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Perché il nuovo Piano Regionale di Qualità dell'Aria di cui alla DGR 134 del 26/2/2021 potrebbe non funzionare?














ISDE Umbria, ISDE Terni, Comitato NOINC di Terni e WWF Umbria intervengono con queste osservazioni sul processo di istruzione del nuovo Piano Regionale di Qualità' dell'Aria, dopo che il precedente PRQA del 2013 non ha dato i risultati attesi.

Il documento presenta in primo luogo una rassegna delle principali evidenze che potrebbero spiegare la inefficacia del PRQA 2013: a partire dall'annoso problema del disordine urbanistico regionale per cui industrie insalubri di prima classe sono presenti in importanti centri abitati umbri (Terni, Gubbio, Assisi, Perugia Ponte Valleceppi...), viene richiamato, dato che purtroppo nei documenti istruttori del nuovo PRQA non se ne fa sorprendentemente cenno, che su Terni, essendovi un Sito di Interesse Nazionale, sono stati condotti numerosi studi epidemiologici e di caratterizzazione ambientale che invariabilmente ne confermano la condizione di “most polluted town in Center Italy” e ne fanno quindi la città' umbra per la quale il nuovo PRQA potrebbe rappresentare, ove istruito con maggiore diligenza e tenendo conto delle conoscenze disponibili, un importante strumento per dare aria di buona qualità' alle persone che a Terni vivono e lavorano.

Nella città' di San Valentino numerosi recenti studi specificano: quali e quanti inquinanti (particolato mobile, metalli pesanti, composti organici) in inverno ed in estate derivano da acciaieria, inceneritore, traffico e riscaldamento; i quartieri dove ogni fattore di pressione ha specifiche e rilevanti ricadute; conseguenti e preoccupanti valutazioni del rischio cancerogeno e non legato all'inquinamento atmosferico nei diversi quartieri della città'; una serie di studi epidemiologici (Studi SENTIERI) che evidenziano eccessi per varie patologie ed una relazione importante tra qualità dell'aria e maggiore incidenza di malattie respiratorie, mentre i dati demografici consegnano saldi naturali particolarmente negativi nel pur non roseo panorama demografico umbro.

Una sezione delle osservazioni sintetizza poi, come d'abitudine nei pareri di ISDE Umbria, le basi scientifiche per interpretare i rischi presenti nella Conca Ternana: l'ambiente ha un ruolo accertato nella regolazione dell'espressione genica e nella connessa diversa suscettibilità fenotipica verso lo sviluppo di malattie che gli individui esposti a inquinanti ambientali nel periodo perinatale e della prima infanzia, possono poi presentare nel corso della vita; questa interazione tra ambiente e genoma e' mediata dall'epigenoma e preoccupano in questa cornice i risultati dei bio monitoraggi, effettuati a livello europeo e anche in Umbria, che depongono per una diffusa e pericolosa presenza di miscele di inquinanti con funzione di interferenti endocrini in siero e urine di campioni rappresentativi di mamme e bambini e di donne in eta fertile per effetto della contaminazione generale delle matrici ambientali, il che richiede assolutamente di non aggiungere ulteriori inquinanti con interventi di prevenzione ambientale palesemente inefficaci, come e' il caso sia del PRQA 2013 che del modello di prevenzione primaria territoriale basato sulla attenzione esclusiva al ruolo del riscaldamento, una narrazione cara a Confindustria Umbra ma priva di una decente base scientifica.

Trattandosi di un parere con valore consultivo, le osservazioni si concludono con una serie di puntuali raccomandazioni di metodo, affinché' atti importanti come il PRQA siano istruiti meglio e vengano valorizzate le molte conoscenze disponibili sul ruolo di acciaieria, inceneritore, traffico e riscaldamento, nonché' di merito, affinché' per ciascuno di questi importanti fattori di pressione vengano programmate e realizzate azioni – di riassetto urbanistico, di allineamento del Piano Rifiuti regionale con le strategie Rifiuti Zero, di chiusura immediata del pericoloso inceneritore li attivo, di attivazione di modelli di prevenzione primaria territoriale come l'ecodistretto, tra le altre - volte ad eliminarne gli effetti negativi su salute e ambiente.

Osservazioni al PRQA della Reg Umbria

Carlo Romagnoli

Presidente Isde Umbria



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Primo rapporto sulle bonifiche dei siti regionali

 














Qual è lo stato delle bonifiche in Italia sui siti di competenza regionale? Quanti sono in Italia e per quanti si è concluso l’iter di bonifica? Esistono buone pratiche?

Frutto del lavoro compiuto dalla Rete nazionale di Snpa, il 4 marzo è stato presentato il primo rapporto su “
Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i dati regionali“.



Il rapporto, frutto dell’attività del SNPA e delle Regioni e Province Autonome, fornisce un quadro delle informazioni oggi esistenti e l’analisi dei dati disponibili.

Illustra e analizza i dati del 2020 relativi al numero e alle superfici interessate da procedimenti di bonifica regionali al 31.12.2019.

