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Terra dei fuochi: patologie gravissime collegate allo smaltimento illegale dei rifiuti

 










Nella “Terra dei fuochi”, tra Napoli e Caserta, alcune gravissime patologie come il tumore al seno, l’asma, varie forme di leucemie e le malformazioni congenite, sono legate allo smaltimento illegale dei rifiuti. Ad attestarlo è un rapporto prodotto grazie all’accordo stipulato nel giugno 2016 tra la Procura di Napoli Nord, che ha sede ad Aversa (Caserta) e l’Istituto Superiore di Sanità. Non si tratta più di un’ipotesi ma di una relazione causale, o anche di concausa, tra l’insorgenza di queste gravi malattie e lo smaltimento illegale dei rifiuti.

Il report sulla “Terra dei fuochi” è stato illustrato online dal procuratore Francesco Greco, dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello. Secondo quanto riferito dall’agenzia Ansa, Silvio Brusaferro ha dichiarato che “è necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera regione Campania e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, così come nelle altre aree contaminate del nostro Paese, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale“. Secondo il procuratore di Napoli Nord, Francesco Greco, proprio le bonifiche “devono partire immediatamente“, per contrastare “l’emergenza più importante per Caserta e Napoli dopo il Covid“.

La nota del tribunale conclude auspicando interventi specifici per bloccare le attività illecite di smaltimento dei rifiuti, oltre all’opportuna bonifica dell’area e dei siti contaminati e la necessità di avviare un ciclo virtuoso della gestione dei rifiuti, attraverso una piano di sorveglianza epidemiologica permanente.

fonte: www.ilfattoalimentare.it


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Il grande ritorno della plastica: dai guanti alla verdura preconfezionata, la pandemia rischia di azzoppare il movimento plastic free

















Pensavamo che la plastica monouso avesse le ore contate. Poi è arrivata la pandemia, e con essa il ritorno in grande stile della plastica. Dai guanti usa e getta ai contenitori per la consegna di cibo a domicilio, dalle mascherine chirurgiche alle vaschette di frutta e verdura, l’emergenza coronavirus e la paura del contagio sembrano aver relegato in un angolo la spinosa questione delle monumentali quantità di plastica usa e getta che produciamo e non siamo in grado di riciclare. Per non parlare del problema delle microplastiche, che ormai si trovano un po’ ovunque le si vadano a cercare.

Si stima che se in Italia tutti usassimo mascherine chirurgiche monouso, ogni giorno produrremmo (e dovremmo smaltire) circa 120 tonnellate di rifiuti plastici. A questi vanno sommati quelli relativi a camici, grembiuli, tute e cuffie monouso, senza dimenticare occhiali e visiere per proteggere gli occhi. Già, perché questi dispositivi di protezione – chi più e chi meno – contengono materiali plastici. Ed essendo contaminati non possono essere riciclati e devono essere conferiti in discarica o negli inceneritori, quando non vengono gettate per strada da persone poco attente all’ambiente (per usare un 
eufemismo).


Sono spesso in plastica anche i contenitori per il cibo da asporto e per la consegna a domicilio, le uniche attività di ristorazione consentite fino a poco fa

Altro tasto dolente è quello dei guanti monouso. Molte attività commerciali li mettono a disposizione dei clienti, altre non consentono l’ingresso a chi non li indossa. In alcuni luoghi, come in Lombardia, sono obbligatori addirittura sui mezzi pubblici. Così, finiscono per riempire i cestini fuori dai supermercati e per essere disseminati per strada. Eppure, come ha ribadito recentemente l’Oms (ma lo diceva già a marzo) e come sostenevano molti esperti, per il comune cittadino i guanti monouso non sono utili, anzi possono essere dannosi perché possono dare un falso senso di sicurezza. Molto meglio lavarsi le mani spesso o igienizzarle con un gel disinfettante. Secondo l’Istituto superiore di sanità, i guanti monouso dovrebbero essere usati solo dal personale sanitario e dai lavoratori di alcuni settori, come gli addetti alla pulizia, alla ristorazione o quelli che manipolano alimenti.

Ma se il grande ritorno della plastica sotto forma di dispositivi di protezione tutto sommato può essere giustificata (esagerazioni escluse), c’è stato un boom anche nel settore alimentare. Durante il periodo di lockdown, infatti, l’unica attività consentita (e neanche dappertutto) per la ristorazione è stata la consegna a domicilio, poi l’asporto, ed entrambe comportano l’uso di contenitori per alimenti. E quelli più economici e alla portata di chi ha dovuto organizzarsi in fretta e furia spesso sono proprio di plastica (nonostante esistano da tempo alternative).

