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Evento in modalità webinar | Sabato 2 Ottobre 2020


VII Convegno Nazionale di Epigenetica


Pianeta Cancro: Genetica, Epigenetica, Metagenomica e PNEI


"Generalmente si pensa al cancro come ad una ...

L’uso degli erbicidi aumenta dell’85% il rischio melanoma

 










L’uso degli erbicidi è stato trovato associato ad un aumento dell’85% il rischio melanoma, a prescindere dal tipo di esposizione. A lanciare l’allarme è l’Intergruppo Melanoma Italiano (IMI) che ha condotto una meta-analisi su 184.389 persone arruolate in 9 studi indipendenti sul rischio di tumore della pelle. Scopo della ricerca: individuare un possibile collegamento tra il melanoma e l’esposizione ai pesticidi ed indagare l’eventuale classe di pesticidi maggiormente implicati. Visti i preoccupanti dati preliminari emersi, l’Associazione scientifica non-profit lancia un appello al mondo della ricerca sollecitando nuove indagini che valutino in maniera più mirata la correlazione.

I fattori di rischio ambientale

Ad oggi il melanoma ha una incidenza in costante aumento, soprattutto per quanto riguarda quelli sottili, ossia quelli nella prima fase di sviluppo.
“Ma se da un lato le persone si controllano di più, facendo registrare un l’incremento dei casi – spiega il presidente IMI, Ignazio Stanganelli, direttore della Skin Cancer Unit IRCCS IRST Romagna Cancer Institute – i numeri sono comunque troppo elevati per essere spiegati con una maggiore attenzione alla diagnosi precoce e i fattori di rischio ambientale attualmente noti.”

Sostanze cancerogene e melanoma

Lo Iarc (International Agency for Re-search on Cancer) ha stilato una lista di pesticidi che negli anni si sono dimostrati alla base dell’insorgenza di diverse forme di tumori maligni come quelli del sangue, del colon, della prostata. Questo è stato il motivo che ha portato ad analizzare anche il rischio tra tumori della pelle e l’esposizione a pesticidi, insetticidi ed erbicidi. È stata così condotta una revisione delle ricerche scientifiche fino a settembre 2018. Dallo studio, pubblicato su Journal of the European Academy of Dermatology and Venereology (JEADV), è emersa una chiara correlazione tra l’uso di qualsiasi tipo di erbicidi e l’incidenza del melanoma indipendente-mente dal tipo di esposizione.

“Qualunque uso di erbicidi – sottolinea Sara Gandini, direttrice dell’unità “Molecular and Pharmaco-Epidemiology” dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano – sembra associato ad un aumentato rischio di melanoma cutaneo con un SRR (Summary Relative Risk) di 1.85 indipendentemente dal tipo di esposizione, che corrisponde ad un 85% di rischio in più rispetto a chi non li usa. Questo risulto però andrà confermato da ulteriori studi che tengano presenti di tutte le possibili fonti di distorsione come ad esempio la quantificazione dell’esposizione solare”. Al contrario, non sembra esserci un aumento del rischio di questa forma di tumore della pelle e l’utilizzo di pesticidi o insetticidi. Le categorie più esposte sono agricoltori, vivaisti, appassionati di giardinaggio, tutti coloro che utilizzano questi prodotti per professione o nel tempo libero.

L’interazione con fattori ambientali

“Il meccanismo che conduce a questo tumore maligno altamente aggressivo – continua Stanganelli – non è ancora completamente noto, anche se è molto probabile che l’esposizione ai raggi UV possa associarsi o addirittura potenziare il ruolo di queste sostanze chimiche. Gli agricoltori passano molto tempo all’aperto e l’aumento della temperatura cutanea dovuta alla esposizione al sole potrebbe incrementare ulteriormente l’assorbimento di queste molecole attraverso la pelle. Tra l’altro ancora non è noto come tali sostanze possano venire alterate dall’esposizione ai raggi solari e dalla temperatura e se generano intermedi tossici che inducono il cancro.”

Il ruolo del biossido di titanio

Un altro aspetto da considerare è che alcuni filtri solari, contenenti biossido di titanio o l’ossido di zinco, aumenterebbero l’assorbimento attraverso la pelle del parathion, un insetticida altamente tossico anche per l’uomo. Alla base del meccanismo, ipotizzano gli esperti Imi, potrebbero esserci stress ossidativo, danno del Dna, aberrazione cromosomica e infiammazione cronica, così come avviene per le diverse categorie professionali a contatto con il benzene e suoi derivati, per i lavoratori nelle fabbriche di petrolati, nelle aziende di materiale elettrico o elettronico e i grafici; con la diossina per i lavoratori della carta o con il tricloroetilene per coloro che lavorano nelle industrie di chimica o metalli, personale biomedico. Per queste categorie è già stato riscontrato un aumentato rischio di melanoma cutaneo.

Servono ulteriori studi

Di qui l’auspicio della messa a punto di un sistema di sorveglianza e di prevenzione rivolta ai lavoratori esposti a pesticidi, erbicidi e insetticidi affinché siano posti dei programmi di prevenzione sanitaria, d’informazione professionale e di regolamentazione per l’uso di queste sostanze potenzialmente nocive. “Sono necessari ulteriori studi – conclude Stanganelli – che possano chiarire la correlazione tra fattori ambientali e alcune sostanze chimiche in relazione all’aumento dell’incidenza del melanoma.”

fonte: ilsalvagente.it


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Incontro con la Dott.ssa Fiorella Belpoggi nella IV Giornata della Ricerca italiana nel mondo

 









I venerdì della Scienza del Forum Accademico Italiano (FAI) Incontro con la Dott.ssa Fiorella Belpoggi - Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna Nell'ambito dei venerdì della Scienza organizzati con il Forum Accademico Italiano di Colonia, la Prof.ssa Maria Cristina Polidori intervista la Dott.ssa Fiorella Belpoggi, Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna (www.ramazzini.org), sul tema delle radiofrequenze e dello stato della ricerca medico-scientifica nel settore. In particolare si parlerà di sviluppo, tipologie e proprietà delle radiofrequenze (3G, 4G, 5G), del loro impatto su corpo umano e popolazione mondiale, e delle prospettive future in chiave scientifica e geopolitica, a partire dai dati contenuti nel rapporto redatto per il comitato STOA (Science and Technology Options Assessment) del Parlamento Europeo. La Dott.ssa Fiorella Belpoggi è Direttrice Scientifica dell’Istituto Ramazzini di Bologna, Cooperativa Sociale Onlus impegnata nella battaglia contro il cancro e le malattie ambientali e professionali, e Membro dell’Accademia Internazionale di Patologia Tossicologica (IATP) e della New York Academy of Sciences. Premiata con diversi riconoscimenti in Italia per il suo lavoro in difesa della salute ambientale e occupazionale, è stata più volte invitata presso la Commissione Europea per riferire su tematiche pertinenti la salute e l’ambiente, in qualità di esperta nello studio degli agenti che possono determinare tumori ed altre patologie ambientali. Tra i suoi altri interessi di ricerca ricordiamo l'analisi dei rischi correlati ad esposizioni simultanee anche a piccole dosi di sostanze chimiche o di agenti fisici, durante la vita embrionale e fetale, e nell’infanzia, nonché la valutazione dell’efficacia di farmaci e principi attivi farmaceutici ed erbali nel contrastare l’insorgenza e lo sviluppo delle neoplasie.






