Visualizzazione post con etichetta #ValutazioneImpattoAmbientale. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #ValutazioneImpattoAmbientale. Mostra tutti i post

Trivelle, “PiTESAI a rischio farsa”

 









Le osservazioni di Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia sul Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee.

“I tempi per il perfezionamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica e i contenuti del

Una devastazione appenninica per un gas che non ci serve.





Senza neppure attendere l’esito della campagna di monitoraggio dell’aria richiesta dalle prescrizioni della VIA, è stata rilasciata l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’esercizio della centrale di compressione gas della società Snam Rete Gas sita nel Comune di Sulmona (AQ), zona ad alto rischio sismico e nei pressi della faglia attiva del Monte Morrone. L’impianto dovrebbe essere utilizzato per il futuro gasdotto “Linea Adriatica”, che a dispetto del suo nome attraverserebbe da sud a nord le aree appenniniche più altamente sismiche del nostro Paese, nonchè di eccezionale valenza ambientale e paesaggistica, dunque con la sottrazione di centinaia di ettari di terreni agricoli e l’abbattimento e l’eradicazione di almeno cinque milioni di alberi. Prosegue la mobilitazione popolare: già nel 2018 a Sulmona una manifestazione popolare contro la centrale ha visto la partecipazione di 12.000 persone e l’adesione di quasi 400 istituzioni ed organizzazioni, sostenute dalle amministrazioni locali.

fonte: www.rete-ambientalista.it/


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

#Iscriviti QUI alla #Associazione COORDINAMENTO REGIONALE UMBRIA RIFIUTI ZERO (CRU-RZ) 


=> Seguici su Blogger 
https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram 
http://t.me/RifiutiZeroUmbria
=> Seguici su Youtube 

Isde Umbria e Perugia: Perche' e' necessario sottoporre a VIA la richiesta di bruciare CSS Combustibile nel cementificio della Colacem S.p.A e Barbetti di Gubbio?

 


Oggetto: OSSERVAZIONI AI SENSI DELL ART 19 D.LGS 152/2006: Procedura di Verifica di Assog-gettabilità a VIA del Progetto” Utilizzo del CSS-Combustibile” da realizzarsi all’interno della Ce-menteria Colacem spa esistente, sita in Loc. Ghigiano nel Comune di Gubbio Proponente: Società Colacem Spa (cod. pratica 02-94-2021). Comunicazione, pubblicazione, documentazione, proce-dibilità istanza e avvio consultazioni.

Relazione ISDE per parere Colacem definitiva 12-marzo-2021


SistemaSalute: La Rivista italiana di educazione sanitaria e promozione della salute

Rivista del Centro Sperimentale per la Promozione della Salute e l'Educazione Sanitaria dell'Università degli Studi di Perugia

monografia_SISA_2020_3


#IsdeUmbria - #IsdePerugia 


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Enter your email address:

Delivered by FeedBurner

Lettera aperta alle istituzioni su grandi opere e valutazione di impatto ambientale

La denuncia. La tutela di salute, clima, biodiversità e paesaggio passi per valutazioni ambientali di piani e progetti svolte con rigore, trasparenza e partecipazione: ecco le nostre proposte. Da Friday For Future al Forum dell'Acqua, da Italia Nostra a centinaia di comitati locali



Un ampio fronte di 200 organizzazioni nazionali e locali ha inviato una lettera aperta al Presidente Draghi, ai ministri della Transizione Ambientale e della Cultura, alla Commissione Europea e ai parlamentari di ogni schieramento per chiedere una rigorosa applicazione delle normative comunitarie sulle procedure di valutazione ambientale relative a piani e grandi progetti. Queste dovrebbero essere realmente connotate da trasparenza e partecipazione del pubblico nelle scelte come richiesto dall’Unione Europea e al contrario di quanto avviene in Italia.

Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.), Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) e Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.): si tratta di procedure ancora poco note al grande pubblico che invece dovrebbero essere centrali nella vita del paese visto che riguardano impianti energetici, raffinerie, gasdotti, porti, autostrade ecc..
Associazioni, comitati, reti di cittadini, da quelle nazionali come Friday For Future, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Italia Nostra e tante altre, alle reti “Per il Clima Fuori dal Fossile” e “Mamme da Nord a Sud” fino a una miriade di associazioni e comitati locali da tutte le regioni da anni impegnati sul territorio e che hanno esperienza diretta delle imbarazzanti procedure di VIA condotte dal Ministero dell’Ambiente, si sono ritrovate in questo appello che reclama garanzie per la tutela di diritti primari, da quello alla salute a quello della tutela del paesaggio, della biodiversità e del clima.

In Italia le grandi imprese, invece di affrontare la sfida di vedersi valutare pubblicamente i propri progetti come prevedono le leggi internazionali, vivono queste procedure come fastidiosi orpelli. È lì, invece, che si dovrebbe vagliare la qualità della progettualità di un paese. Continuano quindi a chiedere di stravolgere le regole in una continua gara ad abbassare l’asticella delle tutele, peraltro conducendo il paese a continui fallimenti. Basti pensare che le norme sulla V.I.A. sono cambiate nel 2017 con il D.lgs.104/2007 per introdurre la solita e vacua “semplificazione”.