Non bisogna poi dimenticare frutta e verdura preconfezionate in vaschette e sacchetti di plastica. A onor del vero, questi prodotti già stavano vivendo un periodo positivo: nel 2019 i consumatori avevano speso il 3,2% in più rispetto all’anno precedente per comprare confezioni di frutta e verdura già pronte. Praticità e rapidità erano i motivi che spingevano alla scelta di questi prodotti, a cui oggi, senza dubbio, si va ad aggiungere il maggior senso di sicurezza conferito dall’involucro di plastica per il consumatore e una semplificazione delle operazioni di preparazione delle spese online per il supermercato. Con buona pace del movimento plastic free e dell’ambiente.

fonte: www.ilfattoalimentare.it

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Food delivery, asporto e Covid-19, tutte le indicazioni di sicurezza degli esperti dell’Istituto superiore di sanità



Durante la quarantena molti ristoranti (e non solo) si sono buttati sulla consegna a domicilio, almeno nelle regioni che la permettevano. Poi dal 4 maggio, è tornato anche l’asporto. Attività che continueranno ad andare forte anche durante la fase 2, vuoi per il timore che alcuni hanno all’idea di tornare al ristorante, vuoi per la capienza dei locali ridotta dalle norme per la prevenzione del contagio.
Per questo, l’Istituto superiore di sanità ha incluso nel suo rapporto “Indicazioni ad interim su contenimento del contagio da SARS-CoV-2 e igiene degli alimenti nell’ambito della ristorazione e somministrazione di alimenti” anche le linee guida per le attività che fanno food delivery e asporto. Il documento è stato redatto dal gruppo di lavoro dell’Iss sulla Sanità pubblica veterinaria e la sicurezza alimentare COVID-19, con la collaborazione di altri esperti, tra cui Antonello Paparella, microbiologo alimentare dell’Università di Teramo.
Ecco le linee guida per il cibo da asporto:
1) Per prima cosa, i ristoratori devono definire un’area destinata al ritiro degli alimenti pronti alla consegna ai clienti. È importante ricordare che la zona per il ritiro del cibo da asporto deve essere separata dai locali per la preparazione degli alimenti.
Young woman preparing takeaway food inside restaurant during Coronavirus quarantine time - Girl inside kitchen working while cooking delivery food for online take away service - Focus on hamburger
I ristoratori devono predisporre un’area di ritiro del cibo da asporto separata da quella di preparazione degli alimenti
2) Al momento della consegna del cibo da asporto, i ristoratori devono mettere a disposizione dei clienti prodotti igienizzanti per le mani.
3) Il cibo preparato per l’asporto deve essere posto in contenitori idonei per il contatto gli alimenti (MOCA) ed essere conservato separatamente da altri prodotti. La consegna ai clienti deve avvenire rispettando la distanza di almeno un metro. Se ciò non è possibile, personale e clienti devono indossare la mascherina.
4) Gli esperti consigliano di riservare un piano di appoggio dedicato, dal quale il cliente preleverà i prodotti solo quando il personale si sarà allontanato.
5) Come nei ristoranti e nei supermercati, devono essere preferite modalità di pagamento che evitino lo scambio di denaro, soprattutto contactless.
Per quanto riguarda, invece, la consegna a domicilio, ecco le indicazioni degli esperti:
1) Anche in questo caso, i ristoratori devono definire un’area destinata al ritiro degli ordini al personale addetto alle consegne. Come nel caso dell’asporto, quest’area deve essere separata dai locali di preparazione del cibo.
Delivery man holding paper bag with food on white background, food delivery man in protective mask
La consegna a domicilio deve avvenire rispettando la distanza di almeno un metro tra fattorino e cliente
2) I ristoratori devono mettere a disposizione del personale addetto alle consegne a domicilio, come fattorini e rider, prodotti igienizzanti per le mani.
3) Il personale addetto alle consegne deve mantenere un alto livello di pulizia personale, indossando la mascherina sia durante il ritiro che la consegna, igienizzando le mani prima di indossare i guanti e cambiandoli a ogni consegna.
4) Gli alimenti pronti per la consegna devono essere posti in contenitori adatti al contatto con gli alimenti (MOCA) ed essere separati da altre merci. Borse e zaini termici usati per la consegna degli ordini devono essere puliti e disinfettati dopo ogni uso. 
5) Il ritiro del cibo e la consegna ai clienti deve avvenire rispettando la distanza di almeno un metro e senza entrare nell’abitazione del cliente.
6) Nella consegna a domicilio, deve essere posta particolare attenzione al rispetto delle corrette condizioni di conservazione (tempo e temperatura) degli alimenti da consegnare.
7) Come sempre, devono essere preferite modalità di pagamento che evitino lo scambio di denaro, soprattutto contactless. 
I consumatori dovrebbero preferire le ordinazioni online o telefoniche per evitare assembramenti nei locali
Infine, gli esperti dell’Istituto superiore di sanità hanno incluso anche alcune raccomandazioni per i clienti che scelgono l’asporto o il food delivery
1) I consumatori dovrebbero privilegiare le ordinazioni online o telefoniche, per evitare assembramenti all’esterno dei locali e per garantire che il ritiro dei prodotti ordinati avvenga a un orario concordato.
2) All’interno dei locali, i clienti sono obbligati a indossare la mascherina, mantenendo comunque la distanza di sicurezza di almeno un metro tra di essi e nei confronti del personale. 
3) Al momento del ritiro del cibo ordinato, i clienti potranno entrare presso l’esercizio quando l’area destinata alla consegna degli ordini non è già occupata da altre persone. I clienti dovrebbero restare all’interno dei locali solo per il tempo strettamente necessario al ritiro e al pagamento del cibo ordinato. Se si è scelta la formula dell’asporto, è vietato il consumo sul posto.
4) Nel caso della consegna a domicilio, al momento del ritiro dell’ordine bisogna indossare la mascherina e rispettare la distanza di almeno un metro dal fattorino. 
Per scaricare il documento completo con le indicazioni per ristoranti e bar, clicca qui.
fonte: www.ilfattoalimentare.it