IIC Colonia


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Glifosato, le vittime si oppongono alla transazione proposta da Bayer

 










Dozzine di studi legali statunitensi hanno formato una coalizione per opporsi alla nuova proposta di accordo da 2 miliardi di dollari avanzata da Monsanto Bayer AG che mira a contenere la responsabilità della società nei confronti delle accuse di provocare un tipo di cancro noto come linfoma non Hodgkin (NHL) .

L’accordo è progettato per compensare le persone che sono state esposte ai prodotti Roundup e che hanno già NHL o che potrebbero sviluppare NHL in futuro, ma che non hanno ancora intrapreso azioni per intentare una causa. Il piano, depositato presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California il 3 febbraio, deve essere approvato dal giudice distrettuale degli Stati Uniti Vince Chhabria per diventare effettivo. Il giudice Chhabria ha già contestato una parte di un precedente accordo e non è difficile prevedere che anche in questo caso avrà da ridire sulle condizioni proposte da Bayer.

Una delle principali preoccupazioni della coalizione di studi legali che si è opposta all’accordo è che gli attuali utilizzatori di Roundup che potrebbero sviluppare il cancro e intendono fare causa in futuro saranno automaticamente soggetti ai termini della transazione di classe a meno che non decidano ufficialmente di rinunciare entro un periodo di tempo specifico. Uno dei termini a cui sarebbero soggetti impedirebbe loro di chiedere un risarcimento punitivo in qualsiasi causa futura.

“Questa non è la direzione in cui vogliamo che vada il sistema di giustizia civile”, ha detto l’avvocato Gerald Singleton, il cui studio si è unito a più di 60 altri studi legali per opporsi al piano di Bayer. “Non esiste uno scenario in cui ciò sia positivo per i querelanti.” Secondo l’avvocato, infatti, il piano avvantaggia Bayer e fornisce “soldi insanguinati” ai quattro studi legali che hanno collaborato con Bayer per progettare il piano.

fonte: ilsalvagente.it/


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I Pfas abbassano le difese immunitarie e riducono la risposta ai vaccini, a partire dai bambini.






















Oltre alle patologie già conosciute: interferenti endocrini, tumori dei testicoli e dei reni, ipertensione in gravidanza, aumento del colesterolo ecc. Li assumiamo attraverso il cibo e l’acqua potabile contaminati. Sono impiegati , con diverse composizioni molecolari, nelle schiume antincendio, nei rivestimenti metallici antiaderenti per padelle,  negli imballaggi per alimenti, nelle creme e nei cosmeticinei tessuti per mobili e abbigliamento per esterni, fino ai pesticidi e ai prodotti farmaceutici. Ma ad Alessandria Solvay chiede alla Provincia l’autorizzazione al C6O4Clicca qui.

fonte: https://www.rete-ambientalista.it



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Bombe sanitarie

Taranto, Terra dei Fuochi, Brescia, Livorno, Sicilia, Bussi e tanti altri. Il quinto rapporto Sentieri e quello dell'INAIL sulle malattie professionali nei siti di interesse nazionale documentano la mappa di un’Italia avvelenata e devastata in cui aumentano le malattie più gravi




Il 26 febbraio scorso moltissimi tarantini sono tornati in piazza, ad un anno di distanza dalla precedente analoga manifestazione, per chiedere la tutela della salute e una svolta vera e concreta sull’ex Ilva e l’inquinamento della città.

«Tutto l’acciaio del mondo non vale la vita di un solo bambino»: questo striscione sintetizza tutto il dramma e la voce di Taranto. Uno dei SIN (siti di interesse nazionale) più inquinati in Italia.

Quasi un anno fa è stato pubblicato il quinto rapporto Sentieri: inequivocabili le statistiche del dramma tarantino: «risulta in eccesso la mortalità per il tumore del polmone, per mesotelioma della pleura e per le malattie dell’apparato respiratorio, in particolare per le malattie respiratorie acute tra gli uomini e quelle croniche tra le donne», «l’inquinamento di origine industriale è risultato inoltre associato, nella coorte dei residenti, a un aumento del rischio di mortalità per tumori nel loro complesso e tumori della vescica, del pancreas, e leucemie», «nei sottogruppi di età infantile-giovanile, si evidenziano alcuni elementi di rilievo, quali gli eccessi in età pediatrica di tumori del sistema linfoemo-poietico totale e in particolare linfomi non Hodgkin e di sarcomi dei tessuti molli e altri extra ossei. In età giovanile si evidenzia un eccesso del 70% per l’incidenza dei tumori della tiroide al quale contribuisce soprattutto il genere femminile», «eccesso di incidenza per tutti i tumori maligni infantili pari a circa il 30%», «Neoplasie, malattie cardiache, respiratorie e digerenti tendono a concentrarsi nei quartieri prossimi al polo industriale», questi sono solo alcuni dei passaggi di un capitolo dedicato alla città. Il Rapporto INAIL 2019 relativo alle malattia professionali nei SIN, su Taranto viene rilevato che le percentuali maggiori sono negli uomini di malattie dell'orecchio interno, tumori maligni dell'apparato respiratorio e organi intratoracici, malattie della pleura, tumore maligno di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti ed eczemi e disturbi legati a stress e somatoformi.

Queste «bombe sanitarie» sono legate all’inquinamento, alla presenza di grandi industrie devastanti per l’ambiente e senza alcuno scrupolo nel distruggere la salute pubblica, ai traffici delle mafie con i rifiuti e a tanto altro. Il nostro viaggio non può che soffermarsi sulla «terra dei fuochi» campana, ma risalendo lo Stivale si trovano dati allarmanti e terribili anche nel cuore del nord.

Nel capitolo sul «Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano» si afferma che: «la mortalità generale e per tutte le principali cause è in eccesso in entrambi i generi, rispetto alla media regionale» ed evidenzia «un eccesso del tumore del fegato in entrambi i generi», «eccessi di mortalità in entrambi i generi per cirrosi» e per epatite virale, «eccessi del tumore della mammella nelle donne», «le analisi condotte in questo studio su sottogruppi di età evidenziano un eccesso di ricoverati per linfoma non Hodgkin in età pediatrica. Sono presenti eccessi in entrambi i generi della mortalità per le malattie respiratorie nel loro complesso», «il tumore della vescica è in eccesso come causa di decesso e di ricovero nei soli uomini», «il tumore dello stomaco, è in eccesso in entrambi i generi, nelle analisi della mortalità». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, malattie polmonari da agenti esterni, malattie dell'orecchio interno, tumore maligno dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di disturbi dell'apparato nervoso e delle malattie della pleura.

