Visualizzazione post con etichetta #Stopglifosato. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #Stopglifosato. Mostra tutti i post

Glifosato, la Francia cambia strategia. Fallita l’eliminazione entro il 2020, ora punta agli incentivi

 










La Francia cambia strategia, per dire addio al glifosato. Dopo il ritiro dal mercato di 36 prodotti che lo contengono e l’ammissione della sua agenzia per la sicurezza alimentare (Anses) che in molti casi non è ancora sostituibile per mancanza di alternative efficaci, prende atto dell’impossibilità di raggiungere l’obiettivo fissato da Emmanuel Macron nel 2017 di abbandonarlo totalmente entro il 2020, e punta sugli incentivi.

Lo riferisce la Reuters, specificando che a ogni coltivatore sarà proposto un credito d’imposta di 2.500 euro se abbandonerà l’erbicida nel 2021 o nel 2022, soprattutto nelle coltivazioni dove è più utilizzato, e cioè i cereali, le viti e i frutteti, coerentemente con il voto espresso nel 2017 contro il rinnovo della licenza (i voti contrari erano stati in tutto 9, i favorevoli 18 e le astensioni una). Allo stesso tempo, il Governo aumenterà fino a 215 milioni di euro i fondi per sostituire i macchinari agricoli.

Per un coltivatore, abbandonare la discussa sostanza significa perdere, per esempio, il 16% della produzione di cereali, con un aumento dei costi pari a 80 euro per ettaro (7 mila euro per 87 ettari, per esempio). Senza un’adeguata compensazione, è chiaro come sarebbero pochissimi i coltivatori che sceglierebbero di ricorrere ad altre strategie. La stessa Anses, nel suo documento dello scorso ottobre, indicava soluzioni non del tutto convincenti, quali il ricorso alle rotazioni o ad altre sostanze, qualora ve ne siano. Ma, appunto, non ve ne sono, se non in misura limitata e con un’efficacia che non sempre è paragonabile a quella del glifosato.

L’erbicida, negli ultimi anni, è stato oggetto di pronunciamenti controversi, che l’hanno indicato come cancerogeno, oppure, viceversa, scagionato da queste accuse. Ma gli indizi di una sua responsabilità in diversi ambiti sono piuttosto solidi, a cominciare dagli effetti sulle api, per continuare con quelli sulla salute umana. Nello scorso mese di giugno, la Bayer, l‘azienda che oggi lo produce dopo aver acquistato la Monsanto che l’aveva introdotto nel mercato negli anni Novanta, ha pagato 10,9 miliardi di dollari per chiudere oltre 100 mila cause negli Stati Uniti, tutte incentrate sulla sua responsabilità nel causare tumori ai ricorrenti.

fonte: www.ilfattoalimentare.it


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Glifosato, il Lussemburgo è la prima nazione europea a vietarne l’uso

Il Lussemburgo ha annunciato la messa al bando di tutti i prodotti a base di glifosato, entro la fine del 2020.














Il Lussemburgo diventerà la prima nazione dell’Unione europea ad aver vietato totalmente l’uso di glifosato sul proprio territorio. La decisione è stata annunciata il 16 gennaio dal ministero dell’Agricoltura, che ha indicato appunto il 31 dicembre prossimo come la data-limite entro la quale il pesticida Roundup prodotto dalla Monsanto – oggi di proprietà della tedesca Bayer – sarà messo al bando, assieme a tutti quelli contenente lo stesso composto chimico.

Un piano in tre tappe per dire addio al glifosato

“Si tratta di un passo decisivo nell’ambito di un programma di sostenibilità che punta all’utilizzo di prodotti fitosanitari moderni e rispettosi dell’ambiente”, ha sottolineato in un comunicato il ministro dell’Agricoltura del Granducato, Romain Schneider. Per centrare l’obiettivo, il governo ha individuato tre tappe che dovranno essere raggiunte nel corso dell’anno.
Roundup Monsanto pesticida
Una confezione di Roundup, prodotto a base del pesticida glifosato dalla Monsanto © Philippe Huguen/Getty Images
La prima è stata fissata al 1 febbraio: si tratta della data a partire dalla quale verranno ritirate le autorizzazioni all’immissione in commercio dei prodotti a base di glifosato. La seconda tappa è prevista invece per il 30 giugno: entro la metà dell’anno, gli agricoltori che sono in possesso di tali pesticidi saranno chiamati ad esaurire le scorte a disposizione. Potranno essere infine concesse delle deroghe, il limite temperale non potrà superare il 31 dicembre.

