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Afghanistan, Iraq e Libia: in guerra perde pure l’ambiente

 

La mattina del 2 luglio 2021, le forze di sicurezza afgane hanno scoperto che, durante la notte, l’esercito statunitense si era ritirato dalla base aerea di Bagram, a nord di Kabul, lasciando dietro di sé montagne di

Litterati, una app per aiutare a risolvere l’emergenza rifiuti

Successo per l'app Litterati, che favorisce la raccolta dei rifiuti da parte dei cittadini e la definizione di politiche più efficaci.



Una raccolta consapevole dei rifiuti è possibile anche grazie al supporto di una app, si chiama Litterati e sta spopolando in tutto il mondo. A crearla è stato Jeff Kirschner, fondatore e CEO della stessa, sensibile alle problematiche ambientali e al problema dei rifiuti che investano le realtà urbane. In particolare la spazzatura abbandonata per strada, vera piaga sociale dei tempi moderni. L’obiettivo dell’applicazione è quella di raccogliere dati sull’immondizia abbandonata, il suo aspetto, la tipologia del materiale, dove è collocata e anche il marchio.

Una serie di immagini da condividere online così da creare una sorta di mappa virtuale della raccolta rifiuti messa in atto direttamente dai cittadini. Un’operazione che possa incidere sulle politiche locali legate al recupero della stessa, ma anche nei confronti degli imballi utilizzati. Secondo Kirschner coinvolgere la popolazione è necessario, al pari di fornire dati sulla tipologia di rifiuti che vengono indebitamente gettati per terra. Inoltre caricare il tutto sulla app rafforza il senso di collaborazione e di comunità, in tutto il mondo. Una raccolta dati globale che trasforma il recupero dei rifiuti in un modello perennemente in crescita, con 20mila articoli prelevati ogni giorno.
Una raccolta rifiuti mondiale

Il tutto è nato in modo spontaneo durante una passeggiata di Jeff con la piccola figlia, i due erano immersi nei boschi della California alla ricerca di verde e natura incontaminata. Ma la presenza di una serie di rifiuti abbandonati in un ruscello ha reso concreto un problema pressante ovvero quello del mancato rispetto nei confronti dell’ambiente. L’obiettivo di Litterati è quello di evidenziare la tipologia di spazzatura abbandonata in ogni territorio così da trovare una soluzione mirata. A San Francisco la app ha rimarcato una correlazione tra immondizia e sigarette favorendo così una causa legale tra la città e le compagnie del tabacco, ottenendo un raddoppio delle imposte sulla vendita delle stesse e generando 4 milioni di dollari di entrate annuali.

Nei Paesi Bassi Litterati ha spinto una nota azienda di caramelle ha cambiare tipologia di imballo abbandonando una vecchia soluzione poco green, in favore di una confezione riciclabile. L’obiettivo è quello di evidenziare il problema coinvolgendo le persone nella risoluzione, come ha sostenuto lo stesso Kirschner. Una maggiore partecipazione da parte delle singole comunità può davvero fare la differenza, sensibilizzando in modo naturale le persone tanto da spingerle a ragionare sulla necessità di una produzione maggiormente rispettosa e consapevole.

Fonte: TreeHugger

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KEEP CLEAN AND RUN 2020















Dopo aver attraversato l’Italia da Nord a Sud di corsa e in bicicletta, raccolto qualche centinaio di tonnellate di rifiuti abbandonati e incontrato e sensibilizzato migliaia di persone, soprattutto scuole, sul tema del littering: ecco l’edizione 2020 del Keep Clean and Run. Il messaggio che il KCR vuole lanciare è chiaro: il littering, che uccide i nostri mari, va contrastato nei suoi luoghi d’origine, ovvero nell’entroterra. KCR for peace è il titolo dell’edizione 2020 del Keep Clean and Run.
Il percorso prevede la partenza il 4 settembre da Cortina per arrivare il 10 a Trieste passando per Tolmezzo – Kobarid– Gorizia correndo sui luoghi della prima guerra mondiale e si concluderà al molo degli Audaci (Trieste). L’evento, inizialmente previsto ad aprile, è stato rimandato a causa dell’epidemia del Covid19.


