzione a perseguire gli obiettivi rafforzando le campagne di comunicazione ambientale; citiamo ad esempio il nostro impegno verso la difesa del suolo e lo stimolo a mettere in atto buone pratiche per tutelarne la fertilità attraverso la campagna SOS Soil.


fonte: www.envi.info



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Bioplastiche: Nuovi modelli di produzione e consumo

















Il 2021 sarà l'anno dell'addio alle plastiche monouso e dell'aumento di quelle biodegradabili, ma per favorire la svolta sostenibile serve investire su ricerca e comunicazione al cittadino



fonte: Ricicla.tv

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Fare bene la raccolta dell’organico conviene, a noi e al pianeta















Un’analisi aggiornata e puntuale del settore del settore del riciclo dell’organico, che punta sempre di più sulla circolarità dei processi industriali per garantire una qualità elevata degli scarti organici e contribuire a contrastare gli effetti del riscaldamento globale. Dando, inoltre, un aiuto prezioso all’economia del nostro paese.

Persino al miglior riciclatore del mondo, anche al più motivato e meglio attrezzato, sarà successo almeno una volta di accorgersi che i sacchetti biodegradabili per l’umido sono finiti, e di pensare, con un pizzico di vergogna, “solo per stavolta, uso quello di plastica, dovrebbe essercene uno in fondo all’armadio…”. In realtà, questa scena dev’essere molto frequente (e di certo si accompagna a molti meno ripensamenti), almeno a giudicare dai risultati di un’indagine condotta da Cic e Corepla che ha calcolato quanta plastica finisce nel circuito del compostaggio (e quanta bioplastica finisce invece in quello del riciclo meccanico). Secondo lo studio, più del 36% dei sacchetti usati per la raccolta dell’umido non sono infatti compostabili: si tratta soprattutto dei tradizionali shopper in plastica (ce ne devono essere ancora moltissimi nascosti in fondo agli armadi, visto che sono ormai fuorilegge…) e dei sacchi per l’indifferenziato.
Quello della qualità della raccolta dell’umido – elemento centrale sia per l’ottimizzazione del processo di trattamento, con la riduzione degli scarti avviati a smaltimento e la riduzione dei costi, sia per ottenere un fertilizzante organico con un’elevata qualità agronomica – è uno dei temi centrali Biowaste – Risorsa per l’economia circolare, volume in formato digitale curato da Massimo Centemero ed Elisabetta Bottazzoli che sintetizza i risultati dell’attività del Consorzio Italiano Compostatori e ne delinea le prospettive future.

Il bilancio tracciato nel testo è complessivamente positivo: i numeri della raccolta della frazione organica sono in crescita, sia per il miglioramento dei sistemi di raccolta separata dei rifiuti sia per il ruolo, sempre più rilevante, delle regioni del Meridione e delle Isole. In particolare, nel 2018 in Italia la raccolta dell’umido e del verde ha superato i sette milioni di tonnellate, che corrispondono a quasi 120 chilogrammi pro capite/anno. Numeri importanti, che fanno ben sperare per il raggiungimento degli obiettivi (molto ambiziosi) fissati dal Pacchetto sull’economia circolare del Parlamento europeo per la gestione dei rifiuti: si punta infatti al 65% al 2035 di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio degli urbani, mentre per quanto riguarda il divieto di collocamento in discarica degli urbani il target è massimo il 10% al 2035. Secondo i curatori del volume, una nota negativa è rappresentata dalla stagnazione della raccolta differenziata della frazione verde che, dopo avere raggiunto i due milioni di tonnellate, a partire dal 2016 ha interrotto il trend di crescita, arrivando addirittura a una flessione in alcuni anni.
In ogni caso, il quadro rimane incoraggiante, con prospettive di crescita molto interessanti anche in un’ottima di economia circolare. Il direttore del Consorzio, Massimo Centemero, dedica infatti diverse pagine al biometano ricavato attraverso dei processi di upgrading delle linee di produzione del biogas. Il biometano così ottenuto è di qualità pari o superiore di quello di origine fossile, e può essere usato nei trasporti e per le utenze domestiche e industriali. Al 2019 la produzione potenziale di biometano dei primi nove impianti operativi si aggirava intorno ai 100 milioni m3/anno, ma secondo le stime del Cic, qualora tutti gli impianti di taglia medio-grande si riconvertissero alla produzione di biometano da rifiuti organici, si potrebbe arrivare a circa 500 milioni m3/ anno, con ricadute estremamente positive per l’economia e l’occupazione.

