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La falegnameria dell’accoglienza

In Cascina Cuccagna a Milano nasce l’idea di una falegnameria sociale per crescere e costruire relazioni, per imparare a incontrarsi. La cooperativa Comunità progetto, ha lanciato una campagna di crowdfunding civico con il Comune per realizzare un laboratorio di lavorazione del legno: uno spazio dove i ragazzi stranieri soli possano formarsi, lavorare, incontrare il quartiere. E diventare indipendenti



L'obiettivo è creare nel giardino di Cascina Cuccagna, centro culturale nel quartiere Molise-Calvariate di Milano, una falegnameria sociale e un laboratorio dove ragazzi minori stranieri non accompagnati tra i 16 e i 21 anni abbiano l’opportunità di formarsi e lavorare.

Per questo la cooperativa sociale Comunità progetto – che si occupa di accoglienza di ragazzi migranti arrivati in Italia senza famiglia- ha lanciato sulla piattaforma Produzioni dal basso una campagna di crowdfunding civico in collaborazione con il Comune di Milano.

Partita lo scorso 24 febbraio, il suo obiettivo è raccogliere 25mila euro entro il prossimo 24 aprile. Se si arriverà a ottenere tutto l’importo, il Comune aggiungerà i rimanenti 37mila euro necessari per completare la realizzazione del progetto.

La “Falegnameria Cuccagna” è pensata come uno spazio in cui i 16 ragazzi accolti dalla cooperativa, sotto la guida di falegnami esperti e degli educatori di Comunità progetto, possano imparare a produrre arredi su misura, riparare e restaurare mobili, e a tenere corsi di falegnameria, riciclo e riuso creativo del legno.

L’idea, infatti, è aiutarli a realizzarsi pienamente attraverso il lavoro in un percorso che vuole consolidare le loro competenze relazionali e sviluppare la loro autonomia.

I primi esperimenti sono già partiti: dal 2020 Comunità progetto ha aperto una sua sede presso la Cascina Cuccagna, di cui è socia, dove è nata una collaborazione tra un gruppo di ragazzi migranti e il falegname Matteo Maggi che nel giardino ha il suo laboratorio.



“Lavoriamo con ragazzi migranti in condizione di semi autonomia che vivono in appartamenti nel quartiere da noi gestiti.

Li aiutiamo a diventare autonomi dallo studio dell’italiano e l’iscrizione a scuola, quando possibile, fino all’attivazione di stage e tirocini”, spiega ad Altreconomia Michele Batà, educatore della cooperativa.

“Non hanno molto tempo a disposizione per diventare indipendenti prima della maggiore età ed è importante che si rafforzino acquisendo competenze professionali che potranno utilizzare nella loro futura vita professionale. La falegnameria è un modo per prepararsi al mondo del lavoro”.

Le donazioni del crowdfunding, che finora hanno superato gli 11mila euro, serviranno a realizzare la struttura per ospitare le attività della falegnameria: 40 metri quadrati in grado di accogliere sei postazioni da lavoro interne.

L’edificio, predisposto per l’installazione di pannelli fotovoltaici, sarà poggiato su un telaio di acciaio. Il tetto e le pareti esterne saranno rivestite di alluminio. “Oltre a Matteo Maggi, saranno coinvolte anche altre figure professionali legate alla lavorazione del legno e al loro riuso.

Nel laboratorio pensiamo infatti di utilizzare materiali e legno di scarto per sensibilizzare sulla sostenibilità ambientale”, spiega Batà. “I prodotti realizzati, come sedie o portachiavi, saranno venduti e il ricavato reinvestito nei progetti di accoglienza e inclusione della cooperativa.

Quando il progetto si sarà stabilizzato, pensiamo di inserire i ragazzi in stage in cui possano applicare quanto imparato”, prosegue. “Ma la falegnameria vuole essere anche un luogo aperto al quartiere dove creare occasioni di scambio, con le giuste misure di sicurezza”, continua. “Uno spazio in cui imparare e incontrarsi”.

fonte : Altreconomia.it


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Elena e Sara: la rivoluzione degli abiti usati per “riformare” il sistema moda

A Torino Atelier Riforma sta avviando una vera e propria rivoluzione degli abiti usati che, trasformati dalla rete di sartorie del territorio, sta contrastando la cultura dell’usa e getta nell’ambito della moda affinchè sempre più persone possano comprare e utilizzare capi etici e sostenibili. Ora Elena Ferrero e Sara Secondo, fondatrici del progetto, hanno lanciato una campagna di crowdfunding per realizzare un sistema di tracciabilità che garantisca a chi dona i propri capi la trasparenza sulla loro destinazione.




«La trasformazione degli abiti è per noi uno strumento per creare lavoro, crescita e inclusione: in altre parole, attraverso l’upcycling degli abiti usati, vogliamo unire, tutte quelle realtà sartoriali che desiderano impegnarsi nella tutela dell’ambiente e nella costruzione di una società più giusta». È questo il sogno, ormai diventato realtà, di Elena Ferrero e Sara Secondo, fondatrici di Atelier Riforma, oltre che di Davide Miceli e Teresa Di Tria che si sono uniti recentemente al team. Come ci hanno già raccontato in un nostro precedente articolo, Atelier Riforma è una startup innovativa a vocazione sociale affinchè l’abbigliamento etico e sostenibile sia accessibile tutti, riducendo l’impatto ambientale del settore moda attraverso l’economia circolare e la creatività sartoriale.

Dalla nascita del progetto hanno trasformato oltre 1500 capi e creato una rete connessa di sartorie sociali in cui lavorano persone provenienti da condizioni di fragilità, oltre che professionalità variegate come designers, sarte e brand sostenibili, per dimostrare che un’altra moda che tutela l’ambiente, la salute e i diritti umani è possibile.

