Il Consiglio Direttivo dell’UNI ha approvato l’avvio dei lavori di elaborazione di un nuovo progetto di prassi di riferimento (UNI/PdR) sul tema del recupero dei materiali provenienti...
Presentate le nuove linee guida tecniche di Bruxelles per i progetti infrastrutturali 2021-2027: previste valutazioni su rischi climatici ed eventi estremi.
Ponti, strade, ferrovie, centrali energetiche, reti elettriche: tutte le nuove infrastrutture progettate in Europa dovranno essere in grado di fronteggiare i cambiamenti climatici ed essere compatibili con gli obiettivi Ue del Green Deal (economia a zero emissioni di Co2 entro metà secolo).
È quanto prevedono le linee guida tecniche 2021-2027 presentate dalla Commissione europea (link in basso), allo scopo di verificare che i futuri progetti siano “climate proof”, vale a dire, costruiti in modo tale da ridurre il più possibile la loro vulnerabilità agli eventi estremi come alluvioni e ondate di calore.
Pertanto, i progetti dovranno includere le valutazioni sui rischi climatici presenti e futuri, oltre alle valutazioni sulle emissioni di CO2 associate alla loro realizzazione.
Ad esempio, spiega Bruxelles in una nota, occorre prestare particolare attenzione a edificare in zone costiere che potrebbero risentire di un innalzamento del livello marino; analogamente, la tolleranza termica per i binari ferroviari deve tener conto della temperatura massima più elevata secondo le stime future, anziché secondo i valori storici.
I progetti dovranno anche rispettare il principio “efficienza energetica al primo posto” e la regola del “non fare danni significativi” agli obiettivi ambientali definiti nella tassonomia Ue per gli investimenti verdi.
Per ottenere finanziamenti da determinati fondi Ue, come il Just Transition Fund, gli Stati membri dovranno seguire queste nuove linee guida per i progetti infrastrutturali.
fonte: www.qualenergia.it
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Sono state presentate le nuove Linee guida per un'etichettatura volontaria del packaging che CONAI ha redatto per guidare le imprese all’utilizzo corretto e consapevole dei claim ambientali volontari
Giovedì 20 maggio 2021 dalle ore 11.00 alle ore 12.00 si è tenuto il webinar CONAI “Etichettatura ambientale volontaria del packaging” in diretta streaming.
Nel corso dell’evento sono state presentate le nuove Linee guida per un’etichettatura volontaria del packaging che CONAI ha redatto per guidare le imprese all’utilizzo corretto e consapevole dei claim ambientali volontari. Il documento è il frutto della consultazione pubblica promossa negli scorsi mesi.
La situazione del ciclo rifiuti a Roma è tragica anche per la scelta di riaprire a Malagrotta una nuova mega-discarica, oltre allo stato dell'azienda AMA sono sempre più in bilico verso la liquidazione e senza che il nuovo amministratore unico di AMA abbia redatto alcun Piano industriale per uscire da questa situazione.
Al momento siamo ancora in attesa che i gruppi consiliari dell'aula capitolina si decidano a mettere all'ordine del giorno la nostra Delibera di iniziativa popolare n. 104/2019 che ha rilanciato sui temi del Decentramento di AMA nei Municipi - di un Efficientamento di AMA - di una concreta Partecipazione popolare con gli Osservatori rifiuti zero municipali.
Abbiamo pertanto nei mesi scorsi, vista la totale inattività dei gruppi consiliari capitolini, di scrivere sulla base dei principi della Delibera 104/2019 un nuovo documento tecnico come "Linee guida ad un piano industriale di economia circolare a Roma"
Presenteremo questo documento nel webinar online di GIOVEDI 23 LUGLIO ore 18 con gli esperti che lo hanno scritto e con la partecipazione di esperti esterni, rappresentanti di comitati ed associazioni romane, rappresentanti istituzionali capitolini e municipali, rappresentanti sindacali e dei lavoratori AMA ed organizzazioni di categoria e di consumatori cittadine.
