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Rifiuti. L'umido è il 40% del differenziato, se trattato rientra nel ciclo produttivo

Il rifiuto umido rappresenta il 40% del differenziato e se trattato rientra nel ciclo produttivo come metano e compost, ma non tutte le regioni hanno impianti di trattamento e questo costringe a lunghi viaggi i cui costi finiscono nelle bollette dei cittadini.




fonte: http://www.rainews.it/

Compatibilità del recupero dei manufatti compostabili con il sistema del compostaggio

















La recente Direttiva Europea SUP (Single Use Plastics), che impone il divieto di commercializzazione dei manufatti monouso in plastica per la somministrazione di cibi e bevande (piatti, bicchieri, posate, capsule caffè, ecc.), e che dovrà essere recepita dai Paesi membri entro il 2021, provocherà a breve significativi cambiamenti nelle abitudini e nei consumi dei cittadini europei, in particolare degli italiani, che ne fanno largo uso.
Tra le possibili ipotesi di sostituzione dei manufatti monouso in plastica tradizionale vietati dalla Direttiva, è stata avanzata quella dell’impiego di materiali compostabili quali carta, legno e plastiche compostabili, che dovrebbero trovare il loro fine-vita nella filiera del recupero dei rifiuti organici, previa raccolta differenziata insieme agli scarti di cucina.
Alcuni punti fermi
Facciamo innanzitutto chiarezza sui termini: parliamo di plastiche compostabili, termine che preferiamo in quanto aderente alla norma tecnica di riferimento (la UNI EN 13432), più adatto a caratterizzare destinazione, ruolo e comportamento di questi materiali, rispetto ad altri termini a volte utilizzati quali “plastica biodegradabile” o “bioplastica”, troppo generici e confusivi.
Ricordiamo che la produzione e l’utilizzo di manufatti compostabili in Italia ha inizio più di 25 anni fa con l’impiego dei sacchetti compostabili quale strumento di facilitazione della raccolta differenziata dell’umido.
Tale impiego ha sicuramente contribuito in maniera positiva alla crescita e all’ottimizzazione del sistema della raccolta differenziata della frazione umida fino a farlo diventare uno dei più avanzati al mondo per diffusione territoriale, e per quantitativi e qualità dei rifiuti raccolti.
A riprova dell’efficacia dell’utilizzo dei sacchetti compostabili nella filiera di recupero dell’umido il nostro Paese ha imposto l’obbligo già dal 2010 – primo caso in Europa – di utilizzare per la raccolta dei rifiuti organici esclusivamente sacchetti compostabili, arrivando poi nel 2011 a vietare l’immissione in consumo di shopper monouso (quelli con spessore < 100μm) in plastica tradizionale.
Nello specifico le plastiche compostabili, purché certificate secondo il citato standard europeo UNI EN 13432, hanno caratteristiche tali da poter essere incorporate, in senso generale, nei processi di compostaggio industriale. Infatti, durante il processo di compostaggio, questi materiali si comportano in maniera analoga allo scarto organico, ossia vengono in parte convertiti in acqua ed anidride carbonica, ed in parte trasformati in compost, prodotto finale dei nostri impianti in grado di contribuire alla fertilizzazione dei suoli.
Sottolineiamo che lo standard europeo di compostabilità EN 13432 prevede sia il test di biodegradabilità (prova in laboratorio di degradazione del manufatto in acqua ed anidride carbonica) che di disintegrabilità (prova di effettiva disintegrazione nel corso di un processo di compostaggio), il che costituisce una sicura garanzia perché tali materiali siano considerati adatti ad essere recuperati attraverso i sistemi industriali di compostaggio.
Il CIC, da parte sua, nel 2006 ha creato un marchio (Compostabile CIC) il cui ottenimento prevede che la prova di disintegrabilità sia effettuata in scala reale, ossia in un impianto di compostaggio; questa prova garantisce dunque, una volta di più, la compatibilità dei manufatti compostabili con i sistemi industriali di compostaggio.
Su questi temi il CIC si era  già espresso nel 2018 con la nota che può essere scaricata dal sito al link https://www.compost.it/wp-content/uploads/2019/08/Comunicato-stampa-1-Sacchetti-biodegradabili-otto-verit%C3%A0-per-una-migliore-raccolta-dell%E2%80%99umido.pdf

L’attualità
A seguito della pubblicazione della Direttiva Europea SUP si sta assistendo in Italia ad una rapida ed impetuosa comparsa sul mercato di numerose altre tipologie di manufatti realizzati in materiali compostabili (carta, legno e plastiche compostabili, sia in matrice singola che accoppiata), che si propongono quali alternative agli omologhi manufatti in plastica tradizionale quali piatti, bicchieri, posate, capsule caffè, ecc., e non è insensato prevedere una loro imminente rapida diffusione. Attualmente questi manufatti rappresentano meno del 10% del mercato delle plastiche compostabili, ma potrebbero assumere dimensioni ben più rilevanti proprio a seguito dell’imminente recepimento della Direttiva Europea SUP.
La rapida diffusione di manufatti monouso compostabili porterà alla determinazione di alcune sicure criticità che il CIC ritiene debbano essere debitamente governate al fine di evitare la possibilità che venga messa in crisi l’intera filiera del recupero dei rifiuti organi, che oggi garantisce la gestione di quasi 7.000.000 di tonnellate di rifiuti.
Queste le principali criticità che si presenteranno:
  • la confusione che si genererà nei cittadini-consumatori artefici della raccolta differenziata, derivante dalla compresenza sul mercato di manufatti compostabili e quelli realizzati in materiali plastici convenzionali, porterà come conseguenza il rischio di un forte trascinamento di questi ultimi nella raccolta differenziata dei rifiuti organici, con un conseguente pesante decadimento della qualità della stessa. A questa difficoltà di riconoscimento sono naturalmente soggetti anche gli operatori che effettuano le raccolte e gli addetti al riciclo dei rifiuti organici.
  • La presenza di “manufatti compostabili” che non siano certificati in base alla norma unificata UNI EN 13432 porterebbe ad un pericoloso decadimento della qualità delle raccolte differenziate ed un conseguente pesante aggravio dei costi dell’intera filiera del recupero del rifiuto organico che ricadrebbe inevitabilmente sulle spalle dei cittadini.
  • l’aumento dei quantitativi relativi di manufatti compostabili delle più diverse fogge e dimensioni negli scarti di cucina, fino ad oggi presenti in quantitativi quasi trascurabili, avrà come inevitabile conseguenza un significativo cambiamento delle caratteristiche merceologiche e fisiche dei rifiuti organici che gli impianti devono trattare. Dovranno certamente essere messi in atto adeguamenti tecnici e procedurali per gestire al meglio questi cambiamenti; tali adeguamenti necessiteranno, oltre che di investimenti, anche di collaborazione tra tutti i rappresentanti della filiera (produttori dei manufatti, grande distribuzione, consumatori, amministratori pubblici, aziende di raccolta, impianti di riciclo)

