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Amianto e pfas: non esiste un limite minimo di sicurezza. Vanno eliminati.

 

Smisurata la famiglia delle fibre di Amianto come delle migliaia (4mila?) di Pfas. Non esiste un limite minimo di sicurezza. Esistono gli studi sulla cancerogenicità e sui danni al sistema immunitario dei Pfas. Esistono i negazionisti (al servizio dei profitti) della calamità dei Pfas, come esistevano i negazionisti per l’Amianto. La contaminazione da Pfas è ubiquitaria, la prevenzione è un problema mondiale, i Pfas vanno eliminati in tutto il mondo, come per l’Amianto (purtroppo ancora non messo al bando in tutto il mondo). Da Alessandria capitale del mesotelioma, ne tratta in video (clicca qui) il professor Daniele Mandrioli, Associate Director Cesare Maltoni Cancer Research Center Ramazzini Institute.

fonte: https://www.rete-ambientalista.it


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Glifosato: Monsanto sotto attacco per informazioni ingannevoli sulle etichette














Monsanto è sempre nell’occhio del ciclone per via di Roundup, ma stavolta il prodotto a base di glifosato è accusato da alcune associazioni per via delle informazioni scorrette che compaiono sulle etichette.

Informazioni ingannevoli per vendere il prodotto ad un prezzo più alto

La battaglia non è soltanto mediatica ma anche legale, visto che il nome di Beyond Pesticides e Organic Consumers Association compare già sul caso "Beyond Pesticides et al v Monsanto Co. et al.”.
L’accusa sostiene che Monsanto continui a pubblicizzare Roundup come sicuro per esseri umani e animali, anche se nuovi studi indicano che il glifosato è cancerogeno e colpisce i sistemi cardiovascolare, endocrino, nervoso e riproduttivo, sia negli uomini che negli animali. In altre parole, secondo l’accusa, il consumatore da queste informazioni non si aspetterebbe mai che Roundup possa nuocere alla salute

E tutto questo è ben noto alla Monsanto, che ne approfitta diffondendo informazioni non veritiere per non perdere profitti e per vendere il prodotto ad un prezzo più elevato. “La Monsanto sa bene come funziona il glifosato e ne conosce gli effetti e conosce altrettanto bene gli studi che mostrano come il glifosato vada ad inibire un enzima presente sia in animali che esseri umani”, dice l’accusa, riferendosi al CYP, Ciytochrome P450, che negli organismi permette una pulizia da componenti tossici esterni.
E, quindi, a causa di sostanze come il glifosato smette di agire e moltiplica l’effetto tossico di altri componenti chimici presenti nel cibo o nell’ambiente circostante. In particolare ora le associazioni chiedono che i proventi della vendita del prodotto nel District of Columbia vengano devoluti in beneficenza o proprio per aumentare la consapevolezza dei consumatori sugli effetti del glifosato.

Sempre nuovi studi confermano il legame tra glifosato e alcune patologie

Sono ormai molti gli studi che confermano la pericolosità del glifosato, citiamo ad esempio quello recentemente pubblicato su Nature, che lo collega all’insorgere della malattia del fegato grasso non alcolico. I ricercatori hanno già verificato questa teoria in laboratorio e stanno valutando se si possa affermare con certezza che il glifosato possa danneggiare seriamente il fegato umano.
Ma sappiamo anche che già nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito il glifosato tra le sostanze cancerogene per l’uomo, una posizione che ha, da un lato, rafforzato le proteste, dall’altro, portato la Monsanto a negare e a non cedere alle pressioni.

Secondo l’Echa il glifosato non ha effetti cancerogeni: più complicato vietarlo?

Purtroppo, a complicare la strada verso lo stop al glifosato è intervenuta una decisione dell’Echa, l’Agenzia Ue per le sostanze chimiche, con cui nega gli effetti cancerogeni del il glifosato. E’ quindi possibile che per altri 15 anni la sostanza sia considerata del tutto utilizzabile, sebbene molte associazioni e consumatori tentino di lottare per un bando totale, forti di posizioni e studi come anche quello targato Iarc (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro), che ribadisce fermamente gli effetti nocivi.
Anche noi di GreenMe ci schieriamo in questa battaglia in supporto della “campagna Stop Glifosato”, potete firmare qui la petizione per vietarlo e potete consultare qui il relativo Manifesto (#stopglifosato).

fonte: www.greenme.it

Glifosato: California lo etichetterà come probabilmente cancerogeno













La California potrà etichettare il glifosato come probabilmente cancerogeno. A stabilirlo il giudice di Fresno, che ha accolto la richiesta dello Stato americano di tutela della sicurezza dei lavoratori che utilizzano l’erbicida RoundUp. Forti proteste dalla Monsanto, azienda che produce la sostanza chimica.

