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Transizione ecologica e materie prime: una sfida che si può vincere

L'aumento della domanda delle materie prime per la transizione ecologica: criticità e possibili soluzioni.




Se i due secoli passati hanno visto il progressivo imporsi dei combustibili fossili, il Ventunesimo vedrà l’affermazione di nuove tecnologie, dalle rinnovabili alla mobilità elettrica, necessarie per il processo globale di decarbonizzazione.

Una trasformazione che avrà un forte impatto sulle materie prime necessarie e un contemporaneo drastico calo di carbone, petrolio e gas.

Negli ultimi anni si è registrato un crescente attivismo da parte di Europa e Usa per contrastare il dominio di alcuni paesi, e in particolare della Cina che controlla anche le fasi della lavorazione di molti minerali con quote che vanno dal 35% nel caso del nickel al 50-70% per litio e cobalto, fino al 90% per le terre rare.

Ed è significativo il fatto che la IEA, nata per garantire la sicurezza degli approvvigionamenti petroliferi, ora stia analizzando anche le problematiche delle materie prime in relazione alla loro concentrazione geografica e alla possibile volatilità dei prezzi.

Lo “Special Report Minerals in Clean Energy Transitions”, pubblicato dalla IEA all’inizio di maggio, affronta le criticità che potranno emergere se non affrontate con tempismo e intelligenza.

In uno scenario in linea con l’Accordo di Parigi, le quote necessarie per soddisfare le nuove tecnologie faranno crescere, infatti, in modo significativo la domanda complessiva di molti minerali.

Nel corso dei prossimi due decenni la transizione green potrebbe arrivare ad assorbire il 40% del mercato mondiale del rame e delle terre rare, il 60-70% nel caso di nickel e cobalto e quasi il 90% per il litio.

L’innovazione tecnologica e il ricorso al riciclo potranno contribuire ad affrontare le nuove sfide.

Per esempio la quantità di litio per kWh nelle batterie è destinata a dimezzarsi entro il 2030. Tesla poi ha deciso di eliminare il cobalto e il nichel utilizzando batterie LFP (litio, ferro, fosfato) e si stanno sperimentando motori elettrici che non impiegano terre rare.

D’altra parte, lo scorso dicembre la UE ha proposto misure per la sostenibilità delle batterie prevedendo tra l’altro l’introduzione di contenuti minimi di materiali non riciclabili.

Nel 2030, il 5% del litio, il 17% del cobalto e il 4% del nichel necessari per la produzione di batterie per veicoli elettrici dovrebbero essere ottenuti da batterie europee riciclate. Nel 2035, queste quote dovrebbero aumentare al 22% per il litio e il nichel e al 65% per il cobalto.

Sempre per rimanere in Europa, un altro sforzo è rivolto all’approvvigionamento di risorse critiche.

La tabella, riportata nel rapporto “From dirty oil to clean batteries” di Transport&Environment dello scorso marzo, evidenzia come il nostro Continente possa ottenere risultati interessanti (e diversi investimenti sono in effetti già in corso).



Ci troviamo dunque di fronte a sfide che dovranno essere affrontate con la necessaria incisività su più versanti.

Purtroppo c’è chi non ha perso occasione per utilizzare anche il rapporto IEA per cercare di mettere in discussione le tecnologie green.

È il caso di un articolo comparso il 7 maggio sul sito del Sole24ore, che termina con questa ‘illuminante’ riflessione: “Per concludere, diventa sempre più urgente smantellare la narrativa mitologica che si è costruita intorno alle energie rinnovabili e all’auto elettrica perché, con tutta probabilità, la soluzione alla crisi ambientale arriverà da altre tecnologie. Magari, chissà, tecnologie alimentate dai combustibili fossili o dall’energia nucleare”.

Una posizione che ricorda quella di Hiroo Onoda, il militare giapponese trovato nel 1974 nella giungla di un isola filippina che riteneva di essere ancora in piena seconda guerra mondiale.

Peraltro, la riflessione finale è in netto contrasto con quella dello stesso Direttore esecutivo della IEA, Fatih Birol, che dichiara: “Le sfide non sono insormontabili e i minerali critici non minano le ragioni per l’energia pulita. Sebbene l’estrazione di minerali sia relativamente ad alta intensità di emissioni, le emissioni del ciclo di vita dei veicoli elettrici oggi sono circa la metà di quelle di un’auto tradizionale e solo 1/4 utilizzando elettricità pulita”.

fonte: www.qualenergia.it


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IsdeUmbria: AUDIZ I° COMMIS lg CARISSIMI



IsdeUmbria


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IsdeUmbria: "Rendere piu semplice produrre rischi. Il disegno di legge regionale del Consigliere Carissimi (Lega)

 














