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Afghanistan, Iraq e Libia: in guerra perde pure l’ambiente

 

La mattina del 2 luglio 2021, le forze di sicurezza afgane hanno scoperto che, durante la notte, l’esercito statunitense si era ritirato dalla base aerea di Bagram, a nord di Kabul, lasciando dietro di sé montagne di

CS: RIFIUTI: grandi manovre - Perugia, 18 agosto 2021





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Qual’è l’impatto sul clima dell’incenerimento rifiuti? lo studio di Zero Waste Scotland



In piena lotta ai cambiamenti climatici e in epoca di decarbonizzazione e di lotta alle emissione climalteranti, qual è l’impatto sul climate change dell’incenerimento dei rifiuti?

Zero Waste Scotland ha predisposto uno studio che quantifica gli impatti sui cambiamenti climatici della combustione dei rifiuti urbani residui negli impianti Energy from Waste (EfW) in Scozia nel 2018. Misura gli impatti sul cambiamento climatico in due modi: intensità di carbonio ed emissioni di gas serra.

Lo studio ha anche considerato l’intensità di carbonio come un approccio standard per confrontare gli impatti sul cambiamento climatico delle diverse tecnologie di generazione dell’energia. In questo studio, l’intensità di carbonio degli impianti EfW viene confrontata con la media della rete nazionale del Regno Unito.

Il rapporto mostra come la Scozia avrebbe potuto ridurre gli impatti di carbonio dei rifiuti residui nel 2018.

Lo studio ha considerato le emissioni di gas serra utilizzando un approccio di Life Cycle Assessment. Sono stati confrontati gli impatti di carbonio dell’invio di una tonnellata di rifiuti urbani residui all’EfW o alla discarica.

Download ‘Climate change impacts of burning municipal waste in Scotland’ report.

fonte: www.zerowastescotland.org.uk


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NoCSS Gubbio: Roma 30 giugno 2021

 






























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Ue, nuova tassonomia verde: escluso l’incenerimento e rafforzati limiti del riciclo chimico

Sono queste le principali novità sul trattamento dei rifiuti contenute nell'atto delegato relativo agli aspetti climatici della nuova tassonomia verde Ue, la classificazione delle attività economiche che possono essere definite “sostenibili"




Incenerimento escluso e riciclo chimico soggetto a vincoli molto più restrittivi. Sono queste le principali novità sul trattamento dei rifiuti contenute nell’atto delegato relativo agli aspetti climatici della nuova tassonomia verde Ue, la classificazione delle attività economiche che possono essere definite “sostenibili“ all’interno dell’Unione Europea. Viene quindi confermato quanto anticipato alcune settimane fa dal portale endswasteandbioenergy.

L’atto delegato, adottato dalla Commissione Ue il 21 aprile scorso all’interno di un pacchetto di misure “intese a favorire i flussi di capitale verso attività sostenibili in tutta l’Unione Europea, mira a promuovere gli investimenti sostenibili chiarendo meglio quali attività economiche contribuiscono di più al conseguimento degli obiettivi ambientali dell’Unione. Sarà ufficialmente adottato alla fine di maggio.

Nel testo si legge che Bruxelles considera il riciclo chimico come l’ultima risorsa per trattare i rifiuti di plastica, che potrebbe essere ammessa solo nei casi in cui non fosse possibile utilizzare le tecniche meccaniche attualmente diffuse. Inoltre, il recupero di polimeri tramite riciclo chimico deve dimostrare, sulla base di procedure LCA codificate, di avere un minore impatto, in termini di generazione di gas-serra, rispetto alla produzione di polimeri vergini. Questo restringerà di molto il campo delle tecnologie di riciclo chimico ammissibili a finanza sostenibile, in quanto molte di loro si basano su processi che richiedono un elevato input energetico e recuperano solo parti minori del totale del C per la produzione di polimeri, mentre gran parte finisce in realtà in combustibili.

Per quanto riguarda invece l’incenerimento, gli impianti che bruciano rifiuti per produrre energia, i “nostri” termovalorizzatori insomma, sono esclusi totalmente dalla tassonomia della finanza sostenibile in quanto i relativi investimenti sono considerati “poco green”.