La situazione è…peggiorata! Invece di trarre le dovute conseguenze nel 2020 si è pensato a introdurre altre modifiche nel DL “Semplificazioni”, immediatamente da noi denunciate. Dopo pochi mesi proprio chi ha pensato di beneficiare di tali leggi ora grida al loro fallimento!

Recentemente il Presidente della Commissione VIA nazionale, il Dr. Atelli, ha ammesso candidamente e autorevolmente che l’ingorgo di 600 progetti attualmente in valutazione presso il Ministero dell’Ambiente – molti da diversi anni – è dovuto al fatto che anche i progetti fatti male, superficiali o incompleti, sono incredibilmente e irritualmente ammessi alla procedura invece di essere respinti subito.

Così perdono tempo tutti, dai cittadini interessati agli enti locali impegnati in estenuanti lungaggini. Un vero e proprio “accanimento” per usare le parole del presidente Atelli che spesso finisce con l’approvazione di progetti rattoppati a furia di integrazioni con i cittadini che presentano preziose osservazioni usati nei fatti come meri “correttori di bozze” svilendo così il rapporto con le comunità.

Il 90% dei progetti alla fine ha comunque l’OK: viene da chiedersi come mai se hanno tali e tante criticità ammesse dagli stessi valutatori. Escono quindi pareri con decine o centinaia di prescrizioni che, secondo la Commissione Europea, sono un segnale di scarsa qualità di progetti che non avrebbero dovuto avere alcun seguito venendo respinti al mittente.

Addirittura da tempo associazioni e ricercatori segnalano inutilmente al Ministero casi spudorati di copia-incolla, strafalcioni, errori. Addirittura studi di impatto ambientale fatti attraverso foto e senza recarsi sul posto nonostante i progetti spesso valgano centinaia di milioni di euro. Per non parlare, poi, delle verifiche dell’ottemperanza di tali prescrizioni sui cantieri, che, quando va bene, vengono fatte da funzionari seduti a Roma sulle carte inviate dai proponenti.

È ovvia la reazione dei cittadini che si vedono arrivare progetti che mettono a rischio la qualità della vita. Il paradosso di questa corsa al ribasso è che a farne le spese sono alla fine i progetti meritevoli di attenzione che rimangono invischiati nelle lentissime e farraginose procedure ministeriali. Insomma, ci si chiede perché mai un’azienda dovrebbe puntare su una progettazione di qualità in queste condizioni.

Nella lettera aperta si avanzano numerose proposte, alcune delle quali già operative da anni in alcune regioni che paradossalmente sono più celeri nelle valutazioni della burocrazia ministeriale, a riprova che trasparenza e partecipazione e un dibattito maturo sono caratteristiche di un paese più civile e che le scorciatoie delle cosiddette semplificazioni falliscono clamorosamente quando hanno l’obiettivo di favorire i soliti noti che vedono nel solo profitto il loro orizzonte occultando le problematiche oggettive nascoste in troppi progetti.

Ad esempio, è letteralmente scandaloso che un punto cardine delle norme europee, la cosiddetta “inchiesta pubblica” sui progetti più controversi, prevista dal Testo Unico dell’Ambiente fin dal 2006, non sia mai stata attuata dal Ministero dell’Ambiente al contrario di diverse regioni che l’hanno avviata sugli interventi di loro competenza. Evidentemente, vista la qualità dei progetti, dobbiamo pensare che nelle stanze ministeriali si ritenga opportuno evitare qualsiasi dibattito pubblico.

Le proposte delle associazioni vanno dalla pubblicizzazione degli ordini del giorno della Commissione V.I.A. nazionale alla possibilità di fare audizioni, cosa prevista in alcune regioni (purtroppo ancora poche) e che garantisce in tempi certi un sereno confronto tra le parti, con i media che potrebbero approfondire ad horas i pro e i contro dei progetti in questione.

Tutto a costo zero, tra l’altro. Necessario, poi, un controllo reale sul campo sui cantieri, che sia trasparente e partecipato. Indispensabile rivedere i pareri di opere approvate dieci anni fa che per un incredibile gioco di leggi e leggine hanno provvedimenti V.I.A. “highlander”, senza scadenza, in palese contrasto con i principi comunitari visto che oggi le condizioni ambientali e sociali e le conoscenze scientifiche sono radicalmente cambiate.

Nel DL “Semplificazioni”, paradossalmente, invece di rafforzare le strutture esistenti e aprirle alla trasparenza, hanno pensato bene di introdurre una seconda commissione, per i progetti del Piano Clima Energia. Altra complicazione più che semplificazione, come ammesso oggi dal Presidente della Commissione V.I.A.. Noi l’avevamo detto; ai problemi complessi come quelli propri di una procedura come la V.I.A. se si risponde pensando di dare risposte di questo tipo alla fine il sistema va in tilt come puntualmente avvenuto.

Le associazioni come sempre sono aperte al confronto sulle regole: in un momento storico così delicato la partecipazione dei cittadini nelle scelte e la trasparenza sono fondamentali. Noi ci siamo.

fonte: https://ilmanifesto.it


#RifiutiZeroUmbria - Sostienici nelle nostre iniziative, anche con un piccolo contributo su questo IBAN IT 44 Q 03599 01899 050188531897Grazie!