«Come molti di voi sapranno, ad oggi il settore della moda è tra quelli più inquinanti al mondo. Siamo al corrente, però, che la chiave per renderla più sostenibile stia nella durata della vita di utilizzo dei vestiti: allungare anche solo di 9 mesi la vita di un capo, può ridurre il suo impatto ambientale dal 20 al 30%». Come ci spiegano Elena e Sara, attualmente, se una persona desidera essere una consumatrice attenta all’ambiente ha fondamentalmente queste possibilità:

– Donare i propri abiti usati, con la possibilità, però, che vengano dirottati nel traffico illegale: in generale c’è poca trasparenza sulla destinazione della donazione e non esiste un sistema che assicuri che i capi donati vadano davvero a beneficio di persone in difficoltà;

– Acquistare abiti usati anche se nei negozi si trovano abiti talvolta rovinati, difettosi o con un basso rapporto qualità-prezzo, mentre sulle piattaforme e-commerce si trovano soprattutto abiti vintage di lusso che quindi non sono accessibili a tutti;

– Acquistare capi d’abbigliamento «eco-friendly», che però ad oggi hanno prezzi non a tutti accessibili. Inoltre, esiste anche il cosiddetto «green-washing», ossia il fenomeno per cui le industrie della moda si professano “green”, salvo poi nella pratica continuare a produrre la maggior parte dei propri prodotti con gli stessi processi.

Atelier Riforma vuole superare questi limiti e sognare ancora più in grande, realizzando un sistema di tracciabilità che garantisca a chi dona i propri capi la trasparenza sulla loro destinazione. Allo stesso tempo, vuole permettere al consumatore di scoprire chi ha realizzato il lavoro sartoriale sul capo che ha acquistato e vedere concretamente il proprio impatto positivo sull’ambiente.




«Trasformare un abito usato può sembrare più economico di produrne uno da zero, ma non è esattamente così. Ci vogliono creatività, inventiva, professionalità e tempo per realizzare un upcycling di successo» ci viene spiegato e, a fronte della situazione che spesso rende la sostenibilità un lusso per pochi, Atelier Riforma intende consentire a sempre più persone di acquistare capi etici e sostenibili.

Trattandosi di un obiettivo ambizioso, è stata lanciata una prima campagna di crowdfunding per raggiungere i primi 8.000 euro, che permetteranno di iniziare a investire sul sistema di tracciabilità e sulla misurazione dell’impatto ambientale. In questo modo, ci raccontano, «daremo la possibilità a chi ci dona i propri capi di scoprire la loro destinazione, inserendo sul nostro sito un codice».



Scegliendo di donare sarà possibile ricevere in omaggio prodotti derivati dalla trasformazione di indumenti usati, contribuendo con questa azione a rendere la moda più sostenibile: bracciali ricavati da vecchie t-shirts, maglioni di filo rigenerato, zaini e astucci in jeans trasformati dalle sarte e dai sarti della rete di Atelier Riforma.

In questo modo sarà possibile dare il proprio contributo a un progetto che non solo promuove l’economia circolare e la creatività sartoriale locale, ma che mette in atto una nuova “riforma” collettiva, dove ognuno e ognuna di noi può fare la differenza.

fonte: www.italiachecambia.org


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Comunità energetica, un ruolo per ESCo ed equity crowdfunding. Un esempio a Venezia

Un progetto di efficentamento energetico di un centro commerciale, finanziato con l’equity crowdfunding, evolve verso lo sviluppo di una Comunità energetica.




L’approvazione del Decreto Milleproroghe,che recepisce la Direttiva UE 2018/2001, ha fatto fare un primo passo al sistema energetico nazionale verso l’apertura alle comunità energetiche come entità giuridiche.

Il Decreto permetterà a cittadini, imprese ed enti pubblici di “associarsi per divenire autoconsumatori di energia rinnovabile”, aderendo quindi al nuovo modello di fruizione dell’energia rinnovabile, basato sulle comunità energetiche e sull’autoconsumo collettivo.

Le comunità energetiche si sono affermate come modelli partecipativi di investimento nel settore energetico, ove i cittadini sono direttamente coinvolti come finanziatori di impianti di energia rinnovabile o di interventi di efficienza energetica.

Molto diffuse nei paesi del Nord Europa come la Germania e la Danimarca, le comunità energetiche hanno riscontrato un timido sviluppo in Italia nel corso dell’ultimo decennio.

Tuttavia, in assenza della possibilità normativa di condividere fisicamente l’energia prodotta localmente, le esperienze sin qui realizzate hanno solo condiviso la proprietà degli impianti di produzione di energia rinnovabile, finanziandoli collettivamente e beneficiando dei ritorni economici legati alla vendita della produzione.

L’evoluzione normativa apre ora la strada alla costruzione di comunità energetiche ‘tecniche’, qui intese come modelli innovativi di approvvigionamento, distribuzione e consumo, che hanno l’obiettivo di agevolare la produzione e lo scambio locale di energia generata principalmente da fonti rinnovabili distribuite, nonché l’efficientamento e la riduzione dei consumi energetici. Tali comunità pertanto condividono la loro produzione in una rete virtuale locale da cui attingono al fine di ottimizzare l’autoconsumo, minimizzando gli scambi sulla rete elettrica nazionale.

L’evoluzione in senso tecnologico ben si coniuga con il concetto di comunità energetica inteso come modello di sviluppo partecipato: le attività e gli investimenti utili a creare una comunità energetica ‘tecnica’ possono essere, infatti, aperti alla partecipazione di tutti in cittadini e, nello specifico, di quelli che beneficiano dell’iniziativa.

I cittadini partecipano alla riqualificazione energetica di un centro commerciale a Venezia tramite la campagna di equity crowdfunding

Il caso che descriviamo in questo articolo si presta a mettere in evidenza come le diverse tipologie di comunità energetiche possano ora confluire in un’unica realtà.

