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Bando economia circolare, dalle Marche quasi 2 mln di euro

Assessore Manuela Bora “L’economia circolare rappresenta un obiettivo fondamentale da perseguire per garantire un futuro alle prossime generazioni e offre ampie opportunità di sviluppo ai nostri territori”




















Le Marche aiuteranno le imprese regionali impegnate a chiudere il cerchio dell’economia territoriale e nazionale. La Giunta ha approvato in questi giorni il nuovo Bando Economia Circolare, misura che mette a disposizione quasi 2 milioni di euro a favore di progetti di riciclo, riutilizzo, progettazione ecocompatibile e nuovi modelli di business.
A spiegare la scelta amministrativa è stata l’assessore alle attività produttive e alla green economy, Manuela Bora, affiancata dal presidente Luca Ceriscioli “L’economia circolare rappresenta un obiettivo fondamentale da perseguire per garantire un futuro alle prossime generazioni. E offrire ampie opportunità di sviluppo ai nostri territori. Questo nuovo approccio può tradursi in nuove opportunità di business e coniugarsi positivamente con il percorso ineludibile della digitalizzazione dei processi produttivi”.

Il bando assegnerà finanziamenti a fondo perduto a progetti realizzati da partenariati di imprese, anche in collaborazione con enti scientifici, in grado di promuovere innovazioni di livello tecnologico già avanzato e destinate all’industrializzazione e commercializzazione di nuovi prodotti e servizi. Gli ambiti tematici vanno dal riutilizzo e riciclo di materiali compositi o altri materiali plastici alla progettazione ecocompatibile (ecodesign), dai nuovi modelli di business applicati ai settori dell’arredo, del made in Italy e del packaging fino al trattamento e valorizzazione di scarti organici ed inorganici, anche attraverso approcci di digitalizzazione e simbiosi industriale.
La valutazione delle proposte assegnerà una premialità a quelle imprese che inseriranno nel proprio organico almeno una risorsa umana con competenze specifiche. “La transizione verso l’economia circolare richiede un cambiamento radicale nel modo in cui si produce e si consuma a tutti i livelli – ha aggiunto Bora – in termini di ricerca, progettando prodotti che prevedano il riutilizzo dei materiali e l’allungamento della vita degli stessi; in termini di imprese, sviluppando modelli di business che generino ricavi dalla valorizzazione dei rifiuti. Il bando mira a cogliere queste esigenze prevedendo una molteplicità di spese ammissibili come personale, consulenze, attivi materiali e brevetti”.

fonte: www.rinnovabili.it

Le Marche saranno plastic free, è la prima regione italiana a recepire la direttiva europea per il divieto delle plastiche monouso















ANCONA – “Primi in Italia! La politica ambientale della Regione Marche, basata su fatti concreti in difesa dell’ambiente e dell’economia circolare, dopo la legge sulle plastiche in mare, la legge sulla tariffa puntuale della raccolta differenziata, la battaglia contro l’inceneritore, si è arricchita di un nuovo fatto concreto: ieri è stata approvata all’unanimità da parte del Consiglio regionale la legge sulla riduzione dei rifiuti derivati dalla plastiche”: lo dichiara con soddisfazione l’assessore all’ambiente, Angelo Sciapichetti, che aggiunge: “Con l’approvazione di questa legge, le Marche sono la prima regione d’Italia a recepire la direttiva europea per il divieto delle plastiche monouso. Una scelta giusta doverosa e concreta, proprio come noi marchigiani”. Regione, Provincie e Comuni, Società partecipate, strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, istituti e mense scolastiche, chiunque svolga attività economica in area demaniale marittima o organizzi eventi e sagre, avvalendosi di patrocinio o contributo regionale, non potrà più utilizzare prodotti in materiale plastico monouso (piatti, bicchieri, posate..). La legge diverrà operativa dal novembre 2019 mentre ci sarà tempo fino al 31 marzo 2020 per consumare le scorte. La nuova disposizione prevede anche il divieto di fumo nei tratti di arenile se non sono provvisti di appositi contenitori per la raccolta dei filtri. “Questa scelta oltre a disciplinare le modalità di utilizzo dei prodotti di plastica, favorisce uno sviluppo sostenibile e diffonde una nuova prospettiva di valore, basilare, per una società culturalmente e socialmente più sensibile” conclude l’assessore.