Alla luce delle preoccupazioni sopra esposte e in previsione dell’imminente recepimento (2021) della direttiva Europea SUP (Single Use Plastics), il CIC chiede al Governo e alle Istituzioni che:
  • i manufatti compostabili abbiano una immediata e facile riconoscibilità attraverso l’apposizione di uno specifico simbolo che identifichi la filiera di recupero a cui devono essere avviati, di cui potranno beneficiare nelle varie fasi del ciclo sia il cittadino, sia il raccoglitore che, in fine, il compostatore;
  • si lavori sull’“ecodesign”, di cui si parla spesso, per facilitare il recupero/riciclo di un manufatto immesso al consumo. Questo potrebbe costituire un esempio di progettazione ecologica di un bene in funzione del riciclo del bene stesso quando assumerà lo status di rifiuto;
  • vengano messe a disposizione le necessarie risorse per una capillare ed efficace informazione ai cittadini sulle novità provocate dalla Direttiva Europea;
  • il rilascio del simbolo identificativo deve essere previsto all’interno di un percorso definito che garantisca almeno la presenza dei necessari requisiti di compatibilità con il sistema del compostaggio industriale, primo fra tutti la certificazione secondo lo standard europeo EN 13432, e che garantiscano la tracciabilità;
  • vengano previste adeguate risorse per effettuare gli eventuali investimenti che gli impianti di compostaggio dovranno affrontare per far fronte al cambiamento delle caratteristiche merceologiche e fisiche dei rifiuti organici prodotto dall’aumentata presenza dei nuovi manufatti compostabili.
Il Consorzio Italiano Compostatori è come sempre disponibile a dare il proprio contributo ad una discussione serena sul tema, che:
  • rimetta al centro la verità scientifica ed operativa secondo i punti elencati in precedenza,
  • consenta uno sviluppo governato e non pervasivo dell’uso dei manufatti compostabili.

fonte: http://www.recoverweb.it

Sacro Convento di Assisi: 5 dicembre 2018, Assisi, Dalla terra alla Terra
























Mercoledì 5 dicembre 2018 dalle 14 alle 16 presso il Sacro Convento di San Francesco ad Assisi (PG), in occasione della Giornata Mondiale del Suolo, il CIC - Consorzio Italiano Compostatori organizza, in collaborazione con il Sacro Convento di Assisi, la seconda edizione della tavola rotonda “Dalla terra alla Terra - il suolo tra cambiamenti climatici e nuovi stili di vita”.
Il suolo rappresenta una delle principali risorse strategiche dell'Europa, in quanto garantisce la sicurezza alimentare, la conservazione della biodiversità e la regolazione dei cambiamenti climatici.
Nel corso della tavola rotonda si approfondiranno le principali minacce dei suoli, come l’erosione, l’impermeabilizzazione, la perdita di materia organica, la diminuzione di biodiversità e l’incremento di contaminazione, e saranno presentate proposte concrete per garantire un futuro ai nostri suoli.
L’evento riunirà esperti ed operatori del settore del biowaste e sarà occasione per raccontare il progetto di sostenibilità del Complesso Monumentale del Sacro Convento di Assisi, che comprende la raccolta differenziata dei rifiuti organici e la loro trasformazione in compost.
Al termine della tavola rotonda seguirà la visita alla Basilica Papale di San Francesco.
Per partecipare e per chiedere informazioni contattare la segreteria organizzativa all’indirizzo email: giornatamondialedelsuolo@compost.it
fonte: www.oggigreen.it

Raccolta differenziata umido in vacanza: i consigli per non sbagliare















Raccolta differenziata importante anche in vacanza. Una corretta gestione dei rifiuti vuol dire mantenere le buone abitudini quotidiane anche durante viaggi e villeggiatura, prendendosi cura dell’ambiente anche quando ci si diverte o ci si rilassa. A questo proposito il Consorzio Italiano Compostatori (CIC) ha diffuso un vademecum dedicato proprio a chi è in procinto di partire o si trova già sul luogo di destinazione.
Una corretta raccolta differenziata anche in vacanza permette di non sprecare importanti risorse, spiegano gli esperti CIC, con la quota di organico adatta a diventare fertilizzante per alberi e arbusti, nonché utile per procedere alla pacciamatura e al controllo delle erbe infestanti. Come ha sottolineato Alessandro Canovai, presidente CIC:
Grazie ad una buona raccolta differenziata dei rifiuti organici si ottiene il compost, un fertilizzante naturale che può essere utilizzato ad esempio nell’orto, per una concimazione di fondo che favorisca un buon nutrimento per le piante.


Sono 8 le indicazioni del Consorzio Italiano Compostatori per non sbagliare con la raccolta differenziata in vacanza. Ecco quali sono gli errori da non commettere e le buone pratiche da adottare:
  • Informarsi sulle modalità di raccolta nel luogo scelto per le vacanze, soprattutto se si è affittato un appartamento, così da adattarsi a quanto richiesto dai consorzi locali di gestione dei rifiuti.
  • Scaricare l’app eventualmente messa a disposizione dal Comune in cui ci si recherà per le vacanze, così da essere informati di tutte le pratiche richieste per una corretta gestione della raccolta differenziata.
  • Utilizzare il sacchetto giusto per la raccolta dell’umido, che deve riportare la dicitura “biodegradabile e compostabile”, oltre a quella che identifica lo standard europeo “UNI EN 13432:2002″, e il logo rilasciato dall’ente di certificazione (ad esempio il marchio “Compostabile CIC”).
  • Ricordarsi che nell’umido possono essere gettati tutti gli scarti della preparazione dei cibi, ma in nessun caso oggetti in plastica, metallo o vetro.
  • È consigliato far sgocciolare i rifiuti prima di buttarli e se necessario ridurli a pezzetti.
  • Utilizzare stoviglie compostabili.
  • Moderarsi con gli acquisti e comprare soltanto gli alimenti che si è in grado di consumare, riducendo così gli sprechi.
  • In caso di avanzi armarsi di un po’ di fantasia e recuperarli utilizzandoli per preparare nuovi piatti.
fonte: www.greenstyle.it

Raccolta differenziata: a New York organico al 400% grazie all’Italia

















Una raccolta differenziata dell’umido cresciuta fino al 400%. Questo il bilancio che il CIC ha tracciato dopo l’esperienza vissuta negli Stati Uniti, più precisamente a New York (Stuyvesant, Manhattan), dove la contribuzione di materiali dei cittadini è risultata 4 volte quella registrata prima della campagna svolta dal Consorzio Italiano Compostatori.