Inoltre, a fronte della preoccupante accelerazione delle manifestazioni dei cambiamenti climatici, nel libro viene più volte rimarcato il contributo fondamentale che la produzione di compost può dare al sequestro del carbonio nei suoli. L’aumento delle temperature e le variazioni nei regimi delle precipitazioni (combinati con pratiche agricole invasive) rischiano infatti di trasformare i suoli, che oggi sono ancora assorbitori netti di carbonio, in sorgenti di CO2, con il rischio di innescare retroazioni positive molto pericolose. L’aggiunta di compost contribuisce invece a mantenere in salute i suoli e a preservarne la fertilità e la biodiversità. Anche se queste considerazioni possono sembrare remote, secondo i dati presentati in occasione dell’ultima giornata mondiale contro la desertificazione, le percentuali di territorio a rischio desertificazione nel nostro paese sono del 70% in Sicilia, del 58% in Molise, 57% in Puglia, 55% in Basilicata, mentre in Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania sono comprese tra il 30 e il 50% (complessivamente il 20% del territorio italiano in pericolo di desertificazione.
Un motivo in più per pensarci, la prossima volta che ci viene la tentazione di recuperare quel vecchio sacchetto nascosto in fondo all’armadio.

fonte: https://www.puntosostenibile.it



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Studio CIC - COREPLA 2020: triplicano le bioplastiche compostabili nella raccolta dell’organico

Il dato emerge dallo studio condotto da Consorzio Italiano Compostatori (CIC) e Corepla, nell’ambito dell’accordo annuale per le attività di monitoraggio relative alla quantità e qualità degli imballaggi in plastica e compostabili conferiti negli scarti di cucina e di giardino




È aumentata negli ultimi 3 anni la presenza di bioplastiche compostabili nella raccolta degli scarti di cucina, la cui incidenza è più che triplicata, passando dalle circa 27.000 t/anno (espresse sul secco) dell’indagine del 2016/2017 alle circa 83.000 t/anno s.s. di quella del 2019/2020. Aumenta anche la plastica tradizionale che viene erroneamente conferita nell’umido, che passa dalle circa 65.000 t/anno (espresso sul secco) del 2016/2017 alle circa 90.000 t/anno del 2019/2020.

È quanto emerge dallo studio condotto da Consorzio Italiano Compostatori (CIC) e Corepla, nell’ambito dell’accordo annuale per le attività di monitoraggio relative alla quantità e qualità degli imballaggi in plastica e compostabili conferiti negli scarti di cucina e di giardino.

Lo studio, presentato dal Direttore del CIC Massimo Centemero, si pone in continuità con quello svolto dai consorzi nel 2016/2017 e ha monitorato la composizione del rifiuto organico così da quantificare la presenza di Materiale Compostabile (MC) quale scarti di cucina e di giardino, carta, plastica compostabile, e di Materiale Non Compostabile (MNC) rappresentato da plastica tradizionale, vetro, metalli, pannolini, cialde caffè, altro.

Realizzata su un campione significativo di impianti che trattano scarti di cucina e di giardino, l’analisi ha riguardato gli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile idonei alla filiera del rifiuto a matrice organica che vengono avviati a recupero presso impianti di compostaggio e di digestione anaerobica. Inoltre, sono stati quantificati gli imballaggi in plastica tradizionale che, erroneamente, entrano nella filiera e sono considerati impurità.

“Questo studio è fondamentale per capire come avviene la raccolta differenziata da parte dei cittadini. Di conseguenza, ci permette di valutare i comportamenti da adottare come consorzi per promuovere la corretta modalità di differenziazione sia degli imballaggi in plastica tradizionale che di quelli in plastica biodegradabile e compostabile, così da migliorare la raccolta differenziata e assicurare un riciclo di qualità da entrambe le parti”, spiegano il presidente del CIC Flavio Bizzoni e il presidente del COREPLA Antonello Ciotti.

Secondo l’analisi, l’umido proveniente dalle raccolte differenziate è costituito per il 94,8% da Materiale Compostabile. Le plastiche compostabili certificate UNI 13432 presenti nei rifiuti organici sono in aumento rispetto al 2016/2017: la loro incidenza è infatti passata dall’1,5% al 3,7%. Si tratta quasi esclusivamente di bioplastica flessibile e gli imballaggi rappresentano il 70% dei manufatti in bioplastica presenti nell’umido. Lo studio ha confermato inoltre, così come per la precedente ricerca, l’assenza di bioplastiche nel compost a dimostrazione dell’effettiva degradazione della bioplastica negli impianti.

I Materiali Non Compostabili presenti nell’umido rappresentano invece il 5,2%, con un leggero aumento del +0,3% rispetto al monitoraggio 2016/2017. L’incidenza della plastica rappresenta il 3,1% del totale: il 90% della plastica presente nell’umido è flessibile e gli imballaggi rappresentano circa il 50% dei manufatti in plastica.

L’indagine ha consentito inoltre di approfondire e conoscere meglio le abitudini degli italiani in relazione ai sacchi e ai sacchetti utilizzati per il conferimento della frazione umida.

Rispetto al 2017 si nota un aumento interessante del 6,8% dei manufatti conformi alla norma. Il 63,8% dei sacchi per contenere l’umido è infatti compostabile: a farla da padrone sono le shopper in plastica compostabile (38,5%), mentre diminuiscono del 6% gli appositi per la RD del rifiuto organico (15,1%) e vengono rilevati anche sacchi compostabili appositi grandi oltre i 50 litri (2,4%). Interessante è la comparsa degli ortofrutta compostabili tra i manufatti utilizzati per conferire l’organico (7,6%), introdotti nei reparti dei supermercati a partire dal 2018.