fonte: http://www.marchetoday.it

Spiagge senza filtro nelle Marche, campagna contro i mozziconi



















Lanciata la campagna di sensibilizzazione #spiaggesenzafiltro da parte di Arpa Marche, assieme a Regione Marche, ANCI e Marche Tourism, per sensibilizzare i cittadini sul tema della nocività dei mozziconi delle sigarette in modo che gli stessi non vengano abbandonati sulle spiagge.
Oltre a non essere biodegradabili, i mozziconi di sigaretta gettati a terra possono essere fonte di inquinamento per il suolo, oltre che per l’acqua, a causa della fuoriuscita di nicotina e catrame rimasti all’interno del filtro.
I mozziconi dei circa 80 milioni di chilogrammi di sigarette fumate in Italia ogni anno dai 13 milioni di fumatori italiani hanno un peso di oltre 20 mila tonnellate, poche rispetto ai quasi 35 milioni di tonnellate dei rifiuti solidi urbani, ma moltissime se si pensa al potenziale inquinante di tali mozziconi, dispersi dovunque.
D’altra parte l’abbandono incontrollato dei rifiuti (ed i mozziconi di sigaretta lo sono), oltre che un gesto di inciviltà che danneggia l’ambiente e noi stessi, è un reato che ( ai sensi del D.Lgs. 152/2006) prevede una sanzionzione amministrativa da 30 a 150 euro per rifiuti di piccolissime dimensioni (es. scontrini, fazzoletti di carta e gomme da masticare) abbandonati sul suolo, nelle acque, nelle caditoie e negli scarichi.
La sanzione è aumentata fino al doppio in caso di mozziconi dei prodotti da fumo.
Il rapporto Beach Litter 2019 di Legambiente ha collocato i mozziconi di sigaretta al 4° posto per oggetti rilevati nelle nostre spiagge, ben 77 ogni 100 metri.
Anche il monitoraggio ufficiale, effettuato dal Snpa ai sensi della Strategia Marina dell’UE, prevede il censimento dei rifiuti spiaggiati (modulo 4) e fra questi i mozziconi di sigaretta (IT32).
Quando si pensa all’inquinamento da plastica, raramente si associa quello che effettivamente è l’oggetto più inquinante di tutti: i filtri di sigarette. Questi, per la loro composizione e per il diffusissimo malcostume di gettarli per terra, sono diventati un problema da risolvere urgentemente.
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i mozziconi di sigaretta hanno effetti tossici su diversi microrganismi, sugli insetti e soprattutto sugli organismi acquatici, inclusi i pesci. In particolare sul tema si segnala il rapporto “Tobacco and its environmental impact: an overview” pubblicato nel 2017 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

I mozziconi sono costituiti in gran parte dal filtro, un insieme di fibre di acetato di cellulosa disposte in modo da offrire un ostacolo alle sostanze trascinate dal fumo delle sigarette verso la bocca e i polmoni dei fumatori. Il colore bruno dei mozziconi è dovuto alle sostanze trattenute, principalmente nicotina e un insieme di composti che rientrano nel nome generico di “catrame”: metalli tossici fra cui cadmio, piombo, arsenico e e i pericolosissimi idrocarburi aromatici policiclici, alcuni altamente cancerogeni, acido cianidrico, ammoniaca, acetaldeide, formaldeide, benzene, fenoli.
Il filtro è composto di un materiale chimico sintetico che è molto resistente. Dunque, in condizioni normali, saranno necessari dai 5 ai 12 anni di tempo per distruggere il filtro che, in questo periodo, potrebbe non solo sporcare la spiaggia ma anche provocare effetti dannosi su terreni e microrganismi.
Dal punto di vista numerico, i mozziconi di sigaretta sono il rifiuto singolo più abbondante sulla Terra: su scala globale, ogni giorno, ne vengono dispersi nell’ambiente più di 10 miliardi. Il problema è che poi impiegano anni a decomporsi.
fonte: http://www.snpambiente.it/

Quel pasticcio dei fanghi in agricoltura, la vicenda si riapre

Dalla Regione Marche una proposta di legge per abrogare l’art. 41 del “Decreto Genova”, che di fatto ha dato libertà di contaminare i suoli agricoli.
