Vi chiediamo pertanto di far circolare la LOCANDINA allegata intanto confermando l'interesse sull'evento Facebook, e di seguire in diretta od anche in differita questo importante dibattito sulla pagina Facebook Legge Rifiuti Zero o sul canale YouTube Legge Rifiuti Zero.
Massimo Piras
Coordinatore nazionale
Movimento Legge Rifiuti Zero per l'Economia Circolare
#RifiutiZeroUmbria - #DONA IL #TUO 5 X 1000 A CRURZ - Cod.Fis. 94157660542
"Lo Stato deve garantire la corretta gestione dei rifiuti e l'equilibrio in termini di dotazione impiantistica tra le varie aree del Paese". Così il ministro dell'Ambiente Sergio Costa in un videoforum dedicato ai professionisti dell'informazione ambientale
L’obiettivo delle linee guida è di fornire criteri tecnici omogenei per l’espletamento della procedura di classificazione dei rifiuti.
Il documento analizza i principali riferimenti normativi e linee guida tecniche di settore e fornisce un approccio metodologico basato su schemi procedurali per fasi, utile ai fini dell’individuazione del codice e per la valutazione della pericolosità.
Le linee guida forniscono, inoltre, la versione commentata dell’elenco europeo dei rifiuti, riportando esempi di classificazione di specifiche tipologie di rifiuti ed individuano criteri metodologici di valutazione delle singole caratteristiche di pericolo e degli inquinanti organici persistenti (definizioni e limiti normativi, analisi delle procedure di verifica delle singole caratteristiche di pericolo e individuazione di possibili approcci metodologici con schemi decisionali).
La legge 128 del 02 novembre 2019, pubblicata su GU n.257 del 2/11/19, di conversione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali, ha modificato l’articolo 184 ter del d.lgs n. 152/2006, sulla cessazione della qualifica di rifiuto.
La nuova formulazione dell’articolo 184 ter attribuisce alle Autorità competenti al rilascio di provvedimenti autorizzativi relativi all’esercizio di impianti di gestione dei rifiuti, la possibilità di definire “caso per caso”, nel rispetto delle condizioni previste dal medesimo articolo, i criteri di cessazione della qualifica di rifiuto per il singolo impianto.
Le autorità competenti che hanno rilasciato le autorizzazioni (adottate, riesaminate o rinnovate) con propri criteri dettagliati, entro 10 giorni dalla notifica degli stessi al soggetto istante, devono trasmettere all’ISPRA i relativi provvedimenti di autorizzazione.
Il comma 3 ter dell’art. 184 ter istituisce un sistema di controlli della conformità degli impianti di recupero autorizzati “caso per caso”, attribuendone la competenza al Sistema Nazionale per la protezione dell’ambiente.
In particolare, si stabilisce che l’ISPRA o l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente territorialmente competente delegata dall’ISPRA controlli a campione, sentita l’autorità competente, in contraddittorio con il soggetto interessato, la conformità delle modalità operative e gestionali degli impianti, ivi compresi i rifiuti in ingresso, i processi di recupero e le sostanze o oggetti in uscita, agli atti autorizzatori rilasciati nonché alle condizioni di cui al comma 1 dell’art. 184 ter, redigendo, in caso di non conformità, apposita relazione al ministero dell’Ambiente della tutela del territorio e del mare.
La Linea guida appena approvata dal SNPA si propone di fornire gli elementi utili alla realizzazione di un sistema comune di pianificazione ed esecuzione delle ispezioni nell’ambito dei processi di recupero o riciclaggio dei rifiuti da cui esitano materiali che hanno cessato di essere rifiuti e, nel contempo, di garantire al sistema impiantistico di recupero la piena trasparenza sulle attività di controllo effettuate dal Sistema. Linee Guida SNPA n. 23/2020
Delibera del Consiglio SNPA. Seduta del 06.02.2020. Doc. n. 62/20
Il documento definisce un macro-processo per la decostruzione selettiva per favorire il riuso e riciclo dei rifiuti derivanti dalla costruzione e demolizione degli edifici, in un'ottica di economia circolare.
