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Dal riciclo all’inclusione. La sfida vinta di K-pax

Grazie al progetto “Ri-vestiamoci” la cooperativa bresciana ha coinvolto 25 comuni della Valle Camonica per organizzare e potenziare la raccolta differenziata di abiti usati. Negli ultimi otto anni sono stati attivati 25 tirocini e borse lavoro e due case rifugio

Unsplash

Venticinque Comuni coinvolti sul territorio della Media e Bassa Valle Camonica (in provincia di Brescia), altrettanti tirocini attivati tra i giovani rifugiati e richiedenti asilo, un incremento della percentuale di raccolta differenziata di vestiti, scarpe e borse dismessi sul territorio grazie alle iniziative di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e al posizionamento di centri di raccolta abiti (cassonetti ad hoc) dislocati sul territorio. Sono questi alcuni numeri del progetto “Ri-Vestiamoci” promosso dal giugno 2013 dalla cooperativa sociale K-pax.

“Abbiamo acquistato i cassonetti per la raccolta differenziata degli abiti usati, li puliamo e ne garantiamo la manutenzione periodica. A occuparsi del ritiro degli abiti dal cassonetto è poi una società specializzata, ma la cooperativa ottiene un utile da questa attività. Che noi ci siamo impegnati a investire sul territorio”, spiega Agostino Mastaglia, operatore di K-pax e responsabile del progetto.

“Ri-vestiamoci” è stato ideato e promosso dall’Unione dei Comuni antichi borghi e K-pax in collaborazione con Valle Camonica Servizi. L’obiettivo è quello di organizzare e mantenere un servizio di raccolta di vestiti vecchi, usati e rovinati, scarpe e borse dismesse. Inoltre, attraverso una campagna di sensibilizzazione e formazione sul territorio, K-pax ha lavorato per incrementare i volumi della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, indirizzando gli abiti vecchi verso i cassonetti dedicati alla raccolta per diminuire i costi di smaltimento. L’idea è quella di innescare, con il materiale così recuperato, un circolo virtuoso le cui basi costitutive sono il riuso e il riciclo, in chiave ecologica.


La gestione degli abiti “a fine vita” rappresenta infatti un problema particolarmente pressante per le amministrazioni locali. Secondo le stime del Parlamento europeo, dal 1996 a oggi la quantità di indumenti acquistati nella Ue per persona è aumentata del 40% a seguito del calo dei prezzi e della diffusione della fast fashion. Oggi, i cittadini del Vecchio Continente consumano ogni anno quasi 26 chilogrammi di prodotti tessili e ne smaltiscono circa 11. E nell’87% dei casi i vestiti di cui decidiamo di liberarci vengono inceneriti o portati in discarica. Per questo motivo, la direttiva rifiuti approvata dal Parlamento europeo nel 2018 prevede l’obbligo per i Paesi della Ue a provvedere alla raccolta differenziata dei tessili a partire dal 1° gennaio 2025.

Altro obiettivo del progetto, oltre a quello più propriamente ecologico, è quello di finanziare attraverso le entrate derivanti dalla gestione del riciclo degli abiti l’inserimento lavorativo di persone socialmente svantaggiate e nuovi progetti di housing sociale sul territorio. A otto anni dall’avvio del progetto l’esito è positivo: le risorse generate da “Ri-vestiamoci”, infatti, hanno permesso di finanziare 25 borse lavoro e tirocini per donne in difficoltà, a carico dell’azienda territoriale per i servizi alla persona della Valle Camonica; l’attivazione di due case rifugio, sotto forma di appartamenti protetti e servizi a disposizione della Rete territoriale antiviolenza della Valle Camonica. Ultimo, ma non meno importante, l’apertura de “La Soffitta del Re” nel comune di Breno, un laboratorio di smistamento e vendita di abiti usati che -oltre a creare lavoro- va a rafforzare l’impegno della cooperativa 

“K-pax è nata nel 2008 per iniziativa di un gruppo di operatori e ospiti di strutture di prima e seconda accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo -spiega Agostino Mastaglia -. Nel corso degli anni, siamo arrivati ad accogliere, tra progetti Sprar (oggi Sai, ndr) e centri di accoglienza straordinaria gestiti dalla prefettura, più di cento persone tra la Valle Camonica e il Comune di Brescia”. Oggi la cooperativa ha rinunciato alla gestione dei Cas per concentrarsi su altri progetti. Come la gestione dell’hotel “Giardino” di Breno, rilevato nel 2013, con l’obiettivo di creare nuovi posti di lavoro per i richiedenti asilo e i rifugiati accolti dalla cooperativa. Oggi la struttura dà lavoro a tre persone e, nonostante le difficoltà legate all’emergenza Covid-19, continua le sue attività: “Abbiamo tenuto duro e stiamo ripartendo -sintetizza Mastaglia- Il Covid-19 ha avuto un grosso impatto, soprattutto per quanto riguarda l’inserimento lavorativo. E senza lavoro costruire percorsi di autonomia per i rifugiati è impensabile. Fortunatamente, in questo momento le aziende stanno riprendendo le loro attività e anche le richieste per assumere i nostri ragazzi sono riprese”.

fonte: altreconomia.it


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In Via Milano 59 rigenerazione urbana e socialità curano il degrado

Spese solidali, cortili aperti, laboratori e workshop, tutela dei diritti, cultura, socialità. In un quartiere periferico e multietnico di Brescia c'è un'associazione di cittadini che, dal basso, sta ricostruendo il tessuto sociale di una zona non facile, sanando anche le ulteriori ferite aperte dalla pandemia. Facciamo un giro in Via Milano 59 per conoscerla meglio.




Ascolto e partecipazione: due attività che l’associazione Via Milano 59 di Brescia ha fatto proprie fin dal momento della sua costituzione. A maggio del 2020 nasce per rispondere ad esigenze concrete – scaturite dalla pandemia – del quartiere in cui ha sede, il Quartiere Milano appunto. Questo rappresenta una delle aree più critiche e complesse della città. La multietnicità che lo anima convive con situazioni, talvolta estreme, di tensione sociale o abbandono degli spazi urbani a loro stessi, che spesso intimoriscono il resto della cittadinanza.