L’equity crowdfunding, come vedremo, può rappresentare un potente strumento di raccolta fondi oltre che di aggregazione di autoconsumatori di energia rinnovabile e di imprese.

L’intervento di efficientamento energetico del centro commerciale La Piazza, a Venezia, è promosso da RE(Y) VENEZIA srl, società veicolo della start-up innovativa InfinityHub Spa, la ESCo trentina che finanzia tutti i suoi progetti con il ricorso all’equity crowdfunding.

Si tratta di un modello di business originale che QualEnergia.it segue dal suo esordio. La campagna di REY VENEZIA è online su Ecomill – prima piattaforma italiana di equity crowdfunding dedicata a energia, ambiente e territorio – con l’obiettivo di aprire la partecipazione all’investimento di efficientamento energetico a cittadini e imprese diffusi sul territorio nazionale.



Il progetto – che in poco tempo ha già fatto registrare l’overfunding, superando il primo obiettivo di raccolta di 50.000 euro – prevede la riqualificazione energetica dell’intero edificio del centro commerciale con la installazione di lampade a led, riscaldamento e climatizzazione a pompe di calore, impianto fotovoltaico, colonnine per la ricarica delle auto elettriche.

Coerentemente con i principi guida della Direttiva UE 2018/2001, l’intervento promuove l’efficientamento energetico, il ricorso alle energie rinnovabili e la partecipazione della comunità ai benefici contribuendo alla riduzione delle emissioni a effetto serra nell’Unione e la sua dipendenza energetica.

Un’iniziativa a cui possono partecipare e guadagnare tutti: i cittadini, le imprese e l’ambiente. Il progetto infatti consentirà una riduzione di CO2 pari a 213 tonnellate all’anno.

Tramite il portale Ecomill hanno investito in REY VENEZIA anche le imprese che realizzeranno gli interventi. Gli investitori e i nuovi soci, anche grazie a detrazione Irpef e deduzione Ires del 30%, godranno di un rendimento atteso del 9% annuo per la durata ventennale del progetto, che per le imprese si sommano ai ricavi derivanti dalla attività svolta.

L’evoluzione del progetto verso la comunità energetica ‘tecnica’

Nella direttiva UE 2018/2001, la Comunità Energetica rinnovabile (REC) è definita come:
partecipazione aperta e volontaria da parte degli utenti situati nelle vicinanze dell’impianto di produzione rinnovabile che appartengono o sono sviluppati dalla stessa.
I membri della comunità possono essere persone fisiche, PMI o autorità locali e l’obiettivo principale è fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità ai suoi azionisti o membri o alle aree locali in cui opera, piuttosto che profitti finanziari.

Con il recepimento della direttiva e alla campagna di equity crowdfunding l’impianto fotovoltaico già previsto nel progetto originale diventa ora lo strumento di aggregazione della comunità energetica, basata sulla tecnologia Regalgrid® fornita dalla startup Regalgrid Europe che ha appena siglato una joint venture con InfinityHub.

Grazie alla partnership con Regalgrid Europe, RE(Y) VENEZIA attiverà l’autoconsumo da parte degli esercenti della produzione di elettricità generata dall’impianto fotovoltaico che sarà in seguito ampliabile anche con l’ausilio di sistemi di accumulo.

Infatti, attraverso funzioni integrate e interattive, la tecnologia Regalgrid® permette di gestire in modo intelligente la potenza disponibile, massimizzare l’autoconsumo collettivo ed effettuare una diagnostica avanzata. Applicazioni smart, disponibili su App Store e Play Store, danno al prosumer il controllo totale, libero e diretto, dell’intero sistema. Ciò significa una maggiore consapevolezza del proprio status energetico, l’aumento della percentuale di autoconsumo e il risparmio economico in bolletta.

Nella iniziativa di RE(Y) Venezia si aggiungono così importanti elementi di condivisione e di coinvolgimento degli attori locali, che non solo possono partecipare alla sua nascita e crescita tramite la campagna di crowdfunding, ma potranno anche associarsi per massimizzare l’autoconsumo della generazione elettrica dall’impianto di energia rinnovabile installato.

Sulla scia dell’accordo tra Regalgrid Europe e InfinityHub, anche Archeide Lux, General Partner di Archeide SCA SICAV, ha deciso a sua volta di investire nel progetto REY VENEZIA. Archeide SICAV Empower Fund, è un fondo di investimento alternativo chiuso, che investe in impianti di produzione di energia rinnovabile e in Regalgrid Europe, della quale detiene una partecipazione del 40%.

fonte: www.qualenergia.it


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AAA cercasi idee innovative per il riutilizzo degli imballaggi di plastica










Si chiama 'Alla ricerca della plastica perduta' la Call for Ideas lanciata da Corepla, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in plastica con base a Milano in collaborazione con la prima piattaforma di crowdfunding italiana, Produzioni dal Basso. Lanciata lo scorso anno, la Call continua anche nel 2019 (c'è tempo fino a dicembre) con l’obiettivo di trovare idee innovative per la progettazione, il fine vita e il riciclo degli imballaggi in plastica che poi possano diventare realtà. Un tema attualissimo, e oggi ancora più all’attenzione dell’opinione pubblica.

Come funziona la Call for Ideas

Corepla in questa Call si pone come ‘mediatore mediatico’, ovvero fornisce uno spazio per condividere le idee e contribuire a realizzarle.
Attraverso la piattaforma https://www.coreplacall.it/bando/proponi-innovazione/ è possibile sottoporre i progetti innovativi dedicati alla produzione e al riciclo degli imballaggi in plastica. La Call è gratuita e aperta a idee relative a tutta la filiera, dal design alla catena produttiva fino ai processi di riciclo e di rinascita di nuovi prodotti. 
Possono partecipare alla Call startup, aziende, ricercatori, studenti universitari e singoli cittadini. Le idee saranno poi valutate da un comitato tecnico scientifico che selezionerà i progetti inviati valutandone il grado di innovazione, la fattibilità, la sostenibilità, lo stato di avanzamento e la composizione del team di lavoro.
Se il progetto sarà selezionato, si potranno avviare diversi percorsi di finanziamento: un’attività di crowdfunding curato e sostenuto da Corepla, un finanziamento attraverso il network dei partner di Corepla oppure un finanziamento diretto per trasformare l’idea in impresa.