Se ricicliamo e riutilizziamo, si sa, evitiamo di produrre materie prime. E ridurre la produzione di materie prime, significa anche risparmiare energia.
Secondo l'ultimo rapporto di sostenibilità del Conai, il riciclo di carta, alluminio, vetro, legno ecc. ha generato un risparmio di energia primaria di "oltre 20,91 terawattora in un anno, l’equivalente dell’energia necessaria a soddisfare i consumi medi di elettricità nelle case di oltre 5 milioni di famiglie italiane".
Perchè non operare una "raccolta differenziata" anche dei rifiuti prodotti nei cantieri edili?
Secondo EUROSTAT, i rifiuti inerti da costruzione e demolizione (C&D) costituiscono il flusso più rilevante dei rifiuti speciali prodotti in Europa. I dati relativi all’anno 2014, ci parlano di 868 milioni di tonnellate di rifiuti da C&D prodotti in Europa.
L’Italia si attesta all’ottavo posto della classifica dei rifiuti speciali prodotti, con circa 159 Mt, di cui 51 Mt (il 32%) relativi al settore delle costruzioni e demolizioni (incluse terre e rocce da scavo).
È innegabile che una raccolta selettiva dei rifiuti da demolizione e costruzione può generare innumerevoli vantaggi, sia in termini di riduzione di rifiuti, sia in termini di riciclo e riutilizzo dei materiali, nonchè di risparmio di energia.
Tuttavia la demolizione selettiva e il riutilizzo dei rifiuti da C&D non sono ancora normati a livello nazionale. In attesa dell'emanazione di un decreto End of Waste specifico per i rifiuti da C&D, si possono seguire le indicazioni della Prassi di Riferimento UNI/PdR 75:2020, pubblicata dall'UNI e che reca il titolo "Decostruzione selettiva – Linea guida per la decostruzione selettiva e il recupero dei rifiuti in un’ottica di economia circolare".
Il documento delinea un processo per la decostruzione selettiva e il recupero dei rifiuti che prende in considerazione sia gli edifici esistenti da ristrutturare o da demolire, sia quelli di nuova costruzione.
Per gli edifici esistenti è previsto un database dei materiali destinabili al riciclo e al riuso che deve essere realizzato nella fase di diagnosipreliminare delle tipologie e delle quantità di materiali che costituiscono o sono contenuti nell'edifico (audit predemolizione).
Per gli edifici di nuova costruzione, invece, è previsto un database da compilare con i materiali previsti da progetto.
La Prassi è scaricabile gratuitamente dal sito dell'UNI. Vedi i Riferimenti in basso. Riferimenti
Abbiamo già parlato dell’importanza delle decisione UE in merito alle migliori tecnologie disponibili (BAT).
Il principale aspetto è quello che rappresentano uno strumento a disposizione (anche) delle popolazioni esposte per valutare le prestazioni ambientali di un dato impianto nell’ambito di una filiera produttiva sottoposta alla direttiva sulle emissioni industriali ed in particolare gli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale. L’emanazione di una decisione UE su una filiera produttiva fa anche scattare l’obbligo della revisione di tutte le autorizzazioni (AIA) degli impianti esistenti entro 4 anni dalla pubblicazione sulla gazzetta europea con i relativi obblighi di adeguamento alle migliori tecnologie disponibili descritte nelle decisioni. Ora è (finalmente) la volta degli impianti di incenerimento. Con la decisione UE 2019/2010 del 12.11.2019 sono state definite le BAT per gli impianti di incenerimento (e coincenerimento) e dovranno pertanto essere riviste le autorizzazioni entro il 3.12.2023.