Diminuisce, seppur ancora presente in modo significativo con una percentuale del 36,2% del totale, l’utilizzo di sacchi non compostabili, nonostante l’obbligo di raccolta con manufatti biodegradabili e compostabili: ancora alto l’utilizzo di shopper di plastica (10,6%) e di sacchi tradizionali per l’indifferenziato (21%), ma si nota una diminuzione di sacchetti per l’ortofrutta in plastica, sostituiti da quelli compostabili (passando dal 9% all’1,8%), mentre scompaiono quasi del tutto i manufatti per la raccolta rifiuti organici in plastiche additivate/OXO bio-degradabili (0,1%).

“Dobbiamo purtroppo constatare l’aumento della presenza dei Materiali Non Compostabili (MNC), di cui le plastiche tradizionali rappresentano il 60%, nelle raccolte differenziate degli scarti di cucina e giardino. Solo negli scarti di cucina i MNC sono passati dalle circa 190.000 t/a (espresse sul tal quale) rilevate nella precedente indagine del 2016/2017, alle circa 240.000 t/a t.q. di quella attuale (2019/2020)”, dichiara Flavio Bizzoni, presidente del CIC. “I dati raccolti evidenziano che il pur considerevole aumento della presenza dei manufatti flessibili in bioplastica compostabile da solo non è bastato a garantire la diminuzione delle plastiche tradizionali. Questa consistente presenza dei MNC provoca a tutta la filiera enormi costi per il loro smaltimento che, nel solo 2019, possono essere stimati in una cifra che va dai 90 ai 120 milioni di euro, con l’effetto inoltre di ‘trascinare’ allo smaltimento rilevanti quantità di materiale organico sottraendolo così alla produzione di compost di qualità”.

“Ridurre drasticamente i MNC nel settore del biowaste, che recupera ogni anno il 40,4% del rifiuto urbano differenziato - conclude Bizzoni - deve diventare una priorità per tutti, Governo e soggetti istituzionali preposti. Servono urgenti e mirati interventi, sia legislativi che di informazione, per mettere i cittadini, fulcro imprescindibile della nostra filiera, nelle condizioni di poter dare il loro determinante contributo”.

“L’analisi svolta insieme al CIC – dichiara il presidente di Corepla Antonello Ciotti – dimostra come, nonostante gli evidenti passi avanti compiuti, occorra proseguire nell’azione di sensibilizzazione e di informazione dei cittadini rispetto alle prassi di differenziazione dei rifiuti, anche a fronte dell’aumento dell’utilizzo di plastiche monouso avvenuto in concomitanza con l’emergenza sanitaria. Plastica e bioplastica sono risorse che vanno correttamente raccolte e trattate a vantaggio dell’Ambiente e di un’economia che, oggi più di ieri, guarda alla sostenibilità come ambito su cui impostare le strategie di ripresa del Paese. Corepla è da sempre impegnato su questo fronte, come dimostrano i risultati di raccolta del 2019, e intende continuare a sostenere l’affermazione di una cultura ambientale fatta di innovazione, ricerca e anche nuova occupazione qualificata, elemento, quest’ultimo, che speriamo possa contrassegnare sempre più il futuro del Paese. Proprio per questo, è evidente la necessità di rafforzare il sistema italiano di trattamento sia delle plastiche compostabili che di quelle tradizionali, ampliando la capacità del sistema paese di trattare questo tipo di rifiuto”.


fonte: www.ecodallecitta.it

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Rifiuti. L'umido è il 40% del differenziato, se trattato rientra nel ciclo produttivo

Il rifiuto umido rappresenta il 40% del differenziato e se trattato rientra nel ciclo produttivo come metano e compost, ma non tutte le regioni hanno impianti di trattamento e questo costringe a lunghi viaggi i cui costi finiscono nelle bollette dei cittadini.




fonte: http://www.rainews.it/

Da scarto a risorsa: rifiuti organici sotto stretta osservazione

Siglato un accordo tra CIC e Corepla per lo studio e il monitoraggio della raccolta differenziata di materiali organici: ad oggi, ogni anno tra gli scarti compostabili vengono trovate circa 230 tonnellate di plastica.
