Corepla e l’innovazione

Corepla a oggi in Italia riesce a riciclare la plastica ai massimi livelli come i migliori paesi europei, ma si può e si deve fare di più per fare sì che la plastica non venga gettata nell’ambiente ma inserita maggiormente nei percorsi di raccolta. Da qui l’idea della Call, che è anche un importante strumento per avviare un rapporto con la ricerca universitaria e con gli enti di ricerca pubblici, con le aziende, le startup e chiunque pensi di avere buone idee. 
Attraverso Corepla Innovation Hub, infatti, il Consorzio investe in ricerca, offrendo un supporto alle imprese che intendono sviluppare nuove tecnologie per massimizzare il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica e per supportare nuove applicazioni del prodotto riciclato. Il Consorzio contribuisce inoltre a creare nuove sinergie tra riciclatori e utilizzatori del prodotto riciclato, rendendo accessibile know how tecnico/scientifico e innovativo.
Ulteriori informazioni a questo link
fonte: https://www.openinnovation.regione.lombardia.it

Crowdfunding energia e ambiente: arriva la prima piattaforma italiana


È stata presentata oggi a Milano Ecomill, la prima piattaforma italiana di equity crowdfundingdedicata a progetti nei settori dell’energia, dell’ambiente e del territorio.
“Il crowdfunding nell’energia è un’interessante applicazione dello strumento che in Europa ha raccolto oltre 300milioni di euro; l’equity crowdfunding è in forte espansione in Italia, con un tasso di crescita annuale nel 2018 di oltre il 200%. In Ecomill vediamo la concreta possibilità di incrementare notevolmente l’utilizzo di equity crowdfunding in Italia su progetti nel settore energia e ambiente”, ha spiegato sul sito della piattaforma Chiara Candelise, partner dell’iniziativa.
La missione di Ecomill è:
  1. facilitare lo sviluppo di progetti imprenditoriali e forme di azionariato diffuso nel settore energetico, ambientale e di riqualificazione del territorio fornendo un nuovo canale di finanziamento.
  1. permettere a cittadini, famiglie e imprese di finanziare anche con una cifra contenuta una nuova impresa diventandone socio, beneficiando dei ritorni economici, e contribuendo a ridurre le emissioni, l’impatto ambientale e a riqualificare il proprio territorio.
Sullo sviluppo a livello globale delle piattaforme di crowdfunding dedicate agli investimenti energetici ricordiamo un articolo proprio di Chiara Candelise pubblicato su QualEnergia.it.
Da alcune ricerche emerge come il crowdfunding permetta al cittadino non solo di investire, ma anche di partecipare e supportare progetti energetici sostenibili, contribuendo così direttamente alla transizione energetica e alla riduzione della dipendenza dalle fonti fossili. E tra le motivazioni di chi ha investito su piattaforme di crowdfunding energetico c’è la trasparenza e l’impatto ambientale positivo dell’investimento, aspetti che risultano importanti tanto quanto i ritorni economici attesi.

fonte: https://www.qualenergia.it/

Partecipa e sostieni la CAMPAGNA #SBLOCCAITALIAGAMEOVER























Cari amici ed amiche,

oggi è stata lanciata la campagna di raccolta fondi #sbloccaitaliagameover sulla piattaforma di crowdfunding Produzioni dal Basso.

Come sapete l'ordinanza del TAR Lazio del 24 aprile ci ha consegnato una grande vittoria, confermando le nostre ragioni nell'opporci all'articolo 35 del decreto Sblocca Italia ed al potenziamento dei 40 esistenti e la costruzione di altri otto INCENERITORI.

Ora la battaglia si sposta alla Corte di Lussemburgo, dove avremo la possibilità di compiere un grandissimo passo in avanti verso una vera economia circolare, in quanto la sentenza avrà carattere vincolante per tutti i paesi membri dell'Unione Europea, con la possibilità dunque di lasciare un segno profondo nelle politiche dei diversi paesi. 

Questo è senza dubbio un momento per noi favorevole e l'obiettivo a cui miriamo è davvero grande. 
Per questo motivo è importante donare a sostegno alla campagna e contribuire a diffonderla il più possibile su Facebook - Twitter - Istragram e via Whattsup o via mail ai vostri amici che hanno a cuore la salute e l'ambiente di tutti. 

Il ricavato verrà utilizzato per coprire le spese legali del ricorso in Europa e per riuscire a informare e sensibilizzare il maggior numero possibile di persone alla causa anche attraverso eventi in Italia ed in Europa.

Per donare basta andare sul sito    www.produzionidalbasso.it e cercare il progetto #sbloccaitaliagameover.

In allegato il link per effettuare la donazione e da condividere con i propri conoscenti e sui propri canali social: 


Certi del vostro sostegno alla campagna, vi abbraccio ed aspetto un vostro pronto riscontro per portare a casa una straordinaria vittoria per il futuro nostro e dei nostri figli



Movimento Legge Rifiuti Zero
per l'Economia Circolare


Kit trasformazione bici elettrica economico: arriva EAZY Bike


















Le biciclette elettriche costano ancora parecchio e sono pesanti. Ma fortunatamente si stanno diffondendo dei kit per trasformare qualsiasi bicicletta in una e-bike, il limite però risiede sempre nel costo. In passato abbiamo parlato spesso di questi kit di conversione ma effettivamente nessuno costituiva una soluzione semplice ed economica al tempo stesso.

