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Glifosato, le vittime si oppongono alla transazione proposta da Bayer

 










Dozzine di studi legali statunitensi hanno formato una coalizione per opporsi alla nuova proposta di accordo da 2 miliardi di dollari avanzata da Monsanto Bayer AG che mira a contenere la responsabilità della società nei confronti delle accuse di provocare un tipo di cancro noto come linfoma non Hodgkin (NHL) .

L’accordo è progettato per compensare le persone che sono state esposte ai prodotti Roundup e che hanno già NHL o che potrebbero sviluppare NHL in futuro, ma che non hanno ancora intrapreso azioni per intentare una causa. Il piano, depositato presso il tribunale distrettuale degli Stati Uniti per il distretto settentrionale della California il 3 febbraio, deve essere approvato dal giudice distrettuale degli Stati Uniti Vince Chhabria per diventare effettivo. Il giudice Chhabria ha già contestato una parte di un precedente accordo e non è difficile prevedere che anche in questo caso avrà da ridire sulle condizioni proposte da Bayer.

Una delle principali preoccupazioni della coalizione di studi legali che si è opposta all’accordo è che gli attuali utilizzatori di Roundup che potrebbero sviluppare il cancro e intendono fare causa in futuro saranno automaticamente soggetti ai termini della transazione di classe a meno che non decidano ufficialmente di rinunciare entro un periodo di tempo specifico. Uno dei termini a cui sarebbero soggetti impedirebbe loro di chiedere un risarcimento punitivo in qualsiasi causa futura.

“Questa non è la direzione in cui vogliamo che vada il sistema di giustizia civile”, ha detto l’avvocato Gerald Singleton, il cui studio si è unito a più di 60 altri studi legali per opporsi al piano di Bayer. “Non esiste uno scenario in cui ciò sia positivo per i querelanti.” Secondo l’avvocato, infatti, il piano avvantaggia Bayer e fornisce “soldi insanguinati” ai quattro studi legali che hanno collaborato con Bayer per progettare il piano.

fonte: ilsalvagente.it/


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Glifosato, Bayer: un accordo da 10 miliardi di dollari per chiudere le cause legali

Glifosato. La multinazionale tedesca Bayer ha raggiunto accordi verbali per risolvere una parte sostanziale delle circa 125.000 cause per cancro per l’uso del diserbante Roundup.



La notizia arriva dall’agenzie giornalistica Bloomberg, parlando di fonti confidenziali e spiegando che sono tra 50.000 e 85.000 gli accordi in questione, che farebbero parte dei 10 miliardi di dollari con cui Bayer prevede di mettere fine a questa battaglia legale, ereditata con l’acquisto di Monsanto.

L’accordo, che per ora è solo verbale e che sarà firmato nelle prossime settimane, è stato da subito considerato rassicurante dal mercato che ha registrato un salto in su del 7,7% (a 62,1 euro) delle azioni Bayer alla Borsa di Francoforte.

Con il patteggiamento, la multinazionale tedesca punta a risolvere le azioni legali che potrebbero portare ulteriori danni economici per la multinazionale.

Sono già 125.000 in totale le cause intentate alla Bayer ed ereditate con l’acquisizione della Monsanto nel 2018.

Quella dei contenziosi che rischiano di finire nelle aule dei tribunali è diventata una priorità per Bayer e per questo l’ad, Werner Baumann, consapevole dei precedenti casi legali finiti male e costati già miliardi di dollari anche a causa del crollo del valore delle azioni della società, ha deciso di destinare 10 miliardi di dollari pur di scrivere la parola fine alla questione.

Si tratta di una scelta vantaggiosa per la Bayer, dal momento che con l’acquisizione della Monsanto non solo ha ‘ereditato’ questi contenziosi ma le sue azioni hanno perso circa un terso del loro valore, bruciando oltre 30 miliardi di dollari.


In particolare, 8 miliardi di dollari andrebbero alle cause già in corso mentre i restanti altri 2 miliardi verrebbero riservati per le richieste future da parte di persone che hanno usato Roundup ma che potrebbero non aver ancora sviluppato il linfoma non Hodgkin.

fonte: https://www.teleambiente.it

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Erbicidi, Bayer al centro di nuove azioni legali. Sotto accusa il Dicamba di BASF

Bayer e BASF rischiano di essere travolte da una nuova ondata di cause legali. Già impegnata sul fronte del Roundup e della contaminazione da PCB, la multinazionale tedesca rischia un assedio che potrebbe costarle molto caro

