Gli esperti italiani del Consorzio Italiano Compostatori (CIC) hanno puntato a incrementare qualità e quantità dei rifiuti organici raccolti attraverso l’introduzione di strumenti e informazioni volti a coinvolgere i cittadini. La presentazione dei risultati è avvenuta in corrispondenza della settimana della consapevolezza del compost (ICAW), organizzata dai compostatori statunitensi.


Il progetto è stato realizzato nel complesso di Stuyvesant, a Manhattan, per l’interessamento complessivo di 25 mila abitanti. Si è puntato in particolare alla maggiore sensibilizzazione di circa 600 famiglie, con ottimi risultati secondo quanto ha affermato Michele Giavini, esperto del CIC che ha coordinato il progetto: "Secondo le nostre stime, prima della prova solo un 10-15% dell’organico prodotto nella zona oggetto interessata dallo studio veniva depositato correttamente dai cittadini nel bidone marrone."

Con la sperimentazione abbiamo introdotto nuovi elementi come la fornitura agevolata di sacchetti compostabili ed un bidone di raccolta più prossimo alla propria abitazione: in questo modo l’intercettazione del rifiuto è aumentata di circa 4 volte arrivando a un 60-70% del potenziale, e mantenendo un livello di qualità molto alto degli scarti di cucina raccolti.


Italia in primo piano nel settore e pronta a esportare il proprio modello di successo all’estero. Anche negli USA, dove la raccolta dell’organico è attivo in appena 320 Comuni (perlopiù in California), per l’interessamento di 4-5 milioni su 325 milioni totali. Secondo quanto dichiarato in conclusione da Massimo Centemero, direttore CIC e vice presidente ECN (European Compost Network): "Nell’ambito della raccolta dell’umido l’Italia ha molto da insegnare all’estero: in Europa siamo pronti a recepire le nuove norme del Pacchetto sulla Circular Economy, siamo lo stato più avanzato anche rispetto alla Germania."

Abbiamo visto come anche negli Stati Uniti il modello nato in Italia e basato su un sistema comodo ed efficace, a partire dalla cucina fino al punto di raccolta, è quello che permette la migliore partecipazione del cittadino.

Numeri che adesso non potranno che aumentare, anche grazie all’approvazione da parte del Parlamento Europeo del pacchetto sull’Economia Circolare che prevede l’obbligo dal 2023 della raccolta differenziata del rifiuto organico (“bio-waste”) per produrre compost di qualità e riportare la sostanza organica nel suolo.


fonte: http://www.greenstyle.it

Biometano e rischio paralisi circuito del riciclo

Compostatori, decreto biocarburanti ci permette di investire 




















ROMA - "Un decreto che finalmente darà la possibilità all'Italia di investire su un prodotto innovativo come il biometano: le aziende italiane sono pronte da tempo e finalmente ora avranno la possibilità di produrlo e commercializzarlo". Così Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC), ha commentato in una nota i decreti per la promozione dell'uso del biometano nel settore dei trasporti e le agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale, firmati venerdì 2 marzo al Ministero dello Sviluppo Economico.
I provvedimenti prevedono un sostegno alla produzione di biometano di 4,7 miliardi di euro tra il 2018 e il 2022.. "Questo decreto costituisce un altro passo per la valorizzazione del rifiuto organico in Italia - spiega Centemero -, valorizzazione che già avviene con la produzione di compost. Ora si aggiunge un altro possibile prodotto, il biometano per autotrazione.
Dall'umido proveniente dalla raccolta differenziata di ogni cittadino si può produrre biometano sufficiente a percorrere 100 km: questo è un esempio concreto di economia circolare".
Il CIC stima che se tutta la frazione umida dei rifiuti urbani fosse riciclata negli impianti dedicati, si potrebbe generare un quantitativo di biometano più che sufficiente ad alimentare le flotte di mezzi destinati alla raccolta di tutti i rifiuti solidi urbani prodotti.
Un veicolo a biometano ha le stesse emissioni di un veicolo elettrico alimentato interamente a energia prodotta da fonte eolica (5 grammi di C02 equivalente per Km), il 97% in meno di un analogo veicolo alimentato a benzina. In più, per i motori alimentati a metano e biometano sono praticamente assenti le emissioni di particolato (-90/95% rispetto al gasolio) e gli ossidi di azoto sono ridotti del 50%.


fonte: www.ansa.it

Sacchetti biodegradabili. CIC: 'Otto verità per una migliore raccolta dell’umido domestico'

"La quasi totalità degli impianti (con poche eccezioni, dovute a particolari sistemi di pretrattamento) accetta e gestisce senza alcun problema la presenza di manufatti in plastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio che nei processi integrati digestione/compostaggio"