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

Rinnovabili, Kyoto Club: Dl Semplificazioni frena lo sviluppo

Dl Semplificazioni e fonti rinnovabili, critiche dal fronte ambientalista dopo l'approvazione al Senato del provvedimento




Diverse le novità introdotte dal Dl Semplificazioni, anche sul fronte delle energie rinnovabili. Dopo il passaggio al Senato molti emendamenti hanno arricchito il disegno di legge, che già poteva contare su misure come l’articolo 56 (relativo alla VIA). Un provvedimento che trova però l’opposizione di vari esponenti dell’ambientalismo italiano.

L’articolo 56 del Dl Semplificazioni modifica le procedure per il rilascio della Valutazione di Impatto Ambientale. Nello specifico per quei casi riguardanti l’ammodernamento di impianti esistenti. Dopo l’approvazione definitiva oggetto della VIA sarà soltanto la variazione generata col nuovo progetto (rispetto alla situazione precedente l’intervento).

Introdotta anche la “dichiarazione di inizio lavori asseverata”, in analogia con la CILA. I lavori non saranno sottoposti a valutazioni ambientali e paesaggistiche, purché risultino con impatto quasi nullo e privi di effetti urbanistici. Il senatore pentastellato Gianni Girotto ha sottolineato l’introduzione, durante il passaggio al Senato, di misure specifiche per il fotovoltaico. Inserito:

Il riconoscimento dell’incentivo per gli impianti fotovoltaici che saranno realizzati sulle cave e le discariche.

Tutt’altro che positivo è stato il commento del mondo ambientalista italiano. A cominciare da Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club e nel direttivo di Legambiente. Nessuna proposta delle associazioni è stata accolta, sottolinea Ferrante, mentre sarebbero state introdotte misure a favore del comparto petrolifero.

Ferrante rimprovera al Governo l’aver ignorato alcune proposte come la semplificazione per il rinnovo dei parchi eolici esistenti. Inascoltati anche i suggerimenti in materiali di piccoli impianti geotermici o idroelettrici. Il tutto mentre le rinnovabili risultano ancora appesantite, prosegue il vicepresidente del Kyoto Club, da procedure autorizzative macchinose. Al contrario, ha concluso Ferrante, il Dl Semplificazioni introdurrebbe:

Ulteriori facilitazioni a favore del comparto petrolifero: royalties più basse sulle trivellazioni a terra e in mare, meno vincoli autorizzativi per la costruzione di nuovi oleodotti.

fonte: www.greenstyle.it


RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz 
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria

La Regione Umbria risponde al WWF: necessaria la verifica di assoggettabilità a via




















Il Servizio Sostenibilità ambientale, Valutazioni ed Autorizzazioni ambientali della Regione Umbria, per bocca del suo dirigente Dr. Andrea Monsignori, risponde alla richiesta di accesso agli atti inoltrata dall’Avv. Valeria Passeri in qualità di VicePresidente del WWF Perugia e conferma che, in data 25/05/2020, le cementerie eugubine Colacem e Barbetti hanno presentato “comunicazione di modifica non sostanziale dell’Autorizzazione Integrata Ambientale… …per l’utilizzo di Combustibile Solido Secondario che abbia cessato la qualifica di rifiuto”.
Alla richiesta delle due aziende di “MODIFICA NON SOSTANZIALE”, la Regione risponde che, in base alle normative vigenti, “il progetto dovrà essere preventivamente sottoposto alla Verifica di Assoggettabilità a VIA” (Valutazione di Impatto Ambientale n.d.r.) poiché si tratta di “modifiche o estensioni di progetti di cui all'allegato III o all'allegato IV già autorizzati, realizzati o in fase di realizzazione, che possono avere notevoli ripercussioni negative sull'ambiente”.
“POSSONO AVERE NOTEVOLI RIPERCUSSIONI NEGATIVE SULL'AMBIENTE”
Questo conferma le tesi avanzate dal WWF e dai Comitati di cittadini, circa l’inapplicabilità della procedura semplificata, dal momento che l’utilizzo del CSS come combustibile nella produzione del cemento si configura come una MODIFICA SOSTANZIALE  per le sue possibili ricadute ambientali in senso peggiorativo sulle emissioni in atmosfera in primis.
Peccato leggere, invece, nella lettera inviata alle due Cementerie dal Dirigente della Regione, il riferimento errato all'art. 29 nonies testo unico ambiente, sulla modifica non sostanziale. Perché non si vuole aprire il contraddittorio tecnico a tutti gli enti competenti e ai cittadini come legge comanda?







Avv. Valeria Passeri

#WWFPerugia RifiutiZeroUmbria @Cru_rz

#RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542

=> Seguici su Twitter - https://twitter.com/Cru_Rz 
=> Seguici su Telegram - http://t.me/RifiutiZeroUmbria 

Costa: «È nata la nuova Commissione Via Vas: è un’eredità che lascio con grande gioia al futuro dell’Italia»
















«L’avevamo promesso e l’abbiamo fatto. È nata la nuova Commissione Via Vas. Vi sembrerà una notizia di poco conto e invece è determinante per il nostro futuro e sono felice di essere riuscito a portarla a termine dopo un lavoro durato quasi un anno. La Commissione Via Vas effettua le valutazioni di impatto ambientale dei progetti, delle opere, dalle trivellazioni ai grandi impianti industriali, per intenderci».

