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Trivelle, “PiTESAI a rischio farsa”

 









Le osservazioni di Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia sul Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee.

“I tempi per il perfezionamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica e i contenuti del

Inceneritori, la Corte Ue: “Valutazione ambientale è obbligo”

BOCCIATO LO SBLOCCA ITALIA
























Gli stati membri dell’Ue possono definire gli impianti di incenerimento dei rifiuti come prioritari, ma non esentarli dalla valutazione ambientale strategica (Vas) prevista dalle norme: è quanto ha stabilito la Corte europea di giustizia, intervenendo sul ricorso presentato da alcune organizzazioni ambientaliste contro il decreto ‘Sblocca Italia’ del 2014 e delle sue norme esecutive del 2016. Il diritto Ue, ricorda la Corte, non impedisce di qualificare gli impianti in questione come ‘insediamenti strategici di preminente interesse nazionale’, ma devono essere soggetti a una procedura di valutazione ambientale. La sentenza “boccia lo sblocca Italia” e “ci dà ragione”, esulta Marco Affronte, eurodeputato e candidato con Europa Verde nel NordEst che quattro anni fa aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea sul tema. “Ma soprattutto - conclude - dà ragione al Movimento Rifiuti Zero, che ringraziamo per aver presentato il ricorso alla Corte”. Una vittoria anche per il Forum H2O che ricorda come, nel 2016, aveva segnalato il problema insieme ad altri movimenti e attivisti

fonte: www.ilfattoquotidano.it

QCumber: una piattaforma per la partecipazione collaborativa



QCumber è una piattaforma per la gestione della sostenibilità ambientale basata sull’impiego di modelli di simulazione e di analisi massiva dei dati, selezionata dal Governo inglese (UKTI) come una delle “100 migliori idee al mondo” alle Olimpiadi delle Startup di Londra 2012, oggi impiegata da diverse istituzioni italiane per la valutazione di impatto ambientale.
In particolare la piattaforma è attiva in Regione Lombardia e nelle 12 province lombarde, oltre che in diversi comuni, alcuni applicativi sono infatti diventati lo strumento di gestione di procedimenti come lo screening ambientale degli impianti di trattamento rifiuti e la valutazione degli impatti cumulativi. 
In ARPA Umbria la piattaforma è utilizzata per la gestione delle problematiche connesse alle molestie olfattive e in Regione Basilicata è impiegata per la definizione dei quadri informativi ambientali a supporto della pianificazione dei rischi su area vasta (Regional Risk Assessment). Per la pubblica amministrazione la piattaforma è attivabile liberamente in modalità di "riuso del software". Per le imprese e i consulenti è previsto l'accesso tramite interfacce per l'acquisizione dei dati necessari alla PA per l'elaborazione degli scenari e la valutazione degli impatti ambientali, oltre che per la progettazione e la gestione di Piani di Monitoraggio.
QCumber fornisce la possibilità di integrare, negli algoritmi di valutazione dell'impatto ambientale che animano la piattaforma, i dati raccolti sul territorio, via internet, in tempo reale, in modo trasparente. 
Si avvale del supporto tecnico-scientifico della IAIA (International Association for Impact Assessment), di cui la sezione italiana ha coordinato i lavori della 35esima Conferenza Mondiale IAIA15 di Firenze: “Impact Assessment in the Digital Era”, dedicata proprio alle metodologie e tecnologie IT per la valutazione della sostenibilità ambientale 4.0, in cui Qcumber è stata presentata e condivisa assieme ai partner europei e internazionali 
foto_Giuseppe Magro.jpgfoto_Giuseppe Magro.jpgDi QCumber ne abbiamo parlato con il Presidente IAIA Italia, ing. Giuseppe Magro, ingegnere nucleare specializzato in sistemi di supporto alle decisioni e piattaforme digitali per la governance della sostenibilità ambientale delle Smart City, che è anche autore del libro “Open data e Ambiente, Una rivoluzione digitale per la Sostenibilità” (Edizioni Ambiente, 2015), selezionato dal Festivaletteratura di Mantova nel 2015.

