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LeggeRifiutiZero: ABBIAMO VINTO CONTRO LO SBLOCCA ITALIA !




COMUNICATO STAMPA del 6 ottobre 2020

ABBIAMO VINTO CONTRO LO SBLOCCA ITALIA!

LA SENTENZA FINALE DEL TAR LAZIO ANNULLA IL DECRETO ATTUATIVO PER POTENZIARE O COSTRUIRE INCENERITORI.

Oggi è stata pubblicata la sentenza definitiva del TAR Lazio rispetto al ricorso contro l’articolo 35 dello Sblocca Italia da noi presentato nel dicembre 2016, che ANNULLA per mancata VAS (valutazione ambientale strategica) il decreto attuativo del 10/8/2016 e le sue nefaste previsioni!

Nonostante sia stato ribadito che resta confermato un margine di discrezionalità al governo sulla qualificazione degli inceneritori come “infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale” è stato ribadito oggi anche che la stessa qualificazione deve comunque “garantire che la gestione dei rifiuti sia effettuata senza danneggiare la salute umana e senza recare pregiudizio all’ambiente, in particolare senza creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora e la fauna”.

Dopo quattro anni, l’ 8 maggio 2019 abbiamo ottenuto la sentenza della Corte di giustizia europea http://curia.europa.eu/juris/document/document.jsf?text=&docid=213860&pageIndex=0&doclang=FR&mode=lst&dir=&occ=first&part=1&cid=2124633 , e dopo una serie di ripetuti rinvii da parte del TAR Lazio, oggi si è finalmente concluso il dibattimento con una sentenza che di fatto AZZERA LE PREVISIONI DI POTENZIAMENTO O DI COSTRUZIONE DI NUOVI INCENERITORI per inadempienza palese alla direttiva 2001/42/CE non avendolo sottoposto preventivamente alla obbligatoria VAS – Valutazione ambientale strategica. (il testo della sentenza: http://www.leggerifiutizero.org/wp-content/uploads/2020/10/Sentenza_tar_Lazio.pdf)

Contiamo ora che il ministro dell’ambiente ed il governo tutto dia un segnale chiaro azzerando e riscrivendo daccapo la formulazione dello stesso articolo 35 della Legge 164/2014 in quanto lo SBLOCCA ITALIA è oramai da considerarsi ILLEGITTIMO sia per l’azione popolare che ha fermato la sua attuazione che per il recentissimo recepimento della Direttiva europea 851/2008 che esclude il “recupero di energia” dai nuovi obiettivi di riciclaggio del programma di economia circolare. Aspettiamo ora di vedere rimosso per via giudiziaria il principale ostacolo al dispiegarsi sia in Italia che in Europa di una vera “economia circolare” basata sul “riuso-riciclo-recupero di materia”, dato che l’incenerimento distrugge materia per recuperare una bassa quantità di energia, pagata salatissima tuttora dagli incentivi pubblici del GSE a fondo perduto

Secondo importantissimo risultato di questa sentenza del TAR Lazio n. 10088/2020 è che il nostro Movimento ha ottenuto di fatto la LEGITTIMAZIONE ad agire contro atti e normative statali al pari di altre associazioni nazionali, che spesso non esercitano affatto le proprie prerogative in merito.

Roma 06-10-2020

il presidente del Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare








Massimo Piras

fonte: http://www.leggerifiutizero.org


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Il gioco sporco dei pro-inceneritori

