Il giganti tedeschi Bayer e BASF sono alle prese con una nuova ondata di azioni legali intraprese da più parti negli Stati Uniti. Al centro delle cause ci sarebbe il Dicamba, erbicida “ereditato” da Monsanto e ritenuto responsabile della distruzione di diverse colture. 
L’attenzione dei giudici – che sabato hanno imposto una sanzione per danni ambientali di 265 milioni di dollari a causa della distruzione di un’intera coltura di peschi – si concentra in particolare su Bayer, già “impegnata” sul fronte del Roundup, diserbante dannoso e potenzialmente cancerogeno.
Al momento, non è chiaro in che modo saranno ripartite le rispettive responsabilità: nell’aprile del 2018, la compatriota BASF, produttrice dell’erbicida a base di Dicamba per l’uso su semenze geneticamente modificateaveva infatti firmato un accordo per acquisire da Bayer ulteriori business e asset nel settore della protezione delle colture. In ogni caso, al di là delle sanzioni e dei risarcimenti milionari a cui le aziende rischiano di andare incontro, i crescenti problemi legali sono costati a Bayer un calo del 3,3% nelle azioni, con conseguente perdita per il CEO Werner Baumann del voto di fiducia degli azionisti. 
  
Attualmente Bayer si trova infatti impegnata sotto diversi fronti: da una parte ci sono ancora i 10 miliardi di dollari “sospesi” per il caso Roundup, da un’altra le accuse di aver nascosto i rischi per la sicurezza connessi al suo dispositivo anticoncezionale Essure e, da un’altra ancora, le migliaia di azioni legali già intraprese da diverse città americane che accusavano Monsanto di aver contaminato i corsi d’acqua con PCB tossici. 
A tutto questo, andranno nei prossimi mesi a sommarsi anche le nuove cause legali riguardanti la dannosità del Dicamba. La decisione di sabato di imporre 250 milioni di dollari di multai oltre ai 15 per risarcire l’agricoltore Bill Bader potrebbe infatti incoraggiare altri coltivatori dell’Arkansas e dell’Illinois ad intraprendere simili azioni legali. 
Le aziende si sono difese affermando che dei danni alle colture sarebbero responsabili gli agricoltori, colpevoli d’aver applicato la sostanza chimica in modo errato sia in fatto di procedure che di formulazioni. Bayer ha promesso un ricorso, ma, come dichiarato da uno degli avvocati di Bader, il verdetto dei giudici sembrerebbe in ogni caso inviare un messaggio molto chiaro: “Non esiste un gigante tanto grande dal potersi sottrarre alla legge”. 

fonte: www.rinnovabili.it

Glifosato, depositate in Francia 2.500 denunce

Sono ormai 2.500 le persone che hanno presentato denunce in Francia contro chi fabbrica pesticidi a base di glifosato e chi ne ha autorizzato la vendita.





Sono circa 2.500 le denunce presentate da altrettanti cittadini francesi che hanno ritrovato nelle proprie urine valori eccessivi di glifosato. Da anni ormai l’associazione Campagne Glyphosate (Campagna Glifosato) propone a dei volontari di effettuare delle analisi per verificare l’eventuale presenza della sostanza, a base del pesticida Roundup prodotto dalla Monsanto (oggi di proprietà di Bayer).


Effettuate 5.400 analisi su altrettanti cittadini francesi

“Abbiamo superato ormai le 5.400 analisi ed in quasi la metà dei casi ciò ha portato al deposito di esposti da parte delle persone interessate”, ha fatto sapere Dominique Masset, cofondatore della Campagna Glifosato. I procedimenti sono stati avviato contro tutti i dirigenti in attività delle aziende che fabbricano pesticidi a base di glifosato. Nonché contro gli organismi pubblici europei che ne hanno consentito l’immissione in commercio.


Alcuni dei cittadini francesi che si sono sottoposti ad analisi delle urine per verificare la presenza di glifosato © Campagne Glyphosate via Facebook

Le ultime denunce, in ordine di tempo, sono state depositate a La Rochelle, sulla costa atlantica, da 42 persone. Nell’atto, una sorta di piccola class-action, si parla senza mezzi termini di “attentato alla vita altrui”, di “truffa” e di “danno ambientale”. “Sporgo denuncia a mio nome contro dieci anni di inazione”, ha dichiarato Dominique Chevillon, presidente del Consiglio economico, sociale e ambientale della regione Nuova Aquitania.
Glifosato anche nelle urine di un eurodeputato ecologista

Anche il deputato europeo Benoît Biteau (del gruppo Europe Ecologie – Les Verts) e il presidente dell’associazione Nature Environnement, Patrick Picaud, si sono sottoposti ai test. E hanno ritrovato glifosato nelle loro urine, come già accaduto a centinaia di altri cittadini francesi. Tanto che anche il stesso ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume ha parlato di dati “inquietanti”.