Vuole illustrarci sinteticamente quali sono le caratteristiche della piattaforma on-line Qcumber?
Qcumber è una piattaforma multi-stakeholder che consente la governance integrata dei procedimenti di valutazione di impatto e rischio ambientale (tra cui VIA e VAS), impiegando tecnologie di elaborazione dati (IOT/ML) e modelli di supporto alle decisioni adottati dalle principali istituzioni internazionali e nazionali del settore (EPA/IAIA/WHO).
L'analisi e la valutazione degli impatti può essere svolta ai livelli di scoping, screening, assessment e monitoring e gli esiti vengono condivisi e convalidati dagli stakeholder coinvolti nei diversi procedimenti.
A chi è rivolta?
La piattaforma viene impiegata da Regioni, Province, Comuni, Agenzie, imprese, consulenti e cittadini per la E-governance dei procedimenti di pianificazione e di valutazione ambientale.
Al momento sono anche in corso tre sperimentazioni nazionali che vedono coinvolto il Ministero dell'Ambiente e a dicembre si conclude la fase di convalida inter-istituzionale avviata durante IAIA15 nell'ambito dell'E-Governance 4.0 Forum.
esempio schermata qcumberQuali sono le finalità che vi proponete?
Stiamo lavorando assieme alle istituzioni e agli stalkeholder per fornire strumenti speditivi e accreditati ai valutatori istituzionali coinvolti nei principali procedimenti di valutazione ambientale, nelle VAS delle Regioni, Province e Comuni, nelle VIA e nelle AIA degli impianti industriali, fino alle valutazioni integrate di filiera e nelle dichiarazioni non finanziarie (Bilanci di Sostenibilità).
L'obiettivo principale, in questa fase di sviluppo del progetto, è accompagnare il processo di digitalizzazione dei servizi nelle città e nei territori, supportando gli amministratori pubblici e gli operatori nelle delicate scelte di progettazione e gestione delle Smart City.
Sono in corso le attività di sviluppo e convalida degli applicativi relativi alle valutazioni ambientali e sociali in conformità agli obiettivi delle Nazioni Unite (SDG) e ai requisiti introdotti dal D.Lgs 254 che ha recepito la Direttiva Europea 2014/95 UE.
Nel 2019 è prevista l'implementazione di specifici applicativi per la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) applicabili a diverse scale territoriali.
mappa NOX
Chi raccoglie i dati che vengono inseriti, e come vengono poi utilizzati?
I dati impiegati sono sia di tipo ambientale che gestionale e vengono acquisiti in modalità automatica dai sensori che lo consentono, oppure estratti direttamente dai sistemi gestionali, oltre che inseriti dagli utilizzatori della piattaforma nell'ambito dei procedimenti. Una volta acquisiti e verificati vengono impiegati per alimentare i modelli di valutazione di impatto e rischio ambientale e condivisi secondo una profilazione basata su ruoli e funzioni amministrative dei diversi stakeholder coinvolti nei diversi procedimenti.
Quali sono le sue prospettive di sviluppo?
Lo sviluppo, la convalida e la diffusione della Piattaforma rientrano nel progetto E-Governance 4.0 che ha coinvolto la sezione italiana dell'Associazione Internazionale di Impatto Ambientale (IAIA), oltre a partner tecnologici come Microsoft, ST Microelettronic e il CERC di Cambridge.
L'obiettivo di breve termine è concludere la sperimentazione nazionale e internazionale (attiva al momento in Italia, UK e Portogallo), coinvolgere in modo strutturato il mondo della ricerca e quello della pubblica amministrazione e delle imprese, per definire le nuove strategie di E-governance da condividere nelle Smart city italiane. Durante IAIA 2020 a Siviglia la sezione italiana di IAIA presenterà, assieme agli stakeholder istituzionali, i risultati raggiunti estendendone l'applicazione anche alle Developing Countries.
fonte: http://www.arpat.toscana.it

Cercasi esperti Via-Vas, avviso pubblico del Ministero dell’ambiente


















Il Ministero dell’ambiente, della tutela di territorio e del mare ha pubblicato un avviso pubblico per la manifestazione d’interesse alla nomina a componente della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA e VAS (art. 18, comma 2 Dlgs 152/2006 e successive modifiche). 40 le figure da selezionare, in diverse materie (25 esperti in Area ambientale, 4 in Area economica, 8 in Area giuridica, 3 Area salute pubblica); la manifestazione di interesse deve pervenire a mezzo Pec entro il 10 dicembreVai al bando >

fonte: http://www.snpambiente.it/

La VAS per la pianificazione e la programmazione, corso di formazione Ispra























Dal 13 luglio al 30 settembre disponibile il corso e-learning “Il contributo della VAS alla pianificazione e alla programmazione” con l’obiettivo di fornire supporto sugli aspetti operativi, procedurali, di analisi e valutazione che compongono il processo della valutazione ambientale strategica. Iscrizioni entro il 6 luglio.
ISPRA promuove il corso di formazione ambientale dal titolo “Il contributo della VAS alla pianificazione e alla programmazione”, rivolto ai tecnici degli Enti nazionali, regionali, locali e delle Agenzie Regionali e delle Province autonome per la protezione dell’ambiente, coinvolti a vario titolo nella VAS.
Il corso intende fornire un supporto conoscitivo sugli aspetti operativi, procedurali e sulle fasi di analisi e valutazione che compongono il processo della VAS. In particolare il percorso formativo esamina  la normativa di riferimento, l’ambito di applicazione, il percorso della VAS e le fasi che lo compongono e approfondisce alcuni aspetti relativi al legame della VAS con lo sviluppo sostenibile, al monitoraggio VAS, alle VAS dei piani urbanistici comunali e alle possibili integrazioni con il processo VIA. Descrive inoltre alcuni casi studio relativi all’attuazione del monitoraggio VAS di particolare interesse.
Il corso, realizzato in modalità e-learning, sarà erogato attraverso la Piattaforma FAD di ISPRA a partire dal 13 luglio p.v. e sarà disponibile fino al 30 settembre 2018per un impegno stimato di 20 ore di formazione. Il corso non prevede costi di partecipazione. Le richieste di partecipazione dovranno pervenire entro il 6 luglio 2018.
E’ prevista anche una giornata di confronto facoltativa in presenza che si terrà la seconda metà di settembre 2018 presso la sede ISPRA di Roma, con lo scopo di mettere a fattor comune le esperienze degli operatori sulle diverse modalità adottate e sulle eventuali problematiche riscontrate.
Per tecnici delle Agenzie interessati a partecipare (2 per ciascuna ARPA/APPA), i nominativi dovranno essere comunicati dai rispettivi Direttori, alla casella di posta elettronica fad@isprambiente.it.
Ai partecipanti che completeranno il percorso formativo e-learning, sarà rilasciato un attestato di partecipazione. Un secondo attestato sarà rilasciato ai partecipanti alla giornata formativa in presenza a completamento del percorso formativo.
fonte: https://ambienteinforma-snpa.it