ISDE Umbria ha illustrato di fronte alla Ia Commissione consiliare lunedì 29 marzo una serie di osservazioni critiche sul disegno di legge che il Consigliere ternano della Lega, Carissimi, ha presentato in Consiglio Regionale, entrando nel merito degli impatti attesi per la salute degli umbri per effetto delle principali modificazioni che introduce:

1) Semplificazione delle procedure autorizzative. Il DdL Carissimi:

- limita e spossessa i cittadini, gli esposti involontari, le associazioni ambientaliste e gli enti preposti alla tutela del patrimonio e dell'interesse pubblico del diritto sancito da norme nazionali sia a partecipare che ad istruire appropriatamente i procedimenti autorizzativi;

- incoraggia i produttori di rischio a predare i commons aria, acqua e suolo e ad immettervi ulteriori quantità di inquinanti oltre a quelli già presenti;

- comporta ingenti costi aggiuntivi per la collettività, legati alle numerose esternalità negative che l'approvazione della norma produrrebbe;

- declina un'applicazione del principio di precauzione funzionale ai produttori di rischio

- presenta vistosi profili di incostituzionalità in quanto peggiorativa di norme nazionali in materia di protezione dell'ambiente, una competenza che non è stata assegnata alle Regioni problema che peraltro il Cons. Carissimi vuole risolvere proponendo come Lega una semplificazione delle procedure di VIA a livello nazionale, date le sue entrature politiche nel sedicente Ministero della Transizione Ecologica.

2) Semplificazione nella circolazione di categorie di rifiuti di cui all'Elenco Verde della normativa europea sulla regolamentazione del trasporto di definite categorie di rifiuti. Il DdL:

- rafforza la libertà' di circolazione dei rifiuti, in una Regione che ha visto numerosi e recenti episodi di circolazione e smaltimento illegale di rifiuti tossici e nocivi;

- pur non riguardando il CSS combustibile facilita la disponibilità di CSS e di altre categorie di rifiuti di cui già ora è previsto l'incenerimento in cementifici e inceneritori umbri;

- declina una accezione “estrattivista “ dell'economia circolare che ne nega i presupposti fondativi, rendendola inefficace (es.: il cemento che si produrrà a Gubbio non ha nulla di circolare perche' non essendo progettato “dalla culla alla culla” diffonderà sostanze tossiche.)

3) Potenziale conflitto di interessi e carenze nell'analisi del contesto :

- il DdL presenta potenziali e consistenti conflitti di interesse vista l'attività di consulente ambientale svolta dal consigliere stesso verso molte aziende: manca al riguardo una dichiarazione verificabile di assenza di conflitto di interessi che darebbe alla assemblea legislativa un basilare elemento di valutazione sull'atto in discussione. Peraltro la normativa italiana sulla trasparenza nella pubblica amministrazione prevede che anche la Regione Umbria definisca, applichi e verifichi i potenziali conflitti di interesse presenti nella sua struttura tecnica e soprattutto in quella politica.

- il DdL non tiene conto della situazione epidemiologica, dei dati di caratterizzazione ambientale delle matrici in Umbria e del ruolo protettivo svolto dalla partecipazione dei cittadini e dalla appropriata istruzione dei processi autorizzativi che richiede tempi, competenze e pluralità di punti di vista da soppesare vista la complessità dei temi ambiente e salute, su cui la relazione interviene ricordando sia le basi scientifiche su cui poggia la posizione di ISDE Umbria sul Ddl Carissimi, sia la criticità' della situazione ambientale, dove i risultati dei bio monitoraggi, effettuati anche in Umbria, depongono per una diffusa e pericolosa presenza di miscele di inquinanti nei liquidi biologici e nel corpo umano per effetto della contaminazione delle matrici ambientali, mentre valutazioni del rischio condotte nella nostra regione depongono per l'insufficienza dei procedimenti AIA e piu' in generale del vigente modello di prevenzione primaria territoriale nel tutelare adeguatamente la salute umana.

Il testo, che riporta in allegato le osservazioni del Comitato NO CSS di Gubbio che non ha potuto partecipare all'audizione, e' corredato da una serie di “Raccomandazioni” che si chiudono con l'auspicio che il DdL Carissimi sia lasciato “alla critica rodente dei topi”.


Osservazioni di ISDE Umbria al disegno di legge Carissimi


Carlo Romagnoli

Presidente ISDE Umbria

surfcasting.dakhla@gmail.com



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Isde Umbria: Lettera alla Presidente dell'OdM di Perugia Dott.sa V. De Angelis

 



#IsdeUmbria


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Stop alle trivellazioni in Italia respinto? Critiche le associazioni

Stop alle trivellazioni in Italia, bloccato il testo presentato dal Ministero dello Sviluppo Economico: critiche dalle associazioni.