Il capitolo sull’«Area Litorale Vesuviano» inizia sottolineando che «la mortalità generale e quella per tutti i principali gruppi di cause risultano in eccesso, rispetto alla popolazione regionale, in entrambi i generi» ed è clamoroso che siano state riscontrate carenze delle certificazioni. «Si segnala un eccesso di decessi per tumori del sistema emolinfopoietico e in particolare di leucemia linfoide tra i giovani adulti. Seppur con maggior incertezza, si osservano eccessi anche per l’intera classe delle leucemie e dei linfomi, inclusi i sottogruppi del linfoma di Hodgkin e dei linfomi non Hodgkin». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie polmonari da agenti esterni, altre malattie della pleura, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici e nelle donne delle malattie della pleura, delle malattie polmonari da agenti esterni e dei disturbi dei tessuti molli.

A Gela «il rischio complessivo per i tumori è in eccesso in entrambi i generi, negli uomini con stima incerta», incertezze e carenze che clamorosamente si ripetono ovunque a dimostrazione che sarebbe necessaria un’attenzione e mezzi molto più attrezzati sui più delicati e drammatici fronti sanitari italiani, «i casi totali di malformazioni congenite risultano superiori al numero di casi attesi definito su base regionale. Si osservano eccessi di malformazioni congenite della parete addominale, dei genitali, dell’apparato urinario e degli arti». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini frequenze maggiori di malattie dell'orecchio interno, malattie della pleura, malattie croniche delle basse vie respiratorie e delle malattie polmonari da agenti esterni.

A Milazzo «sono stati osservati eccessi di incidenza dei mesoteliomi tra gli uomini, e dei tumori del polmone e dell’ovaio tra le donne», «la mortalità per mesotelioma pleurico è risultata in eccesso tra gli uomini» e «si rileva un eccesso dell’incidenza del tumore del rene negli uomini e nelle donne (in queste ultime, su stima incerta) come l’eccesso dei ricoverati di genere maschile per malattie urinarie, della mortalità per malattie dell’apparato urinario e per insufficienza renale cronica in entrambi i generi. Un dato che si ritiene opportuno evidenziare sono gli eccessi dell’incidenza e dei ricoverati di entrambi i generi per tumori maligni della tiroide». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie della pleura, dell'orecchio interno e polmonari da agenti esterni e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, nelle donne di malattie della pleura.

Nelle aree industriali di Porto Torres per la mortalità «eccessi per tutte le cause, tutti i tumori e le malattie respiratorie negli uomini e nelle donne» e nelle analisi dei ricoveri «eccessi per tutte le cause naturali e per le malattie dell’apparato respiratorio», il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze per gli uomini delle malattie dell'orecchio interno, dei disturbi dell'apparato nervoso, di dorsopatie e disturbi dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi, disturbi dell'apparato nervoso e dei tessuti molli. Nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese «la mortalità per le principali cause è in eccesso per le malattie dell’apparato respiratorio in uomini e donne» e «l’analisi dei ricoverati per le principali cause mostra un eccesso per le malattie dell’apparato urinario in entrambi i generi». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie.

Soffermandoci sul centro Italia, riportiamo solo alcuni dati della Valle del Sacco nel Lazio, Bussi in Abruzzo, Piombino e Livorno in Toscana.

Valle del Sacco: «tra gli uomini la mortalità generale è in eccesso. In entrambi i generi si segnala un eccesso per patologie dell’apparato cardiovascolare», «non sono disponibili dati di incidenza oncologica per tutte le età in quanto il sito non è coperto da un registro tumori», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali è in eccesso nel primo anno di vita, in linea con l’atteso in età pediatrica e pediatrico-adolescenziale, e in difetto tra i giovani adulti. Nel primo anno di vita l’eccesso di ricoverati riguarda anche le condizioni morbose di origine perinatale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze di dorsopatie, malattie dell'orecchio interno, della pleura e tumori maligni di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli mentre nelle donne di dorsopatie, disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso.

Bussi: «mortalità per malattie respiratorie, in eccesso nei soli uomini, e per le malattie dell’apparato digerente nelle sole donne», «sono risultati in eccesso in entrambi i generi i tumori maligni dello stomaco, anche se negli uomini la stima è incerta, e del colon retto nelle sole donne, anch’essa sulla base di una stima incerta», «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali risulta in eccesso rispetto all’atteso in tutte le clas-si di età analizzate compreso il primo anno di vita, sottogruppo nel quale si osserva un eccesso anche per le condizioni morbose di origine perinatale», «si segnala un eccesso di ricoverati per linfomi non Hodgkin tra i giovani adulti, sebbene caratterizzato da incertezza nella stima», «tra le ospedalizzazioni si segnala, con stima incerta, l’eccesso del tumore della mammella fra gli uomini», «il linfoma non Hodgkin è risultato in eccesso come causa di de-cesso in entrambi i generi, anche se sulla base di stime incerte».

A Piombino «il numero complessivo di nati residenti nel periodo 2002-2015 è stato di 3.332; nello stesso periodo sono stati osservati 109 casi con malformazione congenita (MC), con una prevalenza superiore all’atteso calcolato su base regionale. Sono risultate superiori all’atte-so le anomalie congenite del cuore, dei genitali e degli arti», «si segnala un numero di decessi per pneumoconiosi negli uo-mini di 5 volte superiore all’atteso regionale». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di malattie dell'orecchio interno, polmonari da agenti esterni e della pleura e di tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, di tessuto mesoteliale e dei tessuti molli e nelle donne di dorsopatie, dermatiti, eczemi e dei disturbi dell'apparato nervoso.

A Livorno «eccessi si osservano negli uomini e nelle donne per tutti i tumori, mentre la mortalità per le malattie del sistema circolatorio e dell’apparato digerente ri-sulta in eccesso nelle sole donne», «si osserva un eccesso di mortalità per il tumore del polmone e per il mesotelioma pleurico in entrambi i generi» e «il numero di ricoverati per tutte le cause naturali e per tutti i tumori maligni è in eccesso in entrambi i generi; un eccesso di ricoverati si osserva per le malattie dell’apparato digerente nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e di malattie della pleura e nelle donne di malattie dell'apparato nervoso. Da Livorno è nato il progetto di un coordinamento dei comitati attivi nei SIN italiani - le Magliette Bianche - che chiedono con forza la bonifica e il risanamento dei territori e una svolta nelle politiche ambientali e industriali italiane.

Nel profondo nord non rimane fuori da questa Spoon River sanitaria neanche la regione più piccola d’Italia, la Valle d’Aosta, con Emarese dove si segnalano miniere, amianto e discariche. «La mortalità generale, anche se con stime incerte, mostra una tendenza all’aumento».