Prendersi cura di questo quartiere è l’obiettivo dell’associazione, che in un solo anno è cresciuta da 9 a 118 soci. Residenti e non hanno preso parte a questo progetto e da allora l’impegno volontario e la partecipazione hanno permesso di creare numerosi attività e servizi che stanno trasformando il quartiere da luogo di degrado a spazio di accoglienza e convivialità.

L’associazione ha fondato la sua operatività sul concetto di partecipazione attiva per dare risposte concrete alle necessità del quartiere. Nei primi mesi della sua attività ha così organizzato assemblee pubbliche per individuare le tematiche più sensibili e urgenti da affrontare. Da questi incontri sono emerse quattro tematiche diventate poi oggetto di quattro tavoli di lavoro, sempre condivisi e partecipati, dove da allora insieme si discute e decide. Mutualismo e solidarietà, parchi e cortili, salute e sanità, animazione e educazione sono i quattro ambiti nei quali si muove l’associazione e il quartiere.

Il primo grande tema affrontato è il diritto alla salute talvolta negato alle famiglie. La ricerca attivata ha permesso di giungere alla soluzione del problema: il Difensore Civico, una figura che è stata promossa e spiegata nel quartiere tramite la divulgazione di volantini in doppia lingua che permettono a tutti di comprendere e attivarsi.

Bambini e adolescenti sono l’altro tema che interessa il quartiere. Dal tavolo su animazione ed educazione è emersa la necessità di creare attività per i giovanissimi, che dopo mesi di chiusura in situazioni spesso disagevoli, avevano estrema necessità di fare attività all’aperto. Così maestre e docenti in pensione o ancora nella scuola, nell’estate 2020 hanno programmato un palinsesto di attività gratuite che hanno coinvolto più di cento bambini e adolescenti. Quest’anno per organizzare il nuovo calendario l’associazione ha coinvolto direttamente i ragazzi della scuola media del quartiere chiedendo a loro quali attività realizzare.




Il mutualismo e la solidarietà hanno dato luogo, durante il lockdown, a una dispensa alimentare (per 90 nuclei familiari) che agisce diversamente dal classico mutualismo caritatevole. Alle famiglie che accedono viene chiesto infatti di partecipare alle attività dell’associazione prestando aiuto alle persone in difficoltà o contribuendo al servizio della dispensa stessa, partecipando in base alle possibilità. La dispensa si trasforma così in uno strumento di coinvolgimento per quelle persone che ne usufruiscono, spesso poco partecipi alle iniziative.

La dispensa sociale ha dato poi origine al progetto “Negozi Solidali”, per vendere altro oltre ai viveri. Sono stati coinvolti 23 negozi tramite un sistema di buoni spesa che, pagati da altri residenti, possono essere utilizzati dalle famiglie in difficoltà assicurando loro beni che, seppur non di prima necessità, aiutano a migliorare la qualità della vita.

Il quartiere è uno spazio ricco di aree non utilizzate spesso diventate sedi di spaccio e malavita. Il tavolo spazi e parchi affronta questo problema cercando di rivitalizzare quegli spazi pubblici che potenzialmente potrebbero trasformarsi in aree gioco e di socialità. La prima idea nata dal tavolo di lavoro è la riapertura dei cortili del quartiere, spazi di condivisione fino agli anni ’70 e divenuti oggi parcheggi e zone di transito.



Così, nell’estate del 2020, ha preso il via il progetto il “Treno dei Desideri”, spettacolo teatrale itinerante che vede come protagonista un treno “viaggiatore” che sosta nei cortili dei palazzi offrendo ai residenti divertimento e, per molti, un’esperienza unica. Le persone del quartiere si spostano per seguire il Treno, e così facendo si incontrano, si conoscono e creano legami. Oggi l’impegno del tavolo è riportare in vita un’area verde abbandonata per offrire al quartiere uno spazio verde – rinominato “Parco del Sole Autogestito” – dove giocare e, come sempre, incontrarsi.

Questi sono i primi dodici mesi di vita di Associazione Via Milano 59, una realtà esplosiva che considera la cultura e la socialità come “cure” in grado di migliorare la vita delle persone. Stare insieme per stare bene, star bene stando insieme, questo il filo rosso che muove con successo l’associazione.

fonte: www.italiachecambia.org


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Il Villaggio degli Orti: un esempio di sostenibilità ambientale, economica e sociale


 







Il Villaggio degli Orti di San Zeno è una bellissima realtà, ubicata a pochi minuti dal centro di Brescia. Si tratta di un’area di oltre 120 orti recintati, nati con l’obiettivo di salvaguardare, attraverso la coltivazione, il territorio comunale. Ma anche di tutelare la biodiversità agricola, la riduzione della produzione di rifiuti, invitando i cittadini a lavorare la terra e a far fronte, nel proprio piccolo, ai problemi ambientali legati al nostro pianeta. Oltre alla sostenibilità ambientale, c’è anche il tema legato al sociale. Sì, perché gli orti promuovono la condivisione, la creazione di “comunità”. Ci si incontra, si condividono esperienze, si sta insieme imparando cose nuove, come lavorare la terra ma anche cucinare. Il Villaggio è, infatti, dotato di una cucina interna dove si potranno organizzare lezioni di arte culinaria.
Importantissimo è inoltre il tema economico: un orto come quelli proposti dal Villaggio, di circa 40 mq ciascuno, è in grado di produrre verdura sufficiente al fabbisogno di un piccolo nucleo familiare.
Senza dimenticare poi i vantaggi per la salute: coltivare è un’occasione per fare attività fisica all’aria aperta e inevitabilmente fa aumentare il consumo di quantità di frutta e verdura mangiato. Dunque, ha una rilevanza anche a livello nutrizionale. Gli esperti, infatti, raccomandano il consumo di ortaggi e frutta fresca e, soprattutto, di stagione, per l’apporto di tutte le sostanze benefiche per la salute. Non solo lo stato di freschezza, ma anche i metodi di conservazione ed eventuali contaminazioni incidono sulla qualità e sull’apporto degli antiossidanti da parte di questi alimenti. E l’attività di coltivazione è anche estremamente rilassante ed appagante. Di questi tempi, soprattutto, diremmo quasi essenziale al proprio benessere mentale e fisico.
Con 300 euro all’anno è possibile affittare un orto di circa 40 mq. aggiungendo poi una piccola cifra, è possibile anche averlo con cassetta degli attrezzi, servizio indispensabile a chi si dedica per la prima volta a questa attività.
Per informazioni: www.villaggiodegliorti.it.

fonte: www.greencity.it


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Non ci sono più valvole per la rianimazione a Brescia: questo ingegnere le stampa in 3D!

