Questa situazione però è destinata a cambiare velocemente grazie al lancio sul mercato di EAZY Bike, un kit di conversione da bici normale ad e-bike che promette una vera e propria rivoluzione. In primis per quanto riguarda l’installazione, davvero molto semplice e fattibile su praticamente tutti i modelli. Il kit infatti è composto da una batteria, installabile sul telaio, e da un motore che va collocato tra i pedali e la ruota posteriore.
Il secondo fattore dirompente di EAZY Bike è il prezzo: solo 159 dollari, appena 134 euro per trasformare radicalmente la propria bicicletta in una moderna e-bike.

EAZY Bike: caratteristiche tecniche

La batteria, stando a quanto riportato sul sito di EAZY Bike, è un’unità agli ioni di litio da 18650 celle (36V, 6 Ah, 216 Wh) ricaricabile completatamente in 2-3 ore al massimo. Il pacco batterie consentirebbe di percorrere ben 50 km con una singola carica. Il kit completo, composto da batteria e motore, pesa soltanto 2kg, dunque comporterebbe un aumento davvero ridotto del peso della bicicletta a cui viene applicato.
I motori fornito da EAZY Bike sono due: uno destinato al mercato USA, che consentirebbe una velocità massima di 30 Km/h, e uno destinato al mercato europeo che consentirebbe una velocità massima raggiungibile di 25 Km/h.

EAZY Bike: come acquistare il kit

EAZY Bike è al momento un progetto acquistabile sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo. Versando 159 dollari, 134 euro al cambio, si diventa sostenitori del progetto e si riceverà il kit appena inizieranno le spedizioni. La stima dei creatori di EAZY Bike è che i kit verranno inviati a partire da aprile 2018, all’interno oltre a batterie e motore verrà fornito anche un caricatore.



fonte: http://www.greenstyle.it

Studenti denunciano 47 governi europei per l’inazione sul clima

Un gruppo di giovani portoghesi, dopo il flagello degli incendi boschivi, vuole fare causa agli stati europei firmatari della Convenzione europea dei diritti dell’uomo
















Portare 47 paesi d’Europa davanti alla Corte internazionale dei diritti umani. La missione di un gruppo di ragazzini portoghesi non è delle più facili: vogliono ottenere una condanna per tutti i governi che non hanno fatto abbastanza per proteggerli dal cambiamento del clima e dalle sue manifestazioni più estreme, minacciando il loro diritto alla vita. Le temperature bollenti di questa estate hanno flagellato il Portogallo con gli incendi boschivi, esplosi nella regione di Leiria, al cuore dello stato, uccidendo più di 60 persone ferendone centinaia. Il gruppo di studenti è rappresentato da avvocati inglesi esperti di legislazione ambientale e climatica. Con il supporto della rete di ONG Global Legal Action Network (Glan), stanno cercando di raggiungere i 40 mila euro per portare il caso davanti alla Corte europea dei diritti umani. Lo strumento è quello del crowdfunding, partito lunedì sulla piattaforma CrowdJustice, che in passato ha radunato milioni di euro a beneficio di migliaia di persone che non potevano pagarsi le spese legali.
Si tratterebbe dell primo caso in cui così tanti governi vengono portati dinanzi a un tribunale per il loro fallimento nella mitigazione dei cambiamenti climatici. L’azione legale riguarderà infatti i 47 principali emettitori tra i paesi che hanno firmato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, tra cui naturalmente i più grandi: Regno Unito, Germania, Francia, Italia. Tutti questi stati vengono indicati come responsabili di circa il 15% delle emissioni globali e continuano a consumare una quota significativa delle riserve di combustibili fossili.



clima 
















«Chiederemo alla Corte di emanare due provvedimenti – spiegano i promotori dell’iniziativa – innanzitutto, di imporre agli Stati membri un rafforzamento significativo delle loro politiche per la riduzione delle emissioni; in secondo luogo, di impegnarsi a lasciare la maggior parte delle riserve di combustibili fossili che possiedono sottoterra».
Se il crowdfunding va a buon fine (sono stati già raccolti oltre 11 mila euro in tre giorni), potrebbe essere la seconda volta che uno stato perde una causa sul tema del cambiamento climatico. Due anni fa un gruppo di cittadini olandesi, guidato dalla ONG Urgenda, ha citato con successo il governo per l’immobilismo consapevole sulla riduzione delle emissioni, che avrebbe portato ad una violazione dell’obiettivo massimo dei 2 °C di riscaldamento globale. Tre giudici hanno ordinato al governo olandese di tagliare le proprie emissioni del 25% entro il 2020, qualificando come illegali i target più bassi fissati in precedenza.