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Zero Waste Italy lancia la campagna "No Guanti Abusa e Getta"


















In collaborazione con il Centro Ricerca Rifiuti Zero Capannori5R Zero Sprechi, referenti ed attivisti regionali,
chiediamo un approccio che metta la Salute al primo posto e non sia portatore di montagne di plastica

Da indicazioni dell'Istituto Superiore della Sanità,
i guanti sono:
 indispensabili per assistenza ospedaliera o dimiciliare ai malati
 necessari in alcuni contesti lavorativi ad esempio addetti alle pulizie, addetti alla ristorazione / commercio di alimenti.
Per gli avventori (esempio per i clienti dei supermercati) l'uso dei guanti è un inutile spreco e produzione di rifiuti
I supermercati sono tenuti alla messa a disposizione di dispenser con prodotti igienizzanti ed a controllare che i clienti ne facciano uso all'entrata.
Nessuna normativa obbliga o consiglia l'uso dei guanti in questa circostanza, anzi, è da escludere.
La migliore sicurezza passa per la corretta igiene delle mani che deve avvenire attraverso il lavaggio o l'utilizzo di gel igienizzanti
Diffondiamo la corretta informazione:
SI al lavaggio delle mani
No all'abuso di guanti usa e getta che finiscono a migliaia di tonnellate dispersi nell'ambiente o avviati negli inceneritori
Chiunque può farsi portavoce di questa campagna informando i negozianti e pubblici esercizi
📨Per maggiori info potete scrivere a : centrorifiutizero@gmail.com
segreteria@5rzerosprechi

fonte: Zero Waste Italy

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Pulvirus, inquinamento complice del Covid?















Mercoledì 13 maggio alle 11:00, su www.ricicla.tv e su Facebook @ricicla.tv si è tenuto un dibattito su un tema che in queste settimane ha richiamato molto l’attenzione dei media, e cioè quali connessioni ci possono essere fra la diffusione del Coronavirus e l’inquinamento atmosferico.


Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, è fra i promotori di due progetti di approfondimento scientifico sul tema: il primo, denominato Pulvirus (in collaborazione con ISS ed Enea) e il secondo, uno studio epidemiologico nazionale (in collaborazione con ISS).
Nel dibattito online su Ricicla.tv si è parlato in particolare dei Pulvirus, che ha come obiettivo di valutare le conseguenze del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra e le interazioni fra polveri sottili e virus.

fonte: www.snpambiente.it
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Indicazioni dell'ISS sulla gestione dei fanghi di depurazione




