decisione ue bat inceneritori 2019 Un primo intervento dal “basso” è sicuramente quello di non lasciare che gli enti preposti (regioni o province a seconda dei casi) si sveglino all’ultimo minuto e, anzi, attivare la procedura di revisione da subito, pubblicizzandola. Entrando su alcuni aspetti tecnici di rilievo (la decisione non è fondata sul nulla ma sulle normative previgenti e sulle linee guida europee relative agli impianti di incenerimento del 2006) possiamo evidenziare :
– L’introduzione, nelle considerazioni alla base del rilascio delle autorizzazioni e delle relative prescrizioni, di contaminanti finora poco considerati ed in particolare la famiglia dei polibromodibenzo diossine e furani (una versione poco conosciuta rispetto alle diossine clorurate) per le emissioni e tutta la banda dei POP (inquinanti organici persistenti) per quanto riguarda scorie e residui solidi dai sistemi di abbattimento – La considerazione del rendimento elettrico lordo e del rendimento energetico lordo. Si tratta di specifiche in qualche modo già considerate nella normativa (nell’ambito in particolare della fatidica formula R1 che – grazie alla “larghezza” della sua formulazione – fornisce la “patente” di impianto di recupero energetico a quasi tutti gli impianti esistenti. Ora la verifica del rendimento va fatta anche “alla base” ovvero alla turbina (rendimento elettrico lordo) e alla caldaia (rendimento energetico lordo) con prestazioni non sempre agevoli da garantire. Per esempio, per gli impianti esistenti si richiede una efficienza energetica lorda tra il 20 e il 35 % (solo quelli più recenti riescono a posizionarsi intorno al 21 %, nel caso di impianti non recenti difficilmente si va oltre il 18-19 %) e ancor più per quelli “futuri” cui si richiede una efficienza elettrica lorda tra il 25 e il 35 % (tralasciamo le note che introducono, tanto per cambiare, deroghe e/o applicazioni solo a certe tipologie di caldaie/turbine). – Tra le BAT disponibili viene segnalata (per diossine e mercurio) il sistema di abbattimento per adsorbimento del flusso dei fumi su “letto” di lignite, coke attivo o polimero impregnato di carbonio) – I livelli di emissioni associati alla applicazione delle BAT risultano i seguenti
Polveri : 2-5 mg/Nmc Acido cloridrico (HCl) : 2-8 mg/Nmc (il livello più alto per gli impianti esistenti) Acido fluoridrico (HF) > 1 mg/Nmc Ossidi di zolfo 5-40 mg/Nmc (il livello più alto per gli impianti esistenti) Ossidi di azoto : 50-150 mg/Nmc (il livello più alto per gli impianti esistenti) Ossido di carbonio : 10 -50 mg/Nmc Ammoniaca : 2- 10 mg/Nmc Mercurio : 1 -10 mg/Nmc (in realtà si individuano come attuabili livelli per nuovi impianti tra 0,015 e 0,035 mg/Nmc) Nessuna indicazione, purtroppo, per gli altri parametri (metalli pesanti, PM10/PM2,5, diossine, IPA, PCB ….) che sono invece considerati nell’ambito dei rilasci con gli scarichi idrici in presenza di sistemi di trattamento dei fumi di tipo umido (con soluzioni di reattivi).
Per gli aspetti rimanenti non vi sono grandi novità rispetto alle già note modalità gestionali e di monitoraggio conosciute (ma non sempre pienamente adottate nelle autorizzazioni dei singoli impianti in esercizio). Ovviamente, dal punto di vista di chi scrive, la questione non è come “bruciare meglio” i rifiuti ma come evitare ogni – presunta – necessità di bruciarli. La migliore tecnologia disponibile da attuare è infatti quella della prevenzione, riduzione, riuso e riciclo. Nel frattempo la decisione UE è utile per contrastare nuove patacche e impianti obsoleti.
Arriva il 5G, siamo pronti? Dall'ultimo numero della rivista Ecoscienza alcuni contributi su prospettive e incognite della nuova generazione di comunicazione mobile, il nodo dei controlli sull’esposizione ai campi elettromagnetici.