Benché al centro di un dibattito scientifico, il glifosato è stato infatti classificato dal Centro internazionale per la ricerca sul cancro (organismo dell’Organizzazione mondiale della sanità) come “probabilmente cancerogeno”. Ciò nel 2015. E da allora la sostanza non è mai stata eliminata dalla lista.

fonte: www.lifegate.it

La Germania mette al bando il glifosato a partire dal 2023

Il Consiglio federale tedesco ha approvato un programma di abbandono del controverso agente chimico diffuso in erbicidi e diserbanti: una decisione che potrebbe accelerare il processo di messa al bando dell’intera Ue




















La Germania vieterà l’uso dei prodotti a base di glifosato a partire dal 31 dicembre 2023: la misura è stata inserita nel “Programma d’azione per la protezione dagli insetti” approvato dal Consiglio federale tedesco. Una decisione che influirà inevitabilmente sulla posizione dell’Unione europea, chiamata a rivedere la concessione all’uso del glifosato su suolo comunitario a dicembre 2022.

Il programma tedesco prevede forti limitazioni già a partire dal prossimo anno: i diserbanti a base di glifosato dovrebbero essere vietati in serre, aree pubbliche, parchi, mentre per i coltivatori sono previste stringenti restrizioni. L’obiettivo è quello di ridurre del 75% la diffusione dei prodotti a base di glifosato entro metà 2023 per favorire il completo abbandono dall’inizio dell’anno successivo.

La misura governativa arriva a poche settimane di distanza dall’annuncio della Deutsche Bahn, la compagnia pubblica che gestisce la rete ferroviaria tedesca, che programma di dimezzare entro il 2020 il consumo di diserbanti a base di glifosato per liberare rotaie e traversine dalle erbe infestanti.

Lo scorso giugno, il Governo austriaco ha proposto un disegno di Legge (approvato il mese successivo) per vietare i prodotti a base di glifosato a partire dal 2020. Nella stessa direzione si sono mossi anche 20 sindaci francesi che hanno proibito i diserbanti contenenti il discusso agente chimico nelle proprie municipalità, mentre lo scorso marzo, l’ormai ex Ministro dell’Ambiente francese De Rugy aveva prospettato il bando dei prodotti fitosanitari a base di glifosato entro il 2020.

L’Unione europea ha approvato l’uso dei diserbanti a base di glifosato fino alla fine del 2022, quando la concessione comunitaria verrà ridiscussa anche alla luce dei report scientifici forniti e collezionati grazie all’attività di un pool di esperti selezionati da 4 Paesi Ue, che da pochi mesi hanno sostituito proprio la Germania come principali referenti dell’Unione in materia.

Classificato come probabilmente cancerogeno dall’OMS nel 2015, il glifosato è ormai da anni al centro di un dibattito scientifico e legale: negli Stati Uniti, diverse sentenze di tribunali federali hanno condannato più volte la Monsanto, l’azienda che produce diserbanti a base di glifosato dagli anni ’40 acquisita nel 2018 dalla tedesca Bayer, a risarcire utenti colpiti da patologie neoplastiche a seguito del prolungato utilizzo del Roundup, uno degli erbicidi a base di glifosato più diffusi al mondo.

fonte: www.rinnovabili.it

Monsanto: nuovo sconto nei risarcimenti e nuova condanna sul Roundup

L’azienda biochimica dovrà versare 72 milioni di dollari invece che 2,05 miliardi di dollari a una coppia di agricoltori colpiti da linfoma non-Hodgkin a seguito dell’uso prolungato del Roundup.

















Sconto di pena per la Monsanto: il Tribunale superiore della Contea di Alameda, a Oakland, in California, ha ridotto a 86 milioni di dollari (rispetto agli iniziali 2,05 miliardi di dollari) il risarcimento imposto all’azienda biochimica da un precedente verdetto giudiziario in merito all’accusa di una coppia di agricoltori colpiti da linfoma non-Hodgkin a seguito dell’utilizzo per oltre 30 anni del diserbante a base di glifosato Roundup.