L’Istituto superiore di sanità (ISS) ha pubblicato il rapporto "Indicazioni ad interim sulla gestione dei fanghi di depurazione per la prevenzione della diffusione del virus SARS-CoV-2", destinato ai gestori del servizio idrico integrato, inclusi gli operatori degli impianti di depurazione, e alle autorità ambientali e sanitarie che operano sul territorio nazionale.
Il documento descrive le modalità operative per la gestione dei fanghi di depurazione, fornendo precise raccomandazioni su recupero, smaltimento, trattamento o riutilizzo, nel rispetto della normativa di riferimento e limitatamente alle circostanze contingenti legate all’emergenza COVID-19.
Le linee di indirizzo condivise dall'ISS riportano, in sintesi, le seguenti raccomandazioni per:
  • compostaggio e digestione anaerobica: tempi e temperature di trattamento rendono irrilevante il rischio di trasmissione del Coronavirus;
  • incenerimento e disidratazione termica: condizioni e temperature di trattamento rendono irrilevante il rischio di trasmissione del virus;
  • smaltimento in discarica: particolare attenzione va dedicata alle fasi della raccolta dei fanghi presso gli impianti di depurazione e del successivo trasporto, da effettuare con mezzi meccanici idonei e nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti e per l’ambiente, evitando la formazione di aerosol e polveri e qualsiasi altro tipo di dispersione;
  • riutilizzo in agricoltura tramite spandimento o produzione di ammendanti e correttivi: bisogna assicurare il trattamento di stabilizzazione (con calce, acido solforico, ammoniaca, soda o relative combinazioni, digestione anaerobica o aerobica, disidratazione termica, idrolisi termica ecc.) e la coerenza con le buone pratiche agricole.
L'ISS evidenzia infine l’opportunità di potenziare i controlli su eventuali smaltimenti illeciti di acque reflue o fanghi non trattati in impianti di depurazione che, anche tramite la contaminazione di falde sotterranee o superficiali, potrebbero determinare un'esposizione umana a matrici potenzialmente infette dal virus.

fonte: http://www.arpat.toscana.it


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Rifiuti, ecco come (non) fare la raccolta differenziata in quarantena obbligatoria















L’emergenza coronavirus sta cambiando la quotidianità degli italiani in moltissimi aspetti, non ultimo la gestione dei rifiuti che ognuno di noi continua a produrre all’interno delle mura di casa: ad esempio chi è risultato positivo al virus Sars-Cov-2, come anche chi è in quarantena obbligatoria, in questa fase non deve fare la raccolta differenziata.

A spiegarlo è direttamente l’Istituto superiore di sanità (Iss), che illustra in una nota le nuove regole soprattutto per chi è in isolamento domiciliare poiché risultato positivo al coronavirus. «In quarantena obbligatoria, per esempio, i rifiuti non devono essere differenziati, vanno chiusi con due o tre sacchetti resistenti e gli animali domestici non devono accedere nel locale in cui sono presenti i sacchetti. Se invece non si è positivi la raccolta differenziata può continuare come sempre, usando però l’accortezza, se si è raffreddati, di smaltire i fazzoletti di carta nella raccolta indifferenziata».

Di seguito tutti i dettagli:

Se sei POSITIVO o in quarantena obbligatoria

▪ Non differenziare più i rifiuti di casa tua.

▪ Utilizza due o tre sacchetti possibilmente resistenti (uno dentro l’altro) all’interno del contenitore utilizzato per la raccolta indifferenziata, se possibile a pedale.

▪ Tutti i rifiuti (plastica, vetro, carta, umido, metallo e indifferenziata) vanno gettati nello stesso contenitore utilizzato per la raccolta indifferenziata.

▪ Anche i fazzoletti o i rotoli di carta, le mascherine, i guanti, e i teli monouso vanno gettati nello stesso contenitore per la raccolta indifferenziata.

▪ Indossando guanti monouso chiudi bene i sacchetti senza schiacciarli con le mani utilizzando dei lacci di chiusura o nastro adesivo.

▪ Una volta chiusi i sacchetti, i guanti usati vanno gettati nei nuovi sacchetti preparati per la raccolta indifferenziata (due o tre sacchetti possibilmente resistenti, uno dentro l’altro). Subito dopo lavati le mani.

▪ Fai smaltire i rifiuti ogni giorno come faresti con un sacchetto di indifferenziata.

▪ Gli animali da compagnia non devono accedere nel locale in cui sono presenti i sacchetti di rifiuti.

Se NON sei positivo al tampone e NON sei in quarantena

▪ Continua a fare la raccolta differenziata come hai fatto finora.

▪ Usa fazzoletti di carta se sei raffreddato e buttali nella raccolta indifferenziata.

▪ Se hai usato mascherine e guanti, gettali nella raccolta indifferenziata.

▪ Per i rifiuti indifferenziati utilizza due o tre sacchetti possibilmente resistenti (uno dentro l’altro) all’interno del contenitore che usi abitualmente.

▪ Chiudi bene il sacchetto.