Di fronte all’introduzione delle nuove tecnologie di comunicazione mobile 5G, il Sistema nazionale di protezione ambientale ha istituito un gruppo di lavoro e redatto linee guida per rendere omogenei su tutto il territorio nazionale i criteri di valutazione da parte delle agenzie ambientali. L’articolo in Ecoscienza 4/2019.
l termine 5G fa comunemente riferimento alle nuove tecnologie di telefonia mobile di quinta generazione, le quali rappresentano l’evoluzione di quelle attualmente utilizzate nel campo della telefonia mobile. Il 5G, infatti, consentirà sia di incrementare le prestazioni dei servizi già presenti, in termini di velocità e tempi di latenza della connessione, sia di implementare nuovi servizi – come ad esempio i sistemi di guida autonoma delle automobili, i servizi smart city, i dispositivi smart home e smart agrifood – ma anche di supplire a situazioni di digital divide, ovvero alle difficoltà da parte di singoli individui o di gruppi sociali ad accedere ai servizi online. Inoltre, tutto ciò consentirà di implementare il cosiddetto Iot (Internet of things), che porterà a una rivoluzione negli ambiti di energia e servizi, produzione, sicurezza pubblica, sanità, trasporto pubblico, servizi finanziari, agricoltura e in definitiva nel modo di vivere quotidiano di ciascuno. A oggi questa tecnologia è presente in Italia solo attraverso alcuni impianti sperimentali, installati in alcuni comuni, che svolgono il compito di “casi pilota”.
Il controllo ambientale sui campi elettromagnetici Relativamente alle emissioni della tecnologia 5G, si prevede l’utilizzo di bande di frequenza più elevate rispetto a quelle attualmente in uso per la telefonia mobile. Ma la caratteristica che distingue profondamente il 5G da quelle precedenti tecnologie consiste nell’adozione di sistemi che consentono di ottenere fasci direzionali di emissione d’antenna con caratteristiche spaziali di tipo “dinamico”. Questa modalità di esercizio consente di “seguire” l’utilizzatore del servizio in tempo reale e nello spazio. Pertanto, nell’ambito dell’esposizione ai campi elettromagnetici, si pone il problema di riconsiderare i criteri di valutazione rispetto alle normative in attualmente in vigore, in quanto le caratteristiche peculiari della rete 5G suggeriscono l’utilizzo di metodi basati su modelli statistici.
Per quanto attiene al controllo ambientale di questi impianti, la valutazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici è una delle competenze delle Agenzie regionali e delle Province autonome, che svolgono attività inerenti al rilascio delle autorizzazioni e alle verifiche dei livelli di emissione. In particolare, le agenzie verificano già in fase progettuale il rispetto dei livelli di campo elettromagnetico, confrontando i valori dichiarati dai gestori degli impianti con i limiti di legge stabiliti a livello nazionale, per poi effettuare i relativi monitoraggi strumentali una volta che gli impianti stessi siano messi in esercizio.
Il gruppo di lavoro e le Linee guida Snpa sul 5G Per far fronte alla necessità di valutare le richieste degli operatori in ambito 5G, Snpa ha istituito nell’ambito del Tavolo istrutturio del consiglio (Tic) VII, che ha come oggetto la ricerca applicata, il Gruppo di lavoro Tic VII/08 “Esposizione a campi elettromagnetici”. Il coordinamento del Gruppo di lavoro è stato affidato a Ispra e vede una nutrita partecipazione delle agenzie regionali: Piemonte, Toscana, Puglia, Lazio, Veneto, Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Molise, Sicilia, Lombardia, Calabria, Marche, Sardegna e Umbria.