Lo ha fatto sapere il ministro dell’Ambiente Sergio Costa con un post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

«Ebbene, quella che fino ad oggi ha operato era stata nominata più di dieci anni fa. Scaduta, ma non rinnovata e sulle nuove nomine decretate nella scorsa legislatura c’erano state inchieste e rilievi della Corte dei Conti,» ha spiegato Costa.

«In genere» prosegue il post «erano nominati dai miei predecessori con chiamata diretta. Io ho voluto un avviso pubblico, alla quale potessero partecipare i migliori professionisti del Paese. E ho predisposto che per la prima volta la commissione dovesse essere costituita anche da medici, perché tra ambiente e salute c’è un rapporto imprescindibile. Sono arrivati più di 1200 curricula e abbiamo formato varie commissioni di valutazione costituita da docenti universitari e giuristi per selezionare i curricula di tecnici, giuristi, esperti ambientali e medici».

«E quindi sono felice di annunciare che dopo mesi di lavoro da parte dei selezionatori, i nuovi 40 commissari, sono pronti ad entrare in azione per il bene del Paese, la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini. È un’eredità lascio con grande gioia al futuro dell’Italia. Buon lavoro a tutti,» ha concluso Costa.

fonte: http://www.recoverweb.it/

Cicli di vita dei veicoli elettrici e prospettive di economia circolare

I mezzi elettrici, data la tecnologia ad oggi disponibile, rappresentano la risposta per la diminuzione dei gas serra e degli agenti inquinanti in atmosfera, grazie alla loro prerogativa di essere ad emissioni zero durante il loro uso




















