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Cucilo tu stesso! All'interno della rivoluzione della moda a zero rifiuti

 

Nel blocco, migliaia di persone hanno iniziato a farsi i vestiti per la prima volta - un movimento nato dalla creatività e dal consumo consapevole

My foot si libra nervosamente sul pedale della macchina da cucire. Mi sto facendo

#VivoGreen: #Facciamo la #Spesa al #Negozio del #Futuro








 

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#VivoGreen: il #Negozio del #Futuro #Presente a #Terni

#RifiutiZeroUmbria @Cru_rz ha fatto la sua visita al negozio #VivoGreen di #Terni.









E' il #Negozio del #Futuro, dove si prova a #ridurre al #minimo gli #imballaggi, dove trovare #prodottisfusi o #prodottiallaspina, a #kmzero, dove viene #regalata #acqua alla #spina, un futuro che torna dal passato e che speriamo diventi #presente prima possibile #nonsoloaTerni per #ridurre #azzerare l'#impatto della #piccola e #grandedistribuzione che possiamo annoverare tra i #maggioriresponsabili della #produzionerifiuti #daimballaggio

Anna Rita Guarducci intervista David Milani, responsabile del negozio #VivoGreen


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Gli ostacoli alla riduzione della plastica

Uno studio tedesco ha indagato sulle abitudini dei consumatori nel rapporto con gli imballaggi in plastica.
















L'Institute for Advanced Sustainability Studies (IASS) ha condotto un'estesa ricerca presso i consumatori tedeschi sull'impiego di imballaggi in plastica, per poi trarre conclusioni sull'approccio più efficace alla riduzione dei rifiuti. Dalla ricerca emerge che sono necessari cambiamenti radicali nelle infrastrutture, ma soprattutto negli stili di vita, il che richiede un cambio di paradigma culturale ed economico.

Secondo l'indagine, il 96% dei consumatori tedeschi ritiene importante ridurre i rifiuti di imballaggio, tuttavia il loro consumo, in Germania, è cresciuto in modo costante fino a toccare 3,2 milioni di tonnellate nel 2018, con un raddoppio dei rifiuti generati rispetto al 1997. Con 228 chilogrammi pro capite, il consumo di imballaggi in Germania risulta molto superiore alla media europea, pari a 174 chili pro capite.

I ricercatori hanno identificato 12 ostacoli alla riduzione di rifiuti da imballaggio e packaging in plastica:

Abitudini d'acquisto: i partecipanti al focus group fanno la spesa principalmente nei supermercati o nei discount piuttosto che nei mercati o nei negozi a rifiuti zero e la maggior parte non porta le proprie borse da casa. Inoltre, gli alimenti confezionati sono popolari.
Scarsa informazione: i ricercatori hanno osservato che i consumatori intervistati erano spesso incerti su quali tipi di imballaggi fossero più sostenibili di altri.
Igiene: molti partecipanti nutrono riserve sulle proprietà igieniche degli espositori di merci non imballate a libero accesso, sull'uso di contenitori portati da casa e, più in generale, sulle soluzioni di imballaggio riutilizzabile.
Proprietà del materiale: i partecipanti spesso preferiscono gli imballaggi in plastica a causa delle loro proprietà, come leggerezza, infrangibilità e resistenza.
Priorità: secondo alcuni partecipanti al focus group, gli sforzi per utilizzare meno imballaggi in plastica si scontrano con altre priorità della loro vita quotidiana, ad esempio i genitori non vogliono appesantire gli zaini scolastici dei figli e, di conseguenza, preferiscono usare la plastica invece delle bottiglie di vetro.
Prezzo: in generale, gli alimenti confezionati nella plastica sono più convenienti di quelli imballati con altri materiali.