Soddisfazione è stata espressa da Zero Waste Europe che approva la decisione della Commissione guidata da Ursula von der Leyen: “Riteniamo che la tassonomia debba essere lungimirante quando si tratta di gestione dei rifiuti – ha affermato Janek Vahk, che guida il programma ZWE per il clima, l’energia e l’inquinamento atmosferico – È quindi positivo che l’incenerimento dei rifiuti sia escluso dalla tassonomia del clima e che i criteri per il riciclaggio chimico siano ulteriormente rafforzati”.

fonte: www.ecodallecitta.it
 

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IsdeUmbria: AUDIZ I° COMMIS lg CARISSIMI



IsdeUmbria


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IsdeUmbria: "Rendere piu semplice produrre rischi. Il disegno di legge regionale del Consigliere Carissimi (Lega)

 














ISDE Umbria ha illustrato di fronte alla Ia Commissione consiliare lunedì 29 marzo una serie di osservazioni critiche sul disegno di legge che il Consigliere ternano della Lega, Carissimi, ha presentato in Consiglio Regionale, entrando nel merito degli impatti attesi per la salute degli umbri per effetto delle principali modificazioni che introduce:

1) Semplificazione delle procedure autorizzative. Il DdL Carissimi:

- limita e spossessa i cittadini, gli esposti involontari, le associazioni ambientaliste e gli enti preposti alla tutela del patrimonio e dell'interesse pubblico del diritto sancito da norme nazionali sia a partecipare che ad istruire appropriatamente i procedimenti autorizzativi;

- incoraggia i produttori di rischio a predare i commons aria, acqua e suolo e ad immettervi ulteriori quantità di inquinanti oltre a quelli già presenti;

- comporta ingenti costi aggiuntivi per la collettività, legati alle numerose esternalità negative che l'approvazione della norma produrrebbe;

- declina un'applicazione del principio di precauzione funzionale ai produttori di rischio

- presenta vistosi profili di incostituzionalità in quanto peggiorativa di norme nazionali in materia di protezione dell'ambiente, una competenza che non è stata assegnata alle Regioni problema che peraltro il Cons. Carissimi vuole risolvere proponendo come Lega una semplificazione delle procedure di VIA a livello nazionale, date le sue entrature politiche nel sedicente Ministero della Transizione Ecologica.

2) Semplificazione nella circolazione di categorie di rifiuti di cui all'Elenco Verde della normativa europea sulla regolamentazione del trasporto di definite categorie di rifiuti. Il DdL:

- rafforza la libertà' di circolazione dei rifiuti, in una Regione che ha visto numerosi e recenti episodi di circolazione e smaltimento illegale di rifiuti tossici e nocivi;

- pur non riguardando il CSS combustibile facilita la disponibilità di CSS e di altre categorie di rifiuti di cui già ora è previsto l'incenerimento in cementifici e inceneritori umbri;

- declina una accezione “estrattivista “ dell'economia circolare che ne nega i presupposti fondativi, rendendola inefficace (es.: il cemento che si produrrà a Gubbio non ha nulla di circolare perche' non essendo progettato “dalla culla alla culla” diffonderà sostanze tossiche.)

3) Potenziale conflitto di interessi e carenze nell'analisi del contesto :

- il DdL presenta potenziali e consistenti conflitti di interesse vista l'attività di consulente ambientale svolta dal consigliere stesso verso molte aziende: manca al riguardo una dichiarazione verificabile di assenza di conflitto di interessi che darebbe alla assemblea legislativa un basilare elemento di valutazione sull'atto in discussione. Peraltro la normativa italiana sulla trasparenza nella pubblica amministrazione prevede che anche la Regione Umbria definisca, applichi e verifichi i potenziali conflitti di interesse presenti nella sua struttura tecnica e soprattutto in quella politica.

- il DdL non tiene conto della situazione epidemiologica, dei dati di caratterizzazione ambientale delle matrici in Umbria e del ruolo protettivo svolto dalla partecipazione dei cittadini e dalla appropriata istruzione dei processi autorizzativi che richiede tempi, competenze e pluralità di punti di vista da soppesare vista la complessità dei temi ambiente e salute, su cui la relazione interviene ricordando sia le basi scientifiche su cui poggia la posizione di ISDE Umbria sul Ddl Carissimi, sia la criticità' della situazione ambientale, dove i risultati dei bio monitoraggi, effettuati anche in Umbria, depongono per una diffusa e pericolosa presenza di miscele di inquinanti nei liquidi biologici e nel corpo umano per effetto della contaminazione delle matrici ambientali, mentre valutazioni del rischio condotte nella nostra regione depongono per l'insufficienza dei procedimenti AIA e piu' in generale del vigente modello di prevenzione primaria territoriale nel tutelare adeguatamente la salute umana.

Il testo, che riporta in allegato le osservazioni del Comitato NO CSS di Gubbio che non ha potuto partecipare all'audizione, e' corredato da una serie di “Raccomandazioni” che si chiudono con l'auspicio che il DdL Carissimi sia lasciato “alla critica rodente dei topi”.