In Piemonte è d’obbligo citare Casale Monferrato, legata alla presenza di Eternit e ad una battaglia giudiziaria, dove «la mortalità generale, quella per tutti i tumori e quella per le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso in entrambi i generi» e per l’ospedalizzazione «si osservano eccessi per tutte le cause, per tutti i tumori e per le malattie dell’apparato digerente e un difetto per le malattie dell’apparato urinario. Le malattie del sistema circolatorio sono in eccesso nelle donne». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, di malattie polmonari da agenti esterni, dorsopatie, malattie dell'orecchio interno e altri disturbi dei tessuti molli mentre nelle donne di disturbi dei tessuti molli e dell'apparato nervoso e tumori maligni del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli.

Tanti sono gli altri ma quest’articolo non si può che chiudere con Brescia, nel cuore della Pianura Padana, dove da decenni si staglia l’ex Caffaro. Tre anni la commissione parlamentare ecomafie scrisse che «l’inquinamento si propaga da anni e si sta espandendo sempre di più verso i siti esterni dello stabilimento, interessando ad oggi anche aree esterne alla perimetrazione del SIN Brescia – Caffaro» e «l’acqua della falda acquifera emunta dallo stabilimento non è adeguatamente decontaminata e lo scarico di tali acque sta, a sua volta, contaminando sia le acque, sia i sedimenti delle rogge acquifere circostanti». Il rapporto Sentieri riporta, tra le altre statistiche, che «nel primo anno di vita si osserva un aumento della mortalità per le condizioni morbose di origine perinatale; tra gli adolescenti si rileva un aumento di decessi per tutti i tumori rispetto all’atteso», «un eccesso di tumori del sistema linfoemopoietico in età adolescenziale nel genere femminile» e «un eccesso di tumori delle cellule germinali e trofoblastici e gonadici in età giovanile, caratterizzato però da un grado di incertezza che ne limita l’interpretazione». Il rapporto INAIL segnala maggiori frequenze negli uomini di dorsopatie, tumori maligni dell'apparato respiratorio e degli organi intratoracici, del tessuto mesoteliale e dei tessuti molli, delle malattie croniche delle basse vie respiratorie e nelle donne di dorsopatie.

Nella parte iniziale il quinto rapporto Sentieri cita i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento atmosferico, sempre sottovalutato e il cui contrasto viene sempre sacrificato alle ragioni del PIL, della crescita economica e degli interessi delle lobby industriali. Secondo le stime dell’organismo internazionale l’inquinamento atmosferico causa «nel mondo circa 3,7 milioni di decessi all’anno, 800.000 solo in Europa; esso è responsabile di 6,3 milioni di anni di vita persi e del 3% della mortalità cardio-respiratoria». Nelle pagine successive leggiamo che «negli ultimi cinquant’anni, nei Paesi industrializzati serviti da registri tumori, si è assistito a un incremento dell’incidenza dei tumori maligni della mammella femminile, prostata, testicolo, ovaio e tiroide. Anche se molteplici fattori possono avere contribuito a questa tendenza, la rapidità con cui è avvenuto l’incremento non può essere spiegata solo in termini di genetica, miglioramento delle tecniche diagnostiche e cambiamenti degli stili di vita. Attualmente, si sta rafforzando l’ipotesi che l’incremento di queste neoplasie possa essere parzialmente correlato all’esposizione a inquinanti ambientali, alcuni dei quali con proprietà di interferenza endocrina».

Ognuna di queste statistiche è frutto di storie, vicende, lotte, giustizia mai arrivata, drammi di popolazioni che da troppi decenni subiscono l’avvelenamento e la devastazione ambientale. E’ un dramma che quotidianamente si sta consumando accanto a noi, nella totale indifferenza. In queste settimane l’Italia ha scoperto gli effetti nefasti dei tagli alla sanità (ma anche della corruzione e del clientelismo imperanti), l’importanza della salute e che anche nel 2020 le malattie uccidono.

fonte: https://www.wordnews.it

Tumore, nessuna sfortuna: le cause sono nell’ambiente



Nessuna casualità o predestinazione: ammalarsi di tumore non è una questione di sfortuna. I ricercatori dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) hanno infatti scoperto che alcune delle alterazioni del Dna più frequenti e importanti per lo sviluppo del cancro, chiamate “traslocazioni cromosomiche”, non avvengono per caso come ipotizzato finora, ma sono prevedibili e provocate da segnali che giungono alla cellula dall’ambiente esterno, condizionato dal nostro stile di vita e dall'ambiente in cui viviamo.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Genetics e finanziato dal Consiglio europeo per la ricerca (Erc), enfatizza l'importanza della prevenzione, ma non solo: apre perfino alla possibilità che anche le altre alterazioni alla base del cancro, le mutazioni genetiche, possano nascere da un simile meccanismo non casuale, rispondendo così all’annosa polemica sul ruolo della sfortuna accesa nel 2016 dagli studi pubblicati su Science da Bert Vogelstein, della Johns Hopkins Medical School.
Le traslocazioni cromosomiche, ovvero gli scambi di porzioni fra cromosomi che possono portare alla fusione di due geni “rotti”, rappresentano «uno dei due tipi di alterazioni geniche trovate nei tumori e sono la conseguenza della rottura della doppia elica del Dna - spiega Gaetano Ivan Dellino, ricercatore dello Ieo e dell’Università Statale di Milano -. Studiando le cellule normali e tumorali del seno, abbiamo scoperto che né il danno al Dna né le traslocazioni avvengono casualmente: possiamo prevedere quali geni si romperanno con una precisione superiore all’85 per cento. Tuttavia solo una piccola parte di essi darà poi origine a traslocazioni. La questione centrale, che cambia la prospettiva della casualità del cancro, è che l’attività di quei geni è controllata da segnali specifici che provengono dall’ambiente nel quale si trovano le nostre cellule, e che a sua volta è influenzato dall’ambiente in cui viviamo e dai nostri comportamenti».
«Questa scoperta - aggiunge Piergiuseppe Pelicci, direttore della ricerca allo Ieo e professore di Patologia generale all'Università di Milano - ci insegna che la sfortuna non svolge alcun ruolo nella genesi delle traslocazioni e che, di conseguenza, non esiste base scientifica che ci autorizzi a sperare nella fortuna per evitare di ammalarci di tumore. Anzi, abbiamo ora un motivo scientifico in più per non allentare la presa sulla prevenzione dei tumori: nei nostri stili di vita, nel tipo di mondo che pretendiamo, nei programmi di salute che vogliamo dal nostro servizio sanitario. Anche nel tipo di ricerca scientifica che vogliamo promuovere: ad oggi, i fondi per la ricerca in prevenzione sono solo il 5-10% del finanziamento totale alla ricerca sul cancro».
E aggiunge: «Un pianeta più pulito, e ambienti di lavoro più sani, intuibilmente, non possono che farci bene. E, per quanto oggi sappiamo, ciascuno di noi può scegliere se prevenire il 40% dei tumori, con pochi e precisi cambiamenti del modo in cui viviamo. La comunità scientifica lavorerà sul restante 60 per cento. A patto che ci siano fondi sufficienti per la ricerca».
fonte: https://www.ilsole24ore.com

Isde e oncologi: «Radiofrequenze e tumori, l'ISS ritiri il documento che sminuisce la correlazione»

«Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sui rapporti tra utilizzo dei cellulari e cancro è inadeguato a garantire al meglio la salute pubblica»: è la denuncia dell'Associazione Isde Medici per l'Ambiente. Promossa una raccolta di firme per chiedere il ritiro del documento e una sua rielaborazione; già migliaia di firme in pochi giorni.