All’ospedale mancano le valvole per un dispositivo di rianimazione e il fornitore non può darle rapidamente, ma arriva la stampa 3D ad aiutare e a salvare vite umane. Succede a Chiari, nella provincia di Brescia, il cui nosocomio, in piena emergenza coronavirus, era quasi rimasto senza le valvole per un macchinario utile a chi si trova in terapia intensiva.
A raccontare questa storia a lieto fine è Massimo Temporelli, giornalista e imprenditore esperto in innovazione, scienza e tecnologia. Come dice in un post sui social, a lui si era rivolta Nunzia Vallini, direttrice del Giornale di Brescia, col quale Temporelli collabora per la divulgazione nelle scuole della cultura Industry 4.0 (tra cui la stampa 3d).
La Vallini lo aveva informato di un’urgenza. “in un ospedale di Brescia le valvole per uno strumento di rianimazione stavano finendo e il fornitore non poteva fornirgliele in tempi brevi. Sarebbe stato un danno incredibile, alcune persone forse avrebbero perso la vita. E dunque, mi chiedeva: è possibile stampare 3d questa valvola?”.
In un attimo, un giro di idee e telefonate e il miracolo è avvenuto: l’ingegnere Cristian Fracassi, con la sua azienda e il suo team, ha portato una stampante 3D direttamente in ospedale e in poche ore ha ridisegnato e poi prodotto il pezzo mancante.

Secondo gli ultimi aggiornamenti il sistema funziona e ad oggi 10 pazienti sono accompagnati nella respirazione da una macchina con la valvola stampata 3D.

fonte: https://www.greenme.it

Bombe sanitarie

Taranto, Terra dei Fuochi, Brescia, Livorno, Sicilia, Bussi e tanti altri. Il quinto rapporto Sentieri e quello dell'INAIL sulle malattie professionali nei siti di interesse nazionale documentano la mappa di un’Italia avvelenata e devastata in cui aumentano le malattie più gravi




Il 26 febbraio scorso moltissimi tarantini sono tornati in piazza, ad un anno di distanza dalla precedente analoga manifestazione, per chiedere la tutela della salute e una svolta vera e concreta sull’ex Ilva e l’inquinamento della città.

«Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino»: questo striscione sintetizza tutto il dramma e la voce di Taranto. Uno dei SIN (siti di interesse nazionale) più inquinati in Italia.

Quasi un anno fa è stato pubblicato il quinto rapporto Sentieri: inequivocabili le statistiche del dramma tarantino: «risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, per mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne», «l’inquinamento di origine industriale è risultato inoltre associato, nella coorte dei residenti, a un aumento del rischio di mortalità per tumori nel loro complesso e tumori della vescica, del pancreas, e leucemie», «nei sottogruppi di età infantile-giovanile, si evidenziano alcuni elementi di rilievo, quali gli eccessi in età pediatrica di tumori del sistema linfoemo-poietico totale e in particolare linfomi non Hodgkin e di sarcomi dei tessuti molli e altri extra ossei. In età giovanile si evidenzia un eccesso del 70% per l’incidenza dei tumori della tiroide al quale contribuisce soprattutto il genere femminile», «eccesso di incidenza per tutti i tumori maligni infantili pari a circa il 30%», «Neoplasie, malattie cardiache, respiratorie e digerenti tendono a concentrarsi nei quartieri prossimi al polo industriale», questi sono solo alcuni dei passaggi di un capitolo dedicato alla città. Il Rapporto INAIL 2019 relativo alle malattia professionali nei SIN, su Taranto viene rilevato che le percentuali maggiori sono negli uomini di malattie dell'orecchio interno, tumori maligni dell'apparato respiratorio e organi intratoracici, malattie della pleura, tumore maligno di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti ed eczemi e disturbi legati a stress e somatoformi.

Queste «bombe sanitarie» sono legate all’inquinamento, alla presenza di grandi industrie devastanti per l’ambiente e senza alcuno scrupolo nel distruggere la salute pubblica, ai traffici delle mafie con i rifiuti e a tanto altro. Il nostro viaggio non può che soffermarsi sulla «terra dei fuochi» campana, ma risalendo lo Stivale si trovano dati allarmanti e terribili anche nel cuore del nord.

Nel capitolo sul «Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano» si afferma che: «la mortalità generale e per tutte le principali cause è in eccesso in entrambi i generi, rispetto alla media regionale» ed evidenzia «un eccesso del tumore del fegato in entrambi i generi», «eccessi di mortalità in entrambi i generi per cirrosi» e per epatite virale, «eccessi del tumore della mammella nelle donne», «le analisi condotte in questo studio su sottogruppi di età evidenziano un eccesso di ricoverati per linfoma non Hodgkin in età pediatrica. Sono presenti eccessi in entrambi i generi della mortalità per le malattie respiratorie nel loro complesso», «il tumore della vescica è in eccesso come causa di decesso e di ricovero nei soli uomini», «il tumore dello stomaco, è in eccesso in entrambi i generi, nelle analisi della mortalità». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, malattie polmonari da agenti esterni, malattie dell'orecchio interno, tumore maligno dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di disturbi dell'apparato nervoso e delle malattie della pleura.