In Austria la retromarcia del governo sul pesticida

Va detto che, già oggi, circa il 60 per cento dei coltivatori del Lussemburgo ha rinunciato all’uso di glifosato, secondo i dati diffusi dallo stesso governo. Che alla fine del 2019 ha introdotto a tale scopo un sistema di indennizzi a favore delle aziende: 30 euro per ciascun ettaro coltivato, che crescono a 50 euro nel caso di imprese vitivinicole. Aiuti che tuttavia sono stati giudicati insufficienti dal principale sindacato agricolo del paese.
Il ministro Schneider ritiene tuttavia che la transizione sia possibile. E ha aggiunto che l’obiettivo è di “generare un effetto-traino all’interno dell’Unione europea, tenendo conto del fatto altre nazioni come ad esempio l’Austria stanno avviando programmi simili”. Il governo di Vienna avrebbe dovuto introdurre il divieto di uso di prodotti a base di glifosato a partire dall’inizio di quest’anno. Tuttavia, all’ultimo momento l’esecutivo ha bloccato la proposta di legge.
fonte: www.lifegate.it

La Toscana vieterà il glifosato in tutta la regione dal 2021

La Toscana sarà la prima regione “glifosate free” d’Italia, anticipando lo stop all’uso del glifosato dell’Unione europea. Le nuove disposizioni regionali prevedono infatti il divieto d’uso dell’erbicida a partire dal 31 dicembre 2021, un anno prima rispetto all’UE.

















Il Presidente Enrico Rossi, insieme agli assessori all’ambiente Federica Federica Fratonie all’agricoltura Marco Remaschi, ha spiegato i modi e i tempi con cui il glifosato sarà bandito dalla regione.
Il primo passo è quello di vietare l’impiego dell’erbicida nelle zone di salvaguardia, nell’arco di 200 metri dai pozzi d’acqua destinata all’uso potabile.
L’utilizzo del glifosato sarà inibito anche nelle aree extra-agricole come scarpate e lungo i binari ferroviari, eliminando il rilascio di nulla osta finora concessi per motivi eccezionali.
Seguiranno accordi con le aziende, per condividere buone pratiche che verranno individuate e insieme ad ARPAT, al Genio civile e alla ASL, tra cui un protocollo da sottoscrivere con i vivaisti per ridurre l’uso di prodotti fitosanitari e in particolare del glifosato e per promuovere la sostenibilità ambientale.
Saranno previsti anche un marchio da apporre zone verdi e prodotti agricoli non trattati con glifosato e premi per chi coltiva utilizzando metodo biologici, con un intervento di 15 milioni di euro da destinare a incentivi allo scopo di aumentare i terreni biologici dal 25 al 30%.
Oltre al divieto d’uso del glifosato, la Regione intende procedere con una revisione delle sostanze ammesse in agricoltura dal Piano di utilizzazione per l’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti (PUFF), in linea con l’elenco ministeriale.
La Regione Toscana aveva già approvato una sua regolamentazione, ma con questo ulteriore aggiornamento, oltre ad anticipa gli obiettivi dell’Unione europea su glifosato, limita e regolamenta l’uso di sostanze potenzialmente pericolose dalle zone più sensibili e va verso un futuro più verde.
“Il nostro obiettivo è netto e chiaro, fare della Toscana una regione “glifosate free” dal 2021 – ha dichiarato il presidente Enrico Rossi – Un obiettivo che si raggiunge con una serie di divieti, limitazioni e tutele da un lato, e di intese con il mondo produttivo dall’altro. Intanto abbiamo eliminato il glifosate dalle aree di salvaguardia dei punti di captazione delle acque idropotabili sotterranee, come avviene già sulle acque idropotabili di superficie, e abbiamo aggiornato l’elenco delle sostanze vietate sulla base di quello ministeriale impegnandoci a aggiornarlo costantemente sulla base delle decisioni del Ministero. In Italia esistono già zone vocate per speciali produzioni agricole, come il Conegliano Valdobbiadene, che hanno deciso di eliminare questo diserbante dalle loro coltivazioni. Ebbene, noi vogliamo estendere l’eliminazione del glifosate all’intero territorio regionale. Si tratta di una scelta a favore dell’ambiente e del nostro comparto agroalimentare che deve poter contare sulla migliore qualità dei propri prodotti. Sono passi che richiedono tempo e lavoro ma grazie alla buona politica che è fatta di discussioni e di accordi, ingredienti fondamentali, possiamo centrare lo scopo nei tempi che ci siamo dati”.
 C’è da augurarsi che non intervenga l’Unione europea a fermare questa iniziativa, come si teme possa fare per il divieto d’uso al glifosato deciso di recente dal parlamento austriaco sul quale la Commissione dovrà esprimersi entro la fine di novembre di quest’anno.

fonte: www.greenme.it

La Germania mette al bando il glifosato a partire dal 2023

Il Consiglio federale tedesco ha approvato un programma di abbandono del controverso agente chimico diffuso in erbicidi e diserbanti: una decisione che potrebbe accelerare il processo di messa al bando dell’intera Ue




















La Germania vieterà l’uso dei prodotti a base di glifosato a partire dal 31 dicembre 2023: la misura è stata inserita nel “Programma d’azione per la protezione dagli insetti” approvato dal Consiglio federale tedesco. Una decisione che influirà inevitabilmente sulla posizione dell’Unione europea, chiamata a rivedere la concessione all’uso del glifosato su suolo comunitario a dicembre 2022.