L'associazione Isde Medici per l'Ambiente critica duramente il rapporto pubblicato dall'Istituto Superiore di Sanità (rapporto “ISTISAN 19/11 - Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche”) e afferma come non garantisca affatto la salute pubblica.

«Nel rapporto - spiegano dall'Isde - l'ISS afferma che “l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale”, pur attribuendo “un certo grado d’incertezza riguardo alle conseguenze di un uso molto intenso… agli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato da bambini e di un’eventuale maggiore vulnerabilità a questi effetti durante l’infanzia”. Gli autori del rapporto ritengono che le evidenze disponibili, comprese quelle recenti su modelli animali, “non giustificano modifiche sostanziali all’impostazione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute”».
L’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente - ISDE Italia ha dunque esaminato in dettaglio il rapporto ISTISAN «evidenziandone limiti e inadeguatezze - spiega l'associazione - e non condividiamo le conclusioni né la metodologia adottata nell’elaborazione del rapporto».
Il presidente del Comitato Scientifico ISDE, il dottor Agostino Di Ciaula, e il Prof. Benedetto Terracini già Professore di Epidemiologia dei tumori all’Università di Torino, hanno promosso un appello con il quale si chiede all’Istituto Superiore di Sanità e al Ministero della Salute di ritirare il documento e di rielaborarlo considerando in maniera adeguata tutte le evidenze scientifiche disponibili.

QUI si può firmare la petizione che ha già raccolto migliaia di adesioni
“Ai fini della prevenzione primaria e della tutela della salute pubblica – ha dichiarato il dottor Agostino Di Ciaula – non appare giustificabile ignorare o sottovalutare ciò che già sappiamo e declassificare come irrilevante ciò che ancora non sappiamo. Questo potrebbe trasformarsi in un’inaccettabile rilevazione e quantificazione a posteriori di danni altrimenti evitabili”.
“Nelle conclusioni si parla timidamente di incertezze scientifiche – dichiara il Prof. Benedetto Terracini - ma si evita di esplicitare la sostanza di tali incertezze e non si propone quale utilizzo farne a fini di prevenzione primaria, data l’affermata maggiore vulnerabilità dei bambini, alla quale sarebbe da aggiungere quella verosimile delle donne in gravidanza, e dei soggetti elettrosensibili”.

fonte: www.ilcambiamento.it

Tumori e Gestione del Rischio in AltoTevere - Città di Castello - Sabato 22 giugno 2019 - ore 9,30


PESTICIDI. 
TABACCO E NON SOLO: COLTIVIAMO CON INSETTI UTILI E TECNICHE BIOLOGICHE
I SINDACI DEVONO ATTUARE ORDINANZE DI DIVIETO DEI PRODOTTI SINTETICI, IN QUANTO TUTOREI DELLA SALUTE DEI CITTADINI. 

La zona tra Umbertide Città di Castello e San Sepocro-Anghiari ha uno dei più alti tassi di tumori al mondo. La principale concausa è rappresentata dalle coltivazioni chimiche, di Tabacco e non solo. 
Dal 1994 al 2005 abbiamo condotto, grazie al finanziamento del Consorzio Difesa di Perugia e della Regione Toscana, qualche migliaio d'ettari di Tabacchicoltura in Umbria, Toscana e Lazio con insetti utili e tecniche biologiche, molto efficaci ed economiche. Che dovevano essere sostenute dai fondi europei. Ma le Regioni han continuato a regalare fondi agroambientali e chi usa pesticidi e diserbanti, tra cui anche il pericolosissimo Dichloropropene, vietato da molti anni e ri-autorizzato in deroga negli utlimi anni. Per cui le tecniche biologiche sono state abbandonate, anche per mancanza di assistenza tecnica, i cui bandi "obbligatori" non vengono mai aperti.
Siamo nel far west dei pesticidi… 
E' necessario imporre la coltivazione biologica che funziona meglio di quella chimica, ma troppo pochi lo sanno.
Abbiamo buttato 25 anni di fondi europei (le nostre tasse), di fatto bloccando l'innovazione agro-ecologica. 
I SINDACI DEVONO ATTUARE ORDINANZE DI DIVIETO DEI PRODOTTI SINTETICI, IN QUANTO TUTOREI DELLA SALUTE DEI CITTADINI. 
E tutti gli agricoltori saranno più ricchi e sani insieme alle popolazioni residenti.
Chiamateci per l'assistenza tecnica (www.agernova.it). 

Sentieri, dove senza bonifiche i Siti d’interesse nazionale (e regionale) uccidono

Il quinto rapporto promosso dal ministero della Salute è dedicato a 45 tra Sin e Sir, dove in 8 anni sono stati individuati 12mila morti in eccesso, di cui oltre 5mila per tumori maligni: sempre più urgenti bonifiche e migliore comunicazione ambientale





