“L’introduzione dell’obbligo dell’uso di sacchi per ortofrutta compostabili ci consente ancora una volta di tornare sul tema dei sacchetti biodegradabili e compostabili, sulla qualità delle raccolte differenziate e sul compostaggio dei rifiuti organici. Tuttavia, la mancanza di una comunicazione adeguata nei confronti dei cittadini e degli organi di stampa ha creato fraintendimenti e la diffusione di informazioni a nostro avviso non corrette, soprattutto per quanto riguarda la raccolta differenziata dell’umido e gli impianti di compostaggio”. Così Massimo Centemero, direttore del Consorzio Italiano Compostatori (CIC) commentando l’introduzione dell’obbligo dal 1° gennaio 2018 di utilizzare come imballaggio primario per alimenti sfusi sacchi leggeri e ultraleggeri biodegradabili e compostabili certificati secondo la norma UNI EN 13432.
Il CIC ricorda sinteticamente alcuni punti e alcune semplici regole per compiere una corretta raccolta della frazione organica, a partire dalla scelta del sacchetto, ribadendo la necessità di un intervento migliorativo relativo alle etichette: “è necessario che siano rese compostabili”.
  1. Sacchetti ortofrutta: idonei per la raccolta dell’umido
    I sacchetti ortofrutta, che dal 1 gennaio 2018 dovranno essere costituiti esclusivamente da materiale biodegradabile e compostabile, sono compatibili con il sistema impiantistico nazionale e con le modalità di raccolta diffusi sul territorio; pertanto possono essere utilizzati per il contenimento dell’umido domestico.
  2. Etichette: rimuoverle dal sacchetto
    Le etichette rappresentano effettivamente una criticità a cui sarebbe importante dare una risposta. Vale sia per quelle dei sacchetti ortofrutta che per quelle riportate direttamente su alcuni tipi di frutta e verdura, come ad esempio banane e mele. Gli impianti sono comunque attrezzati a rimuoverle; tuttavia, l’utente sensibile può apporre l’etichetta sul manico, così da toglierla prima di utilizzare il sacchetto per la raccolta dell’umido, senza inficiarne la tenuta.
  3. Impianti qualificati per gestire plastica biodegradabile e compostabile
    L’impiantistica dedicata al riciclo dei rifiuti organici si conferma come una filiera qualificata ed efficiente nella gestione degli imballaggi in plastica biodegradabile e compostabile: la quasi totalità degli impianti (con poche eccezioni, dovute a particolari sistemi di pretrattamento) accetta e gestisce senza alcun problema la presenza di manufatti in plastica compostabile nel flusso di organico conferito, sia nel caso di processi biologici di solo compostaggio (aerobico NdRche nei processi integrati digestione/compostaggio(anaerobico/aerobico NdR - per maggiori informazioni su diversi processi di trattamento rimandiamo al seguente articolo di Eco dalle Città).
  4. Sacchetti strappati: vanno bene nell’organico 
    Un sacchetto strappato, ancorché non più a tenuta, può essere comunque conferito nel flusso dell’organico destinato al compostaggio (o digestione anaerobica abbinata al compostaggio) perchè biodegradabile e compostabile.
  5. Per l’organico solo sacchetti certificati
    Per un corretto trattamento dei rifiuti organici è fatto obbligo di utilizzare i sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile certificati a NORMA UNI EN 13432 in carta o in bioplastica, per contribuire all'effettivo recupero dei rifiuti e alla produzione di compost di qualità.
  6. Verificare la certificazione del sacchetto
    Per riconoscere un sacchetto conforme alla legge bisogna controllare se riporta le scritte “biodegradabile e compostabile”, quella dello standard europeo EN 13432:2002 e la certificazione di compostabilità.
  7. Evitare le buste di plastica tradizionale
    Per raccogliere l’umido bisogna assolutamente evitare le buste di plastica tradizionale: è un materiale che risulta “indigesto” ai microorganismi che trasformano gli scarti alimentari e verdi in compost. Non può dunque essere riciclato nella filiera del recupero del rifiuto organico.
  8. Plastica tradizionale problema per il riciclo organico
    Le plastiche convenzionali presenti nel rifiuto organico si sono rivelate un grave problema: la loro rimozione pressoché integrale, per garantire il rispetto degli standard qualitativi del compost, rende necessari interventi di raffinazione impegnativi dal punto di vista delle energie investite e costosi per gli ingenti quantitativi di scarti prodotti.
“La Legge recentemente approvata ha un obiettivo condivisibile, in quanto mira a diminuire la presenza di plastica ultraleggera sostituendola con sacchetti compostabili. Un’evoluzione per il CIC importante e preziosa”, sottolinea Massimo Centemero, direttore CIC. “Il nostro auspicio per il futuro è un intervento migliorativo per rendere anche le etichette compostabili”.
Raccolta differenziata: Italia da 25 anni esempio mondiale per il rifiuto organico
La raccolta differenziata del rifiuto organico - ricorda il CIC - nasce in Italia nei prima anni ‘90: da allora, in modo progressivo e costante, sono aumentati i tassi di raccolta differenziata così come voluto dapprima dalle regioni (con le pianificazioni regionali sulla gestione dei rifiuti), poi dallo Stato (con il Decreto Ronchi del 1997 e con il Testo Unico Ambientale del 2006) ed ora anche dall’Unione Europea (con la imminente revisione della Direttiva quadro sui rifiuti). Volta per volta è stata alzata l’asticella della quota di raccolta differenziata, passando dal 35% al 50%, per arrivare ora al 65%
La raccolta differenziata del rifiuto organico (comunemente l’umido e il verde) ha contribuito e contribuirà in modo decisivo al raggiungimento degli obiettivi normativi e di politica ambientale stabiliti a diversi livelli (provinciale, regionale, statale e comunitario).  L’Italia negli ultimi 25 anni si è distinta, prime fra tutte non solo a livello europeo ma mondiale, introducendo un sistema che funziona e che consente il riciclo organico di circa 6 milioni di tonnellate all’anno; esempi concreti di efficienza e sostenibilità si trovano su tutto il territorio italiano, con casi di eccellenza mondiale - che fanno peraltro scuola all’estero - di sistemi, impianti, processi e prodotti.
Esistono chiaramente delle criticità: non si deve dimenticare il ritardo nello sviluppo delle raccolte di alcune grandi città, nel sud del Paese o degli impianti nel centro e nel sud. Si intravvedono però spiragli di crescita: nuovi elementi nel panorama nazionale che fanno ben sperare di raggiungere l’uniformità territoriale anche in questo settore.
Un altro elemento fondamentale per un buon riciclo, e questo vale per tutte le filiere, dalla carta alla plastica, dal vetro all’alluminio, è la qualità della raccolta differenziata: per una buona raccolta dell’umido è indispensabile abbassare il più possibile elementi indesiderati non compostabili.


Massimo Centemero

fonte: www.ecodallecitta.it

Decalogo per la raccolta differenziata dell'umido in estate

Preparato da Consorzio italiano compostatori (CIC)



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ROMA - Una corretta gestione dei rifiuti è fondamentale per città più pulite e località turistiche curate e accoglienti. Il Consorzio Italiano Compostatori (CIC), nel 25/o anno di attività, propone il decalogo per riciclare i rifiuti organici e utilizzare il compost che da essi ne deriva.
1) Sacchetti in materiale biodegradabile e compostabile certificati.

2) Associare al sacchetto compostabile un contenitore areato e traforato.

3) Prima di gettare i rifiuti organici nel sacchetto, sgocciolarli e non pressarli.

4) Con l'umido possono essere raccolti tutti gli scarti di preparazione dei cibi, sia di tipo vegetale che animale.

5) Gli scarti organici si trasformano in compost, un fertilizzante naturale, o in biometano, un biocarburante.

6) Il compost può essere utilizzato nell'orto, per una concimazione di fondo.

7) Per evitare di produrre rifiuti in eccesso, fare particolarmente attenzione al deterioramento del cibo.

8) Prima di gettare gli avanzi nell'umido, meglio chiedersi come riutilizzarli: macedonie, insalate miste, pomodori secchi.

9) Nelle località di villeggiatura, possono variare le modalità di raccolta dei rifiuti. E' utile informarsi dal locatore o contattare il comune o l'azienda di igiene urbana.