Il programma tedesco prevede forti limitazioni già a partire dal prossimo anno: i diserbanti a base di glifosato dovrebbero essere vietati in serre, aree pubbliche, parchi, mentre per i coltivatori sono previste stringenti restrizioni. L’obiettivo è quello di ridurre del 75% la diffusione dei prodotti a base di glifosato entro metà 2023 per favorire il completo abbandono dall’inizio dell’anno successivo.

La misura governativa arriva a poche settimane di distanza dall’annuncio della Deutsche Bahn, la compagnia pubblica che gestisce la rete ferroviaria tedesca, che programma di dimezzare entro il 2020 il consumo di diserbanti a base di glifosato per liberare rotaie e traversine dalle erbe infestanti.

Lo scorso giugno, il Governo austriaco ha proposto un disegno di Legge (approvato il mese successivo) per vietare i prodotti a base di glifosato a partire dal 2020. Nella stessa direzione si sono mossi anche 20 sindaci francesi che hanno proibito i diserbanti contenenti il discusso agente chimico nelle proprie municipalità, mentre lo scorso marzo, l’ormai ex Ministro dell’Ambiente francese De Rugy aveva prospettato il bando dei prodotti fitosanitari a base di glifosato entro il 2020.

L’Unione europea ha approvato l’uso dei diserbanti a base di glifosato fino alla fine del 2022, quando la concessione comunitaria verrà ridiscussa anche alla luce dei report scientifici forniti e collezionati grazie all’attività di un pool di esperti selezionati da 4 Paesi Ue, che da pochi mesi hanno sostituito proprio la Germania come principali referenti dell’Unione in materia.

Classificato come probabilmente cancerogeno dall’OMS nel 2015, il glifosato è ormai da anni al centro di un dibattito scientifico e legale: negli Stati Uniti, diverse sentenze di tribunali federali hanno condannato più volte la Monsanto, l’azienda che produce diserbanti a base di glifosato dagli anni ’40 acquisita nel 2018 dalla tedesca Bayer, a risarcire utenti colpiti da patologie neoplastiche a seguito del prolungato utilizzo del Roundup, uno degli erbicidi a base di glifosato più diffusi al mondo.

fonte: www.rinnovabili.it

Austria: glifosato addio. È il primo paese europeo a bandire totalmente il controverso erbicida. Ma manca ancora l’approvazione definitiva

















Con una decisione senza precedenti, l’Austria dichiara guerra al glifosato attraverso una legge che prevede il bando totale dell’erbicida. La norma è già stata approvata dalla Camera Bassa del Parlamento ed è in attesa della conferma definitiva e della successiva firma del Presidente della Repubblica Alexander Van der Belle, ex leader dei Verdi.
La scelta dell’Austria è dunque quella di anticipare eventuali provvedimenti dell’Unione Europea, che per il momento ha deciso per una moratoria fino al 2022, e di indicare la via agli altri paesi, dimostrando anche che è possibile rinunciare a un prodotto utile, ma sul quale gravano sospetti e accuse così pesanti.
Altri paesi, come ad esempio la Francia, hanno intrapreso strade che vanno nella stessa direzione, ma finora si è sempre trattato di bandi parziali. Ciò è dovuto all’oggettiva scarsità di sostituti validi, al continuo alternarsi di studi e perizie contraddittorie che hanno fornito, di volta in volta, argomenti ai sostenitori e ai detrattori e, ancora, alla difficoltà di prendere iniziative apertamente in conflitto con le decisioni europee, che in materie come questa dovrebbero essere vincolanti. Ma l’Austria si è schierata in maniera netta, anche a costo di essere poi costretta a tornare sui suoi passi.
Come Il Fatto Alimentare ha raccontato più volte, già dal 2015 lo IARC di Lione, l’agenzia delle Nazioni Unite per la ricerca sul cancro, ha affermato che il glifosato è un probabile cancerogeno e aumenta il rischio di sviluppare varie tipologie di tumori, in primo luogo, dei linfomi non-Hodgkin. Nel 2017, però, l’EFSA, così come poco dopo le autorità elvetiche, ha sostenuto tra mille polemiche che non ci sarebbero prove definitive. Altri enti di ricerca, come l’Istituto Ramazzini di Bologna, hanno nel frattempo messo in luce ulteriori possibili rischi come quelli sul sistema neuroendocrino e immunitario. Negli Stati Uniti, intanto, l’azienda che ha rilevato il primo produttore Monsanto, ovvero la Bayer, sta fronteggiando migliaia di cause per danni.
pesticidi erbicidi campi agricoltura uomo+Camera Bassa del Parlamento austriaco ha approvato una legge per bandire totalmente il glifosato
Accanto a tutto ciò il mercato segue le sue dinamiche, e poiché il brevetto del glifosato è scaduto, da qualche tempo si assiste una moltiplicazione di prodotti che lo contengono in varie forme e percentuali, oltre al celeberrimo Roundup, con ulteriore aumento della sua diffusione. Probabilmente anche per questo il Parlamento austriaco, paese che detiene il più alto numero di fattorie biologiche (il 23% del totale, contro una media europea del 7%) e che punta molto sul turismo verde, ha rotto gli indugi e deciso di dire basta.
Resta da capire se si tratterà di una scelta isolata o se la nuova Unione Europea, nella quale i Verdi hanno acquistato un peso decisamente superiore rispetto al passato, prenderà quella decisione a modello e si muoverà verso un’agricoltura priva di glifosato o se continuerà a permetterne l’uso, almeno fino a quando non saranno disponibili prodotti altrettanto efficaci e molto più sicuri.
fonte: www.ilfattoalimentare.it