CIC (Consorzio Italiano Compostatori), organizzazione dedita alla promozione e alla valorizzazione delle attività di riciclo di materiali organici per la produzione di compost e biogas, e il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica Corepla, sono le due firme protagoniste di un accordo raggiunto lo scorso giugno per il quale i due enti si impegnano a collaborare in attività di studio, ricerca e monitoraggio della quantità di imballaggi in bioplastica compostabile, ma anche e soprattutto di plastiche comuni, all’interno degli impianti di riciclo organico.
L’obiettivo di questa collaborazione è migliorare la qualità intrinseca della raccolta differenziata dei rifiuti organici, anche se passi avanti in questo senso si stanno registrando sin dal momento dell’introduzione della raccolta porta a porta in sostituzione di quella stradale. Si tratta di un miglioramento assolutamente necessario per il raggiungimento di uno standard qualitativo della raccolta più elevato e quindi per l’ottenimento di un compost sempre più puro.
Il compost è una risorsa fondamentale se si vuole virare efficacemente verso un’economia circolare, un elemento la cui importanza prende vita dall’idea che un materiale di scarto possa a sua volta divenire una materia prima utile per dare il via a nuovi cicli produttivi.
I rifiuti organici che ognuno di noi produce quotidianamente sono destinati a impianti dedicati dove, riproducendo in maniera artificialmente accelerata quelle che sarebbero le normali fasi del ciclo della natura, vengono trasformati in fertilizzanti (compost) per l’agricoltura in sostituzione di concimi sintetici. Dalla terra coltivata arrivano poi tutti quei prodotti che puntualmente ritroviamo sulle nostre tavole, i cui scarti saranno a loro volta raccolti e ritrasformati in compost, in un ciclo perpetuo nel quale un prodotto diventa rifiuto, che a sua volta si trasforma in risorsa.
Durante le fasi di smistamento successive alla raccolta, tra i rifiuti organici si rileva continuamente la presenza di plastiche non compostabili gettate erroneamente. Si stima che in un anno le impurità presenti nei rifiuti organici arrivino a circa 230 tonnellate, da cui conseguono i relativi sprechi di energie e denaro.
Ecco perché è necessario dare un’enorme importanza agli studi per una raccolta differenziata tanto corretta quanto responsabile. CIC, da più di 25 anni, lavora in questa direzione, monitorando le fasi della filiera del riciclo dei rifiuti organici, dal loro recupero fino alla trasformazione in compost.
L’obiettivo delle attività di ricerca e monitoraggio avviate dall’accordo tra CIC e Corepla è quello di riuscire ad aumentare gli standard qualitativi dei rifiuti, responsabilizzando la cittadinanza e cercando soluzioni per una raccolta differenziata più efficace che possa ridurre al minimo le possibilità di errore.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it

Sacro Convento di Assisi: 5 dicembre 2018, Assisi, Dalla terra alla Terra
























Mercoledì 5 dicembre 2018 dalle 14 alle 16 presso il Sacro Convento di San Francesco ad Assisi (PG), in occasione della Giornata Mondiale del Suolo, il CIC - Consorzio Italiano Compostatori organizza, in collaborazione con il Sacro Convento di Assisi, la seconda edizione della tavola rotonda “Dalla terra alla Terra - il suolo tra cambiamenti climatici e nuovi stili di vita”.
Il suolo rappresenta una delle principali risorse strategiche dell'Europa, in quanto garantisce la sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la regolazione dei cambiamenti climatici.
Nel corso della tavola rotonda si approfondiranno le principali minacce dei suoli, come l’erosione, l’impermeabilizzazione, la perdita di materia organica, la diminuzione di biodiversità e l’incremento di contaminazione, e saranno presentate proposte concrete per garantire un futuro ai nostri suoli.
L’evento riunirà esperti ed operatori del settore del biowaste e sarà occasione per raccontare il progetto di sostenibilità del Complesso Monumentale del Sacro Convento di Assisi, che comprende la raccolta differenziata dei rifiuti organici e la loro trasformazione in compost.
Al termine della tavola rotonda seguirà la visita alla Basilica Papale di San Francesco.
Per partecipare e per chiedere informazioni contattare la segreteria organizzativa all’indirizzo email: giornatamondialedelsuolo@compost.it
fonte: www.oggigreen.it

Rifiuti in realtà aumentata

La campagna Waste Travel 360° sostenuta da Corepla prevede tappe in tutto il paese per sensibilizzare i giovani sul problema dei rifiuti.


















Waste Travel 360°, progetto di realtà virtuale nell'economia circolare, sta girando l'Italia per sensibilizzare i giovani sul problema dei rifiuti, da considerare non più come scarti, ma come futura materia prima seconda dagli infiniti usi e dal grande valore.
Circa 18.000 studenti di 40 Comuni di tutta Italia, da Nord a Sud, potranno compiere una visita immersiva e interattiva nel mondo dei rifiuti utilizzando la realtà aumentata, attraverso un visore collegato ad un computer che mostrerà immagini a 360°. Potranno così accompagnare i rifiuti nel processo di trasformazione e valorizzazione sino ai prodotti finali.
Il progetto è stato ideato da Ancitel Energia&Ambiente con il supporto tecnico della start up Pearleye HD Virtual Tour con il contributo ed in collaborazione con Corepla, insieme a Cial, Comieco, Coreve, Ricrea e CIC.
Per informazioni e date del tour: Waste Travel 360°

fonte: www.polimerica.it

Biometano da rifiuti organici, 9 impianti in Italia entro il 2018

Dal primo impianto di biometano del Centro-Sud Italia al primo distributore di biometano per automezzi: le eccellenze italiane che guardano al futuro
















“La nuova frontiera dell’economia circolare si chiama biometano e l’Italia sta già dimostrando di essere pronta ad accogliere questa sfida”. A ribadirlo è Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC). Il biometano è stato proprio uno dei protagonisti della fiera: “si tratta di un biocarburante avanzato, una risorsa rinnovabile e naturale che si ottiene raffinando il biogas generato dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici”, sottolinea Centemero. Gli utilizzi? Sia per l’immissione in rete sia per l’autotrazione.

L’Italia sembra aver colto l’innovazione ed entro la fine dell’anno saranno 9 impianti in grado di produrre biometano da FORSU - di cui 8 consorziati CIC - le cui storie saranno raccontate nel corso del convegno organizzato ad Ecomondo dalla Piattaforma Tecnologica Nazionale Biometano “Il gas rinnovabile nella strategia Clima Energia europea e nazionale” (giovedì 8 novembre). 