Il capitolo sull’«Area Litorale Vesuviano» inizia sottolineando che «la mortalità generale e quella per tutti i principali gruppi di cause risultano in eccesso, rispetto alla popolazione regionale, in entrambi i generi» ed è clamoroso che siano state riscontrate carenze delle certificazioni. «Si segnala un eccesso di decessi per tumori del sistema emolinfopoietico e in particolare di leucemia linfoide tra i giovani adulti. Seppur con maggior incertezza, si osservano eccessi anche per l’intera classe delle leucemie e dei linfomi, inclusi i sottogruppi del linfoma di Hodgkin e dei linfomi non Hodgkin». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie polmonari da agenti esterni, altre malattie della pleura, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e nelle donne delle malattie della pleura, delle malattie polmonari da agenti esterni e dei disturbi dei tessuti molli.

A Gela «il rischio complessivo per i tumori è in eccesso in entrambi i generi, negli uomini con stima incerta», incertezze e carenze che clamorosamente si ripetono ovunque a dimostrazione che sarebbe necessaria un’attenzione e mezzi molto più attrezzati sui più delicati e drammatici fronti sanitari italiani, «i casi totali di malformazioni congenite risultano superiori al numero di casi attesi definito su base regionale. Si osservano eccessi di malformazioni congenite della parete addominale, dei genitali, dell’apparato urinario e degli arti». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini frequenze maggiori di malattie dell'orecchio interno, malattie della pleura, malattie croniche delle basse vie respiratorie e delle malattie polmonari da agenti esterni.

A Milazzo «sono stati osservati eccessi di incidenza dei mesoteliomi tra gli uomini, e dei tumori del polmone e dell’ovaio tra le donne», «la mortalità per mesotelioma pleurico è risultata in eccesso tra gli uomini» e «si rileva un eccesso dell’incidenza del tumore del rene negli uomini e nelle donne (in queste ultime, su stima incerta) come l’eccesso dei ricoverati di genere maschile per malattie urinarie, della mortalità per malattie dell’apparato urinario e per insufficienza renale cronica in entrambi i generi. Un dato che si ritiene opportuno evidenziare sono gli eccessi dell’incidenza e dei ricoverati di entrambi i generi per tumori maligni della tiroide». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, dell'orecchio interno e polmonari da agenti esterni e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di malattie della pleura.

Nelle aree industriali di Porto Torres per la mortalità «eccessi per tutte le cause, tutti i tumori e le malattie respiratorie negli uomini e nelle donne» e nelle analisi dei ricoveri «eccessi per tutte le cause naturali e per le malattie dell’apparato respiratorio», il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze per gli uomini delle malattie dell'orecchio interno, dei disturbi dell'apparato nervoso, di dorsopatie e disturbi dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi, disturbi dell'apparato nervoso e dei tessuti molli. Nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese «la mortalità per le principali cause è in eccesso per le malattie dell’apparato respiratorio in uomini e donne» e «l’analisi dei ricoverati per le principali cause mostra un eccesso per le malattie dell’apparato urinario in entrambi i generi». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie.

Soffermandoci sul centro Italia, riportiamo solo alcuni dati della Valle del Sacco nel Lazio, Bussi in Abruzzo, Piombino e Livorno in Toscana.

Valle del Sacco: «tra gli uomini la mortalità generale è in eccesso. In entrambi i generi si segnala un eccesso per patologie dell’apparato cardiovascolare», «non sono disponibili dati di incidenza oncologica per tutte le età in quanto il sito non è coperto da un registro tumori», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali è in eccesso nel primo anno di vita, in linea con l’atteso in età pediatrica e pediatrico-adolescenziale, e in difetto tra i giovani adulti. Nel primo anno di vita l’eccesso di ricoverati riguarda anche le condizioni morbose di origine perinatale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie, malattie dell'orecchio interno, della pleura e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli mentre nelle donne di dorsopatie, disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso.

Bussi: «mortalità per malattie respiratorie, in eccesso nei soli uomini, e per le malattie dell’apparato digerente nelle sole donne», «sono risultati in eccesso in entrambi i generi i tumori maligni dello stomaco, anche se negli uomini la stima è incerta, e del colon retto nelle sole donne, anch’essa sulla base di una stima incerta», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali risulta in eccesso rispetto all’atteso in tutte le clas-si di età analizzate compreso il primo anno di vita, sottogruppo nel quale si osserva un eccesso anche per le condizioni morbose di origine perinatale», «si segnala un eccesso di ricoverati per linfomi non Hodgkin tra i giovani adulti, sebbene caratterizzato da incertezza nella stima», «tra le ospedalizzazioni si segnala, con stima incerta, l’eccesso del tumore della mammella fra gli uomini», «il linfoma non Hodgkin è risultato in eccesso come causa di de-cesso in entrambi i generi, anche se sulla base di stime incerte».

A Piombino «il numero complessivo di nati residenti nel periodo 2002-2015 è stato di 3.332; nello stesso periodo sono stati osservati 109 casi con malformazione congenita (MC), con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale. Sono risultate superiori all’atte-so le anomalie congenite del cuore, dei genitali e degli arti», «si segnala un numero di decessi per pneumoconiosi negli uo-mini di 5 volte superiore all’atteso regionale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie dell'orecchio interno, polmonari da agenti esterni e della pleura e di tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi e dei disturbi dell'apparato nervoso.

A Livorno «eccessi si osservano negli uomini e nelle donne per tutti i tumori, mentre la mortalità per le malattie del sistema circolatorio e dell’apparato digerente ri-sulta in eccesso nelle sole donne», «si osserva un eccesso di mortalità per il tumore del polmone e per il mesotelioma pleurico in entrambi i generi» e «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali e per tutti i tumori maligni è in eccesso in entrambi i generi; un eccesso di ricoverati si osserva per le malattie dell’apparato digerente nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e di malattie della pleura e nelle donne di malattie dell'apparato nervoso. Da Livorno è nato il progetto di un coordinamento dei comitati attivi nei SIN italiani - le Magliette Bianche - che chiedono con forza la bonifica e il risanamento dei territori e una svolta nelle politiche ambientali e industriali italiane.