Basta glifosato sui binari

Le FFS sono il primo consumatore elvetico del diserbante, ma ora si cerca di cambiare. "Usiamo l'acqua bollente"
















I binari svizzeri sono puliti, ne va della sicurezza dei treni, perché le erbacce possono coprire segnaletica e impianti, rendere difficile il lavoro del personale o l'evacuazione dei treni in caso di guasto.

Attualmente, le ferrovie tengono lontana la vegetazione dalla tratte spargendo 5'500 litri di glifosato ogni anno. Le FFS sono quidi il consumatore numero uno del paese del diserbante.

Ma ora si cambia rotta: "Le ferrovie federali devono comportarsi in modo esemplare per quel che riguarda il rispetto dell'ambiente; il glifosato è da tempo sotto osservazione e noi stiamo cercando delle alternative" ha dichiarato Gunter Adolph, responsabile ambiente delle FFS, ai microfoni della RSI.

Un'alternativa è stata presentata giovedì: un treno cisterna che non contiene più agenti chimici, ma acqua bollente. "I sensori – spiega da parte sua il responsabile del progetto Lukas Tanner – sono posizionati sul vagone anteriore; riconoscono e localizzano le erbacce. L'informazione viene elaborata da un computer che dà poi il comando ai 116 ugelli sul retro. Questi spruzzano l'acqua bollente in modo mirato mentre il convoglio avanza a 40 chilometri orari". L'alta temperatura uccide le piante minimizzando i danni ambientali.

Per il momento si tratta di una fase di studio, ma i primi risultati sono promettenti. "Purtroppo, però, questo non basterà. La soluzione sta nella combinazione di diversi metodi per tenere liberi i binari dalla vegetazione" conclude ancora Gunter Adolph.

Per questo le FFS collaborano con la Germania, l'Austria e la Francia per trovare altre soluzioni. Il tempo stringe - almeno in Europa - dove usare il glifosato è già vietato o il divieto è annunciato nei prossimi anni.

RG 08.00 del 28.06.19: il servizio di Antonella Cruezer

fonte: https://www.rsi.ch

L'erbicida più odiato del mondo. Il glifosato è morto. Evviva l'alternativa












Il glifosato è morto. La notizia è arrivata il 14 giugno ed è passata pressoché inosservata, dimostrando lo scollamento tra la realtà e lo storytelling giornalistico. Il glifosato è stato l’Orco dell’ambientalismo globale per decenni. Il dibattito sulla sua pericolosità ha riempito giornali, convegni, campagne di sensibilizzazione, scioperi e manifestazioni, come pure le aule di tribunale. Che provochi il cancro non è ancora un’evidenza per la scienza ma lo è già per i giudici che hanno inflitto sanzioni durissime ai produttori.
Prima a Monsanto, ora a Bayer. La quale, avendo comprato la multinazionale più criticata del pianeta e il suo portafoglio, Roundup compreso, prima ha provato a cancellare il marchio Monsanto dalle confezioni e adesso si è resa conto che l’ombra mediatica dell’erbicida più odiato del mondo rischia di travolgerla. La notizia, appunto, è che la Bayer sta studiando un nuovo formulato per sostituire il glifosato.
L’ha comunicato nello stesso giorno in cui Deutsche Bahn, le ferrovie di Stato tedesche, annunciavano che non avrebbero più utilizzato questa sostanza per ripulire i loro binari dalle erbacce. «Vogliamo trovare qualcosa di efficace che ci permetta di fare manutenzione sulla nostra rete ferroviaria di 33mila km in maniera ecosostenibile e senza usare il glifosato» ha detto il responsabile dell’infrastruttura di DB al settimanale 'WirtschaftsWoche'. Se non che DB è il più grande consumatore di glifosato in Germania: ne compra 65 tonnellate all’anno. All’annuncio di DB, Bayer ha preso atto del finale di partita: game over.
Il glifosato sarà abbandonato al suo destino. Il 14 giugno, mentre il ministro dell’Ambiente tedesco Svenja Schulze annunciava che «proibiremo l’uso di glifosato in Germania», Bayer ha stanziato 5 miliardi di euro nei prossimi dieci anni per lo sviluppo di diserbanti alternativi. Una dichiarazione che ha depresso il titolo in Borsa, dimostrando – se ve ne fosse ancora bisogno – che una martellante campagna mediatica vale più della scienza e degli stessi giudici e che Bayer non si attende più alcuno sconto né dalla prima né dai secondi. E neanche dall’Europa, dove il gruppo di valutazione sull’autorizzazione all’uso del glifosato, malgrado l’atteggiamento ondivago dei francesi, potrebbe molto presto spianare la strada al bando di questa sostanza. Né potrebbe essere diversamente, visto l’esito delle ultime elezioni europee: il cielo sopra Berlino è sempre più grünen. Il glifosato è morto, evviva l’alternativa.