Scorie nucleari, a breve il decreto sul deposito. Regioni e cittadini pronti alla mobilitazione

In uscita la prossima settimana il decreto sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. Una pesante eredità per il prossimo esecutivo che sta già sollevando dure critiche.



















Ne vedremo a breve di tutti i colori con la “polpetta avvelenata” della potenziale collocazione del deposito per le scorie nucleari che il Ministro Carlo Calenda lascerà in eredità al nuovo governo.
Infatti sembra imminente, forse in uscita la prossima settimana, il decreto sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (CNAPI). Il ministro del MiSE parla soprattutto di una ormai urgente decisione tecnica, ma di fatto la questione è soprattutto di natura politica, tanto da sollevare dure critiche, peraltro bipartisan.
"La pubblicazione della mappa dei siti adatti per deposito non è atto discrezionale del Governo, ma termine di un lungo processo tecnico. C'è stato un enorme ritardo che mette a rischio accordi con paesi che tengono materiale. Pubblicarla è atto dovuto di responsabilità e di trasparenza", ha detto il ministro nei giorni scorsi.
Il Deposito Nazionale – spiega oggi il MiSE in una nota - è un'infrastruttura ambientale di superficie dove saranno conferiti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall'esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.
Servirà per lo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e per lo stoccaggio temporaneo, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti radioattivi ad alta attività.
Insieme al Deposito Nazionale sorgerà un Parco Tecnologico, nel quale saranno avviate attività di ricerca specializzata, ha spiegato il MiSE in una nota.
La disciplina europea- si legge nel comunicato del MiSE - richiede che ciascun Paese si dia una strategia per gestire in sicurezza i rifiuti radioattivi. La Direttiva 2011/70/EURATOM prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a bassa e media attività.
Per consentire all'opinione pubblica di avere un quadro più chiaro sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e per assicurare l'effettiva partecipazione da parte del pubblico ai processi decisionali in materia- prosegue ancora la nota- è stato sottoposto alla procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) il Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito provenienti da attività civili.
Su tale Programma si è tenuta la consultazione pubblica e transfrontaliera. All'esito della fase di VAS, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell'ambiente dovranno proporre il Programma nazionale per l'approvazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti il Ministro della salute, la Conferenza unificata e l'Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione.
Ricordiamo che il Programma Nazionale non riguarda in modo specifico la localizzazione del Deposito Nazionale, il cui processo è definito, invece, da un’altra legge che prevede una apposita consultazione pubblica sulla CNAPI. Il decreto legislativo 31/2010 e successive modifiche ha individuato, infatti, la procedura per realizzare anche in Italia un sito di stoccaggio centralizzato dei rifiuti radioattivi.
La CNAPI è predisposta dalla Sogin, che, dopo la validazione da parte di Ispra, su nulla osta dei Ministeri, avvierà la consultazione pubblica.
L’iter per la realizzazione del Deposito è presidiato di verifiche e requisiti molto stringenti e ha tutte le garanzie per un’ampia partecipazione pubblica (vedi grafico), spiegano da via Molise.
Una volta realizzato il deposito potranno rientrare in Italia anche i rifiuti radioattivi derivanti dal riprocessamento del combustibile nucleare all’estero, in base agli impegni assunti dal Governo italiano.
Alcune regioni, in predicato di ospitare sul loro territorio il deposito, già stanno protestando con forza e minacciano di ribellarsi.
"Il governo non osi sfidare la volontà espressa dal popolo sardo democraticamente con il referendum", ha detto Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia. Infatti il 97% dei votanti sardi ha espresso la propria contrarietà alla realizzazione del deposito nella Regione Sardegna. Ancora però nessuna dichiarazione ufficiale da parte del governatore Pigliaru.
Il governatore della Basilicata Marcello Pittella nei giorni scorsi aveva ribadito “l'assoluta indisponibilità della terra lucana ad essere sito nazionale di deposito”, minacciando, come 15 anni fa, una seconda Scanzano Jonico.
Molti esponenti di diversi partiti hanno considerato inaccettabile che un governo uscente e in carica solo per il disbrigo degli affari correnti possa indicare per decreto le aree nelle quali dovrebbero essere depositate le scorie.
Inoltre si critica il fatto che non si conosca ancora il programma per la gestione dei rifiuti nucleari nazionali, sul quale l'Italia è in procedura di infrazione europea , ma si sta invece solo decidendo il sito dove stoccarli in maniera definitiva.
Sulla scarsa trasparenza e livello di partecipazione pubblica, oltre che per l’insufficienza dei contenuti dei documenti finora pubblicati dal Governo, si sono espressi in un recente articolo pubblicato su QualEnergia, Massimo Scalia e Gianni Mattioli (Nucleare Italia, le criticità del Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi), due riconosciuti esperti del settore.
fonte: www.qualenergia.it