Il rapporto “Electric vehicles from life and circular economy perspectives” dell'Agenzia europea per l'ambiente intende esporre tutte le fasi inerenti la vita di un veicolo elettrico valutandone, attraverso indagini e ricerche, tutti gli aspetti e dunque anche quelli meno a favorevoli e meno in linea con la raggiunta sensibilità ambientale.
Nonostante i veicoli elettrici non possano garantire un impatto zero durante tutto il loro ciclo di vita, questi, conferma il rapporto, sono ad oggi la soluzione più adeguata ed efficace a soddisfare gli obiettivi di riduzione dei gas serra (Greenhouse gas – GHG) e di sostanze inquinanti in atmosfera.
Se da un lato il loro utilizzo permette un abbattimento considerevole delle sostanze nocive, dall’altro i processi produttivi in cui sono coinvolti risultano tutt’altro che “green oriented” ed è proprio sulle fasi che caratterizzano il ciclo di vita dei veicoli elettrici che il rapporto si sofferma.
Volendo partire dalle batterie/accumulatori, elemento chiave dei veicoli elettrici, su queste gravano le energie necessarie all’estrazione dei minerali utili per la loro fabbricazione. Si tratta di macchinari, catene di estrazione, bulldozer e camion che essendo azionati da motori termici fanno risalire il loro esercizio a combustibili fossili. Inoltre una volta che le batterie sono realizzate ed entrano in esercizio, queste, ad oggi, sono ricaricate anche con energia elettrica derivante dal fossile.
Il rapporto conferma che, se almeno nelle fasi di ricarica dei veicoli elettrici a batteria (Battery Electric Vehicle BEV) l’energia fornita derivasse da sole fonti rinnovabili, le emissioni inquinanti dei BEV sarebbero del 90% inferiori rispetto ad un veicolo termico tradizionale.
Le fasi di produzione di un veicolo elettrico richiedono una vasta gamma di materie prime a confronto di quelle necessarie per la produzione di un veicolo termico. Per la realizzazione delle batterie per i motori elettrici, occorrono ad esempio grandi quantità di metalli tra cui il rame (per una quantità circa 4 volte superiore ad un veicolo tradizionale), allumino ed acciaio oltre a materie critiche così classificate per importanza economica e per il rischio di approvvigionamento come ad esempio il tungsteno, il cobalto, il litio, la grafite oltre alle terre rare.
I giacimenti di estrazione delle materie critiche e delle terre rare sono principalmente localizzati in Africa ed in Asia dove sono deboli e del tutto assenti le garanzie per la salute dei lavoratori a cui si aggiunge una scarsa o nulla attenzione nei processi di estrazione, lavorazione e raffinazione.
Quanto appena detto comporta nei siti la contaminazione delle acque sotterranee, causando inquinamento delle sorgenti di acqua potabile delle comunità locali, aumentandone l’esposizione ai rischi della radioattività ed alle malattie delle vie respiratorie.
Le miniere di terre rare da cui si estrae ad esempio il Disprosio ed il Neodimio, usati per la produzione di magneti dei veicoli elettrici, hanno un impatto negativo sulla salute umana. Le miniere di neodimio producono polvere che può provocare embolismo polmonare e danni al fegato per una sovraesposizione prolungata dell’organo.
A questo proposito l’istituto Federale Tedesco per le geoscienze e le risorse naturali sta attualmente lavorando con il Ministro delle miniere congolese per migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza dei lavoratori addetti all’estrazione di titanio e tungsteno.
veicoli-elettrici.jpg
Altri elementi messi in evidenza dal rapporto sono la grandezza, il peso e la forma del veicolo. Come risulta facile immaginare i BEV di grandi dimensioni e dunque più pesanti necessitano di batterie di dimensioni più grandi per accumulare quantità maggiori di energia necessaria e questo aumenta la porzione di gas serra ed inquinanti nell’aria che insistono su di esse.
Per quanto riguarda la forma è di fondamentale importanza che venga tenuto più basso possibile il valore di resistenza che oppone all’avanzamento la sezione frontale del veicolo, mentre per il peso si torna a valutare l’impatto ambientale necessario all’estrazione ed alla produzione di materiali come l’alluminio, il magnesio, il titanio o materiali compositi come la fibra di carbonio rinforzata al fine di aumentare nei BEV prestazioni ed autonomia. Se da una parte con tali materiali si raggiunge oltre che un alleggerimento dei BEV anche un miglioramento dell’autonomia, dall’altro tali materiali possono essere difficili da indirizzare a procedimenti di riciclo.
Il rapporto infatti pone l’accento sull’impegno dei centri di ricerca dei Paesi membri in accordo con i costruttori per individuare percorsi di riciclo e riuso dei materiali coinvolti nella fabbricazione dei BEV al fine di allungarne il ciclo di vita, ove possibile, con l’intento di diminuire drasticamente l’estrazione di materie vergini od individuare nuovi percorsi di utilizzo prima di avviarli a corrette procedure di smaltimento in grado di diminuire l’impatto sull’ambiente.
Attualmente la sfida maggiore per i costruttori è ridurre l’utilizzo di terre rare senza per questo causare una diminuzione delle prestazioni dei BEV. Una possibile soluzione risulta essere quella di ridurre le misure dei grani usati nei magneti. Una riduzione di questi richiederebbe una minore quantità di materiale magnetico e quindi risalendo nella filiera si potrebbe giungere ad una drastica riduzione di terre rare estratte. È infatti ora in atto un progetto pilota per veicoli elettrici realizzati senza l’uso di terre rare. I risultati stanno dimostrando che è possibile per i motori elettrici raggiungere se non migliorare le prestazioni in termini di potenza, autonomia ed efficienza rispetto ai BEV che fanno uso di terre rare.
Lo sviluppo di batterie più sostenibili dipenderà dall’uso di nuovi materiali elettroattivi che devono garantire prestazioni se non uguali addirittura migliori dei materiali usati oggi, ma con un più basso impatto a carico dell’ambiente. La sostituzione delle terre rare potrebbe rappresentare anche una soluzione strategica per l’Europa considerata la sua debolezza nel reperire tali sostanze all’interno dei suoi confini oltre che perseguire un minor impatto ambientale per le ragioni sopra esposte. Ad esempio migliorando l’efficienza dei materiali si può giungere ad un 4% di riduzione del totale del Disposio richiesto nei BEV entro il 2020.
Il rapporto espone raccomandazioni precise sul fatto che i BEV possono assicurare un contributo reale agli obiettivi ambientali, questo soprattutto perché ci si aspetta che i BEV possano aiutare a raggiungere gli obiettivi di miglioramento per quanto riguarda la qualità dell’aria, l’abbattimento del rumore e ridurre contemporaneamente il fenomeno dei cambiamenti climatici.
Le raccomandazioni del rapporto indicano di:
  • aumentare l’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica da fornire alle industrie per produrre le batterie, migliorando l’abbattimento delle emissioni inquinanti;
  • indirizzare l’utenza ad usare veicoli a trazioni elettrica di piccole dimensioni dotati di batterie di minore dimensione considerato che il maggior uso avviene nei centri urbani o periurbani/metropolitani per il tragitto casa/scuola/lavoro;
  • ottenere vantaggio dalle economie di scala ed utilizzare nuove tecniche di produzione per batterie/accumulatori e vetture perseguendo una diminuzione della richiesta di energia necessaria a produrre ogni singolo veicolo;
  • indirizzare l’uso di batterie del tipo meno impattante per unità di energia fornita considerando anche il loro peso ed un possibile ulteriore utilizzo prima della loro totale dismissione.
Per approfondimenti leggi il Report dell'Agenzia europea per l'ambiente 13/2018 Electric vehicles from life and circular economy perspectives
fonte: http://www.arpat.toscana.it