Il giudice Wilinifred Smith ha ritenuto sproporzionata e incostituzionale la cifra di 2 miliardi di dollari imposta alla Monsanto come danno punitivo nella causa contro i coniugi Alva e Alberta Pilliod. Smith ha ridotto gl’interessi compensativi imposti all’azienda biochimica e ha poi applicato la regola stabilita dalla Corte Suprema degli Stati Uniti che fissa il limite massimo nel rapporto tra risarcimento e danni puntivi in 9 a 1: in questa maniera, la somma dovuta dalla Monsanto è scesa a circa 72 milioni di dollari (con gli interessi puntivi fatti calare da 55 a 17 milioni di dollari e i danni punitivi da 2 miliardi a 55 milioni di dollari).
Allo stesso tempo, però, il Tribunale superiore della Contea di Alameda ha anche confermato la condanna per la Monsanto: Ci sono prove chiare e convincenti che la Monsanto si sforzò di impedire, scoraggiare o distorcere l’indagine scientifica”, si legge nella sentenza del giudice Smith.

Monsanto ha accolto con favore la riduzione del risarcimento ma ha annunciato comunque che ricorrerà in appello contro il verdetto di colpevolezza.
I legali dei coniugi Pilliod devono ancora comunicare se la coppia ha deciso di accettare la cifra ridotta imposta dal Tribunale di Alameda.

A metà luglio, un altro tribunale californiano aveva ridotto da oltre 80 milioni di dollari a poco più di 25 milioni di dollari il risarcimento dovuto da Monsanto a un agricoltore affetto da linfoma non-Hodgkinche aveva contestato all’azienda biochimica la mancata comunicazione dei rischi connessi all’uso del Roundup. Anche in quel caso, il tribunale di revisione aveva confermato la colpevolezza della Monsanto e aveva rigettato la richiesta di annullamento del processo.
Già la scorsa estate, un tribunale californiano aveva ridotto da 289 a 78,5 milioni di dollari il risarcimento dovuto da Monsanto al giardiniere scolastico Dewayne Johnson cui era stato diagnosticato la stessa patologia del coniugi Pilliod.

Nei soli Stati Uniti sono oltre 13.400 le cause intentate contro la multinazionale biochimica, di cui buona parte nel solo Stato della California. A metà agosto è previsto l’inizio del primo processo al di fuori dei confini californiani: il nuovo procedimento giudiziario avrà luogo nel Missouri, a Saint Louis, in una regione tradizionalmente nota negli Stati Uniti per sentenza particolarmente onerose a carico delle grandi aziende.

fonte: www.rinnovabili.it

L'erbicida più odiato del mondo. Il glifosato è morto. Evviva l'alternativa












Il glifosato è morto. La notizia è arrivata il 14 giugno ed è passata pressoché inosservata, dimostrando lo scollamento tra la realtà e lo storytelling giornalistico. Il glifosato è stato l’Orco dell’ambientalismo globale per decenni. Il dibattito sulla sua pericolosità ha riempito giornali, convegni, campagne di sensibilizzazione, scioperi e manifestazioni, come pure le aule di tribunale. Che provochi il cancro non è ancora un’evidenza per la scienza ma lo è già per i giudici che hanno inflitto sanzioni durissime ai produttori.
Prima a Monsanto, ora a Bayer. La quale, avendo comprato la multinazionale più criticata del pianeta e il suo portafoglio, Roundup compreso, prima ha provato a cancellare il marchio Monsanto dalle confezioni e adesso si è resa conto che l’ombra mediatica dell’erbicida più odiato del mondo rischia di travolgerla. La notizia, appunto, è che la Bayer sta studiando un nuovo formulato per sostituire il glifosato.
L’ha comunicato nello stesso giorno in cui Deutsche Bahn, le ferrovie di Stato tedesche, annunciavano che non avrebbero più utilizzato questa sostanza per ripulire i loro binari dalle erbacce. «Vogliamo trovare qualcosa di efficace che ci permetta di fare manutenzione sulla nostra rete ferroviaria di 33mila km in maniera ecosostenibile e senza usare il glifosato» ha detto il responsabile dell’infrastruttura di DB al settimanale 'WirtschaftsWoche'. Se non che DB è il più grande consumatore di glifosato in Germania: ne compra 65 tonnellate all’anno. All’annuncio di DB, Bayer ha preso atto del finale di partita: game over.
Il glifosato sarà abbandonato al suo destino. Il 14 giugno, mentre il ministro dell’Ambiente tedesco Svenja Schulze annunciava che «proibiremo l’uso di glifosato in Germania», Bayer ha stanziato 5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per lo sviluppo di diserbanti alternativi. Una dichiarazione che ha depresso il titolo in Borsa, dimostrando – se ve ne fosse ancora bisogno – che una martellante campagna mediatica vale più della scienza e degli stessi giudici e che Bayer non si attende più alcuno sconto né dalla prima né dai secondi. E neanche dall’Europa, dove il gruppo di valutazione sull’autorizzazione all’uso del glifosato, malgrado l’atteggiamento ondivago dei francesi, potrebbe molto presto spianare la strada al bando di questa sostanza. Né potrebbe essere diversamente, visto l’esito delle ultime elezioni europee: il cielo sopra Berlino è sempre più grünen. Il glifosato è morto, evviva l’alternativa.