I dati raccolti sono relativi ai procedimenti di bonifica regionali la cui competenza è in capo alle Regioni o a enti territoriali da esse delegate, sono esclusi i procedimenti relativi ai Siti di Interesse Nazionale (SIN) di competenza del MATTM (ora MiTE).








I dati sono disponibili per tutte le regioni /province autonome d’Italia con livello di dettaglio fino al singolo comune e consentono di descrivere l’iter del procedimento e lo stato della contaminazione per i procedimenti in corso e per quelli conclusi.

Il numero totale di procedimenti è pari a 34.479 di cui 16.265 in corso e 17.862 conclusi.

La superficie interessata dai procedimenti di bonifica è nota solo per una parte di essi (67%), è pari a 75.277 ettari (753 kmq) e rappresenta lo 0,25 % della superficie del territorio italiano; di questi 46.532 ettari sono relativi a procedimenti in corso e 28.745 ettari sono relativi a procedimenti conclusi.

Nella seconda parte del rapporto sono disponibili per ciascuna Regione/Provincia Autonoma, una serie di elaborazioni dei dati in forma tabellare e grafica.
Abruzzo
Basilicata
Emilia-Romagna
Calabria
Campania
Friuli Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino Alto Adige
Umbria
Valle d’Aosta
Veneto

https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2021/03/rapporto-bonifiche-siti-compresso.pdf



Le slide illustrate durante l’evento di presentazione del rapporto
Fabio Pascarella (ISPRA) – Introduzione ai lavori e inquadramento dello stato dell’arte
Federico Araneo (ISPRA) – Il primo rapporto ISPRA sulle bonifiche dei siti contaminati regionali
Reiner Baritz (Agenzia Europea dell’Ambiente – EEA) – Management of contaminated sites in Europe
Eugenia Bartolucci (ISPRA) – Lo stato delle bonifiche in Italia: verso un database nazionale
Andrea Merri (ARPA Lombardia) – La banca dati dei siti contaminati in Regione Lombardia: stato dell’arte e sviluppi in corso
Manrico Marzocchini (ARPA Marche) – L’approccio del sistema informativo sui siti contaminati della Regione Marche: un punto di svolta

fonte: www.snpambiente.it


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Bonifiche siti industriali, servono 30 miliardi

 

Coprono un’area equivalente alla Val d’Aosta i 41 siti inquinati nazionali (Sin) e i 29.700 siti di interesse regionale, non meno contaminati. Per bonificarli occorrono 30 miliardi di euro: ne sono stati spesi 3. Il punto sul risanamento dei siti industriali italiani è stato fatto in due inchieste, dal Corriere della Sera e dal Sole 24 Ore, sulla base dei dati dell’Ispra.


I 41 Sin coprono il 4% del territorio nazionale e lo attraversano da Nord a Sud. Tra quelli più pericolosi tre sono in Sicilia: Gela, Priolo e Siracusa rappresentano, per estensione, i due terzi del totale. Nel Lazio, la Valle del Sacco, è una delle più inquinate d’Europa: un mix di industrie, discariche abusive, sversamenti illegali e rifiuti interrati. In Veneto c’è la vastissima area (duemila ettari) di Porto Marghera, inquinata da oltre un secolo di storia industriale. Allo scempio si aggiungono tante piccole e grandi realtà regionali contaminate (nella maggior parte dei casi da idrocarburi e metalli): vecchi siti industriali dismessi, discariche abbandonate, con falde acquifere e suoli compromessi. Tra queste ne spiccano 17, particolarmente pesanti, la cui competenza amministrativa è passata dal ministero 
dell’Ambiente alle Regioni nel 2013



L’identificativo numerico dei SIN riportato in figura rappresenta l’ordine di individuazione dei SIN. I numeri non riportati in tabella sono riferiti ai 17 siti la cui competenza amministrativa è passata alle rispettive Regioni. Per il SIN di Valle del Sacco non è attualmente disponibile il dato aggiornato relativo all’estensione.


La stima dei costi per bonificare tutto si aggira intorno ai 30 miliardi di euro. Molti progetti di risanamento sono già avviati, ma i programmi vanno a rilento e devono fare i conti con le lungaggini burocratiche e qualche ricorso giudiziario. Ad oggi sono stati spesi 3 miliardi e 148.685 mila euro, provenienti da finanziamenti straordinari, in molti casi però le bonifiche non sono ancora partite. A leggere i dati dell’Ispra relativi allo stato di avanzamento delle opere e degli interventi di risanamento sui Sin si scopre che il 66% delle aree a terra è stato caratterizzato, mentre solamente il 13% delle aree ha il progetto di bonifica approvato e il 16% delle aree ha il procedimento concluso perché risultate non contaminate o perché con bonifica conclusa.

Nel rapporto “Dalla bonifica alla reindustrializzazione” (dicembre 2019) Confindustria ha individuato il settore come uno dei principali driver di sviluppo del Paese e propone un ecobonus e procedure semplificate per chi investe nei siti.