Via, la check-list per valutare l'impatto di modifiche ai progetti
















Dal MinAmbiente è arrivata la check-list per chiedere la valutazione preliminare di modifiche che migliorano il rendimento ambientale di progetti soggetti a valutazione di impatto ambientale per individuare il procedimento da applicare.
Il decreto direttoriale 3 agosto 2017, n. 239 è frutto di una delle novità del restyling della disciplina della valutazione di impatto ambientale del Dlgs 104/2017 che ha introdotto il comma 9 nell'articolo 6 del Dlgs 152/2006. La disciplina prevede che quando occorre effettuare modifiche, estensioni adeguamenti tecnici finalizzati a migliorare il rendimento e le prestazioni ambientali di un progetto, il proponente presumendo l'assenza di impatti ambientali delle suddette modifiche, può usare una
apposita check-list da trasmettere all'Autorità competente al fine di ottenere una valutazione preliminare per individuare l'eventuale procedimento da applicare. Entro 30 giorni l'Autorità competente risponde segnalando se il progetto va sottoposto a "screening", a Via o a nessuna valutazione.
Col decreto direttoriale in parola è stata predisposta una prima lista di controllo applicabile a tutti i progetti sottoposti a Via o "screening" (allegati II, II-bis, III e IV alla Parte Seconda del Dlgs 152/2006). In seguito il Ministero dell'ambiente con successivi decreti individuerà i le check-list da applicare a specifiche tipologie progettuali.



documenti di riferimento


Area Normativa / Via/Vas / Normativa Vigente
Decreto direttoriale MinAmbiente 3 agosto 2017, n. 239
Valutazione di impatto ambientale - Modulistica necessaria per la presentazione delle liste di controllo per la
valutazione preliminare ai fini della procedura da avviare per modifiche, estensioni adeguamenti tecnici finalizzati a
migliorare il rendimento e le prestazioni ambientali dei progetti - Articolo 6, comma 9, Dlgs 152/2006, articolo 25,
comma 1, Dlgs 104/2017


Area Normativa / Via/Vas / Commenti e Approfondimenti
Via, Vas, Aia/Ippc, il quadro normativo nazionale ed europeo
Area Normativa / Via/Vas / Normativa Vigente
Dlgs 3 aprile 2006, n. 152
Norme in materia ambientale - Stralcio - Parte II - Procedure per la Via, la Vas e l'Ippc


Area Normativa / Via/Vas / Normativa Vigente
Dlgs 16 giugno 2017, n. 104
Valutazione d'impatto ambientale - Modifiche e integrazioni alla Parte II del Dlgs 152/2006 - Attuazione della
direttiva 2014/52/Ue




fonte: www.reteambiente.it

Nuove linee guida per la Valutazione Ambientale Strategica

A due anni di distanza dalle “Indicazioni operative” vedono la luce le "Linee guida" che hanno l’intento di contribuire ad analisi di contesto più funzionali per la VAS


  


Sono state recentemente pubblicate da ISPRA  le “Linee guida per l’analisi e la caratterizzazione delle componenti ambientali a supporto della valutazione e redazione dei documenti della VAS”, elaborate da un gruppo di lavoro interagenziale (GdLI) coordinato da ISPRA, a cui hanno partecipato le ARPA di Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia.
ISPRA e le Agenzie ambientali hanno maturato negli ultimi anni una significativa esperienza nell'ambito della Valutazione ambientale strategica (VAS), partecipando sistematicamente, in qualità di Soggetto competente in materia ambientale, a VAS statali e regionali e in alcuni casi fornendo supporto tecnico alle Autorità competenti o contribuendo alla redazione dei documenti inerenti.
Sulla base dell’esperienza maturata, il GdLI ha svolto, all’inizio delle attività, una riflessione sulle principali carenze rilevate nei percorsi valutativi che accompagnano la stesura dei piani/programmi e quindi nell'impostazione e nei contenuti dei documenti della VAS. A tale riflessione era seguita l'elaborazione delle “Indicazioni operative a supporto della valutazione e della redazione dei documenti della VAS”.


paesaggio antropizzato


Con l’intento di dare un ulteriore contributo al superamento di tali carenze e concorrere all’obiettivo di armonizzare le modalità operative adottate dal Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente (SNPA) in riferimento alle applicazioni di VAS, il GdLI ha elaborato queste linee guida con cui si forniscono indicazioni di base utili per la caratterizzazione delle componenti ambientali nell’ambito delle analisi di contesto previste nelle VAS di piani e programmi di diversi settori e scale territoriali.
In particolare, il documento è stato elaborato con l’intento di contribuire ad analisi di contesto che siano più funzionali alla valutazione ambientale del piano/programma, ossia in grado di far emergere le condizioni di criticità e di rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica, con riferimento agli obiettivi di sostenibilità generali, presenti nell’area che potrebbe essere significativamente interessata dall’attuazione dello stesso p/p, da tenere in considerazione nelle fasi della valutazione.
Le indicazioni fornite non hanno la pretesa di essere esaustive, anche perché i contenuti dei documenti della VAS e il loro livello di dettaglio dipendono strettamente dalla tipologia di p/p e dall’area territoriale interessata. In funzione dei singoli casi, determinati argomenti devono essere trattati in modo più o meno approfondito, come anche la scelta e la scala di studio degli indicatori deve essere correlata al livello di dettaglio delle analisi e alle tematiche/problematiche peculiari per il territorio interessato dagli effetti del p/p.
Le indicazioni sono a supporto sia della formulazione delle osservazioni sui documenti di VAS in consultazione che della redazione dei documenti stessi e sono organizzate per componenti ambientali, più una parte che, per la pianificazione urbanistica comunale e intercomunale, riporta indicazioni integrative più strettamente pertinenti la scala comunale.