Come certo molti ricorderanno l’art 41 (1) sulla gestione dei fanghi di depurazione inserito nel “Decreto Genova”, nell’ottobre scorso, ha suscitato notevoli critiche e preoccupazioni, condivise anche da ISDE con un comunicato ufficiale (2). La vicenda è complessa ma fortunatamente, grazie a una recentissima delibera della Regione Marche, il caso si è riaperto e ora sta anche alla sensibilità della società civile e di chi ha a cuore la salute pubblica operare affinchè il problema venga finalmente affrontato in modo organico e non, come purtroppo è accaduto con l’art. 41, in modo frettoloso e “pasticciato”.
FANGHI IN AGRICOLTURA: DI COSA PARLIAMO?
Prima di entrare nel merito di quanto deliberato dalla Regione Marche, vale la pena capire di cosa stiamo parlando e ricostruire l’intera vicenda nel dettaglio. La depurazione dei reflui civili (e non solo) è un problema più che mai attuale e niente affatto risolto, che ha causato già procedure di infrazione contro il nostro Paese (3).
Il problema è particolarmente sentito anche in Toscana, visto che proprio nella settimana in corso si prevede lo sversamento diretto di liquami nel torrente Brana – cosa che suscita ovviamente grande preoccupazione in associazioni e cittadini (4) – per lavori al locale depuratore che è risultato gravemente inefficiente e inadeguato.
L’utilizzo di fanghi in agricoltura, secondo il Dlgs 27 gennaio 1992, n. 99 (5), è consentito se: “... non contengono sostanze tossiche e nocive e/o persistenti e/o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali, per l’uomo e per l’ambiente in generale”, ma con le norme introdotte con l’art. 41 si è data libertà di contaminare ulteriormente i suoli agricoli – e quindi la catena alimentare – in modo forse irreversibile.
L’Allegato 1 B del Dlgs del 1992 stabiliva caratteristiche agronomiche e limiti solo per alcuni inquinanti, lasciando libertà alle Regioni di deliberare autonomamente. La Regione Lombardia, ad esempio, aveva posto un limite per gli idrocarburi a 10.000 mg/kg di sostanza secca (ss), limite giudicato troppo alto dalla sentenza 1782 del 20 luglio 2018 del TAR della Lombardia che, accogliendo il ricorso di numerosi Comuni, di fatto bloccava gli sversamenti.
TAR e Cassazione concordemente stabilivano infatti che i limiti da rispettare nei fanghi, se non indicati nella normativa specifica nazionale, erano quelli indicati nei suoli a uso residenziale, limiti che se superati fanno automaticamente scattare le procedure per la bonifica. Limiti che i depuratori purtroppo non sono in grado di assicurare e pertanto, al fine di superare lo stallo creatosi, proprio con questa motivazione fu giustificata, dall’attuale Governo, la decretazione d’urgenza.
Tuttavia così facendo per alcuni contaminanti, specie se persistenti e bioaccumulabili, nel giro di pochi anni i suoli agricoli potrebbero diventare talmente saturi da essere degni di bonifica! Per Cromo totale, Diossine, PCB, Toluene i limiti indicati dall’art 41 sono superiori a quelli indicati per la bonifica dei suoli per uso residenziale (a cui la giurisprudenza assimila i suoli agricoli), addirittura per il Toluene il limite è 100 mg/kg ss, quando per i suoli uso residenziale è 0,5 mg/kg e per quelli industriali 50 mg/kg. Per Cromo VI, Berillio, Selenio e Arsenico i limiti sono gli stessi delle bonifiche, ma per l’Arsenico i 20 mg/kg ss sono il doppio di quanto stabilito dalla normativa della Regione Lombardia.
Ricordo che Arsenico, Berillio, Cromo VI, PCB sono cancerogeni a livello umano, ma a parte l’azione cancerogena, a livelli estremamente bassi agiscono come interferenti endocrini e sono in grado di alterare l’equilibrio ormonale. Per quanto riguarda gli idrocarburi, nell’art 41 il limite è di 1000 mg/kg su “tal quale” e non su “sostanza secca”, ciò significa di fatto non porre alcun limite perché se i fanghi hanno elevate percentuali di acqua si potranno superare anche i 10.000 mg/kg ss del Decreto della Regione Lombardia bocciato dal TAR.
