
IL REPORT DI ATS - Nelle zone di maggiore esposizione e
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“E’ la prima volta che qui entra una telecamera – ha detto il vicesindaco di Ferrandina, Maria Murante, entrando anch’essa per la prima volta nello stabilimento insieme alle telecamere del Tg2000 – devo dire che sono impressionanti, non li avevo mai visti. Quei sacchi dovrebbero essere sicuri. Alcuni pastori hanno rotto le recinzioni per far pascolare le proprie pecore all’interno dell’area contaminata andando così a intaccare tutto il ciclo alimentare. Qualcuno sostiene anche che ci possano essere delle lastre di amianto sotto il terreno. Ma è un’ ipotesi su cui nessuno ha mai fatto una verifica”.
“Non mi sento assolutamente tranquillo. La comunità e le aziende circostanti oggi non sono al sicuro. La responsabilità della bonifica ce l’ha la Regione che d’accordo con il ministero deve fare la bonifica”.
“L’amianto è un killer silenzioso cancerogeno che provoca con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie)” – ha spiegato Bonanni, che ha dettagliato le morti per patologia - “1.900 di Mesotelioma, 600 per Asbestosi (stima conforme a quella dell’INAIL)3.600 per Tumori polmonari (40.000 nuovi casi ogni anno in Italia, circa 33.000 decessi).
“Un progetto nazionale specifico - si legge nella petizione - che venga diffuso e imposto a tutte le regioni italiane con l’inserimento dello screening nel novero dei “livelli essenziali di assistenza” in base a quanto previsto dall’art.117, c.2 lettera m della Costituzione, vista la diffusione nazionale, la gravità del fenomeno e l’inerzia delle regioni rispetto all’attivazione di iniziative a riguardo. Le chiediamo che i dati relativi a questo progetto, della durata di almeno 5 anni, siano resi pubblici e trasparenti (fondi messi a disposizione, stato del lavoro di ogni regione, dati scientifici man mano che vengono raccolti ed elaborati, nomi e dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi di relatori e periti)”.
“Sono milioni – si spiega nella petizione - i cittadini che potrebbero essere salvati e maggiormente tutelati, se solo lo Stato garantisse loro degli screening gratuiti mirati, sulla base del fatto che questi 7 milioni di persone vivono a pochi chilometri da una discarica o da un sito ancora da bonificare. Studi scientifici e dati locali ci dicono che il rischio di ammalarsi di tumore è più del doppio se si vive accanto a una discarica, ma non esistono dati nazionali e tantomeno provvedimenti specifici. È gravissimo. Il Ministero dell’Ambiente si è posto come obbiettivo la chiusura di tutte le discariche italiane, perché riconosce che sono causa di avvelenamento del Paese, ma se chiediamo una statistica delle zone e popolazioni a rischio non c’è. È mancata la possibilità o la volontà di informare gli Italiani?”