fonte: www.avvenire.it

Glifosato, la Francia vieta l’uso anche negli orti e giardini privati


















Dal primo gennaio in Francia ai privati ​​non è più consentito acquistare prodotti a base glifosato nei negozi, né impiegarlo in giardini e orti. L’erbicida sospettato dalla Iarc dell’Oms di essere probabile cancerogeno è presente in molti “diserbanti”, come il RoundUp della Monsanto, che possono essere utilizzati dai tanti amanti del giardinaggio.
In Italia questo divieto non esiste: l’uso del glifosato è vietato al momento in fase di preraccolto del grano e nei giardini pubblici. Il decreto del ministero della Salute dell’agosto 2016 vieta infatti l’uso industriale di erbicidi a base di glifosato prima del raccolto e anche nelle aree “frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bimbicortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie”.
fonte: https://ilsalvagente.it

Due studi individuano nuove alternative naturali al glifosato



















Dall’Università di Pisa e dalla collaborazione tra Austria, Svizzera e Alto Adige due nuove sperimentazioni potrebbero aprire la strada a un’agricoltura sostenibile e libera dall’uso di glifosato, dannoso per l’uomo e per l’ambiente.
In California, un giudice ha condannato la Monsanto a un maxi risarcimento di 289 milioni di dollari nei confronti di un giardiniere al quale l'uso del glifosato ha provocato il cancro. Intanto, anche in Europa il dibattito sulla possibilità di vietare questo diserbante si fa sempre più acceso.
Con l’accendersi della discussione, crescono anche le iniziative per trovare alternative all’uso di diserbanti nocivi per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Tra queste, il recente accordo tra il governo bavarese, austriaco ed altoatesino per una comune ricerca e sperimentazione in ambito agricolo e forestale con lo scopo di trovare una soluzione ecosostenibile per la sostituzione degli erbicidi.
Il progetto si fonda sulla possibilità di realizzare un telo biodegradabile per la pacciamatura, ovvero la pratica di ricoprire il terreno con uno strato di materiale adatto a prevenire la crescita di erbacce, a mantenere la giusta umidità del suolo e prevenire l’erosione. Un primo incontro tenutosi nella primavera di quest’anno ha permesso di identificare un obiettivo comune dal quale partire: la gestione delle piante infestanti senza il ricorso a prodotti erbicidi, coinvolgendo diversi istituti di ricerca.
 

Il telo pacciamante biodegradabile è stato sviluppato presso il Kompetenzzentrum für Nachwachsende Rohstoffe (“Centro di Competenza per le materie prime rinnovabili”) di Straubing (Baviera) ed è stato realizzato utilizzando esclusivamente materiali rinnovabili. Il telo viene sparso sul terreno in forma liquida e, una volta rappreso, si tramuta in un’efficiente copertura che impedisce la crescita delle infestanti.
Il telo costituisce il primo step pratico di una collaborazione destinata a farsi più stringente tra gli enti e che coinvolge anche il Centro di Sperimentazione Laimburg, al quale è stato affidato il compito di testare, in campi sperimentali, diverse possibilità di utilizzo in frutticoltura e viticoltura della soluzione sviluppata, per verificarne l’efficacia ed eventualmente effettuare interventi migliorativi.
Nel frattempo, un altro progetto per l’individuazione di alternative all’uso di glifosato è in corso nei laboratori dell’Università di Pisa e la soluzione potrebbe risiedere proprio in elementi da sempre sotto i nostri occhi. Quelle che vengono comunemente considerate “erbacce”, come l’achillea, l’assenzio annuale, l’assenzio dei fratelli Verlot, la santolina delle spiagge e la nappola, contengono oli essenziali capaci di bloccare la germinazione e inibire la crescita delle piantine infestanti.
Ai test condotti in laboratorio dovrà far seguito una sperimentazione più su ampia scala, ma le potenzialità di questa scoperta hanno già destato l’interesse internazionale, non solo nell’ambito dell’agricoltura sostenibile: la nebulizzazione di questi oli essenziali, infatti, potrebbe essere particolarmente utile (se sufficientemente efficace) ad esempio nelle aree urbane, dove le zone da diserbare sono spesso vicino a quelle abitate e frequentate da un elevato numero di persone.