10) In Italia dal 2003 è attivo un programma di verifica volontaria della qualità del compost, realizzato dal Consorzio Italiano Compostatori, che ha creato due marchi, uno per il compost e l'altro per i manufatti compostabili.

fonte: www.ansa.it




Rifiuti organici ed economia circolare. L’esempio di Pinerolo

Il Polo ecologico integrato di proprietà di 47 comuni dell’area del torinese tratta ogni anno 60mila tonnellate di “umido”, trasformandole in energia rinnovabile e in fertilizzante per l’agricoltura, anche biologica. E il bilancio è in utile

© Pryzmat / Dreamstime.com

Una passerella corre lungo l’impianto per il trattamento dei rifiuti organici di Pinerolo, in provincia di Torino. Nell’ultimo anno scolastico (2015/2016) l’hanno attraversata 1.246 studenti, che con le loro classi hanno visitato il “Polo ecologico integrato”. Vengono qui perché possono vedere come funziona un esempio di “economia circolare”, capace di trasformare i rifiuti in risorse. Le 60mila tonnellate di rifiuti organici trattati ogni anno dall’impianto, infatti, si trasformano in energia rinnovabile (biogas e biometano) e in un ottimo fertilizzante, compost di qualità che può essere utilizzato anche da chi pratica l’agricoltura biologica. Se ne producono 6mila tonnellate all’anno, e durante la primavera e l’autunno contadini e agricoltori della zone possono venire con i propri trattori e carrelli ed acquistarlo anche sfuso.
Il Polo ecologico è gestito da Acea Pinerolese Industriale, una società pubblica, di cui sono azionisti i 47 Comuni dell’area (che comprende la Val Pellice, la Val Chisone, la Val Noce e l’area della Pianura pinerolese): l’impianto è attivo dal 2003, e raccoglie la “frazione umida” di un milione di abitanti, meno della metà di quanti vivono nella Città metropolitana di Torino. “In provincia di Torino si differenziano ogni anno 140mila tonnellate di rifiuti organici -spiega l’ingegner Marco Avondetto, Direttore del settore rifiuti di Acea Pinerolese e direttore generale del Polo ecologico-: abbiamo già ottenuto l’autorizzazione ad ampliare la nostra capacità a 90mila, ma il nostro resta l’unico impianto di compostaggio attivo”.      
Massimo Centemero, direttore del Consorzio italiano compostatori definisce quella attuale una fase “pre-emergenziale, per quanto riguarda l’impiantistica: le potenzialità del settore, per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, sono di una crescita del 30 per cento nei prossimi cinque anni”. Nel 2020 potrebbero essere differenziate fino a 8 milioni di tonnellate di “umido”, contro le 5,7 attuali. E conoscere il Polo ecologico integrato di Pinerolo, studiarne il progetto e replicarlo sul territorio nazionale potrebbe rappresentare una risposta, prima dell’emergenza.
94,1 chilogrammi, è la “frazione organica” sul totale di 220,5 kg di raccolta differenziata pro-capite.Gli altri rifiuti differenziati (carta, vetro, plastica, metallo, legno, RAEE, etc.) “pesano” per 126,4 kg
Due rampe di scale accompagnano il visitatore all’interno del capannone che “accoglie” i rifiuti. Dall’alto è possibile seguire uno dopo l’altro tutti i passaggi che preparano l’umido che differenziamo nelle case alla digestione anaerobica, quella che avviene cioè in assenza di ossigeno: dalla fossa, con il suo pavimento mobile (“walking floor”), i rifiuti passano in una aprisacchi (“che lacera la plastica, senza romperla”, sottolinea Avondetto), e quindi al vaglio, che separa le impurità.
Il cuore del Polo integrato è però la quarta macchina che incontriamo: si chiama Florawiva MORE, acronimo di Mixer of Organic Element, ed è un impianto sviluppato da Acea Pinerolese Industriale, e protetto da brevetto. “Consente di separare eventuali plastiche sfuggite al vaglio, i metalli non ferrosi e tutti gli inerti -spiega Avondetto, che da quasi 25 anni lavora in azienda-. Quindi, l’aggiunta di acqua calda permette la corretta diluizione”.
È questa la materia prima che viene inviata al biodigestore, un enorme silos (ce ne sono due) all’interno del quale avviene la fermentazione. Non c’è nessun cattivo odore, perché la trasformazione avviene al chiuso: il biodigestore è un serbatoio da cui dopo il trattamento escono biogas -che contiene il 60 per cento circa di metano- e “digestato”, una sorta di terriccio scuro che viene avviato all’impianto di compostaggio, in un’altra area del Polo ecologico.
Schermata 2016-08-26 alle 11.19.54

