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Micropolis: La macchina del fango

 


























fonte: Micropolis


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Rifiuti, i Tmb di Colari in manutenzione: si rischia l'emergenza. Gli impianti ci sono, manca la discarica

Le risposte degli operatori che gestiscono gli impianti del Lazio parlano chiaro: più rifiuti da Roma se aumentano disponibilità del termovalorizzatore di Acea e della discarica di Colle Fagiolara
















L'emergenza rifiuti bussa di nuovo alla porta. Da fine maggio i due impianti di Trattamento meccanico biologico (Tmb) di Malagrotta, di proprietà del Colari ma gestiti dal commissario Pier Luigi Palumbo a seguito di un'interdittiva antimafia, accoglieranno 500 tonnellate di immondizia in meno al giorno. Manutenzioni straordinarie necessarie alle strutture ne ridurranno la capacità di smaltimento fino a settembre. Alternative? E' il solito macro problema: Roma non è autonoma nella gestione del ciclo. E al primo intoppo, deve appoggiarsi a impianti terzi. 

Dove portare i rifiuti di Roma

La regione Lazio ha scritto una lettera a fine aprile per verificare le disponibilità al trattamento da parte di impianti analoghi presenti nel Lazio. Parliamo però, lo ricordiamo, di Tmb per la lavorazione di rifiuti indifferenziati e produzione di frazione secca e scarti organici, che poi devono trovare uno sbocco finale in discarica. Qui sta l'empasse. Rida Ambiente, gestore dell'impianto di Aprilia, Saf srl, del Tmb di Frosinone, e Porcarelli srl del tritovagliatore di Rocca Cencia, potrebbero accogliere tra le 100 e le 150 tonnellate al giorno in più. Ma il condizionale è d'obbligo, come evidente dalle risposte arrivate dalle singole società, che RomaToday ha potuto visionare. Tutto dipende da quanti rifiuti trattati si potranno poi trasferire, per l'ultima fase di smaltimento, nella discarica di Colle Fagiolara gestita da Lazio Ambiente e nel termovalorizzatore di Acea a San Vittore nel Lazio. Che ancora non hanno risposto su eventuali disponibilità. 

Allarme Rocca Cencia: "Vasche piene"

Intanto si stringono i denti per le 200 tonnellate che già gli impianti di Malagrotta, da Pasqua, non prendono più. Sono destinati alle vasche del Tmb Ama di Rocca Cencia (rientrato in funzione dopo l'incendio di marzocarico al massimo. "L'amministrazione aveva garantito un'attenzione particolare all'impianto per scongiurare il rischio incendi" attacca Natale Di Cola, segretario regionale Fp Cgil. "In generale il quadro è critico, senza soluzioni si rischia l'ennesima emergenza". Il tutto si aggiunge alle criticità ordinarie più volte denunciate dagli stessi lavoratori di Ama: l'assenza di mezzi e personale, con circa 25-30 autisti al giorno che restano fermi. Da qui i giri che saltano e i cassonetti strapieni. 

Ama senza vertici e "Campidoglio immobile"

Senza dimenticare le difficoltà di Ama, ancora senza bilancio 2017 (appeso alla partita dei 18 milioni di crediti che il Campidoglio non vuole riconoscere alla partecipata) e senza Consiglio di amministrazione dall'addio dell'ex ad Lorenzo Bagnacani. "La Regione ha sempre garantito collaborazione e sostegno al Comune di Roma per superare le ripetute emergenze sui rifiuti, ma dal Campidoglio solo immobilismo" attacca l'assessore all'Ambiente della giunta Zingaretti, Massimiliano Valeriani. "Silenzio dell'Amministrazione Raggi sul Tmb Salario e su nuovi impianti di trattamento e smaltimento. Nessun assessore all'Ambiente, nessun vertice Ama, nessuna seria strategia per la corretta gestione dei rifiuti di Roma".


Già, l'azienda di via Capitan Bavastro si tiene in piedi a stento, tra conti da approvare e vertici da nominare. Ma intanto i cambi promessi nella macrostruttura dall'amministratore ad interim Massimo Bagatti, non senza malumori che serpeggiano tra gli uffici, sono quasi realtà: Marcello Bronzetti, dirigente di lungo, lunghissimo, corso, al capo del Personale e l'ingegner Emanuele Lategano, vicino all'ex assessora Paola Muraro, allontanato dall'allora presidente Stefano Bina, pronto a guidare la sezione impianti. 

fonte: https://www.romatoday.it

«Acerra è una città crocifissa», Di Donna contro Comune e Regione










ACERRA. “Siamo un popolo crocifisso. Una città crocifissa che anela a risorgere. Un territorio devastato. Siamo fermi al venerdì Santo”. Monsignor Antonio Di Donna ci va duro nella sua omelia di Pasqua nella cattedrale di Acerra e si scaglia senza mezze misure contro i politici regionali e locali, ma anche contro la rassegnazione del suo popolo.  

“Ragazzi e giovani continuano ad ammalarsi e a morire. Prima la Montefibre, poi l’inceneritore hanno distrutto i nostri campi ed ancora oggi si continua a parlare di quarta linea dell’inceneritore: un grande bufala”, tuona dal pulpito don Antonio Di Donna. Il prelato accusa Palazzo Santa Lucia di dire bugie quando “dice che è necessaria per combattere l’emergenza dei rifiuti che si avrà a settembre con la chiusura dell’impianto, ma è falso perché sappiamo che ci  vogliono tempi molto lunghi per fare una quarta linea dell’inceneritore” Il prelato lamenta ancora una volta un deficit di democrazia perché sull’inceneritore “non c’è controllo e noi non sappiamo niente”.