Disponibilità: la maggior parte dei generi alimentari venduti nei supermercati e nei discount sono disponibili solo in imballaggi di plastica e, quindi, spesso non c'è molta scelta.
Percezione della responsabilità: secondo i partecipanti, sia gli individui che l'industria hanno la responsabilità di risolvere il "problema della plastica": da un lato, poiché l'industria è responsabile del fatto che così tanti prodotti sono confezionati in plastica, dovrebbe offrire soluzioni. Tuttavia, viene anche sottolineato che i consumatori dovrebbero acquistare in modo più consapevole.
Prossimità e infrastrutture: i partecipanti hanno sottolineato che negozi a rifiuti zero o mercati rionali sono spesso difficili da raggiungere e richiedono più tempo e sforzi per accedervi rispetto a supermercati o discount locali.
Tempo: questa è un'altra barriera cruciale per uno shopping più sostenibile. L'accesso a negozi e mercati a "rifiuti zero" richiederebbe più tempo per la maggior parte delle persone. I partecipanti hanno sottolineato che anche per la spesa servirebbe più tempo impiegando contenitori riutilizzabili, oltre alla pulizia degli stessi. Inoltre, la preparazione di alimenti non trasformati richiede anch'essa un maggor dispendio di tempo.
Comodità: i partecipanti trovano anche scomodo portare i propri contenitori da casa, se hanno altre incombenze da sbrigare o fanno la spesa dopo il lavoro.
Cultura: i consumatori intervistati non attribuiscono molta importanza alla disponibilità di una "vasta gamma di prodotti" durante gli acquisti. Tuttavia, molti sottolineano l'importanza di trovare prodotti specifici nei punti vendita. Ciò si traduce in una domanda indiretta di un'ampia gamma di prodotti di largo consumo, difficile da implementare in negozi "a zero rifiuti" o a basso contenuto di plastica. Le discussioni nei focus group hanno anche mostrato che la cultura del consumo spontaneo e in movimento rende difficile ridurre gli imballaggi. Molti partecipanti all'indagine non si rendono conto che gli alimenti non regionali e non stagionali, consumati tutti i giorni, devono essere per forza confezionati per garantire la conservazione e la freschezza durante il trasporto e lo stoccaggio.
“I risultati dello studio mostrano che attualmente sono necessari molti sforzi e una maggiore informazione affinché i consumatori riducano l'utilizzo di imballaggi in plastica - spiega Katharina Beyerl, coautrice della ricerca -. Se vogliamo rendere le merci a basso tasso di spreco e senza imballaggi monouso in plastica l'opzione più economica e conveniente, dobbiamo modificare le infrastrutture, gli incentivi economici e le condizioni di contorno, non basta chiedere ai consumatori di fare acquisti solo nei negozi a rifiuti zero".


fonte: www.polimerica.it


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Repair Café Mobile OnTour / Repair Together Juin 2021

 









Il Repair Café Mobile continua il suo tour, passo dopo passo, viene incontro ai cittadini, alle loro domande ed esigenze e sensibilizza su riparazione, riuso, zero rifiuti.



Repair Together


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Micropolis: un bilancio dei Comuni Umbria a Rifiuti Zero

 




















fonte: Micropolis


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Perché il nuovo Piano Regionale di Qualità dell'Aria di cui alla DGR 134 del 26/2/2021 potrebbe non funzionare?














ISDE Umbria, ISDE Terni, Comitato NOINC di Terni e WWF Umbria intervengono con queste osservazioni sul processo di istruzione del nuovo Piano Regionale di Qualità' dell'Aria, dopo che il precedente PRQA del 2013 non ha dato i risultati attesi.

Il documento presenta in primo luogo una rassegna delle principali evidenze che potrebbero spiegare la inefficacia del PRQA 2013: a partire dall'annoso problema del disordine urbanistico regionale per cui industrie insalubri di prima classe sono presenti in importanti centri abitati umbri (Terni, Gubbio, Assisi, Perugia Ponte Valleceppi...), viene richiamato, dato che purtroppo nei documenti istruttori del nuovo PRQA non se ne fa sorprendentemente cenno, che su Terni, essendovi un Sito di Interesse Nazionale, sono stati condotti numerosi studi epidemiologici e di caratterizzazione ambientale che invariabilmente ne confermano la condizione di “most polluted town in Center Italy” e ne fanno quindi la città' umbra per la quale il nuovo PRQA potrebbe rappresentare, ove istruito con maggiore diligenza e tenendo conto delle conoscenze disponibili, un importante strumento per dare aria di buona qualità' alle persone che a Terni vivono e lavorano.