Nel profondo nord non rimane fuori da questa Spoon River sanitaria neanche la regione più piccola d’Italia, la Valle d’Aosta, con Emarese dove si segnalano miniere, amianto e discariche. «La mortalità generale, anche se con stime incerte, mostra una tendenza all’aumento».

In Piemonte è d’obbligo citare Casale Monferrato, legata alla presenza di Eternit e ad una battaglia giudiziaria, dove «la mortalità generale, quella per tutti i tumori e quella per le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso in entrambi i generi» e per l’ospedalizzazione «si osservano eccessi per tutte le cause, per tutti i tumori e per le malattie dell’apparato digerente e un difetto per le malattie dell’apparato urinario. Le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, di malattie polmonari da agenti esterni, dorsopatie, malattie dell'orecchio interno e altri disturbi dei tessuti molli mentre nelle donne di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli.

Tanti sono gli altri ma quest’articolo non si può che chiudere con Brescia, nel cuore della Pianura Padana, dove da decenni si staglia l’ex Caffaro. Tre anni la commissione parlamentare ecomafie scrisse che «l’inquinamento si propaga da anni e si sta espandendo sempre di più verso i siti esterni dello stabilimento, interessando ad oggi anche aree esterne alla perimetrazione del SIN Brescia – Caffaro» e «l’acqua della falda acquifera emunta dallo stabilimento non è adeguatamente decontaminata e lo scarico di tali acque sta, a sua volta, contaminando sia le acque, sia i sedimenti delle rogge acquifere circostanti». Il rapporto Sentieri riporta, tra le altre statistiche, che «nel primo anno di vita si osserva un aumento della mortalità per le condizioni morbose di origine perinatale; tra gli adolescenti si rileva un aumento di decessi per tutti i tumori rispetto all’atteso», «un eccesso di tumori del sistema linfoemopoietico in età adolescenziale nel genere femminile» e «un eccesso di tumori delle cellule germinali e trofoblastici e gonadici in età giovanile, caratterizzato però da un grado di incertezza che ne limita l’interpretazione». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di dorsopatie, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, delle malattie croniche delle basse vie respiratorie e nelle donne di dorsopatie.

Nella parte iniziale il quinto rapporto Sentieri cita i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento atmosferico, sempre sottovalutato e il cui contrasto viene sempre sacrificato alle ragioni del PIL, della crescita economica e degli interessi delle lobby industriali. Secondo le stime dell’organismo internazionale l’inquinamento atmosferico causa «nel mondo circa 3,7 milioni di decessi all’anno, 800.000 solo in Europa; esso è responsabile di 6,3 milioni di anni di vita persi e del 3% della mortalità cardio-respiratoria». Nelle pagine successive leggiamo che «negli ultimi cinquant’anni, nei Paesi industrializzati serviti da registri tumori, si è assistito a un incremento dell’incidenza dei tumori maligni della mammella femminile, prostata, testicolo, ovaio e tiroide. Anche se molteplici fattori possono avere contribuito a questa tendenza, la rapidità con cui è avvenuto l’incremento non può essere spiegata solo in termini di genetica, miglioramento delle tecniche diagnostiche e cambiamenti degli stili di vita. Attualmente, si sta rafforzando l’ipotesi che l’incremento di queste neoplasie possa essere parzialmente correlato all’esposizione a inquinanti ambientali, alcuni dei quali con proprietà di interferenza endocrina».

Ognuna di queste statistiche è frutto di storie, vicende, lotte, giustizia mai arrivata, drammi di popolazioni che da troppi decenni subiscono l’avvelenamento e la devastazione ambientale. E’ un dramma che quotidianamente si sta consumando accanto a noi, nella totale indifferenza. In queste settimane l’Italia ha scoperto gli effetti nefasti dei tagli alla sanità (ma anche della corruzione e del clientelismo imperanti), l’importanza della salute e che anche nel 2020 le malattie uccidono.

fonte: https://www.wordnews.it

5R #VersoZeroSprechi 2019

In allegato la locandina dell'evento 5R #VersoZeroSprechi 2019, organizzato dall' associazione 5r Zero Sprechi , che si terrà domenica 1° settembre presso il Parco Castelli a Brescia.



Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero       

Il paese con il cappotto

L’isolamento termico della scuola di Melegno, realizzato con il recupero della lana tosata e destinata ai rifiuti, racconta molto dello sforzo del comune di amministrare in modo diverso. Il paese, già noto per essere autosufficiente dal punto di vista energetico, per la raccolta differenziata porta a porta e per il biodistretto di cui fa parte, ha scelto anche di aprirsi al mondo con l’accoglienza diffusa dei rifugiati. Viaggio nella Rete dei comuni solidali


Foto tratta dalla pagina fb del Comune di Malegno

Un cappotto di lana per la scuola del paese, un centro diurno comunale funzionante dalle 7,30 alle 18 per accogliere bimbi e ragazzi prima e dopo la scuola, per permettere così ai genitori di andare al lavoro tranquilli, sapendo che i loro figli sono in un contesto protetto e stimolante con iniziative e corsi a prezzi accessibili. Malegno, comune della Rete dei comuni solidali, di meno di duemila anime in Valcamonica (Brescia), da anni porta avanti iniziative per migliorare la vita della collettività. Il sindaco, Paolo Erba è stato appena rieletto con il 100 per cento dei voti essendo unico candidato dell’unica lista civica presentatasi alle elezioni: un risultato ottenuto per altro con una percentuale altissima di votanti, quasi il 70 per cento, che ha dunque premiato un’amministrazione molto apprezzata.