Ed i suoi strali sono anche per l’inerzia sulle polveri sottili che inquinano l’aria delle città a nord di Napoli. “Da anni non si applica il piano regionale per la tutela dell’aria nelle nostre città. Intanto ragazzi e giovani continuano ad ammalarsi e a morire. E non solo loro”, accusa dal pulpito monsignor Di Donna. Ma il vescovo si Acerra non risparmia nemmeno il Comune  “Anche la politica cittadina è senza progetti, senza sogni.  Il Piano urbanistico comunale è una buona cosa, ma non può ridursi solo ad una questione tecnica. Bisogna prima riflettere, quale città vogliamo per i nostri figli.  Una politica senza sogni senza progettualità si riduce a mero pragmatismo, a rincorrere semplicemente le emergenze“, avverte il prelato al cospetto di una cattedrale stracolma di fedeli invitando tutti a ripopolare le piazze cittadine da tempo deserte. 

“Questa città non può fermarsi al venerdì santo. Sarà Pasqua per Acerra, quando tutti parteciperemo allo sviluppo della città, vincendo la rassegnazione e non voltandoci dall’altra parte. Quando le forze sane di questa città si metteranno insieme per la rinascita del territorio. Quando sarà fatto tutto il possibile per la salute dei cittadini. Sarà Pasqua, quando le scuole, le biblioteche, i centri musicali e sportivi saranno più numerosi delle sale da gioco. Quando i mafiosi ed i mercanti di veleni si pentiranno ed i giovani non dovranno più emigrare. Quando finalmente non si ammaleranno più bambini e giovani”, ammonisce monsignor Antonio Di Donna.


fonte: www.ilmattino.it

NO AL #TERMOVALORIZZATORE NELLE MARCHE.


















Il ministero dell'Ambiente intende impugnare la nostra legge contro la combustione dei rifiuti nelle Marche. Una legge con cui la Regione ha detto 'no' agli inceneritori. Ora invece c'e' una comunicazione del ministero dell'Ambiente, una sorta di diffida, che ci chiede di modificare la legge regionale perche' altrimenti verra' impugnata dinanzi al Consiglio dei ministri. Noi non abbiamo alcuna intenzione di modificare la legge. I consiglieri regionali di #Lega e #M5s intervengano affinche' non venga impugnata la legge regionale




Luca Ceriscioli

Viaggio nel termovalorizzatore di Torino



















Sono la bestia nera di qualsiasi comitato di cittadini. I termovalorizzatori, ossia gli impianti che bruciano la spazzatura per produrre energia elettrica. Non appena si parla di costruirne uno, sorgono comitati di cittadini contro. E se l'impianto c'è già, inevitabilmente c'è pure il gruppo di abitanti della zona che lo combatte. La paura è sempre la stessa: i fumi del termovalorizzatore sono inquinanti, fanno ammalare chi ci vive intorno.

Ma cosa c'è di vero? A Torino, dove esiste uno dei termovalorizzatori più grandi e moderni d'Italia, è stato formato un Comitato locale di controllo formato da Asl locali, Arpa e Istituto superiore di sanità. Il Comitato ha condotto un'indagine epidemiologica dal 2013 ad oggi su 200 torinesi che abitano intorno all'impianto e altri 200 che vivono in altre zone. Il risultato è che non ci sono differenze fra un gruppo e l'altro nella presenza di inquinanti nelle urine e nel sangue.

L'aria di Torino è inquinata, ma a causa delle auto e del riscaldamento, non per il termovalorizzatore.

L'impianto torinese del quartiere Gerbido è entrato in funzione nel 2013 alla periferia sudovest della città, vicino a Mirafiori. Brucia 500.000 tonnellate di spazzatura all'anno, 1.600 al giorno. Produce 65 megawatt di elettricità, sufficiente ai bisogni di 175.000 famiglie. Dall'inverno 2019-2020, produrrà anche acqua calda per riscaldare le case con il teleriscaldamento. L'impianto è gestito dall'Iren, multiutility quotata in Borsa: al 50% è dai Comuni di Torino, Genova, Piacenza, Parma e Reggio Emilia, per il resto di privati.

I tir della spazzatura indifferenziata (a Torino la differenziata è solo al 50%), quando arrivano al termovalorizzatore vengono controllati per accertare la provenienza del rifiuto (per evitare smaltimenti illegali) e l'eventuale presenza di materiali radioattivi. Quindi la spazzatura viene scaricata in una gigantesca fossa di cemento armato, lunga 150 metri, larga 10 e alta 30, pressurizzata per evitare la diffusione di odori. Stando davanti alla fossa, non si sente alcuna puzza.

Due benne a polipo buttano 7-8 tonnellate di rifiuti alla volta nella caldaia. La spazzatura brucia da sola a oltre 1.000 gradi. Deve rimanere sopra gli 850 gradi per non produrre diossina. Se scende sotto quella soglia, entrano in azione bruciatori a gas. Il fondo della caldaia è formato da griglie inclinate che si muovono, per far cadere in fondo le scorie. I fumi roventi scaldano l'acqua dentro dei radiatori. Il vapore acqueo fa girare una turbina, che produce elettricità.