Il Sole 24 ore, organo di Confindustria, prosegue la sua battaglia pro inceneritori. Attraverso la penna di Jacopo Giliberto a finire sotto accusa sono stavolta gli “indignati”, ovvero comitati, associazioni ambientaliste e singoli “che con il ‘no inceneritore’”a suo dire “riempiono le discariche e aiutano la malavita degli incendi.” Un’accusa pesante la sua, non c’è che dire, e non si capisce bene se il torto dei ‘no inceneritore’ sia dovuto più a ignoranza, a connivenza malavitosa o a entrambe. Nell’articolo a sua firma, pubblicato il 21 maggio 2019, ci sono due passaggi meritevoli di attenzione. Nel primo, in cui è contenuta la frase incriminata, afferma quanto segue:
Inseriti i dati nei criteri della scienza econometrica il risultato è che per sbloccare il riciclo a Palermo, Napoli, Roma e in altre città nemiche dell’ambiente servirebbero inceneritori per 6,3 milioni di tonnellate di spazzatura l’anno. Cioè una quantità impiantistica ben diversa dal fabbisogno impiantistico di 1,8 milioni di tonnellate stimato da un decreto del 2016, quell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia il quale disturba quegli indignati che con il “no inceneritore” riempiono le discariche e aiutano la malavita degli incendi.”
Le sue argomentazioni oltre ad essere fuorvianti sono intellettualmente disoneste, e i suoi ragionamenti hanno il grave limite di essere parziali e condotti utilizzando parametri di convenienza.
Se la politica non promuove e impone con provvedimenti adeguati politiche virtuose e subisce le pressioni di una classe imprenditoriale intenta a proseguire a puro scopo speculativo con pratiche obsolete, dannose e antieconomiche, non si possono accusare le vittime del sistema di esserne responsabili. Le discariche sono la conseguenza dell’assenza colpevole della politica. È tutto il sistema dei gestione dei rifiuti a dover essere messo in discussione e non esclusivamente la parte finale. Invece l’attenzione è concentrata sul mucchio senza considerare cosa lo genera. Il dibattito in questo modo inevitabilmente si restringe al finto dilemma discariche-inceneritori.
Ma anche così, andando più a fondo nella questione sollevata da Giliberto, se si mettono a confronto discariche gestite male con inceneritori gestiti bene, potrebbe anche valere la teoria del “piuttosto che la malavita è meglio incenerire”. Malauguratamente però, checché ne dica Giliberto, anche dietro gli inceneritori c’è il malaffare e lo dimostrano le numerose inchieste giudiziarie a riguardo: vedasi ad esempio il sequestro avvenuto ai primi del 2019 del cantiere per la costruzione del nuovo inceneritore di Tossilo disposto dalla procura 
Gli indignati del ‘no inceneritore’, dovrebbe sapere Giliberto, si oppongono sia alle discariche sia agli inceneritori perché, dati alla mano, entrambe le pratiche sono dannose e antieconomiche e soggette a infiltrazioni malavitose. Nel suo articolo di promozione a tutto tondo dell’incenerimento, o termovalorizzazione come gli piace chiamarla, omette di dire quali siano i costi economici di realizzazione e gestione degli inceneritori, i costi economici, sanitari e ambientali delle sostanze altamente inquinanti contenute nei fumi e nelle ceneri. Da quanto traspare dalle sue righe le ceneri e le emissioni sembrerebbero inesistenti, cosicché tutto quanto viene bruciato evapora o diventa utile sostanza riciclabile. Ebbene, per i 6,3 milioni di tonnellate di rifiuti da incenerire a cui fa riferimento, vengono prodotte non meno di 1,89 milioni di tonnellate di ceneri da stoccare in discariche speciali o miscelare nei cementi da costruzione e tra gli 8,82 e i 9,45 milioni di tonnellate di fumi caldi. Che poi gli inceneritori economicamente convengano dovrebbe venirlo a spiegare in Sardegna dove conferire in discarica costa circa 90 euro a tonnellata mentre all’inceneritore circa 190, ciò senza parlare dei buchi da decine di milioni di euro generati dalle gravi inefficienze di questi ultimi. E Cagliari è stata a lungo la città con la Tari più cara d’Italia nonostante conferisca i rifiuti all’inceneritore del Tecnocasic di cui è anche azionista. In Sardegna inoltre non si può scegliere dove conferire perché si incenerisce per legge: così dispose Oppi quando era assessore all’ambiente nella giunta Cappellacci, e Pigliaru durante il suo mandato non si è certo sognato di cambiare le disposizioni. Quindi in discarica va solo ciò che resta quando non 