Forti critiche da parte delle associazioni ambientaliste dopo le indiscrezioni sul parere negativo ricevuto dallo stop alle trivellazioni in Italia. Oggetto della discussione la norma proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico, come ricordato in un comunicato congiunto da Greenpeace, Legambiente e WWF.

Se confermato, il no allo stop alle trivellazioni in Italia risulterebbe non soltanto negativo per il Bel Paese, ma anche contrario alle indicazioni provenienti dall’Unione Europea:

Respingere la norma sull’abbandono delle trivellazioni (possibilità di cui parlano alcune indiscrezioni di stampa) sarebbe una scelta non coerente con gli impegni assunti con l’Europa.

La norma sul progressivo abbandono delle trivellazioni di gas e petrolio in Italia, a cominciare da quelle nei nostri mari, proposta dal Ministero dello Sviluppo Economico va nella giusta direzione della decarbonizzazione della nostra economia richiesta dall’Europa con l’European Green Deal e soprattutto con lo strumento Next Generation EU che assegna all’Italia nel suo complesso 209 miliardi di euro (il 37% da destinare ad azioni per il clima) e respingerla in Consiglio de Ministri vorrebbe dire contraddire le scelte green del Governo concordate con l’Europa.

La necessità di vietare le trivelle nei mari italiani è stata ribadita più volte dalle tre associazioni. Già dal 2019 è stato chiesto di varare una moratoria al riguardo, analogamente a quanto previsto in Francia dal 2017. Piattaforme che minacciano l’ambiente e coloro che vivono delle risorse naturali presenti. Hanno concluso Greenpeace, Legambiente e WWF:

Greenpeace, Legambiente e WWF ricordano che il settore dell’estrazione di gas e petrolio sul territorio nazionale (tutte le riserve petrolifere nei nostri mari coprirebbero il fabbisogno nazionale solo per 7 settimane – dati MiSE) sopravvive artificiosamente per i numerosi incentivi, sovvenzioni e esenzioni che lo tengono forzosamente in vita: una per tutte l’esenzione dal pagamento dell’aliquota, al netto delle produzioni, per le estrazioni che arrivino sino 20 milioni di Smc di gas e 20.000 tonnellate di olio prodotti annualmente in terraferma, e i primi 50 milioni di Smc di gas e 50.000 tonnellate di olio prodotti annualmente in mare.

Un vero e proprio sussidio ambientalmente dannoso che sottrae alle casse dello Stato e alla comunità nazionale almeno 40 milioni di euro ogni anno (Catalogo dei Sussidi Ambientalmente Dannosi e Favorevoli – 2018).

fonte: www.greenstyle.it


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Criticità ambientali, primo Rapporto Ispra


Dopo il rapporto sulla valutazione del Danno ambientale in Italia, Ispra presenta un nuovo documento relativo le attività svolte dall’Istituto nel biennio 2018-2019 in materia di prevenzione del rischio ambientale.

Primo Rapporto ISPRA sulle criticità ambientali. Le attività dell’Istituto in applicazione del principio di precauzione e la prevenzione degli effetti ambientali” è uno studio su 18 casi di criticità ambientale segnalati dal Ministero dell’ambiente e per i quali è stato richiesto supporto tecnico all’Istituto. Dalla discarica di Mazzarrà Sant’Andrea a Messina all’incendio dell’area industriale di Porto Torres in provincia di Sassari, dalla discarica ex Sogeri di Castel Volturno all’impianto ITREC di Rotondella in provincia di Matera.

il video della presentazione

Facendo riferimento al termine “criticità ambientale”, in questo documento sono trattati casi che, partendo da segnalazioni di pericolo per l’ambiente indirizzate al Ministero dell’Ambiente, vedono, in applicazione del principio di precauzione, l’attivazione dell’Ispra per le competenti valutazioni tecnico-scientifiche (art. 301, comma 2, D.lgs. 152/06) che si sostanziano in proposte di misure di prevenzione degli effetti ambientali e, in taluni casi, in misure di messa in sicurezza d’urgenza.

https://www.snpambiente.it/wp-content/uploads/2020/12/rapporto-ispracriticitaambientali-compresso.pdf

Il rapporto non rappresenta uno strumento metodologico, bensì, attraverso la rappresentazione dei casi, vuole essere un messaggio che la comunità scientifica rivolge a tutte le componenti pubbliche e private affinché sia promosso un processo, ad oggi non strutturato, che spinga sempre di più il privato ad investire per ridurre gli impatti ambientali ed economici di impresa, la società a favorire tali scelte e il pubblico a proporre soluzioni verso cui indirizzare le risorse.

fonte: www.snpambiente.it

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