Piana di Bientina


Le componenti prese in considerazione nella linee guida sono: acqua, aria, biodiversità, fattori climatici, paesaggio e beni culturali, suolo.
Per ciascuna componente sono fornite le seguenti indicazioni:
  • la pianificazione di riferimento per la componente e per i settori antropici pertinenti dalla quale possono essere tratte informazioni utili per la caratterizzazione;
  • i sistemi di tutela e/o vincoli ambientali e paesaggistici da tenere in particolare considerazione nella caratterizzazione;
  • gli aspetti principali da considerare per caratterizzare lo stato della componente, compresi gli eventuali elementi sensibili e vulnerabili, a causa delle speciali caratteristiche naturali e del valore ambientale e culturale;
  • gli aspetti dei settori antropici che possono maggiormente influenzare lo stato della componente;
  • le questioni ambientali attinenti la componente;
  • gli indicatori, dati, informazioni disponibili che possono supportare la caratterizzazione.
I Settori antropici considerati sono individuati con riferimento all’art. 6 del D. Lgs. 152/2006: rifiuti, caccia, pesca, turismo, trasporti, industria, attività produttive e servizi, energia, gestione delle acque, assetto territoriale, agricoltura e zootecnia, gestione delle foreste, telecomunicazioni.
Le questioni ambientali pertinenti al p/p, che derivano dalla interazione tra i settori antropici e gli aspetti dello stato della componente, costituiscono la chiave di lettura della caratterizzazione, peculiare della VAS, in quanto permettono di evidenziare le criticità e/o “questioni” specifiche per l'ambito territoriale di influenza del p/p sulle quali lo stesso potrebbe incidere agendo sui fattori d’impatto oltreché direttamente sulla qualità ambientale, tenendo sempre in riferimento i principali obiettivi ambientali.
Tutte le informazioni, e in particolare quelle relative alla pianificazione di riferimento e agli indicatori, dati, informazioni disponibili, possono essere integrate con informazioni specifiche relative alle diverse realtà regionali.
Gli indicatori riportati per ciascuna componente sono indicatori individuati a livello nazionale, non sempre aggiornati regolarmente e disponibili disaggregati. Di questo si deve tener conto quando si scelgono gli indicatori per la caratterizzazione del p/p in valutazione.
Inoltre i set di indicatori riportati nelle presenti Linee guida non devono essere considerati esaustivi ma devono essere integrati da ulteriori indicatori in funzione del tipo di p/p e delle caratteristiche dell’area interessata.
Testo a cura di Gloria Giovannoni, Carmela D'Aiutolo e Alessandro Franchi


Gestione dei rifiuti radioattivi, a che punto siamo in Italia?