Legambiente, associazione che da 40 anni monitora i siti inquinati e ha redatto più d’un rapporto, indica il Recovery Fund come “occasione imperdibile, un volano per l’economia, per il risanamento del territorio e per la salute”.

fonte: http://www.recoverweb.it/


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Bombe sanitarie

Taranto, Terra dei Fuochi, Brescia, Livorno, Sicilia, Bussi e tanti altri. Il quinto rapporto Sentieri e quello dell'INAIL sulle malattie professionali nei siti di interesse nazionale documentano la mappa di un’Italia avvelenata e devastata in cui aumentano le malattie più gravi




Il 26 febbraio scorso moltissimi tarantini sono tornati in piazza, ad un anno di distanza dalla precedente analoga manifestazione, per chiedere la tutela della salute e una svolta vera e concreta sull’ex Ilva e l’inquinamento della città.

«Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino»: questo striscione sintetizza tutto il dramma e la voce di Taranto. Uno dei SIN (siti di interesse nazionale) più inquinati in Italia.

Quasi un anno fa è stato pubblicato il quinto rapporto Sentieri: inequivocabili le statistiche del dramma tarantino: «risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, per mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne», «l’inquinamento di origine industriale è risultato inoltre associato, nella coorte dei residenti, a un aumento del rischio di mortalità per tumori nel loro complesso e tumori della vescica, del pancreas, e leucemie», «nei sottogruppi di età infantile-giovanile, si evidenziano alcuni elementi di rilievo, quali gli eccessi in età pediatrica di tumori del sistema linfoemo-poietico totale e in particolare linfomi non Hodgkin e di sarcomi dei tessuti molli e altri extra ossei. In età giovanile si evidenzia un eccesso del 70% per l’incidenza dei tumori della tiroide al quale contribuisce soprattutto il genere femminile», «eccesso di incidenza per tutti i tumori maligni infantili pari a circa il 30%», «Neoplasie, malattie cardiache, respiratorie e digerenti tendono a concentrarsi nei quartieri prossimi al polo industriale», questi sono solo alcuni dei passaggi di un capitolo dedicato alla città. Il Rapporto INAIL 2019 relativo alle malattia professionali nei SIN, su Taranto viene rilevato che le percentuali maggiori sono negli uomini di malattie dell'orecchio interno, tumori maligni dell'apparato respiratorio e organi intratoracici, malattie della pleura, tumore maligno di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti ed eczemi e disturbi legati a stress e somatoformi.

Queste «bombe sanitarie» sono legate all’inquinamento, alla presenza di grandi industrie devastanti per l’ambiente e senza alcuno scrupolo nel distruggere la salute pubblica, ai traffici delle mafie con i rifiuti e a tanto altro. Il nostro viaggio non può che soffermarsi sulla «terra dei fuochi» campana, ma risalendo lo Stivale si trovano dati allarmanti e terribili anche nel cuore del nord.

Nel capitolo sul «Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano» si afferma che: «la mortalità generale e per tutte le principali cause è in eccesso in entrambi i generi, rispetto alla media regionale» ed evidenzia «un eccesso del tumore del fegato in entrambi i generi», «eccessi di mortalità in entrambi i generi per cirrosi» e per epatite virale, «eccessi del tumore della mammella nelle donne», «le analisi condotte in questo studio su sottogruppi di età evidenziano un eccesso di ricoverati per linfoma non Hodgkin in età pediatrica. Sono presenti eccessi in entrambi i generi della mortalità per le malattie respiratorie nel loro complesso», «il tumore della vescica è in eccesso come causa di decesso e di ricovero nei soli uomini», «il tumore dello stomaco, è in eccesso in entrambi i generi, nelle analisi della mortalità». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, malattie polmonari da agenti esterni, malattie dell'orecchio interno, tumore maligno dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di disturbi dell'apparato nervoso e delle malattie della pleura.

Il capitolo sull’«Area Litorale Vesuviano» inizia sottolineando che «la mortalità generale e quella per tutti i principali gruppi di cause risultano in eccesso, rispetto alla popolazione regionale, in entrambi i generi» ed è clamoroso che siano state riscontrate carenze delle certificazioni. «Si segnala un eccesso di decessi per tumori del sistema emolinfopoietico e in particolare di leucemia linfoide tra i giovani adulti. Seppur con maggior incertezza, si osservano eccessi anche per l’intera classe delle leucemie e dei linfomi, inclusi i sottogruppi del linfoma di Hodgkin e dei linfomi non Hodgkin». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie polmonari da agenti esterni, altre malattie della pleura, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e nelle donne delle malattie della pleura, delle malattie polmonari da agenti esterni e dei disturbi dei tessuti molli.

A Gela «il rischio complessivo per i tumori è in eccesso in entrambi i generi, negli uomini con stima incerta», incertezze e carenze che clamorosamente si ripetono ovunque a dimostrazione che sarebbe necessaria un’attenzione e mezzi molto più attrezzati sui più delicati e drammatici fronti sanitari italiani, «i casi totali di malformazioni congenite risultano superiori al numero di casi attesi definito su base regionale. Si osservano eccessi di malformazioni congenite della parete addominale, dei genitali, dell’apparato urinario e degli arti». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini frequenze maggiori di malattie dell'orecchio interno, malattie della pleura, malattie croniche delle basse vie respiratorie e delle malattie polmonari da agenti esterni.