Il primo esempio nella produzione di biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e nell’immissione di biometano nella rete di trasporto nazionale è rappresentato dall’impianto di Montello Spa a Bergamo. Entrato in funzione da giugno 2017, l’impianto è in grado di produrre circa 32 milioni di standard metri cubi, cioè l’equivalente quantitativo di carburante necessario ad automobili a metano per percorrere circa 640 mln di chilometri.

Nelle ultime settimane a seguire l’esempio sono stati due impianti. Il primo si trova a Rende (CS): la Calabra Maceri ha inaugurato il primo impianto di biometano del Centro-Sud Italia connesso alla rete nazionale del gas naturale per gli usi industriali, residenziali e per l’autotrazione. L’impianto è in grado di trasformare 40.000 tonnellate annue di rifiuti organici da raccolta differenziata in 4,5 milioni di metri cubi di biometano annui. Il biometano per autotrazione, prodotto grazie a un sofisticato sistema di purificazione del gas, consente di percorrere 90.000.000 km che, con una media di 20.000 km annui a mezzo di trasporto, può alimentare fino a 4.500 autovetture, con un risparmio complessivo di oltre 16.200.000 kg di CO2 all’anno (3.600 kg per auto). 



Dal Sud al Nord: l’altro taglio del nastro è stato a Vittorio Veneto con l’inaugurazione a settembre del primo distributore di biometano proveniente dalla trasformazione del rifiuto organico. Ad ora il biometano derivato da rifiuto organico, ottenuto presso l’impianto SESA di Este (Padova), viene utilizzato per alimentare la flotta della società di raccolta di rifiuti urbani Savno, attiva su 44 comuni della provincia di Treviso. Un vero e proprio ciclo virtuoso legato ai rifiuti organici: il biometano ottenuto dalla produzione di organico del Bacino potrà coprire oltre l’80% dei km percorsi per la raccolta dell’organico stesso, ovvero circa 1,1 milioni di km all’anno, con un risparmio in termini di semplice acquisto di carburante di oltre 300.000 euro. Savno potrà inoltre risparmiare circa 10 ton di CO2 all’anno per ogni mezzo rispetto ad un veicolo con trazione a gasolio.

A segnare una svolta nel 2018 è stata in primis l’approvazione del decreto per la promozione dell’ uso del biometano nel settore dei trasporti e le agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale. “Un passo che, insieme all’approvazione del nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare, permette di valorizzare a pieno il rifiuto organico in Italia e di accelerare il percorso che stiamo costruendo verso modelli di consumo più sostenibili”, commenta Alessandro Canovai, presidente del CIC. L’apertura dei nuovi impianti è “un segnale importante che testimonia come la rivoluzione del biowaste sia in grado di coinvolgere tutto il Paese e soprattutto mette in evidenza quanto le aziende italiane siano pronte a produrre e commercializzare il biometano”. 



Secondo il CIC, considerando il biogas attualmente destinato alla produzione di energia elettrica e il margine di crescita della raccolta differenziata del rifiuto organico, è possibile stimare al 2025 una produzione potenziale di biometano da frazione umida di circa 500 milioni di Nm3/anno, e un potenziale complessivo di 0,8 miliardi di Nm3/anno, se si considera l’intero ammontare di rifiuti organici prodotti in ambito urbano.


@ConsorzioCIC
fonte: www.lastampa.it

FISE ASSOAMBIENTE: CHIUSA LA CAMPAGNA ESTIVA #NOLITTERING






















Si è chiusa  la campagna estiva contro l’abbandono dei rifiuti “#NoLittering, Non abbandonarmi!”, promossa da FISE Assoambiente, l’Associazione delle imprese che operano nei servizi di igiene ambientale, recupero e smaltimento dei rifiuti e delle bonifiche, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente.
La campagna, alla seconda edizione, ha raggiunto quasi 280.000 persone grazie ai social network, promuovendo comportamenti virtuosi contro l’abbandono in aree pubbliche di piccoli rifiuti (cartacce, bottiglie, gomme da masticare e mozziconi di sigarette), attraverso immagini attenzionali e creative e brevi video didascalici.
Oltre ai contatti sui social, l’iniziativa quest’anno ha animato ben 14.000 attività di recupero dei rifiuti abbandonati, grazie alla diffusione sul territorio siciliano di Siracusa e Modica e nel Parco dei Castelli Romani di shopper che hanno consentito ai cittadini di attivarsi per ripulire queste aree dai propri o altrui rifiuti, immortalandosi durante l’attività di raccolta e pubblicando le foto .