 rifiuti radioattivi
Il Rapporto preliminare del programma nazionale (Rr) pubblicato nel marzo scorso ha aperto il procedimento di Valutazione ambientale Strategica (Vas) per le azioni di gestione dei rifiuti radioattivi. Un percorso con gravi ritardi quello verso il deposito nazionale: il programma nazionale, che doveva essere presentato alla Commissione Ue ad agosto scorso, muove, ora e in Italia, i primi passi, molto incerti come vedremo; tra le istituzioni competenti a fornire osservazioni manca l’Ispettorato per la sicurezza nucleare (Isin) che, non costituito dopo la nota gaffe del Governo, viene surrogato da Ispra; la Guida tecnica 29 rilasciata due anni fa da Ispra fornisce i criteri per la localizzazione del deposito per i rifiuti radioattivi di categoria I e II, il maggior quantitativo, ma omette ogni riferimento ai rifiuti di alta attività, categoria III, che, seppur in minor quantità, sono i più temuti; infine la carta dei siti potenzialmente idonei per il deposito (Cnapi) giace da un anno nel cassetto governativo, e soggetta, come appare evidente, a esigenze elettorali rischia qui da noi di rimanere un “oscuro oggetto del desiderio”.
Nel merito il Rp scorda il reattore Galileo e le attività a Pisa presso il Camen, oggi Cisam, proponendo anzi per quest’ultimo impianto di non considerare i rifiuti provenienti da attività militari, che invece sono sempre stati inventariati e il cui conferimento era previsto al deposito nazionale.
Il Rp sorvola agilmente sulle indicazioni della Commissione d’inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti e della Commissione Stato – Regioni che, a partire dal 1999, avevano indicato la costituzione di un’Agenzia ad hoc per la gestione dei rifiuti, a garantire terzietà e scientificità delle procedure, dando così per scontato il ruolo della Sogin, che nello stesso periodo di tempo ha dato molteplici e crescenti prove di inadeguatezza a svolgere il compito, anche prima dell’attuale stallo del gruppo dirigente.
Per scontata viene anche data l’esistenza, a latere del deposito, del parco tecnologico, introdotto come “incentivo” nel fallito tentativo di rilancio del nucleare del Governo Berlusconi (2011) e che abbiamo già proposto in un precedente convegno che venga cassato, lasciando mano del tutto libera agli enti territoriali coinvolti. Viene poi assunta l’interpretazione, falsa, che l’invio del combustibile irraggiato al riprocessamento in Francia, sia stato conseguente all’opposizione delle comunità locali allo stoccaggio a secco.
Questa falsificazione appare chiaramente strumentale a sbrigare in poche righe la questione del dove mettere l’alta attività:  “…durante il periodo transitorio di permanenza dei rifiuti radioattivi ad alta attività nel deposito stesso sarà individuato il loro smaltimento in un deposito geologico, anche tenendo conto delle opportunità offerte in futuro nel quadro degli eventuali accordi internazionali per realizzare una struttura di smaltimento.”  Un modo ingenuamente furbo per alimentare la speranza di una soluzione “all’estero”, presentando come un assioma la convivenza tra smaltimento definitivo della bassa attività e deposito provvisorio dell’alta attività, mentre questo dovrebbe essere il punto di arrivo di una procedura.
Una vera chicca appare poi affidare la verifica dell’inventario dei rifiuti radioattivi ai Carabinieri. Al di là della complessità delle misure e delle procedure necessarie che richiedono competenze elevate e specifiche, il governo dimentica che l’autorità di controllo, Ispra, ha in materia i poteri dell’autorità giudiziaria.
Analisi senz’altro più approfondite il programma nazionale dovrà dedicare alla questione dei cask e, soprattutto, a quella attualmente più rilevante della cementazione dei rifiuti liquidi ad alta attività. Auspichiamo infine che il governo bocci la pratica dell’incenerimento dei rifiuti radioattivi, vietata da quasi tutte le autorità nazionali per la sicurezza nucleare ma programmata da Sogin.
E restiamo a disposizione di tutti gli stakeholder che richiedessero un supporto tecnico-scientifico.

fonte: www.greenreport.it

#SbloccaItalia, 12 nuovi inceneritori strategici in Italia: quale sarà l’impatto sull’ambiente?