Nella città' di San Valentino numerosi recenti studi specificano: quali e quanti inquinanti (particolato mobile, metalli pesanti, composti organici) in inverno ed in estate derivano da acciaieria, inceneritore, traffico e riscaldamento; i quartieri dove ogni fattore di pressione ha specifiche e rilevanti ricadute; conseguenti e preoccupanti valutazioni del rischio cancerogeno e non legato all'inquinamento atmosferico nei diversi quartieri della città'; una serie di studi epidemiologici (Studi SENTIERI) che evidenziano eccessi per varie patologie ed una relazione importante tra qualità dell'aria e maggiore incidenza di malattie respiratorie, mentre i dati demografici consegnano saldi naturali particolarmente negativi nel pur non roseo panorama demografico umbro.

Una sezione delle osservazioni sintetizza poi, come d'abitudine nei pareri di ISDE Umbria, le basi scientifiche per interpretare i rischi presenti nella Conca Ternana: l'ambiente ha un ruolo accertato nella regolazione dell'espressione genica e nella connessa diversa suscettibilità fenotipica verso lo sviluppo di malattie che gli individui esposti a inquinanti ambientali nel periodo perinatale e della prima infanzia, possono poi presentare nel corso della vita; questa interazione tra ambiente e genoma e' mediata dall'epigenoma e preoccupano in questa cornice i risultati dei bio monitoraggi, effettuati a livello europeo e anche in Umbria, che depongono per una diffusa e pericolosa presenza di miscele di inquinanti con funzione di interferenti endocrini in siero e urine di campioni rappresentativi di mamme e bambini e di donne in eta fertile per effetto della contaminazione generale delle matrici ambientali, il che richiede assolutamente di non aggiungere ulteriori inquinanti con interventi di prevenzione ambientale palesemente inefficaci, come e' il caso sia del PRQA 2013 che del modello di prevenzione primaria territoriale basato sulla attenzione esclusiva al ruolo del riscaldamento, una narrazione cara a Confindustria Umbra ma priva di una decente base scientifica.

Trattandosi di un parere con valore consultivo, le osservazioni si concludono con una serie di puntuali raccomandazioni di metodo, affinché' atti importanti come il PRQA siano istruiti meglio e vengano valorizzate le molte conoscenze disponibili sul ruolo di acciaieria, inceneritore, traffico e riscaldamento, nonché' di merito, affinché' per ciascuno di questi importanti fattori di pressione vengano programmate e realizzate azioni – di riassetto urbanistico, di allineamento del Piano Rifiuti regionale con le strategie Rifiuti Zero, di chiusura immediata del pericoloso inceneritore li attivo, di attivazione di modelli di prevenzione primaria territoriale come l'ecodistretto, tra le altre - volte ad eliminarne gli effetti negativi su salute e ambiente.

Osservazioni al PRQA della Reg Umbria

Carlo Romagnoli

Presidente Isde Umbria



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Cosa ci vorrà perché il mondo sia libero dai rifiuti?

 

La combustione di combustibili fossili ha ricevuto la maggior parte dell'attenzione nel dibattito sul cambiamento climatico, che ha portato a progressi vitali. La transizione in rapida evoluzione all'energia solare ed eolica è estremamente importante. Ma circa due terzi delle emissioni di gas serra provengono dai processi lineari di estrazione, estrazione, produzione e smaltimento dei prodotti di consumo.