Schermata 2016-08-26 alle 11.20.02
Il biogas, invece, viene depositato nel gasometro qui accanto, da 3.300 metri cubi: somiglia ad una tensostruttura come quelle che ospitano i campi da tennis; il nucleo, però, è una sorta di pallone aerostatico, pieno di gas. Che alimenta tre motori, e garantisce l’autosufficienza elettrica all’intero Polo ecologico. Anche l’energia termica viene sfruttata all’interno dell’impianto, ma c’è una eccedenza utilizzata per alimentare la rete di teleriscaldamento di Pinerolo, mentre il surplus elettrico è ceduto alla rete nazionale. Nel corso del 2015 è stata prodotta energia elettrica pari a quella necessaria a “illuminare” e far funzionare tutti gli apparati elettrici di 5.700 abitazioni per un anno ed energia termica pari a quella utilizzata da circa 2.500 abitazioni.   
Il digestato (la frazione umida dei nostri rifiuti pulita e disidratata) diventa compost dopo aver attraversato tre processi. Fondamentale è la miscelazione con i rifiuti verdi, “in particolare la frazione legnosa” sottolinea Avondetto. Per questo, il responsabile dell’area rifiuti di Acea Pinerolese ha seguito da vicino l’iter che ha portato il Parlamento a votare l’esclusione dei rifiuti vegetali di parchi e giardini dall’elenco dei rifiuti urbani (vedi box): potrebbe mancare la materia prima necessaria a produrre un compost di qualità. “Dobbiamo arrivare ad una massa sufficientemente soffice e porosa, attraverso la quale sia possibile far passare l’aria che viene soffiata dal pavimento. Questo processo è definito di maturazione ‘accelerata’, e dura circa un mese”. In termini di peso, digestato e “verde” devono essere pari nella ricetta di Florawiva, come si chiama il compost prodotto da Acea Pinerolese.
I cumuli vengono rivoltati settimanalmente. Dopo la prima fase maturazione, ce n’è una seconda, in capannoni aperti. Dura un paio di mesi. Ogni cumulo è registrato: “In questo modo possiamo controllare e certificare tutta la filiera, dal rifiuto al compost”. Che ha il marchio di qualità del Consorzio italiano compostatori. Acea Pinerolese distribuisce anche un foglietto con le istruzioni di impiego, che sono diverse per l’orticoltura, la frutticoltura o per le piante ornamentali del terrazzo di casa. “Lo vendiamo a un prezzo medio di 21 euro per tonnellata. Ciò che conta, in questo caso, non è il ricavo complessivo, che è meno di 150mila euro, su un fatturato di 6,3 milioni di euro, ma la possibilità di chiudere il ‘ciclo’ dei rifiuti” sottolinea l’ingegner Avondetto.    
Ogni anno, tutto il prodotto viene venduto: “La caratteristica principale di questo prodotto è la stabilità: le due fasi di digestione, la prima anaoerobica, la seconda aerobica, garantiscono un ammendante che una volta sparso nei campi o in un parco cittadino non torna più a fermentare, non puzza” spiega Avondetto.
Il Polo ecologico integrato è costato circa 16,6 milioni di euro. Nel 2005-2006 era stato considerato “impianto di bacino” dalla Provincia di Torino, che dopo aver avviato in modo capillare la raccolta differenziata sul territorio “aveva tanto organico ma non sapeva dove trattarlo” conclude Avondetto. L’impianto dà lavoro a 23 dipendenti. In futuro potrebbero diventare di più, se dovesse crescere anche la filiera del “biometano”: viene ricavato dal biogas, sottoposto a compressione, raffreddamento, lavaggio e filtrazione. Il risultato è un gas metano quasi puro (è al 98%), che può essere utilizzato per alimentare le auto. “Lo utilizziamo per la flotta aziendale. Mancano però i decreti attuativi, che ci permetterebbero di venderla sul mercato, ad esempio nei Comuni soci” spiega l’amministratore delegato di Acea Pinerolese, l’ingegner Francesco Carcioffo. Che, forte di un bilancio in utile per 1,3 milioni di euro continua a guardare avanti.

fonte: www.altraeconomia.it

Compostatori italiani, da qui al 2020 con i rifiuti organici creiamo 5.000 posti di lavoro

La filiera porterà 2 miliardi e mezzo di euro di benefici per il Paese
Rifiuti organici © Ansa 
I compostatori italiani, produttori di biomasse, stimano di arrivare al 2020 con 8 milioni di tonnellate di rifiuti trattati, con un giro d'affari che crescerebbe di 300 milioni, a 2 miliardi e mezzo di euro solo con compostaggio e digestione, e la creazione di altri 5.000 posti di lavoro sul ciclo completo. Sono i numeri del settore secondo Alessandro Canovai, presidente del Consorzio Italiano Compostatori, che oggi a Firenze ha partecipato all'assemblea nazionale del consorzio stesso, caratterizzata da una tavola rotonda pubblica con gli operatori del settore. "Siamo un settore fino a oggi senza incentivo alcuno rispetto ad altre filiere della raccolta differenziata", rivendica Canovai. Il fatturato delle aziende associate al Cic si aggira sui 1,5 miliardi di euro, e il totale degli addetti raggiunge quota 12 mila, tenendo conto anche dell'indotto. cui andrebbero, In prospettiva, ai 2,5 miliardi di business se ne potrebbero aggiungere 1,3 miliardi di ricadute economiche ed occupazionali della innovativa filiera del biometano. Secondo la ricerca “La filiera del rifiuto organico. Un patrimonio italiano da valorizzare” presentata dal CIC, il compostaggio e la digestione hanno ancora ampio potenziale di crescita e di sviluppo e risultano strategici per cogliere gli obiettivi europei e portare in discarica solo il 5-10% dei rifiuti urbani, come avviene nelle nazioni europee avanzate. “E’ necessario tuttavia - ha commentato Massimo Centemero, direttore del CIC - investire in nuovi impianti su tutto il territorio e lavorare su una strategia nazionale di waste management per valorizzare e favorire la crescita della filiera, uscire da logiche territoriali e locali per misurarsi su scenari europei e farsi promotori di politiche europee. Ci stupisce la scarsa considerazione della politica al ruolo del settore del biowaste. Le aziende CIC da più di vent’anni creano green jobs, sono coerenti con i principi dell’economia circolare e di fatto sono state le prime biolaffinerie ante litteram”. “Ci rammarichiamo anche dell’attuale formulazione dell’articolo 41 del Disegno di Legge (Collegato Agricoltura, AS 1328-B) che dispone l’esclusione degli sfalci e le potature di parchi e giardini dal campo di applicazione dei rifiuti” ha aggiunto Canovai, commentando un emendamento inspiegabilmente introdotto alla Camera. “Considerando che su 5,7 mln di tonnellate di rifiuti organici, 1,9 milioni di tonnellate provengono dal verde, quindi più del 33%, questa iniziativa che nasce per fini di lobby potrebbe avere un effetto nefasto su un settore che è solido, strutturato e virtuoso. Se la norma passasse, si andrebbe a togliere un importante ingrediente per trasformare i rifiuti organici, rendendo critico e difficoltoso il processo di compostaggio e digestione anaerobica, e determinando quindi un ostacolo invalicabile allo sviluppo della raccolta differenziata ed al raggiungimento dei target di riciclo”. Allo stesso tempo “non solo esporrebbe il nostro paese ad un’altra procedura di infrazione europea, ma comporterebbe anche un incremento dei costi di trattamento dei rifiuti urbani e delle tariffe per i cittadini, oltre ad avere numerosi effetti negativi con ricadute sull’impresa, l’occupazione, e non ultimo l’ambiente”.

fonte: www.ansa.it

Rifiuti organici: accordo Regione Sardegna e CIC, nasce il marchio “Compost Sardegna”