In questo piccolo comune si è investito sul futuro, sulle giovani generazioni e sull’ambiente. Negli anni degli incentivi per l’energia pulita, Malegno ha realizzato impianti fotovoltaici che hanno reso il paese autosufficiente producendo un’entrata annua nelle casse comunali di circa duecentomila euro dalla rivendita dell’energia prodotta in esubero. Recuperando la tosatura delle pecore, la cui lana non è più commerciabile, e grazie alle sinergie con ditte artigiane locali, è stato possibile realizzare l’isolamento dell’intero edificio scolastico, “un cappotto per la scuola” è stato affettuosamente rinominato il progetto in fase di ultimazione. Una bella iniziativa che da una parte ha permesso il recupero di materiale ormai destinato al macero e dall’altra ha ristrutturato in maniera economica ed ecologica la scuola riducendo anche i costi futuri di riscaldamento.

Il comune – che fa anche parte dell’associazione dei Comuni virtuosi – è stato anche premiato dalla Provincia di Brescia per la gestione differenziata dei rifiuti (raccolta differenziata “porta a porta spinto”): Malegno rimette anche in circolo l’umido attraverso la distribuzione gratuita del compost riducendo così l’uso di fertilizzanti chimici e incentivando la produzione biologica. In Valcamonica la produzione del biologico è in aumento e Malegno fa parte insieme a numerosi altri comuni limitrofi di un distretto bio solidale. Per molto tempo a rischio di spopolamento, con una percentuale di morti annue spesso superiore alle nascite, dal 2018 ha iniziato una cauta inversione di tendenza: rispetto ai dati del 2017 gli abitanti sono aumentati di 11 unità forse grazie anche all’arrivo dei migranti ospitati nelle case del paese secondo il modello dell’accoglienza diffusa. Pochi numeri, circa una trentina di nuovi cittadini, ma che fanno la differenza. Nuovi cittadini accolti a braccia aperte, simbolo di un cambiamento che fa tutti ben sperare.

La scuola del paese non ha mai rischiato la chiusura e i bambini tutti i giorni vi arrivano in pedibus. All’interno c’è una piccola Biblioteca della pace, per l’educazione alla solidarietà e alla condivisione, temi questi, fondamentali per la formazione dei cittadini del futuro. Durante la Settimana della Pace,organizzata ogni anno nei mesi invernali, si parla di educazione alle differenze attraverso canti e musiche, del rispetto delle diversità e dei valori cristiani. Il momento clou della Settimana della Pace è da sempre, la marcia-cammino di riflessione da Malegno a Cividate, e il tema del 2019 è stato “La buona politica è al servizio della pace” che ha tratto spunti dal messaggio di papa Francesco per la cinquantaduesima Giornata mondiale della Pace.

fonte: comune-info.net

Riciclo plastica, in Italia l’impianto più efficiente d’Europa

Maire Tecnimont ha presentato oggi il nuovo impianto di NextChem, il più avanzato ed efficiente in Europa nel riciclo di materiale plastico


















La filiera del riciclo plastica ha un vero proprio gioiello qui in Italia: è l’impianto per il trattamento rifiuti polimerici di Bedizzole (provincia di Brescia, unico in Europa per capacità produttiva, flessibilità di processo e qualità del prodotto finito.
Basato su tecnologia proprietaria, l’impianto è gestito da MyReplast Industries, controllata di NextChem, la società del Gruppo Maire Tecnimont che con 60 dipendenti e 8 controllate sta portando avanti 24 iniziative tecnologiche per accelerare l’industrializzazione della Green chemestry. Ed è proprio nel segno della chimica verde che lavorerà l’innovativa installazione bresciana. La struttura è in grado di produrre oltre 40mila tonnellate all’anno di polimeri riciclati, trattando varie tipologie di plastica a fine vita, sia nell’ambito del post-consumo industriale (componenti di autovetture, scarti di produzione di packaging alimentare e industriale), che in quello del post-consumo urbano (materiale proveniente dalla selezione della raccolta differenziata urbana). Il processo di riciclo ha un’efficienza del 95% e assicura un prodotto finito con caratteristiche chimico-fisiche e proprietà meccaniche  vicine alla plastica vergine di origine fossile. Questa altissima qualità raggiunta ne consente l’utilizzo per manufatti in grado di entrare in mercati “premium” ad alto valore aggiunto.
L’impianto è stato presentato oggi a stampa, membri della comunità imprenditoriale e finanziaria, operatori del settore e rappresentanti delle istituzioni.
Fabrizia Sernia ha intervistato per Rinnovabili.itFabrizio Di Amato, Presidente e Fondatore del Gruppo Maire Tecnimont.








                          
fonte: www.rinnovabili.it

Rifiuti radioattivi, siamo seduti su una bomba: nel Bresciano l'enorme discarica che sta inquinando la falda acquifera

Nel Bresciano c’è la più grande discarica radioattiva d’Italia. I veleni hanno raggiunto la falda acquifera e oltre 86mila tonnellate di rifiuti radioattivi si trovano in aziende e discariche. Eppure il fenomeno rimane in larga parte sommerso.

