Scopri il programma completo


fonte: https://keepcleanandrun.com


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Il fiume Ombrone ripulito da oltre 10 quintali di rifiuti: protagonisti 300 studenti














GROSSETO – “Verso il contratto di fiume: iniziative sportive acquatiche e culturali per gli studenti” chiude il 2019 con il segno più.
Positiva la partecipazione delle scuole, positiva l’attività svolta durante l’anno, positivo il coinvolgimento dei soggetti firmatari del protocollo d’intesa, ma soprattutto positivi i risultati raggiunti.
Il progetto, promosso dall’amministrazione comunale insieme all’associazione Terramare e alla Uisp e giunto alla quarta edizione, si è concluso con il resoconto esposto questa mattina nella sala del Consiglio comunale alla presenza del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e del vice sindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, Luca Agresti.
Una giornata importante di restituzione dei dati e delle esperienze vissute insieme alle classi dell’istituto superiore Fossombroni e del Leopoldo II di Lorena.
Sono stati proiettati video delle iniziative svolte sul fiume nell’ambito del progetto durante tutto l’anno e sono state raccontate le emozioni degli studenti, divenuti protagonisti di tante attività di utilità sociale e ambientale.
Solo nel 2019 oltre 300 studenti sono stati coinvolti in attività di soft-rafting e pulizia dell’Ombrone con giornate dedicate alla promozione del fiume come elemento naturale da tutelare per aumentare la fruizione sociale e turistica dello stesso.
A ottobre inoltre si è svolto il primo importante appuntamento in cui due scuole della città (il Commerciale sportivo e l’Agrario) si sono incontrate per ripulire il fiume; i ragazzi sono stati divisi in due squadre, una a terra lungo la sponda e l’altra in acqua su dei gommoni manovrati dalle guide di Terramare.
Per circa tre ore si sono alternati momenti di raccolta dei rifiuti e momenti di approfondimento culturale sul tema “fiume e città” con un risultato finale importante: sono stati infatti raccolti 700 chili di rifiuti di ogni genere. Ma le attività di pulizia non si sono esaurite e per tutto novembre e dicembre sono proseguite sottraendo al fiume altri 250 chili circa di rifiuti, soprattutto plastica usati in agricoltura. da quattro anni a questa parte per la valorizzazione del fiume Ombrone.
“Questo progetto, che il Comune ha sposato con entusiasmo e convinzione, ha molte valenze – spiegano il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna e il vice sindaco e assessore alla Cultura e al Turismo, Luca Agresti – a partire da quella educativa e formativa per arrivare a quella turistico-culturale. Utilizzare il fiume Ombrone per queste attività, infatti, è un modo efficace per renderne visibili le sue potenzialità di luogo d’attrazione per momenti di svago e divertimento. Allo stesso tempo il progetto permette ai ragazzi di conoscere da vicino, con lezioni ad hoc ed esperienze sul campo, il nostro fiume, che troppo spesso viene associato a eventi negativi. L’Ombrone è invece una risorsa ambientale e paesaggistica. È un luogo in cui fare attività fisica e trascorrere ore di sana ricreazione. È un modo di vivere la propria terra, cogliendone la sua natura e conoscendone alcune caratteristiche imprescindibili da valorizzare e rispettare”.
Dal 2016 ad oggi sono stati circa 1500 gli studenti delle scuole di Grosseto che hanno partecipato a lezioni di approfondimento e ‘vissuto’ il fiume Ombrone percependone gli aspetti positivi e le criticità.
“L’Ombrone diventa sempre di più un elemento di identità per la popolazione grossetana – afferma Maurizio Zaccherotti, coordinatore regionale acquaviva Uisp e presidente Associazione Terramare – le molteplici attività di valorizzazione del fiume come quelle messe in campo da noi con il rafting, il kayak il sup, la pulizia dell’alveo e gli approfondimenti scolastici, stanno efficacemente riavvicinando le persone alla fruizione sostenibile del fiume. In sei anni di attività sportive e culturali, abbiamo fatto conoscere l’Ombrone a migliaia di persone perlopiù residenti della provincia di Grosseto a testimonianza che c’è curiosità e c’è voglia di conoscere e vivere l’avventura fiume. Il nostro obiettivo rimane quello di promuovere la costruzione del parco fluviale urbano, perché il fiume possa essere sempre più inserito nel contesto cittadino”.
fonte: https://www.ilgiunco.net