fonte: www.avvenire.it

La morte che semina Monsanto

«L’abbassamento riflette la nostra previsione che i numeri del credito di Bayer saranno più deboli nei prossimi due anni per la forte crescita nel livello del debito (più di 30 miliardi di dollari) dopo il closing dell’acquisizione da 63 miliardi di dollari di Monsanto”, spiegava nel giugno scorso l’agenzia di rating Standard & Poors, (fonte Il Sole 24 ore). Trenta miliardi di dollari, almeno. Malgrado la cancellazione del marchio Monsanto al momento della fusione con Bayer, la causa del crollo finanziario – che ha poi condotto in novembre il colosso farmaceutico tedesco ad annunciare il taglio del 10% della sua forza lavoro – sono gli ormai più di 13 mila procedimenti legali legati all’utilizzo dell’erbicida assassino, il glifosato, in agricoltura. L’ultima sentenza condanna la multinazionale a pagare 2 miliardi di dollari. Ne arriveranno molte altre. La Bayer-Monsanto è accusata di aver provocato il cancro conoscendo i pericoli cui andavano incontro i consumatori dei suoi prodotti. Silvia Ribeiro ricostruisce il quadro della vicenda sulla base delle inchieste e delle prove emerse: dalla corruzione di scienziati e giornalisti alle protezioni “a prescindere” della Casa Bianca. Ma in Europa e in Italia per produrre quello che arriva sulle nostre tavole si continua a usare il glifosato? Sì, un decreto ministeriale del 2016 del governo italiano chiarisce che per ora il divieto per uso agricolo è limitato al terreni costituiti da sabbia e vale solo prima di trebbiare. Il resto è liberissimo di farci ammalare. Fino a quando?



Sono già più di 13 mila le cause legali iniziate contro la Monsanto (adesso proprietà della Bayer) per aver causato il cancro ai querelanti o ai loro familiari con l’utilizzo dell’erbicida glifosato, sapendo dei pericoli che implicava e senza informare dei rischi le persone esposte. Sono, per la maggioranza, persone che hanno utilizzato l’agrotossico sia nel loro lavoro agricolo, che nel giardinaggio o nei parchi. Nel 2015, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che il glifosato è cancerogeno per gli animali e probabile cancerogeno sugli umani.

Il primo processo vinto da una vittima, nell’agosto del 2018, è stato quello di D. Lee Johnsson, un giardiniere che per due anni ha utilizzato il glifosato in una scuola, a seguito del quale ha contratto il crancro linfoma no-Hodgkin. Un giudice di San Francisco ha condannato la Monsanto-Bayer a pagare 289 milioni di dollari in prima istanza, ma dopo che Bayer è ricorsa in appello, sono stati concordati 78 milioni. In un altro processo, nel marzo 2019, è stato sentenziato che la Monsanto-Bayer deve pagare 80 milioni di dollari a Edwin Hardeman per essere responsabile della sua malattia. In Oakland, si sta per concludere un terzo processo simile, avviato dai coniugi Pilliod contro la Monsanto. Hanno 70 anni ed entrambi soffrono di cancro. Ci si aspetta che ci sia nuovamente una sentenza multimilionaria a favore delle vittime (La sentenza è poi arrivata: condanna al pagamento di 2 miliardi di dollari, ndt).

Nel frattempo, in Europa, la Monsanto ha perso per la terza volta, nell’aprile 2019, il processo avviato dall’agricoltore francese Paul François, che soffre di danni neurologici a seguito dell’utilizzo dell’erbicida Lasso, con un altro componente agro-tossico.

Bayer, che ha concluso l’acquisizione della Monsanto nel 2018, ha perso finora più di 30 miliardi di dollari per la diminuzione del valore delle sue azioni, a causa dell’impatto negativo delle sentenze nei processi sul glifosato. Il 26 aprile 2019, il 55 per cento degli azionisti di Bayer, ha votato contro le strategie del management, capeggiato da Werner Baumann, che ha difeso l’acquisto della Monsanto.