fonte: https://www.nonsoloambiente.it

Glifosato, la Commissione Ue propone di rinnovare l’autorizzazione per 10 anni. Appello della Coalizione StopGlifosato al governo italiano

















Il 20 luglio, la Commissione europea ha presentato formalmente agli Stati membri dell’Ue la sua proposta di rinnovare l’autorizzazione dell’erbicida glifosato per altri dieci anni, fino al 15 dicembre 2027. La proposta, che comprende anche un allegato, è stata pubblicata cinque giorni dopo che la Commissione Ue ha ricevuto il parere positivo deliberato in marzo dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), secondo la quale il glifosato non è cancerogeno, né mutageno, né tossico per la riproduzione e neppure genotossico. Secondo l’ECHA, le prove scientifiche attualmente disponibili indicano che il glifosato provoca gravi lesioni oculari ed è tossico per gli organismi acquatici, con effetti di lunga durata. Quindi, l’erbicida può mantenere la sua attuale classificazione, il che significa che la Commissione Ue può approvarne nuovamente l’uso come sostanza attiva nei pesticidi. La valutazione dell’ECHA riguarda solo la classificazione di pericolosità della sostanza, sulla base delle sue proprietà, ma non tiene conto delle probabilità di esposizione e quindi non affronta i rischi da esposizione.
La discussione sul rinnovo dell’autorizzazione inizierà subito ma, come riferisce l’agenzia Reuters, il commissario alla Salute e alla Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, ha affermato che “la Commissione non ha alcuna intenzione di riapprovare questa sostanza senza il sostegno di una maggioranza qualificata degli Stati membri. Questa è e rimarrà una responsabilità condivisa”. Una maggioranza qualificata per una proposta significa che almeno 16 dei 28 Stati membri devono votare a favore e il sostegno deve provenire da paesi che rappresentino almeno il 65% della popolazione dell’Ue.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La valutazione dell’ECHA non affronta i rischi da esposizione

Questa maggioranza qualificata, a favore o contro, è mancata quando il 30 giugno 2016 è scaduta la precedente autorizzazione al glifosato e la Commissione Ue è stata costretta ad assumersi la responsabilità di una proroga di 18 mesi, in attesa del parere dell’ECHA, a fronte della disputa scientifica sul livello di cancerogenicità di questo erbicida tra l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). La proposta di proroga di 18 mesi aveva visto venti paesi a favore, Francia e Malta contro, mentre si erano astenuti Germania, Italia, Portogallo, Austria, Lussemburgo, Bulgaria e Grecia.
La proposta di rinnovo decennale dell’autorizzazione di questo erbicida è contestata dalla Coalizione StopGlifosato, che riunisce 45 associazioni italiane non governative, ambientaliste, dell’agricoltura biologica e della società civile. “Siamo a dir poco indignati, quanto sconcertati, per questa proposta della Commissione europea, che intende rinnovare l’autorizzazione all’uso del glifosato dopo la presentazione di oltre 1.300.000 firme da parte di cittadini europei, una decisione che rischia di screditare ulteriormente le istituzioni europee” dichiara Mariagrazia Mammuccini, portavoce della Coalizione, annunciando che è già stato richiesto ai ministri Martina, Galletti e Lorenzin, di esprimersi, a nome del governo italiano, contro la proposta della Commissione europea.

fonte: www.ilfattoalimentare.it

Raggiunto il milione di firme contro il glifosato

L’Iniziativa dei cittadini europei supera la soglia generale e i quorum nazionali in ben 11 paesi membri. Ora Bruxelles dovrà rispondere alla richiesta di vietare il glifosato
















La Commissione europea sarà chiamata a rispondere e a tenere in considerazione le richieste dei cittadini europei quando ragionerà sulla nuova approvazione del glifosato. Ieri infatti il contatore dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) #StopGlifosato ha raggiunto il suo obiettivo legale: un milione di firme almeno 7 paesi membri. Questo strumento consente alle persone di proporre un indirizzo all’esecutivo comunitario, ed è l’unico strumento di democrazia diretta dell’Unione Europea. Da quando è stata introdotta – era il 2012 – nessuna ICE ha raggiunto il suo target così rapidamente. Sono bastati appena 5 mesi, con il coordinamento di 100 ONG di tutta europa e molte altre a livello locale, per sfondare il quorum in 11 paesi e raggiungere il milione di adesioni. La richiesta era semplice e largamente condivisa nel continente: vietare il glifosato, riformare il processo di approvazione dei pesticidi in UE e fissare obiettivi obbligatori per ridurne l’uso