Il Comitato Salute Ambiente Altotevere Sud "bacchetta" USL Umbria 1














Il Comitato Salute Ambiente Calzolaro Trestina Altotevere Sud apprende, con sorpresa, dalla stampa che in sede di Conferenza di Servizi del 16 maggio u.s., Usl Umbria 1 avrebbe dichiarato che l'impianto di produzione del biossido di titanio, di titolarità Color Glass,  non rientra nell’elenco di cui al DM  20 settembre 1994,  e, di conseguenza, non apparterrebbe alle aziende insalubri di prima classe.
Nello sconcerto più totale dato che sia consulenti dell’azienda che funzionari pubblici hanno dichiarato, in atti ufficiali che l’azienda produce biossido di titanio, il Comitato ha incaricato un professionista titolato di produrre un parere PRO VERITATE, spedito via pec anche al responsabile della conferenza dei servizi, dove viene affermato, senza ombra di dubbio, che l’azienda in questione è assolutamente da ricondursi alla tipologia di aziende insalubri di prima classe  di cui al punto 112 dell’elenco del DM 20 settembre 1994.
D’altra parte ci riesce assai difficile capire un parere che afferma il contrario di quanto viene sostenuto dai consulenti dell’azienda e da funzionari pubblici in sede di prima concessione.
Necessitano ulteriori garanzie giuridiche e scientifiche, perché le mere dichiarazioni di stile, da parte di Usl Umbria 1, contrariamente a quanto riferisce la normativa di settore, non ci rassicurano per niente, essendo - loro malgrado -  l'industria inserita nell’elenco di cui al Decreto del Ministero della Sanità 5 settembre 1994 “Elenco delle Industrie Insalubri di cui all'art. 216 del Testo Unico delle Leggi Sanitarie” (GG.UU. 20 settembre 1994, n. 220, suppl. ord. e 10 dicembre 1994, n. 288, suppl. ord.), Parte I^ Industrie di prima classe, lett. A) Sostanze Chimiche - Fasi Interessate dell'attività Industriale, Punto 112. “Titanio Biossido –Produzione”.
Chiediamo massima onestà intellettuale da parte di chi è tenuto a rendere pareri vincolanti in sede di rinnovo dell'autorizzazione unica ambientale, ricordando che la legge, tanto più a tutela di salute e ambiente, va applicata non interpretata, a seconda di interessi particolari!
E' inoltre evidente che l'impianto debba essere sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) ai sensi del titolo III della Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, come peraltro disposto dalla stessa Regione Umbria con propria Determinazione Dirigenziale n. 5899 del 08/06/2018, includendovi anche la valutazione d'incidenza ambientale ai sensi del DPR 357/97 e s.m. e i. su Habitat e specie presenti nel sito Natura 2000 ZSC IT5210003 "Fiume Tevere tra S. Giustino e Pierantonio", in cui l'impianto viene inevitabilmente ad interferire.

Senza la valutazione d'impatto ambientale, alcuna rinnovazione autorizzativa può e deve essere concessa a Color Glass; in difetto, preannunciamo di difendere i Nostri diritti anche in sede penale, a discapito di chi oggi grida impropriamente alla "salubrità", quando insalubri sono, per legge, le stesse sostanze chimiche del processo produttivo (biossido di titanio).

#ComitatoSaluteAmbienteCalzolaro


QCumber: una piattaforma per la partecipazione collaborativa



QCumber è una piattaforma per la gestione della sostenibilità ambientale basata sull’impiego di modelli di simulazione e di analisi massiva dei dati, selezionata dal Governo inglese (UKTI) come una delle “100 migliori idee al mondo” alle Olimpiadi delle Startup di Londra 2012, oggi impiegata da diverse istituzioni italiane per la valutazione di impatto ambientale.
In particolare la piattaforma è attiva in Regione Lombardia e nelle 12 province lombarde, oltre che in diversi comuni, alcuni applicativi sono infatti diventati lo strumento di gestione di procedimenti come lo screening ambientale degli impianti di trattamento rifiuti e la valutazione degli impatti cumulativi. 
In ARPA Umbria la piattaforma è utilizzata per la gestione delle problematiche connesse alle molestie olfattive e in Regione Basilicata è impiegata per la definizione dei quadri informativi ambientali a supporto della pianificazione dei rischi su area vasta (Regional Risk Assessment). Per la pubblica amministrazione la piattaforma è attivabile liberamente in modalità di "riuso del software". Per le imprese e i consulenti è previsto l'accesso tramite interfacce per l'acquisizione dei dati necessari alla PA per l'elaborazione degli scenari e la valutazione degli impatti ambientali, oltre che per la progettazione e la gestione di Piani di Monitoraggio.
QCumber fornisce la possibilità di integrare, negli algoritmi di valutazione dell'impatto ambientale che animano la piattaforma, i dati raccolti sul territorio, via internet, in tempo reale, in modo trasparente. 
Si avvale del supporto tecnico-scientifico della IAIA (International Association for Impact Assessment), di cui la sezione italiana ha coordinato i lavori della 35esima Conferenza Mondiale IAIA15 di Firenze: “Impact Assessment in the Digital Era”, dedicata proprio alle metodologie e tecnologie IT per la valutazione della sostenibilità ambientale 4.0, in cui Qcumber è stata presentata e condivisa assieme ai partner europei e internazionali 
foto_Giuseppe Magro.jpgfoto_Giuseppe Magro.jpgDi QCumber ne abbiamo parlato con il Presidente IAIA Italia, ing. Giuseppe Magro, ingegnere nucleare specializzato in sistemi di supporto alle decisioni e piattaforme digitali per la governance della sostenibilità ambientale delle Smart City, che è anche autore del libro “Open data e Ambiente, Una rivoluzione digitale per la Sostenibilità” (Edizioni Ambiente, 2015), selezionato dal Festivaletteratura di Mantova nel 2015.