Il contenuto in idrocarburi dei fanghi industriali (non classificati “di depurazione”) è di 500 mg/kg ss e, come fa notare il TAR, si arriva al paradosso che sui suoli agricoli sarebbe consentito lo sversamento di fanghi non utilizzabili in recuperi ambientali se non dopo adeguato abbattimento degli inquinanti. Fuori luogo apparvero quindi le rassicurazioni fornite dal ministro Costa (6) perché purtroppo i fanghi non derivano esclusivamente da depurazione di scarichi civili o produzioni alimentari e basta controllare i codici CER dei reflui ammessi agli impianti di depurazione per averne conferma.
Mancano inoltre nell’art. 41 indicazioni precise per i controlli da eseguire essendone indicato solo uno ogni 12 mesi per le diossine. Infine – e cosa certo non meno grave – i limiti individuati nell’art 41 non risultano supportati da studi di impatto ambientale, né da indagini sulla biodiversità, sulla percolazione nelle falde, sulla tipologia e qualità dei suoli, sulla presenza già di un “fondo” che per moltissimi inquinanti non è certo pari a zero, sul trasferimento dei contaminanti nella catena alimentare e quindi in definitiva sui rischi per la salute umana.
COSA HA DELIBERATO LA REGIONE MARCHE
A fronte quindi di questa situazione di vero allarme l’assemblea legislativa delle Marche – avvalendosi di quanto previsto dall’articolo 121 della Costituzione Italiana e su richiesta del consigliere di minoranza Sandro Bisonni – ha approvato il 28 maggio scorso con la deliberazione n°91 (7) la proposta di legge alle Camere di abrogazione dell’art. 41 del Decreto Genova e di modifiche al decreto legislativo 27 gennaio 1992 prevedendo una più estesa regolamentazione degli inquinanti previsti nei suoli ad uso residenziale e, contestualmente, l’obbligo di osservanza di tali limiti anche per i fanghi a uso agricolo. Questo permetterebbe quindi il rispetto delle sentenze del TAR e della Cassazione perché è impensabile che i suoli agricoli possano venire contaminati a tal punto da necessitare poi di bonifiche!
CONCLUSIONI
A questo punto Camera e Senato sono obbligate a riprendere in mano la materia e a discutere della proposta di legge della Regione Marche, ma perché tutto non vada “alle calende greche” è necessario che anche nella società civile si riapra la discussione su un argomento di cruciale importanza per la salute pubblica e si pretendano tempi rapidi per il riesame della normativa e l’adozione di limiti per gli inquinanti nei fanghi certamente più cautelativi per la salute umana di quanto attualmente in essere.
Come abbiamo scritto nel nostro comunicato ISDE (2) i fanghi possono essere una grande risorsa per i suoli agricoli che sempre più sono poveri di humus, ma solo se non sono contaminati da metalli pesanti e altre sostanze tossiche e pericolose che passano inesorabilmente nella catena alimentare, mettendo a rischio la salute di tutti. Men che meno i fanghi essiccati vanno inceneriti, come qualcuno ventila, perché l’inquinamento si trasferirebbe nell’aria, peggiorandone ulteriormente la qualità, per ricadere poi comunque sui suoli.
Tutto questo si può fare imponendo la separazione dei flussi all’origine perché è impensabile che reflui civili e industriali arrivino di fatto agli stessi impianti e pretendendo che i “depuratori” finalmente ottemperino a ciò che il loro nome indica.
    1. http://documenti.camera.it/leg18/dossier/pdf/D18109a.pdf?_1540460564603
    2. https://www.isde.it/decreto-genova-e-fanghi-di-depurazione-i-limiti-previsti-non-vanno-nella-direzione-giusta-per-la-salute-e-per-lambiente/
3. https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-11-07/italia-fuori-legge-mancanza-depuratori-arrivo-due-   nuove-procedure-ue-infrazione-182728.shtml?uuid=AECrvwcG
4. http://www.lavocedipistoia.it/a54536-lavori-al-depuratore-centrale-emessa-un-ordinanza-di-divieto-di-attingimento-di-acqua-e-di-pesca-nella-brana.html
5. https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1992/02/15/092G0139/sg
6. https://www.facebook.com/SergioCostaMinistroAmbiente/posts/483780278799023?__tn__=K-R
7. http://www.consiglio.marche.it/banche_dati_e_documentazione/iter_degli_atti/pdd/pdf/d_am26_10.pdf?fbclid=IwAR0TeXj5IucSZWBEy1-VJX9jSnqefTC5aBvkdOyW4f6hFOANwQPnq3IDgY0
fonte: https://www.toscanachiantiambiente.it