Una raccolta differenziata in grado di intercettare tra i 100 e i 120 kg per abitante all’anno di scarto organico, al pari di Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Campania e Lombardia. Un elevato livello di qualità del rifiuto umido raccolto con una presenza media di materiali indesiderati e non-compostabili del 2,4% rispetto al 4,8% registrato su scala nazionale (dati Rapporto CIC 2014). Sono alcuni dei risultati della Sardegna nel campo della raccolta differenziata dell’organico, che fanno dell’isola un caso d’eccellenza a livello nazionale.
Forti di questi numeri, Regione Autonoma della Sardegna e Consorzio Italiano Compostatori hanno deciso di continuare il percorso già avviato nel 2011, firmando il rinnovo dell’accordo di programma per la promozione nel territorio regionale della raccolta differenziata, il trattamento dei rifiuti organici e l’utilizzo degli ammendanti compostati.
Dal punto di vista operativo, in tema di raccolta si proseguirà sulla strada già percorsa, attraverso una pianificazione regionale che ha insistito sul modello delle raccolte differenziate domiciliari e sulla necessità dell’abbandono del cassonetto stradale non presidiato. Sul lato impiantistico, come indicato dal Piano regionale, il fabbisogno sarà assicurato dagli impianti già previsti o dalla conversione in linee per compostaggio del surplus di potenzialità degli impianti di biostabilizzazione dell’organico da selezione meccanica.
Al centro dell’intesa, oltre alla raccolta e al trattamento del rifiuto organico, anche la qualità del compost prodotto in Sardegna seguendo la strada del “Marchio di Qualità CIC”, uno strumento di verifica della qualità dell’ammendante compostato creato dal Consorzio, allo scopo di garantire alti standard qualitativi dei prodotti e un’impronta ecologica più leggera e sicura. A questo scopo, il CIC fornirà il supporto metodologico, tecnico, amministrativo e giuridico per la definizione del marchio di qualità “Compost Sardegna”. Oltre a questo, è prevista la predisposizione di un apposito manuale di utilizzo del compost e l’organizzazione di apposite dimostrazioni in campo per il comparto agricolo, florovivaistico e silvicolturale.
“Siamo impegnati a dare continuità al riutilizzo del compostaggio nei terreni isolani, ormai caratterizzati da povertà di sostanze organiche, puntando al miglioramento della qualità del prodotto”, ha dichiarato Donatella Spano, Assessore della Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna, evidenziando in merito una buona pratica di sostenibilità: “La frazione organica rappresenta l’unico rifiuto interamente recuperato in Sardegna, che è una delle poche regioni italiane in grado di coprire con l’impiantistica il fabbisogno di recupero”.
“Il Consorzio Italiano Compostatori è felice di rinnovare la collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna” ha sottolineato Massimo Centemero, direttore del CIC. “Le performance ottenute dalla regione in tema di raccolta differenziata, confermano che la sinergia tra gli attori coinvolti permette di ottenere risultati eccellenti, a dimostrazione che questa buona pratica non dipende dalle differenze geografiche”.

fonte: http://www.greenews.info


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Conai, cambiano le regole per il contributo ambientale per gli imballaggi

Un emendamento Pd elimina alcune norme che frenavano la possibilità di fare concorrenza al Consorzio nazionale imballaggi. Protesta l’Anci, plaude l’Associazione dei Comuni Virtuosi

Se l’articolo 37 del ddl concorrenza in discussione al Senato diventerà legge, Matteo Renzi probabilmente twitterà la notizia usando l’hashtag #lavoltabuona. Perché di aprire al mercato il settore della raccolta e avvio al riciclo degli imballaggi si parla da tempo e un tentativo simile del governo Monti nel 2012 non ha dato risultati concreti.

Oggi il sistema funziona così: i produttori e gli utilizzatori di bottiglie, scatole e flaconi versano al Consorzio nazionale imballaggi (Conai) un contributo ambientale (Cac). Questo, tolti i costi di struttura, viene girato ai Comuni per sostenere le spese del servizio di raccolta differenziata, in base a un accordo quadro con l’Associazione dei Comuni italiani. Il Testo unico ambientale approvato nel 2006 prevede la possibilità che accanto al sistema Conai istituito nel 1997 dal decreto Ronchi e comprendente sei consorzi dei materiali, se ne possano formare altri autonomi. Oggi però le esperienze di questo tipo sono solo due, a causa soprattutto delle barriere che le leggi non hanno mai tolto. In un’audizione al Senato di novembre 2014 il presidente dell’Autorità per la concorrenza Giovanni Pitruzzella, senza «disconoscere l’utilità che hanno avuto i consorzi nella fase iniziale di realizzazione di un moderno sistema di gestione dei rifiuti nel nostro Paese», ha richiamato l’attenzione proprio su quelle «criticità che, se superate, potrebbero rendere la regolazione del settore maggiormente pro-concorrenziale» e «favorire l’ulteriore sviluppo dei mercati del riciclo».

L’articolo 37 inserito alla Camera nel ddl concorrenza, che inizialmente non conteneva nessun accenno al tema degli imballaggi, prova a intervenire su questi ostacoli. Gli emendamenti firmati dal deputato Pd Emanuele Cani sgravano le imprese che avviano un sistema autonomo dal pagamento del Cac: non dovranno più versarlo dopo che il loro progetto è stato riconosciuto dal ministero dell’Ambiente, fino a quando non ne viene accertato il funzionamento effettivo. L’altra modifica approvata, proposta dalla deputata Pd Maria Chiara Gadda, affida all’Ispra in qualità di ente terzo il compito di fornire al ministero «i necessari elementi di valutazione» sul sistema autonomo da riconoscere. Fino ad oggi lo faceva il Conai, con il rischio di possibili conflitti di interesse dati dal dover valutare un proprio concorrente diretto.

Alcuni osservatori bollano questi provvedimenti come un “contentino”, visto che molte altre barriere rimangono. Gli emendamenti che agevolavano in altri modi i sistemi autonomi, eliminando per esempio l’obbligo di operare su tutto il territorio nazionale o cancellando il divieto di gestire altri flussi di imballaggi oltre ai propri, sono stati respinti. Eppure l’Authority era stata chiara, prospettando «vantaggi non solo di tipo ambientale ma anche di tipo economico (con creazione di nuove imprese e posti di lavoro)» e «positive ricadute in termini di costi di riciclo/smaltimento più bassi pagati dalla collettività», come conseguenza di una maggiore concorrenza. In Austria, dove è in atto un processo di apertura al mercato, il governo calcola che la liberalizzazione della gestione degli imballaggi post-consumo in plastica e materiali compositi porterà a una riduzione dei costi del 10% entro il 2018.