Osservazioni di ISDE Umbria al disegno di legge Carissimi


Carlo Romagnoli

Presidente ISDE Umbria

surfcasting.dakhla@gmail.com



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Micropolis: La macchina del fango

 


























fonte: Micropolis


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Micropolis: Gubbio, primavera in fumo

 


























fonte: Micropolis


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La guerra del combustibile dai rifiuti. I comitati del no scrivono anche al Papa

Dopo la sentenza del Tar che ha riconfermato la validità del decreto del 2013 si organizzano le associazioni contrarie all’uso del Combustibile solido secondario


Dopo la sentenza del Tar Lazio, 60 comitati di tutt’Italia contrari all’uso del combustibile solido secondario si organizzano e scrivono lettere aperte al ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e otto di questi comitati si sono rivolti perfino al Papa Francesco. Chiedono che venga annullato il decreto che nel 2013 ne aveva definito le modalità d’uso.

Il decreto del 2013
Nel 2013 il ministro dell’Ambiente (era Corrado Clini) emanò un decreto applicativo per determinare gli standard di produzione e utilizzo del combustibile solido secondario (Css) in linea con il resto d’Europa. Il Css deve essere ottenuto da rifiuti selezionati, come carta e plastica, privi di componenti pericolose, e può essere utilizzato in sostituzione di combustibili più inquinanti come carbone o pet coke da petrolio in impianti come cementifici e centrali elettriche, a patto che le emissioni non siano quelle permissive consentite ai combustibili fossili negli impianti industriali bensì quelle molto rigorose imposte alla combustione di rifiuti.

La sentenza del Tar
Circa 180 cittadini della val d’Arda (Piacenza) insieme con alcune associazioni avevano fatto ricorso al Tar contro la Regione Emilia-Romagna per l’autorizzazione concessa in base al decreto al cementificio Buzzi Unicem di Vernasca. Il Tar ha invece dato ragione al cementificio e alla Regione, bocciando in modo netto la posizione dei comitati piacentini, per esempio rigettando la definizione estensiva di principio di precauzione. Secondo i giudici amministrativi, l’impatto sulla salute umana è documentato dagli atti e “non è contraddetto con argomenti specifici di segno contrario”. Le contestazioni sull’aumento del traffico di camion per alimentare il forno di cementeria riguarderebbero “6/8 mezzi al giorno nell’ipotesi estrema, ritenendola pienamente sostenibile dal punto di vista dell’ambientale e della salute”. Secondo i giudici l’accusa che il combustibile solido secondario avrebbe prodotto emissioni peggiori rispetto al pet coke è stata smentita dall’andamento delle emissioni: le “conseguenti variazioni negative”, dicono i magistrati, “sono smentiti dal rilievo effettuato a processo avviato”.

La lettera aperta di 60 comitati
Per questo motivo, 60 comitati hanno mandato una lettera aperta al ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, e per conoscenza a quello della Salute, Roberto Speranza.
I comitati sottoscrittori sono di ogni tipo e tra i promotori vi sono gli attivissimi comitati di Gubbio, quelli di Monselice e ovviamente quelli di Piacenza, ma la lettera è stata sottoscritta anche da altre associazioni. Qualche nome: Acqua Bene Comune di Pistoia, Antipuzza di Assisi, Basta Nocività in Val d’Arda, Coppula Tisa, Giustizia per Taranto, Gubbio Salute Ambiente, Isde, Lasciateci Respirare, Legamjonici, Legge Rifiuti Zero, Mamme contro l’Inceneritore, Mamme Libere per la Tutela dei Figli, Mamme No Pfas, Medicina Democratica, Movimento Sconforto Generale, No Antenna, Obiettivo Periferia, Rete Mamme da Nord a Sud, Salute Pubblica, Stop Solvay, Stop Veleni, Umbria Rifiuti Zero, Wwf Perugia, Wwf Salento, Zero Waste Lazio.