L’ICE proseguirà fino al 30 giugno, poi all’inizio di luglio le firme verranno consegnate a Bruxelles con la richiesta di rispondere prima di concludere il processo di rinnovo della autorizzazione per il glifosato. Qualunque sarà la replica, il percorso è pieno di insidie: la Commissione ha recentemente annunciato la sua intenzione di dare il via libera al diserbante più odiato del mondo per altri dieci anni. Una proposta formale verrà presentata ai rappresentanti dei governi europei, riuniti nell’opaco Comitato fitosanitario permanente, il 19-20 luglio. Il voto arriverà dopo l’estate e, a seconda dell’esito, l’esecutivo UE prenderà una decisione definitiva entro la fine dell’anno.
Dopo che nel 2015 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha dichiarato il glifosato “probabilmente cancerogeno”, l’opinione pubblica si è progressivamente sollevata contro l’uso di questo diserbante ideato da Monsanto e oggi largamente utilizzato non solo in agricoltura. Nonostante l’Agenzia per la sicurezza alimentare europea (EFSA) abbia valutato in modo opposto la sostanza, resta grande preoccupazione in tutto il continente. Sotto accusa è la stessa credibilità del processo di autorizzazione europeo che, contrariamente a quello della IARC, utilizza anche studi condotti dall’industria e mai resi pubblici. Inoltre, l’ombra del conflitto di interessi si staglia su molti esperti e centri di ricerca in Europa che partecipano alla valutazione di pesticidi come il glifosato.

fonte: www.rinnovabili.it

Glifosato: Monsanto sotto attacco per informazioni ingannevoli sulle etichette














Monsanto è sempre nell’occhio del ciclone per via di Roundup, ma stavolta il prodotto a base di glifosato è accusato da alcune associazioni per via delle informazioni scorrette che compaiono sulle etichette.

Informazioni ingannevoli per vendere il prodotto ad un prezzo più alto

La battaglia non è soltanto mediatica ma anche legale, visto che il nome di Beyond Pesticides e Organic Consumers Association compare già sul caso "Beyond Pesticides et al v Monsanto Co. et al.”.
L’accusa sostiene che Monsanto continui a pubblicizzare Roundup come sicuro per esseri umani e animali, anche se nuovi studi indicano che il glifosato è cancerogeno e colpisce i sistemi cardiovascolare, endocrino, nervoso e riproduttivo, sia negli uomini che negli animali. In altre parole, secondo l’accusa, il consumatore da queste informazioni non si aspetterebbe mai che Roundup possa nuocere alla salute

E tutto questo è ben noto alla Monsanto, che ne approfitta diffondendo informazioni non veritiere per non perdere profitti e per vendere il prodotto ad un prezzo più elevato. “La Monsanto sa bene come funziona il glifosato e ne conosce gli effetti e conosce altrettanto bene gli studi che mostrano come il glifosato vada ad inibire un enzima presente sia in animali che esseri umani”, dice l’accusa, riferendosi al CYP, Ciytochrome P450, che negli organismi permette una pulizia da componenti tossici esterni.
E, quindi, a causa di sostanze come il glifosato smette di agire e moltiplica l’effetto tossico di altri componenti chimici presenti nel cibo o nell’ambiente circostante. In particolare ora le associazioni chiedono che i proventi della vendita del prodotto nel District of Columbia vengano devoluti in beneficenza o proprio per aumentare la consapevolezza dei consumatori sugli effetti del glifosato.

Sempre nuovi studi confermano il legame tra glifosato e alcune patologie

Sono ormai molti gli studi che confermano la pericolosità del glifosato, citiamo ad esempio quello recentemente pubblicato su Nature, che lo collega all’insorgere della malattia del fegato grasso non alcolico. I ricercatori hanno già verificato questa teoria in laboratorio e stanno valutando se si possa affermare con certezza che il glifosato possa danneggiare seriamente il fegato umano.
Ma sappiamo anche che già nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito il glifosato tra le sostanze cancerogene per l’uomo, una posizione che ha, da un lato, rafforzato le proteste, dall’altro, portato la Monsanto a negare e a non cedere alle pressioni.

Secondo l’Echa il glifosato non ha effetti cancerogeni: più complicato vietarlo?