La campagna appena terminata, realizzata in collaborazione con CIC e Ibi PLAST, si iscrive nel più ampio impegno dell’Associazione in attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica in campo ambientale.
fonte: www.riciclanews.it

Raccolta differenziata umido in vacanza: i consigli per non sbagliare















Raccolta differenziata importante anche in vacanza. Una corretta gestione dei rifiuti vuol dire mantenere le buone abitudini quotidiane anche durante viaggi e villeggiatura, prendendosi cura dell’ambiente anche quando ci si diverte o ci si rilassa. A questo proposito il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) ha diffuso un vademecum dedicato proprio a chi è in procinto di partire o si trova già sul luogo di destinazione.
Una corretta raccolta differenziata anche in vacanza permette di non sprecare importanti risorse, spiegano gli esperti CIC, con la quota di organico adatta a diventare fertilizzante per alberi e arbusti, nonché utile per procedere alla pacciamatura e al controllo delle erbe infestanti. Come ha sottolineato Alessandro Canovai, presidente CIC:
Grazie ad una buona raccolta differenziata dei rifiuti organici si ottiene il compost, un fertilizzante naturale che può essere utilizzato ad esempio nell’orto, per una concimazione di fondo che favorisca un buon nutrimento per le piante.


Sono 8 le indicazioni del Consorzio Italiano Compostatori per non sbagliare con la raccolta differenziata in vacanza. Ecco quali sono gli errori da non commettere e le buone pratiche da adottare:
  • Informarsi sulle modalità di raccolta nel luogo scelto per le vacanze, soprattutto se si è affittato un appartamento, così da adattarsi a quanto richiesto dai consorzi locali di gestione dei rifiuti.
  • Scaricare l’app eventualmente messa a disposizione dal Comune in cui ci si recherà per le vacanze, così da essere informati di tutte le pratiche richieste per una corretta gestione della raccolta differenziata.
  • Utilizzare il sacchetto giusto per la raccolta dell’umido, che deve riportare la dicitura “biodegradabile e compostabile”, oltre a quella che identifica lo standard europeo “UNI EN 13432:2002″, e il logo rilasciato dall’ente di certificazione (ad esempio il marchio “Compostabile CIC”).
  • Ricordarsi che nell’umido possono essere gettati tutti gli scarti della preparazione dei cibi, ma in nessun caso oggetti in plastica, metallo o vetro.
  • È consigliato far sgocciolare i rifiuti prima di buttarli e se necessario ridurli a pezzetti.
  • Utilizzare stoviglie compostabili.
  • Moderarsi con gli acquisti e comprare soltanto gli alimenti che si è in grado di consumare, riducendo così gli sprechi.
  • In caso di avanzi armarsi di un po’ di fantasia e recuperarli utilizzandoli per preparare nuovi piatti.
fonte: www.greenstyle.it

Rifiuti, quasi 5% plastica nell'organico raccolto in Italia

Consorzio compostatori, non compostabili 44% sacchetti umido





















ROMA - Nei rifiuti organici raccolti in Italia con la differenziata, quasi il 5% è plastica. Il 44% dei sacchetti usati per l'umido sono di plastica tradizionale, invece che compostabile. Lo rivela un monitoraggio del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), presentato a un convegno sulla gestione dei rifiuti a Kassel, in Germania.
Il CIC ha presentato i risultati delle 45 analisi effettuate su 27 impianti (15 di compostaggio, 12 di digestione anaerobica e compostaggio) nell'ambito del progetto "Di che plastica 6", svolto in collaborazione con Assobioplastiche, CONAI e COREPLA.
I monitoraggi effettuati dal CIC hanno rivelato che la contaminazione della frazione organica raccolta in Italia ammonta al 4,9%. Si tratta primariamente di plastica non compostabile. Il 44% dei sacchetti usati per raccogliere i rifiuti umidi sono ancora in plastica tradizionale.
Situazioni analoghe si registrano anche in altri paesi europei, come Germania, Svizzera e Austria. In quest'ultimo paese, il locale consorzio dei compostatori, il KBVO, ha lanciato una campagna per la promulgazione di una legge sul divieto di commercializzazione degli shopper monouso e dei sacchi per frutta e verdura di plastica non compostabile. Questo divieto è già stato introdotto in Italia ed in Francia e dal 2020 anche in Spagna.

fonte: www.ansa.it

Biometano e rischio paralisi circuito del riciclo

Compostatori, decreto biocarburanti ci permette di investire 




















ROMA - "Un decreto che finalmente darà la possibilità all'Italia di investire su un prodotto innovativo come il biometano: le aziende italiane sono pronte da tempo e finalmente ora avranno la possibilità di produrlo e commercializzarlo". Così Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), ha commentato in una nota i decreti per la promozione dell'uso del biometano nel settore dei trasporti e le agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale, firmati venerdì 2 marzo al Ministero dello Sviluppo Economico.
I provvedimenti prevedono un sostegno alla produzione di biometano di 4,7 miliardi di euro tra il 2018 e il 2022.. "Questo decreto costituisce un altro passo per la valorizzazione del rifiuto organico in Italia - spiega Centemero -, valorizzazione che già avviene con la produzione di compost. Ora si aggiunge un altro possibile prodotto, il biometano per autotrazione.
Dall'umido proveniente dalla raccolta differenziata di ogni cittadino si può produrre biometano sufficiente a percorrere 100 km: questo è un esempio concreto di economia circolare".
Il CIC stima che se tutta la frazione umida dei rifiuti urbani fosse riciclata negli impianti dedicati, si potrebbe generare un quantitativo di biometano più che sufficiente ad alimentare le flotte di mezzi destinati alla raccolta di tutti i rifiuti solidi urbani prodotti.
Un veicolo a biometano ha le stesse emissioni di un veicolo elettrico alimentato interamente a energia prodotta da fonte eolica (5 grammi di C02 equivalente per Km), il 97% in meno di un analogo veicolo alimentato a benzina. In più, per i motori alimentati a metano e biometano sono praticamente assenti le emissioni di particolato (-90/95% rispetto al gasolio) e gli ossidi di azoto sono ridotti del 50%.