Il sistema lineare dispendioso ed ecologicamente catastrofico è stato sviluppato nel 20 ° secolo specificamente per arricchire le aziende che hanno sgranato i loro profitti estraendo più risorse naturali - petrolio per produrre plastica, minerale per metallo e legno per carta - senza essere ritenute responsabili del danno ambientale hanno causato. Hanno anche incrementato i profitti, a grandi spese del pubblico, producendo prodotti non per una longevità ottimale, ma con l'obiettivo che diventassero presto obsoleti o fossero cestinati dopo un singolo utilizzo. Ciò, a sua volta, ha costretto l'estrazione aggiuntiva di risorse naturali per ogni nuovo prodotto fabbricato. Come rivelerò più ampiamente nel primo capitolo, l'idea che i prodotti e il loro imballaggio debbano essere gettati via con noncuranza dopo un utilizzo piuttosto che riparati, riutilizzati, o riciclato è stato impiantato nella coscienza pubblica attraverso campagne pubblicitarie. Così era il fascino di "scambiare" con nuovi prodotti prima che fosse necessario sostituirli. All'insaputa dei contribuenti, le aziende responsabili di ciò sono state in grado di ridurre queste spese su di noi; molti dei peggiori trasgressori, come gli estrattori di combustibili fossili, hanno insidiosamente fatto pressioni e guadagnato centinaia di miliardi di dollari in sussidi federali. Il pubblico ha inconsapevolmente pagato miliardi di dollari delle tasse per sovvenzionare lo sviluppo e la crescita delle industrie che hanno beneficiato dell'economia del prendere-fare-sprecare.come gli estrattori di combustibili fossili, hanno insidiosamente fatto pressioni e guadagnato centinaia di miliardi di dollari in sussidi federali. Il pubblico ha inconsapevolmente pagato miliardi di dollari delle tasse per sovvenzionare lo sviluppo e la crescita delle industrie che hanno beneficiato dell'economia del prendere-fare-sprecare. come gli estrattori di combustibili fossili, hanno insidiosamente fatto pressioni e guadagnato centinaia di miliardi di dollari in sussidi federali. Il pubblico ha inconsapevolmente pagato miliardi di dollari delle tasse per sovvenzionare lo sviluppo e la crescita delle industrie che hanno beneficiato dell'economia del prendere-fare-sprecare.

Non c'è motivo per cui dovremmo continuamente pagare una tariffa per l'estrazione di una risorsa naturale ogni volta che utilizziamo un prodotto o per il suo smaltimento dopo averlo utilizzato. Negli ultimi 75 anni siamo stati indotti a pagare costi inutili, mentre la terra, l'aria e l'acqua che possediamo collettivamente sono state spogliate.

Il danno arrecato al pianeta e alle nostre società sta diventando sorprendentemente chiaro. Il cambiamento climatico sta progredendo ancora più rapidamente del previsto. Siccità più frequenti e gravi stanno contribuendo a incendi boschivi sempre più devastanti. Le imponenti esplosioni non solo rilasciano enormi volumi di carbonio nell'atmosfera, ma riducono anche drasticamente il volume di carbonio che le foreste decimate estraggono dall'aria e distruggono le case di centinaia di migliaia di persone ogni anno. Le foreste pluviali, che sono i più potenti estrattori di carbonio, si stanno esaurendo al ritmo di circa 31.000 miglia quadrate all'anno. La ricerca mostra che sia l'ondata di caldo record che ha colpito l'Europa nell'estate del 2020 sia le piogge torrenziali della tempesta tropicale Imelda, che ha causato gravi inondazioni in Texas a settembre, sono state intensificate dai cambiamenti climatici. Le Nazioni Unite stimano che la scarsità d'acqua legata al clima affliggerà i due terzi della popolazione mondiale entro il 2025.

Per molte comunità in tutto il mondo, gli effetti sono già stati devastanti e sono stati avvertiti in modo sproporzionato nelle aree più povere e dalle popolazioni indigene. Come ha rivelato la quarta valutazione nazionale del clima, emessa dal governo federale degli Stati Uniti, le persone che vivono nei quartieri più poveri del paese subiscono la maggiore esposizione sia all'inquinamento che ai danni alla proprietà a causa di eventi meteorologici estremi. Le fabbriche che emettono tossine sono concentrate vicino ai quartieri poveri. Ad esempio, Fortune ha riferito che nella sezione West Louisville di Louisville, Kentucky, che è al primo posto per scarsa qualità dell'aria nelle città americane di medie dimensioni, l'80% della popolazione è nera e l'aria è contaminata da 56 strutture che vomitano tossine. I residenti di West Louisville vivono in media 12.5 anni in meno rispetto ai residenti bianchi dei quartieri ricchi della città.