Nell’ambito dei lavori del Gdl Tic VII/08, è stato preparato un documento di indirizzo finalizzato a rendere omogenei su tutto il territorio nazionale i criteri di valutazione per questa tecnologia, in quanto la normativa in vigore, non prevedendo ancora una metodologia specifica per gli impianti 5G, non risulta applicabile. I criteri di valutazione adottati hanno tenuto conto delle indicazioni fornite dallo standard internazionale pubblicato dall’International Electrotechnical Commission Technical Report Iec TR62669:2019“Case studies supporting IEC 62232 – Determination of RF field strength, power density and SAR in the vicinity of radiocommunication base stations for the purpose of evaluating human exposure”, al fine di sopperire all’attuale lacuna della normativa nazionale per questa tipologia di impianti. Tale standard rappresenta lo “stato dell’arte” a livello internazionale nell’ambito degli studi effettuati nella valutazione dell’esposizione, ma non fornisce una metodologia univoca e unitaria. Il compito svolto dal Gdl è stato, quindi, quello di estrapolare da una serie di indicazioni suggerite dal Technical Report dell’Iec dei criteri che consentano il rispetto dei valori limite previsti dalla normativa vigente.
Il documento prevede le informazioni minime che i gestori degli impianti di telecomunicazione per telefonia mobile devono fornire alle Agenzie, ai fini dell’espressione del parere tecnico di competenza per il rilascio dell’autorizzazione. In fase di emissione di un parere preventivo, il confronto con i limiti deve essere effettuato su valori di campo elettromagnetico mediati su 6 minuti, considerando un fattore di riduzione statistico della potenza massima emessa dall’impianto, che tiene conto della capacità del sistema 5G di muovere nello spazio il fascio elettromagnetico. I fattori statistici proposti dallo standard Iec sono il risultato di sperimentazioni effettuate su impianti pilota per periodi variabili e in diversi contesti territoriali. Il documento Snpa, però, consente di utilizzare un fattore statistico soltanto se il gestore garantirà un monitoraggio dei parametri di esercizio degli impianti, assicurando all’organo di controllo l’accesso ai suddetti dati. Questo monitoraggio dei parametri di emissione è fondamentale, in quanto il Technical Report dell’Iec stesso stabilisce che l’utilizzo dei fattori di riduzione proposti è subordinato a una serie di condizioni che garantiscono la veridicità dei livelli di campo elettromagnetico calcolati attraverso tale procedura di riduzione della potenza emessa.
Per quanto attiene, invece, al confronto con i valori limite sull’arco delle 24 ore, il documento Snpa consente di utilizzare un fattore di riduzione orario denominato α24, purché sia fornita alle Agenzie regionali un’adeguata giustificazione in merito alle modalità con le quali essi siano stati determinati. Nel caso non sia possibile disporre di tali dati, soprattutto all’inizio della vita degli impianti, il gestore potrà utilizzare il fattore di riduzione statistico della potenza. In ogni caso, però, nell’utilizzo del fattore α24 non è possibile includere anche il fattore di riduzione statistico, in quanto entrambi rappresentano lo stesso fenomeno visto da punti di osservazione differenti e devono essere utilizzati per finalità diverse.
Si tiene a precisare che il documento prodotto, a breve disponibile online, non è concepito come “chiuso”, in quanto dovrà seguire lo sviluppo della tecnologia e sarà oggetto di successive revisioni, sulla base di quanto emergerà dagli studi a livello nazionale e internazionale.
È auspicabile, infine, che il documento prodotto da Snpa abbia un’ampia diffusione tra tutti i soggetti coinvolti nella predisposizione, quali ad esempio i gestori ma anche i professionisti coinvolti nelle valutazioni di impatto, nonché nella valutazione, ovvero gli enti di controllo e i comitati tecnici di normazione (Cei, Comitato elettrotecnico italiano), al fine di contribuire anche ad accrescere una cultura e un’informazione corretta della tecnologia 5G.
La Regione Piemonte ha pubblicato le linee guida per la tariffazione puntuale della gestione dei rifiuti urbani. Il pagamento del servizio sulla base della quantità effettivamente prodotta, e non solo per superficie occupata e componenti del nucleo familiare, è considerata un’azione cardine per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalle politiche regionali di settore.