Nuova vita all’immondizia dell’Everest: plastica e rifiuti recuperati diventano tazze, bicchieri e utensili per la casa

















Il nostro Pianeta è ormai invaso da rifiuti che non risparmiano nessun luogo del globo, dall’oceano più profondo alla montagna più alta.
rifiuti abbandonati possono però diventare una risorsa se vengono recuperati e utilizzati per realizzare nuovi oggetti. In questo modo, da una parte si libera l’ambiente dall’immondizia e dall’altra si evita la produzione di materie prime nuove per la creazione di nuovi articoli.

Il governo nepalese, insieme all’organizzazione Blue Waste to Value che si occupa del riciclo di rifiuti, ha fatto esattamente questo recuperando l’immondizia dal monte Everest.
Tonnellate di rifiuti, tra cui lattine vuote, bottiglie di plastica, e bombole di gas abbandonati dai turisti, inquinano infatti la montagna, che è stata soprannominata “la discarica più alta del mondo”.
Dopo le numerose critiche per le condizioni di una delle sue maggiori risorse naturali, quest’anno il governo nepalese ha organizzato un’operazione di pulizia sull’Everest, durata sei settimane.
Per raccogliere l’immondizia dalla montagna, il governo ha inviato una squadra composta da alpinisti e personale di supporto che, durante una scalata di circa 8000 metri, ha recuperato oltre 10 tonnellate di rifiuti.
L’immondizia è stata poi trasportata nel centro di riciclaggio di Kathmandu dove i lavoratori hanno smistato manualmente i materiali raccolti, dividendo ferro, alluminio, plastica.
“Abbiamo ricevuto un mix di materiali dall’Everest – alluminio, vetro, plastica, ferro – molti dei quali potevano essere riciclati”, ha spiegato Nabin Bikash Maharjan della Blue Waste to Value.
Immondizia Everest
Smistamento dei rifiuti raccolti sull’Everest. Fonte AFP
Il materiale smistato è stato infine inviato alle aziende del territorio e utilizzato per produrre barre di ferro, utensili per la casa e altri articoli di uso comune come lampade e bicchieri.
I rifiuti recuperati sono stati trasformati anche in oggetti di design ecologici e sostenibili, che ora vengono sfoggiati in hotel a cinque stelle, ristoranti esclusivi e case di lusso.

Immondizia Everest
Bicchieri prodotti con le bottiglie raccolte sull’Everest. Fonte AFP
Bicchieri prodotti con i rifiuti raccolti sull'Everest
Bicchieri prodotti con i rifiuti raccolti sull’Everest. Fonte AFP
Il progetto non terminerà con questa operazione, poiché la pulizia di quest’anno ha consentito di raccogliere solo una piccola parte della spazzatura presente sull’Everest.
È infatti in fase di completamento un nuovo impianto di smaltimento di rifiuti a 3000 metri, che recupererà l’immondizia dalla montagna e la elaborerà collaborando con artisti e designer per creare nuovi prodotti dai rifiuti.
Purtroppo però, tutti questi sforzi non saranno sufficienti a liberare completamente l’Everest dai rifiuti.
Alcuni luoghi disseminati da spazzatura sono difficili da raggiungere e gli alpinisti rischierebbero la vita per andare a recuperare i rifiuti. Raggiungere certe zone è talmente pericoloso che nemmeno i corpi di alcuni degli alpinisti deceduti durante le escursioni sono stati recuperati.
In più, oltre all’immondizia abbandonata in tempi recenti, lo scioglimento dei ghiacciai causato dal riscaldamento globale sta rivelando rifiuti vecchi di anni e le fonti di acqua a valle del picco himalayano risultano contaminate da sostanze di ogni tipo.
Sarà necessario molto tempo per liberare l’Everest dai rifiuti e da diversi anni vengono portate avanti numerose iniziative per raccogliere quanta più spazzatura possibile, tra cui quella di rimborsare parte della quota pagata dagli scalatori per affrontare la montagna e di chiedere la collaborazione ai circa 50mila turisti che visitano la zona ogni anno, invitati a raccogliere un chilo di immondizia durante le escursioni.
Riciclare non è l’unica soluzione e, a lungo termine occorre prevenire l’abbandono di rifiuti. Per questo, lo scorso agosto le autorità hanno annunciato che a partire dal 2020 sarà vietato portare bottiglie di plastica e oggetti in plastica monouso durante le escursioni e le scalate.
fonte: www.greenme.it