A Milazzo «sono stati osservati eccessi di incidenza dei mesoteliomi tra gli uomini, e dei tumori del polmone e dell’ovaio tra le donne», «la mortalità per mesotelioma pleurico è risultata in eccesso tra gli uomini» e «si rileva un eccesso dell’incidenza del tumore del rene negli uomini e nelle donne (in queste ultime, su stima incerta) come l’eccesso dei ricoverati di genere maschile per malattie urinarie, della mortalità per malattie dell’apparato urinario e per insufficienza renale cronica in entrambi i generi. Un dato che si ritiene opportuno evidenziare sono gli eccessi dell’incidenza e dei ricoverati di entrambi i generi per tumori maligni della tiroide». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, dell'orecchio interno e polmonari da agenti esterni e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di malattie della pleura.

Nelle aree industriali di Porto Torres per la mortalità «eccessi per tutte le cause, tutti i tumori e le malattie respiratorie negli uomini e nelle donne» e nelle analisi dei ricoveri «eccessi per tutte le cause naturali e per le malattie dell’apparato respiratorio», il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze per gli uomini delle malattie dell'orecchio interno, dei disturbi dell'apparato nervoso, di dorsopatie e disturbi dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi, disturbi dell'apparato nervoso e dei tessuti molli. Nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese «la mortalità per le principali cause è in eccesso per le malattie dell’apparato respiratorio in uomini e donne» e «l’analisi dei ricoverati per le principali cause mostra un eccesso per le malattie dell’apparato urinario in entrambi i generi». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie.

Soffermandoci sul centro Italia, riportiamo solo alcuni dati della Valle del Sacco nel Lazio, Bussi in Abruzzo, Piombino e Livorno in Toscana.

Valle del Sacco: «tra gli uomini la mortalità generale è in eccesso. In entrambi i generi si segnala un eccesso per patologie dell’apparato cardiovascolare», «non sono disponibili dati di incidenza oncologica per tutte le età in quanto il sito non è coperto da un registro tumori», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali è in eccesso nel primo anno di vita, in linea con l’atteso in età pediatrica e pediatrico-adolescenziale, e in difetto tra i giovani adulti. Nel primo anno di vita l’eccesso di ricoverati riguarda anche le condizioni morbose di origine perinatale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie, malattie dell'orecchio interno, della pleura e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli mentre nelle donne di dorsopatie, disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso.

Bussi: «mortalità per malattie respiratorie, in eccesso nei soli uomini, e per le malattie dell’apparato digerente nelle sole donne», «sono risultati in eccesso in entrambi i generi i tumori maligni dello stomaco, anche se negli uomini la stima è incerta, e del colon retto nelle sole donne, anch’essa sulla base di una stima incerta», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali risulta in eccesso rispetto all’atteso in tutte le clas-si di età analizzate compreso il primo anno di vita, sottogruppo nel quale si osserva un eccesso anche per le condizioni morbose di origine perinatale», «si segnala un eccesso di ricoverati per linfomi non Hodgkin tra i giovani adulti, sebbene caratterizzato da incertezza nella stima», «tra le ospedalizzazioni si segnala, con stima incerta, l’eccesso del tumore della mammella fra gli uomini», «il linfoma non Hodgkin è risultato in eccesso come causa di de-cesso in entrambi i generi, anche se sulla base di stime incerte».

A Piombino «il numero complessivo di nati residenti nel periodo 2002-2015 è stato di 3.332; nello stesso periodo sono stati osservati 109 casi con malformazione congenita (MC), con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale. Sono risultate superiori all’atte-so le anomalie congenite del cuore, dei genitali e degli arti», «si segnala un numero di decessi per pneumoconiosi negli uo-mini di 5 volte superiore all’atteso regionale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie dell'orecchio interno, polmonari da agenti esterni e della pleura e di tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi e dei disturbi dell'apparato nervoso.

A Livorno «eccessi si osservano negli uomini e nelle donne per tutti i tumori, mentre la mortalità per le malattie del sistema circolatorio e dell’apparato digerente ri-sulta in eccesso nelle sole donne», «si osserva un eccesso di mortalità per il tumore del polmone e per il mesotelioma pleurico in entrambi i generi» e «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali e per tutti i tumori maligni è in eccesso in entrambi i generi; un eccesso di ricoverati si osserva per le malattie dell’apparato digerente nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e di malattie della pleura e nelle donne di malattie dell'apparato nervoso. Da Livorno è nato il progetto di un coordinamento dei comitati attivi nei SIN italiani - le Magliette Bianche - che chiedono con forza la bonifica e il risanamento dei territori e una svolta nelle politiche ambientali e industriali italiane.