Considerato che il passaggio a tariffa puntuale comporta una nuova visione dei ruoli di Comuni, Consorzi, soggetti gestori e utenze finali, la Regione vuole valorizzare e descrivere le migliori esperienze finora attuate in Piemonte, in modo da indirizzare Consorzi e Comuni nelle decisioni da assumere e garantire un’uniformità di applicazione su tutto il territorio di un potente strumento con cui orientare una politica più efficace e maggiormente virtuosa nella gestione dei rifiuti.
La tariffazione puntuale comporta infatti indubbi vantaggi ambientali e sociali, ma deve essere sempre associata ad una specifica strategia di comunicazione ed una attenta politica di gestione dei rifiuti che preveda e introduca tutti quegli strumenti che possono indirizzare ed accompagnare al meglio il cambiamento di abitudini che essa genera sulle famiglie e sulle attività commerciali.
“L’obiettivo ultimo – annuncia l’assessore all’Ambiente, Alberto Valmaggia – è quello di agevolare l’introduzione dei sistemi di tariffazione puntuale entro il 2020, assicurando un’azione sistematica sul territorio in merito alle azioni volte alla riduzione dei rifiuti e all’aumento percentuale della raccolta differenziata, così come previsti dalla pianificazione regionale”.
I comuni singoli o associati (con popolazione superiore a 5 mila abitanti) e gli enti di governo del servizio rifiuti sono invitati a presentare progetti di comunicazione locale finalizzati al miglioramento della gestione dei rifiuti di imballaggio. Le regole e le modalità di presentazione dei progetti sono stabilite all’intero delle “Linee Guida alla comunicazione locale 2018” (scarica il bando).
“L’invito – afferma il delegato Anci ai rifiuti e sindaco di Melpignano Ivan Stomeo – è rivolto in particolare ai Comuni del Sud Italia per i quali sono disponibili risorse per un ammontare complessivo di 625.000 euro su un totale di 1,5 milioni di euro. Le risorse destinate ai Comuni del Sud non sono state pienamente utilizzate negli anni precedenti e rappresentano una occasione persa per molti territori”. Il cofinanziamento minimo richiesto per l’accesso alle risorse messe a disposizione dal bando è infatti molto basso, pari al 5% del valore complessivo del progetto di comunicazione.
I Comuni potranno inviare i propri progetti entro e non oltre il 18 maggio 2018 esclusivamente con invio tramite PEC all’indirizzo di posta elettronica bandoanciconai@legalmail.it. I progetti, finanziati con le risorse erogate dal Conai nell’ambito dell’Accordo quadro 2014-2019, saranno valutati entro il 15 giugno 2018 da una Commissione formata da quattro membri (due in rappresentanza di Anci e due di Conai) che stilerà tre graduatorie; una per per il Nord, una per il Centro e una per il Sud e le isole. (com/ag)
La rete internazionale di Transizione ha dieci anni di esperienza nel supportare iniziative e progetti ispirati a questo modello in più di 50 paesi, città, quartieri, organizzazioni. Negli anni, ci siamo fatti un’idea abbastanza chiara di cosa funziona e cosa non funziona, e vogliamo condividere questa conoscenza, in modo che possiate essere più efficaci possibile, il più velocemente possibile.
Abbiamo creato molte risorse per sostenere i gruppi nello sperimentare e mettere in pratica modelli di transizione. In questa guida di base abbiamo raccolto tutto ciò di cui avrete bisogno nel vostro viaggio per fare qualcosa di straordinario proprio là dove vivete. Pensate a questo come a una sorta di kit di avviamento al cambiamento sociale.
Prendetelo, mettetelo alla prova, divertitevi.
Comincia così il testo di questo agile volumetto, pubblicato dal Transition Network, tradotto e adattato per Transition Italia (grazie Cinzia, Deborah, Flavio, Francesca, Giovanni, Giulio, Marco e Nunzia!), che in 64 pagine, belle e colorate, riassume 10 anni di esperienze ed apprendimenti sulla Transizione. Come cominciare? Che progetti avviare? A cosa prestare attenzione? Che modelli di sviluppo per i gruppi? Che attività e risorse possono aiutare? E, ovviamente, ma che cos’è, la Transizione?