I fumi, carichi di sostanze pericolose, subiscono 4 processi di pulitura: un elettrofiltro toglie il 99% delle polveri, un reattore a secco assorbe metalli e gas acidi, i filtri a maniche trattengono le polveri sottili, un reattore catalitico abbatte gli ossidi di azoto.

I fumi depurati escono da un camino alto 100 metri.

All'interno del camino ci sono rilevatori di 10 sostanze inquinanti, collegati direttamente con l'agenzia regionale ambientale, l'Arpa. Questa può sapere in tempo reale cosa esce dall'impianto, senza dover chiedere all'impianto.

Sul sito del termovalorizzatore (trm.to.it) i cittadini possono controllare i valori delle emissioni dell'impianto del giorno prima, e verificare se rimangono sotto i limiti di legge.

Fin dall'inizio, la società di gestione Trm (80% Iren, 20% Comuni della zona) ha tenuto un atteggiamento di dialogo con la popolazione locale. L'impianto è visitabile al pubblico e accoglie numerose scuole. (ANSA).


fonte: www.ansa.it
La replica dell'azienda che è nel mirino della magistratura







 

 

 

 

 

 

 

Il termoutilizzatore bresciano gestito dalla multiutility (Fotolive)



BRESCIA - "Il termoutilizzatore di Brescia ha trattato esclusivamente rifiuti che era autorizzato a valorizzare energeticamente, e il presunto omesso trattamento dei rifiuti da parte di altri soggetti prima del conferimento a Brescia avrebbe comportato non un vantaggio ma un danno economico per la stessa A2A Ambiente. E' inoltre importante sottolineare che il presunto mancato trattamento non ha avuto alcun riflesso ambientale". A dirlo con una nota diffusa nella serata del 10 ottobre è A2A Ambiente, nel mirino della magistratura nell'ambito di un'inchiesta sul traffico di rifiuti dalla Campania al Nord Italia sfociata in due arresti, 26 persone sotto indagine.
Anche varie società sono appunto finite sotto la lente della Procura, la quale nei loro confronti ha chiesto al giudice un provvedimento di interdizione. "Gli addebiti rivolti ad A2A Ambiente riguardano lo smaltimento negli anni 2014-2015 di circa diecimila tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi di origine urbana e non dunque le ecoballe che sarebbero stati conferiti senza il preventivo trattamento - si difende la multiutility ribadendo la propria estraneità alle contestazioni - . L'azienda tratta oltre 4 milioni di rifiuti l'anno in impianti di recupero di materia e di energia che rappresentano un'eccellenza nel panorama nazionale. I trattamenti avvengono in impianti che applicano le migliori tecnologie disponibili sul mercato grazie anche agli interventi di miglioramento delle performance messi costantemente in atto".

fonte: www.ilgiorno.it





Terni ‘No inceneritori’: «Daremo battaglia»

«Il 23 gennaio Conferenza dei Servizi per l’Aia all’inceneritore TerniBiomassa. La Regione deve rigettare l’istanza»














del Comitato No Inceneritori di Terni

Il 23 gennaio in Regione ci sarà una Conferenza dei Servizi (forse l’ultima) che dovrà decidere se dare o meno l’Autorizzazione Integrata Ambientale all’inceneritore TerniBiomassa. Lo stesso inceneritore chiuso temporaneamente nel 2016 per il superamento dei limiti delle emissioni e altre violazioni al codice e oggi sotto processo per reati in materia ambientale.
Difficile sostenere che aver bruciato il doppio del combustibile (pulper) possa essere stato frutto del caso o di un errore di processo. Sarebbe davvero assurdo che questa impresa si vedesse autorizzato un impianto malgrado tutto questo. La Regione Umbria, la sua Presidente Marini, non facciano gli struzzi adducendo come sempre la scusa che se l’impianto risponde tecnicamente alla normativa non si può non autorizzare. La Regione deve assumersi la scelta politica di rigettare l’istanza.
Allo stesso modo la ASL2 che ad oggi non ha mai prodotto alcuno studio almeno di un certo profilo scientifico, ufficiale, magari sullo stato di salute della Conca, sull’incidenza delle varie patologie e sul ruolo degli inquinanti emessi dai vari impianti industriali proprio sulla salute dei ternani. Ignorando sistematicamente le evidenze dello studio Sentieri e al massimo producendo qualche stima e nemmeno presentata ufficialmente come azienda.
Su questo fronte saremo determinati, e lo mandiamo a dire al nuovo direttore generale: non accetteremo l’ennesima assenza della ASL alla Conferenza dei Servizi, oppure che si presenti senza depositare un suo parere motivato. Sarebbe una gravissima omissione dei doveri istituzionali e siamo pronti a denunciarli. Non è più accettabile il silenzio dell’agenzia deputata alla prevenzione e per cui viene pagata.
Dicesse anche che un secolo di acciaieria, decenni di chimica e venti anni di incenerimento non hanno alcuna responsabilità nello stato di salute della Conca, e che eventuali incidenze siano dovute a stili di vita, fumo, alimentazione e che quindi a Terni è autorizzabile tutto. Riprendesse pure le relazioni negazioniste dell’Osservatorio Ambiente e Salute della Provincia. Insomma, uscisse dal silenzio, venisse allo scoperto, soprattutto facesse il suo dovere.
Al Sindaco medico: l’aver depositato un parere negativo non la esonera dal dovere di richiamare ufficialmente e pubblicamente la ASL ai propri doveri. Lei sa benissimo che senza un parere della ASL, l’agenzia deputata alla verifica dell’impatto sulla salute degli inquinanti, il suo parere rischierebbe di essere nullo, e non vorremmo che tutto questo sia stato solo un gioco delle parti per scrollarsi di dosso parte delle responsabilità politiche e amministrative sulla presenza di due inceneritori, conscio che tanto in Regione, e quindi la ASL, la posizione sarebbe stata quella di autorizzare l’impianto. Anche questa è competenza del primo responsabile della salute pubblica di un Comune.
Ovviamente in quei giorni ci saranno iniziative e mobilitazioni