Nel profondo nord non rimane fuori da questa Spoon River sanitaria neanche la regione più piccola d’Italia, la Valle d’Aosta, con Emarese dove si segnalano miniere, amianto e discariche. «La mortalità generale, anche se con stime incerte, mostra una tendenza all’aumento».

In Piemonte è d’obbligo citare Casale Monferrato, legata alla presenza di Eternit e ad una battaglia giudiziaria, dove «la mortalità generale, quella per tutti i tumori e quella per le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso in entrambi i generi» e per l’ospedalizzazione «si osservano eccessi per tutte le cause, per tutti i tumori e per le malattie dell’apparato digerente e un difetto per le malattie dell’apparato urinario. Le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, di malattie polmonari da agenti esterni, dorsopatie, malattie dell'orecchio interno e altri disturbi dei tessuti molli mentre nelle donne di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli.

Tanti sono gli altri ma quest’articolo non si può che chiudere con Brescia, nel cuore della Pianura Padana, dove da decenni si staglia l’ex Caffaro. Tre anni la commissione parlamentare ecomafie scrisse che «l’inquinamento si propaga da anni e si sta espandendo sempre di più verso i siti esterni dello stabilimento, interessando ad oggi anche aree esterne alla perimetrazione del SIN Brescia – Caffaro» e «l’acqua della falda acquifera emunta dallo stabilimento non è adeguatamente decontaminata e lo scarico di tali acque sta, a sua volta, contaminando sia le acque, sia i sedimenti delle rogge acquifere circostanti». Il rapporto Sentieri riporta, tra le altre statistiche, che «nel primo anno di vita si osserva un aumento della mortalità per le condizioni morbose di origine perinatale; tra gli adolescenti si rileva un aumento di decessi per tutti i tumori rispetto all’atteso», «un eccesso di tumori del sistema linfoemopoietico in età adolescenziale nel genere femminile» e «un eccesso di tumori delle cellule germinali e trofoblastici e gonadici in età giovanile, caratterizzato però da un grado di incertezza che ne limita l’interpretazione». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di dorsopatie, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, delle malattie croniche delle basse vie respiratorie e nelle donne di dorsopatie.

Nella parte iniziale il quinto rapporto Sentieri cita i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento atmosferico, sempre sottovalutato e il cui contrasto viene sempre sacrificato alle ragioni del PIL, della crescita economica e degli interessi delle lobby industriali. Secondo le stime dell’organismo internazionale l’inquinamento atmosferico causa «nel mondo circa 3,7 milioni di decessi all’anno, 800.000 solo in Europa; esso è responsabile di 6,3 milioni di anni di vita persi e del 3% della mortalità cardio-respiratoria». Nelle pagine successive leggiamo che «negli ultimi cinquant’anni, nei Paesi industrializzati serviti da registri tumori, si è assistito a un incremento dell’incidenza dei tumori maligni della mammella femminile, prostata, testicolo, ovaio e tiroide. Anche se molteplici fattori possono avere contribuito a questa tendenza, la rapidità con cui è avvenuto l’incremento non può essere spiegata solo in termini di genetica, miglioramento delle tecniche diagnostiche e cambiamenti degli stili di vita. Attualmente, si sta rafforzando l’ipotesi che l’incremento di queste neoplasie possa essere parzialmente correlato all’esposizione a inquinanti ambientali, alcuni dei quali con proprietà di interferenza endocrina».

Ognuna di queste statistiche è frutto di storie, vicende, lotte, giustizia mai arrivata, drammi di popolazioni che da troppi decenni subiscono l’avvelenamento e la devastazione ambientale. E’ un dramma che quotidianamente si sta consumando accanto a noi, nella totale indifferenza. In queste settimane l’Italia ha scoperto gli effetti nefasti dei tagli alla sanità (ma anche della corruzione e del clientelismo imperanti), l’importanza della salute e che anche nel 2020 le malattie uccidono.

fonte: https://www.wordnews.it

Sesto S. Giovanni, riflettori accesi sul SIN: Costa “bonifica modello”



















In occasione della Milano Fashion Week Uomo 2019, lo stilista Ermenegildo Zegna ha scelto lo scenario “post industriale” dell’area ex Falck di Sesto San Giovanni come location della sua sfilata del 14 giugno. Un evento mondano che ha acceso i riflettori sull’insolito set di un Sito di interesse nazionale, la cui bonifica è stata identificata come modello virtuoso da prendere ad esempio per gli altri SIN ancora da risanare.

È questo, infatti, il giudizio che il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha espresso dopo aver visitato l’area il 17 maggio scorso.
Costa si è detto molto soddisfatto per quella che ha definito una “bonifica modello” e per il lavoro svolto da Arpa Lombardia, che ha permesso mediante le sue valutazioni tecniche, controlli in campo e attività analitiche, di accelerare gli interventi programmati.