Il glifosato, creato dalla Monsanto nel 1974, è uno degli erbicidi più usati al mondo. Si vende con molte marche, Faena, Rival, RoundUp, Ranger e altre. Le quantità applicate sono aumentate in modo esponenziale con la diffusione delle coltivazioni transgeniche resistenti agli erbicidi.L’aumento del suo uso ha prodotto resistenza in più di 25 tipi di erbe infestanti, creando un circolo vizioso in cui si applica sempre più glifosato. Sono state trovate quantità elevate di residui di glifosato negli alimenti, nelle fonti di acqua e nei test di urina, sangue e latte materno in diversi paesi e continenti, fondamentalmente nei maggiori produttori di transgenici.

In tutti i casi dei processi menzionati, i giudici si sono espressi a favore delle vittime perché hanno scoperto che la Monsanto sapeva dei rischi e non lo ha spiegato nelle etichette né nella strategia di vendita dei prodotti. Il punto è centrale, poiché l’argomento della Monsanto è che le agenzie di regolamentazione, come l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (EPA nel suo acronimo in inglese), definiscono il glifosato come un erbicida a basso rischio.

Tuttavia, nel corso dei processi, la Monsanto ha dovuto fornire dei documenti interni che provano che fin dall’inizio aveva propri studi che dimostravano il potenziale cancerogeno del glifosato e che malgrado ciò, per decenni si è dedicata a scrivere articoli che brillavano come se fossero scientifici, negando la tossicità del glifosato. Poi concordava con diversi autori, presunti scienziati, affinché li pubblicassero a loro nome senza menzionare la Monsanto.

Diversi di questi articoli sono stati elencati dall’EPA per determinare che il glifosato era quasi innocuo per la salute. L’organizzazione US Right To Know ha pubblicato sul suo sito dedicato ai processi contro la Monsanto, documenti declassificati fino al 2019, con prove e nomi di diversi autori e articoli falsificati.



In un recente articolo su The Guardian, Nathan Donley e Carey Gillam denunciano che la Monsanto non ha mai realizzato studi epidemiologici sull’uso del glifosato per vedere il suo potenziale cancerogeno ma ha invece destinato enormi somme di denaro (fino a 17 milioni di dollari in un anno) per fare campagne propagandistiche, pagare articoli di opinione di giornalisti di parte e agire come ghostwriter di articoli scientifici che affermano che il glifosato è innocuo o non comporta grandi rischi. Tutto questo è aumentato dopo la dichiarazione dell’OMS nel 2015.

Donley e Gillam rendono note anche le e-mail della Monsanto con il consulente di “strategia e intelligence politica” Hakluyt, nel luglio 2018, che rivelano che la Casa Bianca afferma che “proteggerà la Monsanto” in qualsiasi caso e, nonostante gli studi che dimostrano la tossicità, non voteranno nuove norme.

Le prove per cui si deve proibire il glifosato, sono schiaccianti. Diverse città statunitensi e alcune latinoamericane lo hanno già stabilito. Il problema non investe solamente questo agrotossico e non riguarda solo Monsanto-Bayer. Tutte le multinazionali dell’agrobusiness utilizzano strategie simili per vendere veleno a scapito della salute e dell’ambiente. Occorre avanzare nell’eliminazione di tutti gli agrotossici.

Articolo pubblicato su La Jornada con il titolo El veneno que nos legó Monsanto.

fonte: Comune-info.net

Terza condanna per Bayer: 2 miliardi di dollari ad una coppia californiana


















Salgono a tre le condanne a carico di Bayer per il glifosato e il titolo in borsa va sempre più giù. Una giuria di Oakland, in California ha dato ragione a Alva e Alberta Pilliod, una coppia che ha utilizzato il RoundUp per oltre 30 anni e si sono ammalati di cancro. La giuria ha stabilito che l’uso del diserbate al glifosato ha rappresentato un “fattore significativo” nell’insorgenza della malattia. Questo verdetto è costato alla multinazionale – che ha acquistato Monsanto – 2,055 miliardi di dollari: a tanto ammonta, infatti, il risarcimento che la giuria californiana ha previsto per la coppia.
Il verdetto di Oakland segue le altre due recenti sconfitte in tribunale, per le quali altre giurie hanno condannato Bayer a pagare complessivamente 159 milioni di dollari. Lo scorso marzo una giuria di San Francisco ha stabilito che Bayer deve versare 80 milioni di dollari in risarcimenti e danni a Andrew Herdemann, un coltivatore californiano che secondo i giudici si è ammalato di cancro in seguito alla sua esposizione al diserbante al glifosato Roundup. La cifra di 80 milioni, di cui 75 in danni, è decisamente inferiore ai 289,2 milioni di dollari riconosciuti lo scorso agosto da una giuria di San Francisco a Dewayne Johson, ex guardiano di un parco. L’ammontare era stato successivamente rivisto al ribasso da un giudice a 78,5 milioni.