12 inceneritori

Lo Sblocca Italia ha reso “strategici” 12 nuovi inceneritori da costruire sul territorio nazionale, che mirerebbero a bruciare 2 milioni di tonnellate di rifiuti aggiuntivi in un anno (circa il 30 per cento di più degli attuali). Con questa mossa il Governo accelera i tempi, evitando la procedura di Valutazione ambientale strategica (VAS).
La decisione sembra effettivamente studiata per sottrarre gli inceneritori alla Vas, che comporterebbe un’analisi molto più approfondita, e che esporrebbe il progetto alle osservazioni di associazioni, cittadini ed enti locali, come le Regioni, che in questo modo non potranno opporsi, ma dovranno limitarsi a decidere gli spazi dove costruire gli impianti.
Il Governo minimizza, ma quale sarà l’impatto sull’ambiente? L’abbiamo chiesto ad alcune associazioni di categoria.
OTTIMISTI
inceneritori sì
Elisabetta Perrotta, Direttore FISE Assoambiente:
Gli inceneritori costituiscono una tipologia di trattamento ben consolidata a livello mondiale, e in particolare in Europa, dove se ne registrano almeno 448 per rifiuti urbani, diffusi nei paesi membri dell’Unione europea, Islanda e Norvegia (Fonte: European Topic Centre, 2014).
Il loro ruolo è altrettanto ben definito e riconosciuto anche nell’ambito della Circular economy: tali impianti, oltre a recuperare parte del contenuto energetico di rifiuti che non sarebbero riciclabili, (producendo energia elettrica e termica evitando il ricorso a combustibili fossili), consentono di evitare che tali rifiuti siano smaltiti in discarica, che rappresenta l’ultimo gradino della gerarchia dei rifiuti stabilita dalla direttiva quadro 2008/98/CE ed è fonte di maggiori impatti ambientali.
Questa tipologia di trattamento è oggetto di precise e rigorose norme europee che ne regolano gli aspetti autorizzativi, tecnici, gestionali e di controllo delle emissioni. In particolare, uno dei Centri di ricerca della Commissione europea ha definito, da oltre un decennio, le BAT (Best Available Techniques), che costituiscono a livello europeo il riferimento (tenuto debitamente aggiornato) per stabilire le condizioni autorizzative in modo da prevenire e ridurre gli impatti nell’ambiente di tali impianti.  
Alla luce del contesto normativo-tecnico richiamato (già molto più rigoroso e severo rispetto ad altre attività industriali, riscaldamento civile e traffico), bisogna aggiungere che il futuro impatto dei nuovi impianti  di incenerimento individuati dal Ministero dell’Ambiente saranno anche oggetto anche di attente valutazioni, condivise da tutte le autorità competenti nel corso dell’iter autorizzativo.
L’impatto ambientale che si auspica possa derivare da tale valutazione è l’uscita dalle continue e ripetute fasi emergenziali che il nostro Paese sta affrontando ormai da troppi anni, attraverso la realizzazione di un contesto di gestione integrata efficiente e sostenibile che veda in primo piano la prevenzione e il recupero di materia e poi la possibilità di recuperare anche il potenziale energetico dei rifiuti.
PESSIMISTI
inceneritori no
Dante Caserta, Vicepresidente WWF Italia:
L’incenerimento non costituisce la soluzione del problema “rifiuti” che, al contrario, va affrontato mettendo in atto politiche tese alla riduzione alla fonte e al riciclo delle materie che compongono i rifiuti. Nel caso dell’incenerimento, inoltre, non possono essere trascurati gli effetti negativi su ambiente e salute umana attestati da numerosi studi scientifici indipendenti. E lo stesso concetto di recupero energetico dall’incenerimento va contestato, atteso che l’energia recuperata bruciando è minore di quella necessaria per produrre nuovamente i prodotti bruciati.
La proposta di realizzare 12 nuovi inceneritori in Italia parte poi da presupposti infondati perché si basa su un calcolo del fabbisogno impiantistico errato. Innanzitutto è sbagliato assumere come base di calcolo il raggiungimento del 65% della raccolta differenziata, senza considerare che questo è un obiettivo minimo e non massimo e che in sede comunitaria si stanno proponendo obiettivi di riciclo di carta e plastica (circa l’80% dei materiali con valore calorifico utili per il “recupero energetico”) più alti di quelli oggi previsti.
Peraltro, l’andamento della produzione di rifiuti solidi urbani è in calo da anni e le politiche comunitarie vogliono che questo trend diventi un obiettivo anche in periodi di crescita economica mediante l’attuazione di programmi di prevenzione dei rifiuti: definire un fabbisogno impiantistico nazionale di inceneritori che non tenga conto di tali trend significa ammettere che l’Italia intende violare le disposizioni comunitarie sulla prevenzione.
Secondo i dati forniti da ISPRA, poi, la capacità impiantistica esistente di impianti di incenerimento per rifiuti urbani e assimilati è di circa 7,2 milioni di tonnellate (senza considerare le quantità che potrebbero trovare spazio in altri impianti assimilabili già esistenti).
Considerata la composizione merceologica dei rifiuti prodotti in Italia, le frazioni combustibili presenti nei rifiuti solidi urbani e assimilati (carta, cartone, legno, plastica e tessili) ammontano a 11,8 milioni di tonnellate (dati 2013).
Se per le frazioni carta, cartone, legno e plastica è obbligatorio raggiungere il 50% di riciclo o di preparazione per il riutilizzo entro il 2020, la disponibilità reale si abbassa a circa 5,1 milioni di tonnellate annue, ben al di sotto della capacità impiantistica esistente.
Invece di imporre la costruzione di 12 nuovi inutili inceneritori, quindi, secondo il WWF si dovrebbe:
1. Definire piani regionali di gestione del ciclo dei rifiuti che puntino decisamente a riduzione, riuso e riciclo dei materiali, conseguendo e superando al più presto su scala nazionale la  soglia del 65% di raccolta differenziata (obiettivo che andava conseguito entro il 2012);
2. Aggiornare il Programma nazionale di prevenzione, individuando un regime di responsabilità estesa del produttore con obiettivi di riciclo nei settori della plastica non da imballaggio, del tessile, della carta grafica e della carta per uso igienico, e fissando obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti e con l’obbligo della cauzione rispetto ai prodotti di plastica;
3. Definire l’assetto dell’equilibrio geografico che contempli la possibilità di procedere all’adattamento di impianti già esistenti di coincenerimento o di incenerimento di speciali, disponendo in compensazione la chiusura di impianti già esistenti nelle regioni con disponibilità in eccesso.
Agostino Di Ciaula, Comitato Scientifico Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) Italia:
La previsione di realizzare nuovi impianti di incenerimento va in direzione contraria rispetto alle principali direttive europee, che anche nel recente “pacchetto per l’economia circolare” indicano la necessità di una “drastica limitazione dell’incenerimento con o senza recupero di energia entro il 2020” e persino “incoraggiano gli Stati Membri ad introdurre disincentivi economici per lo smaltimento in discarica e per l’incenerimento”.
Gli indirizzi europei trovano razionale, oltre che nella necessità di procedere a recuperare materia invece di trasformarla in scorie tossiche da smaltire in discariche speciali con elevati costi economici e ambientali, anche nelle numerose e crescenti evidenze scientifiche sulla nocività delle emissioni degli inceneritori per i residenti nei territori limitrofi.
Oltre alla corposa letteratura internazionale, in continua crescita, abbiamo oggi a disposizione anche autorevoli studi nazionali (per citarne solo alcuni: Moniter, ERAS Lazio, studi ARPA sull’inceneritore di Vercelli e Cosmari nelle Marche, un recentissimo studio sull’inceneritore di San Zeno) che continuano a confermare le negatività degli impatti ambientali e sanitari degli impianti di incenerimento anche di nuova generazione, e lo stato di discriminazione ambientale e sanitaria delle comunità costrette ad ospitare questi impianti.
Inoltre, l’elevato numero di impianti previsti con l’applicazione dell’articolo 35 dello Sblocca Italia contribuirebbe ad un incremento rilevante di emissioni di gas serra, procedendo in direzione contraria persino agli impegni COP21.
Secondo la normativa nazionale vigente (D.Lgs. 152/2006) l’obiettivo finale della gestione dei rifiuti deve essere quello di favorire la tutela della salute umana e dell’ambiente. Questo obiettivo può raggiungersi solo mediante una completa esclusione dell’incenerimento sotto qualunque forma, oltre che con un progressivo abbandono dei conferimenti in discarica (anche di ceneri tossiche).
In parallelo è necessario orientarsi verso modelli sostenibili che prevedono la riduzione della produzione dei rifiuti, il recupero di materia in tutte le forme che gli sviluppi tecnologici delle tecnologie “a freddo” oggi consentono e lo sviluppo dell’economia circolare, anche in considerazione delle rilevanti opportunità occupazionali che questo genererebbe.  