fonte: http://www.umbriaon.it

Inceneritore a potenza ridotta per tre settimane: mercurio nei rifiuti


Le discariche di Druento e Grosso sostituiranno l’impianto del Gerbido per il periodo di semi-stop

La funzionalità dell’impianto del Gerbido sarà ridotta per 3 settimane a causa di conferimenti indebiti di rifiuti contenenti tracce di mercurio. Per questa ragione l’impianto in questione non è in grado di smaltire tutta la quantità di rifiuti urbani di tutta l’area metropolitana che normalmente vengono conferiti al Gerbido.

A causa di questa situazione in data 18 ottobre, per gestire la situazione contingente e non creare disagi alla popolazione, la sindaca della Città Metropolitana, Chiara Appendino, dopo aver consultato Arpa, i funzionari del Comune, della Città Metropolitana, Regione Piemonte, Iren, Amiat, Ato rifiuti di Torino e Trm, in maniera condivisa firmerà in serata un’ordinanza che autorizza a conferire parte di questi rifiuti in alcune discariche presenti sul territorio metropolitano (Druento e Grosso).

Per il futuro Trm ha proposto la costituzione di un tavolo tecnico con la Città Metropolitana, Regione Piemonte ed Arpa per indagare e individuare le possibili fonti dei rifiuti contenenti tracce di mercurio attraverso controlli accurati avviati da Ipla. Trm ed Iren sotto la supervisione di Arpa si impegnano a ripristinare la normale funzionalità dell’impianto e risolvere un problema che con minore rilevanza era stato segnalato in passato. Inoltre è stato deciso in accordo con Amiat una campagna di comunicazione ed informazione sul corretto conferimento dei rifiuti da parte dei cittadini, in particolare quelli contenenti mercurio che potrebbero derivare da pile, lampade, tubi al neon, altre componenti elettroniche e rifiuti di origine sanitaria, mettendo a disposizione appositi contenitori.

fonte: http://www.lastampa.it/

ASSEMBLEA NO INC! - MERCOLEDÌ 12 ORE 21 - TERNI

dove si farà il nuovo inceneritore? Si useranno quelli ternani? Cosa prevedono e soprattutto esistono gli accordi con la toscana? Il governo ha detto che tocca farlo...

Comitato No Inceneritori Terni


Inceneritore, Insieme Possiamo: "protocollo per inserire a San Zeno le persone autistiche" VIDEO



Persone affette da autismo collocate a ridosso dell'inceneritore. Insieme Possiamo durante una conferenza stampa annuncia l'imminente protocollo. "Dopo che a San Zeno - si legge in una nota - nelle zone adiacenti l'impianto d'incenerimento di AISA SpA  si sono sorbiti manifestazioni musicali, eventi ludici per bambini con tanti palloncini colorati e giochi gonfiabili, gare podistiche con ricchi premi e cotillons per tutti i gioiosi partecipanti, un orto ricettivo dal quale cogliere i meravigliosi frutti della nostra stupenda valdichiana...le amministrazioni pubbliche principalmente responsabili della salute della popolazione stanno preparando il coup de theatre finale, quello che stupirà con effetti speciali. Un "qualcosa" che solo una smaccata propaganda di parte - tendente a sdoganare nei confronti dell'opinione pubblica l'inceneritore (industria insalubre di prima classe, così sono definiti questi impianti) e ad esaltarne le magnifiche sorti e progressive, vieppiu' dopo gli esiti per nulla rassicuranti del famoso studio epidemiologico Life plus - poteva arrivare a partorire: un protocollo d'intesa tra AISA Impianti SpA, Comune di Arezzo, AUSL Toscana Sud Est e Gestione Ambientale Srl (una "costola" di AISA...) finalizzato a concretizzare un "Progetto di Comunità dedicato all'inserimento di soggetti adulti affetti da sindrome da spettro autistico (ASD)", elaborato dalla AUSL. E che s'intende realizzare "individuando quale ambiente idoneo (sic) e dotato di adeguate infrastrutture tecnologiche e ambientali (ari sic) gli spazi di AISA Impianti e Gestione Ambientale limitrofi all'impianto di trattamento rifiuti di San Zeno ed in particolare parte del terreno non sfruttato e l'immobile ex casa colonica prospiciente la proprietà".  Si, avete capito bene....un progetto - benemerito e benvenuto - di aiuto a coloro che soffrono di autismo e alle loro famiglie che si realizza a ridosso di un inceneritore. Chapeau, giù il cappello...sono riusciti a trasformare una bella e condivisibile idea di solidarietà per chi patisce una terribile malattia in un'operazione di pubblicità ingannevole e nemmeno troppo occulta a favore della loro stupenda creatura, la macchina bruciarifiuti! Diciamo questo a ragion veduta e con autorevoli studi scientifici a supporto: al di là dei rischi per patologie cardiovascolari, respiratorie e tumorali - messi chiaramente in evidenza dal suddetto Life plus - dalla letteratura scientifica stanno emergendo dati ancora più inquietanti per le sostanze ad azione neurotossica presenti nell’aria (1).