Il programma di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati finanziato dal ministero della Salute ha partorito ieri il V rapporto Sentieri,  prendendo in esame 45 Siti di interesse per le bonifiche – di cui 38 d’interesse nazionale (Sin) e 7 riclassificati come d’interesse regionale (Sir) – e mettendo purtroppo in evidenza dati da emergenza sanitaria oltre che ambientale. Nel periodo 2006-2013 per l’insieme dei 45 siti sono stati stimati infatti 5.267 decessi in eccesso per tutte le cause negli uomini (+4%) e 6.725 nelle donne (+5%); di questi, 3.375 decessi per tutti i tumori maligni in eccesso negli uomini (+3%), e 1.910 nelle donne (+2%).
Per quanto riguarda invece l’incidenza tumorale globale – ovvero quanti nuovi casi di tumore vengono diagnosticati – è stato stimato un eccesso di 1.220 casi negli uomini e 1.425 nelle donne. Prendendo in considerazione nella popolazione generale le patologie di interesse a priori, ed esaminando l’insieme dei 45 siti studiati, si osserva che gli eccessi più frequenti per i diversi esiti studiati sono relativi ai tumori maligni della pleura/mesoteliomi maligni, tumore maligno del polmone, malattie dell’apparato respiratorio, tumori maligni del colon retto e dello stomaco. Tali eccessi, variamente combinati per patologia, esito, genere, si osservano in 35 siti, le cui fonti di esposizione ambientale più ricorrenti sono rappresentate da impianti chimici, aree portuali, impianti petrolchimici e/o raffinerie, amianto.
Una situazione drammatica che Sentieri è chiamato a studiare e documentare, ma non a risolvere. Per questo servirebbe concludere effettivamente le bonifiche nei Sin e Sir, spesso noti e perimetrati da decenni ma ancora liberi di inquinare. Solo poche settimane fa è stata direttamente l’Ispra – l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – a fare il punto della situazione durante un’audizione parlamentare per la commissione Ecomafie, e i numeri testimoniano lo stallo di sempre.
Ad oggi in Italia ci sono 41 Sin, per una superficie totale a terra di 171.268 ettari e a mare di 77.733 ettari, e sul totale della superficie terrestre dei Sin (esclusi 6 siti con caratteristiche peculiari) gli interventi di bonifica o messa in sicurezza si sono concluse per appena il 15% dei suoli e il 12% delle acque sotterranee. Rinunciando così non solo a un’imprescindibile riduzione dei fattori d’inquinamento locali, ma anche a una preziosa occasione di sviluppo sostenibile. Come già documentato su queste pagine secondo le stime fornite da Confindustria per concludere le bonifiche sarebbero necessari investimenti pari a circa 10 miliardi di euro, mentre finora lo Stato ha stanziato risorse «nell’ordine di milioni di euro». Eppure investendo nelle bonifiche dei Sin questi 10 miliardi di euro Confindustria stima che il livello della produzione aumenterebbe di oltre il doppio, innescando 200.000 posti di lavoro in più e ripagandosi in gran parte da solo: tra imposte dirette, indirette e maggiori contributi sociali allo Stato rientrerebbero 4,7 miliardi di euro, oltre all’inestimabile valore di un ambiente finalmente sano.
Sono passati ormai tre anni dalla pubblicazione dello studio confindustriale, ma nonostante il cambio Governo le bonifiche sono rimaste come sempre al palo, alimentando un giustificato clima di crescente sfiducia sul territorio. È in questo difficile contesto che s’inserisce anche il capitolo della comunicazione, affrontato con dovizia di dettagli anche all’interno dello studio Sentieri, che ne sottolinea l’importanza capitale: «Occorre mettere in opera piani di comunicazione con la popolazione residente nei siti, fornendo indicazioni operative per evitare, o quanto meno mitigare, le circostanze di esposizione, e contribuire a rafforzare la rete di relazioni tra istituzioni e cittadini residenti, anche per quanto attiene ai processi decisionali che riguardano l’interconnessione ambiente e salute». Perché senza consapevolezza è assai difficile che possa maturare una qualsiasi forma di sviluppo sostenibile.
fonte: www.greenreport.it

LA CAPITALE EUROPEA DEI TUMORI. Ferrara Amara















A Ferrara, una tranquilla cittadina di provincia della Pianura Padana, da molti anni ormai semplici cittadini si battono per far emergere uno crimine ecologico. Le percentuali di persone ammalate di tumore sono altissime, mentre le risposte delle varie amministrazioni comunali sono state a tratti molto ambigue, in altri momenti addirittura minacciose. Altissime concentrazioni di cvm nelle falde acquifere della città, addirittura di 166.000 mg/lt quando il limite è di 0,5 mg/lt, sono probabilmente solo la punta dell'iceberg di una nuova terra dei fuochi, che la stampa solo parzialmente ha trattato. Tutti gli approfondimenti su www.ferraraamara.it.




MePiu



Bomba ecologica in Basilicata: scoperti centinaia di sacchi di amianto abbandonati


















Una vera e propria bomba ecologica in Basilicata. Centinaia di sacchi contenenti amianto sono stati ritrovati all'interno dello stabilimento ex Materit a Ferrandina.
Per la prima volta dopo anni, le porte della fabbrica abbandonata sono state aperte e a entrare sono stati Caterina Dall'Olio e le telecamere del Tg2000, il telegiornale di Tv2000.
Oltre 600 sacchi pieni di amianto tossico erano conservati all'interno dello stabilimento, con una superficie di 77mila metri quadri.
La fabbrica, situata nel comune della Val Basento, in Basilicata, tra gli anni Settanta e i primi anni Ottanta, produceva manufatti in amianto. Grazie all'inchiesta portata avanti da Caterina Dall’Olio, è stato scoperto che al suo interno potevano essere presenti ancora residui di amianto. E la scoperta lo ha purtroppo confermato: numerosi sacchi pieni di amianto soprattutto allo stato friabile, il più nocivo e mortale, sono stati filmati dalle telecamere.
“E’ la prima volta che qui entra una telecamera – ha detto il vicesindaco di Ferrandina, Maria Murante, entrando anch’essa per la prima volta nello stabilimento insieme alle telecamere del Tg2000 – devo dire che sono impressionanti, non li avevo mai visti. Quei sacchi dovrebbero essere sicuri. Alcuni pastori hanno rotto le recinzioni per far pascolare le proprie pecore all’interno dell’area contaminata andando così a intaccare tutto il ciclo alimentare. Qualcuno sostiene anche che ci possano essere delle lastre di amianto sotto il terreno. Ma è un’ ipotesi su cui nessuno ha mai fatto una verifica”.
Le immagini girate con un drone hanno mostrato anche che da alcuni sacchi, teoricamente sigillati, fuoriusciva della polvere di amianto. A poco sono serviti i sigilli visto che la ex Materit confina con il fiume Basento che sfocia nel Mar Ionio.
Anche il sindaco di Ferrandina, Gennaro Martoccia, non ha nascosto le proprie paure per la salute della popolazione. Molti cittadini infatti sono stati colpiti da tumore causato proprio dall’amianto.
“Non mi sento assolutamente tranquillo. La comunità e le aziende circostanti oggi non sono al sicuro. La responsabilità della bonifica ce l’ha la Regione che d’accordo con il ministero deve fare la bonifica”.
Secondo un accordo tra Regione e Ministero dell’Ambiente nel 2013, la Basilicata ha a disposizione circa 3,5 milioni di euro per la bonifica di Materit. Purtroppo è tutto fermo visto che la gara d’appalto per l’affidamento dei lavori è stata invalidata con una sentenza dal Tar, confermata dal Consiglio di Stato, perché l’ azienda arrivata prima non era stata ritenuta idonea.
Il risultato è che oggi, a distanza di 40 anni, la polvere di amianto è ancora lì, pronta a uccidere.
I dati della strage di Amianto
Proprio nelle stesse ore della terribile scoperta lucana, a Roma veniva presentato “Il libro Bianco delle morti di amianto in Italia” firmato dal presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, che ha tracciato i dati della strage che, ogni anno, causa 6 mila morti nel nostro Paese e 107 mila nel mondo.
“L’amianto è un killer silenzioso cancerogeno che provoca con assoluta certezza scientifica mesotelioma, tumore del polmone, tumore della laringe, dello stomaco e del colon. Per non parlare dei danni respiratori che causa, anche quando non insorge il cancro (placche pleuriche, ispessimenti pleurici, asbestosi e complicanze cardiocircolatorie)” – ha spiegato Bonanni, che ha dettagliato le morti per patologia - “1.900 di Mesotelioma, 600 per Asbestosi (stima conforme a quella dell’INAIL)3.600 per Tumori polmonari (40.000 nuovi casi ogni anno in Italia, circa 33.000 decessi).
Affatto rassicuranti sono i dati relativi all’amianto ancora da bonificare in Italia: i dati rivelano che ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto compatto(di cui 36,5 milioni di metri quadrati di coperture - stima per difetto perché la mappatura è ancora in corso) e 8 milioni di tonnellate di amianto friabile. Altrettanto allarmanti il numero dei siti, 50.000 siti industriali rilevanti, 1 milione di siti contaminati, tra i quali edifici pubblici e privati, 40 siti di interesse nazionale tra i quali ce ne sono 10 che sono solo di amianto (come la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.); 2.400 scuole(stima 2012 per difetto perché tiene conto solo di quelle censite da ONA in quel contesto - la stima è stata confermata dal CENSIS - 31.05.2014).
Esposti più di 352.000 alunni e 50.000 del personale docente e non docente; 1.000 biblioteche ed edifici culturali (stima per difetto perché è ancora in corso di ultimazione da parte di ONA); 250 ospedali (stima per difetto perché la mappatura ONA è ancora in corso). La nostra rete idrica rivela presenza di amianto per ben 300.000 km di tubature (stima ONA), inclusi gli allacciamenti, con presenza di materiale contenenti amianto rispetto ai 500.000 totali (tenendo conto che la maggior parte sono stati realizzati prima del 1992, quando l’amianto veniva utilizzato in tutte le attività edili e costruttive).
fonte: www.greenme.it