Per quanto riguarda i popoli indigeni, le Nazioni Unite hanno riferito sugli effetti ad ampio raggio dell'incombente carenza d'acqua dovuta allo scioglimento dei ghiacciai nell'Himalaya; siccità e punire la deforestazione nelle aree dell'Amazzonia popolate da gruppi indigeni; l'esaurimento di renne, caribù, foche e pesci da cui fanno affidamento le popolazioni artiche e l'espansione delle dune di sabbia e la siccità che colpiscono l'allevamento di bovini e capre nel bacino africano del Kalahari.

Non c'è niente di efficiente nel cestinare circa 42 libbre di prodotti elettronici all'anno per americano, quando così tanti di quegli articoli potrebbero essere rinnovati e rivenduti.

Tuttavia, anche se le prove della devastazione sono aumentate, il degrado delle risorse è aumentato negli ultimi dieci anni. Un terzo del suolo terrestre è già scomparso e se gli attuali tassi di esaurimento continuano, il pianeta si esaurirà tra 60 anni. Il tasso di estinzione delle specie sta accelerando, con circa il 20% degli animali terrestri uccisi dal 1900, il 40% delle specie di anfibi e 1 milione di specie ora minacciate di estinzione. Come ha rivelato un flusso costante di foto orribili di balene, delfini e tartarughe marine che vengono trascinati sulla riva con lo stomaco pieno zeppo di plastica, i nostri oceani sono devastati dai rifiuti di plastica. Avendo scoperto che la plastica si scompone in microunità, i ricercatori hanno scoperto che si sono fatti strada in ogni angolo del pianeta e anche nella nostra acqua potabile. Come ha affermato il presidente della Piattaforma intergovernativa di politica scientifica delle Nazioni Unite sulla biodiversità e i servizi ecosistemici in merito a una valutazione allarmante della biodiversità globale del 2020, "Stiamo erodendo le fondamenta stesse delle nostre economie, dei mezzi di sussistenza, della sicurezza alimentare, della salute e della qualità della vita in tutto il mondo".

Di fronte a prove inequivocabili del danno che hanno causato, molte delle società di combustibili fossili, minerarie e manifatturiere, nonché la maggior parte dei grandi proprietari di discariche, hanno combattuto furiosamente contro tutte le misure di riparazione. Ho avuto una visione in prima fila a Recyclebank ea New York City della subdola con cui hanno diffuso bugie e ostacolato il cambiamento. Ho visto come i progressi nell'espansione e nel miglioramento del riciclaggio e nella riduzione dell'uso di materiali degradanti per l'ambiente siano stati ostacolati. Quando il sindaco Michael Bloomberg e io abbiamo proposto di vietare il polistirolo, ad esempio, siamo stati attaccati con una campagna di disinformazione. Nel bel mezzo della crisi del COVID-19, la coalizione pro-plastica ha spudoratamente promosso l'affermazione del tutto infondata che i sacchetti riutilizzabili avrebbero diffuso il virus, approfittando di quella che vedevano come un'opportunità per ribaltare i divieti dei sacchetti di plastica.(La copertura della stampa di questo problema può essere ricondotta a un comunicato stampa del gruppo di lobbying chiamato inganno l'American Progressive Bag Alliance.)