fonte: www.rinnovabili.it

Cinque progetti per un unico traguardo: la comunità
























Da oggi i cinque progetti selezionati nell’ambito del percorso di partecipazione civica sull’economia circolare ‘Circularicity’ promosso dal Comune di Capannori (LU) in collaborazione con l’Autorità Regionale per la partecipazione sono saliti sulla piattaforma Eppela sulla quale dovranno reperire attraverso il crowdfunding civico  una  parte dei finanziamenti necessari alla loro realizzazione. Entra così nella fase clou il progetto partecipativo voluto dall’amministrazione Menesini per sperimentare modalità innovative e sostenibili di collaborazione tra ente pubblico e cittadini nell’ambito dell’economia circolare. I progetti, tutti incentrati sul riuso ed il recupero dei materiali, sono stati illustrati questa mattina (martedì) nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella sala del consiglio comunale alla presenza dell’assessore all’innovazione Lia Miccichè e di Federica Ricci di Eppela.
A presentarli sono stati Emanuele Mancino (progetto Conserve); Marco Ridolfi (progetto Giovanorti); Stefano Giovacchini (progetto R3direct); Iacopo Macchia (progetto Il lillero-il vero mercato del baratto); Mirko Bernardi (progetto Miniere Urbane).
Dopo un percorso intenso ed articolato che è riuscito ad instaurare sul territorio un clima di partecipazione e condivisione, scambio di idee ed esperienze, facendo emergere proposte molto innovative ed interessanti nel campo dell’economia circolare, adesso i progetti selezionati salgono sulla piattaforma Eppela per il crowfunding civico in modo che chi li ritiene validi e di  interesse per la comunità possa dare un concreto contributo alla loro realizzazione – spiega l’assessore all’innovazione Lia Miccichè-.  Auspico che tutti i progetti possano raggiungere il traguardo indicato e divenire realtà perché ritengo che siano in grado di dare un contributo significativo allo sviluppo delle buone pratiche  sul territorio in tema di sostenibilità ambientale e di solidarietà”.
I progetti di Circularicity, nati durante un percorso partecipativo realizzato con la collaborazione di SocioLab, del Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori e di Labsus, resteranno online per 40 giorni. Chiunque potrà sostenere il progetto che preferisce direttamente dalla piattaforma Eppela (www.eppela.com), dove è presente una sezione dedicata al Comune di Capannori, semplicemente tramite il tasto “contribuisci” versando un contributo libero. Ogni progetto è presentato attraverso un video e una scheda e prevede ricompense (oggetti, prodotti ed altro) per i finanziatori. I progetti che raggiungeranno il 50% del finanziamento saranno co-finanziati dal Comune con un contributo massimo di 5.000 euro per ciascun progetto.

Di seguito i progetti nel dettaglio.

GIOVANORTI- Traguardo 6.000 €
Promosso della Cooperativa Odissea, Caritas Lucca, Legambiente Capannori e la Cooperativa Calafata, Giovanorti è un progetto per contrastare l’incolto agricolo e sociale nell’area di Capannori, sviluppando un network di produzione e consumo equo ed eco-sostenibile. I terreni non coltivati del territorio verranno affidati a persone disoccupate, disabili e richiedenti asilo per la produzione di ortaggi biologici. Questa sinergia innescherà un nuovo circuito economico virtuoso nel quale si coltiverà integrazione e rinascita della comunità. I prodotti agricoli saranno destinati all’auto-consumo e distribuiti a scopo benefico alle famiglie in condizioni di povertà. Le eccedenze saranno invece destinate alla vendita diretta attraverso gruppi di acquisto  Il progetto è già attivo, alcuni terreni sono già stati concessi e molti altri sono in arrivo. La campagna su Eppela permetterà l’acquisto di un pompa idraulica per mettere a coltura nuove aree e massimizzare la produzione su quelle già attive.


CONSERVE-Traguardo 8.000 €
Un progetto contro lo spreco alimentare che nasce dal coinvolgimento di diverse realtà sul territorio di Capannori; tra i nomi c’è l’Arcidiocesi di Lucca, Slowfood, la Cooperativa L’unitaria, la Cooperativa Rinascita e molti altri. ConServe trasformerà scarti ed eccedenze da produzione agricola in prodotti di alta qualità, rigorosamente biologici e a km 0: succhi, passate, marmellate.Tutto questo verrà realizzato offrendo occasioni di inclusione lavorativa a persone svantaggiate. Verranno organizzati corsi di autoproduzione, iniziative di educazione al non spreco per le scuole e occasioni di incontro e approfondimento sui temi della sostenibilità. Con i fondi raccolti in crowdfunding verrà allestito un piccolo laboratorio di trasformazione artigianale presso il ristorante I Diavoletti (Capannori).


R3DIRECT – LA STAMPANTE 3D PER IL RIUSO DELLA PLASTICA RICICLATA-Traguardo 10.000 €
Nel comune di Capannori ogni cittadino ricicla mediamente 47 kg di multimateriale a testa, di cui circa un 60% di imballaggi in plastica. Presentato da Di.segno e Cresco Labs il progetto  R3DIRECT risponde alla necessità del territorio di riciclo e riuso della plastica in pellet e lo fa in modo innovativo trasformando bottiglie e tappini di plastica in oggetti di design durevoli, personalizzabili, sostenibili. Questa piccola azienda formata da professionisti nel settore di design e ingegneria gode del supporto tecnico di WASP, leader nella produzione di stampanti 3D, e collabora con aziende di selezione di “materie plastiche prime seconde”. Con l’acquisto di una stampante 3D potrà offrire servizi di stampa di grandi dimensioni, prototipazione rapida, micro produzioni in plastica riciclata.

IL LILLERO – IL VERO MERCATO DEL BARATTO-Traguardo 6.000 €
“Senza lilleri ‘un si lallera” è a questo proverbio toscano che si ispirano i giovani ragazzi del Mercato del Baratto di Capannori per il loro progetto di crowdfunding. Sono attivi ormai da un paio di anni organizzando eventi e molto conosciuti in zona per aver introdotto il “VERO” sistema del baratto. All’interno di questo particolare mercato i soldi, gli euro, non possono entrare o se vi entrano non hanno nessun valore. Infatti la sola moneta di scambio accettata è il Lillero che è uno strumento per quantificare il valore degli oggetti che vengono portati al mercato da chiunque e scambiati con altri oggetti dello stesso valore. I 6000 Euro che vogliono raggiungere in crowdfunding permetteranno loro di coprire le spese del primo anno di utenze e rimborso spese per i volontari. Inoltre acquisteranno mobili e computer per passare dal conio fisico a quello digitale. Da mercato itinerante a mercato stabile con una sede e una gestione continuativa delle attività.