Chi vive in siti contaminati si ammala e muore di più: studio conferma le ipotesi

La logica già portava in quella direzione da un pezzo; ma con il nuovo studio "Sentieri" è arrivata una ulteriore conferma. Chi abita in siti contaminati ha un rischio di morte più alto del 4-5% e un aumento di tumori maligni, con un eccesso di incidenza del 62% per i sarcomi dei tessuti molli e del 50% per i linfomi Non-Hodgkin.
















Chi vive nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche ha un rischio di morte più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. E questo, in un periodo di 8 anni, si è tradotto in un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell'apparato cardiocircolatorio. E' quanto emerge dai dati relativi a 45 siti di interesse per le bonifiche inclusi nella nuova edizione dello studio Sentieri, a cura dell'Istituto Superiore di Sanità (Iss). 
Non solo: vivere in siti contaminati comporta un aumento di tumori maligni del 9% tra 0 e 24 anni. In particolare "l'eccesso di incidenza" rispetto a coetanei che vivono in zone considerate 'non a rischio' è del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute; 50% per i linfomi Non-Hodgkin. Il dato riguarda solo le zone d'Italia dove e' attivo il registro tumori, 28 siti sui 45 oggetto dello studio Sentieri, ed e' stato elaborato sui dati del periodo 2006-2013.
A illustrare questi dati e' stato Ivano Iavarone, primo ricercatore Iss e direttore del centro collaborativo OMS Ambiente e salute nei siti contaminati. "L'eccesso di incidenza di patologie oncologiche rispetto alle attese riguarda anche i giovani tra 20 e 29 anni residenti nei cosiddetti Siti di Interesse Nazionale, tra i quali si riscontra un eccesso del 50% di linfomi Non-Hodgkin e del 36% di tumori del testicolo", ha spiegato all'ANSA Iavarone. 
Per quanto riguarda, in generale, le ospedalizzazioni dei più piccoli, "l'eccesso è del 6-8% di bimbi e ragazzi ricoverati per qualsiasi tipo di malattia rispetto ai loro coetanei residenti in zone non contaminate". La stessa situazione non risparmia i piccolissimi. "Per quanto riguarda il primo anno di vita - sottolinea l'esperto - vi è un eccesso di ricoverati del 3% per patologie di origine perinatale rispetto al resto dei coetanei. E un eccesso compreso tra l'8 e il 16% per le malattie respiratorie acute ed asma tra i bambini e i giovani".
"Nonostante la maggiore vulnerabilità dei bambini agli inquinanti ambientali - ha aggiunto Iavarone - e l'aumento dell'incidenza dei tumori pediatrici nei paesi industrializzati, l'eziologia della maggior parte delle neoplasie nei bambini è per lo più ancora sconosciuta". E' necessario, conclude, "proseguire la sorveglianza epidemiologica nelle aree contaminate, basata su metodi e fonti informative accreditati, per monitorare cambiamenti nel profilo sanitario in relazione a sorgenti di esposizione/classi di inquinanti specifici e per verificare l'efficacia di azioni di risanamento".
"Sono numeri degni di nota e nel complesso tracciano un quadro coerente con quello emerso dalle precedenti rilevazioni. Questo significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale", spiega Pietro Comba, responsabile scientifico del progetto Sentieri. In 360 pagine, il rapporto Sentieri esplora caratteristiche e problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR) presenti in tutta Italia: dalle miniere del Sulcis alle acciaierie dell'Ilva, dalle raffinerie di Gela alla citta' di Casale Monferrato 'imbiancata' dall'eternit, passando per il territorio del litorale flegreo con le sue discariche incontrollate di rifiuti pericolosi. Aree in cui vivono complessivamente 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni, e i cui dati sono stati studiati nell'arco di tempo tra il 2006 e il 2013. Nove le tipologie di esposizione ambientale considerate: amianto, area portuale, industria chimica, discarica, centrale elettrica, inceneritore, miniera o cava, raffineria, industria siderurgica. Sono state esaminate le associazioni tra residenza e patologie, come tumori e malformazioni congenite. "Nella popolazione residente nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne. Per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2% nelle femmine", ha illustrato Amerigo Zona, primo ricercatore dell'Iss. In un periodo di 8 anni, dal 2006 al 2013, "è stato osservato - nella popolazione generale, prosegue - un eccesso di mortalità per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne. Per tutti i tumori maligni è stata di 3.375 negli uomini e 1.910 per le donne". "Il significato di questi dati va ora approfondito in ognuno dei territori considerati, anche con la collaborazione delle istituzioni, con gli amministratori locali e la società civile", spiega Comba. "I dati da noi prodotti - conclude Comba - servono sostanzialmente a capire quali sono gli interventi di risanamento ambientale più utili e urgenti a fini di tutela della salute". 
fonte: http://www.ilcambiamento.it

Terra dei fuochi. Il procuratore: bonifiche ferme e illegalità diffusa

La denuncia in un documento al Parlamento del magistrato Troncone: situazioni di degrado ambientale gravissime. Serve un monitoraggio più efficiente 


