fonte: www.ansa.it

7 consigli per la raccolta differenziata dell’umido, anche in vacanza

Dal Consorzio Italiano Compostatori (CIC) la guida per un riciclo dei rifiuti organici a prova d’estate
















Le buone pratiche di gestione dei rifiuti non si prendono le ferie. Al contrario seguono i consumatori anche in vacanza. Per aiutare i cittadini a mettere in valigia un po’ di economia circolare, il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) propone una guida per il corretto riciclo dei rifiuti organici, a prova d’estate. Con la stagione calda, infatti, è necessario prestare maggiore attenzione alla raccolta differenziata dell’umido perchè – spiega Massimo Centemero, direttore del CIC – le temperature possono peggiorare le condizioni dei rifiuti. Semplici regole da portarsi anche in vacanza dal momento che non è raro che nei panni del turista ci si scordi di continuare con le buone abitudini domestiche. La conseguenza diretta? Un impatto pesante per tutte quelle località turistiche virtuose.

Sette regole raccolta differenziata dell’umido

1.Il giusto sacchetto: è necessario utilizzare buste in materiale biodegradabile e compostabile certificati a NORMA UNI EN 13432 in carta o in bioplastica. Per riconoscere un sacchetto conforme alla legge bisogna controllare se riporta le scritte “biodegradabile e compostabile” e quella dello standard europeo UNI EN 13432:2002 e il marchio di un ente come il CIC stesso. Ogni altra alternativa e da evitare.

2.Il giusto contenitore: è necessario impiegare un cestino o un recipiente areato e traforato che permetta l’evaporazione della condensa e di conseguenza la riduzione del volume del rifiuto umido e dei cattivi odori evitando la formazione di spiacevoli liquidi in fondo al secchiello.

3.Come buttare: Prima di gettare i rifiuti organici nel sacchetto, vanno ridotti a pezzi (quelli più voluminosi) sgocciolati evitando di pressarli.

4.Cosa buttare: tutti gli scarti alimentari, sia di tipo vegetale che animale, i resti di cibo secco degli animali domestici, i fiori appassiti o morti e il sughero.


5. Meno rifiuti (I). Per evitare di produrre rifiuti in eccesso, in estate bisogna fare particolarmente attenzione al cibo, mettendo gli alimenti che vanno conservati a temperatura ambiente in luoghi freschi e al riparo dal sole.

6. Meno rifiuti (II). Prima di gettare gli avanzi alimentari nell’umido meglio chiedersi come riutilizzarli. La frutta può essere impiegata nelle macedonie, mentre piccole quantità avanzate di verdura possono essere mischiate nelle insalate. I pomodori che cominciano a fare le rughe possono essere seccati in forno, oppure al sole, cosparsi di olio ed erbe e poi conservati poi in un barattolo coperti di olio.


7.Informarsi sulle modalità di raccolta: Spostandosi dalla località di residenza a quella di villeggiatura, possono variare le modalità di raccolta dei rifiuti. In questo caso è utile informarsi dal locatore o contattare il comune o l’azienda di igiene urbana locale per essere informati sulle modalità di raccolta o sui giorni di passaggio dei mezzi.

Leggi qui tutti i consigli sul riciclo dei rifiuti organici

fonte: www.rinnovabili.it

Rifiuti, per l’Italia rischio di nuova procedura d’infrazione Ue: nel mirino sfalci e potature

Il Collegato agricoltura ha tolto quelli provenienti dalla manutenzione del verde urbano dalla disciplina sui rifiuti, mettendo a rischio una filiera da 9mila posti di lavoro




