Una lunga inchiesta, quella di Milena Gabanelli e Pietro Gorlani che su Corriere.it, raccontano della bomba ecologica del Nord est, facendo una mappa dei rifiuti che si trovano nel cuore industriale del Paese, ovvero Lombardia e Veneto.
In Lombardia- si legge nell’inchiesta- sono state fuse in fonderie e acciaierie fonti di Cesio 137, di Radio 226 e di Cobalto 60, arrivate quasi sempre dall’Est Europa.
“Erano nascoste in involucri di piombo infilati dentro i camion di rottami, in modo da sfuggire ai controlli. Una volta finiti nei forni hanno contaminato gli impianti di abbattimento fumi, le polveri, i lingotti di acciaio e di alluminio”.
Caso emblematico è quello della discarica Metalli Capra di Capriano del Colle, la più grande discarica radioattiva d’Italia, con ben 82500 tonnellate di scorie al Cesio 137 che si trovano in un parco agricolo. Sempre in un parco urbano c’è l’ex Cagimetal, con 1800 tonnellate di scorie sempre contenenti Cesio. In molti casi, invece, i rifiuti radioattivi sono rimasti nelle acciaierie e per evitare disastri ecologici, la prefettura di Brescia ha realizzato bunker in cemento armato per stoccare le polveri.
E andiamo in Lombardia, dove ancora non sono state messe in sicurezza le 370 tonnellate di scorie che si trovano dentro la fonderia Premoli a Rovello Porro, nel Comasco. Mentre le istituzioni locali sostengono che non bisogna allarmarsi- sostiene la Gabanelli- l’Arpa Lombardia parla di “cumuli di veleni e fusti corrosi conservati in pessimo stato, vicinissimi alle abitazioni ed al torrente Lura, che in caso di esondazione provocherebbe una catastrofe ecologica”.
rifiuti radioattivi
“La messa in sicurezza delle scorie radioattive viene pagata da tutti gli italiani con accise presenti nelle bollette della luce. Lo Stato fino ad oggi ha riservato tutte le risorse (3,7 miliardi) alla gestione e allo smantellamento delle quattro ex centrali nucleari, dei cinque reattori di ricerca e dei quattro impianti sperimentali, il cui potere radioattivo è 40 mila volte superiore ai siti a bassa radioattività”, spiega la Gabanelli.
Ma dopo quasi 20 anni, non si è nemmeno a metà strada e i rifiuti radioattivi sono in tutto il paese.
fonte: www.greenme.it

Brescia, nella Terra dei Fuochi del Nord smantellata la task-force: spostati (e non sostituiti) procuratore e direttrice Arpa

Quasi mille impianti di smaltimento, molte discariche anche abusive, centinaia di aree da bonificare: il Bresciano è diventata la meta dell'inversione di rotta del traffico dell'immondizia














Chi tutti i giorni indaga sui crimini ambientali, l’ha soprannominata una “nuova Terra dei fuochi”. Al capo opposto dell’Italia rispetto a quella più nota della CampaniaBrescia è altrettanto martoriata: nella provincia ci sono quasi mille impianti di trattamento e smaltimento rifiuti, molte discariche anche abusive e centinaia di aree da bonificare che richiedono un presidio costante da parte delle istituzioni. Presidio però che adesso, a ridosso delle elezioni, si è in pochi mesi molto indebolito. Da una parte, infatti, il pm della Dda bresciana Sandro Raimondiè pronto a lasciare a seguito della promozione a procuratore capo di Trento, e la sua squadra specializzata in rifiuti risulta già smantellata. Dall’altra, la direttrice dell’Arpa di Brescia e Mantova Maria Luisa Pastore a un mese dal voto è stata spostata, con dieci mesi di anticipo rispetto alla fine del contratto.

Una nuova “Terra dei fuochi”
Nel Bresciano ci sono 880 impianti che trattano e smaltiscono rifiuti, le discariche comprese quelle chiuse sono 120. I siti interessati da un processo di bonifica, incluse anche aree piccole e a minore contaminazione, sono in tutto circa 500. Il più noto è quello contaminato da Pcb dell’azienda chimica CaffaroLo stato di salute della popolazione non è buono: secondo l’ultimo rapporto Sentieri, a Brescia “in entrambi i generi si osservano eccessi (uomini più 10 per cento, donne più 14 per cento) in tutti i tumorie dei tumori epaticilaringeirenali e tiroidei”. Per tre tipi di cancro direttamente riconducibili a Pcb e diossine, si osserva addirittura una diffusione sopra la media: i melanomi cutanei (uomini più 27 per cento, donne più 19 per cento), i linfomi non-Hodgkin (uomini più 14 per cento, donne più 25 per cento) e i tumori della mammella (donne più 25 per cento).

E l’area appare come una bomba ecologica pronta a esplodere anche se la si guarda dalle aule giudiziarie: una delle inchieste più importanti dell’anno scorso, condotta dai Noe di Milano con il procuratore aggiunto Raimondi, ha rivelato un’inversione di rotta del traffico di rifiuti. Dal Sud, la terra dei fuochi per eccellenza, alla nuova terra dei fuochi nel Nord Italia, Brescia compresa. Tra i 26 indagati (ancora si attende il rinvio a giudizio) figurano anche alcuni dipendenti di grosse multiutility, come Hera Ambiente e A2A Ambiente. Sarà la principale inchiesta sui rifiuti che rimarrà aperta a Brescia dopo l’addio di Raimondi: già passata una volta di mano dai procuratori Silvia Bonardi e Francesco Piantoni, continuerà il suo percorso un po’ accidentato con il prossimo pm.
Dai rifiuti di nuovo ai furti di rame
L’annuncio della promozione a procuratore capo di Trento è arrivata a inizio anno. Considerato da molti vicino al centrodestra, Raimondi era arrivato a Brescia nel 2010 e ha seguito molte inchieste sulla gestione e il traffico illecito di rifiuti. Aveva dato vita a una squadra di sua collaborazione diretta: due ufficiali di polizia giudiziaria che rimarranno in procura occupandosi di altro e due uomini della Polizia ferroviaria con esperienza nei rifiuti. “Nonostante il trasferimento del procuratore Raimondi sia ufficiale da oltre un mese, ancora non si conoscono le sorti della sua squadra di funzionari esperti in tematiche e reati ambientali. Ci auguriamo che queste competenze non vadano disperse”, dice a ilfatto.it Imma Lascialfari, presidente del Coordinamento comitati ambientalisti della Lombardia. Ma i due uomini della Polfer sono già stati richiamati sui binari: nonostante l’esperienza accumulata in una delle aree più critiche d’Italia per la gestione dei rifiuti, torneranno probabilmente a occuparsi di furti di rame sulle linee ferroviarie.