Lo smaltimento illegale di rifiuti nella “terra dei fuochi” «resta un fenomeno alquanto dilagante », le bonifiche «sono in fase di “stallo” con rimbalzi di responsabilità fra i vari enti interessati», mentre «i “tassi d’incidenza oncologica” con molta affidabilità possono essere identificati come “indicatori di rischio”, in rapporto di casualità diretta tra sorgenti di rischio e patologia oncologica». A lanciare l’allarme è il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone.
Sono alcuni passaggi della relazione consegnata alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, in missione nei giorni scorsi in Campania. Un documento di trenta pagine, una fotografia di un territorio dove, scrive il procuratore, «ancora sussiste una illegalità diffusa, la quale contribuisce ad acuire il progressivo degrado dei luoghi». Ma dove «le disca- riche abusive» che interessano «ingenti quantità di rifiuti anche in termini di volumi occupati, sono principalmente quelle le cui attività di smaltimento illecito di rifiuti è possibile far risalire tra gli anni ’80 e gli anni ’90». Proprio per questo è particolarmente grave che le bonifiche, come denuncia il procuratore, siano «in una fase di stallo». A sostegno di questa denuncia il magistrato illustra un lungo elenco di inchieste già chiuse e altre ancora in corso, molto delicate, come confermano alcuni omissis contenuti nella relazione come quelli sul sistema di depurazione, sui Regi Lagni, sugli scarichi di alcune grandi aziende, sugli incendi in impianti di rifiuti, in particolare l’Ilside nel comune di Bellona.
Vicende di gravi inquinamenti, ma anche di mala amministrazione, appalti sospetti, corruzione. I numeri che il procuratore ha fornito alla Commissione parlano da soli. «Attualmente i siti contaminati e potenzialmente contaminati della provincia di Caserta, ricompresi nel Piano Regionale di Bonifica, sono 1.285». Inoltre «sono attive presso il Dipartimento Arpac di Caserta circa 400 procedure sull'effettuazione di indagini preliminari, al fine di attuare le necessarie misure di prevenzione nelle zone interessate dalla contaminazione ». Numeri che giustificano la denuncia del magistrato. «La provincia di Caserta presenta situazioni di degrado ambientale gravissime, causate dagli smaltimenti illegali di rifiuti speciali pericolosi e non, con conseguenti danni ambientali, peraltro non ancora quantificabili». Ma non basta perché, aggiunge il procuratore, «a detti smaltimenti, oggi, vanno certamente sommati gli innumerevoli abbandoni indiscriminati di rifiuti speciali, anche pericolosi, che il più delle volte vengono incendiati cagionando un danno ambientale di notevole proporzione».
Ma il «contrasto ai crimini ambientali » richiede un «efficiente monitoraggio delle modalità di smaltimento dei rifiuti speciali derivanti da attività produttive». Dunque non più solo rifiuti importati, ma prodotti dalle imprese campane. Per questo, per migliorare le capacità d’indagine, «l’obiettivo è quello della definizione di una sorta di 'rifiutometro', ovverossia di indice di congruità fra l’oggetto e le dimensioni delle varie attività produttive analizzate e l’entità e la tipologia dei rifiuti smaltiti, per valutare il regolare assolvimento o meno degli obblighi di legge in tema di smaltimento dei rifiuti». Molto interessante il capitolo sulla depurazione.
È qui che compare la maggior parte degli omissis. Come quello che segue il titolo 'Scarico acque reflue industriali Lete S.p.A. - Pratella (Ce)'. E anche qui i numeri sono drammatici. Dei 130 impianti di depurazione comunale della provincia solo 41 sono funzionanti, 28 non funzionanti, 12 in bypass totale, 49 parzialmente funzionanti. Inoltre, scrive il procuratore, «è stata inoltre riscontrata l’esistenza di impianti di depurazione delle acque la cui realizzazione è stata iniziata e mai conclusa ». Non va meglio per gli scarichi industriali. «Si riscontra in molte aree Asi la mancanza della rete di depurazione ». In alcuni casi, sottolinea il magistrato, «esiste un collettore che unisce al depuratore, ma manca il previo trattamento degli scarichi industriali; in altri, invece, manca del tutto il collettore, sicché lo scarico avviene direttamente nei Regi Lagni». Ed è uno dei fatti sui quali la Procura sta indagando, come conferma un altro omissis.

fonte: https://www.avvenire.it

Discariche e tumori: firma la petizione per ottenere screening gratuiti ( #ScreeningTumori)















Discariche e tumori. Non solo Terra dei Fuochi in Campania, ma anche più di 200 zone a rischio da Nord a Sud d'Italia, tra discariche bonificate e zone non ancora risanate. 149 discariche e 73 siti non bonificati, senza considerare i siti di stoccaggio illegali difficili da mettere in calcolo: numeri da capogiro che riguardano ben 7 milioni di italiani, tutti in serio pericolo di salute.
È per questo che Simona Cocozza, regista filmaker, e Vittoria Iacovella, giornalista di La7 (autrici del reportage di Rai News “Ritorno a Terzigno 2010-2017”, video sotto), hanno lanciato una petizione per chiedere al ministro della Salute Beatrice Lorenzin l’introduzione di screening gratuiti contro i tumori “per i cittadini che vivono nel raggio di 10 km da una discarica o sito da bonificare”. E a pochi giorni dal lancio su change.org, sono già più di 30mila i sostenitori.
Un progetto nazionale specifico - si legge nella petizione - che venga diffuso e imposto a tutte le regioni italiane con l’inserimento dello screening nel novero dei “livelli essenziali di assistenza” in base a quanto previsto dall’art.117, c.2 lettera m della Costituzione, vista la diffusione nazionale, la gravità del fenomeno e l’inerzia delle regioni rispetto all’attivazione di iniziative a riguardo. Le chiediamo che i dati relativi a questo progetto, della durata di almeno 5 anni, siano resi pubblici e trasparenti (fondi messi a disposizione, stato del lavoro di ogni regione, dati scientifici man mano che vengono raccolti ed elaborati, nomi e dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi di relatori e periti)”.
Perché è necessario un intervento? Perché chi vive in queste aree “rispetto a chi abita in zone più ‘sane’, ha il 50% di possibilità in più di ammalarsi di diversi tipi di tumore e il 30% in più di avere un tumore al seno. “Molte di queste persone sono ragazze e ragazzi giovanissimi, e per la loro fascia d’età lo Stato non prevede uno screening gratuito, quindi scopriranno la loro malattia troppo tardi per porvi rimedio”.
Sono milioni – si spiega nella petizione - i cittadini che potrebbero essere salvati e maggiormente tutelati, se solo lo Stato garantisse loro degli screening gratuiti mirati, sulla base del fatto che questi 7 milioni di persone vivono a pochi chilometri da una discarica o da un sito ancora da bonificare. Studi scientifici e dati locali ci dicono che il rischio di ammalarsi di tumore è più del doppio se si vive accanto a una discarica, ma non esistono dati nazionali e tantomeno provvedimenti specifici. È gravissimo. Il Ministero dell’Ambiente si è posto come obbiettivo la chiusura di tutte le discariche italiane, perché riconosce che sono causa di avvelenamento del Paese, ma se chiediamo una statistica delle zone e popolazioni a rischio non c’è. È mancata la possibilità o la volontà di informare gli Italiani?






Come recuperare vite? Solo con la prevenzione, che potrà essere più rapida ed efficace solo se si estende a tutte le fasce a rischio a titolo gratuito. Solo così si potrà porre rimedio alla “dissennata gestione dei rifiuti che è stata operata, per decenni, in questo Paese”.

Firmate qui la petizione per screening gratuiti per chi vive, a rischio tumore, nei pressi di una discarica.


fonte: www.greenme.it