Vuole illustrarci sinteticamente quali sono le caratteristiche della piattaforma on-line Qcumber?
Qcumber è una piattaforma multi-stakeholder che consente la governance integrata dei procedimenti di valutazione di impatto e rischio ambientale (tra cui VIA e VAS), impiegando tecnologie di elaborazione dati (IOT/ML) e modelli di supporto alle decisioni adottati dalle principali istituzioni internazionali e nazionali del settore (EPA/IAIA/WHO).
L'analisi e la valutazione degli impatti può essere svolta ai livelli di scoping, screening, assessment e monitoring e gli esiti vengono condivisi e convalidati dagli stakeholder coinvolti nei diversi procedimenti.
A chi è rivolta?
La piattaforma viene impiegata da Regioni, Province, Comuni, Agenzie, imprese, consulenti e cittadini per la E-governance dei procedimenti di pianificazione e di valutazione ambientale.
Al momento sono anche in corso tre sperimentazioni nazionali che vedono coinvolto il Ministero dell'Ambiente e a dicembre si conclude la fase di convalida inter-istituzionale avviata durante IAIA15 nell'ambito dell'E-Governance 4.0 Forum.
esempio schermata qcumberQuali sono le finalità che vi proponete?
Stiamo lavorando assieme alle istituzioni e agli stalkeholder per fornire strumenti speditivi e accreditati ai valutatori istituzionali coinvolti nei principali procedimenti di valutazione ambientale, nelle VAS delle Regioni, Province e Comuni, nelle VIA e nelle AIA degli impianti industriali, fino alle valutazioni integrate di filiera e nelle dichiarazioni non finanziarie (Bilanci di Sostenibilità).
L'obiettivo principale, in questa fase di sviluppo del progetto, è accompagnare il processo di digitalizzazione dei servizi nelle città e nei territori, supportando gli amministratori pubblici e gli operatori nelle delicate scelte di progettazione e gestione delle Smart City.
Sono in corso le attività di sviluppo e convalida degli applicativi relativi alle valutazioni ambientali e sociali in conformità agli obiettivi delle Nazioni Unite (SDG) e ai requisiti introdotti dal D.Lgs 254 che ha recepito la Direttiva Europea 2014/95 UE.
Nel 2019 è prevista l'implementazione di specifici applicativi per la Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) applicabili a diverse scale territoriali.
mappa NOX
Chi raccoglie i dati che vengono inseriti, e come vengono poi utilizzati?
I dati impiegati sono sia di tipo ambientale che gestionale e vengono acquisiti in modalità automatica dai sensori che lo consentono, oppure estratti direttamente dai sistemi gestionali, oltre che inseriti dagli utilizzatori della piattaforma nell'ambito dei procedimenti. Una volta acquisiti e verificati vengono impiegati per alimentare i modelli di valutazione di impatto e rischio ambientale e condivisi secondo una profilazione basata su ruoli e funzioni amministrative dei diversi stakeholder coinvolti nei diversi procedimenti.
Quali sono le sue prospettive di sviluppo?
Lo sviluppo, la convalida e la diffusione della Piattaforma rientrano nel progetto E-Governance 4.0 che ha coinvolto la sezione italiana dell'Associazione Internazionale di Impatto Ambientale (IAIA), oltre a partner tecnologici come Microsoft, ST Microelettronic e il CERC di Cambridge.
L'obiettivo di breve termine è concludere la sperimentazione nazionale e internazionale (attiva al momento in Italia, UK e Portogallo), coinvolgere in modo strutturato il mondo della ricerca e quello della pubblica amministrazione e delle imprese, per definire le nuove strategie di E-governance da condividere nelle Smart city italiane. Durante IAIA 2020 a Siviglia la sezione italiana di IAIA presenterà, assieme agli stakeholder istituzionali, i risultati raggiunti estendendone l'applicazione anche alle Developing Countries.
fonte: http://www.arpat.toscana.it

Decarbonizzazione sistema Italia: il Pacchetto Volontà dei No Triv

Il Coordinamento Nazionale No Triv ha inviato al Ministero dello Sviluppo Economico il Pacchetto Volontà, un documento che racchiude nove proposte di interventi normativi finalizzati alla decarbonizzazione del sistema Italia



















Un pacchetto di misure finalizzate all’accelerazione di quel processo di decarbonizzazione del sistema Italia, che si impone tra le priorità dell’azione di governo. Il  Coordinamento Nazionale No Triv riparte alla riscossa e mette a disposizione del Governo e di tutte le forze parlamentari il Pacchetto Volontà, un documento contenente 9 misure di carattere normativo proposte da No Triv per accelerare il processo di decarbonizzazione dell’Italia. Un processo che secondo il Coordinamento dovrebbe essere “tempestivo e risoluto”, considerate anche le conclusioni cui è pervenuto l’IPCC nel rapporto diffuso pochi giorni fa, per difendere i territori e i diritti dei cittadini. In una lettera inviata al Ministero dello Sviluppo Economico, il Presidente del Coordinamento Nazionale No Triv, Francesco Masi, parla di “un fare virtuoso, fattivo e stringente” che dovrebbe essere messo in atto e ricorda le devastazioni ambientali che hanno subito negli anni i territori e le popolazioni: “Il pensiero – scrive Masi nella lettera – corre ai territori e alle popolazioni da decenni vittime di sistematiche campagne di saccheggio e di devastazione ambientale; si pensi, ad esempio, alla Basilicata”.