"Infatti - prosegue il comunicato di Insieme Possiamo-  risulta che l'organo in assoluto più delicato e sensibile all’azione delle sostanze tossiche è il cervello in via di sviluppo e già nel 2006 sulla rivista scientifica Lancet (2) si denunciava una sorta di “PANDEMIA SILENZIOSA”, ovvero il fatto che ormai "Un bambino su sei presenterebbe danni documentabili al sistema nervoso e problemi funzionali e comportamentali, che vanno dal deficit intellettivo, alla sindrome da iperattività, all'autismo". Si pensi che dai dati del CDC (Center for Diseases Control and Prevention di Atlanta U.S.A) la prevalenza di autismo negli Stati Uniti è cresciuta negli ultimi 12 anni del 289.5% e che - se nel 2000 vi era negli U.S.A. un bambino ogni 150 con diagnosi di autismo - nel 2010 ne è colpito un bambino ogni 68...Un recentissimo studio caso-controllo di recente pubblicato (3) e condotto sulla grande coorte delle infermiere americane (116.430 soggetti ) ha messo in luce il potenziale fattore di rischio rappresentato dalla esposizione durante la gravidanza a PM2.5 e inferiore. Lo studio ha identificato 245 bambini nati fra il 1990 e 2002 a cui sono stati diagnosticati disturbi dello spettro autistico ( ASD) e 1522 controlli sani e si è risaliti - sia per i casi che per i controlli - ai livelli di PM 2.5 cui era stata esposta la madre in gravidanza. E’ emerso un rischio statisticamente significativo di oltre il 40% per i più elevati livelli di PM 2.5 nel terzo trimestre di gravidanza (OR = 1.42 IC 1.09-1.86). Recenti studi hanno evidenziato come il monossido di carbonio (CO) possa passare attraverso il sangue placentare e danneggiare il fisiologico sviluppo del cervello fetale. Dal momento che i limiti sono stabiliti tenendo conto dei rischi di tipo cardiovascolare in adulti, gli autori auspicano che questi limiti vengano rivisti tenendo conto di questa nuova azione come “neurotossina” del CO. Recentemente anche per gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) come per il PM 2.5, è emersa una gravissima azione neurotossica sul cervello in via di sviluppo. Lo studio, pubblicato su Jama Pschiatry (1) è stato condotto su una coorte di bambini nati fra il 1998 ed il 2006 nei quali era stato monitorato il livello di IPA cui era stata esposta la madre in gravidanza e poi sottoposti a risonanza magnetica nucleare. L’indagine ha permesso di stabilire che esiste una relazione dose-risposta fra esposizione prenatale ad IPA – specie nel 3° trimestre di gravidanza - e riduzione in età infantile della sostanza bianca dell’emisfero sinistro che si associa a ritardo intellettivo, rallentamento dei processi cognitivi, problemi di comportamento, disturbi dell’attenzione ed iperattività. Crediamo che la gravità di tali scoperte non abbia necessità di ulteriori commenti...Non va infine dimenticato che, come per alcuni IPA, anche per metalli quali l’arsenico, il cadmio, il nickel, pure presenti in aria, classificati da decenni come cancerogeni certi per l’uomo, "non esiste una soglia identificabile al di sotto della quale queste sostanze non comportino un rischio per la salute umana”

fonte: www.arezzotv.net

Vecchio stupidario per nuovi inceneritori: il traffico inquina di più


Mettiamo noi le centraline!

E' ormai un classico.

Ogni volta che si vuole imporre un inceneritore, c'è il personaggio di turno che racconta che "non c'è da preoccuparsi, l'inceneritore inquina meno di qualche macchina".

Nel tempo, a sostenere questa schiocchezza, si sono succeduti il presidente Berlusconi, il sindaco di Genova Pericu, il presidente Commissione Ambiente Realacci...

Oggi, per far digerire l'impianto che dovrebbe trattare  198.000 tonnellate  l'anno, nella Piana di Firenze, a pronunciare questa schiocchezza, almeno da quanto riportato sui giornali, sono la prof.ssa Loredana Musumeci, direttore del dipartimento Ambiente dell'Istituto Superiore di Sanità- "Impianti come questo inquinano meno del traffico"- e la società Quadrifoglio che gestisce i rifiuti fiorentini -"Quando siamo fermi ai semafori ne respiriamo molta di più"- con riferimento alle diossine.

E evidente che tutti questi personaggi non si sono letti i numerosi documenti su questo tema che ho pubblicato in rete fin dal lontano 2004 ma, evidentemente, non si sono neanche presi la briga di verificare quante diossine emette l'attuale parco veicolare italiano, consultabile nel sito SINANET di Ispra Ambiente.

Nel 2014, in media, per ogni chilometro percorso lungo il nostro Paese, una  vettura a benzina  ha emesso 0,00467 nanogrammi di diossine; più inquinanti le solite vetture diesel: 0,01690 nanogrammi di diossine per chilometro.