c’è più capienza o gli impianti sono fermi. Si potrebbe obiettare che quelli sardi son pessimi esempi da prendere a riferimento, e allora basta andare a vedere cosa ha già prodotto a livello di buco economico il mega inceneritore danese di Copenaghen prima ancora di aver acceso i forni 
Gli inceneritori, se gestiti bene, potrebbero anche convenire economicamente, ma per far ciò hanno necessità di andare a regime, essere condotti con estrema accuratezza, devono bruciare rifiuto secco ad alto valore energetico e continuare a godere di ricchi incentivi economici. I problemi si presentano quando anche una sola di queste condizioni viene a mancare e, solitamente, a parte l’ultima, una o più delle altre mancano sempre. Detto in altre parole: un inceneritore per avere un rendimento termico adeguato deve essere posto a valle di una buona raccolta differenziata affinché arrivi continuamente molta sostanza povera di umido e ricca soprattutto di plastiche; ma anche così, se non si raggiungono i quantitativi previsti a progetto, nonostante gli incentivi, la macchina si inceppa. Gli inceneritori nella realtà vengono alimentati con quello che arriva, solitamente rifiuto di pessima qualità, hanno rendimenti bassissimi prossimi allo zero e per garantire le adeguate temperature di combustione in caldaia devono essere addizionati combustibili fossili in generose quantità. Hanno costi di gestione molto elevati, crescenti esponenzialmente col livello di sofisticazione, tanto che diversi impianti in giro per il mondo sono stati chiusi in conseguenza degli esorbitanti costi dei sistemi di abbattimento dei fumi. Per dirla tutta, gli inceneritori rivestono notevole interesse in quanto, essendo equiparati agli impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili, godono di sostanziosi incentivi economici (volendo, si potrebbero chiamare impianti diversamente fossili). Ma non promuovono il riciclo e il recupero perché devono necessariamente andare a regime avendo elasticità di funzionamento pressoché nulla. A titolo di esempio: un impianto dimensionato per 100.000 tonnellate/anno difficilmente può scendere sotto le 90.000 senza andare in perdita. In questo modo si vincola negativamente ogni prospettiva di incremento della differenziata.
Per dovere di verità Giliberto avrebbe dovuto confrontare i dati dei comuni virtuosi con gli inceneritori, anche quelli più efficienti, al netto degli incentivi però, per vedere chi ne esce fuori con le ossa rotte. E senza accusare i comuni virtuosi di ricorrere agli inceneritori, come ha fatto in articoli precedenti, come se fossero questi a poter decidere liberamente della destinazione ultima dei rifiuti residui e non invece le Regioni o le politiche statali.
Bene avrebbe fatto a sottolineare che, mentre l’Europa procede sempre più velocemente col suo piano per ridurre i rifiuti plastici, l’Italia sta a guardare e nessun impianto della filiera del riciclo è stato considerato “strategico” e “di preminente interesse nazionale” come invece sono stati dichiarati nel 2014 gli inceneritori con l’art. 35 dello Sblocca Italia, nessun piano efficace di riduzione dei rifiuti è stato messo in atto sino ad ora, nessuna regola è stata introdotta per imporre alle aziende di usare imballaggi davvero riciclabili. Altro che inceneritori “in secondo piano”!
Ma evidentemente l’interesse a promuovere gli inceneritori è molto grande, tanto che sono anni che Confindustria si scaglia contro comitati e Unione Europea (a proposito: la Corte Europea ha dato ragione ai comitati ricorrenti contro l’art. 35 dello sblocca Italia, a dispetto de Il Sole, Renzi e lega-5 stelle. Meno male che l’Europa c’è!, viene da dire).
Due note importanti:
1 – Nella raccolta differenziata la premialità è rivolta a chi fa più differenziata e non a chi produce meno rifiuti, perciò, paradossalmente, un comune che produce 100 kg di rifiuti pro capite all’anno con una differenziata al 50% viene penalizzato mentre un comune con 1000 kg anno pro capite e differenziata al 70% viene premiato. Eppure il primo produce appena 50 kg di residuo secco mentre il secondo 300 kg! Quale dei due, ragionevolmente, andrebbe premiato? La Regione Sardegna, a questo proposito, è una delle più contestate per il suo criterio totalmente indirizzato verso la differenziata fine a se stessa.
2 – I consorzi obbligatori per il recupero della materia utile come il Corepla sono in mano alle società produttrici di imballaggi che hanno tutto l’interesse a incenerirli e produrne di nuovi.
Questo, Giliberto si è dimenticato di scriverlo.
Nel secondo passaggio di interesse dell’articolo c’è una verità sulla quale c’è pieno accordo e nel quale si raccoglie tutta la sostanza attorno alla quale i comitati si battono contro discariche e inceneritori:
“L’autorità dell’energia e dei servizi a rete Arera, cui è stato assegnato anche il compito di regolazione del segmento dei rifiuti, lavorerà per ripensare il sistema attuale di calcolo della tassa rifiuti. «Oggi la Tari si basa sulla superficie della casa o dell’azienda e, per le famiglie, anche sul numero di persone. Sono strumenti inadeguati», osserva Beccarello. «L’Europa chiede che la tariffa
sia correlata con il principio che chi inquina paga (e quindi servono criteri di misurazione dei rifiuti prodotti) e con il principio di conservazione di risorse (bisogna calcolare la qualità e l’organizzazione del sistema di gestione dei rifiuti). Sarà un cambio di passo importante per stimolare comportamenti virtuosi nei cittadini ma anche nei Comuni e nelle aziende che danno loro il servizio di nettezza urbana».”
Di fatto dobbiamo produrre meno rifiuti e più riciclabili. Ed è questa la battaglia di comitati e associazioni, ciò che Giliberto racconta parzialmente, gettando intenzionalmente su di essi un’ombra oscura. L’economia circolare è in contrapposizione alla realizzazione di nuove discariche e inceneritori perché vanificano le politiche di riduzione della produzione di rifiuti. L’economia circolare non è, come equivocamente ha scritto Giliberto in un altro suo articolo del 22 novembre 2018, completata dalla termovalorizzazione. L’economia è circolare quando niente diventa rifiuto e tutto rientra in circolo. E fino a prova contraria le ceneri degli inceneritori finiscono stoccate in discarica e i fumi con tutti i loro inquinanti nell’aria che respiriamo.
L’Unione Europea (ancora: meno male!) a questo proposito imporrà a breve agli Stati membri vincoli sul recuperato invece che sul differenziato; con quest’ultimo sistema, infatti, si potrebbe paradossalmente avere anche recupero zero. Prova ne sia quanto è successo da quando la Cina prima e l’India poi hanno vietato l’ingresso di numerose tipologie di rifiuti provenienti dall’Occidente, tra cui plastica, carta e metalli: è saltata tutta la teoria sulla buona differenziata e in pochi mesi gli impianti di riciclo sono andati in crisi e i cumuli di rifiuti e di materiale riciclabile sono cresciuti vertiginosamente e non si sa più dove metterli.
Ad essere ridotta deve essere innanzitutto la produzione di rifiuti e deve essere fatto ogni sforzo affinché tutti i materiali prodotti siano resi riciclabili e possano effettivamente essere reimmessi nel ciclo produttivo o reintrodotti in natura. Cittadini e amministrazioni devono essere messi in condizione di svolgere la loro parte e dotati degli strumenti adeguati, non si può considerarli i maggiori responsabili quando è tutta l’architettura dei rifiuti nel suo complesso a non funzionare. Ecco perché il ragionamento sugli inceneritori è erroneo in quanto parte da un presupposto sbagliato, cominciando cioè dalla fine del ciclo e non dall’inizio.
Ma per andare nella direzione della minore produzione di rifiuti ci vogliono tanta volontà, determinazione, impegno e capacità politica, e molti investimenti per finanziare la ricerca e la promozione di attività virtuose. Finanziamenti che basterebbe togliere dagli incentivi per gli inceneritori e le finte pratiche rinnovabili. A quel punto si potrebbe anche imporre una tariffa di 500 euro a tonnellata, e allora sì che vedremmo le amministrazioni seriamente impegnate a ridurre l’ammontare del secco residuo.
Sarebbe conveniente anche per Confindustria se i suoi soci industriali fossero più preparati, illuminati e all’avanguardia e perciò desiderosi di mettersi alla prova con tematiche concrete, certo complesse ma oltremodo stimolanti