Bayer si è impegnata a presentare appello

Bayer si è impegnata a presentare appelli in tutti e tre i casi. La decisione della giuria, ha spiegato Bayer in una nota dopo la decisione di Oakland, “è in conflitto diretto con le decisioni dell’Agenzia per la Protezione Ambientale e il consenso delle autorità sanitarie globali, secondo le quali i prodotti a base di glifosato possono essere usati in modo sicuro e non sono cancerogeni”. Dei 2,055 miliardi di dollari chiesti dalla giuria, un miliardo di dollari sono di danni punitivi. Si tratta di una cifra elevata che, secondo alcuni osservatori, potrebbe spingere Bayer a patteggiare le innumerevoli cause su Roundup. Un patteggiamento globale che potrebbe valere 5 miliardi di dollari.
fonte: https://ilsalvagente.it

Effetto cocktail: il nuovo insetticida Sivanto (Bayer) può uccidere e alterare il comportamento delle api, nonostante sia dichiarato innocuo




















Alta mortalità delle api, scarsa coordinazione, apatia e iperattività nel comportamento.I cocktail di pesticidi, anche quelli che includono sostanze chimiche considerate sicure per gli impollinatori, possono compromettere la vita delle api. Le attuali misure per la valutazione del rischio delle sostanze chimiche in agricoltura non riproducono le condizioni che le api trovano in natura, perdendo di vista i possibili pericoli.
È quanto emerge da uno studio del Dipartimento di Scienze Biologiche dell’Università della California San Diego (UCSD), pubblicato il 10 aprile 2019 sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B. La ricerca dimostra che il Sivanto, nuovo insetticida sistemico a base di flupyradifurone prodotto dalla Bayer CropScience e divenuto popolare in tutto il mondo come sicuro per le api, i bombi e le coccinelle, può causare danni agli impollinatori. In relazione alla stagione, all’età degli insetti, e in combinazione con un comune fungicida può provocare comportamenti anomali che compromettono la sopravvivenza delle api. La ricerca, a firma del biologo Simone Tosi, dell’Università della California San Diego (UCSD), adesso all’Agenzia Francese per la sicurezza dell’ambiente, dell’alimentazione e del lavoro (ANSES, Università Paris Est), e di James Nieh, professore di scienze biologiche dell’Università della California San Diego (UCSD), – finanziata dall’UCSD e dalla Fondazione Avaaz -, pone l’accento sulla complessità della valutazione delle nuove sostanze chimiche destinate all’agricoltura, tra le principali cause del declino delle api.


Il Sivanto è stato registrato per l’uso commerciale nel 2014 ed è disponibile in 30 paesi del mondo, tra cui l’Italia, mentre altre 65 nazioni si preparano ad autorizzarlo. Sul sito di Bayer si legge che è “autorizzato su una ampia gamma di colture e parassiti, nel rispetto di api, bombi e altri insetti utili”   e può essere usato su coltivazioni visitate dagli impollinatori come melo, pero, pomodoro, melanzana e cetriolini, sia per quanto riguarda le colture in campo aperto come quella delle zucchine, che in serra, nel caso delle fragole. La multinazionale sottolinea che il suo uso non è pericoloso per gli impollinatori neanche durante il periodo della fioritura, quando le api sono più attive e vanno a raccogliere il polline.
Il gruppo internazionale di ricercatori che ha sviluppato l’indagine negli ultimi due anni spiega che “i test usati per autorizzare l’utilizzo dei pesticidi sono limitati, per esempio valutano solo marginalmente gli effetti comportamentali, nonostante possano severamente danneggiare la salute delle api, inoltre la tossicità dei prodotti chimici varia al cambiare delle condizioni ambientali e dello stato di salute delle api”, spiega Tosi. “I pesticidi usati in agricoltura sono numerosi e possono interagire amplificando gli effetti collaterali quando certi pesticidi vengono ingeriti contemporaneamente, causando il cosiddetto effetto cocktail. Sivanto è stato approvato solo recentemente, perciò non ci sono ancora adeguate informazioni su quanto contamini l’ambiente agricolo, e in combinazione con quali altri pesticidi: questi aspetti sono essenziali per valutarne il rischio appropriatamente”.