fonte: www.greenbiz.it

Dpcm inceneritori alla prova della Vas


La conclusione della procedura di verifica di assoggettabilità a valutazione ambientale strategica (Vas) dello
schema di decreto sugli inceneritori di rifiuti, avviata in ottemperanza alle richieste formulate dalle Regioni, è prevista per la metà di giugno.
La notizia arriva dalla Camera dei Deputati dove martedì scorso 19 aprile 2016, rispondendo a diverse interpellanze e interrogazioni dell'Aula, la Sottosegretaria del MinAmbiente ha reso nota l'avvenuta sottoposizione alla procedura di valutazione ambientale dello schema di Dpcm che monitora il fabbisogno a livello nazionale degli inceneritori di rifiuti, individuando gli impianti da realizzare (in attuazione del Dl 133/2014, cd. "Sblocca Italia").
La procedura di assoggettabilità a Vas dello schema di decreto, che ha ricevuto il via libera dalla Conferenza
Stato-Regioni il 4 febbraio scorso, dovrebbe concludersi a termini di legge entro il 15 giugno 2016 (90 giorni
dall'acquisizione dell’istanza di assoggettabilità da parte dell’autorità competente, avvenuta il 17 marzo scorso).
Il MinAmbiente ha segnalato anche di aver accolto la richiesta di istituire, presso la Conferenza Stato-Regioni, un Comitato per la gestione integrata ed efficiente del ciclo dei rifiuti.

fonte: www.retemabiente.it

WWF: Trivelle, 42 piattaforme offshore «non sono state sottoposte a valutazione ambientale»

Wwf: l’età media è 35 anni, in 8 sono già non operative. Perché non sono state smantellate?

referendum trivelle
Ben 42 piattaforme (il 47,7%) delle 88 localizzate nella fascia off-limits delle 12 miglia – rientranti dunque nell’oggetto del referendum sulle trivelle atteso il prossimo 17 aprile – non hanno «mai passato la procedura di Valutazione di impatto ambientale», con il governo che ha inoltre «stralciato il Piano delle aree impedendo lo svolgimento della Valutazione ambientale strategica».
È quanto sottolinea il Wwf, all’avvinarsi della consultazione referendaria, nell’e-book “Trivelle insostenibili – Come far uscire l’Italia dall’oscurantismo energetico”, presentato stamani alla Sapienza di Roma. Nella stessa occasione il Panda ha inoltre precisato che l’età media delle piattaforme offshore entro le 12 miglia è di 35 anni, e che ben il 48% delle piattaforme supera i 40 anni di attività. «Di queste, 8 (tutte dell’Eni) sono classificate come “non operanti” e ben 31 (il 35% del totale delle 88 piattaforme) sono classificate come “non eroganti”». Perché dunque – chiedono gli ambientalisti – il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Ambiente non hanno chiesto «alle aziende estrattive di procedere allo smantellamento e al ripristino dei luoghi per le 8 piattaforme “non operative”». E perché non è mai «stata condotta un’indagine accurata sulle piattaforme “non eroganti” per stabilire se in molte di queste non si nascondano in realtà strutture che devono essere smantellate?».
Il Wwf torna poi a concentrarsi sui privilegi che fanno dell’Italia un “paradiso fiscale” per i petrolieri, come il valore risibile delle concessioni o il sistema di esenzioni che non fa pagare le prime 50mila tonnellate di petrolio estratte all’anno a mare e i primi 80 milioni di Smc di gas.
Stimoli di riflessione in una campagna in cui si preferisce troppo spesso il rumore ai pensieri, perdendo tra l’altro di vista l’orizzonte più ampio in cui è inserita l’Italia: l’Unione europea.
Proprio quest’anno, infatti, l’Ue inizia la revisione completa della sua politica energetica, dalle regole su rinnovabili ed efficienza energetica, alla definizione dell’Unione per l’energia, alle conseguenze per l’Ue dell’Accordo di Parigi. È dunque evidente l’importanza di ritrovare in ogni Paese membro un indirizzo politico che sostenga concretamente politiche di sostenibilità. L’Italia rientra in questo quadro?
«In questo momento – risponde Monica Frassoni, Co-Presidente del Partito Verde Europeo – la posizione dell’Italia in questa fondamentale partita è dalla parte di chi crede ancora che futuro, innovazione e lavoro siano ‘fossili’. Noi auspichiamo che questo referendum possa invece rappresentare una potente spinta per cambiare strada e riportare l’Italia su posizioni più utili ad una transizione energetica ‘verde’, possibile e conveniente».

fonte: www.greenreport.it