MINIERE URBANE-Traguardo 10.000 €
Presentata da Legambiente Capannori Piana Lucchese, il progetto si propone di creare un Centro di ritiro e raccolta delle Apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) usate, dove personale qualificato provvederà alla valutazione dello stato di funzionamento delle stesse e ad una loro differenziazione per tipologia e fattezze, destinandole a: a) riparazione/ ricondizionamento, se in buono stato e interamente riutilizzabili; b) riuso specifico delle componenti, anche creativo, se riutilizzabili in parte; c) disassemblaggio/separazione delle materie prime e conseguente riciclo, qualora le apparecchiature non siano riparabili, né riutilizzabili. L’Associazione Hacking Labs: da anni opera sul territorio del Comune di Capannori, realizzando una preziosa attività di riparazione e recupero dei computer, molti dei quali sono stati donati ad associazioni e scuole del territorio.



fonte: http://comunivirtuosi.org

Il primo frigorifero solidale di Londra, per ridurre gli sprechi alimentari












I frigoriferi sociali arrivano anche a Londra grazie al crowdfunding. Al Pop Brixon nasce Freddie, il frigo di comunità che mira a ridurre gli sprechi alimentari, incoraggiare la condivisione e contribuire alla riduzione della povertà.

Nel frigorifero popolare, detto anche della solidarietà, imprese e privati cittadini possono lasciare alimenti commestibili per chi ne ha bisogno. Un’idea che fa bene agli altri, ma anche all’ambiente perché contribuisce notevolmente a combattere gli sprechi e rifiuti alimentari.
Nel Regno Unito, infatti,ogni anno finisce nella pattumiera cibo per oltre 17 miliardi di dollari, i ristoranti contribuiscono gettando 900mila tonnellate di alimenti, le famiglia quasi l’equivalente di 24 pasti commestibili.
Non è la prima volta che vi parliamo del frigorifero della solidarietà, il progetto è partito dalla Spagna e dal Brasile ma ha già preso piede in tante altre città, arrivando perfino in India per sfamare la popolazione.
















Tuttavia, nel Regno Unito, Freddie è attualmente l’unico. Si trova nel quartiere di Brixton ed è nato grazie al comitato ‘The People's Fridge’ che è riuscita ad acquistare l’elettrodomestico grazie a una campagna di raccolta fondi online.
All’inizio, l’idea era quella di condividere il cibo con gli abitanti dello stesso quartiere, anche per abbattere il costo della vita, poi però molte persone sono rimaste colpite e hanno deciso di contribuire alla buona riuscita accrescendo il senso di comunità.

Freddie è attivo tutti i giorni grazie ai volontari che sistemano e catalogo il cibo donato. In appena un mese dall’apertura sono già tantissimi quelli che hanno riempito gli scomparti con frutta, verdura, legumi e via dicendo.
"C’è ancora tanta strada da fare per educare i cittadini e i commercianti alla cultura del non spreco ma stiamo ottenendo dei buoni risultati. Il nostro obiettivo è che tutti contribuiscano e che di Freddie ce ne siano sempre di più”, dice Olivia Haughton, una delle ideatrici del progetto.
















I volontari lavorano a stretto contatto con le associazioni che si occupano di senzatetto e con l’ Incredible Edible Lambeth, che ha istituito una vera e propria rete alimentare.
Dopo questi esempi positivi ci auguriamo di veder nascere al più presto dei nuovi frigoriferi solidali in altri Paesi del mondo.

fonte: www.greenme.it



Campagna crowdfunding de "Il tempo delle api"

Raccolta fondi per la postproduzione del video sulla permapicoltura

 

 

 

 

 

 

 

 

"Il tempo delle api" è un film girato in tre anni che racconta la storia di due giovani apicoltori che provano ad allevare le api in maniera naturale, senza trattamenti preventivi né medicinali, incontrando lungo il percorso una serie di problemi che mettono alla prova l’esperimento e la loro stessa amicizia.
Con uno stile semplice e visivamente efficace il film si propone di far conoscere l'argomento al grande pubblico e di contribuire al dibattito sul futuro delle api. Per vedere la luce, il video ha bisogno di concludere la fase di postproduzione che i due registi, Darel Di Gregorio e Rossella Anitori, stanno promuovendo con una campagna di crodfunding in scadenza tra circa un mese.
Il film non si propone di insegnare una nuova tecnica per allevare le api ma vuole essere un'occasione per riflettere sulle difficoltà con cui si confronta oggi l'apicoltura. Il video vuole raggiungere un pubblico di non soli specialisti ed emozionare attraverso il racconto di una vita in armonia con la natura.
Nozioni di apicoltura
Negli ultimi cinquant’anni l’allevamento delle api è cambiato sensibilmente passando da una pratica diffusa e alla portata di tutti a un'attività per soli specialisti.
Il processo di produzione del miele è diventato sempre più intensivo e meccanico. Come nell’industria della carne e della uova, le api vengono allevate per ottenere il massimo rendimento: gli alveari vengono trasportati sistematicamente da un luogo all’altro per ottenere diverse qualità di miele, e da una parte all’altra del pianeta per rimpiazzare i vuoti lasciati dalla loro progressiva scomparsa. Per aumentare i ricavi gli viene sottratto tutto il miele prodotto, anche quello strettamente necessario al loro nutrimento, e gli vengono somministrati surrogati a base di glucosio che gradualmente le indeboliscono. La produzione di miele oggi va avanti solo grazie al massiccio utilizzo di medicinali e le api, di anno in anno, diventano sempre meno.
“Il tempo delle api” è la storia di un'impresa che apre un dibattito sul metodi di allevamento attualmente impiegati, sui limiti e sulla miopia dell'apicoltura moderna e sulla necessità di trovare un'alternativa.
Mauro e Valerio, i protagonisti del documentario si sono ispirati ad Oscar Perone, un apicoltore argentino ha teorizzato un nuovo metodo per allevare le api alla luce delle teorie del Nobel giapponese Masanobu Fukuoka, promotore dell’agricoltura sinergica. L'intervento dell’uomo è ridotto al minimo e le arnie, a differenza di quelle impiegate tradizionalmente, simulano l’ambiente di un albero cavo: all’interno la colonia può crescere e svilupparsi come fosse allo stato selvatico. Il metodo Perone capovolge la visione secondo cui le api necessitano delle cure dell’uomo per sopravvivere e ripone totale fiducia nell’intelligenza di questo antico insetto.
Per partecipare alla raccolta fondi e info:
sostieni.link/12437
Contatti: dareldigregorio@gmail.com - 389 4253981
rossella.anitori@gmail.com – 329 5811179