I sostenitori del sistema "prendi-fai-rifiuti" hanno caratterizzato l'economia lineare come il mercato libero ottimamente efficiente. Ma non c'è niente di efficiente nel fatto che circa il 90% della plastica, prodotta con l'uso di una grande quantità di energia, finisce per ammuffire lentamente nelle discariche, quando gran parte di essa potrebbe essere riciclata. (Come vedremo, molte grandi aziende chiedono a gran voce di comprarlo.) Non c'è niente di efficiente nel cestinare circa 42 libbre di prodotti elettronici - la parte in più rapida crescita del flusso di rifiuti - per ogni americano ogni anno, quando così tanti di quelli gli articoli potrebbero essere rinnovati e rivenduti. Non c'è niente di efficiente nel 40 percento del cibo acquistato dagli americani che va sprecato, gran parte di esso viene scaricato quando è ancora buono da mangiare.

fonte: www.greenbiz.com/


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Micropolis: Gubbio, primavera in fumo

 


























fonte: Micropolis


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LineaVerdeLife: VivoGreen, il supermercato del futuro

 




LineaVerdeLife


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Zero Waste Circular Economy: un solido investimento per la finanza sostenibile

Zero Waste Europe ha pubblicato un rapporto che sottolinea l'importanza della finanza sostenibile per un'economia circolare a rifiuti zero nel recupero post-COVID-19.




Fonte: Peter Smola; pixelio.de


Il rapporto “Finanza sostenibile per un'economia circolare a rifiuti zero” affronta l'attuale mancanza di chiarezza sul concetto di economia circolare a rifiuti zero (ZWCE), che è stata spesso dominata da un'agenda aziendale. Fornisce criteri chiari sulle attività che devono essere incluse, considerate ammissibili e prioritarie nella tassonomia della finanza sostenibile dell'UE sotto l'egida di un'economia circolare a rifiuti zero, esaminando i benefici sociali, economici, climatici e ambientali.

Analizza inoltre il ruolo proposto dell'incenerimento della termovalorizzazione e di altre false soluzioni - come il riciclaggio chimico e l'incenerimento del combustibile derivato da rifiuti nei cementifici - nell'economia circolare; ed espone gli effetti altamente controproducenti di questa tecnologia sugli scopi e gli obiettivi della finanza sostenibile, ribadendone quindi l'esclusione.

Neil Tangri, Science & Policy Director presso Global Alliance for Incinerator Alternatives (GAIA), ha dichiarato: `` Sebbene l'UE mostri una leadership positiva a livello regionale, resta da vedere come questa tendenza positiva possa avvantaggiare altre regioni mondo. La finanza sostenibile ha l'opportunità di dimostrare che i doppi standard non sono accettabili e che l'UE può parlare a livello internazionale nello stesso modo in cui lo fa a casa. In definitiva, l'UE può svolgere un ruolo visionario incoraggiando altre istituzioni finanziarie internazionali e agenzie di assistenza a soddisfare gli standard dell'economia circolare a rifiuti zero. ''

Mariel Vilella, Direttore della Strategia Globale presso Zero Waste Europe, ha aggiunto: “Zero Waste Circular Economy è un solido investimento per la finanza sostenibile. La ZWCE offre opportunità di investimento positive per la nostra società, l'ambiente, l'economia e, in particolare, la ripresa post-COVID-19. I nuovi modelli di business a rifiuti zero e le iniziative pubbliche a rifiuti zero dimostrano che investire nei livelli superiori della gerarchia dei rifiuti - prevenzione, riprogettazione, riutilizzo, riciclaggio e compostaggio dei rifiuti - offre un ritorno molto maggiore in termini di creazione di posti di lavoro, ripresa economica e resilienza rispetto al convenzionale alternative industriali end-of-pipe guidando l'agenda di sostenibilità e offrendo una riduzione netta delle emissioni di gas serra e dell'inquinamento atmosferico. Dare a queste soluzioni il supporto che meritano può essere un punto di svolta per il mondo della finanza sostenibile ".