Purtroppo, a complicare la strada verso lo stop al glifosato è intervenuta una decisione dell’Echa, l’Agenzia Ue per le sostanze chimiche, con cui nega gli effetti cancerogeni del il glifosato. E’ quindi possibile che per altri 15 anni la sostanza sia considerata del tutto utilizzabile, sebbene molte associazioni e consumatori tentino di lottare per un bando totale, forti di posizioni e studi come anche quello targato Iarc (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), che ribadisce fermamente gli effetti nocivi.
Anche noi di GreenMe ci schieriamo in questa battaglia in supporto della “campagna Stop Glifosato”, potete firmare qui la petizione per vietarlo e potete consultare qui il relativo Manifesto (#stopglifosato).

fonte: www.greenme.it

Follia europea: via libera al glifosato con l'ok di lobby, multinazionali e Germania













Oggi abbiamo appreso dalle istituzioni europee e dalle sue inutili, innumerevoli e costosissime agenzie che lo IARC - l'agenzia che da oltre 50 anni analizza, conduce e coordina la ricerca sulle cause del cancro e sui meccanismi della carcinogenesi - è inutile. Anzi, peggio: che le sue ricerche sono trascurabili se non addirittura false. Come per il glifosato, che oggi è stato classificato come "non cancerogeno" dall'ECHA, l'agenzia europea per le sostanze chimiche.
Questa sentenza era attesa dal legislatore europeo, ovvero la Commissione, dopo che la telenovela sul pesticida più celebre del mondo era arrivata al culmine con pareri discordanti all'interno del Parlamento europeo e dei comitati tecnici. La storia ve l'abbiamo già ampiamente raccontata.
Ebbene, al parere dell'altra agenzia europea EFSA (che giudicò il pesticida come "non cancerogeno" avendo utilizzato solo i dati delle aziende produttrici) si aggiunge la tegola finale, il lasciapassare che tutti attendevano per fare un favore alla Monsanto e permettere a Juncker, appunto, di (ri)autorizzare il glifosato per altri 15 anni.
Naturalmente ad essere presi per il naso non ci sono soltanto gli scienziati dello IARC e quelli di centinaia di esperti che decisero d'indirizzare una lettera alla Commissione per contestare il parere dell'agenzia. Ci sono anche e soprattutto i cittadini, che in appena due mesi - quasi in mezzo milione - hanno firmato una petizione per bandire l'utilizzo di questa sostanza dal commercio. E quindi dai loro piatti, bevande e tutto il settore agricolo (essendo il glifosato della Monsanto il pesticida più utilizzato al mondo).
Sull'ECHA si è anche allungata l'ombra lunga del conflitto d'interessi, emerso nei mesi scorsi su tutta la stampa internazionale. Il presidente del comitato che ha fatto la valutazione, Tim Bowmer, ha lavorato in passato per società di consulenza nel settore chimico. Parliamo di una carriera ventennale. Come avvenuto per il parere dell'EFSA, anche la valutazione dell'ECHA è stata preparata sulla base di un dossier iniziale redatto dall'Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi.
A brindare saranno quindi i soliti noti: i lobbysti, le multinazionali produttrici del principio attivo e degli OGM resistenti e, immancabilmente, la Germania. Esatto, perché proprio i tedeschi della Bayer hanno "casualmente" acquisito la Monsanto lo scorso settembre, dando vita a un mostruoso leviatano multimiliardario che produrrà farmaci, pesticidi e OGM.
L'unica speranza sono i cittadini. Siamo noi. Il Movimento 5 Stelle così come molte associazioni e organizzazioni ambientaliste chiede non solo di vietare il glifosato, ma anche di riformare il processo di approvazione dei pesticidi e fissare obiettivi vincolanti per ridurne l'uso in Europa.
Ci uniamo inoltre alla coalizione Stop Glifosato nel chiedere al Governo Italiano e alle istituzioni europee di applicare il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l'uso di tutti i prodotti fitosanitari a base dell'erbicida.
Chiediamo anche alle Regioni la rimozione del glifosato da tutti i disciplinari di produzione che lo prevedano e l'esclusione dai premi dei Piani di Sviluppo Rurale delle aziende che ne facciano uso, evitando l'insensatezza di premiare con fondi pubblici l'utilizzo di un prodotto cancerogeno. Così come già stanno facendo Calabria e Toscana.
Infine, chiediamo a tutti voi di firmare questa petizione. Per arrivare all'attenzione della Commissione, la petizione deve raccogliere almeno un milione di firme entro un anno dal suo avvio. Potete firmare online a questo indirizzo oppure su carta, ai banchetti presenti in numerose città italiane ed europee.
Fra un anno, se sarà stato raccolto almeno un milione di firme proveniente da almeno 7 Stati membri, la Commissione Europea dovrà dare una risposta formale alle richieste. Si tratta di un segnale forte da parte di cittadini sempre più informati e consapevoli di quanto nello loro mani ci sia la possibilità di cambiare davvero la politica nazionale e comunitaria.
Se stiamo fermi non cambierà mai nulla, se aspettiamo loro sarà troppo tardi, se facciamo da soli non sarà abbastanza, ma se combattiamo insieme possiamo davvero farcela.

MoVimento 5 Stelle Europa