fonte: http://www.terranuova.it/

Rinnovabili e crowdfunding: combinazione vincente

Negli ultimi quattro anni in Europa le piattaforme di crowdfunding si sono moltiplicate e diverse si sono specializzate nei finanziamenti dal basso a progetti in energie rinnovabili. Uno studio mostra le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno, che potrebbe essere importante per la transizione energetica.

Le nuove rinnovabili, l'eolico e soprattutto il fotovoltaico, sono sinonimo di generazione distribuita. L'ascesa di queste fonti coincide con il declino del vecchio modello energetico, in cui relativamente pochi soggetti controllano grandi e complessi impianti di produzione centralizzati. Questo è vero anche per gli interventi di efficienza energetica: una platea enorme di aziende di dimensioni limitate, fornendo servizi di risparmio energetico, tolgono mercato a pochi grandi fornitori di gas ed energia elettrica.
Pare quasi logico che in parallelo a questa “democratizzazione” del sistema energetico ci sia un analogo cambiamento nel modo di raccogliere i finanziamenti per realizzarlo. Rinnovabili ed efficienza energetica attirano di certo (e in maniera crescente) i grandi investitori, ma a differenza dei grandi progetti fossili o nucleari, sono in parte rilevante finanziate dai piccoli: in primis i privati che investono per mettere i pannelli solare sul tetto di casa o dell'azienda, ma sempre di più anche da risparmiatori attirati dagli investimenti in un settore attraente dal punto di vita etico e relativamente sicuro da quello finanziario.
Crowdfunding, azionariato diffuso e progetti energetici comunitari stanno avendo un ruolo sempre maggiore nella transizione energetica, tanto che già due anni fa analisti come Ernst & Young dedicava un focus approfondito alla finanza da basso nelle rinnovabili. Il potenziale di questi meccanismi economici è grande: negli Usa – stimava E&Y - se solo l'1% dei risparmi dei privati andassero a progetti di crowdfunding a favore delle rinnovabili, si muoverebbero ben 90 miliardi di dollari e se si aggiungesse anche lo 0,5% del totale del mercato azionario, gli investimenti, sempre facendo riferimento ai soli Usa, sarebbero pari a 290 miliardi di dollari.
Negli ultimi 4 anni in Europa il fenomeno sta crescendo e un progetto Europeo, CrowdfundRES, sta cercando di mettere in rete e stimolare queste esperienze. Di recente è stata presentata una ricerca che fa il punto della situazione, curata dall'economista Chiara Candelise, ricercatrice alla Bocconi e al London Imperial College (in allegato in basso).
Mentre negli Usa sono già attive 8 piattaforme di crowdfunding per le rinnovabili in Europa sono Germania, Regno Unito e Paesi Bassi i Paesi più vivaci, rispettivamente con 6, 5 e 4 esperienze.
Lo studio mostra i diversi modelli con cui il crowdfunding può essere organizzato: come prestito che garantisce un interesse fisso, come equity che dà una partecipazione agli utili, ma ci sono anche piattaforme con sistemi ibridi o basate su donazioni.
Come si vede nella tabella qui sotto, il modello basato sul prestito (“lending”) è il più diffuso e quello che sta raccogliendo più denaro.
Dati interessanti che emergono dalla ricerca sono poi quelli sui ritorni degli investimenti e sulla “taglia” media dei progetti finanziati (quinta e quarta colonna della tabella qui sotto).
Come si vede, il rendimento per gli investitori - dal 4 al 7% - è attraente, specie in questa fase storica, anche per il rischio relativamente contenuto dell'investimento (nella gran parte dei casi business plan garantiti da incentivi), oltre che per la valenza etica.
Come ricordava Ernst & Young nel primo report che abbiamo citato, la natura “sociale” dei progetti finanziati rende gli investitori propensi ad accettare rischi maggiori e rende possibile raccogliere grandi somme in tempi molto brevi. Ad esempio il progetto eolico olandese Windcentrale  a fine 2013 in sole 13 ore ha raccolto da circa 1.700 piccoli investitori 1,3 milioni di euro con lo scopo di installare una turbina eolica da 2 MW.
Molto interessante per la transizione energetica è poi la partecipazione diretta economica e gestionale nei progetti energetici delle comunità locali. E' chiaro come queste esperienze abbiano anche un ruolo politico, permettendo a chi abita un territorio di decidere sul suo sviluppo, ma anche di rendere coscienti i cittadini dell'importanza della questione energetica.
Guardando invece alla taglia media dei progetti riportata dallo studio di Candelise – nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro, come si vede dalla tabella – si capisce cosa intende Tom Harwood,  della piattaforma Abundance, citato sul sito del progetto CrowdfundRES, quando spiega che il crowdfunding “va a colmare un vuoto per i progetti medio-piccoli che faticano ad avere accesso ai finanziamenti bancari”.
Insomma, il crowdfunding sembra un'ottima risorsa per l'energia pulita, anche se non mancano ostacoli da superare. Ad esempio, si spiega, non è facile trovare progetti che superino la due diligence necessaria per essere proposti al pubblico. Se questo è vero per i progetti di eolico e solare, la stragrande maggioranza di quelli finanziati con il crowdfunding al momento, lo è ancora di più per quelli, per loro natura più complessi, legati al risparmio energetico.

fonte: http://www.qualenergia.it