Che cosa dicono
Nella lunga e dettagliata lettera, 16 pagine di cui la metà di testo e la metà di firme, si chiede di abrogare il decreto del ministero dell'Ambiente n° 22 del 14 febbraio 2013 e di scongiurare l’approvazione di qualunque altro provvedimento per l’incenerimento e il coincenerimento di rifiuti e loro derivati.
A parere dei comitati, “la combustione di Css nei cementifici non è affatto un contributo alla gestione dei rifiuti e non può configurarsi come la “chiusura del ciclo”. Essa non rappresenta neanche una soluzione migliorativa riguardo all'inquinamento da CO2 prodotto dagli impianti di produzione del cemento, alimentati purtroppo con combustibili derivati per lo più dagli scarti del petrolio, perché più economici rispetto ad altri. Sostituire con i CSS una quota di pet-coke, il peggiore tra i combustibili fossili (a sua volta, in ultima analisi, un “rifiuto”), anche se il più utilizzato nei cementifici, potrebbe ridurre alcuni inquinanti gassosi, come gli ossidi di azoto, ma questa riduzione non è affatto significativa”.
Oltre alle emissioni, andrebbe considerato l’inglobamento delle ceneri prodotte dalla combustione dei rifiuti nel prodotto finale, “vale a dire quel cemento che ritroviamo poi nelle nostre case, scuole, ospedali e strade”.

Chi usa questo combustibile
Sono più di 20 le cementerie italiane autorizzate a sostituire il pet coke con Css e, secondo l’industria del cemento, il nostro Paese è arretrato rispetto agli altri dell’Unione europea: il tasso di sostituzione calorica con combustibili di recupero è oggi al 20,7%, mentre in Germania i combustibili derivati dai rifiuti rappresentano due terzi dei consumi. È un contributo a ridurre la pressione dei rifiuti nelle discariche. Secondo Federbeton, usare questi combustibili alternativo “nel solco dell’economia circolare e dell’impegno alla mitigazione dei cambiamenti climatici” è necessario “un intervento da parte della politica a favore del superamento della sindrome Nimby (acronimo di Not in my back yard), così come la semplificazione dei processi autorizzativi, di durata incerta, che scoraggiano le aziende dal porre in essere investimenti, anche economicamente onerosi, senza alcuna ragionevole certezza sugli esiti dei procedimenti”.

fonte: www.e-gazette.it

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WWF inflessibile alle provocazioni dei cementieri




In riferimento all'articolo pubblicato nella giornata del 13 agosto, sugli assunti accordi tra WWF International ed il gruppo Lafarge, intendiamo innanzitutto ribadire e confermare che il WWF non condivide, anzi contesta l'attività di incenerimento del CCS nei cementifici. Quanto al citato accordo tra WWF International e Lafarge, ormai molto datato, aveva lo scopo di fissare obiettivi climatici stringenti in paesi emergenti quali Cina, India e Brasile. Il WWF ITALIA nulla ha a che vedere con il cementificio di Ternate e con l'uso che ivi si farebbe di rifiuti. 



Non possiamo che stigmatizzare la strumentalità' delle illazioni, poiché quegli obiettivi erano propri di quegli anni ed in paesi privi di efficaci norme disciplinanti la tutela dell' ambiente. L' Italia, ancor di piu' dal punto di vista ambientale, quale stato membro dell'UE, nel 2020 non può essere considerata un paese emergente. La legislazione italiana, come più' volte detto, non ha al momento recepito pienamente le direttive europee che Stato e Regioni devono far proprie. Secondo la direttiva CE 2018/851, modificativa della CE 2008/98, gli "ex rifiuti" (sempre rifiuti nella sostanza) divenuti combustibili (CSS) non sono compatibili ai fini del conseguimento degli obiettivi di riciclaggio. Nello specifico, la possibilità di chiudere il ciclo dei rifiuti umbro, ricorrendo all' incenerimento appare non solo superata, ma lontana dalle logiche dell'economia circolare che l'europa fa proprie e assolutamente in contrasto con il principio di precauzione.


La soluzione migliore è prevenire la produzione di rifiuti e valorizzare i rifiuti prodotti mediante riuso e riciclo. L’incenerimento costituisce sempre e soltanto smaltimento, che provoca soltanto danni all'ambiente e alla salute dei cittadini, in particolare, dei più deboli, bambini e anziani, senza risolvere problema alcuno, né tale pratica, prettamente industriale, è in linea con la normativa quadro 2030 per il clima e l'energia, peggiorando la qualità delle emissioni in atmosfera.

Il WWF collabora e dialoga con tutte le aziende che perseguono il miglioramento dei loro standards ambientali indicando la strada della sostenibilità con studi e percorsi specifici e concreti. Non è un caso se il gruppo Lafarge ha inteso ascoltare i consigli del WWF per centrare obiettivi climatici stringenti nei paesi indicati. Scarsa lungimiranza continuano a dimostrare i cementieri eugubini ed italiani. Tanto abbiamo ritenuto di dire riaffermando la più assoluta indipendenza del WWF.


WWF PERUGIA

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