NO AL #TERMOVALORIZZATORE NELLE MARCHE.


















Il ministero dell'Ambiente intende impugnare la nostra legge contro la combustione dei rifiuti nelle Marche. Una legge con cui la Regione ha detto 'no' agli inceneritori. Ora invece c'e' una comunicazione del ministero dell'Ambiente, una sorta di diffida, che ci chiede di modificare la legge regionale perche' altrimenti verra' impugnata dinanzi al Consiglio dei ministri. Noi non abbiamo alcuna intenzione di modificare la legge. I consiglieri regionali di #Lega e #M5s intervengano affinche' non venga impugnata la legge regionale




Luca Ceriscioli

Stop alla combustione dei rifiuti: le Marche voltano pagina!



Approvata all'unanimità la legge per vietare la combustione dei rifiuti; una svolta per le Marche e per i nostri cittadini per un futuro più “green”. Sono veramente soddisfatto che questa mia proposta sia stata approvata; per me e per i molti volontari, che sono stati al mio fianco, rappresenta la conclusione di una lotta durata 10 anni. Con questa legge le ATA nei loro piano d'ambito non potranno più prevedere la pratica della combustione dei rifiuti e se lo hanno già fatto dovranno modificare il piano d'ambito e adeguarsi; unica eccezione per il biometano considerato uno tra i combustibili più puliti. Il divieto vale anche per tutti i derivati compreso il combustibile solido secondario altrimenti noto come CSS. Si allontana così definitivamente lo spettro della combustione che in questi anni ha perseguitato tanti marchigiani, in particolare quelli dell'entroterra maceratese. Questo è un passo importantissimo per la Regione Marche, un tassello nel mosaico della politica ambientale dei rifiuti, che passa da una concezione vecchia e antieconomica basata sulla trasformazione del rifiuto da solido a gassoso ad una più “green” che consegnerà alle generazioni future una regione più sostenibile e armoniosa.



Sandro Bisonni - Consigliere Regione Marche


Rete Nazionale dei Comitati Rifiuti Zero

Vietato l’incenerimento nelle Marche, la Regione approva la legge



Il Consiglio regionale ha approvato oggi una proposta di legge che vieta la combustione dei rifiuti e di tutti i suoi derivati compreso il Css (Combustibile solido secondario da
rifiuti) in tutto il territorio marchigiano. Relatori della proposta poi approvata Francesco Micucci (Pd) per la maggioranza, e Sandro Bisonni (misto) per la minoranza. 


