▪ Smaltisci i rifiuti come faresti con un sacchetto di indifferenziata.

fonte: http://esper.it/

Emergenza Covid-19: documento SNPA su pulizia ambienti esterni e uso disinfettanti

Approvato dal Consiglio SNPA alla presenza del Ministro dell’Ambiente



















Il documento tiene conto delle indicazioni fornite dall’Istituto Superiore di Sanità sulla disinfezione delle strade e degli ambienti esterni in genere, confermando l’opportunità di procedere con la pulizia straordinaria delle strade per affrontare l’emergenza sanitaria con prodotti convenzionali. E ha rilevato l’esistenza di informazioni contrastanti circa l’uso di ipoclorito di sodio in maniera massiccia, la cui capacità di distruggere il virus è peraltro tutt’altro che accertata.
All’incontro del Sistema agenziale con il Ministro Costa è stato stabilito di condividere alcune indicazioni uniformi sul territorio nazionale per minimizzare i possibili impatti ambientali. Infatti, l’ipoclorito di sodio, sostanza corrosiva per la pelle e dannosa agli occhi, per la disinfezione delle strade è associabile a un aumento di sostanze pericolose nell’ambiente con conseguente possibile esposizione della popolazione e degli animali, e può nuocere alle acque superficiali e a quelle sotterranee.
fonte: http://www.arpat.toscana.it

Bombe sanitarie

Taranto, Terra dei Fuochi, Brescia, Livorno, Sicilia, Bussi e tanti altri. Il quinto rapporto Sentieri e quello dell'INAIL sulle malattie professionali nei siti di interesse nazionale documentano la mappa di un’Italia avvelenata e devastata in cui aumentano le malattie più gravi




Il 26 febbraio scorso moltissimi tarantini sono tornati in piazza, ad un anno di distanza dalla precedente analoga manifestazione, per chiedere la tutela della salute e una svolta vera e concreta sull’ex Ilva e l’inquinamento della città.

«Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino»: questo striscione sintetizza tutto il dramma e la voce di Taranto. Uno dei SIN (siti di interesse nazionale) più inquinati in Italia.

Quasi un anno fa è stato pubblicato il quinto rapporto Sentieri: inequivocabili le statistiche del dramma tarantino: «risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, per mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne», «l’inquinamento di origine industriale è risultato inoltre associato, nella coorte dei residenti, a un aumento del rischio di mortalità per tumori nel loro complesso e tumori della vescica, del pancreas, e leucemie», «nei sottogruppi di età infantile-giovanile, si evidenziano alcuni elementi di rilievo, quali gli eccessi in età pediatrica di tumori del sistema linfoemo-poietico totale e in particolare linfomi non Hodgkin e di sarcomi dei tessuti molli e altri extra ossei. In età giovanile si evidenzia un eccesso del 70% per l’incidenza dei tumori della tiroide al quale contribuisce soprattutto il genere femminile», «eccesso di incidenza per tutti i tumori maligni infantili pari a circa il 30%», «Neoplasie, malattie cardiache, respiratorie e digerenti tendono a concentrarsi nei quartieri prossimi al polo industriale», questi sono solo alcuni dei passaggi di un capitolo dedicato alla città. Il Rapporto INAIL 2019 relativo alle malattia professionali nei SIN, su Taranto viene rilevato che le percentuali maggiori sono negli uomini di malattie dell'orecchio interno, tumori maligni dell'apparato respiratorio e organi intratoracici, malattie della pleura, tumore maligno di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti ed eczemi e disturbi legati a stress e somatoformi.

Queste «bombe sanitarie» sono legate all’inquinamento, alla presenza di grandi industrie devastanti per l’ambiente e senza alcuno scrupolo nel distruggere la salute pubblica, ai traffici delle mafie con i rifiuti e a tanto altro. Il nostro viaggio non può che soffermarsi sulla «terra dei fuochi» campana, ma risalendo lo Stivale si trovano dati allarmanti e terribili anche nel cuore del nord.

Nel capitolo sul «Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano» si afferma che: «la mortalità generale e per tutte le principali cause è in eccesso in entrambi i generi, rispetto alla media regionale» ed evidenzia «un eccesso del tumore del fegato in entrambi i generi», «eccessi di mortalità in entrambi i generi per cirrosi» e per epatite virale, «eccessi del tumore della mammella nelle donne», «le analisi condotte in questo studio su sottogruppi di età evidenziano un eccesso di ricoverati per linfoma non Hodgkin in età pediatrica. Sono presenti eccessi in entrambi i generi della mortalità per le malattie respiratorie nel loro complesso», «il tumore della vescica è in eccesso come causa di decesso e di ricovero nei soli uomini», «il tumore dello stomaco, è in eccesso in entrambi i generi, nelle analisi della mortalità». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, malattie polmonari da agenti esterni, malattie dell'orecchio interno, tumore maligno dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di disturbi dell'apparato nervoso e delle malattie della pleura.