Antonio Muscas

fonte: http://www.pesasardignablog.info/

Inceneritori, la Corte Ue: “Valutazione ambientale è obbligo”

BOCCIATO LO SBLOCCA ITALIA
























Gli stati membri dell’Ue possono definire gli impianti di incenerimento dei rifiuti come prioritari, ma non esentarli dalla valutazione ambientale strategica (Vas) prevista dalle norme: è quanto ha stabilito la Corte europea di giustizia, intervenendo sul ricorso presentato da alcune organizzazioni ambientaliste contro il decreto ‘Sblocca Italia’ del 2014 e delle sue norme esecutive del 2016. Il diritto Ue, ricorda la Corte, non impedisce di qualificare gli impianti in questione come ‘insediamenti strategici di preminente interesse nazionale’, ma devono essere soggetti a una procedura di valutazione ambientale. La sentenza “boccia lo sblocca Italia” e “ci dà ragione”, esulta Marco Affronte, eurodeputato e candidato con Europa Verde nel NordEst che quattro anni fa aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea sul tema. “Ma soprattutto - conclude - dà ragione al Movimento Rifiuti Zero, che ringraziamo per aver presentato il ricorso alla Corte”. Una vittoria anche per il Forum H2O che ricorda come, nel 2016, aveva segnalato il problema insieme ad altri movimenti e attivisti

fonte: www.ilfattoquotidano.it

Appello Al Ministro Costa Affinché’ Revochi L’articolo 35...

...Voluto Da Renzi Che Avrebbe Dovuto Accelerare La Costruzione Di Nuovi Inceneritori. Ora Piu’ Che Mai E’ Il Momento Di Abrogare Questo Anacronistico Assist All’industria Sporca…Che In Molti Con Salvini Vorrebbero Rilanciare Nell’epoca Della Economia Circolare.









Introduco, rappresentando in questo “solo” il punto di vista di Zero Waste Italy questa lettera-appello contro l’articolo 35 firmato da TUTTE LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE NAZIONALI. Non è casuale che questo appello avvenga “nel fuoco” della attuale polemica politica che sta facendo vacillare il Governo opponendo Salvini che rivendica un inceneritore per provincia magnificando la “termovalorizzazione” e il movimento 5 stelle che in questo, giustamente (e forse in modo troppo timido), fa appello al riciclo, alla economia circolare e al superamento degli inceneritori”.
E’ falso anche per la Campania (che tra l’altro a livello regionale sta facendo registrare quote di RD superiori al 50%) e a molte regioni italiane e non solo del sud invocare gli inceneritori (a mo’ di Bassolino!). 
Certo, il problema della TERRA DEI FUOCHI e drammatico ma esso semmai risponde a logiche di smaltimenti abusivi derivanti da produzioni clandestine di rifiuti speciali illegali e purtroppo diffuse contro le quali SOLO LA MASSIMIZZAZIONE DELLA VIGILANZA POPOLARE possono dire stop a partire proprio dalla diffusione capillare delle buone pratiche Rifiuti zero che poggiano sul totale coinvolgimento delle comunità locali campane.
Molte città come Avellino, Benevento, Salerno stanno dimostrando che le comunità meridionali sono in grado altrettanto di quelle del nord e del centro di fare la propria parte strappando alla criminalità l’egemonia sui territori favorita da decenni di discariche, dalla stessa vicenda delle ecoballe e degli STIR di Bassoliniana memoria e dagli SMALTIMENTI PROVENIENTI DAL NORD.
Vogliamo ricordare al “populista” Salvini che GLI INCENERITORI SONO IMPOPOLARI ed anacronistici se davvero si vogliono trasformare gli scarti da problema a risorsa.
SU QUESTO PUNTO ZERO WASTE ITALY che sostiene dall’inizio del 2000 le battaglie contro l’incenerimento e per promuovere le esperienze virtuose di Rifiuti Zero NON TORNERÀ’ INDIETRO sfidando sul campo eventuali “messaggi muscolari”.
Ovviamente sempre disposti a collaborare per forme condivise di governance dal basso con le comunità, i comuni, i territori.
Ai 5 stelle chiediamo oltre alla coerenza, almeno in questo, di attuare normative che chiudendo con il “rambismo” dell’incenerimento non solo abroghino l’articolo 35 ma soprattutto promuovano una vera politica di CENTRALITÀ’ delle questioni ambientali, un piano nazionale del riciclo e della riparazione-riuso, la reintroduzione del vuoto a rendere ed un green public procurement che al di fuori di orpelli retorici promuova davvero un mercato che provengono dalla rigenerazione dei materiali.
ANCORA UNA VOLTA LA QUESTIONE INCENERITORI O RIFIUTI ZERO DIVIENE CENTRALE NEGLI SCENARI POLITICI.
Noi ci siamo facendo risaltare tutto il nostro afflato di civismo radicale e propositivo.
Rossano Ercolini,
Presidente di zero Waste Italy 