Le statistiche fiorentine ci dicono che il 90% delle vetture immatricolate in questa città percorre meno di 60 chilometri al giorno.

Pertanto una autovettura diesel che, girando per Firenze e dintorni, percorre 50 chilometri, rilascia lungo le strade percorse  0,845 nanogrammi di "diossine".

L'inceneritore della Piana Fiorentina, al meglio delle sue prestazioni (concentrazione di diossine nei fumi a metà del valore autorizzato) emetterà giornalmente sulla Piana, 204.000 nanogrammi di diossine.

Pertanto l'emissione giornaliera di diossine dell'inceneritore corrisponde alle emissioni giornaliere di diossine da parte di 241.420 autovetture diesel in giro per la stessa Piana.

Per capire cosa significano questi numeri e quanto sia stupido confrontare l'inquinamento prodotto dal traffico con quello di un inceneritore è il caso di ricordare che nel 2009 tutte le autovetture circolanti a Firenze (diesel e a benzina) erano 205.543.

Quindi, se mai l'inceneritore nella Piana  si farà, i fiorentini oltre all'inquinamento da traffico subiranno anche l'inquinamento di questo impianto assolutamente evitabile.

Non mi sembrano scelte lungimiranti. 


Terni, “Comune e Regione autorizzano un terzo inceneritore”. I grillini si scatenano

L'impianto avrà lo scopo di produrre "combustibile da materie plastiche"
TERNI – “Comune e Regione hanno autorizzato un nuovo impianto, un reattore a pirolisi nell’area polymer da 600kw termici. L’autorizzazione è stata rilasciata nelle scorse settimane nel più totale silenzio, senza alcuna informazione verso la cittadinanza.” Da questa notizia il Movimento Cinque Stelle attraverso il consigliere comunale Thomas De Luca, allegando tutti gli atti dell’accordo.
L’impianto di proprietà della società Viterbo Energy Srl avrà lo scopo di produrre “combustibile da materie plastiche” attraverso una “degradazione termica del materiale organico.”
“La cosa più soprendente – dicono i grillini – è che l’iter autorizzativo è frutto di una voltura di una precedente autorizzazione rilasciata nel 2009 alla società Tecnocentro Eng. Srl, ex proprietaria dell’inceneritore Printer, attuale Terni biomassa, per emissioni atmosferiche.
Un vero e proprio mini-inceneritore autorizzato nel momento in cui ARPA Umbria, nella conferenza stampa della settimana scorsa, ha definitivamente espresso un parere incontrovertibile sul fatto che la conca non può permettersi alcun ulteriore carico inquinante, a fronte di una situazione disastrosa nascosta e negata per decenni. Nessun aggravamento della situazione giustifica ragionevolmente qualsiasi limite emissivo autorizzato in particolar modo in quest’area della città.”
Arriva poi l’attacco: “Per l’ennesima volta ci troviamo di fronte a scatole e scatolette cinesi, concatenazioni societarie che portano direttamente a politici ed ex politici dei partiti di governo della città. Invece di pensare ad uno sviluppo economico sostenibile, alla creazione di nuovi posti di lavoro con una vera politica industriale manifatturiera volta alla verticalizzazione delle materie prime seconde, questa classe politica continua ad incedere imperterrita sulla strada che ci ha portato sul baratro economico, ambientale e sociale.
Carta straccia sono gli atti d’indirizzo approvati dal Consiglio e la vuota propaganda di cui sono infarcite le pagine dei giornali, mentre il Sindaco sospende un inceneritore per aprirne subito un altro. Le bugie hanno le gambe corte, molto più corte di quello che era soltanto possibile immaginare.”

fonte: www.umbriadomani.it

Terni, inceneritore: ecco cosa bruciava

Incenerite fino a 170 tonnellate di rifiuti al giorno contro le 100 autorizzate dalla Provincia. Il sindaco impone lo ‘stop’

http://www.umbriaon.it/2015/wp-content/uploads/2015/10/Terni-inceneritore-Maratta-4.jpg 

Una relazione dettagliata, quella stilata sulla base degli accertamenti svolti dai carabinieri del Noe di Perugia e dai tecnici Arpa Umbria sulle attività dell’inceneritore Terni Biomassa di Maratta. Dalle carte – seguite dalla diffida inoltrata dalla Regione Umbria all’azienda – emergono rilievi precisi, circostanziati e soprattutto preoccupanti, legati agli aspetti ambientali e operativi. Tanto che nella giornata di giovedì il sindaco Di Girolamo avrebbe preso la decisione di imporre lo ‘stop’ all’impianto.
Rifiuti ‘fuorilegge’ Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel periodo preso in esame, l’inceneritore della ravennate Terni Biomassa Srl avrebbe bruciato ‘pulper da cartiera’ con un tasso di umidità, nichel, arsenico e cromo oltre i limiti consentiti dalla legge. E non solo, rispetto alle quantità di rifiuti autorizzate per il ‘recupero energetico’ – 100 tonnellate al giorno e 3 all’ora – ne sarebbero stati incenerite molte di più, fino a 170 tonnellate giornaliere e 7 all’ora.
Scarichi nel Nera Altri rilievi riguardano le aree di stoccaggio, non autorizzate e prive degli appositi cartelli, ma anche lo smaltimento delle ceneri del ‘pulper’, «attribuendo alternativamente codice a specchio per qualifica rifiuti, da ‘pericoloso’ a ‘non’». Secondo i tecnici dell’Arma dell’Arpa sarebbero poi state scaricate sostanze pericolose nel fiume Nera «con presenza di rame superiore ai limiti tabellari massimi».
Nell’aria Nelle carte degli inquirenti c’è finita anche la realizzazione di un punto di emissione in atmosfera, senza autorizzazioni, con il «superamento dei limiti previsti per le polveri, il carbonio organico totale, monossido di carbonio, ossidi di azoto e biossido di azoto». Allo stesso modo lo strumento di ‘misurazione emissioni’ sarebbe stato tarato «in modo da non consentire la verifica della presenza di sostanze inquinanti». Circa l’impianto di combustione, infine, sarebbe stato associato il codice ‘fermo’, mentre dal controllo registri carico/scarico rifiuti «veniva accertata l’alimentazione dell’inceneritore».
Le sanzioni A fronte dei rilievi, l’autorità ha emesso sei sanzioni amministrative – per un totale di 19 mila euro – «per il superamento dei limiti di scarico di sostanze non pericolose, per non aver eseguito i calcoli relativi alla media giornaliera delle emissioni in atmosfera e per il mancato adeguamento dello strumento di misurazione dell’ammoniaca».