Scarica il report
Fonte: Zero Waste Europe


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CONFERENZA STAMPA del 13 febbraio 2021 - #DirettaStreaming

 





PER PARTECIPARE:
https://us02web.zoom.us/j/89723555745?pwd=d3EwV1lNWVU1Si9mcTh3UTRPeVMxdz09




PROPONENTI Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero - Movimento Difesa del
Cittadino - Osservatorio Borgogiglione - Gruppo Ecologista il Riccio - ISDE- Medici Per
l’Ambiente - Comitato di via Protomartiri Francescani di S. Maria degli Angeli - Comitato
Molini di Fortebraccio - Comitato Antipuzza Villa Pitignano Bosco Ponte Felcino e
Ramazzano – Comitato Inceneritori Zero - Comitato No Inceneritori di Terni - Rifiuti Zero
Spoleto - Comitato Gubbio Salute Ambiente – Ecologicpoint – Comitato per la tutela
ambientale della conca eugubina - Comitato Salute Ambiente Calzolaro Trestina Altotevere
Sud - Comitato per la Salvaguardia della salute e dell’ambiente di Fossato di Vico -
Comitato di Monteluiano - Comitato Soltanto la Salute - Comitato Rio Fergia - WWFUmbria - Zero Waste Italy



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Lo stato dei comuni a rifiuti zero 2020





Il programma Zero Waste Cities , all'interno di Zero Waste Europe, ha pubblicato un nuovo rapporto " Lo stato dei comuni a rifiuti zero 2020 " per mostrare i pionieri dei comuni a rifiuti zero. Fornendo un contesto storico su come è iniziato il movimento e una descrizione di ciò che rende una città a rifiuti zero, oltre a mostrare i dati delle città a rifiuti zero in tutta Europa ed evidenziare altre best practice a rifiuti zero, questo rapporto è il primo del suo genere. Il rapporto è un momento fondamentale e mostra lo sviluppo del movimento sin dai suoi primissimi giorni nel 2007.

Comuni a Rifiuti Zero

Dal 2007, anno in cui è nata a Capannori, in Italia, la prima città a rifiuti zero, il movimento ha continuato a crescere. Oggi sono quasi 400 i comuni impegnati nella visione dei rifiuti zero. Ci sono anche molte buone pratiche e politiche in atto al di fuori delle nostre città a rifiuti zero che il rapporto evidenzia.

Un modello per il successo

Il rapporto è anche una vetrina di come esattamente queste comunità hanno progettato e implementato ambiziose strategie e politiche locali sui rifiuti zero. Segnala i vantaggi che l'avvio di un viaggio a zero rifiuti a livello locale può portare alle comunità.

Due regioni con le migliori prestazioni

La società di gestione dei rifiuti Contarina - che sovrintende ai rifiuti all'interno della regione di Treviso, in Italia - e Lubiana - la capitale della Slovenia sono evidenziate come le regioni con le migliori prestazioni. Con il passare degli anni, il volume dei rifiuti è diminuito con la diminuzione dei tassi di raccolta differenziata, mentre i costi di gestione dei rifiuti sono diminuiti o sono rimasti stabili con l'aumento dell'inflazione economica.

Leggi il rapporto completo qui .
Fonte (immagine e testo): https://zerowastecities.eu/learn/reports


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CONFERENZA STAMPA del 13 febbraio 2021 - dalle ore 10.30

 




PROPONENTI 
Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero - Movimento Difesa del Cittadino - Osservatorio Borgogiglione - Gruppo Ecologista il Riccio - ISDE - Medici Per l’Ambiente - Comitato di via Protomartiri Francescani di S. Maria degli Angeli - Comitato Molini di Fortebraccio - Comitato Antipuzza Villa Pitignano Bosco Ponte Felcino e Ramazzano – Comitato Inceneritori Zero - Comitato No Inceneritori di Terni - Rifiuti Zero Spoleto - Comitato Gubbio Salute Ambiente – Ecologicpoint – Comitato per la tutela ambientale della conca eugubina - Comitato Salute Ambiente Calzolaro Trestina Altotevere Sud - Comitato per la Salvaguardia della salute e dell’ambiente di Fossato di Vico - Comitato di Monteluiano - Comitato Soltanto la Salute - Comitato Rio Fergia - WWF Umbria - Zero Waste Italy