Il capitolo sull’«Area Litorale Vesuviano» inizia sottolineando che «la mortalità generale e quella per tutti i principali gruppi di cause risultano in eccesso, rispetto alla popolazione regionale, in entrambi i generi» ed è clamoroso che siano state riscontrate carenze delle certificazioni. «Si segnala un eccesso di decessi per tumori del sistema emolinfopoietico e in particolare di leucemia linfoide tra i giovani adulti. Seppur con maggior incertezza, si osservano eccessi anche per l’intera classe delle leucemie e dei linfomi, inclusi i sottogruppi del linfoma di Hodgkin e dei linfomi non Hodgkin». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie polmonari da agenti esterni, altre malattie della pleura, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e nelle donne delle malattie della pleura, delle malattie polmonari da agenti esterni e dei disturbi dei tessuti molli.

A Gela «il rischio complessivo per i tumori è in eccesso in entrambi i generi, negli uomini con stima incerta», incertezze e carenze che clamorosamente si ripetono ovunque a dimostrazione che sarebbe necessaria un’attenzione e mezzi molto più attrezzati sui più delicati e drammatici fronti sanitari italiani, «i casi totali di malformazioni congenite risultano superiori al numero di casi attesi definito su base regionale. Si osservano eccessi di malformazioni congenite della parete addominale, dei genitali, dell’apparato urinario e degli arti». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini frequenze maggiori di malattie dell'orecchio interno, malattie della pleura, malattie croniche delle basse vie respiratorie e delle malattie polmonari da agenti esterni.

A Milazzo «sono stati osservati eccessi di incidenza dei mesoteliomi tra gli uomini, e dei tumori del polmone e dell’ovaio tra le donne», «la mortalità per mesotelioma pleurico è risultata in eccesso tra gli uomini» e «si rileva un eccesso dell’incidenza del tumore del rene negli uomini e nelle donne (in queste ultime, su stima incerta) come l’eccesso dei ricoverati di genere maschile per malattie urinarie, della mortalità per malattie dell’apparato urinario e per insufficienza renale cronica in entrambi i generi. Un dato che si ritiene opportuno evidenziare sono gli eccessi dell’incidenza e dei ricoverati di entrambi i generi per tumori maligni della tiroide». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, dell'orecchio interno e polmonari da agenti esterni e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di malattie della pleura.

Nelle aree industriali di Porto Torres per la mortalità «eccessi per tutte le cause, tutti i tumori e le malattie respiratorie negli uomini e nelle donne» e nelle analisi dei ricoveri «eccessi per tutte le cause naturali e per le malattie dell’apparato respiratorio», il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze per gli uomini delle malattie dell'orecchio interno, dei disturbi dell'apparato nervoso, di dorsopatie e disturbi dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi, disturbi dell'apparato nervoso e dei tessuti molli. Nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese «la mortalità per le principali cause è in eccesso per le malattie dell’apparato respiratorio in uomini e donne» e «l’analisi dei ricoverati per le principali cause mostra un eccesso per le malattie dell’apparato urinario in entrambi i generi». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie.

Soffermandoci sul centro Italia, riportiamo solo alcuni dati della Valle del Sacco nel Lazio, Bussi in Abruzzo, Piombino e Livorno in Toscana.

Valle del Sacco: «tra gli uomini la mortalità generale è in eccesso. In entrambi i generi si segnala un eccesso per patologie dell’apparato cardiovascolare», «non sono disponibili dati di incidenza oncologica per tutte le età in quanto il sito non è coperto da un registro tumori», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali è in eccesso nel primo anno di vita, in linea con l’atteso in età pediatrica e pediatrico-adolescenziale, e in difetto tra i giovani adulti. Nel primo anno di vita l’eccesso di ricoverati riguarda anche le condizioni morbose di origine perinatale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie, malattie dell'orecchio interno, della pleura e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli mentre nelle donne di dorsopatie, disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso.

Bussi: «mortalità per malattie respiratorie, in eccesso nei soli uomini, e per le malattie dell’apparato digerente nelle sole donne», «sono risultati in eccesso in entrambi i generi i tumori maligni dello stomaco, anche se negli uomini la stima è incerta, e del colon retto nelle sole donne, anch’essa sulla base di una stima incerta», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali risulta in eccesso rispetto all’atteso in tutte le clas-si di età analizzate compreso il primo anno di vita, sottogruppo nel quale si osserva un eccesso anche per le condizioni morbose di origine perinatale», «si segnala un eccesso di ricoverati per linfomi non Hodgkin tra i giovani adulti, sebbene caratterizzato da incertezza nella stima», «tra le ospedalizzazioni si segnala, con stima incerta, l’eccesso del tumore della mammella fra gli uomini», «il linfoma non Hodgkin è risultato in eccesso come causa di de-cesso in entrambi i generi, anche se sulla base di stime incerte».

