
Ndr: articolo del luglio 2013 ma sempre valido per l'informazione
Cominciano a tenere gli occhi ben aperti a Mazara del Vallo, dove è
entrato nel vivo l’iter per la costruzione di un bioreattore per il
trattamento dei rifiuti in località San Nicola.
Giovedì al Comune ci sarà la conferenza di servizi e intanto si cerca
di capire bene di cosa si tratta. Quando si parla di rifiuti e nuovi
insediamenti di trattamento dell’immondizia ogni città si mobilità e
cerca di capire meglio cosa succede.
C’è da dire, infatti, che le informazioni finora fornite dal Comune non
sono molte. E proprio su questo fronte diversi cittadini storcono il
naso.
In sostanza a Mazara si vorrebbe realizzare un centro di trattamento
dei rifiuti solidi urbani con una nuova tecnologia in grado di produrre
energia alternativa. Si tratterebbe di un bioreattore con tecnologia
Best. Il progetto è della Società Unità di Misura s.r.l. (UDM) di Milano
che , in collaborazione con la Società di ingegneria Montana S.p.A., ha
trovato alcune aree dove far sorgere la struttura, in zona San Nicola.
Questo bioreattore dovrebbe trasformare i rifiuti in energia pulita.
L’impianto quindi dovrebbe smaltire rifiuti organici, inorganici,
sfabbricidi, amianto, e rifiuti biogreadabili gestiti attraverso la
cosiddetta “bioreazione”. Inoltre lo stabilimento potrà accogliere anche
i rifiuti speciali
Il progetto della ditta milanese si baserebbe sulla capacità di
accelerare i processi naturali di bioreazione senza generare criticità
ambientali azzerando gli impatti che sono classici di un impianto di
discarica tradizionale. Ogni costruzione del genere ha le sue promesse,
quelle di sempre: azzerare l’impatto ambientale delle consuete
discariche, risparmio sulle tariffe, posti di lavoro, migliore gestione
del sistema della raccolta rifiuti. A novembre l’azienda ha stipulato
con il comune di Mazara un protocollo d’intesa, della durata di otto
anni. Il protocollo è sottoscritto appunto dall’amministrazione comunale
guidata dal sindaco Nicola Cristaldi, sentiti gli esperti del Sindaco
(l’ingegner Nicolò Sardo e Avvocato Francesco Muscolino) e costituirebbe
soltanto un atto propedeutico alla stipula della convenzione tra il
Comune di Mazara del Vallo e la Società Unità di Misura s.r.l. (UDM).
Nel protocollo, oltre alle caratteristiche dell’impianto viene anche
specificato che la società proporrà un contributo, “quale misura
compensativa dell’impatto ambientale e territoriale commisurato alla
quantità di rifiuti effettivamente gestiti dall’impianto”. Contributo
che sarà di 0,75 centesimi a tonnellata di rifiuto inerte depositato, e 6
euro a tonnellata di rifiuti speciali e urbani. La quantità massima di
rifiuti che, secondo il protocollo, potrà essere smaltita nell’impianto è
di 20 tonnellate l’anno.Sul sito della Montana Spa viene descritto il
progetto del bioreattore.
L’impianto è ubicato all’interno di una più vasta piattaforma
polifunzionale per il trattamento di tutte le tipologie di rifiuti
(inerti, urbani e speciali, pericolosi e non pericolosi).
Il sito, una ex cava esaurita di più di 20 ettari, si trova in un
contesto socio-territoriale dove il tema dei rifiuti è sempre più
sentito a causa di una carente struttura impiantistica, una raccolta
differenziata che stenta a partire e la disponibilità sempre più ridotta
di luoghi idonei ad accettare discariche.
Il sistema di trattamento BEST® consiste nella biodegradazione
accelerata dei rifiuti con medio/alta percentuale di sostanza organica,
all’interno di una vasca (il cui contenitore è del tutto simile a quello
di una discarica tradizionale) suddivisa in n.8 “celle di bioreazione”.
La potenzialità complessiva dell’impianto è di circa un milione di
metri cubi, mentre ciascuna cella ospiterà mediamente 125.000 mc; il
tempo medio di coltivazione delle singole celle è pari a 1 anno.
Oltre a tutte le strutture e agli impianti propri delle discariche
tradizionali, il bioreattore BEST® è dotato di sistemi di ricircolo del
percolato (che garantiscono le perfette condizioni di umidità dei
rifiuti, il principale parametro di controllo dei processi degradativi),
di sistemi che ottimizzano la captazione e l’estrazione del biogas
prodotto in quantità massive ed è soggetto a specifiche operazioni
gestionali e di sistemi di monitoraggio dei processi, studiati per
definire con esattezza il momento in cui il materiale organico contenuto
nel rifiuto sarà completamente degradato.
La fasi principali del sistema di trattamento BEST® saranno le seguenti:
- Pretrattamento dei rifiuti in ingresso tramite triturazione grossolana, finalizzato all'omogeneizzazione degli stessi.
- Abbancamento dei rifiuti e realizzazione dei sistemi di ricircolo del
percolato e di recupero del biogas; ciascuna cella sarà sigillata con
una copertura provvisoria di isolamento con l’atmosfera al fine di
permettere l’istaurarsi delle condizioni anaerobiche necessarie per la
biodegradazione e per la produzione di biogas inviato ad un impianto di
valorizzazione energetica.
- Coltivazione sequenziale di tutte le celle per le quali saranno ripetute tutte le operazioni descritte in precedenza.
- Stabilizzazione definitiva dei rifiuti di ciascuna cella con
insufflazione di aria calda; rimozione della copertura provvisoria, al
fine di permettere le operazioni di landfill mining, ovvero
l’escavazione della materia residuale e la successiva separazione delle
varie frazioni riciclabili che saranno re-immesse nei processi
produttivi. In tale fase, le celle del bioreattore si comporteranno come
vere e proprie “miniere artificiali”.
- Riutilizzo delle celle a seguito del completo svuotamento fino
all’instaurazione di un processo ciclico di interramento, svuotamento e
trattamento/recupero.
I principali vantaggi del sistema sono:
- tempi molto ridotti di degradazione e di completa stabilizzazione del rifiuti (pochi anni),
- riduzione della pericolosità residuale dei rifiuti,
- riduzione dell’impatto ambientale complessivo ed in particolare degli
impatti sull’atmosfera e sulla fauna aviaria tipica delle discariche
per urbani,
- aumento del potenziale di conversione dei rifiuti ad energia,
- recupero di volumetria utile per nuovi rifiuti,
- recupero dei materiali riciclabili e ciclicità del processo.
Ma, dicevamo, sono in molti che vogliono vederci chiaro. Sia
Legambiente che Rifiuti Zero stanno tenendo sotto esame quello che
succede e lo studio di fattibilità dell’opera non resa pubblica ma
ottenuta attraverso la procedura dell’accesso agli atti. Inoltre i
cittadini sembrano molto perplessi, e un alone di mistero avvolge questa
vicenda. Intanto altri Bioreattori sono stati costruiti per l’Italia e
uno ha riscosso molte polemiche e mobilitazioni per l’impatto ambientale
che poteva arrecatre. Come al Comune di Lacchiatella, dove la
mobilitazione dura dal 2005.
fonte: http://www.gorent.it