Dall’altro lato, dopo l’approvazione degli emendamenti l’Anci ha lanciato l’allarme. Le norme, «porteranno a gravi perdite per i Comuni, stimabili in alcune centinaia di milioni, a solo vantaggio di alcuni produttori che così potranno evitare di pagare il contributo ambientale», ha detto il delegato Anci a Energia e rifiuti Filippo Bernocchi. «Il mancato pagamento del Cac da parte di un grosso soggetto fino a che il nuovo sistema non viene valutato metterebbe a rischio l’equilibrio della struttura consortile. Se mancano i soldi per pagare i corrispettivi ai Comuni, i costi saranno scaricati sui cittadini. Per autorizzare nuovi sistemi autonomi ad operare è indispensabile un accordo preventivo con l’Anci». Sul fronte opposto l’Associazione dei Comuni virtuosi, da tempo in polemica con l’Anci sul tema dei rifiuti: «All’interno delle modifiche del ddl concorrenza approdato al Senato non ravvisiamo delle criticità o altre possibili conseguenze negative per i Comuni», spiega il presidente Bengasi Battisti, secondo il quale «a mettere in pericolo i bilanci comunali e la sostenibilità economica di tutta la filiera degli imballaggi è piuttosto l’accordo Anci-Conai: i Comuni riceveranno per l’anno in corso circa 420 milioni di euro di corrispettivi, che arrivano a coprire non più di un terzo di quanto i Comuni spendono per la raccolta degli imballaggi».

Tutti sono però concordi sul fatto che una revisione organica della materia a livello legislativo sarebbe necessaria, anche se poi è sul come che si giocherà la partita. Le disposizioni sul settore degli imballaggi presenti nel Collegato ambientale sono state stralciate al Senato e c’è chi teme che gli emendamenti Cani e Gadda facciano la stessa fine, mentre gli occhi, a questo punto, sono tutti puntati sul Green Act.

fonte: www.lastampa.it

La tariffa puntuale sta finalmente prendendo piede in Lombardia. Questa è la testimonianza di un comune in provincia di Bergamo, Boltiere. Volere è potere...




Ore 5.55 si parte! “Camius" nuovo di pacca con transponder per la raccolta del rifiuto secco residuo con bidoncino microchippato. Molti sacchi non conformi (situazioni catastali da sistemare in collaborazione con uff tecnico e uff tributi), ritirati ma monitorati con foto georef e segnalati con avviso di errato conferimento. A colpo d’occhio (nostro e dei 4 operatori che svolgono il lavoro sul territorio da anni): 1. drastica diminuzione del secco (anche se conferito nei sacchi non conformi) 2. impennata di carta/cartone e imballaggi in plastica ritirati il giovedì (compensazione della diminuzione del secco) 3. molto bene il conferimento della nuova frazione “pannolini pannolini e assorbenti” in sacchi trasparenti attivata qs settimana Dopo le ansie da “da secco”, da “adesso ho la casa piena di bidoni” e da “assorbenti in vista" che hanno monopolizzato per tutta la settimana la pagina FB Sei di Boltiere se… beh è andato tutto ottimamente (si può dire ottimamente?). E bbbbravi Boltieresi! Le ansie nn ci fanno paura… c’è da fare? Si fa! Molti Boltieresi hanno voluto provare e ce l’hanno fatta. Gli altri non potranno far altro che seguirci, non perché obbligati ma perché convinti che qs rivoluzione si può fare. Un grazie all’Amministrazione Comunale guidata dalla lista Cambia il Passo e dalla sindaca Armida Forlani e dai suoi consiglieri (Anna Ceresa, Elisabetta Testa, Walter Frigeni, Vincenzo Locatelli, Andrea Forlani, Paola Gabrielli, Sergio Appiani e Cavallazzi Giovanni) che hanno voluto fortemente questa rivoluzione, che si sono dedicati con fatica per un anno e mezzo a sciogliere nodi organizzativi e legislativi. Grazie anche alla Servizi Comunali SpA che ci ha dato ascolto e ci ha accompagnato in qs viaggio e che ha creduto in qs rivoluzione dimostrando di avere tutte le carte in regola per giocare una bella partita ma soprattutto per affrontare una grande sfida.

fonte: Coordinamento nazionale legge rifiuti zero

Ecomondo: Philippe Daverio e l'importanza di recuperare i materiali plastici (VIDEO)

differenziata

A Ecomondo ha fatto tappa anche Philippe Daverio. Il noto storico dell'arte, docente e personaggio televisivo è anche attivo sul fronte ambientalista ed è stato protagonista di un intervento nell’ambito dell’appuntamento “Riduzione, riutilizzo, riciclo e recupero: idee, ricerche e innovazione per le mille vite della plastica”, promosso dal Consorzio COREPLA.
Ai nostri microfoni, il presidente del Consorzio, Giorgio Quagliuolo, ha spiegato questa scelta:
"dopo tanti anni di partecipazione ad Ecomondo, quest'anno abbiamo portato un'attrattiva in più rispetto alle solite tematiche prettamente tecniche che riguardano differenziata, riciclo e recupero, invitando Philippe Daverio a introdurre il convegno con una lectio magistralis. E' un modo non convenzionale per attirare attenzione e cercare di portare al più vasto pubblico possibile i risultati della differenziata e delle attività di ricilo e recupero del nostro consorzio".
Fulcro dell’intervento è stato, infatti, un mondo particolarmente virtuoso, quello della raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, saliti nel 2014 dell’8%, con una copertura della popolazione arrivata al 97%.
Con questi numeri, il dato medio nazionale di raccolta pro capite passa da 12,9 a 13,9 kg annui ed aumenta dell’1,9% l’immesso al consumo. Secondo i dati ufficiali, nel 2014 sono state raccolte oltre 830.000 tonnellate di imballaggi in plastica (+8%), decollando in zone storicamente difficili come il Sud, ma aumentando anche in zone “mature” come il Veneto (da 20 a 21 kg circa procapite).




E’ cresciuto anche il riciclo: oltre 467.000 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica provenienti dalla raccolta differenziata sono state riciclate nel 2014. Sono stati recuperati persino quegli imballaggi che ancora faticano a trovare sbocchi industriali verso il riciclo meccanico e il mercato: circa 350.000 tonnellate hanno infatti prodotto calore ed energia pulita in sostituzione di combustibili fossili.
Importante anche il contributo al miglioramento del bilancio energetico del Paese: nel 2014 sono stati risparmiati oltre 8.000 GWh di energia grazie al riciclo degli imballaggi in plastica provenienti dalle raccolte differenziate. E’ in Veneto che nel 2014 si registra il procapite di raccolta in assoluto più alto di tutta Italia, con i suoi 21 kg/ab/anno.
In genere, nel Nordest si registra peraltro la raccolta più alta di tutta Italia. Veneto e Trentino guidano infatti la classifica, seguono il Nord-ovest (Piemonte e Lombardia intorno ai 16,5 kg) e il Centro (Marche 18,1 kg), infine Sud e Isole, con in testa Sardegna e Campania con oltre 15 kg annui per abitante. Fanalini di coda, Basilicata e Sicilia.
"L'Italia sembra spesso essere fanalino di coda dell'innovazione, e invece in questo settore è un faro acceso e un'indicazione all'umanità", ha spiegato Daverio.




fonte: http://www.greenbiz.it