La Monsanto aveva citato in giudizio la California accusandola di aver intrapreso in maniera illegitima l’operazione di etichettatura del glifosato come “probabilmente cancerogeno”, come indicato dallo IARC (International Agency for Research on Cancer). Tra gli avvocati che hanno vittoriosamente difeso lo Stato USA anche Robert Kennedy Jr.
Secondo gli avvocati della Monsanto tale imposizione pregiudicherà in maniera fatale il commercio del prodotto, causando gravissimi danni finanziari per l’azienda. Un’opinione non condivisa da Robert Kennedy Jr, che ha dichiarato:
Questa etichettatura non li metterà fuori dal commercio. Si tratta di un avvertimento, che permetterà ai lavoratori di sapere che hanno a che fare con un prodotto chimico che può provocare danni alla loro salute.

Nel frattempo prende il via anche in Europa un’offensiva ambientalista volta a interrompere l’utilizzo di glifosato entro i confini UE. Si tratta di una Iniziativa dei cittadini europei (ICE), avviata al fine di chiedere alla Commissione Europea un bando totale per la sostanza chimica. Il lancio è avvenuto con una serie di eventi in diverse città europee, tra cui Roma, Berlino, Bruxelles, Madrid e Parigi, e vedrà coinvolte organizzazioni presenti in 15 Paesi.

Al raggiungimento del milione di firme la Commissione UE sarà chiamata all’adozione di una “risposta formale per illustrare le eventuali azioni che intende proporre a seguito dell’iniziativa dei cittadini”. Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura sostenibile di Greenpeace Italia:
Quest’anno abbiamo finalmente l’opportunità di togliere il glifosato dai nostri campi e dai nostri piatti. Sono sempre di più i corsi d’acqua in Italia e in Europa contaminati con questo diserbante, classificato come “probabile cancerogeno” dallo IARC. Si trovano tracce nel cibo, nelle bevande e persino nelle urine. Il messaggio alla Commissione Ue e ai Paesi membri è chiaro: l’interesse e la salute delle persone devono venire prima dei profitti delle aziende agrochimiche.

fonte: http://www.greenstyle.it

#StopGlifosato

Anche l’Associazione Comuni Virtuosi aderisce a questa campagna chiedendo che venga rispettato il principio di precauzione e che vengano vietati a livello europeo produzione, commercializzazione e impiego di tutti i prodotti a base di glifosato.

