fonte: http://www.zerowasteitaly.org

Spot #sbloccaitaliagameover


























Ecco il link dello SPOT radiofonico, da diffondere a manetta sulle RADIO LOCALI
e la locandina finale con la sintesi dei CONTENUTI a cui chiederemo a tutti, oltre a rappresentare le situazioni locali, di dare un contributo ideale e di mobilitazione per la campagna #sbloccaitaliagameover.



Massimo Piras
Coordinatore nazionale

Movimento Legge Rifiuti Zero
per l'Economia Circolare

Sede in Roma piazza V. Emanuele II n. 2

Costa: cambiare norma sugli inceneritori per puntare sul riciclo

Il ministro dell’Ambiente propone la modifica dell’art.35 dello Sblocca Italia. “È arrivato il momento di puntare sulla differenziata di qualità e sull’economia circolare”


















Metter mano alla norma sugli inceneritori per inaugurare un nuovo percorso che punti su differenziata e riciclo piuttosto che sulla combustione. Questo quanto anticipato ieri dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa al termine del Consiglio dei Ministri. La proposta arriva dopo l’impugnazione da parte dello stesso Costa della legge della Regione Marche n. 22 del giugno 2018.
In realtà il provvedimento in questione va esattamente nella direzione “no inceneritori”: la legge vieta, infatti, la combustione dei rifiuti e del CCS sul territorio marchigiano (ad eccezione del biometano), bloccando di conseguenza la realizzazione del nuovo termovalorizzatore voluto dal precedente governo.
Qual è il problema? Come sempre la diatriba tra competenze statali e regionali. Alla base della decisione di bloccare il provvedimento delle Marche, secondo il ministro, ci sarebbero “evidenti profili di incostituzionalità, oltre che rilievi comunitari”. “Non significa essere a favore dell’incenerimento – spiega Costa – Si sta lavorando, piuttosto, a una normativa finalizzata alla riduzione della produzione dei rifiuti e all’aumento della differenziata di qualità”. In altre parole per dire no ai termovalorizzatori serve una legge nazionale e non interventi locali.
La proposta è quella di modificare direttamente lo Sblocca Italia e più precisamente il famigerato articolo 35, recante “misure urgenti per la realizzazione su scala nazionale di un sistema adeguato e integrato di gestione dei rifiuti urbani”. La tanto criticata norma prevede, infatti, l’autorizzazione di 12 nuovi impianti di recupero energetico da rifiuti in dieci regioni (tra cui per l’appunto, le Marche). Tali strutture andrebbero così ad aggiungersi alle 42 già in funzione sul territorio italiano e alle sei autorizzate ma ancora in via di costruzione.


“Proprio perché la competenza è statale – continua il ministro Costa – ho dato disposizione agli uffici legislativi affinché sia modificato l’art.35 dello SbloccaItalia contro cui tantissimi cittadini e comitati si sono sempre battuti. È arrivato il momento di non puntare più sull’incenerimento ma sulla differenziata di qualità e sull’economia circolare”.
La proposta ha trovato ovviamente il plauso dei parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato. “Ha detto bene il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa – hanno sottolineato i relativi capigruppo delle Commissioni, Stefano Vignaroli e Paola Nugnes – L’articolo 35 del famigerato Sblocca Italia di Renzi che favorisce il business dei rifiuti e dell’incenerimento in tutta Italia, va superato con una nuova normativa che seguendo le gerarchie d’intervento europee privilegi riduzione, riciclo e recupero di materia eco-efficiente attraverso una seria raccolta differenziata domiciliare (porta a porta) con tariffa puntuale e il graduale superamento dell’incenerimento dei rifiuti attuando il cosiddetto ‘modello Treviso’ a Rifiuti Zero, proprio come previsto nero su bianco nel contratto di governo”.

fonte: www.rinnovabili.it

Campagna #SbloccaItaliagameover Evento a PARMA - 6 ottobre 2018




“Comuni e Comunità contro gli inceneritori si incontrano.

L'Economia Circolare parte dai territori”.