La visita ha previsto una prima tappa nella sede operativa della United Risk Management, dove è stato presentato il modello di sicurezza e salvaguardia ambientale della movimentazione terre della bonifica delle aree Falck, dal quale emerge come per i materiali scavati da ogni cella, per quelli stoccati in ogni baia e per ogni mezzo che entra ed esce dal sito sia possibile ricostruire i movimenti, a garanzia della legalità delle operazioni.
Quindi, dopo aver apprezzato il plastico raffigurante le aree Falck del futuro, esposto nella sede della Immobiliare Milanosesto, il ministro ha effettuato un sopralluogo nelle aree di bonifica.
In quella denominata “Unione”, Costa ha potuto constatare la conclusione delle attività di bonifica nelle zone che saranno oggetto di riqualificazione, con la realizzazione della Città della Salute e della Ricerca, e prendere visione delle attività in corso laddove sorgerà il nuovo ospedale S. Raffaele. Nell’area Concordia ha, invece, verificato come gli scavi – profondi fino a 13,5 metri dal piano campagna – abbiano messo in luce le fondamenta del capannone T5, che verrà conservato come manufatto di archeologia industriale.

fonte: http://www.snpambiente.it

Sentieri, dove senza bonifiche i Siti d’interesse nazionale (e regionale) uccidono

Il quinto rapporto promosso dal ministero della Salute è dedicato a 45 tra Sin e Sir, dove in 8 anni sono stati individuati 12mila morti in eccesso, di cui oltre 5mila per tumori maligni: sempre più urgenti bonifiche e migliore comunicazione ambientale





















Il programma di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati finanziato dal ministero della Salute ha partorito ieri il V rapporto Sentieri,  prendendo in esame 45 Siti di interesse per le bonifiche – di cui 38 d’interesse nazionale (Sin) e 7 riclassificati come d’interesse regionale (Sir) – e mettendo purtroppo in evidenza dati da emergenza sanitaria oltre che ambientale. Nel periodo 2006-2013 per l’insieme dei 45 siti sono stati stimati infatti 5.267 decessi in eccesso per tutte le cause negli uomini (+4%) e 6.725 nelle donne (+5%); di questi, 3.375 decessi per tutti i tumori maligni in eccesso negli uomini (+3%), e 1.910 nelle donne (+2%).
Per quanto riguarda invece l’incidenza tumorale globale – ovvero quanti nuovi casi di tumore vengono diagnosticati – è stato stimato un eccesso di 1.220 casi negli uomini e 1.425 nelle donne. Prendendo in considerazione nella popolazione generale le patologie di interesse a priori, ed esaminando l’insieme dei 45 siti studiati, si osserva che gli eccessi più frequenti per i diversi esiti studiati sono relativi ai tumori maligni della pleura/mesoteliomi maligni, tumore maligno del polmone, malattie dell’apparato respiratorio, tumori maligni del colon retto e dello stomaco. Tali eccessi, variamente combinati per patologia, esito, genere, si osservano in 35 siti, le cui fonti di esposizione ambientale più ricorrenti sono rappresentate da impianti chimici, aree portuali, impianti petrolchimici e/o raffinerie, amianto.
Una situazione drammatica che Sentieri è chiamato a studiare e documentare, ma non a risolvere. Per questo servirebbe concludere effettivamente le bonifiche nei Sin e Sir, spesso noti e perimetrati da decenni ma ancora liberi di inquinare. Solo poche settimane fa è stata direttamente l’Ispra – l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – a fare il punto della situazione durante un’audizione parlamentare per la commissione Ecomafie, e i numeri testimoniano lo stallo di sempre.
Ad oggi in Italia ci sono 41 Sin, per una superficie totale a terra di 171.268 ettari e a mare di 77.733 ettari, e sul totale della superficie terrestre dei Sin (esclusi 6 siti con caratteristiche peculiari) gli interventi di bonifica o messa in sicurezza si sono concluse per appena il 15% dei suoli e il 12% delle acque sotterranee. Rinunciando così non solo a un’imprescindibile riduzione dei fattori d’inquinamento locali, ma anche a una preziosa occasione di sviluppo sostenibile. Come già documentato su queste pagine secondo le stime fornite da Confindustria per concludere le bonifiche sarebbero necessari investimenti pari a circa 10 miliardi di euro, mentre finora lo Stato ha stanziato risorse «nell’ordine di milioni di euro». Eppure investendo nelle bonifiche dei Sin questi 10 miliardi di euro Confindustria stima che il livello della produzione aumenterebbe di oltre il doppio, innescando 200.000 posti di lavoro in più e ripagandosi in gran parte da solo: tra imposte dirette, indirette e maggiori contributi sociali allo Stato rientrerebbero 4,7 miliardi di euro, oltre all’inestimabile valore di un ambiente finalmente sano.
Sono passati ormai tre anni dalla pubblicazione dello studio confindustriale, ma nonostante il cambio Governo le bonifiche sono rimaste come sempre al palo, alimentando un giustificato clima di crescente sfiducia sul territorio. È in questo difficile contesto che s’inserisce anche il capitolo della comunicazione, affrontato con dovizia di dettagli anche all’interno dello studio Sentieri, che ne sottolinea l’importanza capitale: «Occorre mettere in opera piani di comunicazione con la popolazione residente nei siti, fornendo indicazioni operative per evitare, o quanto meno mitigare, le circostanze di esposizione, e contribuire a rafforzare la rete di relazioni tra istituzioni e cittadini residenti, anche per quanto attiene ai processi decisionali che riguardano l’interconnessione ambiente e salute». Perché senza consapevolezza è assai difficile che possa maturare una qualsiasi forma di sviluppo sostenibile.
fonte: www.greenreport.it