Con la nuova legge le Marche negano alle Provincie, o meglio alle Ata, la possibilità di gestire i loro rifiuti prevedendo la possibilità di bruciarli, fatta eccezione per il biometano. 
Così i Piani d’ambito provinciali in tema di rifiuti dovranno adeguarsi a questa nuova norma e, qualora previsto, la pratica della combustione dovrà essere cancellata.
«Un risultato epocale – dice Bisonni -, che rappresenta per me e per molti che
mi sono stati vicini, il traguardo di una vita. Ho dedicato gli ultimi 10 anni a combattere la combustione dei rifiuti e oggi finalmente vedo realizzarsi quello che sembrava essere solo un sogno.
Oltre a me – ha detto in aula dopo la votazione -, vi ringraziano i tanti marchigiani che rinnegano la combustione dei rifiuti e in particolar modo gli abitanti di Tolentino,
Castelraimondo, Matelica, San Severino, Macerata e tutti quelli della provincia di Macerata, che in questi anni hanno continuato a vivere con lo spettro che nei loro territori si tornasse a bruciare. 
Con questa legge – conclude il consigliere -, le Marche voltano pagina e si candidano ad essere la terra delle armonie e della sostenibilità ambientale, dove vivere in modo green permetterà a noi e alle nuove generazioni di guardare al futuro con maggiore speranza e ottimismo. 
Un risultato storico per questa regione».

fonte: www.cronachemaceratesi.it

Con progetto Chimera letame polli diventa ricchezza

Trasforma in modo pulito la pollina in energia e fertilizzante




















Si chiama Chimera, ed è un'idea destinata a rivoluzionare il settore dell'allevamento, in particolare quello avicolo, utilizzando la pollina, il letame dei polli, come fertilizzante e energia. Il progetto è stato pensato dall'azienda 3P Engineering di Chiaravalle che ne ha presentato due prototipi in anteprima, uno nello stabilimento Fileni di Osimo, l'altro in quello Lorenzetti, a Castelfidardo, in provincia di Ancona. I prototipi sono stati installati anche grazie all'autorizzazione da parte della Regione Marche. Il progetto è stato scelto dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Life, dedicato alle nuove iniziative per le politiche ambientali e climatiche di interesse comunitario. L'obiettivo principale di Chimera è di realizzare un impianto pilota per lo smaltimento totale della pollina. La biomassa può essere utilizzata per realizzare fertilizzante di ottima qualità e allo stesso tempo generare energia, termica ed elettrica, per il sostentamento dell'azienda avicola stessa. Lo smaltimento della pollina nei Paesi Ue impatta per 25 milioni di tonnellate l'anno di gas serra, 0,48 milioni di tonnellate di ammoniaca e 100 mila tonnellate di metalli pesanti (senza considerare il trasporto) con costi che vanno dai 10 ai 22 a tonnellata (per un totale di circa 2 miliardi di euro l'anno per tutti e 152 milioni di tonnellate di letame prodotto). Dopo i prototipi di Osimo e Castelfidardo, sarà realizzato entro il 2019, un impianto pilota completo in Olanda, negli allevamenti Renders&Renders, partner di 3P Engineering nel progetto Europeo Chimera, capace di riutilizzare il 100% della pollina negli stessi stabilimenti in cui è prodotta, eliminando quindi anche il problema del trasporto e con la possibilità di produrre energia. 3P Engineering è nata come start up nel 2002 vincendo il premio E-Capital: ha già 31 brevetti registrati e un fatturato annuo di 2 milioni di euro (+10%).

fonte: www.ansa.it

Regione Marche, riduzione rifiuti: approvata risoluzione per una filiera locale del "vuoto a rendere"















Ridurre la produzione di rifiuti attraverso la promozione di una filiera "locale" del "vuoto a rendere".
E' l'obiettivo di una risoluzione bipartisan approvata all'unanimità dall'Assemblea legislativa delle Marche. L'atto, illustrato da Andrea Biancani (Pd) impegna la Giunta a realizzare un'indagine conoscitiva per individuare i soggetti intenzionati alla pratica del "vuoto a rendere"; estendere l'accordo di programma per la prevenzione della produzione dei rifiuti ai soggetti attualmente non compresi anche per avviare un lavoro sulla filiera del "vuoto a rendere"; promuovere nell'ambito di iniziative eno-gastronomiche, fiere, sagre, concerti, la buona pratica del "vuoto a rendere" e, nei programmi operativi regionali cofinanziati con risorse Ue, idonee linee di intervento; valutare il rifinanziamento della legge regionale n. 41 del 2013. (Ansa)

fonte: https://picchionews.it