L'evento è organizzato dal nostro Movimento e dai tanti soggetti aderenti alla Campagna nazionale, con il supporto della dott.ssa Patrizia Gentilini per ISDE Italia e con l'adesione del movimento politico ItaliainComune, come incontro tra amministratori e comunità che vivono o subiscono gli effetti dei 40 inceneritori sia per sostenere il percorso del ricorso presso la Corte di giustizia europea che per elaborare un programma nazionale di pratiche alternative per l'avvio di una vera Economia Circolare locale.

Siete invitati a confermare la vostra presenza ed ad estendere l'invito a comitati - associazioni - amministratori - sindaci - aziende virtuose del vostro territorio e di farci avere un report per l'adesione all'evento e la presenza di una delegazione.

Movimento Legge Rifiuti Zero
per l'Economia Circolare

Sede in Roma piazza V. Emanuele II n. 2

Partecipa e sostieni la CAMPAGNA #SBLOCCAITALIAGAMEOVER























Cari amici ed amiche,

oggi è stata lanciata la campagna di raccolta fondi #sbloccaitaliagameover sulla piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso.

Come sapete l'ordinanza del TAR Lazio del 24 aprile ci ha consegnato una grande vittoria, confermando le nostre ragioni nell'opporci all'articolo 35 del decreto Sblocca Italia ed al potenziamento dei 40 esistenti e la costruzione di altri otto INCENERITORI.

Ora la battaglia si sposta alla Corte di Lussemburgo, dove avremo la possibilità di compiere un grandissimo passo in avanti verso una vera economia circolare, in quanto la sentenza avrà carattere vincolante per tutti i paesi membri dell'Unione Europea, con la possibilità dunque di lasciare un segno profondo nelle politiche dei diversi paesi. 

Questo è senza dubbio un momento per noi favorevole e l'obiettivo a cui miriamo è davvero grande. 
Per questo motivo è importante donare a sostegno alla campagna e contribuire a diffonderla il più possibile su Facebook - Twitter - Istragram e via Whattsup o via mail ai vostri amici che hanno a cuore la salute e l'ambiente di tutti. 

Il ricavato verrà utilizzato per coprire le spese legali del ricorso in Europa e per riuscire a informare e sensibilizzare il maggior numero possibile di persone alla causa anche attraverso eventi in Italia ed in Europa.

Per donare basta andare sul sito    www.produzionidalbasso.it e cercare il progetto #sbloccaitaliagameover.

In allegato il link per effettuare la donazione e da condividere con i propri conoscenti e sui propri canali social: 


Certi del vostro sostegno alla campagna, vi abbraccio ed aspetto un vostro pronto riscontro per portare a casa una straordinaria vittoria per il futuro nostro e dei nostri figli



Movimento Legge Rifiuti Zero
per l'Economia Circolare


Rifiuti, Tar boccia Sblocca Italia e inceneritori ‘facili’. La politica non ha alternative. E l’Italia soffoca tra roghi e discariche

Solo negli ultimi 11 mesi sono stati contati 149 roghi negli impianti di gestione. Uno ogni due giorni. Ma l'Italia non si è data una alternativa agli otto termovalorizzatori figli del decreto dell'ex premier Renzi che ora aspetta il vaglio della giustizia europea. E mentre gli altri paesi (a cominciare dalla Cina) chiudono le frontiere alla monnezza altrui, il nostro ministero dell'Ambiente non ha un piano per la riduzione dei rifiuti e si limita alle circolari con le "linee guida per lo stoccaggio". Chi si arricchisce invece è la criminalità














Per molte associazioni ambientaliste è una buona notizia, ma lo stop al piano per otto nuovi inceneritori, su cui ora dovrà esprimersi la Corte di giustizia europea, non risolverà i problemi dell’Italia. L’ordinanza del Tar del Lazio che chiede ai giudici europei di dire la loro sul provvedimento dello Sblocca Italia e congela momentaneamente il piano, infatti, arriva in un momento di emergenza rifiutisu tutto il territorio nazionale, in cui il nostro Paese ha ben poco da festeggiare. Un quadro compromesso, dove l’aumento della raccolta differenziata e quindi dei rifiuti da gestire, la carenza di impianti, la chiusura delle frontiere cinesi alla spazzatura del resto del mondo e il moltiplicarsi dei roghi negli stabilimenti che trattano e stoccano monnezza sono elementi solo in apparenza scollegati tra loro. Basta unire i punti per ottenere un’immagine sconcertante, dove in mancanza di risposte efficaci da parte di chi governa, le soluzioni arrivano sempre più spesso dal malaffare, sotto forma di traffici illeciti e incendi: “Il rifiuto meno lo tocchi e più guadagni. E una volta bruciato, il rifiuto non lo tocchi più”, continua a ripetere chi in questi anni sta indagando sui fuochi.