Il glifosato è l’erbicida più utilizzato su scala globale. È presente in oltre 750 formulati, tra cui il Roundup®, marchio registrato dalla multinazionale Monsanto, dedicati alle colture intensive, agli orti e al giardinaggio. Nel 2014 la produzione mondiale di glifosato ha superato le 800.000 tonnellate; il trend purtroppo nei prossimi anni è destinato crescere e si stima che entro il 2020 la richiesta possa raggiungere il milione di tonnellate. Lo sviluppo del mercato è legato al crescente impiego delle colture geneticamente modificate (OGM) resistenti al glifosato.
Ad accendere i riflettori sull’erbicida più venduto al mondo è stata la valutazione di cancerogenicità espressa lo scorso anno dalla IARC  (International Agency for Research on Cancer), organo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS)  ritenuto la massima autorità in campo oncologico.
Attualmente il glifosato, in varie formulazioni, rappresenta il 25% del mercato mondiale degli erbicidi ed è il prodotto più venduto in Italia: nel 2012 ne sono state acquistate 1795,1 tonnellate (fonte SIAN 2012), pari al 14,8 %, la percentuale più alta di tutte le sostanze chimiche per l’agricoltura vendute in Italia.
I residui vengono frequentemente ritrovati negli alimenti e nell’ambiente. Il rapporto ISPRA sui pesticidi nelle acque italiane segnala che le sostanze più ritrovate sono proprio il glifosato, presente nel 39,7 dei punti di monitoraggio delle acque super ciali, e il suo principale metabolita, l’acido amminometilfosfonico (AMPA), presente nel 70,9% dei punti di campionamento e tra le sostanze che superano più spesso i limiti, a chiara dimostrazione che l’erbicida non “sparisce” affatto come invece ampiamente reclamizzato. In Italia il glifosato rientra nel Piano di azione nazionale per i prodotti tosanitari: di conseguenza, tutti i Piani regionali per lo Sviluppo Rurale, nanziando l’agricoltura “integrata” e “conservativa”, ne premiano l’uso. Serve un tempestivo intervento per far cessare il paradosso che il Piano di azione nazionale che doveva promuovere l’uso sostenibile dei tofarmaci promuove, invece, l’uso insostenibile di un prodotto pericoloso.
GLIFOSATO E AMBIENTE
Al di là delle rassicurazioni fornite dai produttori, il glifosato è una sostanza a elevata tossicità ambientale in grado di alterare gli ecosistemi con cui entra in contatto.
Nelle aree agricole il suo impiego compromette la stabilità dei terreni, che vengono completamente denudati e privati di interi habitat costituiti dalla vegetazione erbacea degli ambienti marginali. Questo riduce drasticamente la biodiversità e aggrava il fenomeno del dissesto idrogeologico.
Numerosi sono poi gli studi che segnalano danni alla fauna, in particolare su an bi, lombrichi e sulle api, necessarie per l’impollinazione.
GLIFOSATO E SALUTE
Numerosi sono gli studi che da decenni segnalano un’importante tossicità del glifosato non solo sulle cellule dei vegetali, ma anche per le cellule dei mammiferi.
Una ricerca di Mesnage et al (2015) pubblicata nella rivista scienti ca Food and Chemical Toxicology ha rivelato che le formulazioni commerciali contenenti glifosato possono essere anche 1.000 volte più tossiche del solo principio attivo, evidenziando effetti sinergici tra i componenti.
Il 20 marzo 2015 la IARC (International Agency for Research on Cancer), agenzia dell’OMS e massima autorità per la ricerca sul cancro, ha reso pubblico un documento in cui dichiara il glifosato “cancerogeno per gli animali” e “potenziale cancerogeno per l’uomo”. Il documento dà per certo che il pesticida è cancerogeno per gli animali e quindi lo classi ca fortemente rischioso anche per l’uomo. Una ricerca durata tre anni, coordinata da 17 esperti in 11 Paesi, le cui conclusioni sono state pubblicate nel marzo 2015 su ‘The Lancet Oncology’ rivela una forte correlazione epidemiologica tra l’esposizione al glifosato e il linfoma non-Hodgkin. Ciò si aggiunge ai già noti aumenti della frequenza di leucemie infantili e malattie neurodegenerative, morbo di Parkinson in testa.
Sin dagli ‘80 il glifosato è classi cato anche come interferente endocrino; negli ultimi anni è via via emersa una serie di gravi pericoli, non ultima una ‘forte correlazione con l’insorgenza della celiachia’ (studi del MIT, 2013-2014)
GLIFOSATO E OGM
Il glifosato è strategico perché è coinvolto a livello mondiale anche nella produzione di organismi geneticamente modi cati (OGM). Fra i più diffusi OGM oggi coltivati vi sono cotone, mais, soia e colza, il cui DNA è stato alterato per renderli resistenti all’erbicida, che quindi può essere usato in dosi sempre più massicce, inevitabilmente accumulandosi nel prodotto nale. Soia, mais e colza OGM sono ampiamente utilizzati come mangimi per animali (in Italia: oltre l’85% degli animali da carne è alimentato con prodotti OGM); è anche così che le sostanze come il glifosato entrano nella catena alimentare e si ritrovato in concentrazioni elevate non solo nei liquidi biologici degli animali, ma anche in quelli delle persone che si alimentano con la loro carne o i prodotti derivati.
LA CAMPAGNA
Le associazioni ambientaliste, dell’agricoltura biologica e dei consumatori che hanno dato il via alla campagna #StopGlifosato, chiedono innanzitutto che venga rispettato il principio di precauzione e che vengano vietati a livello europeo produzione, commercializzazione e impiego di tutti i prodotti a base di glifosato.
Chiedono alle Regioni di rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione e di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso, evitando di premiare e promuovere “l’uso sostenibile di un prodotto cancerogeno”.
PER APPROFONDIRE

fonte: http://comunivirtuosi.org/