I rifiuti abbandonati li tolgono i bambini. Sindaco di Olmedo: “Lezione di civiltà”















Lezione di civiltà dai bambini di Olmedo, il Comune del Sassarese dove nei giorni scorsi sono stati ripulite le aree verdi. La raccolta dei rifiuti abbandonati è avvenuta nel quartiere di ‘Su Furraghe’. Dopo la mattina passata a raccogliere la spazzatura che sporcava il paese, i bambini hanno dato prova di conoscere anche le regole della differenziata sistemando ciascuna tipologia di rifiuto negli appositi contenitori.
“Siano orgogliosi della nostra nuova generazione – scrive in una nota il sindaco Toni Faedda -: i nostri ragazzi hanno dimostrato grande serietà e consapevolezza sul rispetto della natura e dell’ambiente in cui viviamo. Tanti gesti spontanei che sono un grandissimo esempio per la nostra comunità”. Ad accompagnare il primo cittadino l’assessora alle Politiche giovanili, Daniela Busia, e l’assistente capo della Polizia locale, Edvige Strada.
fonte: https://www.sardiniapost.it

Inquinamento: il Monte Everest è oggi una discarica di spazzatura
















Qualcosa di terribile sta accadendo al Monte Everest, che da una delle montagne da mozzafiato del pianeta si sta trasformando in una vera e propria discarica di spazzatura, in particolare di plastica e feci.

Affermano gli esperti che l’Everest è diventato il deposito di rifiuti più alto al mondo con un numero crescente di alpinisti che lo hanno trasformato in un luogo “disgustoso”: tende fluorescenti, attrezzature per il trekking, bombole del gas vuote, lattine, plastica di ogni genere e persino escrementi di animali sono ormai presenti ovunque, dopo esser stati scaricati da persone che hanno prestato poca attenzione all’ambiente.

Il problema sarebbe peggiorato e adesso “la montagna trasporta tonnellate di rifiuti”, come dichiarato all’AFP da Pemba Dorje Sherpa, che ha raggiunto la vetta del monte più alto del mondo 18 volte.


Lo scorso aprile, in un tentativo di pulizia la Cina ha recuperato 8,5 tonnellate di spazzatura e ci sono delle politiche in atto per combattere questa problematica: ad esempio il governo del Nepal impone un deposito cauzionale di 4 mila dollari per ogni team di alpinisti, rimborsato se ogni scalatore riporta alla base almeno 8 chilogrammi di rifiuti, mentre quello tibetano multa di 100 dollari per ogni chilo di spazzatura non riportato indietro.

Tutto ciò sembra però non essere sufficiente, anche a causa del surriscaldamento globale che, sciogliendo parte dei ghiacciai, ha liberato la spazzatura lasciata dagli scalatori per decenni.

fonte: http://www.greenstyle.it

Nel mondo si ricicla solo il 15% della plastica

Un rapporto Ocse scatta una fotografia del riciclo della plastica a livello mondiale. In Europa ne ricicliamo il 30 per cento, mentre il 60 per cento finisce in discarica o abbandonato.





















Sono numeri impietosi, quelli del riciclo della plastica a livello globale. Secondo un nuovo rapporto redatto dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), solo il 15 per cento viene raccolta e riciclata. Il 25 per cento viene avviato a recupero energetico, mentre il 60 per cento finisce in discarica, abbandonato o bruciato all’aperto. Colpa della scarsa qualità della plastica riciclata, della mancanza di politiche che ne incentivino il riciclo e dei prezzi della materia prima, ancora troppo bassi per competere con la materia prima seconda.