Che la normativa italiana sui rifiuti sia farraginosa quanto problematica non è una novità, ma è quando incrocia le mire dichiarate ormai ad ogni livello politico in fatto di economia circolare che le contraddizioni divengono ancor più stridenti. È quanto sta purtroppo accadendo all’interno della filiera industriale per la gestione dei rifiuti organici, che ad oggi vale già oltre 9mila posti di lavoro ma è stata messa a rischio esattamente 1 anno fa da poche righe inserite all’interno del Collegato agricoltura, che a breve oltre al danno potrebbero aggiungere la classica beffa: una nuova procedura d’infrazione europea.
È quanto hanno denunciato ieri Cic (Consorzio italiano compostatori), Utilitalia  e Fise Assoambiente (Associazioni delle imprese dei servizi ambientali), rivolgendosi direttamente alla Camera dei Deputati, dove in questi giorni le Commissioni stanno lavorando al testo del disegno di legge recante disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea – Legge europea 2017 (AC. 4505).
Questa legge infatti è «l’occasione per sanare la frattura creata con la normativa europea dall’art. 41 della legge 28 luglio 2016 n. 154 (c.d. “Collegato Agricolo”) che ha fatto uscire dal campo di applicazione della disciplina sui rifiuti, “sfalci e potature” provenienti dalla manutenzione del verde urbano. In seguito all’approvazione del “Collegato Agricolo” la Commissione europea ha ribadito (IT-E-008519/2016) che la direttiva 2008/98/CE include nella definizione di rifiuto organico anche gli sfalci e le potature di giardini e parchi, impegnandosi peraltro a sollevare la questione con le autorità italiane, con cui è stato aperto un percorso di carattere precontenzioso che, se non corretto per tempo, porterà inevitabilmente alla procedura d’infrazione».
Difatti, è lo stesso commissario Ue all’Ambiente Karmenu Vella ad aver risposto – a nome della Commissione europea – all’interrogazione parlamentare E-008519-16 affermando che «ai sensi dell’articolo 3, paragrafo 4, della direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti (di seguito “la direttiva”), la definizione di “rifiuto organico” include i rifiuti biodegradabili di giardini e parchi. La Commissione ritiene che gli sfalci e le potature rientrino in tale definizione se provengono da giardini e parchi e pertanto dovrebbero essere oggetto di una corretta gestione dei rifiuti, in linea con gli obiettivi di cui all’articolo 4 e all’articolo 13 della direttiva. L’assenza di un controllo adeguato ed efficace su questo tipo di rifiuti sarebbe in contrasto con le disposizioni della direttiva. La Commissione solleverà la questione con le Autorità italiane competenti».
Cic, Utilitalia e Fise Assoambiente sottolineano che sarebbe assurdo che l’Italia continuasse «a cumulare procedure d’infrazione, soprattutto a causa di modifiche a norme che garantivano la tutela della salute e dell’ambiente», e invitano quindi il Parlamento a «sfruttare l’occasione della Legge europea 2017 per riallineare la normativa nazionale in materia di “sfalci e potature” alle indicazioni della direttiva 98/2008/CE». Una volta ricomposta la frattura e scongiurato il rischio di infrazione, Cic, Utilitalia e Fise Assoambiente si rendono naturalmente «disponibili ad aprire un tavolo di concertazione con tutti i soggetti della filiera (autorità locali, associazioni imprenditoriali e operatori del settore) al fine di trovare soluzioni condivise per garantire sia gli interessi di tutte le parti che la tutela della salute e dell’ambiente nel rispetto della legislazione europea». Il primo passo dev’essere però, come sempre, di buon senso da parte del legislatore: l’economia circolare non si invoca, la si pratica a partire da una produzione legislativa, chiara, stabile, coerente.


fonte: http://www.greenreport.it

Riciclo capsule usate: Nepresso lancia le nuove recycling bag














Intensificare il riciclo delle capsule usate per dare una mano alla natura. Questa l’iniziativa lanciata da Nespresso in questi giorni per celebrare la Giornata mondiale dell’Ambiente, che ricorre il 5 giugno. Un impegno quello dell’azienda che vuole spingere verso un’economia del caffé sempre più sostenibile e votata al rispetto della Terra.

Giornata mondiale dell’Ambiente 2017 che Nespresso ha deciso di celebrare con il lancio in Italia delle sue nuove “Recycling bag“. Quest’ultime saranno al centro di una duplice iniziativa volta a dare una “seconda vita” sia al caffé in esse contenuto che all’alluminio di cui sono fatte le capsule.
L’ambizioso obiettivo è quello di rendere la tazzina di caffé “a impatto ambientale positivo”, incentivando i propri “Club Member” donando loro una recycling bag al momento dell’acquisto in una delle Boutique Nespresso. La capienza di ogni sacca è di 200 capsule, che potranno essere riconsegnate direttamente presso i punti vendita ufficiali o presso le isole ecologiche dedicate sparsi lungo il territorio nazionale.

L’attività di riciclo capsule usate di Nepresso va avanti in Italia dal 2011 grazie alla collaborazione con CiAL (Consorzio Imballaggi Alluminio), Federambiente e CIC (Consorzio Italiano Compostatori). Ciò ha reso possibile tra l’altro la riconsegne dei “vuoti” in tutti i 91 punti (45 Boutique Nespresso e 46 isole ecologiche) presenti in 55 città italiane. Il caffè raccolto viene utilizzato dall’azienda per essere trasformato in un fertilizzante 100% biologico, impiegato nella coltivazione del riso presso la risaia Cusaro, in Provincia di Pavia.
Il riso così ottenuto viene riacquistato da Nespresso, che lo dona successivamente al Banco Alimentare Lombardia affinché sia distribuito alle persone in difficoltà. Nuova vita che attende anche l’alluminio, materiale apprezzato per la sua capacità di conservare l’aroma del caffè e per il suo essere 100% riciclabile, destinato alle fonderie e in seguito alla produzione di nuovi oggetti.
Dal riciclo dell’alluminio Nespresso ha dato via a una nuova creazione, frutto della partnership con Victorinox, il coltello Pioneer. Ogni coltellino è montato a mano e presenta “guance”, parti laterali dell’impugnatura, realizzate dalla fusione di 24 capsule Nespresso usate. Un esemplare è presente in ognuna della 45 Boutique Nespresso presenti sul territorio nazionale.

fonte: www.greenstyle.it