fonte: http://www.umbriaon.it

 

La Basilicata punta a produrre Cdr/Css per inceneritori e cementifici

Il Piano rifiuti regionale: altro che strategia rifiuti zero!

La Basilicata punta a produrre Cdr/Css per inceneritori e cementifici 

Con la citazione “orientare il sistema verso impianti termici ad alta efficienza” il piano regionale dei rifiuti che nelle intenzioni dichiara di essere in linea con la Strategia Rifiuri Zero, al contrario non fa altro che confermare le scelte strategiche della Regione Basilicata a restare ancora legata all’inceneritore di San Nicola di Melfi (Potenza) ed alla produzione di CDR/CSS da inviare ai due cementifici di Potenza e Matera! Altro che rifiuti zero !!!! Si sbandiera un sedicente “Modello lucano alternativo agli Ato” che si traduce nell’accettazione dell’Ato unico regionale che comprende la Gestione Rifiuti e la Gestione Idrica, che garantisce una gestione accentrata sulla Regione e che ha delegittimato i precedenti ATO provinciali: dove sarebbe la citata “alternativa”? Se si parla di futuribili “Ambiti di Raccolta” occorre chiarire che questi non cambieranno assolutamente il modello impiantistico ma saranno “contenitori vuoti” come altri già sperimentati in Puglia ed in Sicilia. Dai dati Ispra 2014 presentati nel piano, sembrerebbe che i rifiuti inceneriti in Basilicata non siano solo le 30.000 t/a smaltite nell’inceneritore Fenice-Edf-Rendina, ma che siano oltre 52.000 t/a , tra cui quelle incenerite presso i cementifici di provenienza extra regionale di cui sarebbe interessante conoscere la provenienza. Nel piano non viene MAI messa in discussione la prosecuzione dell’attività dell’inceneritore Fenice-Edf-Rendina di San Nicola di Melfi, salvo le balbettanti dichiarazioni iniziali sulla sua “transitorietà” di cui infatti non viene stabilito assolutamente la eventuale data di chiusura. La soluzione “alternativa” all’inceneritore sembra essere, secondo la Strategia adottata, con il concorso di Rifiuti Zero, quella del co-incenerimento presso il Cementificio Costantinopoli di Barile (Potenza) per 60.000 t/a e presso il Cementificio Italcementi di Matera per altre 60.000 t/a = 120.000 t/a da estrarre da Rifiuti Indifferenziati pari a circa 360.000 che saranno ovviamente importati visto che la Basilicata ne produce solo 200.000 circa in totale. La sintesi del sistema impiantistico conferma la scelta di puntare sulla produzione di CDR/CSS da inviare per 30.000 t/a all’inceneritore di San Nicola di Melfi (Pz) e per eventuali altre 120.000 t/a ai cementifici di Barile (pz) e di Matera! Altro che rifiuti zero! Si vuole portare a proprio beneficio la chiusura di un inceneritore nel Comune di Potenza, rilevando che tale “impianto non esiste in quanto mai autorizzato”, a differenza dell’ inceneritore di San Nicola di Melfi (Pz) che continuerà tranquillamente la sua attività di contaminazione irreversibile dell’area nord Basilicata! 

Massimo Piras coordinatore nazionale  Movimento Legge Rifiuti Zero
Nicola Abbiuso Comitato Diritto alla Salute Movimento Legge Rifiuti Zero

fonte: http://basilicata.basilicata24.it



Rifiuti: «La Marini a Terni? Una farsa»