Nello specifico, le nove misure propongono: l’approvazione di una moratoria riguardante attività di ricerca, coltivazione e stoccaggio ulteriori rispetto a quelle oggetto di titoli già concessi, sia in mare sia sulla terraferma; il ripristino della Previsione del Piano delle Aree, abolito dal Governo Renzi con la Legge di Stabilità 2016 (“Il Piano delle Aree – si legge nel Pacchetto – avrebbe dovuto funzionare da strumento di regolazione, programmazione, razionalizzazione delle attività estrattive nel nostro Paese, ma non ha mai visto la luce. La sua stessa previsione è stata infatti abrogata dal Parlamento in base a un emendamento alla Legge di Stabilità 2016”); il ripristino dello strumento dell’intesa in senso forte tra Stato e Regioni (“Sul piano normativo – si riporta dal documento – si è generata una situazione di dubbia legittimità costituzionale, che sottrae di fatto agli Enti Locali un fondamentale strumento di esercizio e tutela delle prerogative democratiche a garanzia delle ragioni dei territori. Oggi l’Esecutivo dispone infatti del potere di superare l’opposizione delle Regioni, concedendo a suo piacimento la relativa “autorizzazione unica”); l’abrogazione della norma che consente di prorogare i termini temporali delle concessioni petrolifere giunte a scadenza; il rispetto della volontà della maggioranza dei votanti in occasione del referendum No Triv; l’approvazione di un nuovo disciplinare-tipo rispettoso delle prerogative delle Regioni; una revisione delle norme sulla VIA(Valutazione di Impatto Ambientale); nuovi criteri di valutazione per la nomina dei componenti della Commissione Nazionale VIA, allo scopo di prevenire e stroncare il sistema che favorisce il transito nelle varie commissioni ministeriali (Mise e Minambiente) di figure provenienti da società direttamente e indirettamente interessate allo sviluppo delle attività Oil&Gas in Italia, e non solo; infine il varo di un piano di decommissioning degli impianti estrattivi non più produttivi/non eroganti, comprensivo di bonifiche ambientali, che, secondo il Coordinamento No Triv “avrebbe anche una positiva ricaduta sul piano degli investimenti e del mantenimento degli attuali livelli nazionali in un settore in cui il nostro Paese è in grado far valere know-how esclusivo ed eccellenti capacità operative”.

Le misure contenute nel Pacchetto Volontà sono state in parte anticipate in un dossier che è già stato inviato al Ministero dell’Ambiente e che sarà oggetto di discussione in un incontro che ci sarà il prossimo 21 ottobre a Brindisi Montagna (Potenza), con una delegazione di parlamentari eletti in Basilicata.

fonte: www.rinnovabili.it

Ministero Ambiente a rischio paralisi: la risposta del ministro Costa















Ministero dell’Ambiente a rischio paralisi per quanto riguarda le attività tecniche. Uno scenario apparso verosimile dopo la pubblicazione dell'”Atto di indirizzo sulle priorità politiche” relativo all’anno 2019 e al triennio 2019-2021. A rischio sarebbero nello specifico le Valutazioni di Impatto Ambientale, oltre a diversi altre tipologie di accertamenti e di azioni volte a tutelare il patrimonio ambientale italiano.
Il motivo è la liquidazione, prevista entro il 2019 dall’Atto di indirizzo, della “società in house” Sogesid, i cui oltre 400 specialisti distaccati presso il Ministero dell’Ambiente garantiscono assistenza tecnica. Necessario in alternativa assumere nuovo personale attraverso un bando di concorso. Una decisione che si vocifera sia stata presa per rispondere alle accuse, rivolte alla Sogesid, di essere un “bacino clientelare” e quindi di fornire sostanzialmente una sponda amica ai “raccomandati”.


La decisione di Sergio Costa ha suscitato la reazione dei sindacati confederali di categoria, che hanno indetto uno sciopero, e del presidente Sogesid Enrico Biscaglia, che ha convocato i sindacalisti ha una riunione prevista per il 3 ottobre alla quale è stato invitato anche Pier Luigi Petrillo, capo di gabinetto. Interpellato dall’Ansa il ministro dell’Ambiente Costa ha sottolineato però alcuni aspetti del provvedimento, che punterebbe a interventi più mirati e non a un vero e proprio “colpo di spugna”:
Ad oggi nessuno può pensare di rinunciare alle professionalità assunte da Sogesid dal 2015. Ci sono direzioni generali in cui i dipendenti Sogesid rappresentano l’80% di tutto il personale. Come si può pensare, all’improvviso e senza un piano razionale di assunzioni, di dire alla Sogesid che non abbiamo più bisogno dei loro dipendenti? Sarebbe assurdo.


L’interesse di Costa è da un lato quello di tutelare dipendenti assunti a tempo indeterminato da una società di proprietà del Ministero dello Sviluppo Economico, dall’altro di garantire al Ministero dell’Ambiente una gestione più virtuosa e trasparente:
È chiaro che non è pensabile che il Ministero dell’Ambiente si regga, per la metà delle proprie funzioni, sui dipendenti assunti a tempo indeterminato da una società di proprietà del Ministero dell’Economia. Il concorso che stiamo ipotizzando prevede assunzioni nel corso di una pluralità di anni, secondo una programmazione virtuosa. Il concorso pubblico sarà per titoli ed esami. Tra i titoli verrà senz’altro considerata con favore l’aver lavorato per un certo periodo anche in modo non continuativo per la pubblica amministrazione e il Ministero in particolar modo.
 fonte: www.greenstyle.it