A Piombino «il numero complessivo di nati residenti nel periodo 2002-2015 è stato di 3.332; nello stesso periodo sono stati osservati 109 casi con malformazione congenita (MC), con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale. Sono risultate superiori all’atte-so le anomalie congenite del cuore, dei genitali e degli arti», «si segnala un numero di decessi per pneumoconiosi negli uo-mini di 5 volte superiore all’atteso regionale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie dell'orecchio interno, polmonari da agenti esterni e della pleura e di tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi e dei disturbi dell'apparato nervoso.

A Livorno «eccessi si osservano negli uomini e nelle donne per tutti i tumori, mentre la mortalità per le malattie del sistema circolatorio e dell’apparato digerente ri-sulta in eccesso nelle sole donne», «si osserva un eccesso di mortalità per il tumore del polmone e per il mesotelioma pleurico in entrambi i generi» e «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali e per tutti i tumori maligni è in eccesso in entrambi i generi; un eccesso di ricoverati si osserva per le malattie dell’apparato digerente nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e di malattie della pleura e nelle donne di malattie dell'apparato nervoso. Da Livorno è nato il progetto di un coordinamento dei comitati attivi nei SIN italiani - le Magliette Bianche - che chiedono con forza la bonifica e il risanamento dei territori e una svolta nelle politiche ambientali e industriali italiane.

Nel profondo nord non rimane fuori da questa Spoon River sanitaria neanche la regione più piccola d’Italia, la Valle d’Aosta, con Emarese dove si segnalano miniere, amianto e discariche. «La mortalità generale, anche se con stime incerte, mostra una tendenza all’aumento».

In Piemonte è d’obbligo citare Casale Monferrato, legata alla presenza di Eternit e ad una battaglia giudiziaria, dove «la mortalità generale, quella per tutti i tumori e quella per le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso in entrambi i generi» e per l’ospedalizzazione «si osservano eccessi per tutte le cause, per tutti i tumori e per le malattie dell’apparato digerente e un difetto per le malattie dell’apparato urinario. Le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, di malattie polmonari da agenti esterni, dorsopatie, malattie dell'orecchio interno e altri disturbi dei tessuti molli mentre nelle donne di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli.

Tanti sono gli altri ma quest’articolo non si può che chiudere con Brescia, nel cuore della Pianura Padana, dove da decenni si staglia l’ex Caffaro. Tre anni la commissione parlamentare ecomafie scrisse che «l’inquinamento si propaga da anni e si sta espandendo sempre di più verso i siti esterni dello stabilimento, interessando ad oggi anche aree esterne alla perimetrazione del SIN Brescia – Caffaro» e «l’acqua della falda acquifera emunta dallo stabilimento non è adeguatamente decontaminata e lo scarico di tali acque sta, a sua volta, contaminando sia le acque, sia i sedimenti delle rogge acquifere circostanti». Il rapporto Sentieri riporta, tra le altre statistiche, che «nel primo anno di vita si osserva un aumento della mortalità per le condizioni morbose di origine perinatale; tra gli adolescenti si rileva un aumento di decessi per tutti i tumori rispetto all’atteso», «un eccesso di tumori del sistema linfoemopoietico in età adolescenziale nel genere femminile» e «un eccesso di tumori delle cellule germinali e trofoblastici e gonadici in età giovanile, caratterizzato però da un grado di incertezza che ne limita l’interpretazione». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di dorsopatie, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, delle malattie croniche delle basse vie respiratorie e nelle donne di dorsopatie.

Nella parte iniziale il quinto rapporto Sentieri cita i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento atmosferico, sempre sottovalutato e il cui contrasto viene sempre sacrificato alle ragioni del PIL, della crescita economica e degli interessi delle lobby industriali. Secondo le stime dell’organismo internazionale l’inquinamento atmosferico causa «nel mondo circa 3,7 milioni di decessi all’anno, 800.000 solo in Europa; esso è responsabile di 6,3 milioni di anni di vita persi e del 3% della mortalità cardio-respiratoria». Nelle pagine successive leggiamo che «negli ultimi cinquant’anni, nei Paesi industrializzati serviti da registri tumori, si è assistito a un incremento dell’incidenza dei tumori maligni della mammella femminile, prostata, testicolo, ovaio e tiroide. Anche se molteplici fattori possono avere contribuito a questa tendenza, la rapidità con cui è avvenuto l’incremento non può essere spiegata solo in termini di genetica, miglioramento delle tecniche diagnostiche e cambiamenti degli stili di vita. Attualmente, si sta rafforzando l’ipotesi che l’incremento di queste neoplasie possa essere parzialmente correlato all’esposizione a inquinanti ambientali, alcuni dei quali con proprietà di interferenza endocrina».