 

Tanti rifiuti, pochi impianti
Che succede nel mondo dei rifiuti? Da una parte cresce la monnezza da gestire, dall’altra diminuiscono gli sbocchi. In Italia, infatti, dopo un lieve calo registrato nel 2015, la spazzatura urbana ha ripreso a crescere nel 2016, superando i 30 milioni di tonnellate come non succedeva dal 2011. Volumi a cui vanno sommati quelli molto più alti degli scarti speciali dell’industria, che in confronto sono quattro volte tanto: tra il 2013e il 2015 sono passati da 124 a 132 milioni di tonnellate. A questi numeri si aggiunge la forte crescita della raccolta differenziata. In soli quattro anni, tra il 2013 e il 2016, è lievitata di 10 punti, passando dal 42% al 52%: numeri che in parte si sono tradotti in maggiori rifiuti rigenerati ma dall’altra hanno inevitabilmente prodotto anche scarti da smaltire. Non tutto quello che viene differenziato dai cittadini, infatti, può essere riciclato e nel frattempo sono in aumento gli imballaggi in plastica impossibili da avviare a seconda vita. Piccole confezioni, contenitori monouso, vaschette, bottiglie opache, imballi multistrato sono tutti rifiuti che oggi possono essere solo bruciati o sepolti in discarica. Una parte di questa montagna di polimeri misti, quello che tecnicamente si chiama plasmix, può essere trasformato in arredi da esterno o componenti per il settore auto, ma gli impianti che oggi li riciclano si contano sulle dita di una mano: economicamente non conviene. Una misura dell’ultima legge di stabilità introduce incentivi per chi acquista prodotti in plastiche miste riciclate. I risultati andranno valutati nel lungo periodo, mentre intanto la legge che impone alle pubbliche amministrazioni di acquistare prodotti rigenerati si taglia le gambe da sola: poteva essere un’occasione per promuovere indirettamente il riciclo, e invece non prevede sanzioni per gli inadempienti.

Nessuna politica di riduzione
Il nodo principale ancora da sciogliere rimane però la prima regola che l’Europa ci ha dato in termini di rifiuti: ridurli il più possibile. Su questo fronte non c’è al momento in Italia una strategia efficace, visto che anche possibili sistemi di vuoto a rendere sono stati ammessi dal ministero dell’Ambiente solo in sperimentazione. Così, la monnezza si moltiplica e l’Italia da sola non riesce a gestirla. Negli ultimi anni, la carta è stata per un terzo riciclata all’estero e molta plastica, soprattutto quella più sporca e di bassa qualità, è finita nel sud Est asiatico, Cina in testa. I rifiuti indifferenziati urbani, quelli speciali e gli scarti delle raccolte differenziate che vanno smaltiti hanno poche scelte. Gli inceneritori italiani, che grazie allo Sblocca Italia possono ora bruciare il massimo consentito dei rifiuti, sono da tempo pieni e hanno portato i prezzi alle stelle. Non resta che rivolgersi ai forni di mezza Europa: lo sbocco si trova sempre con fatica e si paga caro, i tempi di stoccaggio dei rifiuti si allungano e aumentano così i rischi di incendi.

Il fattore Cina
Una filiera traballante e in sofferenza già questa estate, quando il presidente Anci Antonio Decaro e il delegato ai rifiuti Ivan Stomeo avevano scritto al ministero dell’Ambiente per segnalare le difficoltà del sistema e chiedere soluzioni, pena il rischio di un blocco totale della raccolta dei rifiuti dei cittadini. Ma mentre il ministero si limitava a convocare qualche riunione e continuavano i roghi negli impianti pieni di rifiuti stoccati, dalla Cina è arrivato l’elemento che ha messo definitivamente in crisi il settore. A luglio 2017, infatti, il governo di Pechino ha comunicato all’Organizzazione mondiale del commercio la sua decisione di chiudere dal primo gennaio 2018 le frontiere a oltre 20 tipi diversi di rifiuti, mandando nel panico il resto del mondo. Di fronte a questa guerra della monnezza, Bruxelles ha messo in atto un piano per ridurre i rifiuti plastici e rendere tutti riciclabili gli imballaggi in commercio entro il 2030. L’Italia, invece, è stata a guardare. Nessun impianto della filiera del riciclo è stato considerato “strategico” e “di preminente interesse nazionale” come invece sono stati dichiarati nel 2014 gli inceneritori, nessun piano efficace di riduzione dei rifiuti è stato messo in atto, nessuna regola è stata introdotta per imporre alle aziende di usare imballaggi davvero riciclabili. Dal primo gennaio si è assistito solo al pasticcio dei sacchetti biodegradabili diventati obbligatori anche per frutta e verdura.

Il fuoco sgombra i piazzali
“Il rifiuto meno lo tocchi più guadagni. Per questo tante volte arriva il benedetto fuoco. Quello che brucia va in fumo e il fumo non si tocca più”, aveva detto nel 2016 a ilfattoquotidiano.it il magistrato della Dna Roberto Pennisi parlando del fenomeno degli incendi negli impianti che trattano monnezza. Le fiamme servono a sgombrare i piazzali dai rifiuti, tagliando costi ed eliminando il problema alla radice con il malaffare: secondo chi sta conducendo le indagini, quelli frutto del caso sono pochissimi, quasi sempre all’origine delle fiamme c’è il dolo. A due anni di distanza, l’analisi è oggi condivisa e il quadro si è ulteriormente aggravato: dove la legalità non è capace di dare una risposta, il terremo diventa pericolosamente fertile per il malaffare. La relazione della commissione bicamerale Ecomafie sugli incendi, pubblicata a gennaio scorso, ha censito 261 roghi in impianti di gestione dei rifiuti tra il 2014 e l’estate 2017. Negli ultimi 11 mesi, secondo la deputata dei Verdi Claudia Mannino che da tempo monitora il fenomeno, ce ne sono stati 149, uno ogni due giorni.