Meglio l’Europa, male gli Stati Uniti

Le percentuali di riciclaggio variano molto da nazione a nazione. Si va dal 30 per cento in media entro i confini europei, al 10 per cento registrato dagli Stati Uniti. Tra i diversi polimeri invece sono il Pet e l’Hdpe (polimeri utilizzati per lo più negli imballaggi) a far registrare le percentuali migliori (dal 19 per cento all’85 per cento), mentre per quanto riguarda il polipropilene e il polistirolo i valori sono ancora molto bassi, dall’1 per cento al 21 per cento.

“La produzione di plastica è ad alta intensità energetica – si legge nel rapporto – e rappresenta dal 4 per cento all’8 per cento del consumo globale di petrolio e gas”. Energia e materie prime impiegate spesso per produrre oggetti usa e getta, in un contesto di economia lineare che non possiamo più permetterci, perché alimenta lo spreco di risorse e di energia.






















Il riciclo della plastica in Italia

Nel 2016 la raccolta differenziata gestita da Corepla (Consorzio per il riciclo e recupero degli imballaggi in plastica) è stata pari a 961 kt (migliaia di tonnellate). La filiera degli imballaggi in plastica nel 2016 ha registrato un incremento del 2 per cento delle quantità avviate a riciclo che hanno raggiunto 894 kt, mantenendo il risultato del 41 per cento di avvio a riciclo rispetto all’immesso al consumo (fonte: L’Italia del riciclo su dati Corepla).
Gli oceani stanno soffocando

Sono circa 8 milioni le tonnellate di rifiuti plastici che finiscono negli oceani ogni anno. Letteralmente un mare di plastica che presto potrebbe superare in quantità la presenza di pesci. Ciò avviene sopratutto nei Paesi in via di sviluppo, dove mancano del tutto serie politiche di raccolta e riciclo, mentre la materia prima rimane ancora troppo conveniente. Al di là delle norme che ne vietano o meno l’utilizzo, i prodotti in plastica, dalla loro progettazione al riciclo finale, dovranno uscire dalla logica dell’usa e getta e tenere conto anche dei costi ambientali, ormai divenuti elevatissimi.

fonte: https://www.lifegate.it

Petrolio: Plastic Dreams




La plastica è il materiale del secolo, il miracolo del dopoguerra, il grande successo della chimica. E' diventata sinonimo di modernità il simbolo del design, della forma e della bellezza: per dimostrarlo Renzo Arbore apre in esclusiva a Petrolio la sua meravigliosa collezione di oggetti. Ma un grande successo è diventato anche un grande problema. Dagli anni '50, quando il Premio Nobel Giulio Natta inventò il Moplen, ad oggi abbiamo prodotto 8,3 miliardi di tonnellate. Dove va a finire la plastica che usiamo tutti i giorni? Che impatto ha sull'ambiente? In Europa si ricicla solo il 25% della plastica, e lItalia pur in vetta della raccolta differenziata in Europa, disperde tra discariche abusive, rifiuti abbandonati o buttati nei cassonetti sbagliati 360mila tonnellate di plastica all'anno. Secondo la rivista internazionale Science, il nostro Paese sversa in mare, attraverso i fiumi, 45 mila tonnellate di plastica all'anno.


Petrolio 

Freedom Island: la spiaggia di mangrovie inquinata dagli imballaggi di plastica delle multinazionali














Freedom Island era un bellissimo tratto di spiaggia incorniciato da mangrovie, appena fuori Manila, oggi è interamente coperta di rifiuti ed è considerata una delle zone più sporche delle Filippine, inquinata dalla plastica delle multinazionali.
Freedom Island è una spiaggia artificiale creata negli anni Settanta, ma con il tempo è diventata un importante habitat per la migrazione degli uccelli dalla Siberia, Giappone e Cina.
Il governo locale l’ha dichiarato un "habitat a rischio" nel 2007, mentre nel 2013 è stato elencato come una "zona umida di importanza internazionale".Nonostante questo, Freedom Island è letteralmente piena di rifiuti.
Come sappiamo, le Filippine producono annualmente 1.88 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Durante un audit civico per capire quali tipi di spazzatura stanno intasando la spiaggia, Greenpeace insieme ai partner del movimento #BreakFreeFromPlastic ha stabilito quali aziende sono responsabili di tutto ciò.