Studio epidemiologico Sentieri, la sintesi dei risultati


















I dati dello studio epidemiologico Sentieri, incentrato sui SIN (siti contaminati di interesse nazionale ai fini della bonifica), sono stati presentati in sintesi lo scorso 12 giugno al ministero della Salute. Pubblichiamo la nota esplicativa del gruppo di progetto che riassume i risultati per l’insieme dei siti considerati.
La nota è a cura di Pietro Comba1, Aldo Di Benedetto2, Eugenia Dogliotti1, Ivano Iavarone1, Amerigo Zona11Dipartimento Ambiente e salute, Istituto superiore di sanità
2Direzione generale della prevenzione, ministero della Salute






fonte: https://ambienteinforma-snpa.it

Sin, l’Italia delle bonifiche mancanti: solo il 20% delle aree contaminate è stato risanato

Investendo 10 miliardi di euro se ne attiverebbero 20, 5 tornerebbero sotto forma di entrate fiscali. Insieme a 200mila posti di lavoro in più
sin-bonifiche
Era il 1998 quando in Italia il ministero dell’Ambiente caratterizzò i primi 15 Sin (Siti d’interesse nazionale), identificandoli come aree fortemente contaminate e bisognose di bonifiche per essere pienamente restituite alla comunità. Negli anni queste aree sono cresciute fino ad accomunare 180mila ettari, poi divenuti circa 100mila quando (nel 2013) i Sin da 57 sono passati a 39: il resto è andato in carico alla Regioni per tentare, in genere con scarso successo, di concretizzare e sveltire le operazioni di bonifica. Oggi a che punto siamo? A scattare una fotografia aggiornata c’ha pensato Confindustria con il nuovo rapporto Dalla bonifica alla reindustrializzazione.
L’analisi parte da un assunto semplice: una “bonifica sostenibile”, ovvero «il processo di gestione e bonifica di un sito contaminato, finalizzato ad identificare la migliore soluzione, che massimizzi i benefici della sua esecuzione dal punto di vista ambientale, economico e sociale, tramite un processo decisionale condiviso con i portatori di interesse», è uno straordinario volano di crescita economica oltre che di risanamento ambientale. Peccato che solo in una stretta minoranza dei casi sia divenuto realtà.
In Italia i Sin attualmente sono 39 (un 40esimo è in fase di perimetrazione in Valle del Sacco), comprendenti aree per 110mila ettari a terra, di cui circa 31mila private e le rimanenti pubbliche. Focalizzando l’analisi su un campione di riferimento che esclude il Sin di Casale Monferrato – scelta operata dai confindustriali per le peculiari caratteristiche dell’area, vasta e fortemente contaminata da amianto – lo stato di avanzamento delle bonifiche lascia non poco amaro in bocca: sia per i terreni sia per le acque di falda le bonifiche concluse «si avvicinano a una media di circa il 20% (19,94% per i terreni e 18,01% falda), mentre per il 60% «è stato attuato il piano di caratterizzazione (60,25% per i terreni e 61,59% falda)».
In meno di un quinto dei Sin italiani le bonifiche sono dunque un capitolo chiuso. Con quali modalità? L’analisi di Confindustria individua «un uso prevalente degli interventi di bonifica mediante scavo e smaltimento in discarica», che riguarda «circa il 40% degli interventi effettuati nei Sin». Più del 50% è inoltre «ubicato ex-situ, con i relativi conseguenti impatti legati alla movimentazione e al trasporto del materiale; impatti sia per l’ambiente che per gli operatori addetti agli interventi e per la popolazione circostante, nonché alla creazione di nuovi luoghi di deposito rifiuti con conseguente consumo di territorio».  Così anche dove le bonifiche ci sono, non sempre rispettivi territori possono (o gradiscono) farsi carico dei lavoro, spedendo altrove gli ingenti materiali rimossi.
Da queste valutazioni emerge quanto il tema delle bonifiche sia ancora oggi trascurato nel nostro Paese, ma anche quanto potrebbe dare alla nostra economia oltre che in termini di risanamento ambientale. Perché allora non vengono concluse? Com’è intuibile, uno «dei principali parametri che condiziona l’attività di bonifica è l’aspetto economico», determinato «sia da fattori tecnologici che dai costi della gestione dei rifiuti ma anche dai tempi lunghi di approvazione e realizzazione degli interventi e, in diversi casi, dalla complessa interlocuzione con gli enti di controllo».
Quanto a costi, per le bonifiche da Confindustria stimano un fabbisogno pari a circa 10 miliardi di euro: 6,6 per le aree private (circa 31.000 ha) e 3,1 per quelle pubbliche (circa 15.000 ha escluso Casale Monferrato con i suoi ben 64.000 ha). Lo Stato in questi anni ha stanziato un’inezia rispetto al necessario, risorse «nell’ordine di milioni di euro». Eppure puntare sulle bonifiche sarebbe un investimento pubblico assai produttivo: stimando in 5 anni i tempi per la conclusione degli interventi (al netto dunque dei rallentamenti burocratici), a fronte di 10 miliardi di euro il livello della produzione aumenta di oltre 20 miliardi, innescando 200.000 posti di lavoro in più e ripagandosi in gran parte da solo. Gli effetti finanziari in termini di entrate complessive stimate arrivano a 4,7 miliardi di euro tra imposte dirette, indirette e maggiori contributi sociali.
Per tradurre il miraggio in realtà, da Confindustria individuano 4 punti chiave: intervenire sull’offerta di risorse finanziarie, ragionando su meccanismi incentivanti che lo Stato può mettere a disposizione del privato; intervenire sulla domanda di risorse finanziarie, formulando proposte volte a favorire il risanamento ai fini del riuso delle aree; avanzare proposte per un ulteriore snellimento e razionalizzazione delle procedure; avanzare proposte per favorire l’utilizzo di tecnologie in situ, tecnologie innovative diverse da scavo e smaltimento (non ultima il riciclo per quanto possibile dei materiali). A queste ne aggiungiamo una quinta, individuata a suo tempo già da Legambiente: «Applicare il principio chi inquina paga anche all’interno del mondo industriale».