Il Comitato ‘No inceneritori’: «La Regione ha già deciso che una parte dei rifiuti urbani prodotti in Umbria verranno bruciati a Terni dall’inceneritore di Acea»

 http://www.umbriaon.it/2015/wp-content/uploads/2015/10/Rifiuti-strada-di-Lagarello-Campitello-11-ttobre-2015-2.jpg 

del Comitato ‘No inceneritori ‘ di Terni
Non ci sarà mobilitazione del NO INC in occasione del Consiglio Comunale a cui prenderà parte la Presidente Marini il prossimo mercoledì 11. Lo consideriamo infatti un appuntamento inutile per una serie di ragioni, con tratti farseschi per certi aspetti.
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In prima battuta vale la pena ricordare, come già denunciato a gennaio 2016, che nei fatti la Regione Umbria ha già deciso che una parte dei rifiuti urbani prodotti in Umbria verranno bruciati a Terni dall’inceneritore di ACEA. Lo ha fatto non solo votando a favore del decreto attuativo dell’articolo 35 dello Sblocca Italia, quello proprio relativo ai rifiuti e che prevede, ma solo sulla carta, un nuovo inceneritore per 130mila tonnellate di rifiuti; lo ha votato dicendo che il ministero ha accettato l’ipotesi di produzione di CSS da mandare in Toscana. Ma ha inoltre fatto la sua scelta trasmettendo al Ministero dell’Ambiente, a settembre 2015, una tabella con la previsione di trattamento dei rifiuti ipotizzando il raggiungimento del 68% di raccolta differenziata a livello regionale.
Una manifestazione del Comitato 'No inceneritori'
Una manifestazione del Comitato ‘No inceneritori’

E qui, confermando che fu una finta trattativa quella con il Ministero tanto decantata dalla Presidente Marini e dall’Assessore Cecchini, si ipotizzano 58.322 tonnellate per anno di CSS e un quantitativo tra 32.653 e 69.562 tonnellate per anno a incenerimento, come indica la tabella ripresa proprio dal documento regionale. Tanto combaciano perfettamente i numeri che ACEA, proprio nell’istanza ancora in Conferenza dei Servizi in cui chiede di bruciare la frazione secca residua dei rifiuti urbani (quella che esce dal trattamento dell’indifferenziato da cui viene eliminata la parte umida), indica un quantitativo di 30 mila tonnellate per anno. Almeno per cominciare, diremmo noi.

L'inceneritore Aria-Acea di Terni
L’inceneritore Aria-Acea di Terni

Istanza su cui la Regione non ha annunciato alcun parere negativo, anzi in piena coerenza appunto con il documento di previsione appena citato. Che ne pensa il Sindaco di Terni? Come giudica lo “scherzetto” fatto dalla Regione?
A questo aggiungiamo che per l’ennesima volta il Consiglio Comunale non sarà aperto alla partecipazione dei cittadini, ma sarà un monologo a cui, ci domandiamo e domandiamo: perché dovremmo partecipare? Per fare le foche da circo come durante il Consiglio Comunale sull’Ambiente dell’anno scorso chiuso alla partecipazione un giorno prima?
Catiuscia Marini e Leopoldo Di Girolamo
Catiuscia Marini e Leopoldo Di Girolamo

Ci fosse almeno la possibilità di un intervento per chiedere conto direttamente alla Presidente Marini delle decisioni prese e al Sindaco Di Girolamo, in quanto Presidente della Provoncia ma soprattutto dell’ATI 4 nonché azionista di maggioranza di ASM, se ha deciso cosa fare.
Ha deciso ad esempio di puntare a livello impiantistico al massimo recupero di materia investendo nel nuovo impianto di trattamento di ASM, limitando così il conferimento in discarica? Ha deciso di esigere dai gestori della raccolta ASM e Cosp Tecnoservice, non mirabolanti quanti vuoti dati sulle percentuali di raccolta indifferenziata, quanto piuttosto i dati dei ricavi sulla parte di rifiuti riciclati?
Perché si da il caso che l’unico modo esistente per sapere se una differenziata funziona bene è vedere quanto si guadagna dalla vendita del rifiuto differenziato e riciclato. Se depositerà in fase di Valutazione di Impatto Ambientale parere contrario alla richiesta di ACEA. E infine se ha deciso di consegnare definitivamente questo territorio nelle mani di Roma per tramite di ACEA, svendendo ASM anziché rilanciare una necessaria quanto possibile ed economicamente sostenibile gestione pubblica.
Qualche domanda, che avremo comunque modo di fare a breve.

fonte: www.umbriaon.it

Dpcm inceneritori alla prova della Vas


La conclusione della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione ambientale strategica (Vas) dello
schema di decreto sugli inceneritori di rifiuti, avviata in ottemperanza alle richieste formulate dalle Regioni, è prevista per la metà di giugno.
La notizia arriva dalla Camera dei Deputati dove martedì scorso 19 aprile 2016, rispondendo a diverse interpellanze e interrogazioni dell'Aula, la Sottosegretaria del MinAmbiente ha reso nota l'avvenuta sottoposizione alla procedura di valutazione ambientale dello schema di Dpcm che monitora il fabbisogno a livello nazionale degli inceneritori di rifiuti, individuando gli impianti da realizzare (in attuazione del Dl 133/2014, cd. "Sblocca Italia").
La procedura di assoggettabilità a Vas dello schema di decreto, che ha ricevuto il via libera dalla Conferenza
Stato-Regioni il 4 febbraio scorso, dovrebbe concludersi a termini di legge entro il 15 giugno 2016 (90 giorni
dall'acquisizione dell’istanza di assoggettabilità da parte dell’autorità competente, avvenuta il 17 marzo scorso).
Il MinAmbiente ha segnalato anche di aver accolto la richiesta di istituire, presso la Conferenza Stato-Regioni, un Comitato per la gestione integrata ed efficiente del ciclo dei rifiuti.

fonte: www.retemabiente.it