Api su girasole_Ph. Monica Pelliccia - Adelina Zarlenga
Api impollinado i campi girasoli per aumentare la sua produttivitá. Marzocca, Marche. Luglio 2016

Le api che vanno alla ricerca del polline, le bottinatrici, sono risultate essere quattro volte più suscettibili agli effetti del Sivanto rispetto a quelle più giovani che vivono nell’alveare. Se il comportamento dell’insetto viene compromesso, viene messa a rischio non solo la sopravvivenza degli impollinatori, ma anche la produzione di cibo, considerando che le api sono responsabili di circa il 75 per cento di ciò che arriva sulle nostre tavole, come frutta, verdura e semi.
Di continuo vengono immessi nuovi pesticidi in commercio. E diventa necessario testare le interazioni tra le nuove sostanze e i prodotti chimici comuni utilizzati da tempo in agricoltura, che poi arrivano nei nostri piatti. La Bayer avverte sull’etichetta del Sivanto di non miscelarlo con alcuni tipi di fungicidi, ma i ricercatori di San Diego sottolineano che le api possono essere comunque esposte a tali sostanze chimiche quando vengono utilizzate nelle colture vicine. Sivanto è stato testato sulle api a diverse dosi, come quelle che le api possono ingerire quando volano o impollinano.“I risultati della ricerca aumentano preoccupazioni sulla sicurezza dei pesticidi approvati, non solo sul Sivanto”, spiega Nieh, “ci suggeriscono che le valutazioni del rischio dei pesticidi dovrebbero essere perfezionate”.

Impollinazione api - Ph. Adelina Zarlenga - Monica Pelliccia
Certi pesticidi vengono ingeriti contemporaneamente, causando il cosiddetto effetto cocktail

Le api, fondamentali termometri della biodiversità, sono diventate il simbolo della battaglia contro gli insetticidi neonicotinoidi. A partire da quest’anno, la Comunità Europea ha bandito tre tipologie di tali pesticidi poiché neurotossici per gli impollinatori. Una decisione arrivata però dopo molti anni dalla loro messa in commercio, con danni rilevanti sulla popolazione apistica. “In Europa, i neonicotinoidi sono stati definiti dannosi per gli impollinatori, circa un ventennio dopo la loro prima autorizzazione”, spiega Tosi, “con questa ricerca sottolineiamo l’importanza di investigare gli effetti comportamentali, e dimostriamo che la tossicità dei pesticidi dipende dalla stagionalità, dall’età degli individui, e dalla combinazione con ulteriori prodotti chimici”.
Gli apicoltori e le apicoltrici in Italia continuano a denunciare morie anomale di api. Ma pochi conoscono il Sivanto e tra le persone interpellate, nessuna ha un’esperienza diretta degli effetti sugli alveari. “Da poco sono stati autorizzati nuovi preparati a base di molecole simil-neonicotinoidi, prima solo per uso in serra, poi anche in pieno campo”, afferma Francesco Panella dell’Unione Nazionale Associazione Apicoltori Italiani (UNAAPI). “Èdifficile capire qual è la molecola che falcidia la vita. C’è un silenzio che copre l’insieme delle vigenti procedure autorizzative.Eppure dopo l’obbligato stop della Ue ai neonicotinoidi, e quindi il caso di plateale fallimento d’ogni preventiva procedura precauzionale, la stessa Agenzia europea Efsa, già dal 2013, ha proposto per l’autorizzazione di molecole nuovi protocolli più adeguati e cautelativi. Questi non sono ancora stati utilizzati e si persevera con le farse pseudo-precauzionali, per l’ostinata opposizione degli Stati membri dell’Ue e delle filiere agrochimiche”.
Lo studio dell’Università della California San Diego apre la strada alla necessità di testare in modo più complesso le sostanze immesse in agricoltura, valutare in modo scrupoloso gli effetti sugli impollinatori, considerando che possono esserci ripercussioni su tutta la catena alimentare che arriva alle nostre tavole e può intaccare la salute dei consumatori e delle consumatrici. “Bisognerebbe monitorare la contaminazione ambientale causata dai pesticidi con più attenzione e continuità”, conclude il Dr. Tosi. “Sicuramente servono ulteriori studi per approfondire i rischi causati dai pesticidi sulle api e l’ambiente”.
fonte: www.ilfattoalimentare.it