freedom island greenpeace 
 
 
Gli audit di rifiuti sono condotti da persone che seguono uno stile di vita a rifiuti zero, durante il monitoraggio si fa un esame di tutto ciò che viene raccolto in una determinata zona, per comprendere da dove viene l’inquinamento e lanciare possibili alternative.
Oltre, quindi, a individuare i tipi più comuni di rifiuti, le verifiche possono riguardare anche l'identificazione di marchi e aziende che utilizzano imballaggi monouso, a basso valore o non riciclabili per i loro prodotti.
Per una settimana, i volontari hanno raccolto i rifiuti a Freedom Island, dividendoli per categorie: prodotti per la casa, personali e imballaggi alimentari e confezionati.


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I più grandi colpevoli? Le multinazionali

Nestle, Unilever e l'azienda indonesiana PT Torabika Mayora. I più comuni rifiuti trovati sulla spiaggia erano bustine, pacchetti in plastica e alluminio che sono ampiamente utilizzati in aree povere del mondo (in particolare dell'Asia) per vendere prodotti alimentari, condimenti, prodotti per la cura personale e articoli sanitari, provengono da queste aziende.
L'imballaggio minimo rende gli articoli più economici, ma le bustine non sono riciclabili.
"Poiché non vi è alcun incentivo economico per raccogliere bustine usate che sono state impropriamente gettate sulla spiaggia, nessuno si preoccupa di farlo. Al contrario delle bottiglia di plastica che valgono qualcosa se vengono restituite al deposito”, spiega The Guardian.
I danni provocati dalle bustine sono nei confronti dell’ambiente e degli animali che vivono nel mare, come pesci e tartarughe, che spesso vengono trovati fin di vita con lo stomaco pieno di plastica.


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La storia della Freedom Island ci fa riflettere ancora una volta su quanto le nostre scelte quotidiane influenzano il Pianeta e se è vero che le multinazionali devono assumersi le loro responsabilità, anche i cittadini non sono immuni alle colpe. Abbiamo un disperato bisogno di ritrovare il senso civico e di amare il nostro ambiente.

fonte: www.greenme.it

Litterati: raccogliere i rifiuti abbandonati diventa divertente, con l’aiuto di un’app

















Nel suo libro del 2006, The Ethics of Waste, Gay Hawins ha descritto vividamente la strana condizione della spazzatura: cose che gettiamo via e che, appena abbandonano le nostre mani, spariscono andando a finire, nell’immaginario comune, in un luogo distante, indefinito, invisibile. È il ben noto principio del ‘lontano dagli occhi, lontano dal cuore’. Una volta che è stato gettato, il rifiuto diventa un problema di qualcun altro. Ciò è vero in particolare quando si parla di littering: il peggior tipo di spazzatura, ovvero quello che finisce abbandonato lungo le nostre strade e nei parchi, inquinando fiumi e mari, e contaminando gli habitat naturali.
Questo è stato il punto di partenza di un progetto chiamato Litterati, basato sull’utilizzo dello smartphone e sulla partecipazione attiva dell’intera comunità per pulire il mondo dai rifiuti abbandonati in maniera divertente e condivisa, ‘un pezzo alla volta’.
«Ricordo che al campo estivo, quando ero bambino, prima che i nostri genitori venissero in visita il direttore ci esortava a raccogliere cinque rifiuti ciascuno. Essenzialmente, stavamo realizzando una pulizia del campo in crowdsourcing» racconta Jeff Kirschner, ideatore dell’app Litterati, durante il suo talk a TED. «Perché non applicare lo stesso modello all’intero Pianeta, sfruttando la tecnologia per renderlo divertente e interessante? Ecco come nasce Litterati: trova un rifiuto, fotografalo, catalogalo e riciclalo».



