Dal ministero solo una circolare

Di fronte a un fenomeno così complesso, il ministero dell’Ambiente per ora si è limitato a inviare a Vigili del fuoco, Ispra e forze dell’ordine una circolare di una decina di pagine, con “linee guida per la gestione operativa degli stoccaggi negli impianti di gestione dei rifiuti e per la prevenzione dei rischi”. Ma se, come confermano gli investigatori, quasi sempre il fuoco viene appiccato volontariamente, a che serve un provvedimento di questo tipo? Dopo i decreti per facilitare il riciclo di materiali specifici, attesi da anni e ancora mancanti, lo Sblocca Italia che prevede la costruzione di otto nuovi inceneritori senza fare niente sul fronte del recupero dei materiali, sembra solo l’ennesimo pasticcio. Mentre l’Italia, povera di impianti per gestire i rifiuti (da quelli di trattamento a quelli dedicati all’organico, fino a quelli ahimè ancora necessari di smaltimento), continua ad affogare nella monnezza, e a bruciare.

Veronica Ulivieri

fonte: www.ilfattoquotidiano.it

Conferenza Stampa SBLOCCA ITALIA GAMEOVER


                                                     

                       





COMUNICATO STAMPA del 4 Maggio 2018 

Pieno successo per la conferenza stampa alla Camera dei deputati sulla Campagna #SbloccaItaliaGameover 

Si è svolta stamattina alle 11,30 la prima conferenza stampa, con una entusiastica grande partecipazione, per illustrare lo straordinario risultato ottenuto con l’Ordinanza del 24 aprile u.s. con cui il TAR Lazio, come da noi richiesto espressamente in subordine all’annullamento del Decreto attuativo, rimette alla Corte di Giustizia Europea il giudizio di merito sulle questioni pregiudiziali da noi sollevate nel ricorso sulle evidenti difformità tra le norme europee (Direttive 2008/98/CE e 2001/42/CE) e quanto stabilito nella Legge 133/2014 ex Sblocca Italia. 

Tali evidenti contrasti sono stati evidenziati dal TAR Lazio e rinviati per competenza sul merito sia sul mancato rispetto della corretta gerarchia di trattamento dei rifiuti, dato dalla previsione del Piano nazionale per potenziare i 40 impianti esistenti che per costruire i nuovi 8 inceneritori nel Centro-Sud, che sulla mancata esecuzione della Valutazione Ambientale Strategica V.A.S., sempre prevista in caso di programmi o piani statali di gestione rifiuti che hanno impatto sull’ambiente e la salute ma del tutto ignorata dal Ministero dell’ambiente con motivazioni risibili. 

Sono stati approfonditi nella relazione di apertura di Massimo Piras (coordinatore del Movimento Legge Rifiuti Zero per l’economia circolare aps, presente anche l’ass. nazionale VAS Onlus con Rodolfo Bosi) gli aspetti di merito legati alla corretta attuazione delle Direttive europee ed il totale capovolgimento nello Sblocca Italia dei principi alla base dell’Economia circolare. 

Gli interventi nel merito giuridico sono stati tutti di alto livello, a cura del prof. Federico Pernazza - del prof. Antonello Ciervo – dell’avv. Carmela Auriemma, e tutti concordi nel definire la portata del tutto straordinaria di questa Ordinanza che consentirà, laddove siano confermati tali insanabili contrasti dalla Corte di giustizia europea, non solo di annullare il Decreto attuativo italiano ma soprattutto di emettere una sentenza definitiva ed immediatamente attuativa per tutti i paesi della Comunità Europea sul ruolo residuale dell’incenerimento nel paradigma dell’Economia circolare. 

Pienamente concorde con questa straordinaria nuova apertura e con gli effetti futuri per la tutela della salute e dell’ambiente l’intervento della dott. Patrizia Gentilini – per ISDE Italia Medici per l’ambiente e delle delegazioni delle associazioni ricorrenti (Comitato donne 29 agosto di Acerra NA ed ass.ne Mamme salute e ambiente di Venafro IS) e di quelle aderenti come la Rete Rifiutiamoli della Valle del Sacco RM-FR e altri Comitati e coordinamenti dalla Lombardia e dal Molise. 

E’ stato sottoscritto da tutte le organizzazioni presenti il testo di una mozione al parlamento italiano, per l’annullamento del DPCM 10-8-2017, ed al parlamento europeo per il supporto politico alla sentenza in itinere, consegnata ai rappresentanti alla Camera dei gruppi LeU e M5S.