fonte: http://www.greenreport.it

Dal Fondo per sviluppo e coesione (Fsc 2014-2020) 826 milioni di euro per la bonifica dei Sin

Rappresentano oltre il 40% del totale riservato all'Ambiente, ma neanche 1/40 degli investimenti totali deliberati dal Cipe
Bonifiche
Nella seduta svoltasi ieri a Palazzo Chigi, il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha dato l’ok a investimenti per una ammontare complessivo di circa 39 miliardi di euro, un’operazione all’interno della quale spicca la ripartizione delle risorse finanziarie facenti parte del Fondo per lo sviluppo e la coesione territoriale (Fsc) 2014-2020: non una nuova iniezione di liquidità dunque, ma l’attuazione di quanto previsto dalla legge di stabilità 2015 approvata a fine 2014, la prima del governo Renzi.
«Le principali aree tematiche del riparto da quasi 39 miliardi di euro – spiegano dal Cipe – sono: Infrastrutture (21,7 miliardi di euro), Ambiente (7,5 miliardi di euro), Sviluppo economico e produttivo (6 miliardi di euro), Turismo, cultura e valorizzazione delle risorse naturali (2,1 miliardi di euro), Occupazione, inclusione sociale e lotta alla povertà, istruzione e formazione (357 milioni di euro). Di questi circa 39 miliardi, sono stati approvati i 13,4 miliardi per i “Patti per il Sud” e sono stati assegnati i 15 miliardi non ancora destinati, così suddivisi: Infrastrutture (11,4 miliardi), Ambiente (1,9 miliardi), Sviluppo economico e produttivo (1,4 miliardi), Agricoltura (400 milioni)».
Il Fondo per lo sviluppo e la coesione (Fsc), ex Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas), è lo strumento a disposizione del governo che – accanto ai fondi comunitari – attua l’obiettivo costituzionale di “rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona”, in questo caso mediante la realizzazione di interventi nelle cosiddette aree sottoutilizzate.
Per quanto riguarda l’assegnazione delle risorse, dal ministero dell’Ambiente sottolineano che assieme ai «Patti per il Mezzogiorno, che per l’ambiente valgono 4 miliardi di euro», la nuova programmazione delle risorse Fsc 2014-2020 assegni all’Ambiente circa 2 miliardi di euro.
In particolare, sono 826 milioni di euro (oltre il 40% del totale riservato all’Ambiente) i fondi destinati agli interventi prioritari di bonifica dei siti d’Interesse Nazionale e delle discariche, da quelle in cui si evidenziano situazioni più critiche alle abusive che hanno determinato la sentenza di condanna della Corte di Giustizia Europea nei confronti dell’Italia; per la difesa del suolo sono invece destinati 274 milioni di euro; nella sezione programmatica “Risorse idriche e interventi di depurazione” sono previsti 606 milioni di euro; 102 milioni di euro sono quelli volti all’efficientamento energetico degli edifici pubblici; per il settore rifiuti il ministero annuncia poi interventi da 135 milioni di euro, di cui oltre 98 per tredici azioni di completamento, riefficientamento e integrazione dell’impiantistica e del ciclo dei rifiuti, mentre 31 milioni serviranno invece alla chiusura e all’adeguamento di 17 discariche attualmente in precontenzioso comunitario; infine, sono 14 i milioni di euro previsti per parchi e aree marine protette, volti alla manutenzione e la rinaturalizzazione di infrastrutture verdi e per i servizi ecosistemici funzionali a ridurre i rischi derivanti dai cambiamenti climatici.

fonte: http://www.greenreport.it