Continua Kirschner: «All’inizio, ero solo io. Fotografavo dieci rifiuti al giorno e man mano la raccolta diventava sorprendentemente piacevole, perfino artistica. Più importante era però il fatto che stavo documentando il mio impatto personale sulla pulizia del Pianeta. Presto, altri hanno cominciato a contribuire alla ‘discarica digitale’, una galleria fotografica di rifiuti abbandonati che erano stati raccolti e riciclati correttamente. In poco tempo sono state fotografate decine di migliaia di rifiuti ed è nata una vera e propria comunità».
Quello di comunità è il concetto cardine alla base dello sviluppo dell’app: «Lo scopo di Litterati è creare un cambiamento. Cambiare la nostra percezione, le nostre pratiche e, in ultima analisi, il nostro Pianeta. Quando si affrontano problemi su larga scala, è facile sentirsi impotenti. Di solito, quando vediamo una bottiglia di plastica abbandonata lungo per strada, quello di raccoglierla ci sembra un gesto inutile. Che differenza potrebbe mai fare? Ovviamente è un gesto che fa la differenza, ma la percezione del singolo individuo tende a suggerirgli il contrario. Una tecnologia come Litterati aiuta pertanto a connettere i membri della comunità, facendo in modo che la sensazione di impotenza possa evolvere verso l’empowerment personale: infatti, se vediamo che anche altre centinaia, migliaia di persone stanno raccogliendo come noi le bottiglie di plastica abbandonate nella loro città, ci sentiremo parte di qualcosa di più grande e saremo più inclini a partecipare a nostra volta».


L’obiettivo finale del progetto è un Pianeta senza rifiuti, ma ancor prima di questo Kirschner intende costruire un database che indichi quali sono i rifiuti abbandonati più spesso, con l’obiettivo di ideare delle alternative maggiormente sostenibili. I rifiuti plastici, le cartacce e i mozziconi di sigaretta sono attualmente in cima all’elenco. La possibilità di geo-localizzare le foto aiuta inoltre a creare una mappa visiva dei rifiuti, che può risultare utile, da un lato, per le autorità municipali, che possono ad esempio decidere su questa base di aumentare il numero di cestini posizionati nell’area interessata. E, dall’altro, per convincere brand privati (come McDonalds o Starbucks, i cui contenitori e imballaggi figurano comunemente fra i rifiuti abbandonati in US) a ideare packaging più sostenibili o ad offrire degli incentivi ai loro consumatori a fronte della riconsegna dei recipienti usati.
Infine, un’ultima riflessione nasce dal connubio fra rifiuti e fotografia. Molte foto riescono infatti a ritrarre l’inaspettata bellezza dei rifiuti. Altrettanto spesso, esse mostrano come luoghi bellissimi siano soffocati dalla loro presenza, evidenziando il netto contrasto fra natura incontaminata e danni creati dall’azione dell’uomo.
Questa iniziativa ci insegna come tutti possiamo contribuire a mantenere il mondo più pulito dai rifiuti: iniziamo a farlo anche partecipando a iniziative collettive come il Let’s Clean Up Europe!


fonte: http://www.menorifiuti.org

“Keep Clean and Run” taglia il traguardo e raccoglie più di 15 tonnellate di rifiuti abbandonati




