Il trasferimento a un mese dal voto
Al vuoto che si è venuto a creare in Procura corrisponde, in maniera speculare, la poltrona già mezza vuota della direttrice di Arpa Brescia e Mantova Maria Luisa Pastore. Spostata dal 5 febbraio, a quattro settimane esatte dalle elezioni e dieci mesi prima della fine del suo incarico, a capo del settore Tutela dai rischi naturali, la Pastore è adesso costretta a dividersi tra i due incarichi. Il trasferimento, fatto “in base al principio di rotazione” come chiarisce il comunicato ufficiale, è scattato mentre la procedura per nominare il suo successore era ancora aperta, e dovrebbe concludersi “entro fine mese”. Una serie di circostanze che il Coordinamento ambientalista considera “anomale”. “Una mossa fatta in fretta e furia nell’ultimo mese di legislatura necessita secondo noi di doverose spiegazioni. Vorremmo capire se si tratta davvero di una promozione e se è previsto ufficialmente un periodo di affiancamento tra Maria Luisa Pastore e il suo successore, vista la complessità della situazione bresciana”, prosegue la presidente del coordinamento Imma Lascialfari.
Contattata da ilfatto.itMaria Luisa Pastore ammette di lasciare Brescia “con un po’ di amarezza per l’affezione alle persone e agli argomenti trattati”, ma cerca di minimizzare: “La rotazione è una regola prevista anche dalle nostre regole anticorruzione e il mio incarico sarebbe comunque terminato a fine anno. Da parte mia, sono assolutamente disponibile per un passaggio di consegne”. In attesa del nome, si può provare a stilare una lista delle questioni di cui dovrà occuparsi il nuovo direttore, molte e molto spinose. “Ci sono i controlli da eseguire con continuità sugli stabilimenti industriali, e rimangono aperti numerosi procedimenti di bonifica. Quello che desta maggiori preoccupazioni riguarda l’area Caffaro”, dice a ilfatto.it la Pastore. Non è l’unico progetto critico: “Sono poi in corso attività di caratterizzazione per la bonifica della discarica di Passirano, delle acque della falda Baratti-Inselvini contaminate da cromo e della ex Stefana di Ospitaletto. Presto poi partiranno i lavori per l’alta velocità Brescia-Verona: anche in quell’area sono state individuate aree potenzialmente inquinate che necessitano di bonifica e ci sarà il problema di valutare la gestione delle terre e rocce da scavo”.

fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it

La Terra dei buchi e delle mamme volanti

Con oltre cento tra cave e discariche nell’arco di pochi chilometri quadrati, la provincia di Brescia è un territorio avvelenato più o meno quanto la Terra de fuochi. C’è solo una ragione per cui la Terra dei buchi potrebbe avere un futuro diverso: la straordinaria ostinazione dei cittadini, a cominciare dalle Mamme di Castenedolo. Che per documentare la devastazione in corso e per cominciare ad avviare una stagione di bonifica, cura e messa in sicurezza del territorio hanno letteralmente preso il volo, come dimostra il video segnalato in questa pagina

















La provincia di Brescia ha subito nel corso degli anni un processo di degrado ambientale impressionante in tutte le matrici fondamentali quali aria, acqua, suolo. È innegabile che le ripercussioni sulla salute pubblica sono molteplici. Anche senza grandi studi epidemiologici, chi per necessità deve frequentare ospedali e ambulatori di vario genere, non può non rendersi conto di quante persone siano colpite da patologie gravi e complesse, soprattutto i bambini che sono esposti sin dalla nascita a una notevole quantità di agenti inquinanti.
Uno dei fattori di pressione ambientale che caratterizza maggiormente la nostra terra è la presenza di una quantità spropositata di cave, discariche e impianti di trattamento rifiuti, che sembrano essere diventati una delle maggiori fonti di guadagno per appetiti imprenditoriali e amministrazioni comunali.

In questi giorni è stato intenso il dibattito scatenato da alcune frasi riferite dal procuratore aggiunto di Brescia Sandro Raimondi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie. Mentre si perde tempo a discutere sul tema “Terra dei fuochi sì/terra dei fuochi no” purtroppo i comitati, le associazioni e i gruppi ambientalisti locali lottano quotidianamente per fermare l’avanzata di nuove discariche a suon di ricorsi, attività di sensibilizzazione e dialogo con le istituzioni che dimostrano, nella maggior parte dei casi, un approccio troppo “tiepido”, inefficace e non all’altezza di gestire una situazione così complessa. Chi ci rappresenta a livello politico sembra non essersi ancora reso conto della gravità della situazione. Le uniche risposte date ai cittadini sono costituite da: osservatori, grandi tavoli tecnici, passaggi di commissioni parlamentari il cui lavoro quasi sempre esclude chi davvero ama, vive e difende il territorio ossia i cittadini e purtroppo non si traduce mai in azioni concrete per arrestare lo spaventoso consumo di suolo e il degrado ambientale.



Qualche tempo fa abbiamo sentito l’esigenza di tornare in volo a filmare il nostro territorio per documentare lo scempio che ne è stato fatto. Riteniamo che le immagini abbiano in sé una forza espressiva che vale più di mille parole.
Siamo tornate nella zona ad est di Brescia in un raggio di circa sette chilometri da Bedizzole, passando per Calcinato, Vighizzolo, Castenedolo, Rezzato e San Polo storico dove la terra è crivellata da enormi voragini, la maggior parte delle quali sono state riempite di rifiuti di vario genere dagli inerti ai pericolosi tossico/nocivi. Alcuni di questi siti risultano già da bonificare.






Da oggi diffonderemo il più possibile questo lavoro presso addetti stampa, politici, grande pubblico sia a mezzo social che in incontri dedicati. Abbiamo documentato solo una piccola parte della provincia e delle criticità ambientali presenti, ma riteniamo che questa porzione di territorio costituisca il simbolo della storia della nostra terra. Una storia che vogliamo fortemente cambiare, una storia che richiede prepotentemente una MORATORIA immediata su tutte le cave, discariche, impianti di trattamento rifiuti e tutte quelle attività impattanti che andrebbero ad aggravare ulteriormente una situazione già al limite.
La nostra provincia ha urgente bisogno di un lavoro di ricerca e mappatura di tutti i siti da bonificare fra cui le numerose discariche abusive e l’avvio di una stagione di bonifica, cura e messa in sicurezza del territorio!

fonte: https://comune-info.net