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CS PRESENTAZIONE FIRME: ”UMBRIA: UNA STRATEGIA “VERSO RIFIUTI ZERO” A TUTELA DI AMBIENTE, SALUTE ED EQUITA' “

Il giorno 25 Gennaio 2021 con il Protocollo numero 13551/25012021 vengono consegnate all’apposito ufficio della Regione Umbria le firme raccolte sulla petizione ”UMBRIA: UNA STRATEGIA “VERSO RIFIUTI ZERO” A TUTELA DI AMBIENTE, SALUTE ED EQUITA' “

 




4198 firme non sono poche, ogni mille residenti in Umbria 5 hanno firmato questa petizione e noi abbiamo raccolto anche quelle di chi ci ha voluto dimostrare solidarietà vivendo in altre regioni.

La petizione doveva rafforzare la nostra richiesta di incontrare i referenti politici e tecnici della regione per discutere la nostra proposta di gestione regionale dei rifiuti secondo la strategia rifiuti zero presentata ad AURI e REGIONE il 7 e 8 Aprile 2020.

Dopo dieci mesi dispiace che né l’Assessore Morroni né AURI abbiano trovato il modo e il tempo per un incontro, mentre il primo va ripetendo in tutte le interviste che la fase di partecipazione è prevista dall’iter, che non dobbiamo essere ideologici sull’incenerimento e intanto registriamo che il punto 12 della nostra proposta cioè: “Scartare l’ipotesi di produrre CSS da utilizzare come combustibile nei cementifici” sta per essere bruciato (è proprio il caso di usare questo termine) dalla richiesta avanzata dai cementifici. Inoltre è ormai assodato che la “valorizzazione” energetica dei rifiuti non è più in linea con l’economia circolare, che richiede il massimo recupero dei materiali da reinserire nei cicli produttivi. D’altronde, Paesi europei che hanno da sempre fatto ampio uso dell’incenerimento, come la Danimarca, da tempo hanno cambiato rotta. E non per motivi ideologici bensì economici; misure di cui una Regione povera e soggetta a forte spopolamento, come l’Umbria, ha certamente bisogno.

Ora, non vorremmo che ci venisse accordato l’incontro quando non c’è da decidere più niente e visto che l’iter burocratico è stato già individuato. A cominciare dalla fotografia delle stato attuale, e da quello che si legge sulla stampa sembra tutto convergere nella direzione del CSS da produrre e bruciare. Che vorrebbe dire ribaltare la nostra proposta di economia circolare (fortemente raccomandata anche dalle normative europee) verso la solita economia lineare con vantaggio di pochi e svantaggi per gli altri.

Vogliamo ancora credere che sia possibile il confronto per questo insistiamo per averlo, oggi protocolliamo le firme, domani 26 gennaio ore 10 appuntamento al sit-in di fronte a Palazzo Cesaroni. Non siamo soli a sostenere la nostra proposta.

I 17 PUNTI - PROPOSTE LINEE GUIDA PER IL PIANO D'AMBITO REGIONALE

PROPONENTI Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero - Movimento Difesa del Cittadino - Osservatorio Borgogiglione - Gruppo Ecologista il Riccio - ISDE- Medici Per l’Ambiente - Comitato di via Protomartiri Francescani di S. Maria degli Angeli - Comitato Molini di Fortebraccio - Comitato Antipuzza Villa Pitignano Bosco Ponte Felcino e Ramazzano – Comitato Inceneritori Zero - Comitato No Inceneritori di Terni - Rifiuti Zero Spoleto - Comitato Gubbio Salute Ambiente – Ecologicpoint – Comitato per la tutela ambientale della conca eugubina - Comitato Salute Ambiente Calzolaro Trestina Altotevere Sud - Comitato per la Salvaguardia della salute e dell’ambiente di Fossato di Vico - Comitato di Monteluiano - Comitato Soltanto la Salute - Comitato Rio Fergia - WWF Umbria - Zero Waste Italy

Le foto della protocollazione firme petizione in Regione Umbria





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