Ognuna di queste statistiche è frutto di storie, vicende, lotte, giustizia mai arrivata, drammi di popolazioni che da troppi decenni subiscono l’avvelenamento e la devastazione ambientale. E’ un dramma che quotidianamente si sta consumando accanto a noi, nella totale indifferenza. In queste settimane l’Italia ha scoperto gli effetti nefasti dei tagli alla sanità (ma anche della corruzione e del clientelismo imperanti), l’importanza della salute e che anche nel 2020 le malattie uccidono.

fonte: https://www.wordnews.it

Istituto superiore di sanità, l’Italia tra i Paesi più rischio di fronte alla crisi climatica

Brusaferro: «L’Italia, attraverso il Ssn, sta già affrontando le nuove domande di salute conseguenti agli effetti del climate change. Stiamo lavorando perché tutto questo non ci trovi impreparati»



















L’Italia ha appena attraversato il decennio più caldo della sua storia, il che non comporta “solo” il progressivo scioglimento dei nostri ghiacciai o minacce alla sopravvivenza di specie animali e vegetali: la crisi climatica in corso è ormai un rischio per la salute pubblica, e sotto questo profilo l’Istituto superiore di sanità (Iss) – ovvero l’organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale – inserisce l’Italia «tra i Paesi più a rischio», ma anche tra quelli con le potenzialità per divenire un «laboratorio ideale per la cura del pianeta». Eppure la distanza tra rischio effettivo e percepito su questo tema è ancora larghissima.
Un’importante occasione di approfondimento nel merito è arrivata ieri con una tavola rotonda dedicata al rapporto The Lancet Countdow on Health and Climate Change pubblicata su The Lancet, frutto della collaborazione tra 120 esperti di 35 istituzioni di tutto il mondo. Dal report Lancet il nostro Paese emerge come primo in Europa e undicesimo nel mondo per mortalità da polveri sottili (con 45.600 morti premature a causa del Pm2,5 nel solo 2016), ma – sottolinea l’Iss – è anche un laboratorio straordinario, grazie alla sua posizione geografica e all’estrema eterogeneità meteo-climatica, per poter studiare e mettere a punto strategie e azioni capaci di mitigare e contrastare i cambiamenti climatici.
Per dare una misura dei rischi che stiamo correndo, l’Iss ricorda ad esempio che secondo i dati del Climate risk index di Germanwatch, negli ultimi due decenni (dal 1999 al 2018) l’Italia ha registrato 19.947 morti riconducibili agli eventi meteorologici estremi, che nello stesso arco di tempo hanno causato perdite economiche quantificate in 32,92 miliardi di dollari; nel solo 2018 gli eventi estremi hanno provocato in Italia 51 decessi e 4,18 miliardi di dollari di perdite.
«La salute umana e la salute del pianeta sono strettamente connesse – sottolinea Paolo Vineis, docente di Epidemiologia ambientale dell’Imperial College of London – Vanno perciò incentivati gli interventi in settori come i trasporti, la produzione di energia pulita o l’alimentazione, che migliorano la salute dei cittadini e che contribuiscono di pari passo in modo sostanziale alla mitigazione del cambiamento climatico».
In tutto il Sud Europa, Italia inclusa, i cambiamenti climatici stanno causando un aumento degli eventi meteorologici estremi: ondate di calore, piogge intense, allagamenti costieri, siccità e rischio incendi, insieme ad una espansione di nuove specie di vettori di malattia.
«Stiamo lavorando, tuttavia, perché tutto questo non ci trovi impreparati – spiega Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss – L’Italia, attraverso il Ssn, sta già affrontando le nuove domande di salute conseguenti agli effetti del climate change, come ad esempio con il piano di prevenzione sul caldo, con la formazione del personale e con una informazione che renda il cittadino consapevole ed attento nell’affrontare le nuove sfide. In questo contesto l’Iss fa la sua parte, mettendo a servizio della collettività le sue competenze nel ricercare le evidenze scientifiche, nel monitorare i fenomeni, nel suggerire approcci sicuri e idonei a contrastare i numerosi rischi per la salute connessi ai cambiamenti climatici (dalle malattie infettive a quelle mentali, dalle conseguenze dell’inquinamento atmosferico e non alla sicurezza alimentare etc.) e, non ultimo, nel cercare di incrementare le capacità di adattamento. Insieme, riscrivere il profilo italiano di Lancet Countdown è possibile. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».
fonte: www.greenreport.it