Dopo 350 km di corsa “da vulcano a vulcano”, l’eco-runner Roberto Cavallo ha completato la sua impresa sportivo-ambientale. Si è conclusa a Catania la terza edizione dell’evento sportivo-ambientale “Keep Clean and Run #pulisciecorri” che quest’anno ha attraversato quattro regioni del Sud (Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia) consentendo di raccogliere 206 kg di rifiuti abbandonati lungo il percorso e 15.210 kg di rifiuti nelle oltre 30 azioni di pulizia che hanno accompagnato la corsa. Dopo la conferenza stampa ospitata dal Comune di Napoli, il rifiutologo Roberto Cavallo (presidente di AICA e Ad di ERICA Soc. Coop.) è partito a correre dal Parco del Vesuvio, salutato dal Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Ambiente, on. Barbara Degani, che ha partecipato direttamente a un’azione di pulizia dei rifiuti abbandonati alle pendici del vulcano. Sette giorni dopo, l’eco-runner ha tagliato il traguardo nelle Acciaierie di Sicilia, a Catania, giungendo dalle sommità dell’Etna.
Un percorso lungo 350 chilometri, colmo di fatica ma anche di sensibilizzazione per un mondo più “pulito”: Cavallo ha infatti incontrato più di 1.500 ragazzi delle scuole, decine di Amministrazioni comunali, tante Associazioni (a partire da Legambiente e Zero Waste Italia) e molti amici, tra cui il sindaco di Pollica Stefano Pisani (con il quale è stato ricordato Angelo Vassallo), il direttore del Parco della Sila Giuseppe Luzzi, il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà che si sta impegnando per la sua città in memoria del padre e la presidente del Parco dell’Etna Marisa Mazzaglia.
La corsa è stata accolta in ogni tappa da eventi pubblici di sensibilizzazione contro il littering, l’abbandono di rifiuti. Tanti anche i testimonial d’eccezione coinvolti: lo scrittore Rosario La Rossa, la Environmental Goldman Prize Anna Giordano, il responsabile scientifico di Zero Waste Europe Enzo Favoino, il prete anti-ndrangheta Don Pino De Masi, il sindaco di Riace Mimmo Lucano, l’ultramaratoneta Katia Figini, gli ultratrailer Oliviero Alotto e Roberto Menicucci e molti altri. A loro si è aggiunto il regista Mimmo Calopresti, che ha accompagnato la corsa con la sua troupe per realizzarne un documentario che presto verrà presentato ai festival e per il quale è stata attivata una raccolta fondi su Produzioni dal Basso (link: https://www.produzionidalbasso.com/project/keep-clean-and-run-2017-il-dvd-regia-di-mimmo-calopresti/).
Grazie a questa manifestazione e alle azioni di pulizia organizzate in occasione di passaggio di “Keep Clean and Run” sono stati raccolti 206 kg di materiale disperso lungo sentieri e strade direttamente dai runner (molti sono stati inoltre fotografati e quindi segnalati alle amministrazioni competenti) e 15.210 kg di rifiuti nelle oltre 30 azioni di pulizia che hanno accompagnato la corsa, per un totale di oltre 15 tonnellate avviate a corretto smaltimento.  Questo il dettaglio di quanto raccolto:
Materiale % kg raccolti
RSU 19,87% 3.062,82
CARTA e CARTONE 13,32% 2.052,80
ORGANICO 8,97% 1.383,09
PLASTICA 9,56% 1.474,08
ALLUMINIO 1,65%    254,78
ACCIAIO 0,35%      54,60
VETRO 17,71% 2.729,78
RAEE 14,87% 2.293,02
INGOMBRANTI 13,69% 2.111,03
100,00% 15.416,00
«Torno a casa con la consapevolezza che occorre scuotersi dalle lenzuola e andare a correre anche se non si ha voglia; guardare e vedere i rifiuti a terra e chinare la schiena per raccoglierli; affrontare chi chiede il pizzo e denunciarlo. Keep Clean And Run mi ha insegnato a girare la testa dalla parte giusta, superare l’indifferenza, fare la fatica giusta», ha commentato Roberto Cavallo al termine della corsa.
 “Keep Clean and Run #pulisciecorri” si inserisce nel quadro delle attività della campagna Let’s Clean Up Europe 2017 in Italia ed è stato patrocinato dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei Deputati, nonché da numerosi Comuni ed Enti Parco coinvolti.
Ha avuto il sostegno di Greentire, Conai, CiAl, Comieco, Corepla, Coreve, Ricrea, Rilegno, AVR SpA, Tetra Pak, Mercatino srl, Entsorga, Fise Assoambiente, 100% Campania ed E.R.I.C.A. Soc. Coop. e il supporto del Comitato promotore nazionale della SERR (Settimana Europea per la Riduzione dei rifiuti) composto da Legambiente, Utilitalia, Città Metropolitana di Roma capitale e CM di Torino, Comitato UNESCO e ANCI.
Maggior informazioni e dettagli sono disponibili sul sito www.envi.info

fonte:http://ericasoccoop.wordpress.com